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Il modello italiano di
disoccupazione
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ALCUNE DELLE SLIDE PROIETTATE A LEZIONE
- ad uso esclusivo degli studenti -
fig. 4.1. Tassi di disoccupazione nel Centro-Nord e
nel Mezzogiorno
25.0
20.0
15.0
10.0
5.0
0.0
1977
1980
1985
1990199219931995
Centro-Nord
2000
20032004
2009
Mezzogiorno
2
1
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Il divario territoriale
• IT è il paese in cui le differenze territoriali sono più forti;
• dal 2000, netta riduzione del divario, MA soprattutto per
▫ Aumento dello scoraggiamento delle donne;
▫ ripresa delle migrazioni interne.
• Recente crisi colpisce di più il settentrione
La mobilità interna (Sud →Nord)
• massiccia anni ‘50-60;
• da metà degli anni '70 molto bassa;
• ripresa da fine anni novanta, ma ora interessa soprattutto gli istruiti;
Struttura della disoccupazione connessa alla capacità di creare occupazione
à donne e giovani più discriminati al Sud
3
La disoccupazione giovanile è anche
intellettuale?
• tra chi cerca lavoro, la percentuale di istruiti è alta,
▫ i laureati:
– sono tra il 10% (maschi) e il 15% (femmine) al Centro-Nord;
– e tra il 6% (maschi) e l’11% (femmine) nel Mezzogiorno;
▫ i diplomati:
– sono quasi la metà nel Centro-Nord;
– e tra il 35% (maschi) e il 45% (femmine) nel Mezzogiorno;
4
2
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Tra i disoccupati troviamo una quota
crescente di laureati
Non è sorprendente perché:
le persone in cerca di lavoro sono per lo più giovani e
le nuove generazioni sono più istruite delle precedenti
Le implicazioni sociali sono importanti
•
la disoccupazione colpisce anche le classi più elevate;
•
le famiglie delle classi non elevate, che hanno fatto studiare i figli
anche per sfuggire ai rischi della disoccupazione, vedono deluse
le loro aspirazioni
Comunque fenomeno transitorio: solo per figli in fase in ingresso
® risulta però incrinato sentimento di sicurezza
Per parlare in modo specifico di
disoccupazione intellettuale per i giovani
® occorre che la più elevata scolarità costituisca
una difficoltà aggiuntiva nella ricerca di un
lavoro;
Perché dovrebbe accadere? La disoccupazione
intellettuale contrasta con le comuni ipotesi sul
ruolo dell'istruzione nel mercato del lavoro
6
3
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Perché i laureati dovrebbero correre
meno rischio di rimanere disoccupati?
Teoria del capitale umano: lo sviluppo economico richiede
maggiore istruzione à le opportunità di impiego per i più
istruiti non possono che aumentare
Spiazzamento: in mancanza di buone opportunità di lavoro, i
più istruiti “spiazzano” i meno istruiti nelle attività
lavorative di livello medio/basso
à Quindi i più istruiti dovrebbero avere tassi di
disoccupazione inferiori ai meno istruiti
MA esiste anche la disoccupazione intellettuale: i più
istruiti rimangono in attesa di un buon posto di lavoro e
quindi risultano disoccupati più spesso dei meno istruiti
Quanto conta avere una laurea?
I giovani laureati corrono meno rischi di rimanere
disoccupati dei meno istruiti?
4
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La spiegazione “sociologica” della
disoccupazione intellettuale
Eccesso di
persone istruite
+
Istruiti NON
spiazzano i
meno istruiti
=
Disoccupazione
intellettuale
Ciò può accadere quando:
▫
giovani non rinunciano alle aspettative connesse all'elevata
istruzione e restano in attesa del “posto buono”
▫
attesa è possibile grazie al sostegno della famiglia
La resistenza a rinunciare alle aspettative è forte quando
à occupazione non adeguata a titolo di studio = non solo
dequalificazione professionale ma anche declassamento sociale
Questa situazione è presente in particolare in Italia
- per ragioni culturali (lavoro manuale/intellettuale)
- e strutturali (scarsa mobilità di carriera à ogni occupazione sembra «per
sempre»)
Attenzione a guardare i dati sul tasso di disoccupazione per titolo
di studio!
Il tasso di disoccupazione giovanile 16-24 anni dice poco sulle
differenze legate al titolo di studio à confronta diplomati che
sono nel Mdl da più anni dei laureati e da meno anni di chi ha
la licenza media
à
Consideriamo che i giovani con la licenza media entrano nel MdL a 15
anni, i diplomati a 19 e i laureati a 24 e consideriamo la probabilità che
siano disoccupati nei cinque anni successivi
Confrontiamo il TASSO DI DISOCCUPAZIONE ALL’INGRESSO NEL
MERCATO DEL LAVORO per i giovani a seconda del titolo di
studio
à
Vediamo se ci sono stati dei cambiamenti nel tempo (dal
1989 al 2009)
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Tassi di disoccupazione all'entrata nel mercato del lavoro
per titolo di studio (1989-2009) MASCHI
Elementari
50.0
45.0
Medie
Diploma
Laurea
Disoccupazione intellettuale
per i diplomati
40.0
35.0
30.0
25.0
20.0
15.0
10.0
5.0
Vantaggio per i
laureati
0.0
1989 1990 1991 1992
Scarso vantaggio per i
laureati
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
2004 2005 2006 2007 2008 2009
Oggi la laurea
conta!!
Quanto conta avere una laurea?
La situazione italiana è diversa da quella degli altri
paesi Europei?
6
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Un confronto europeo
•
3 livelli di istruzione in Europa:
1. livello basso = sino alla scuola media obbligatoria;
2. livello medio = diploma di scuola media superiore;
3. livello alto = titolo universitario;
Grafico: livello basso da 15 a 19 anni = 100 numero
indice;
• livello medio da 20 a 24 anni;
• livello alto da 25 a 29 anni.
13
E rispetto agli altri Paesi europei?
I più istruiti sono i meno disoccupati in TUTTI i paesi EU
MA il vantaggio comparativo dei più istruiti è diverso
Tasso di disoccupazione all'entrata nel MdL per livello di istruzione (Maschi
2007 numeri indice 100=liv basso)
100.0
90.0
80.0
70.0
60.0
Alto (25-29 anni)
Medio (20-24 anni)
Basso (15-19 anni)
50.0
40.0
30.0
20.0
10.0
0.0
Italia
Francia
Gran Bretagna
Spagna
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Lavoro e mercato 2013/2014
•
negli ultimi 10 anni il divario si è allargato
in tutti i paesi;
®
l’aumento dell’occupazione degli ultimi
anni ha avvantaggiato di più i più
istruiti.
Perché in Italia il vantaggio dei giovani
istruiti è meno forte?
q
NON perché ci sono troppi giovani istruiti:
(25-64 anni)
(25-34 anni)
ITA
laureati 15%
laureati 21%
Francia
laureati 29%
laureati 43%
Spagna
laureati 31%
laureati 39%
Media EU
laureati 28%
laureati 35%
à Nei paesi dove ci sono più istruiti il titolo di studio vale di più!
Quindi sembra non funzionare la regola della scarsità,
MA il paradosso si fonda su un equivoco
per giudicare la rarità/eccesso di istruiti, bisogna metterli in relazione
▫
NON con la popolazione,
▫
MA con la domanda di lavoro articolata per livelli
professionali, che in Italia è orientata verso i livelli bassi
molto più che nei paesi dell'Europa centrosettentrionale.
8
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Ma cosa accade agli istruiti in età adulta?
•
•
•
una volta superata la fase di ingresso, l’istruzione più
elevata costituisce un vantaggio:
® tra i 30 e i 59 anni il tasso di disoccupazione degli
istruiti è sempre minore di quello dei non istruiti;
il vantaggio comparativo degli adulti istruiti in Italia è
più elevato di quello degli adulti istruiti negli altri paesi
europei;
in IT l'istruzione superiore = grande vantaggio per
quanto riguarda la probabilità di raggiungere una
posizione professionale di alto livello.
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fig. 4. 11. Tassi di disoccupazione per livello di
istruzione dei maschi adulti (35-54 anni), 2007)
Numeri indice: 100 = livello basso
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Germania
Spagna
Francia
Alto
Medio
Italia
Svezia
Gran Bretagna
Basso
18
9
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•
Quindi gli istruiti in Italia rispetto agli istruiti
negli altri paesi europei:
− da giovani molto meno favoriti nella fase di
ingresso al lavoro;
•
in compenso:
− da adulti relativamente più protetti dalla
disoccupazione;
− molto più alte probabilità di accedere a
professioni intellettuali, nonostante tali
professioni siano abbastanza poche.
19
La disoccupazione di lunga durata
•
•
•
l’Italia è il paese europeo dove la disoccupazione di
lunga durata (>12 mesi) è più elevata;
si tratta soprattutto di giovani (il 53% ha meno di 29
anni) e di persone in cerca di prima occupazione
(52%);
Non sempre disoccupazione e disoccupazione di
lunga durata variano nella stessa direzione
20
10
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La lunga attesa del posto
•
la scuola dura più a lungo;
•
e poi il periodo di attesa della prima occupazione è più lungo;
In realtà i giovani non cominciano a conoscere il lavoro così tardi
- I «lavoretti» che precedono l'occupazione senza intaccare la
condizione di studenti o di persone in cerca di lavoro.
▫ tra chi frequenta le medie superiori gli studenti-lavoratori sono dal
20% al 50%;
▫ più nel Centro-Nord che nel Sud, ove maggiore è la concorrenza
di chi ha finito gli studi;
21
I «lavoretti» e il lavoro «per la vita»
Il limbo dei lavoretti durante la lunga attesa della prima occupazione;
•
meno diffusi nel Mezzogiorno, perché più scarse sono le occasioni di
lavoro precario non manuale;
•
nel Centro-Nord vi sono maggiori opportunità nei servizi, anche ad
elevato livello e in regola;
Effetto di addestramento soltanto per pochi (MA per lauree umanistiche
sembra giocare in positivo) à scarso vantaggio sul piano professionale.
Inserimento in reti di relazioni sociali che aiutano ad accedere a
un'occupazione «per la vita»?
à
dipende da quale relazione esiste tra mercato del lavoro precario e
stabile
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La lunga attesa in seno alla famiglia di origine
• la lunga attesa dell'occupazione «adeguata» si
regge sul sostegno economico e sulle
aspettative di mobilità sociale della famiglia;
Le origini familiari incidono sui tempi di ricerca:
▫
▫
migliori relazioni sociali favoriscono l'accesso al
«buon lavoro»;
maggiori risorse economiche consentono più
lunghi tempi di attesa.
23
L’attesa del «posto buono»: familismo o strategia
razionale?
•
Uscire presto dalla famiglia di origine à rischio di
mancanza di lavoro o redditi insufficienti;
•
Accettare posizioni di lavoro sotto-qualificate rispetto al
titolo di studio à rischio di non riuscire più a
raggiungere posizioni coerenti con il proprio titolo di
studio.
à aspettare il «posto giusto» consente di evitare il
rischio di rimanere intrappolati in posti scadenti
•
NON attori perfettamente razionali
•
MA frutto dello status sociale che accompagna ogni
lavoro e trattiene dal rischio di declassamento.
24
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L'impatto della disoccupazione sulla società
•
Anni ’50: livello di disoccupazione ben inferiore per
provocare diffusa insicurezza, vaste aree di povertà e
gravi tensioni sociali;
Oggi: paradosso “più disoccupazione meno conflitti”
(con la crisi un po’ meno vero)
Spiegazioni:
- disoccupazione provoca apatia;
- alcuni sono «falsi» disoccupati à lavoro irregolare
L’aspetto cruciale è la composizione della
disoccupazione:
▫ in passato essenzialmente maschi adulti
▫ ora, per lo più da giovani e donne che vivono in famiglie
con almeno un reddito (da lavoro o da pensione);
25
Importante distinzione tra due dimensioni della
disoccupazione:
A. economica: rapporto tra disoccupazione e
povertà;
B. sociale: disagio psicologico della mancanza di
lavoro.
26
13
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A.
•
La povertà si separa dalla disoccupazione
negli anni Ottanta:
▫
una fascia ridotta di disoccupati è povera, poiché molti
sono giovani che vivono con un padre quasi sempre
occupato;
la gran maggioranza dei poveri è costituita da soggetti
non attivi nel mercato del lavoro (anziani, casalinghe e
minori);
▫
•
causa principale della povertà: età avanzata e cattive
condizioni di salute.
27
Tuttavia tra disoccupazione e povertà rimane una forte connessione a
livello territoriale
▫
nel Mezzogiorno
–
36% della popolazione;
–
60% della povertà (relativa);
–
▫
45% della disoccupazione;
la disoccupazione meridionale si appoggia su una base occupazionale
più ristretta e più povera:
– più alto tasso di disoccupazione → più alto numero di famiglie con un solo basso
reddito → famiglie numerose ad alto rischio di povertà;
Negli anni Novanta:
▫
▫
la disoccupazione è sempre più meridionale;
nel Mezzogiorno cresce la presenza di disoccupati maschi adulti e
capifamiglia;
à questo cambiamento nella composizione della disoccupazione ne
aumenta la connessione con la povertà.
28
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B. Una disoccupazione non economicamente seria, ma
socialmente grave?
Dal punto di vista economico, nonostante lo scarso rilievo del sostegno
pubblico
▫
gli effetti della disoccupazione erano attutiti dai processi di
aggiustamento interni alle famiglie;
→ quindi, finora,la situazione economica della grande maggioranza dei
disoccupati non è stata economicamente seria
Le conseguenze psicologiche della disoccupazione
•
dal punto di vista sociale, la situazione è grave, perché milioni
di persone non riescono a ottenere una condizione lavorativa cui
aspirano,
•
In particolare grave è l’emergenza sociale di alcune generazioni
di giovani che rischiano di incontrare troppo tardi un lavoro “vero”
29
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