Gianfranca Balestra Il termine cyborg, composto da cybernetic e organism, indica un essere derivato dalla fusione di parti di corpo umano con parti meccaniche ed elettroniche. Se la parola cibernetica, cybernetics (dal greco kybernètiké, arte del pilota) viene coniata nel 1947 dallo scienziato americano Norbert Wiener per indicare la scienza che si prefigge di studiare l’interazione fra umani e macchine, e di realizzare macchine capaci di riprodurre le funzioni del cervello umano, la parola cyborg viene coniata nel 1960 da due medici, Manfred Clynes e Nathan Kline, nell’ambito di studi finalizzati all’astronautica e alla sopravvivenza nell’ambiente extraterrestre. L’idea di un organismo cibernetico ha antichi ascendenti nella mitologia e nella letteratura, dove esistono figure ibride, frutto di contaminazione di più corpi esistenti in natura o di corpi umani e parti artificiali. Nella fantascienza la figura del cyborg anticipa per certi versi l’invenzione del suo nome, come dimostra Antonio Caronia in uno studio che ne segue la genealogia e interpreta questo ibrido tecnologico come l’ultima frontiera di un confronto tra umani e macchine (Caronia 1985). Tuttavia è con la corrente cyberpunk negli anni Ottanta che il cyborg diventa protagonista della fantascienza. Nella narrativa degli scrittori americani William Gibson e Bruce Sterling i nuovi cowboy si muovono a velocità digitale nel ciberspazio (termine inventato dallo stesso Gibson) tramite collegamenti neuronali diretti con il computer. Pietre miliari del genere, per le prospettive epistemologiche e per l’invenzione di un nuovo linguaggio, sono il romanzo di Gibson Neuromancer, del 1984, l’antologia Burning Chrome del 1986 – che contiene fra l’altro il racconto Johnny Mnemonic, da cui è stato tratto il film nel 1995 – e Islands in the Net , di Sterling del 1988. Accanto a questi inventori e teorici del genere emergono le scrittrici cyberpunk, fra 1 le quali occorre menzionare almeno Pat Cadigan, che in Mindplayers (1987) e Synners (1991) crea cercatrici di pathos e altre figure emblematiche del cyberfemminismo. Il cinema poi si pone come mezzo ideale per la rappresentazione di universi virtuali abitati da androidi e replicanti (punto di riferimento ineludibile è Blade Runner, 1982), ma anche da cyborg , protagonisti fra l’altro della saga di Terminator (il primo è del 1984 per la regia di James Cameron) e di quella di Robocop (il primo è del 1987 per la regia di Paul Verhoeven), fino a Matrix (1999, regia di Andy e Larry Wachowski). Nell’era del vertiginoso sviluppo delle tecnologie informatiche e delle realtà virtuali – che Sterling ha definito post-umana – la rivoluzione culturale prospettata dalla fantascienza è già penetrata nell’immaginario collettivo, modificando parametri sociali, filosofici ed etici. Il cyborg è il prodotto più rappresentativo delle nuove tecnologie e del loro effetto nel processo di ridefinizione dell’identità umana, e in quanto tale diventa oggetto di studio privilegiato, coinvolgendo in modo trasversale scienza e tecnologia, antropologia, studi culturali, studi di genere e studi femministi. Testo fondamentale in questa prospettiva è il Manifesto Cyborg di Donna Haraway, pubblicato per la prima volta nel 1985 e diventato luogo di dibattito e fonte di ispirazione per la teoria culturale femminista. Pensatrice eclettica, Haraway ha una formazione scientifica e si muove in modo interdisciplinare nell’ambito della storia e filosofia della scienza, con particolare attenzione ai risvolti sociali e politici della tecnologia. In parte ispirata dalla fantascienza femminista che costruisce utopie libere da determinazioni di genere sessuale, a sua volta influenza nuove forme di scrittura c y b e r femminista. A differenza dell’ecofemminismo antitecnologico, che ha una lunga tradizione nella cultura occidentale, Haraway legge nella tecnologia potenzialità radicali di cambiamento per le donne in un’ottica che definisce di femminismo socialista postmoderno. Il/la cyborg è figura centrale della sua teoria, proprio in quanto ibrido di macchina e organismo che consente di superare le dicotomie tra umano e meccanico, natura e cultura, maschile e femminile, normale e alieno, psiche e materia, ecc. Il/la cyborg è una creatura in un mondo post-genere, non condizionato dalla riproduzione 2 sessuale biologica e dalla famiglia nucleare, una figurazione della soggettività capace di nuove forme di interazione e comunicazione, un concetto paradossale e ironico che incorpora identità multiple. Nel segno del cyborg , Haraway teorizza la possibilità di sovvertire non solo il concetto di genere, ma anche quelli di razza, di classe, di nazione, aprendo possibilità di riscatto per tutte le minoranze. Se la medicina moderna, al pari della fantascienza contemporanea, è piena di cyborg, Haraway sostiene che ormai siamo tutti cyborg e proclama la sua preferenza per la condizione di cyborg rispetto a quella di dea. La teoria culturale femminista di Donna Haraway decostruisce le pretese di neutralità oggettiva di scienza e tecnologia, mostrandone le intersezioni sociali, filosofiche, ideologiche e politiche. La sua rivendicazione del ciberspazio come spazio delle donne ne ha fatto una teoria culto in ambito femminista mentre il/la cyborg è emerso come metafora centrale del soggetto contemporaneo in direzione del superamento del genere. Nel dibattito femminista non sono mancate posizioni critiche sulle reali potenzialità del ciberspazio e sulla sua esaltazione, così come non sono mancate trasformazioni del cyborg da figura di identità multipla in identità esclusivamente femminile, senza tuttavia intaccarne l’esemplarità mitica. (Cfr. anche Antropologia letteraria, Critica letteraria femminista, Cultura visuale, Fashion theory, Film studies, Mediologia, Postumano, Realtà virtuale, Studi gay e lesbici, Studi queer, Women’s studies) Consumerism , Cyberfemminismo, Cyberia, Cybernetica, Cyberpunk, Cybersex, Cyberspazio, Digitale, Ibridismo, Ipercultura, Iperletteratura, Iperrealtà, Iperteoria, Generation wars, Morphing, Millennial studies, Multilayer Text Analysis, Networks , Postgender, Postmodernismo, Simulacro, Simulazione, Realtà virtuale, Rave. 3 http://project.cyberpunk.ru http://vos.ucsb.edu/browse.asp?id=2710 http://www.com.washington.edu/rccs http://www.cybersociology.com http://www.gynoid.com http://www.popcultures.com/theorists/haraway.html http://www.scholars.nus.edu.sg/cpace/cspaceov.html Benedikt, M., a cura, 1992, Cyberspace. First Steps, Cambridge Mass., MIT Press. Braidotti, R., 1995, “La molteplicità. un’etica per la nostra epoca, oppure meglio cyborg che dea”, in D. J. 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