STRUTTURA DELLA MATERIA E INTERAZIONI NUCLEARI STRUTTURA DELLA MATERIA E INTERAZIONI NUCLEARI I Nuclidi e gli Isotopi Con la scoperta dell'atomo nucleare e con i fenomeni connessi alla sua struttura interna, si cercò di conoscere anche le caratteristiche del nucleo e le sue proprietà. Man mano che le sostanze radioattive venivano scoperte, ci si pose il problema di come sistemare i vari elementi nella tavola periodica; a ciò si trovò rimedio con la scoperta di alcune sostanze che pur avendo diverse masse atomiche A, avevano le stesse proprietà chimiche che dipendono dal numero atomico Z. Il chimico inglese Frederick Saddy introdusse il concetto rivoluzionario, a quell'epoca, di ISOTOPIA, secondo il quale in natura possono esistere elementi chimici identici pur avendo masse atomiche differenti. Egli fece osservare che se due strutture atomiche di diverse masse atomiche hanno lo stesso numero atomico Z e dunque , rappresentano lo stesso elemento vanno posti nel medesimo luogo della tavola.. Questi elementi con stesso numero atomico Z e diverso numero di massa A vennero definiti con il termine di ISOTOPI; questa scoperta fu un'innovazione perché stravolse la vecchia concezione dell'elemento chimico formato da atomi indistinguibili. Oggi la maggior parte degli elementi è composta da 2 o più isotopi e dunque ogni specie atomica è costituita da un insieme di NUCLIDI dove per nuclidi si intende un nucleo con i propri elettroni orbitali. La massa media degli isotopi viene chiamata MASSA ATOMICA , mentre il numero intero più prossimo alla massa del singolo isotopo, prende il nome di NUMERO di MASSA A. I nuclei sono costituiti da particelle con A=1 chiamate NUCLEONI, rappresentati da protoni e neutroni. Il numero di massa A esprime dunque il numero totale di protoni e neutroni all'interno del nucleo; il numero atomico Z rappresenta invece il numero di protoni pari a quello degli elettroni che insieme al nucleo costituiscono l'atomo. Da ciò il numero di neutroni di un nucleo è dato dalla differenza tra il numero di massa e il numero atomico: N=A - Z . Per concludere dunque diciamo che gli isotopi di uno stesso elemento hanno lo stesso numero atomico Z e differente numero di neutroni presenti nel nucleo N. Un'ultima cosa importante da dire è che il raggio del nucleo aumenta all'aumentare del numero di massa A. Consideriamo ora il nucleo: la massa di esso è uguale alla somma delle singole masse dei nucleoni che lo formano. La massa di quest'ultimo comunque è sempre inferiore alla somma delle masse delle particelle costituenti. Tale differenza di massa viene considerata come l'energia che si libera nell'atto della formazione del nucleo ed è definita ENERGIA di LEGAME delle particelle del nucleo, in formula: DE=Dmc2 , dove per Dm si intende la differenza tra la somma della masse delle particelle del nucleo e la massa del nucleo stesso mentre, c rappresenta la velocità di propagazione della luce nel vuoto. Considerando un isotopo composto da Z protoni ed N neutroni, allora: DE = Z Mh + N Mn - M, dove per Mh si intende la massa dell'atomo di idrogeno, Mn quella del neutrone ed M la massa atomica dell'isotopo considerato. RADIATTIVITA NATURALE struttura_materiatyuyu.htm[09/01/2016 15:51:47] STRUTTURA DELLA MATERIA E INTERAZIONI NUCLEARI Henry Becquerel nasce a Parigi nel 1852 e muore nel 1902; appartenente ad una progenie di scienziati, successe al padre come docente di fisica presso il Museè d'Histoire Maturelle e proseguì le ricerche, iniziate dai suoi avi, di alcuni fenomeni connessi con la fosforescenza e la fluorescenza. Nel 1890, compiendo alcuni esperimenti che cercavano di evidenziare l'emissione di raggi X da parte di metalli resi fluorescenti dalla luce, Bacquerel scoprì la proprietà dei sali di uranio di annerire le lastre fotografiche anche in assenza di luce; successivamente intuì che l'annerimento delle lastre era provocato da radiazioni spontanee emesse dall'uranio. Prudente nelle sue supposizioni, teorizzò la presenza di altre sostanze radianti dalle proprietà simili all'uranio; la teoria peraltro rivelatasi esatta, aprì la strada alle nuove ricerche basate sulla RADIOATTIVITA' NATURALE. Primi importanti risultati furono raggiunti da una studiosa di chimica Marie Sklodowska Curie che notò che l'emissione radioattiva era proporzionale alla quantità d'uranio presente e che gli effetti radioattivi erano indipendenti dalle condizioni chimico-fisiche del materiale. Inoltre Madame Curie scoperse altre sostanze con le stesse proprietà e le denominò POLONIO e RADIO. Con il passare degli anni le scoperte si susseguirono, nel 1899 Ruthenford scoprì che un preparato radioattivo può emettere due diverse specie di radiazioni e le denominò radiazioni a e b ; a queste se ne aggiunse una terza, raggi g , grazie al francese Villard. Queste tre radiazioni si differenziano sia per la proprietà più o meno penetrante, sia per la struttura chimico-fisica; RAGGI-a : nuclei di elio carichi positivamente RAGGI-b : elettroni negativi RAGGI-g : onde elettromagnetiche con lunghezza d'onda inferiore ai raggi x. La radioattività è un fenomeno nucleare: nel ritornare dallo stato eccitato a quello fondamentale però, il nucleo emette le radiazioni g . per quello che riguarda le a e le b , avviene una disintegrazione o una trasformazione del nucleo con l'emissione di una a e una b . Questi processi possono riassumersi attraverso due regole dette LEGGI DELLO SPOSTAMENTO RADIOATTIVO e teorizzate da Rutherford e Saddy. La disintegrazione di un isotopo radioattivo che emette una particella a può essere rappresentato da queste reazioni nucleari: ZXa ® Z2Xa-4 + 2 4He + Qa . In questa formula X rappresenta un elemento radioattivo di numero atomico Z e numero di massa A mentre Q é chiamata energia di disintegrazione. Le reazioni nucleari sono simili alle reazioni chimiche, infatti se la liberazione di energia é maggiore di zero allora vengono definite esoenergetiche nel caso contrario endoenergetiche. L'energia sviluppata nella reazione deriva dalla differenza tra la massa del nucleo che si é disintegrato e la somma delle masse del nucleo ottenuto e dalle particelle a . Analogamente al primo caso se un nucleo radioattivo ZXa emette una particella b l'atomo che si ottiene avrà uguale numero di massa e la carica del nucleo ed il numero atomico aumentati di un'unità. La reazione nucleare che la rappresenta é: ZXa ® Z+1Xa + e- +QB. Per poter rappresentare il decadimento b é necessario supporre che nell'istante in cui viene emesso l'elettrone si ha conversione di un neutrone in un protone, in un elettrone e in un neutrino secondo la reazione: 0N1 ® 1P1+1e0+V. struttura_materiatyuyu.htm[09/01/2016 15:51:47] STRUTTURA DELLA MATERIA E INTERAZIONI NUCLEARI Periodo di dimezzamento e vita media: Si definisce PERIODO DI DIMEZZAMENTO di un isotopo radioattivo l'intervallo di tempo T dopo il quale la metà degli atomi N0 originari é decaduta e quindi il numero di atomi ancora presenti si é ridotto a N0/2. Consideriamo la legge del decadimento Nt = N0e-l t e ponendo Nt = N0/2 e t = T si ottiene N0/2 = N0e-l t da quest'ultima passando ai logaritmi naturali di ambo i membri si ha T=0,693/l come la costante di disintegrazione g , il periodo di dimezzamento varia con la natura dell'isotopo considerato. Passando alla vita media di un nucleo radioattivo, dobbiamo considerare che la vita reale di un nucleo radioattivo, cioè il tempo dopo il quale il nucleo decade, può variare, essendo il decadimento puramente casuale, fra zero e infinito. Se invece consideriamo un numero molto grande di nuclei di un isotopo radioattivo, il valore medio dei vari tempi di esistenza della specie considerata rappresenta una quantità ben definita. Si definisce VITA MEDIA della sostanza considerata la grandezza: t = 1/l = T/0,693 = 1,443 T La vita media rappresenta l'intervallo di tempo necessario affinchè il numero di atomi dell'isotopo originario si riduca alla frazione 1/e = 0,368 del valore iniziale, essendo tutti gli altri decaduti. La velocità di decadimento nell'unità di tempo pari a l N prende il nome di Attività. L'unità di misura dell'attività é il Curie indicato con il simbolo CI. Questa unità rappresenta l'attività di un grammo di radio che, per emissione di particelle a , si trasforma in radon (emanazione del radio) con un periodo di dimezzamento di 1622 anni. Il Curie corrisponde a 3,7 * 1010 disintegrazioni al secondo. Poiché il Curie é un'unità di misura piuttosto grande vengono usati alcuni sottomultipli come il Millicurie e il Microcurie. Recentemente é stata introdotta come unità di misura il Becquerel, definito dall'attività corrispondente a una disintegrazione al secondo: 1Bq = 1 disintegrazione/sec. Un nuclide radioattivo (tutti quelli con Z > 82) emette radiazioni a b g spontaneamente, ossia senza alcun rapporto energetico esterno. Legge del decadimento radioattivo La legge del decadimento radioattivo é la relazione che esprime l'attività di una sostanza radioattiva in funzione del tempo. Il decadimento di un nucleo é un processo casuale, cioé é impossibile determinare l'istante in cui un nucleo si disintegra mentre si può predire la probabilità di un numero di atomi di disgregarsi in un certo istante. Se consideriamo un campione costituito da N0 atomi di un isotopo radioattivo, dopo un struttura_materiatyuyu.htm[09/01/2016 15:51:47] STRUTTURA DELLA MATERIA E INTERAZIONI NUCLEARI intervallo di tempo D T un certo numero di atomi é decaduto cioè il numero di atomi ha subito una variazione -D N. Il numero di atomi decaduti é proporzionale al numero degli atomi inizialmente presenti ed all'intervallo di tempo: -D N = a Nt D t dove a è la costante di proporzionalità dell’elemento e Nt è il numero di atomi iniziale Se vogliamo calcolare la velocità di decadimento R questa risulta uguale a R = -D N/D T per D N si intende il numero di nuclei che decadono e il segno meno implica che all’aumentare di T, N diminuisce. Con l'introduzione della velocità R la formula -D N = a Nt + D T può essere scritta nella forma R(t) = a .N(t). Una delle scoperte che ha maggiormente influenzato la società moderna è senza dubbio lo studio della FISSIONE NUCLEARE. Con gli studi effettuati da FERMI, si pensò che l’uranio, dopo essere stato bombardato da dei neutroni, avesse una radioattività indotta molto superiore a quella di qualsiasi altro elemento irradiato dato che l'uranio 238 decadendo emette una particella alfa che forma il torio 234 che a sua volta decade con emissione di una particella beta, formando il protattinio 234 il quale emette una particella beta e si trasforma in un nuovo isotopo dell'uranio, con numero di massa 234. DECADIMENTO ALFA DECADIMENTO BETA Questa serie radioattiva, chiamata serie dell'uranio, prosegue in modo analogo e attraverso ulteriori cinque emissioni alfa e quattro emissioni beta arriva al prodotto finale, ossia un isotopo non radioattivo (stabile) del piombo con numero atomico 82 e numero di massa 206. Ogni elemento della tavola periodica tra l'uranio e il piombo è rappresentato in questa serie e ogni nuclide è distinguibile per il suo caratteristico periodo di dimezzamento. I membri della serie hanno tutti una caratteristica comune: i loro numeri di massa possono essere espressi dalla semplice formula 4n + 2, dove n è un numero intero. Un'altra serie naturale è quella del torio, struttura_materiatyuyu.htm[09/01/2016 15:51:47] STRUTTURA DELLA MATERIA E INTERAZIONI NUCLEARI detta serie 4n perché i numeri di massa di tutti i suoi membri sono esattamente divisibili per 4; vi è poi quella dell'attinio, o serie 4n + 3.La serie dell'attinio comincia invece con l'uranio 235 (chiamato attinuranio dai primi ricercatori) e si conclude col piombo 207.Una quarta serie, la serie 4n+ 1, nella quale tutti i membri sono radioisotopi artificiali, è stata scoperta in anni recenti; il termine iniziale è l'isotopo curio 241 e l'elemento finale è il bismuto 209. In realtà il vero processo era ben diverso dato che soltanto due fisici tedeschi enunciarono a grandi linee la definizione di fissione nucleare: dall’urto neutrone-nucleo si genera una vibrazione che porta il nucleo di uranio, in fase di instabilità a causa del numero di protoni è molto elevato(92),a scindersi in due frammenti radioattivi di massa molto inferiore, ma con un notevole sviluppo di energia. Successivamente si scoprì che il nucleo era accompagnato dall’emissione di neutroni (mediamente 2,5) in riferimento alla formula: n+U235 = X + Y + 2.5n + e che potessero quindi colpire altri nuclei di uranio innescando una reazione a catena. C’è da aggiungere che la probabilità di fissione aumenta se i neutroni hanno una velocità bassa. I neutroni liberati da una scissione hanno invece una notevole energia, per cui è indispensabile aggiungere all’uranio i MODERATORI (ossia carbonio e idrogeno contenuti in acqua) capaci di attrarre energia ai neutroni senza però catturarli. Il rapporto R fra neutroni prodotti e quelli perduti dipende dal rapporto Area/Volume del sistema di assemblamento dell’uranio. La MASSA CRITICA è quindi la quantità più piccola di materia fissile (R=1).Questa reazione è oggi usata per produrre energia tramite i reattori nucleari, costituiti da moderatori di velocità, dal sistema di regolazione, dai dipartitori di protezione e di comando e naturalmente dal combustibile fissile (U238 + U235). Quest’ultimo non viene usato direttamente perché con la reazione: 92 U238 + n1= 92 U239 + g 92 U239 = 93 Np239 + b 93 Np239 = 94 Pu239 + b si produce il plutonio che pur essendo una sostanza altamente inquinante, permette di rialimentare la fissione. Se R è maggiore di 1 avviene che la reazione non è più controllabile perché il deuterio e il trizio si mescolano e lo sviluppo porta ad una esplosione di proporzioni impressionanti. Quest’ultimo fenomeno si verifica nel caso ci sia una esplosione atomica. La FUSIONE NUCLEARE invece consiste nell’unione di due nuclei leggeri ( H ,He ) in un unico nucleo, la cui massa risulta inferiore alla somma delle masse dei nuclei di partenza. Le 2 reazioni che seguono rappresentano alcuni tipici esempi di reazioni di fusione nucleare : H + H = 2H + e+ + r + Q (due idrogeni formano un deuterio) 2H + 2H2 = 3H + H + e (due deuteri originano un trizio e un protone) I neutroni prodotti provocano una radioattività indotta, non paragonabile a quella della fissione, nelle strutture che racchiudono il combustibile. L’uomo però non è ancora riuscito a produrre un processo di fusione controllato dal quale sia ricavabile energia su scala industriale. Per innescare questa reazione è necessario avvicinare le particelle ad una distanza di almeno 10-15 metri. Mentre la fusine di poche coppie di nuclei può essere fornita da ACCELERATORI di PARTICELLE, il processo su larga scala potrebbe avvenire solo portando e mantenendo la temperatura del sistema intorno ai 10alla7 ° K (ove la materia è presente allo stato di plasma).Purtroppo però queste temperature sono presenti all’interno delle stelle dove avvengono delle REAZIONI TERMONUCLEARI dalle quali deriva anche l’energia irradiata dal sole. La prima delle reazioni nucleari si chiama catena dell’idrogeno ed è la seguente: H + H = 2H + e + v H + 2H = 2 3He + g struttura_materiatyuyu.htm[09/01/2016 15:51:47] STRUTTURA DELLA MATERIA E INTERAZIONI NUCLEARI 2 3He + 2 3He = 2 4He + 2H + g Tramite delle fasi intermedie si perviene alla formazione di un nucleo di elio di due nuclei di idrogeno, di un positrone, di un neutrino e di un certo numero di fotoni con un complessivo sviluppo di energia. La seconda reazione chiamata CICLO del CARBONIO, pur interessando nel processo di fusione il carbonio, l’azoto e l’ossigeno consiste nel convertire in definitiva idrogeno in elio con la conseguente produzione di energia che funge come "CATALIZZATORE NUCLEARE ". Alcuni scienziati stanno lavorando alla realizzazione di un REATTORE A FUSIONE CONTROLLATA in modo da provocare la famosa "IMPLOSIONE "che misceli i nuclei di deuterio e di trizio a temperature molto più basse di quelle del sole (circa 100 milioni di gradi !).Attualmente sono state create soltanto due strutture per confinare queste particelle: REATTORE A CONFINAMENTO INERZIALE ; REATTORE A CONFINAMENTO MAGNETICO ; Il primo consiste nel bombardare una miscela di deuterio-trizio con fasci laser in modo da innescare un processo di fusione che garantisce un bilancio energetico positivo. Il secondo consiste nell’innescare la fusione riscaldando con potenti dispositivi un plasma di nuclei leggeri. Siccome questa operazione richiede elevate temperature è necessario confinare il plasma all’interno delle linee di forza di un campo magnetico in modo che le particelle formino una configurazione toroidale chiamata TOKAMAK. Lo scopo di questi esperimenti è quello di realizzare energia da fusione almeno in uno stadio intermedio in cui il plasma possa produrre tanta energia quanta ne riceve per essere riscaldato. Esiste però anche un altro tipo di fusione teorizzata da F.C.FRANK detta FUSIONE CATALIZZATA da MUONI. Essa consiste nel sostituire un elettrone dei due isotopi dell’idrogeno nella miscela di deuterio-trizio un muone in modo da originare dapprima un atomo muonico, e successivamente una molecola muonica. Il muone, comportandosi come un elettrone pesante, ha una massa 200 volte maggiore a quest’ultimo e tende a facilitare la fusione spontanea della materia nucleare grazie al CONFINAMENTO MUONICO che avvicina i nuclei. La vita media del muone (circa 2,2*10–6 s ) permette di catalizzare ciclicamente circa un migliaio di coppie di combustibile nucleare anche se poi si lega all’elio prodotto interrompendo così la catena del processo. Attualmente gli obiettivi sono orientati a trovare una temperatura e una concentrazione di materiali, tali da limitare la negativa simbiosi del muone con l’elio, cercando così di sminuire il costo energetico riguardante la fusione muonica. Sia la fusione che la fissione nucleare presentano nel campo del nucleo due diversi tipi di interazioni nucleari: INTERAZIONI NUCLEARI FORTI ; INTERAZIONI NUCLEARI DEBOLI ; Le interazioni forti avvengono in particolari fenomeni nucleari in cui intervengono i Barioni (particelle elementari con spin semintero) e i Mesoni (particelle più leggere della classe degli adroni) oppure si ha una produzione degli adroni stessi. Questa interazione, il cui raggio d’azione risulta pari a circa 10-15 metri, ha una forza molto intensa che è responsabile, ad esempio, del legame che permette di tenere uniti i neutroni e i protoni all’interno dei nuclei atomici ed anche del comportamento che si osserva quando si verificano alcune collisioni tra struttura_materiatyuyu.htm[09/01/2016 15:51:47] STRUTTURA DELLA MATERIA E INTERAZIONI NUCLEARI nuclei e particelle ad alta energia negli Acceleratori di particelle. Le interazioni deboli racchiudono invece una vasta gamma di fenomeni quali ad esempio: Disintegrazione di molte particelle stabili . Decadimento Beta . Cattura nucleare di alcune particelle . Interazione dei neutrini con la materia (anche se poco probabile) . Tutti questi fenomeni possono essere racchiusi sotto una stessa logica, uno stesso accoppiamento o una stessa struttura. Ritornando all’esperimento di Fermi del 1933 possiamo dire che, pur non avendo pienamente raggiunto il suo scopo, può essere considerato lo scopritore della cosiddetta Interazione debole. Questa ha un’intensità piccolissima e si sviluppa in un vasto arco di tempo che va da 10-10 secondi fino a 10 3 secondi per il decadimento del neutrone libero nonostante abbia un raggio d’azione che agisce a breve distanza. Uno dei ruoli fondamentali ricoperti da questa interazione debole è quello di scandire i tempi dei processi nucleari delle stelle; nel caso in cui queste interazioni venissero a mancare il sole esploderebbe generando una reazione termonucleare di fusione. Questi esperimenti oggi ci appaiono molto chiari, ma ripercorrendo la storia, possiamo affermare che la maggior parte di queste scoperte sono state effettuate soprattutto negli ultimi 80 anni visto che fino agli anni ’30 si conoscevano soltanto alcune particelle come l’elettrone, il protone, il neutrone e il fotone. Lo stimolo che diede il via ad approfondire gli studi fisici e scientifici furono la TEORIA della RELATIVITA’ di Einstein, e la scoperta delle ANTIPARTICELLE da parte di Dirac. Mediante la prima si dimostrava, seppure a livello teorico, che era possibile creare da alcune particelle delle altre grazie ad un considerevole apporto energetico smentendo così i concetti di "ultimo" e "indivisibile". Le antiparticelle di Dirac presentavano la stessa massa, la carica elettrica opposte in generale tutte le proprietà intrinseche uguali o di segno opposto rispetto alle particelle corrispondenti. Grazie a questi insegnamenti si sono scoperte, soprattutto negli ultimi 20 anni, tantissime particelle prima sconosciute (mesoni, barioni e leptoni) ognuna con evidenti tracce di struttura interna, tanto che non si può più parlare di elementarietà della particella. La maggior parte di questi corpuscoli ha una vita brevissima nonché sono in continuo decadimento. C’è però una famiglia di corpuscoli ancora sconosciuti: le RISONANZE. Questi corpuscoli possono essere considerati come l’unione di più particelle che, in stato di eccitazione, si susseguono in numerosi processi di decadimento. Per conoscere tutte queste particelle dobbiamo prima di tutto tenere in considerazione alcune caratteristiche di esse come: La MASSA: se la particella è a riposo la sua massa non varia; l’elettrone viene adottato come riferimento per tutte le altre particelle di massa non nulla; i fotoni, i neutrini e i gravitoni sono privi di massa in quanto viaggiano alla velocità della luce e la loro stabilità non gli permette di decadere in una massa più piccola. In base alla loro massa si possono distinguere in Leptoni , le particelle più leggere; Mesoni ,quelle di massa intermedia; Barioni ,quelle più pesanti. Queste ultime due specie possono essere raggruppate sotto una unica famiglia chiamata ADRONI. La CARICA: ogni particella può avere una carica elettrica, positiva o negativa, oppure può essere neutra. La carica può conservarsi in ogni processo ed è anche chiamata "Quanto elementare di carica". Infatti essa è considerata la più piccola esistente, anche se non sarebbe sbagliato ipotizzare delle " Frazioni di carica ". SPIN: rappresenta la rotazione caratteristica e qualificante di una particella, fornito in termini di momento angolare. Siccome può assumere dei valori interi o semi-interi struttura_materiatyuyu.htm[09/01/2016 15:51:47] STRUTTURA DELLA MATERIA E INTERAZIONI NUCLEARI possiamo distinguere nel primo caso i Bosoni ,nei quali coesistono un qualsiasi numero di particelle, e nel secondo caso i Fermioni ,nei quali le particelle non possono coesistere. VITA MEDIA: per vita media di una particella si intende quel periodo di tempo calcolato, ipoteticamente con un orologio che viaggia insieme alla stessa, dal momento in cui si crea fino al momento in cui decade in una particella di massa minore. In base alla loro vita media le particelle si possono classificare in Instabili ,con una vita media finita e misurabile, e Stabili , dalla vita media tanto lunga da non poter essere quantificata. struttura_materiatyuyu.htm[09/01/2016 15:51:47]