Esempi di letteratura al femminile in Svevo e Pirandello

annuncio pubblicitario
Giuseppe De Matteis
Esempi di letteratura al femminile in Svevo e Pirandello
di Giuseppe De Matteis
1. Un nuovo tipo di scrittura
Per questo tema, si tratta non tanto di scoprire nessi e coincidenze clamorose
tra Luigi Pirandello e Italo Svevo, quanto di studiare in che modo essi abbiano fatto
esplodere la vecchia pagina ed abbiano inaugurato un tipo di scrittura nuova ed
inquietante, in linea con i personaggi ‘inetti’ e senza qualità, potremmo dire
(pirandellianamente) “fuori di chiave” che costituiscono il groviglio di contraddizioni, per certi aspetti esplosivo, ‘rivoluzionario’, dell’uomo del nostro tempo.
Intanto, va subito sottolineata la diversità tra i due scrittori sul piano dell’impianto narrativo: Pirandello è ancorato in una intelaiatura del discorso di stampo
filosofico, svolta cioè quasi sempre in termini dialettici; Svevo rivolge, invece, la sua
attenzione ad un’intuizione interiore della crisi dell’uomo e della società ed opera
una tessitura narrativa introiettata o immersa nei fatti.
Perché questi due scrittori potrebbero essere visti nell’ottica dell’omologazione? Perché vivono entrambi il dramma dell’io, della fede perduta e di una certezza, nonché il problema della solitudine dell’uomo in un mondo fatto d’incomunicabilità e di alienazione: angoscia esistenziale o sentimento scorato e nichilistico
della vita. Ma Pirandello e Svevo sono vicini anche perché appartengono alla stessa
generazione e perché mirano a costruire poemi lunghi, folti sia per la lettura (romanzi) sia per la scena (le commedie): sotto questo profilo entrambi non si curano
troppo della veste linguistica ma preferiscono occuparsi dell’intreccio e, soprattutto, dei contenuti morali e psicologici. Essi muovono entrambi dalla grande tradizione ottocentesca (Pirandello rifacendosi a Giovanni Verga, Svevo attingendo parecchie sollecitazioni dal romanzo francese e russo del secolo scorso) ma la sconvolgono dall’interno. Si ricorderà, infatti, che la narrativa e il teatro ‘borghesi’ dell’Ottocento erano fondati sulla difesa del doppio diritto di proprietà relativo sia
alle ricchezze materiali sia al coniuge. Da qui scaturisce la distinzione tra ‘atti’ o
adatti e ‘inetti’. Svevo e Pirandello turbano queste due facce di diritto, servendosi di
eroi e protagonisti maldestri, ‘malati’ di inettitudine, ritrovando su questa via le
forme del comico e dell’umorismo.
I protagonisti delle opere di Svevo e Pirandello sono, il più delle volte,
rinunciatari all’azione, sono eterni sognatori di un passato che ormai non c’è più;
essi rifiutano il presente, distanziandosi dalle cose per estraniarle: sta qui il processo
del personaggio che si fa autore di se stesso, così come sta nella tecnica narrativa il
265
Esempi di lettratura al femminile in Svevo e Pirandello
passaggio dalla terza alla prima persona. Tale esito in Pirandello si attua attraverso
l’ironia o la dissociazione, in Svevo si svolge, invece, attraverso l’umorismo e la
contaminazione. Va comunque, ricordato che entrambi sono scrittori europei d’avanguardia e che hanno inaugurato la narrativa italiana contemporanea. Essi appartengono alla linea antiletteraria della cultura italiana tra Ottocento e Novecento, che si
esprime non solo attraverso un atteggiamento critico verso la tradizione formalistica e toscanocentrica della lingua scritta ma anche attraverso un’analisi corrosiva del
linguaggio come veicolo di comunicazione di verità.
La coerente finalità dell’arte di Pirandello è di guardarsi dentro, di scrutarsi
nell’anima, cioè nel proprio silenzio interiore; in Svevo, invece, viene adottata una
tecnica diversa: quella del monologo interiore, che conduce ad esiti diversi: lo scavo
interiore del proprio essere, perseguito con costanza patologica, conferma l’aderenza di Svevo al proprio universo schizofrenico, per cui la nevrosi e l’ossessività
cambiano di segno nei confronti della prospettiva pirandelliana, fino a trasformarsi
in dinamica analitica totalizzante ed onnicomprensiva e, insomma, in perpetuo commento alla malattia della vita. L’universo femminile in Svevo e Pirandello può essere compreso solo dopo aver posto queste premesse della poetica dei due scrittori.
2. L’universo femminile
Protagonista de L’esclusa di Pirandello è Marta Ajala, come si sa. Nella lettera dedicatoria a Luigi Capuana, Pirandello afferma che in questo romanzo, pubblicato da Treves, Milano, 1908 (già apparso, però, su «Tribuna» nel 1901), “ogni volontà è esclusa” e che “la natura è lontanissima dall’opera”: egli prende le distanze
dagli schemi naturalistici e dal Verismo, presentandoci una psicologia femminile
complessa, succube dei pregiudizi sociali. Apparentemente decisa e combattiva,
Marta non è in realtà capace di risolvere i suoi problemi interiori, è dominata sempre dalle circostanze; alla fine si rassegna ad essere succube del marito per quella
legge odiosa ed inesorabile che decide i destini degli esseri umani, senza tener conto
della loro volontà.
In Una lotta, noto racconto sveviano, Rosina è presentata come una ragazza
carina, bionda, ma troppo sola, già proiettata verso l’inettitudine.
Annetta, figlia di Maller, nel romanzo Una vita, è vista anch’essa in atteggiamento pensoso, triste, con pensieri decisamente più grossi rispetto alla sua giovanissima età.
In Senilità incontriamo due personaggi femminili di notevole spessore analitico: Amalia ed Angelina. La prima, triste e grigia, sentimentalmente inerte, riservata, rinunciataria a lottare, si innamora di Stefano Balli, uno scultore esuberante,
sereno, spensierato, pieno di vita, l’opposto di Amalia. La seconda, di cui si innamora Emilio Brentani, è il simbolo della salute, della piena vitalità, il rovescio della
medaglia di Emilio, che rappresenta il senso dell’inettitudine al massimo grado,
cioè la sua immaturità psicologica. Egli vorrebbe vestire i panni del dongiovanni
266
Giuseppe De Matteis
ma in realtà ha paura della donna e del sesso; per questo sostituisce alla donna carnale, reale, vitale, una donna-ideale, sognando un’Angiolina come creatura angelica
e pura, chiaro equivalente della madre; nei riguardi di Angiolina, anzi, Emilio recita
un ruolo paterno, protettivo, configurandosela ingenua, debole, sprovveduta, disarmata, proponendosi di educarla e di farle imparare “la conoscenza della vita”. La
trasformazione della donna in figura angelica, se ha radici nella nevrosi di Emilio,
deriva le sue forme specifiche da tutta una tradizione letteraria (dallo Stilnovo fino
al Romanticismo). Ma Emilio vede in Angiolina anche la donna fatale, tigre, vampiro, succhiatrice delle energie vitali dell’uomo (qui si nota la presenza del cliché tardo-romantico e dannunziano).
Vediamo che in Senilità vi è, dunque, l’opposizione chiara tra la donna-madre, Amalia, e la donna-sesso, Angiolina. Con Amalia viene idealizzata la donnamadre e qui prendono corpo i valori della famiglia; con Angiolina prende corpo la
donna-sesso, ossia la vitalità e il godimento incondizionato, libero, senza freni
inibitori.
Ma Emilio cerca anche nella donna-sesso la donna-madre: per questo motivo
idealizza Angiolina, vedendola come angelo purissimo e dolcissimo. In fondo, in
Angiolina, Emilio ha sempre cercato una donna dolce e tranquilla, come Amalia
appunto. Angiolina è adorata da Emilio “come su un altare” (vedi la chiusa di Senilità); la donna, infatti, che guarda verso i bagliori del sole nascente, in attesa del “sol
dell’avvenire” diventa, nel sogno di Emilio, il simbolo della speranza socialista futura.
Interessanti sono anche altre figure femminili di Svevo: Augusta, Ada, Carla,
ad esempio, del romanzo La coscienza di Zeno. La prima è un perfetto campione di
normalità borghese: è la più brutta delle quattro sorelle (che sposerà, poi, Zeno) ma
è saggia, tanto che riuscirà a riassestare le finanze della famiglia. Ada è la più ambita
da parte di Zeno, ma sposerà Guido Speier, socio d’affari di Zeno. Carla, giovane
cantante di belle promesse, amante di Zeno Cosini, è “popolare” di origine, piuttosto mediocre, volgare, insensibile, priva di cultura, un po’ come l’Angiolina di Senilità.
Grande importanza riveste l’universo femminile anche in Pirandello. Ne abbiamo dato un cenno parlando del primo romanzo dello scrittore, L’esclusa.
Ad angosciare l’esistenza di molte figure femminili pirandelliane sono le sventure, tema centralissimo di tutta la sua narrativa e del suo teatro. Solo che il livello
culturale femminile presente nel panorama narrativo delle Novelle è estremamente
modesto (vedi Il guardaroba dell’eloquenza, dove Tudina è vista come una donna
povera, destinata ad essere oggetto della violenza maschile nel periodo post-risorgimentale in Sicilia; oppure, vedi la triste storia di Ersilia Drei, in Vestire gli ignudi:
accolta dall’avvocato Ludovico Nota, commosso dalle dolorose vicende della donna, tanto da giungere al punto di suicidarsi, morirà “nuda e sola”).
Anche il mito della maternità è spesso presente in Pirandello; per esempio,
nella commedia Signora Morlì, uno e due, scritta tra il 1920 e il 1923. Si tratta della
storia di una donna, Evelina, spensierata, desiderosa di vivere con profondo istinto
267
Esempi di lettratura al femminile in Svevo e Pirandello
materno, che rivela una natura bifronte: esuberante e allegra ma anche dotata di
grande amore materno per Titti, la sua bimba.
Il rapporto donna-cultura, in Pirandello, è realizzato nei Giganti della montagna, opera incompiuta. Dopo il mito sociale e quello religioso, vi è nello scrittore
l’esigenza di prospettare il problema dell’arte, che raggiunge l’acme nella forma più
sublime (la poesia) e prediletta da Pirandello (il teatro). Il perno del messaggio etico
è l’attrice Ilse Paulen, non più madre come la Signora Morlì, ma donna devotissima
alla Poesia, fino al punto da identificarsi con essa. Ilse è l’antitesi netta della donna
pirandelliana: dal binomio natura-madre, passiamo a quello di arte-donna. L’ombra della maternità, anche in questo caso, continua ad ossessionare la protagonista.
Ilse crede nella forza della parola, nella sua capacità rivoluzionaria o di trasformazione della società, ma è disarmata culturalmente, anche se in apparenza mostra
d’esserne dotata. Alla fine ella resterà, come sempre accade in Pirandello, fuori dalla storia e dalla cultura, elaborate costantemente dagli uomini: Ilse muore, portandosi dietro il sogno della poesia ma anche la possibile presenza femminile in campo
intellettuale.
Ultimo aspetto, che ci preme sottolineare di questo tema tanto interessante
sulla femminilità in Pirandello, è quello della sessualità positiva, presente soprattutto nelle Novelle. L’autore avverte il carattere drammatico dell’inferiorità sessuale della donna. Nell’Esclusa, ad esempio, pesa su Marta Ajala l’impossibilità di affermare la propria autenticità e personalità: ella scopre la sua sessualità senza connotazioni di morbosità o di sensualità. Le storie di seduzione nelle Novelle sono
numerose: La veste lunga, Pubertà, Visita, Due cugini, e manifestano sempre il disappunto pirandelliano. La donna, per lo scrittore siciliano è, però, sempre fiduciosa, sincera, anche se inevitabilmente tradita. Pirandello si ferma con vivo interesse
umano sulla sorte delle donne sottoposte alla soggezione sessuale e sentimentale
dell’uomo.
Il critico Arcangelo Leone De Castris non a caso ha parlato, a questo proposito, di “silenzioso martirio di spose” (si veda, per es., Leonora, addio!, dove l’ostilità dell’uomo meridionale verso la donna è palese). E “disgusto” e “orrore” sono le
parole-chiave che definiscono il rapporto negativo della donna con il proprio corpo (si veda Pena di vivere così): da qui la grande attenzione di Pirandello ad una
situazione di atavica alienazione sessuale della donna.
268
Scarica