eventi e Spoleto magica Il Festival dei Due Mondi Chi ha avuto la fortuna di frequentare la Spoleto dell’età dell’oro, quella del Festival dei Due Mondi al suo primo apparire sulla scena culturale internazionale, ha vissuto una stagione indimenticabile: il fenomeno culturale e sociale più elegante, eclatante e vivace che l’Umbria abbia mai conosciuto. Le immagini ci restituiscono delle magiche serate dove nei tavolini dei bar aperti sino al mattino, i mostri sacri del nostro cinema e del nostro teatro si intrattenevano, con quella leggerezza tipica degli anni Sessanta, con pochi, fortunati “autoctoni”. Un mix che ancora oggi evoca, in chi vi ha partecipato, feroci nostalgie. Il Festival dei Due Mondi è stato il primo ponte tra l’Umbria ed il resto del mondo. Il primo evento che ha proiettato i nostri magici paesaggi sulla scena internazionale. Che ha trasformato la meravigliosa Spoleto, dalla Cenerentola che era, nella città consapevole di sé e dei suoi tesori. E certo che di acqua ne è passata, nelle 49 edizioni del Festival che il compositore Gian Carlo Menotti volle creare in una cittadina umbra che, seppure fuori dai grandi circuiti culturali nazionali, aveva delle infrastrutture uniche: un anfiteatro romano, un teatro lirico, una piazza disegnata per l’arte, naturale palcoscenico di allestimenti spettacolari. Testo: Noemi Bellochi Foto: Foto di Lionello Fabbri, collezione privata Zefferino Monini Magic Spoleto The Festival of the Two Worlds 70 During the golden age of the Festival of the Two Worlds (Festival dei Due Mondi), Spoleto first appeared on the international cultural scene. Those lucky enough to have been there at that time, experienced an unforgettable moment. This was the most elegant, glamorous, lively, cultural, social phenomenon ever known to Umbria. Images take us back to the magical evenings in which the big names of our cinema and theatre could be seen sitting at the little cafés, with a levity so typical of the Sixties, together with a few, lucky locals. The memory of this atmosphere arouses strong feelings of nostalgia in anyone who was there at the time. The Festival of the Two Worlds was the first bridge between Umbria and the rest of the World. It was the first event to transport our magical landscapes into the international arena. It transformed the marvellous Spoleto from the Cinderella that it was, to a city suddenly aware of itself and its treasures. A great deal of time has passed since then. There have been 49 editions of the Festival that the composer, Gian Carlo Menotti, created in a little town in Umbria, far from the large national cultural circuits but with unique infrastructures. These included a Roman amphitheatre, an opera house, a square designed for art and a natural stage for mounting shows or concerts. For fifty years, Spoleto was the home of greatest artists. Echoes of this parade of stars can still be heard in the words of anyone who was lucky enough to get to know them closely. The nightlife was extraordinary. Their habits have become a legend. The virtues and vices of entertainment’s most famous faces held the stage during those evenings in Spoleto. You could walk until dawn, side by side with film directors, dancers, actors, set designers and musicians in a cocktail of emotions and sensations, which have contributed to making the cultural history of our region. 71 1987, Concerto in Piazza Duomo Spoleto per cinquant’anni ha risuonato dei passi degli artisti più grandi. E ancora oggi l’eco di questa parata di stelle risuona nelle parole di chi ha avuto modo di conoscerli da vicino. La vita notturna era straordinaria. Le loro abitudini, rimaste leggendarie. I vizi e le virtù dei volti più noti dello spettacolo tenevano banco nelle notti spoletine, dove sino all’alba si passeggiava fianco a fianco con registi, ballerini, attori, scenografi, musicisti, in un cocktail di emozioni e suggestioni che ha fatto la storia culturale della nostra regione. II Festival oggi Ora che l’era del suo patròn è terminata, ora che di Giancarlo Menotti son rimaste le opere, le fotografie, le memorie di una città che gli deve praticamente tutto, ed ora che si sono spente, alla fine, anche le polemiche seguite al passaggio di consegne dal padre adottivo al figlioccio Francis, è tempo di ritrovare una nuova identità. E di partire con rinnovato slancio, trovare nuove strade, riproporre un festival altro da sé. Una nuova stagione di eventi culturali che non cerchi di copiare l’irripetibile, ma che crei nuove suggestioni. è quanto coraggiosamente sta facendo il nuovo direttore artistico, Giorgio Ferrara. Uno dei pochi, il cui smagliante curriculum non è stato messo in ombra dall’ombra titanica dell’ideatore del Festival. Un artista che ha avuto il coraggio di accettare una sfida ardua e difficile: e ridato smalto ad una manifestazione, che crisi economica, tensioni politiche, scelte artistiche non sempre condivise, rischiavano di far ripiegare su se stessa. Ma qual è stato il percorso che ha portato le massime istituzioni culturali italiane ad insediare un regista come Ferrara alla guida del Festival umbro? Si possono riassumere tre tappe fondamentali. La prima, indubbiamente, consisteva nell’esigenza forte di rilancio e riqualificazione. Già l’allora Ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli, regista di questo insediamento, aveva sottolineato come il passato glorioso del Festival “obbligasse” in pratica a ricostruire quella fama internazionale originaria, restituendo alla città ed all’evento il suo ruolo di vetrina di prestigiose creazioni. Secondo, l’evidente possibilità di dar luogo - in una città dagli scenari prestigiosi come Spoleto, ad ambientazioni uniche, e di conseguenza, a produzioni culturali di grande visibilità. Terzo, la necessità di tornare a coinvolgere artisti di fama nel campo del teatro, dell’arte lirica, della musica e del balletto per proporre “riletture” del grande repertorio. A rispondere a questo appello, nelle edizioni di Ferrara, nomi celebri per la loro inventiva, ma soprattutto per la loro curiosità. Registi cinematografici chiamati a modernizzare l’opera lirica, registi di teatro spronati a rileggere i classici, apertura anche ai più giovani. Il nuovo Festival ha rappresentato una chiave di libertà e una garanzia di altissima qualità. I luoghi del Festival Ma quali sono i luoghi che hanno fatto di Spoleto la città ideale per una rassegna artistica? Alla spettacolare scenografia di piazza del Duomo, si aggiunge l’anfiteatro romano, il Teatro Lirico Belli, le sale espositive delle dimore storiche, i circuiti museali. Vale la pena citare Palazzo Collicola con la Galleria d’Arte Moderna, la Rocca Albornoziana, al cui interno è presente un grande teatro all’aperto, le sale del Museo del Ducato, i cui spazi si prestano all’utilizzo per mostre di arti visive, Palazzo Mauri, utilizzato per le attività seminariali di ricerca drammaturgica. E ancora, il Teatro Nuovo di recente ristrutturazione, il Teatro Caio Melisso, il Teatro Romano, il Teatrino delle Sei (con archi a volta di grande suggestione), l’Auditorium della Stella nell’ex Chiesa dei Santi Stefano e Tommaso. Tutti luoghi ideali, dove creare nuovi spettacoli, e nuove generazioni di spettatori. 1967, Ezra Pound e Olga Rudge alla finestra di casa Menotti durante il Concerto in Piazza Duomo 72 The Festival TODAY: The era of its patron is now over. The only things remaining of Giancarlo Menotti are his works, photos and memories of a town that owes almost everything to him. Even the controversy following the handover from adopted father to godson, Francis, has died down. It is time to find a new identity, new energy, and new paths and propose a different kind of Festival. A new season of cultural events is needed and it must be one that doesn’t try to copy what can’t be repeated. This is what the new artistic director, Ferrara, is bravely trying to do. His dazzling curriculum vitae was one of the few that doesn’t disappear under the colossal shadow of the Festival’s creator. He is an artist brave enough to accept a difficult challenge, giving back some shine and a future to this event. In fact, as a result of the economic difficulties of recent years, the political tension and controversial artistic choices, the Festival has risked falling back on itself. So, why did the major Italian cultural institutions put a director like Ferrara at the helm of this Umbrian Festival? There have been three fundamental stages. The first was undoubtedly the strong need for relaunch and renewal. The Minister of Cultural Heritage at that time was Francesco Rutelli. Remembering the glorious past of the Festival, he had underlined the importance of restoring its original international reputation, giving this showcase of prestigious creations back to the town and to the event itself. The second stage was the obvious potential of a renowned town like Spoleto, in which unique settings and, consequently, high visibility cultural productions can be held. The third stage was the need to engage famous artists from the worlds of theatre, opera, music and ballet to present new readings of the great repertoire of the past. The appeal of Ferrara’s editions of the Festival brought in big names who were famous for their inventiveness and above all for their curiosity. These included film directors, who were invited to modernize the opera and theatre directors, invited to reinterpret the classics. The Festival was also opened up to a younger audience. The new Festival was the key to freedom and a guarantee of high quality. The Festival venues Which places in Spoleto made it the ideal town for an artistic Festival? As well as the spectacular piazza del Duomo square, there is the Roman amphitheatre, the Belli opera house, the exhibition halls of the toric dwellings and the museum circuits. Other places worth mentioning are the Palazzo Collicola building and the Gallery of Modern Art, the fortress of Rocca Albornoziana, which houses a large open-air theatre, and the Museo del Ducato museum, with its halls that are ideal spaces for art exhibitions. There is also Palazzo Mauri, a building used for seminars and activities of dramaturgical research, the recently renovated Teatro Nuovo (New Theatre), the Teatro Caio Melisso theatre, the Roman Theatre (Teatro Romano), the Teatrino delle Sei theatre with its evocative vaulted arches and the Auditorium della Stella, inside the former Church of St. Stephen and St. Thomas. These are all ideal settings for new shows to be held in and for new generations of spectators. The latest editions The aim of the Festival today, therefore, is not to launch itself into sad, nostalgic trips down memory lane, but to look to the future. Nevertheless, it is doing this without forgetting its origins. Looking at the last edition in 2011, you notice that the strength of the Festival was that it coincided with the 150th anniversary of the Unification of Italy and also with the 100th anniversary of the birth of its creator and was a tribute to his memory. 73 1966, Il maestro Gian Carlo Menotti con i suoi collaboratori durante le prove di Pelléas et Mélisande Le ultime edizioni Oggi, quindi, lungi dal lanciarsi in operazioni nostalgiche e tristi amarcord, il Festival guarda avanti. E lo fa senza dimenticare le sue origini. Guardando all’ultima edizione, quella del 2011, ci si accorge che il punto di forza dell’anno che ha coinciso sia con il 150ennale dell’Unità d’Italia, sia con il 100 mo anniversario della nascita del suo ideatore, è stato l’omaggio alla memoria. Il Festival ha ricordato Menotti con la messa in scena del suo “Amelia al ballo”, opera buffa in atto unico, scritta dal compositore all’età di 27 anni. Un duplice omaggio, all’Italia ed al Maestro, mai dimenticato. Perché la memoria deve spronare, e non essere limitante. “150 anni per un Paese solo. Ma secoli e secoli per i suoi mille luoghi, per le sue mille contrade. E dovunque la bellezza racchiusa nelle pietre, la realtà teatrale della vita, l‘armonia di suoni sempre nuovi. Come qui. Come in questa città. Di questo paese”. Così Giorgio Ferrara descriveva i principi imprescindibili che hanno animato il suo Festival, nella passata edizione. Per capirne l’essenza, sarà necessario tuttavia spendere due parole per descrivere il personaggio. Ferrara, nato a Roma nel 1947, ha passato parte dell’infanzia a Mosca. Ha seguito il corso di laurea in Lettere e filosofia presso l’Università la Sapienza di Roma e si è diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. è stato aiuto-regista di Luca Ronconi e di Luchino Visconti, con i quali ha intensamente collaborato. In particolare, ha assistito il Maestro in Ludwig, e in Old times di Harold Pinter. Per il teatro ha messo in scena numerosi spettacoli di autori classici e contemporanei come Pirandello, Strindberg, Goldoni Carlo Bernari, Francesca Sanvitale, Enzo Siciliano, Franca Valeri, Cesare Musatti, Natalia Ginzburg e Corrado Augias. Per il cinema ha diretto “Un cuore semplice”, (tratto da Gustav Flaubert, sceneggiatura di Cesare Zavattini) ottenendo il Davide di Donatello. E ancora, Premio Rizzoli, Premio Saint Vincent, Nastro d’argento. Per la televisione ha realizzato 8 film per la RAI. Dal 1987, vive tra Roma e Parigi, con sua moglie, l’attrice Adriana Asti. Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi (2003-2007) e presidente del Ficep Forum des Instituts Cultures étrangers à Paris (2005-2007). Hanno scritto “Giancarlo Menotti è un mediocre compositore del Novecento interessato più alla vita mondana con titolate e miliardarie che alla musica. Il suo catalogo è scarso e fatto di acqua fresca. Va ricordato tuttavia perché ebbe l’idea di fondare nel borgo medioevale di Spoleto, raccolto attorno a una piazza ove campeggia un maestoso Duomo, il Festival dei due Mondi. I più grandi artisti del teatro, della musica (Thomas Schippers è seppellito in una pietra della Piazza), delle arti figurative, delle avanguardie, della scultura astratta in bronzo, della fotografia, passarono di lì. L’atmosfera, negli Anni Cinquanta e Sessanta, era quella di «prime» indimenticabili e spruzzi d’inane fantasia non destinata a rispondere a nessuna legge, clown e severa avanguardia, gran mondo internazionale, quelle che oggi si costuma dire «trasgressioni» e omosessualità. Totò ne fa, con la suprema Franca Valeri, una trasposizione a Capri in un episodio di Totò a Colori. Menotti non morì. Si distinse nell’arte nella quale più eccelleva, la regia. Ricordo un meraviglioso Eugenio Onegin di qualche anno fa. Poi la Parca se lo portò via; pure Schippers, che del Festival, dal punto di vista musicale, quello che contava di più, era il punto di riferimento; morì Visconti, già costretto dalla malattia a sopravvivere a se stesso. Vennero anni bui e turbolenti. Poi il Festival rinacque nelle mani di Giorgio Ferrara, che attualmente ne è il Presidente, e di Alessio Vlad, direttore artistico, anche se la pecunia governativa è sempre più scarsa e vecchi fantasmi, misti di «generone» romano, ne attraversano ora spauriti, ora ardimentosi, le inaugurazioni”. Paolo Isotta, Corriere della Sera, 30 giugno 2011 1973, Thomas Schippers e Luchino Visconti in un palco del Teatro Nuovo durante le prove della Manon Lescaut 74 The Festival paid tribute to Menotti by staging his Amelia al ballo (Amelia goes to the ball), a comic opera in one act, written by the composer when he was 27 years old. This was a double tribute to Italy and to the unforgettable Maestro. Memories must inspire and not limit. “150 years to celebrate one Nation, yet its thousands of locations and thousands of districts have been here for numerous centuries. Its beauty is everywhere, in the stones, in the theatrical reality of life, in the harmony of new sounds. Like this place, this town, this country.” This is how Giorgio Ferrara described the essential principals that animated the last edition of his Festival. To understand the essence of this, though, a few words are needed to describe this personality. Ferrara was born in Rome in 1947 and spent part of his childhood in Moscow. He attended a degree programme in literature and philosophy at the “la Sapienza” University of Rome and he obtained his diploma at the “Silvio d’Amico” National Academy of Dramatic Arts. He was assistant director to Luca Ronconi and Luchino Visconti with whom he enjoyed an intense collaboration. In particular he assisted Maestro Visconti in “Ludwig” and in “Old Times” by Harold Pinter. He has staged numerous theatre plays, by both classical and contemporary authors like Pirandello, Strindberg, Goldoni, Carlo Bernari, Francesca Sanvitale, Enzo Siciliano, Franca Valeri, Cesare Musatti, Natalia Ginzburg and Corrado Augias. He also worked in cinema, directing the film “A Simple Heart” (by Gustav Flaubert, screenplay by Cesare Zavattini), receiving the Davide di Donatello film award, the Premio Rizzoli award, the Saint Vincent award and the Nastro d’Argento award... He also made 8 television films for RAI TV (Italian National TV). He has been living between Paris and Rome since 1987 with his wife, actress Adriana Asti. He was Director of the Italian Institute of Culture in Paris (2003-2007) and president of the Ficep Forum des Instituts Cultures étrangers in Paris (2005-2007). What they write about him “Giancarlo Menotti was a mediocre composer of the Twentieth Century, who was more interested in mundane life of noblewomen and milionairesses than in music. His catalogue is poor and made up of nothing. Nevertheless, he must be remembered for his idea to create a Festival in the mediaeval village of Spoleto, in the square where a majestic Cathedral stands. This was the “Festival dei due Mondi” (Festival of the two Worlds). The greatest artists of theatre, of music (Thomas Schippers is buried under one of the square’s stones), of figurative arts, of avant-garde, of abstract bronze sculpture and of photography, all came through here. The atmosphere of the Fifties and Sixties was that of unforgettable ‘film premiers’ and splashes of inane and ungoverned fantasy, clowns, heavy avant-garde, the great international world and what today would be called ‘transgresson’ and homosexuality. The legendary Neapolitan actor, Totò, transposed all this, together with the great Franca Valeri, on the island of Capri, in an episode of ‘Totò a Colori’ (Totò in Colour). Menotti never died. He distinguished himself in directing, the art he was best at. I remember a marvellous Eugenio Onegin a few years back. Then fate took him away and Schippers too. From a musical viewpoint the important elements of the Festival were its anchor points. Visconti died, already forced by his illness to almost outlive himself after which turbulent and dark years soon arrived. But then the Festival was born again, in the hands of Giorgio Ferrara, its current President, and Alessio Vlad, artistic director, even though government money is increasingly scarce and the old ghosts of the past, mixed with the Roman ‘generone’, frightened one minute and daring the next, still pass through the inaugurations”. Paolo Isotta, Corriere della Sera, 30th June 2011 75 1980, Carla Fracci nella Maratona internazionale di danza