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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DELLA TOSCANA
SEZIONE DIDATTICA
SCHEDA 3 - LA VITA QUOTIDIANA I
(Diapositive 27 - 59)
Bronzetti
L’unica categoria di oggetti che in realtà non è mai stata deposta in un corredo
funerario, è costituita dai bronzetti. I bronzetti egiziani avevano infatti quasi esclusivamente valore votivo, e sono stati perciò rinvenuti in gran numero nei depositi presso i
templi più importanti dell’Egitto. Era usanza, soprattutto in Epoca Tarda, che i pellegrini e i visitatori dei templi portassero i bronzetti come ex-voto di propiziazione o di
ringraziamento alle divinità. A quest’epoca dunque si può datare la maggior parte delle statuette
in bronzo rinvenute in Egitto.
A causa della loro funzione votiva, i bronzetti
rappresentano tutte le varie divinità adorate nell’antico Egitto, sia sotto forma umana (diap.27),
che animale (diap.28); presentano inoltre dimensioni e stili diversi a seconda delle possibilità
dell’offerente e delle località in cui venivano
fabbricati.
Bronzetto a forma di Osiride
Vasi
Bronzetto a forma di falco
Durante l’Antico Regno continua la tradizione della fabbricazione di vasi in pietra, caratteristica dell’epoca precedente.
La perfezione ormai raggiunta nella lavorazione di pietre di
vario tipo produce dei veri capolavori: l’alabastro e lo scisto
sono le pietre preferite, ma sono presenti anche granito, calcare, basalto, ecc. Fra le forme caratteristiche di quest’epoca troviamo delle grandi ciotole (diap.29), a pareti anche sottilissime, che talvolta si
avvicinano alla forma del piatto. Fra le forme chiuse è invece caratteristica quella cosiddetta “a barilotto” (diap.30), con corpo approssimativamente ovale, e i famosi vasi cilindrici, che di forma più o
meno elegante e allungata, continueranno ad essere presenti anche nelle epoche posteriori. Tipici
invece esclusivamente della VI dinastia sono i vasetti di piccole dimensioni a forma di cono.
Per quanto riguarda i vasi di terracotta dell’Antico Regno, troviamo una classe di ceramica fine,
con una ingubbiatura rossa, spesso lucidata mediante una lisciatura eseguita con la stecca: la superficie del vaso ingubbiato veniva infatti lisciata con una stecca prima della cottura, secondo un procedimento in uso fin dalla preistoria, in modo da dare lucentezza al vaso.
All’inizio del Medio Regno si nota nella produzione dei vasi egizi in pietra una tendenza alla
miniaturizzazione, dovuta probabilmente a ragioni economiche. Compaiono in quest’epoca i primi
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La vita quotidiana 1
contenitori per kohl, il belletto che serviva per dipingere gli occhi e proteggerli dalla sabbia. I vasetti
assumono già quella forma con corpo bitroncoconico che, con leggere varianti, rimarrà anche nelle
epoche seguenti (diap.31).
Le forme predilette per i vasi del Medio Regno sono la sfera e l’uovo e in genere le linee curve;
caratteristici sono i vasi in terracotta con collo lungo (diap.32), che presentano spesso una ingubbiatura
rossa lucidata, e i piccoli vasetti globulari con orlo della bocca tri- o quadrilobato.
Con il Nuovo Regno la produzione vascolare egizia mostra una tendenza sempre maggiore verso l’eleganza e la decorazione più ricca. Tra i vasi di pietra notiamo la serie di piccole ciotole per
toilette, finemente decorate a forma di pesce, di anatra, ecc. o i vasetti a forma di calice, da confrontarsi con i contemporanei esemplari in fayence (diap.33, 34), caratteristico materiale costituito da pasta
silicea smaltata, che troverà il suo culmine nella produzione dell’ Epoca Tarda. Una forma caratteristica della XVIII dinastia è il vaso piriforme, con labbro molto aggettante (diap.35).
Gli scambi di tipo commerciale portarono in questa epoca in Egitto una grande quantità di vasi
stranieri che contenevano i prodotti importati e che a loro volta influenzarono la produzione vascolare
egiziana (diap.36). Troviamo quindi, fin nelle zone più a sud, vasi siriani, i caratteristici vasi micenei
con le anse a staffa, e i vasetti con lungo collo provenienti da Cipro, che contenevano soprattutto
oppio.
Durante la XVIII dinastia compaiono i vasi raffiguranti la dea Hathor (diap.37) o il dio Bes,
nonché la famosa decorazione azzurra, che vede il suo apice con i regni di Amenofi III e di Ekhnaton:
è costituita essenzialmente da serie di petali di loto e boccioli stilizzati, alternati a bande di colore
rosso e nero (diap.38, 39).
Caratteristici del Nuovo Regno sono i cosiddetti “pseudovasi”, cioè dei pezzi di legno sagomati
a forma di vaso, ma non scavati all’interno. La superficie si presenta accuratamente stuccata e dipinta
in modo da imitare l’aspetto della pietra, dall’alabastro al granito (diap.40); una variante è costituita
da vasi di terracotta dipinti ugualmente per dare l’impressione di essere di pietra. Questi vasi, che non
presentano tracce di uso e che ricorrono sempre nelle stesse poche forme, sono stati rinvenuti solo
nelle tombe, ma il loro significato è tuttora sconosciuto.
Con l’Epoca Tarda si hanno le ultime manifestazioni dell’arte tipicamente egizia. Durante la
XXVI dinastia si diffonde sempre più l’uso della fayence, soprattutto per vasetti di piccole dimensioni
(diap.41). Comincia a poco a poco a farsi sentire l’influenza dei contatti, di nuovo molto stretti, con il
Mediterraneo e in particolare con la Grecia (diap.42). Caratteristico di quest’epoca è infatti l’alabastron,
un tipo di vaso in pietra, di solito in alabastro, che con la sua forma allungata riprende una tipica forma
della ceramica corinzia (diap.43).
Le sempre più numerose importazioni dall’Europa fanno nascere in Egitto delle fabbriche di
ceramica di imitazione straniera, soprattutto romana. Accanto a vasi di tipica tradizione egizia, come
le caratteristiche “marmitte”, vasi panciuti con due anse, troviamo quindi le fiale, i vasetti di barbotine,
un’ampia diffusione della terra sigillata romana. Nel III sec. d.C. compare sui vasi la tipica modellatura
a solchi paralleli, che ebbe una grandissima fortuna soprattutto sulle anfore (diap.44).
Nel frattempo a sud dell’Egitto vero e proprio, cioè nell’odierno Sudan, si sviluppò la cosiddetta
civiltà meroitica, dal nome della capitale Meroe (III sec. a.C.-IV sec. d.C.). Caratteristica di questa
civiltà è la produzione di una ceramica con decorazione dipinta su fondo biancastro o arancione: i
motivi sono prevalentemente floreali o vegetali, con qualche animale (diap.45, 46, 47).
Caratteristica dell’epoca copta è infine la produzione decorata, soprattutto anforette, bacili, piatti; i motivi ornamentali, ormai completamente estranei alla tradizionale stilizzazione egizia, possono
essere di tipo geometrico o di tipo figurato (figure umane, animali, ecc.).
L’evoluzione dei vasi egizi si può concludere con il 640 d.C., anno della conquista dell’Egitto da
parte degli Arabi: la produzione ceramica diventa infatti essenzialmente di tipo islamico, anche se per
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qualche tempo resta viva in alcune zone la tradizione copta.
Mobili e oggetti in fibre vegetali
Nei corredi funerari rinvenuti nelle tombe egiziane, si trovano spesso suppellettili di vario tipo
appartenuti al defunto durante la sua vita. Tali oggetti presentano infatti evidenti tracce di uso, anche
se talvolta mostrano iscrizioni dedicatorie, con il proprietario definito come defunto. Le iscrizioni di
proprietà erano molto frequenti nell’antico Egitto: quasi ogni oggetto di un certo valore presentava
una dedica con il nome del personaggio cui era stato donato o che lo aveva acquistato. Naturalmente
le iscrizioni, che in questi casi non indicavano il proprietario come defunto, venivano poi corrette (ma
non sempre) quando l’oggetto entrava a far parte del suo corredo funerario. Esistono poi dei casi in cui
nel corredo venivano collocati oggetti mai usati, e mai usabili, cioè delle fedeli riproduzioni delle
suppellettili di vita quotidiana che magicamente servissero al defunto nell’aldilà.
L’arredamento di una antica casa egiziana era essenzialmente composto da sedie e sgabelli,
tavolini, letti e cofani o cassapanche. Le sedie si presentano di solito con alto schienale (diap.48), che
spesso veniva coperto da un cuscino, e senza braccioli, che sono testimoniati soltanto nell’Antico
Regno; le gambe possono assumere anche la forma di zampe di animale, soprattutto di leone. Come
gli sgabelli (diap.49), le sedie sono piuttosto basse, poiché la posizione più naturale per gli Egiziani
era quella accovacciata, e di conseguenza anche i tavolini erano sempre molto bassi; i sedili di forma
cubica erano invece riservati al trono del faraone e alle immagini delle divinità e dei defunti.
I letti, di semplice forma rettangolare, presentano la tessitura in fibre vegetali o un intreccio di
strisce di cuoio, o ancora un piano di legno. Secondo le epoche e le possibilità economiche del proprietario, poteva essere decorato con zampe e protomi animali; il piano è inclinato verso i piedi e alla
testa è collocato il cosiddetto “poggiatesta” (diap.50), che stava fra il capo e le spalle della persona
sdraiata. La forma più comune dei poggiatesta è una specie di cuscino arcuato, che veniva rivestito di
stoffa per renderlo più confortevole, sorretto da una colonnetta; di solito era in legno, ma per uso
funerario si può trovare anche in avorio, alabastro, fayence, ecc. Il poggiatesta assumeva anche un
valore magico, di protezione per il dormiente e per il risveglio nell’aldilà del defunto.
Cofani e cassapanche erano fabbricati in legno, e talvolta accuratamente dipinti: all’interno erano conservati gli abiti, la biancheria di casa, gli oggetti di toilette e anche, su supporto, le complicate
parrucche da cerimonia. Per le persone meno abbienti esistevano cofani fatti di giunco e foglie di
palma intrecciate, lavorati con la stessa tecnica utilizzata per la fabbricazione di stuoie e cesti per gli
usi più svariati.
Per questi ultimi la tecnica più antica e maggiormente usata in Egitto era costituita
dall’intrecciatura a spirale, mentre la forma più comune era rotonda con coperchio conico (diap.51).
Durante il Nuovo Regno i cesti erano anche decorati con motivi geometrici di colore rosso, verde e
azzurro.
Armi
Nell’antico Egitto gli stessi tipi di armi venivano impiegati sia per la guerra che per la caccia: la
documentazione che ci è pervenuta riguarda quindi ambedue le attività.
Il cavallo e di conseguenza il carro furono portati in Egitto dagli Hyksos, popolazione straniera
proveniente dalla Siria che dominò il paese durante le XV-XVII dinastie. Nelle iscrizioni egizie la
prima menzione di carri da guerra si riferisce appunto a quelli degli Hyksos, durante il racconto della
liberazione del paese dagli invasori da parte del faraone Kamose. Gli artigiani egizi, riconosciuta
l’utilità dei nuovi mezzi di locomozione, si misero ben presto a fabbricare esemplari propri, più snelli
ed eleganti dei modelli stranieri: i carri egizi (diap.52), pur conservando alcune particolarità derivate
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La vita quotidiana 1
dai modelli siriani, come ad esempio le ruote a quattro raggi, si differenziarono nel fatto che erano
tirati da due cavalli invece che da uno ed erano montati da due persone invece che da tre, cioè dal
conduttore e dal combattente.
Fra le armi tipicamente egizie e molto antiche c’è il bastone da lancio, usato soprattutto per la
caccia agli uccelli, che viene chiamato anche boomerang per la somiglianza nella forma con lo strumento australiano. Caratteristici del Medio Regno sono i boomerangs o bastoni magici (diap.53),
ricavati da zanne di ippopotamo, che presentano incisi animali fantastici e demoni con valore apotropaico
e di propiziazione per la caccia.
Armi tipiche egiziane erano la lancia, il pugnale e l’ascia, mentre la spada è stata importata
dall’Asia e dall’area mediterranea. Molto importante infine era l’arco (diap.54) con le frecce: aveva
di solito una forma semplice, ricavata da un unico pezzo di legno che di solito era l’acacia, una qualità
di legno facilmente reperibile e indicata per la sua flessibilità. Per ottenere la curvatura dell’arco si
lavorava il legno bagnato a caldo; la corda di tensione era fatta di budello o di tendine di animale e le
frecce erano costituite da aste di canna con punte di varie forme e materiale (selce, osso, metallo).
Giochi e strumenti musicali
Secondo le teorie più diffuse tra gli etnologi e gli studiosi di storia dello sport, il gioco e le
pratiche sportive hanno un’origine di tipo religioso. In effetti, esaminando le civiltà antiche, non è
molto facile oggi determinare il confine tra vero sport, pratiche cultuali e allenamento alla caccia o
alla guerra.
Le scene dipinte o in rilievo sulle pareti delle tombe rievocano spesso i giochi e i divertimenti
degli antichi Egiziani: vediamo scene di danza e di acrobazia, giochi di bambini con la palla, scene di
lotta sportiva, di corsa, di nuoto e di tiro con l’arco. Sono attestati anche dei giochi “da tavolo”, non
solo per le raffigurazioni sulle pareti delle tombe, ma anche per la presenza di scacchiere (diap.55) e
pedine vere e proprie rinvenute nei corredi funerari (diap.56). Fra i giochi “da tavolo” più diffusi e
conosciuti nell’antico Egitto, c’è il gioco della dama e il gioco del serpente. Il primo rimane sconosciuto: ci sono tramandati infatti vari esemplari di scacchiere di forma rettangolare con trenta caselle
e le pedine coniche di colore diverso, ma non si conoscono le regole del gioco. Il gioco del serpente
invece era una specie di gioco dell’oca: la tavola circolare rappresenta un serpente avvolto a spirale
con la testa al centro e il corpo diviso in caselle che, dalla coda, venivano percorse da palline di vario
colore.
In ogni epoca la musica ha occupato un posto notevole nella storia della civiltà egizia: purtroppo, mentre sono documentati gli strumenti musicali e anche alcuni testi di canzoni, completamente
sconosciute restano le melodie e le partiture. Religione e musica erano molto legate e ogni cerimonia
cultuale era accompagnata da suonatori e danzatori: spesso è difficile definire se esistesse anche una
forma di musica profana, e forse pure la musica suonata per allietare i banchetti aveva anche risvolti
religiosi. Alcune divinità erano particolarmente legate alla musica: Osiride, inventore della tromba,
Hathor, protettrice della musica e degli strumenti, Bastet, raffigurata spesso con il sistro in mano, e
Bes, rappresentato in atto di suonare l’arpa o di agitare il tamburello.
Gli strumenti musicali più diffusi presso gli antichi Egiziani furono gli strumenti a percussione,
a corda e a fiato. I primi erano costituiti da specie di castagnole, da tamburi e dai famosi sistri, sacri
alle dee Hathor e Bastet: fabbricati in bronzo, avevano delle assicelle orizzontali che suonavano agitando lo strumento (diap.57). Importati dal Vicino Oriente erano invece molti degli strumenti a corda,
come la lira e l’arpa nelle sue diverse forme (diap.58); gli strumenti a fiato invece erano costituiti da
trombe e flauti di varia forma e dimensione.
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La vita quotidiana 1
Pesi e misure
Anzitutto occorre fare una precisazione: gli Egiziani non usarono mai la moneta prima della
conquista di Alessandro Magno (343 a.C.). Gli scambi commerciali all’interno del paese avvenivano
in natura oppure a peso di metalli preziosi: il sistema ponderale usato fino all’Epoca Romana era
quello basato sul qedet, pari a gr.9,1 e sul deben, pari a 10 qedet, cioè gr.91. I metalli più usati per gli
scambi erano l’oro, l’argento e il rame; esistevano perciò dei pesi-campione, di solito in pietra, ma in
Epoca Tarda anche in bronzo, restituiti in gran numero da scavi archeologici. Si tratta di pesi di forma
molto varia (a parallelepipedo, conica, cilindrica con cupola, e anche a forma di animale, come il bue,
il leone, la rana, ecc.) (diap.59), che presentano spesso iscrizioni che indicano il loro valore.
L’unità di misura di lunghezza era il “cubito reale”, rappresentato dalla lunghezza dell’avambraccio: corrispondeva a cm 52,3 e si divideva in 7 palmi o in 28 dita. Il cubito era riportato su regoli
lignei, di pietra o in qualche caso d’oro, rinvenuti nei corredi funerari soprattutto di architetti.
Le misure di volume variavano a seconda del tipo di derrate da misurare; molto comune era la
misura per i cereali, chiamata heqat, corrispondente a circa l.4,5, mentre per il vino e la birra la
capacità di un’anfora corrispondeva a circa l.13. Sottomultiplo dell’anfora era lo hin, di quasi mezzo
litro, utilizzato soprattutto per liquidi più preziosi.
Pesi da Bilancia
DIDASCALIE DIAPOSITIVE
27) Bronzetto raffigurante Osiride
Prov.: ignota (Gallerie)
Datazione: Epoca Tarda (713-343 a.C.)
La statuetta rappresenta il dio Osiride mummiforme, con sulla testa la corona atef, formata da tiara,
piume di struzzo e corna di ariete; nelle mani tiene il flagello e lo scettro, simboli del potere. La
posizione delle mani, destra su sinistra, indica che il bronzetto è stato fabbricato nel Basso Egitto; le
mani incrociate infatti indicherebbero invece come origine di produzione l’Alto Egitto, mentre le
mani affrontate erano adottate nelle fabbriche del Medio Egitto.
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.n.66
28) Bronzetto raffigurante un falco
Prov.: ignota (Legato Bartolucci)
Datazione: Epoca Tarda (713-343 a.C.)
La statuetta rappresenta il dio Horo sotto forma di falco, con sulla testa la corona rossa e la corona
bianca fuse insieme, simbolo dell’unione dell’Alto e del Basso Egitto. Poggia su una base cava all’interno, che doveva contenere le ceneri di un falco sacro.
La vita quotidiana 1
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Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.n.8402
29) Piatto di alabastro
Prov.: Saqqara (Collezione Nizzoli)
Datazione: Antico Regno, III dinastia (ca. 2660-2600 a.C.)
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.n.3555
30) Unguentario, da Tebe (acquisto Franchetti 1882)
Vaso “a barilotto”, prov. ignota (Collezione Nizzoli)
Unguentario a cono, prov. ignota (Spedizione Rosellini)
Tre esemplari realizzati in alabastro: la forma “a barilotto” è caratteristica delle prime due dinastie (ca.
3000-2660 a.C.); l’unguentario cilindrico (questo da attribuire all’Antico Regno, 2660-2180 a.C. ca.l)
continuò ad essere prodotto fino ad epoche molto più recenti, ed è riprodotto dal segno geroglifico che
indica appunto “unguento”. Adibito allo stesso uso, il vasetto a cono è produzione tipica della VI
dinastia (2330-2180 a.C. ca.).
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.nn.7544, 3246, 3303
31) Vasetto per kohl, prov. ignota
Vasetto per kohl, prov. ignota (Collezione De Grüneisen)
Vasetti da toilette, per il belletto da occhi (cioè il kohl), del quale spesso si conservano resti all’interno.
I due riprodotti sono da attribuire, al Nuovo Regno (ca. 1552-1070 a.C.) l’esemplare d’alabastro e al
Medio Regno (ca. 2040-1780 a.C.), l’esemplare in pietra nera.
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.nn.7073, 12388
32) Brocca di terracotta, prov. ignota
Vasetti di terracotta, da Tebe (?) (acquisto Palazzi 1890)
Produzione del Medio Regno (ca. 2040-1780 a.C.), si caratterizzano per la pittura rossa sulla superficie esterna. La brocca è assegnabile alla XI dinastia (2040-1990 a.C.)
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.nn.7066, 7547
33) Calice di fayence azzurra
Prov.: ignota (Collezione Nizzoli)
Datazione: XIX dinastia (ca. 1306-1186 a.C.)
Riproduce il calice della Ninfea Cerùlea, la pianta acquatica che, oltre alla Ninfea Loto, ispirò molti
motivi ornamentali agli artisti egizi.
Museo Egizio di Firenze. Sala VI, Vetrina 6
Inv.n.3254
34) Fiaschetta di fayence azzurra
Prov.: ignota (Spedizione Rosellini)
Datazione: fine XX dinastia (ca. 1100 a.C.)
Tali fiaschette, del tipo detto “del pellegrino”, servivano a contenere olî e acqua augurale.
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Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.n.3207
35) Vaso di alabastro
Prov.: ignota (Gallerie)
Datazione: XVIII dinastia (ca. 1552-1306 a.C.)
Forma caratteristica della XVIII dinastia, dal corpo piriforme e con labbro piano aggettante.
Museo Egizio di Firenze. Sala VII, Vetrina 4
Inv.n.3250
36) Vasetto cipriota; prov. ignota
Vaso miceneo con ansa a staffa; prov. ignota
Vaso di imitazione cipriota; prov. ignota (Spedizione Rosellini)
Accanto a due vasi originali, è una brocca egizia che si ispira, nella decorazione lineare su fondo
bianco, ai vasi ciprioti della classe white slip ware. (XVIII dinastia 1552-1306 a.C.).
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.nn.3370, 10028, s.n.
37) Vaso di Hathor
Prov.: probabilmente Deir el Medina (Spedizione Rosellini)
Datazione: XVIII dinastia (1552-1306 a.C.)
Sul collo del vaso è riprodotto in rilievo il volto della dea Hathor, con orecchi bovini; probabilmente la
produzione era finalizzata ad usi cultuali, anche domestici.
Museo Egizio di Firenze. Sala IV, Vetrina 11
Inv.n.3365
38) Vaso ovale a bocca larga
Prov.: ignota (Collezione Ricci)
Datazione: XVIII-XIX dinastia (1552-1186 a.C.)
Il vaso presenta una decorazione dipinta a bande orizzontali del tipico colore azzurro, “creato” durante
la XVIII dinastia e particolarmente apprezzato nel corso del Nuovo Regno.
Museo Egizio di Firenze. Sala IV, Vetrina 11
Inv.n.3366
39) Brocca dipinta; prov.: ignota (Spedizione Rosellini)
Brocchette; prov.: ignota (Spedizione Rosellini)
Il Nuovo Regno è caratterizzato da una straordinaria ricchezza di forme vascolari; tra i tre esemplari,
della XVIII dinastia, spicca la brocca ad alto collo cilindrico decorata sulla spalla da una ghirlanda di
petali stilizzati dipinti di azzurro, fra bande orizzontali rosse e nere.
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.nn.3443, 3401, 3380
40) Pseudo-vaso, in legno stuccato e dipinto
Prov.: Tebe (acquisto Schiaparelli 1884-85)
Datazione: Nuovo Regno (1552-1070 a.C.)
Si tratta di un simulacro di vaso, non scavato all’interno, e decorato a imitazione del granito.
Museo Egizio di Firenze. Sala III, Vetrina 21
Inv.n.7086
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La vita quotidiana 1
41) Modello di quattro vasetti, in fayence azzurra
Prov.: ignota (Collezione Nizzoli)
Datazione: probabilmente Epoca Tarda (713-305 a.C.)
Modellino votivo di quattro vasetti a bocca larga su una base rettangolare. Tali modelli erano riservati
all’uso funerario.
Museo Egizio di Firenze. Sala III, Vetrina 22
Inv.n.3081
42) Vaso di Hadra
Prov.: ignota (Dono Valle De Paz 1864)
Datazione: Età Ellenistica, III sec. a.C.
La classe ceramica detta “di Hadra” è caratteristica delle necropoli alessandrine: si tratta di hydrìai (in
origine vasi per l’acqua, a tre anse) adibite a contenere le ceneri dei defunti, e fornite di un coperchio.
L’esemplare è decorato sul collo, sulle anse e nella parte superiore del corpo da tralci di foglie, sul
corpo fra due bande nere. Alcuni esemplari recano anche il nome del defunto e la data della sepoltura.
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.n.4022
43) Alabastron; prov. ignota (Spedizione Rosellini)
Unguentario; prov. ignota (Collezione Nizzoli)
“Marmitta”; prov. ignota
Si tratta di prodotti di età ellenistica e romana, diffusi in tutto il Mediterraneo; è invece una forma
egizia la “marmitta”, pentola da fuoco di terracotta (età romana 30 a.C.-313 d.C.)
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.nn.3323, 3446, 3388
44) Contenitore a due anse
Prov.: ignota (Spedizione Rosellini)
Datazione: Epoca Copta (III-VII sec. d.C.)
Presenta il corpo segnato da solcature orizzontali, caratteristiche della ceramica comune di Epoca
Copta, come si denomina l’età bizantina in Egitto, prima della conquista araba.
Museo Egizio di Firenze. Sala VIII, Vetrina VI
Inv.n.3465
45) Bicchiere di terracotta
Prov.: Bassa Nubia (Dono Newman)
Datazione: II-III sec. d.C.
Il vaso presenta una tipica decorazione dipinta di ispirazione floreale e vegetale, caratteristica della
produzione della civiltà meroitica.
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.n.8658
46) Bicchiere di terracotta
Prov.: Bassa Nubia (Dono Newman)
Datazione: II-III sec. d.C.
Il vaso presenta una tipica decorazione dipinta di ispirazione floreale e vegetale, caratteristica della
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produzione della civiltà meroitica.
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.n.8660
47) Vaso di terracotta
Prov.: Bassa Nubia (Dono Newman)
Datazione: II-III sec. d.C.
Il vaso presenta una ricca decorazione su sfondo arancione: sulla spalla, oltre ai consueti tralci di
foglie, è raffigurata una giraffa, mentre sul corpo, fra elementi vegetali stilizzati, un motivo geometrico è stato interpretato come una rielaborazione dell’antico segno geroglifico anekh, cioè “vita”.
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.n.8673
48) Sedia a doppia spalliera
Prov.:Tebe (Spedizione Rosellini)
Datazione: Nuovo Regno (1552-1070 a.C.)
Questa sedia presenta una esecuzione molto accurata, con sistema di giunture fra i vari elementi
molto raffinato, eseguito mediante tenoni, cavicchi lignei e rinforzi. Il doppio schienale nasce dal fatto
che l’artigiano egizio non era ancora in grado di realizzare uno schienale inclinato che si reggesse.
L’impagliatura del sedile, che rimane solo parzialmente, era realizzata da un intreccio a lisca di pesce
di una fibra molto fine (forse lino).
Museo Egizio di Firenze. Sala III, Vetrina 26
Inv.n.2680
49) Sgabello
Prov.: ignota (acquisto Schiaparelli)
Datazione: Nuovo Regno (1552-1070 a.C.)
Sgabello basso con gambe che ricordano la forma di un moderno sigillo, riunite tramite un telaio e
delle stecche di unione a metà altezza. Le stecche del telaio sono unite mediante tenoni e reggono
un’intrecciatura a doppia cordicella che si inserisce in fori passanti. Il legno, levigato, si presenta duro
e compatto e potrebbe essere cedro.
Museo Egizio di Firenze. Sala III, Vetrina 26
Inv.n.6901
50) Poggiatesta in legno
Prov.: ignota (Spedizione Rosellini)
Datazione: Nuovo Regno (1552-1070 a.C.)
Poggiatesta costituito da tre elementi uniti mediante tenoni e mortase. Il “cuscino” è decorato alle due
estremità laterali da una testa del dio Bes, protettore del sonno. Sulla colonnina di sostegno è incisa
l’iscrizione di possesso, in cui il proprietario è indicato come defunto.
Museo Egizio di Firenze.Sala III, Vetrina 26
Inv.n.2340
51) Cesta con coperchio
Prov.: ignota (acquisto Schiaparelli)
Datazione: Nuovo Regno (1552-1070 a.C.)
Grande cesta ovoidale con intrecciatura molto compatta e ben eseguita. Anche se proviene probabil-
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La vita quotidiana 1
mente da un corredo funerario, presenta tracce di usura.
Museo Egizio di Firenze. Sala VIII, Vetrina VII
Inv.n.6913
52) Carro da guerra
Prov.: tomba tebana ignota (Spedizione Rosellini)
Datazione: Nuovo Regno, XVIII dinastia (1552-1306 a.C.)
L’oggetto, una delle principali attrattive del Museo, fu rinvenuto smontato in una tomba non più
identificabile. Realizzato con diversi tipi di legno, i più di origine egizia, leggerissimo, deve comunque essere stato utilizzato prima di passare nel corredo funerario di un guerriero. Sono perduti i rivestimenti, in particolare del poggiamano.
Museo Egizio di Firenze. Sala III
Inv.n.2678
53) Boomerangs votivi
Prov.: ignota
Datazione: Medio Regno, XII dinastia (ca.1990-1780 a.C.)
Il bastone da lancio, impropriamente chiamato boomerang come i simili e perfezionati strumenti degli
aborigeni australiani, era usato per la caccia agli uccelli nelle paludi. Gli esemplari d’avorio, ricavati
da zanne di ippopotamo, presentano figurazioni di animali o divinità protettrici, da riferire ad un
intento di propiziazione magica alla caccia.
Museo Egizio di Firenze. Sala II A
Inv.nn.6883, 9343-45
54) Arco di legno
Prov.: ignota (acquisto Schiaparelli)
Datazione: non precisabile
Arco semplice, costituito da un ramo con estremità sagomate a punta e lievemente incurvate per accogliere la corda, ora perduta.
Museo Egizio di Firenze. Sala III, Vetrina B
Inv.n.6875
55) Scacchiera
Prov.: Deir el Medina
Datazione: Nuovo Regno, XVIII dinastia
Scacchiera in legno per il gioco della dama, chiamato senet, di cui però non si conoscono le regole.
Nel cassetto estraibile erano conservate le pedine, di due forme diverse.
Da: AA.VV. , “La civiltà degli Egizi. La vita quotidiana”, Milano 1987, p.346 n.348
56) Palline e pedine da gioco
Prov.: ignota
Datazione: Epoca Tarda (1070-341 a.C.)
Palline in fayence, dipinte a spicchi alternati azzurri e neri e pedine di vario materiale per giochi da
tavolo.
Museo Egizio di Firenze. Sala IV, Vetrina 8; Sala V, Vetrina 13
Inv.nn.3196, 7551, 5333, 5335, 7550
La vita quotidiana 1
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57) Sistro in bronzo
Prov.: ignota (Gallerie)
Datazione: Epoca Tarda (1070-341 a.C.)
Strumento musicale sacro alle dee Hathor e Bastet, che infatti sono raffigurate su questo esemplare: il
manico, costituito da un’immagine del dio Bes, è sormontato dalla testa della dea Hathor, mentre sullo
strumento propriamente detto, costituito da una cassa armonica attraversata da stanghette che suonavano agitando il sistro, sono le figure di una gatta, l’animale sacro a Bastet, con i piccoli. Il sistro era
uno strumento cultuale, che veniva suonato da sacerdotesse durante le cerimonie religiose.
Museo Egizio di Firenze. Sala VIII
Inv.n.5304
58) Arpa angolare
Prov.: ignota (Spedizione Rosellini)
Datazione: non precisabile
Arpa angolare a 10 corde, costituita da cassa armonica con piano superiore di chiusura in cui sono
inserite le corde, e da un bastone perpendicolare. Veniva suonata con tutte e due le mani, tenendo la
cassa armonica verticale, e il bastone appoggiato alla coscia sinistra.
Museo Egizio di Firenze. Sala III, Vetrina 23
Inv.n.2685
59) Pesi in pietra
Prov.: ignota (acquisto Schiaparelli)
Datazione: Epoca Tarda (prob.)
Si tratta di pesi con la forma più diffusa, a “panettone”, cioè di forma cilindrica, sormontata da una
cupola emisferica, e di forma conica. Le pietre più usate per questo tipo di oggetto erano il granito, il
basalto e l’alabastro.
Museo Egizio di Firenze. Magazzino
Inv.nn.6957, 7869, 7864 e 78
Sezione Didattica - Soprintendenza Archeologica per la Toscana, via della Pergola 65 - Firenze