Scheda didattica
GLI ACCORDI DI BRETTON WOODS
La fine della Seconda Guerra Mondiale aprì un periodo di gravi problemi
economici, politici e sociali.
Gli unici che uscirono economicamente rafforzati dalla guerra furono gli Stati
Uniti e, di conseguenza, anche la loro moneta, il dollaro, considerata la più
affidabile di quel momento.
In Europa, il continente che aveva subito le conseguenze più pesanti della
guerra, le difficoltà economiche si fecero sentire in modo particolare e la crisi si
aggravò soprattutto per il fatto che le maggiori industrie erano state danneggiate
o distrutte. La situazione era talmente complicata da sconvolgere perfino gli
equilibri tra gli Stati.
La preoccupazione maggiore era quella di evitare il ripetersi del caos monetario
successivo alla crisi del 1929. All’epoca, infatti, molti Paesi avevano scelto di
svalutare la propria moneta per incentivare le esportazioni; le entrate nazionali e
la domanda interna erano però ovviamente diminuite. Conseguenze immediate
furono un aumento della disoccupazione e la riduzione degli scambi monetari fra
i Paesi.
Nell’aprile del 1944, iniziarono quindi i preparativi per la Conferenza monetaria e
finanziaria delle Nazioni Unite, nella località di Bretton Woods, situata nello
stato americano del New Hampshire. All’incontro, che si tenne dal 1° al 22 luglio
dello stesso anno, parteciparono i 730 delegati provenienti dalle 44 nazioni
alleate contro la Germania durante la guerra, con l’obiettivo di fondo di
stabilire delle regole per le relazioni commerciali e finanziare tra i Paesi del
mondo.
Il risultato della conferenza, definita un “miracolo politico”, furono i cosiddetti
accordi di Bretton Woods, firmati da tutti i partecipanti, dopo ben tre settimane
di dibattito.
Figura 1 – Il Mount Washington Hotel,
sede della conferenza
Ma che cos’erano di preciso gli accordi di Bretton Woods?
Gli accordi erano un insieme di norme che dovevano essere rispettate dai Paesi
firmatari, al fine di regolare le relazioni commerciali e finanziarie tra i
principali Paesi del mondo. Si trattava, quindi, del primo tentativo nella storia del
1
mondo di creare un nuovo ordine economico totalmente concordato, che
‘vigilasse’ sulla politica monetaria1 internazionale.
In particolare, venne stabilito l’obbligo per ogni Paese di adottare una politica
monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio (cioè il valore di una moneta
rispetto ad un’altra) ad un valore fisso rispetto al dollaro, il cui valore venne a
sua volta agganciato al valore dell’oro (gold exchange standard). Il cambio tra
le monete dipendeva, quindi, dal rapporto tra le quantità d'oro contenuta nelle
varie monete nazionali. Se, per esempio, un'unità della moneta A valeva 0,1
grammi d'oro e un'unità della moneta B valeva 1 grammo d'oro, per acquistare
un'unità di moneta B occorrevano 10 unità di moneta A. Il valore della moneta B
era quindi pari a 10 unità di moneta A.
Figura 2 - Un momento della conferenza
di Bretton Woods
Venne inoltre dato vita a tre istituzioni che, una volta conclusa la guerra,
avrebbero dovuto costituire le colonne portanti di un nuovo ordine economico:
1. la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, meglio
conosciuta come Banca Mondiale. Inizialmente l’obiettivo era la
ricostruzione dei Paesi che erano stati distrutti dalla guerra.
Successivamente, il compito principale si è trasformato nel sostegno allo
sviluppo economico dei Paesi meno avanzati, tramite prestiti a lungo
termine.
2. il Fondo Monetario Internazionale2. Responsabile della stabilità dei
tassi di cambio e delle operazioni finanziarie, della sorveglianza sulle
politiche economiche, dei finanziamenti a breve termine.
3. Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio (GATT), firmato nel 1947,
divenuto nel 1955 Organizzazione Mondiale per il Commercio. Si
occupa di promuovere il libero scambio.
Nel 1971, con la dichiarazione unilaterale statunitense di inconvertibilità del
dollaro in oro, ebbe fine il regime di cambi fissi instaurato dagli accordi.
C’è da dire che nel 1944, il mondo non era ‘organizzato’ come lo è adesso: ogni
Paese seguiva una propria politica, senza considerare gli effetti, talvolta negativi,
che questa poteva avere sugli Stati vicini.
1
La politica monetaria è l’insieme degli strumenti utilizzati e gli interventi effettuati per
riuscire a rendere stabile il sistema finanziario di un Paese o più Paesi.
2
La Banca Mondiale e il FMI diventarono operativi solo dal 1946, nel momento in cui un
numero sufficiente di Paesi approvò l’accordo iniziale.
2
Si pensi, ad esempio, alla Grande Depressione del 1929, durante la quale le
politiche protezionistiche adottate dai singoli stati hanno portato al disastro
economico mondiale.
Per capire meglio
cos’è successo,
facciamo un passo
indietro nel tempo…
La fine della Prima Guerra Mondiale, oltre a ridisegnare la geografia dell’Europa e
a lasciare più di 10 milioni di morti nelle trincee di tutto il mondo, portò ad un
periodo molto difficile dal punto di vista economico: le industrie erano andate
distrutte e quelle rimaste dovevano essere riconvertite da industria bellica a
civile, l’agricoltura aveva perso le sue forze lavorative, i beni di prima necessità
scarseggiavano soprattutto nelle città, i prezzi salivano a vista d’occhio, mentre i
salari restavano bloccati…
Al contrario gli Stati Uniti, non dovendo affrontare la questione della
ricostruzione, con la disoccupazione ai minimi livelli e riserve auree3 a
disposizione, conobbero un periodo di grande sviluppo, diventando un vero e
proprio leader mondiale.
Sembrava impossibile ricostruire l’ordine economico internazionale come lo era
prima del conflitto. Tuttavia gli sforzi dei governi europei furono tali che, a metà
degli anni Venti, l’economia mondiale sembrò aver superato l’emergenza post
bellica, avviandosi verso la normalità.
La possibilità che questa ripresa però fosse duratura era minata dalla crisi della
domanda. In poche parole, la priorità dei governi del Vecchio Continente era
quella di difendere la propria moneta, imponendo pesanti sacrifici alle loro
economie: riduzione della spesa pubblica, della moneta in circolazione, degli
stipendi e dei salati, del credito che le banche concedono alle imprese. Tutto ciò
a scapito degli investimenti e dei consumi. A questo poi si aggiunse una grave
crisi dell’agricoltura (la principale attività in molti Paesi) e l’altissimo livello di
disoccupazione.
I progressi della produzione di massa portarono le imprese a inondare di merci il
mercato ma la domanda di tali merci non crebbe proporzionalmente, causando
3
Ogni emittente di moneta tiene, come garanzia delle banconote stampate, un certa
quantità di metallo. Questa viene definita riserva monetaria. Solitamente la riserva è
costituita dall’oro (in questo caso viene definita riserva aurea) perché questo è un
metallo di alto valore, non deperibile ed accettato da tutti.
3
un forte sovrapproduzione. Un primo segno di fragilità, con il rischio di crolli
improvvisi.
Si è detto che gli Stati Uniti invece stavano vivendo in un buon periodo ma:
- il reddito degli operai e dei contadini rimaneva stazionario;
- la ricchezza dei ceti medio-alti non aveva basi solide perché proveniva dai
profitti delle speculazioni finanziarie;
- l’alto stile di vita delle persone benestanti era dovuto all’indebitamento
contratto con le banche per l’acquisto a rate di immobili e beni di
consumo.
È proprio da qui che prese avvio la “grande crisi” del 1929 che, nel giro di pochi
mesi, si propagò in tutto il mondo.
Il 24 e il 29 ottobre 1929 (i cosiddetti giovedì e martedì “neri”) avvenne il
crollo della borsa di New York. Questo portò a una vendita al ribasso dei titoli
che ‘bruciò’ in poche settimane milioni di dollari, causando delle perdite senza
precedenti. Tutto ciò però venne ulteriormente peggiorato da una grave
depressione economica di portata mondiale.
Il crollo dei titoli azionari colpì principalmente le banche (anche loro avevano
investito in borsa) che, nella maggior parte dei casi, furono obbligate a chiedere
la restituzione dei prestiti concessi.
Ricordate che le
persone richiedevano
aiuti alle banche per
potersi permettere
l’acquisto di immobili o
beni di consumo?
Si diffuse il panico: tutti coloro che avevano depositi in banca, corsero a ritirarli,
con la paura che la banca potesse fallire o fosse già fallita.
Figura 3 - Persone che recuperano i propri
risparmi in banca
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L’intera economia americana precipitò: la disoccupazione raggiunse altissimi
livelli (non esistevano assicurazioni sociali o indennità per gli operai), i prezzi
crollarono, i redditi si ridussero a vista d’occhio…
Con il passare del tempo, la crisi colpì l’intero sistema economico internazionale,
estendendosi anche alle regioni periferiche dell’economia mondiale.
Quali conseguenza provocò questa crisi?
La conseguenza principale fu l’adozione di una politica protezionistica, con un
conseguente aumento delle tariffe doganali e l’introduzione di divieti di
importazione ed esportazione. In questa maniera, ogni Paese cercò di isolare la
propria economia dalla ‘tempesta’ mondiale: gli scambi si ridussero, portando
una forte limitazione al commercio mondiale (in alcuni Stati, come l’Italia, si
raggiunse perfino la massima autosufficienza, l’autarchia).
Un’altra importante conseguenza fu che i vari governi cercarono di fare il
possibile per ricostruire le loro economie nazionali. Negli anni Trenta si assistette,
infatti, ad un aumento degli interventi dello Stato, in ogni settore dell’economia:
controlli sugli scambi commerciali, introduzione di lavori pubblici, creazione di
forme di assistenza (ad esempio, sussidi o assicurazioni), gestione della
produzione, dei prezzi e dei salari, arrivando, in alcune occasioni, ad acquisire il
diretto controllo di banche e imprese in crisi (scaricando il peso di queste azioni
sulla collettività). Con lo stato “banchiere” ed “imprenditore” si registrò un
aumento della produzione e del reddito ma si trattò di una crescita
estremamente lenta.
Una panoramica
utile… non
pensate?
Gli accordi di Bretton Woods sono stati il primo tentativo nella storia di creare un
nuovo ordine economico totalmente concordato. Un successo perché, per la
prima volta, i Paesi che parteciparono alla conferenza riuscirono a mettersi
d’accordo per trovare una soluzione in comune.
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