Capitolo 2 – Fili ortodontici Capitolo 2 FILI ORTODONTICI. Valutazione della frizione tra brackets ceramici e filo ortodontico In ortodonzia è necessario conoscere la forza d’attrito tra brackets e filo ortodontico in modo da poter applicare al dente una forza opportuna ed ottenere così un’ottima risposta biologica ed un adeguato movimento del dente. L’attrito valutato in brackets ceramici verrà poi confrontato con quello dei brackets in acciaio inox (SS). I materiali testati sono: Fili ortodontici: acciaio inox (SS), lega Co-Cr, beta-titanio (TMA), lega Ni-Ti (Nitinol) di varie sezioni (sez. circolare 0.016”,0.018”, sez. rettangolare 0.016”x0.016”, 0.016”x0.022”, 0.017”x0.017”, 0.017”x0.025”, 0.018”x0.025”, 0.019”x0.025”); Brackets ceramici monocristallini con vari canali per il filo (slot): 0.018” e 0.022”; L’equipaggiamento utilizzato per questo esperimento è mostrato sotto: Figura 2.1 : testing machine, A-visione d’insieme, B-particolare. La macchina, attraverso la cella di compressione, misura la forza d’attrito tra i due materiali mentre la macchina, mediante una traversa fa scorrere (5.1 mm/min) tra loro racket e filo (accoppiato al racket nello slot). Sono stati testati 40 provini di filo ortodontico per tipo di metallo in racket con 0.018” di solt, 70 provini di filo ortodontico per tipo di metallo in racket con 0.022” di solt. In brackets di 0.018” di slot, il TMA e il Nitinol hanno prodotto una forza d’attrito molto alta rispetto a SS e Co-Cr. In brackets di 0.022” di slot, SS e Co-Cr hanno prodotto una forza d’attrito molto minore rispetto a beta-Ti e Nitinol. Corso di Metallurgia dei Metalli non Ferrosi – prof. Diego Colombo 12 Capitolo 2 – Fili ortodontici I risultati statistici sono comunque ben illustrati nelle tabelle successive. Grafico 2.1 : media della forza d’attrito prodotta tra differenti fili ortodontici e brakets con slot di 0.018”. Grafico 2.2 : media della forza d’attrito prodotta tra differenti fili ortodontici e brakets con slot di 0.022”. L’effetto della sezione del filo sulla forza d’attrito si può ricavare dai grafici precedenti. Per brackets con slot da 0.018” un incremento della sezione del filo ortodontico porta, in tendenza, ad un aumento della forza d’attrito. Per i beta-Ti (TMA) abbiamo un valore simile di forza d’attrito col bracket per sezioni di 0.016”, 0.017”x0.017” e 0.016”x0.022”, presenta invece un significativo incremento della frizione la sezione 0.017”x0.025”. Corso di Metallurgia dei Metalli non Ferrosi – prof. Diego Colombo 13 Capitolo 2 – Fili ortodontici Con brackets con slot di 0.022” i fili delle 4 leghe presentano un incremento della forza d’attrito con l’aumento della sezione. E’ da notare, per quanto riguarda il TMA, che i fili ortodontici 0.016” e 0.018” e 0.017”x0.017” producono la stessa frizione, significativamente minore di quella associata al 0.016”x0.022”. Per mostrare l’effetto del materiale costituente il racket sulla forza d’attrito mostriamo la seguente tabella. Tabella 2.1 : forza d’attrito tra le 4 leghe e brackets di ceramica e SS con slot di 0.018”. Si può notare come, per ogni tipo di filo in TMA disponibile, la forza d’attrito bracket ceramico-filo TMA sia di gran lunga superiore a quella bracket SS-filo TMA. Un confronto tra la forza d’attrito prodotta dai fili delle 4 leghe con brackets ceramici e in SS ci suggerisce che, per la maggior parte dei fili, l’attrito col bracket ceramico produce una forza significativamente maggiore a quella prodotta col bracket in SS; ciò si attribuisce alle diverse caratteristiche del materiale costituente i brackets. Come si può notare alle foto SEM (riportate di seguito) la superficie dello slot del bracket ceramico presenta numerose e piccole indentazioni, mentre quella dello slot del bracket in SS appare relativamente liscia. La differenza di frizione esplicata da questi due materiali si attribuisce quindi principalmente alle condizioni superficiali del bracket. Clinicamente, l’uso dell’accoppiamento filo in TMA e bracket ceramico sta prendendo sempre più piede perché consente di applicare al dente una forza di trazione maggiore a quella ottenibile con la soluzione bracket in SS e filo in SS (utilizzata nei casi dove la forza di trazione non deve superare determinati valori). Corso di Metallurgia dei Metalli non Ferrosi – prof. Diego Colombo 14 Capitolo 2 – Fili ortodontici Figura 2.2 : foto al SEM di (A) bracket in acciaio inox SS , (B) bracket in ceramica , (C) superficie slot del bracket in SS , (D) superficie slot del bracket ceramico. Conclusioni: La forza d’attrito nei brackets ceramici aumenta con le dimensioni della sezione del filo ortodontico ed inoltre SS < Co-Cr < Nitinol < TMA ; La forza d’attrito è significativamente più elevata in bracket ceramici rispetto a bracket in acciaio inox (SS) per tutte le combinazioni di leghe e slot utilizzati ; Fili di sezione rettangolare producono frizioni maggiori rispetto a quelli di sezione circolare. Corso di Metallurgia dei Metalli non Ferrosi – prof. Diego Colombo 15 Capitolo 2 – Fili ortodontici L’impiego delle leghe al titanio in ortodonzia Le leghe utilizzate per la fabbricazione degli apparecchi ortodontici sono state,nel corso degli anni, relativamente poche. Ad esclusione dell'oro che è stato utilizzato per un breve periodo, la principale lega costituente i fili ortodontici è stata l'acciaio inossidabile austenitico. Esso ha mantenuto la sua diffusione in quanto è caratterizzato da stabilità, rigidità, resilienza modellabilità. nonché da un costo contenuto. Un'altra lega abbastanza diffusa è quella al cromocobalto-nickel (Eigiloy); più recentemente e stata introdotta una lega al nickel-titanio (Nitinol) che presenta un'eccellente memoria elastica ed una bassa rigidità ;la sua scarsa modellabilità ne limita le applicazioni in casi in cui non sono necessarie numerose anse e pieghe nel filo. Sebbene le proprietà richieste ad un filo ortodontico siano diverse, generalmente sono tre le caratteristiche che esso deve possedere: grande memoria elastica:deve essere cioè possibile effettuare una notevole attivazione senza che il filo subisca deformazioni permanenti. Ciò evita al clinico l'inserimento di anse complesse con conseguente minor fastidio per il paziente ; rigidità minore rispetto all’acciaio: in tal modo è possibile utilizzare fili di sezione maggiore con il vantaggio di riempire lo slot e quindi di ottenere un buon controllo dei movimenti di terzo ordine, entro il range dello sviluppo di forze biologiche; buona modellabilità tale che il filo possa assumere facilmente configurazioni complicate senza fratturarsi; Queste caratteristiche sono tutte presenti nel bera-titanio, il quale consente anche ai effettuare delle giunzioni di componenti ausiliari mediante puntatura senza incorrere in riduzioni della resilienza. I1 beta-titanio è la lega più nuova introdotta nella professione ortodontica. I1 titanio è stato utilizzato come metallo strutturale sin dal 1952 e da allora ne è stato più volte proposto l'uso in ortodonzia. La scarsità dei risultati ottenuti da una tale applicazione può essere spiegata con le inadeguate caratteristiche di ritorno elastico delle leghe al titanio allora disponibili. Per poter competere con l'acciaio inossidabile una lega deve possederne almeno le stesse caratteristiche di modellabilità e di ritorno elastico che dipende dal rapporto tra rigidità e modulo di elasticità (YS/E). Questo rapporto nel caso dell'acciaio inossidabile è di 1,1x10-2 . L'iniziale impiego industriale del titanio prevedeva l'uso dei metallo ad un grado di purezza del 99,2. A temperature inferiori a 1625° F questo metallo presenta una struttura a cristallo esagonale; a temperatura ambiente il rapporto YS/E è di 0,35 x 10-2 .Ciò implica che un apparecchio costruito con titanio puro potrebbe subire soltanto un terzo della deflessione elastica di un apparecchio simile in acciaio inossidabile. La seconda fase nella storia del titanio consiste nello sviluppo di leghe a base di titanio caratterizzate però ancora dalla stessa struttura a cristallo esagonale, per cui si ottenevano risultati soltanto di poco migliori. Nel 1960 si rese disponibile una forma completamente nuova di lega al titanio caratterizzata da una struttura cubica detta “fase beta". Con l'aggiunta di altri elementi quali ad esempio il molibdeno una lega base di titanio può mantenere la sua struttura beta anche se raffreddata a temperatura ambiente; queste leghe prendono il nome di titanio beta stabilizzato. Goldberg e Burstone hanno dimostrato che con un'accurata lavorazione di un 11% di molibdeno, un 6% di zirconio, un 4% di stagno è possibile sviluppare un filo ortodontico con un rapporto YS/E di 1.8 x 10-2 cioè con caratteristiche superiori a quelle dell'acciaio inossidabile. I risultati dei tests comparativi con l'acciaio inossidabile eseguiti con l'ausilio del tester Tinius Olsen sono riportati nel grafico sottostante. Corso di Metallurgia dei Metalli non Ferrosi – prof. Diego Colombo 16 Capitolo 2 – Fili ortodontici I1 modulo di elasticità del beta titanio è circa due volte rispetto al Nitinol e meno della metà rispetto all'acciaio inossidabile . Grafico 2.3 : risultati dei test comparativi di rigidità tra l’acciaio inox e tre leghe a base di titanio. La sua rigidità lo rende ideale nei casi in cui si richiedono forze minori dell'acciaio, ma in cui un modulo di elasticità più basso risulterebbe inadeguato per sviluppare le forze dell'intensità desiderata. È stato detto che la modellabilità del beta titanio è simile a quella dell'acciaio inossidabile; comunque tale lega non può essere piegata eccessivamente per cui è richiesta una notevole accuratezza nella scelta delle pinze e delle procedure di modellazione. I1 filo al beta titanio può subire delle giunzioni mediante puntura ed ha una buona resistenza alla corrosione. Riassumendo, il filo al beta titanio possiede un eccellente equilibrio un alto ritorno elastico, una buona modellabilità ed una bassa rigidità, caratteristiche che lo rendono particolarmente indicato in un notevole numero di situazioni cliniche. Elevati valori di ritorno elastico consentono incrementi di attivazioni, il che è sempre desiderabile, senza che altre proprietà quali la modellabilità vengano sacrificate eccessivamente. Le nuove leghe al titanio (Beta III, Ti6Al4V, ecc.) consentono in virtù delle loro particolari caratteristiche meccaniche la costruzione di apparecchi in grado di sviluppare forze biologiche non lesive. Esse inoltre consentono la progettazione di sistemi di forze semplici e privi di effetti collaterali a tutto vantaggio dell’efficienza dell’apparecchio e del comfort del paziente. Corso di Metallurgia dei Metalli non Ferrosi – prof. Diego Colombo 17