NPT NUOVE PROSPETTIVE IN TERAPIA Comitato Scientifico: Aulisa L, Bizzi B, Caione P, Calisti A, Chiozza ML, Cittadini A, Ferrara P, Formica MM, Ottaviano S, Pignataro L, Pitzus F, Pretolani E, Riccardi R, Salvatore S, Savi L, Sternieri E, Tortorolo G, Viceconte G ISSN 1122-2557 - Supplemento alla rivista NPT - Anno XIX - n. 2(Suppl. 6)/2009 Registro del Tribunale di Roma n. 337 dell’1/6/1991 · Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma · Periodicità quadrimestrale · © 2009 Mediprint S.r.l. Glaucoma: onda della morte e neuroprotezione Francesco Oddone IRCCS - Fondazione G.B. Bietti per lo Studio e la Ricerca in Oftalmologia - Roma Francesco Oddone Il glaucoma è una patologia che, senza un’opportuna terapia, conduce lentamente ma inesorabilmente verso la cecità. Il rischio individuale di sviluppare danni visivi sintomatici secondari al glaucoma nel corso della vita e il rischio di cecità dipendono, in larga misura, dalla gravità del danno al momento della diagnosi e dall’età del paziente, ovvero dalla sua aspettativa di vita. In quest’ottica, pazienti giovani che presentano un danno glaucomatoso avanzato rappresentano la categoria a maggior rischio di perdere la vista a causa del glaucoma. Un altro elemento fondamentale da considerare nella stima del rischio visivo individuale è la rapidità con cui la malattia progredisce nel singolo paziente. A parità di età e gravità del danno, infatti, sarà a maggior rischio di perdere la vista quel paziente in cui la malattia decorre in maniera più rapida. Queste considerazioni, sintetizzate nella figura 1 hanno un importante risvolto dal punto di vista della gestione clinica della malattia sia in termini di scelta degli obiettivi che dei mezzi terapeutici. Lo scopo della terapia del glaucoma in termini generali è infatti di preservare la funzione visiva del paziente e la relativa qualità di vita a un costo sostenibile (EGS Guidelines ed. 2008). Preservare la funzione visiva da un punto di vista teraFigura 1. Relazione tra età, stadio del glaucoma, rapidità di peggioramento e rischio di cecità. La giovane età, una malattia avanzata e un peggioramento rapido configurano il profilo a maggior rischio di cecità per glaucoma. 2 Giovane Iniziale Rapido Rischio + Età Stadio Peggioramento - Avanzata Avanzato Lento peutico vuol dire agire in modo da rallentare il naturale decorso della malattia a un livello tale da minimizzare l’impatto della progressione del danno funzionale sulla qualità di vita del singolo paziente. I risultati dei recenti trial clinici randomizzati e controllati effettuati su larga scala nel glaucoma (Canadian Glaucoma Study, Early Manifest Glaucoma Trial, Advanced Glaucoma Intervention Study, Collaborative Initial Glaucoma Treatment Study, Collaborative Normal Tension Glaucoma Treatment Study) hanno permesso di confermare l’efficacia della terapia ipotonizzante oculare, sia essa medica, laser o chirurgica, nel ridurre il rischio di progressione del glaucoma. È emersa, inoltre, una forte relazione tra entità della riduzione pressoria ottenuta farmacologicamente e riduzione del rischio individuale di peggioramento della malattia. Per ogni mmHg in più di riduzione della pressione intraoculare (IOP) il rischio di progressione sembrerebbe ridursi infatti dal 13% al 20% a seconda dello studio considerato (EMGT, CGS). Non è raro tuttavia imbattersi nella pratica clinica in situazioni di progressione inesorabile della malattia, in presenza di un controllo pressorio ottimale magari ottenuto chirurgicamente. Se la riduzione della IOP si è dimostrata nei trial clinici una strategia efficace nel ridurre il rischio di progressione della malattia è da sottolineare anche come dagli stessi studi è emerso che percentuali variabili dal 14% al 45% di soggetti glaucomatosi continuano a peggiorare nonostante l’aggressione terapeutica, suggerendo che meccanismi diversi dallo stress iperbarico concorrono alla progressione del danno. La comprensione di questi concetti e la necessità di nuove strategie terapeutiche potrebbero risultare in parte più chiare ricordando la natura neurodegenerativa della malattia glaucomatosa. La famiglia delle malattie neurodegenerative include infatti un gruppo di entità nosologiche (morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, glaucoma) che, pur avendo eziologie differenti, condividono alcuni step della cascata patogenetica che porta all’apoptosi del neurone e alla perpetrazione del danno ai neuroni circostanti. Il danno neuronale, infatti, nelle malattie neurodeNPT 2(Suppl. 6)/2009 Glaucoma: onda della morte e neuroprotezione Figura 2. Relazione tra insulto primario e secondario nelle malattie neurodegenerative. Figura 3. Onda della morte. Insulto primario IOP (insulto primario) Neurone danneggiato Danno neuronale Liberazione di glutammato + Attivazione fosfolipasi A2 (insulto secondario) Danno ai neuroni circostanti Insulto secondario Morte cellulare generative è legato fondamentalmente a due tipi di insulto, un insulto “primario” e un insulto “secondario” (Fig. 2). L’insulto primario, nella maggior parte delle forme di glaucoma, è rappresentato dall’aumento della IOP in grado di innescare l’apoptosi del neurone da un lato, interferendo con il normale apporto ematico a livello del distretto capillare di questa struttura, e dall’altro compromettendo il regolare trasporto assonico sia anterogrado (dal corpo cellulare verso la terminazione sinaptica) sia retrogrado (dalla terminazione sinaptica al corpo cellulare) di metaboliti e neurotrofine indispensabili per la sopravvivenza della cellula ganglionare. Da un punto di vista terapeutico l’ipotonizzazione oculare, farmacologica o chirurgica, rappresenta una strategia volta a minimizzare, o se sufficientemente aggressiva a neutralizzare, l’insulto primario. L’insulto secondario è invece prevalentemente legato a meccanismi di “eccitotossicità” locale legati all’iperstimolazione dei recettori NMDA da parte del glutammato liberato dalle cellule in apoptosi. L’eccitotossicità da glutammato è responsabile dell’estensione della morte cellulare alle cellule adiacenti a quella danneggiata dall’insulto primario, configurando la cosiddetta “onda della morte” (Fig. 3). Più in dettaglio l’insulto secondario è innescato dalla liberazione, da parte dei neuroni in apoptosi, del NPT 2(Suppl. 6)/2009 Morte neuronale Morte neuronale Morte neuronale Morte neuronale Insulto secondario Insulto secondario Insulto secondario Morte neuronale Morte neuronale Morte neuronale Morte neuronale Morte neuronale glutammato contenuto all’interno della membrana neuronale. Il glutammato, principale neurotrasmettitore eccitatorio a livello del sistema nervoso centrale, quando presente nello spazio extracellulare in concentrazioni eccessive, costituisce un potente stimolo in grado di innescare la morte cellulare nelle cellule adiacenti. L’eccessiva concentrazione di glutammato extracellulare è responsabile, infatti, dell’iperstimolazione dei recettori NMDA posti sulla superficie dei neuroni circostanti i quali, sovrastimolati, determinano l’apertura di canali per il Ca++. L’iper-afflusso di ioni Ca++ nella cellula rappresenta il trigger della cascata biochimica che condurrà all’apoptosi del neurone stesso. È intuitivo, a questo punto, che per ogni successivo neurone in apoptosi, si determinerà un’ulteriore liberazione di glutammato, che eserciterà la sua azione pro-apoptotica su nuove cellule circostanti, configurando un meccanismo in grado di autoalimentarsi anche in assenza dell’insulto primario. Un passaggio chiave nel meccanismo di danno cellulare in corso di apoptosi è rappresentato dall’iperattivazione della fosfolipasi A2, un enzima in grado di destabilizzare e disgregare la membrana cellulare attraverso 3 Francesco Oddone il catabolismo del suo costituente principale, il fosfolipide fosfatidil-colina. Il destino di neuroni ancora vitali, in cui tuttavia l’integrità della membrana cellulare sia stata compromessa sarà, in assenza di un intervento terapeutico, inesorabilmente verso la morte cellulare anche in condizioni in cui l’insulto primario sia stato neutralizzato (ovvero anche se la pressione intraoculare sia stata normalizzata). Da un punto di vista terapeutico, l’ipotonizzazione oculare ha scarsi effetti sull’insulto secondario e l’onda della morte che si genera potrebbe in parte contribuire alla spiegazione dei meccanismi alla base della progressione della malattia, osservata nonostante l’ipotonizzazione oculare, in proporzioni variabili di pazienti nei grandi trial clinici e di comune riscontro nella pratica clinica quotidiana. È chiaro, per quanto esposto fin qui, che sono auspicabili nuove strategie terapeutiche di tipo neuroprotettivo da affiancare all’ipotonizzazione oculare, in grado da una parte di bloccare i meccanismi di eccitotossicità locale e dall’altro in grado di agire direttamente sui neuroni danneggiati, contribuendo alla riparazione del danno di membrana. Nell’ambito delle molecole con potenzialità neuroprotettive di particolare interesse è la citicolina per le caratteristiche del suo meccanismo d’azione e le sue potenzialità neuroprotettive. La citicolina è un precursore naturale della fosfatidil-colina che rappresenta a sua volta, come accennato in precedenza, il più importante fosfolipide costituente le membrane neuronali e mitocondriali. Somministrata in soluzione per via orale la citicolina è assorbita con la stessa rapidità della somministrazione endovenosa e viene successivamente scissa in citidina e colina che passano separatamente la barriera ematoencefalica. L’attribuzione di attività di tipo neuroprotettivo della citicolina si basa sulla duplice capacità di questa molecola di inibire l’enzima fosfolipasi A2 (principale responsabile del danno a carico della membrana neuronale della cellula in apoptosi nel corso delle malattie neurodegerative) e di fornire, come precursore della fosfatidil-colina, nuovo substrato per la ricostituzione dell’integrità di membrana del neurone danneggiato ma ancora vitale (Fig. 4). 4 Figura 4. Meccanismo d’azione della citicolina. Citicolina soluzione orale Assorbimento rapido Scissione di citidina e colina Passaggio della barriera emato-encefalica Substrato per la formazione della fosfatidil-colina Inibizione di fosfolipasi A2 Azione sul danno di membrana Effetto dopaminergico Miglioramento della conduzione del segnale visivo Già utilizzata nello stroke, nei traumi cerebrali e nelle malattie neurodegenerative quali Parkinson e Alzheimer, la citicolina è stata recentemente introdotta nel campo della malattia glaucomatosa e rappresenta nell’ambito delle molecole con potenzialità neuroprotettive una delle poche la cui azione sia sia stata esplorata in studi clinici, che per quanto preliminari, sono stati condotti nell’essere umano. In uno studio elettrofunzionale pubblicato su Ophthalmology nel 1999 da Parisi e collaboratori, sono stati analizzati i potenziali evocati visivi e gli elettroretinogrammi da pattern in 40 pazienti glaucomatosi prima e dopo 60 giorni di trattamento con citicolina intramuscolare. I risultati dello studio hanno messo in evidenza un significativo miglioramento dei potenziali evocati visivi e degli elettroretinogrammi da pattern sia rispetto al basale (Fig. 5) sia in confronto a un gruppo di pazienti trattati con placebo, permettendo agli autori di concludere che la citicolina è in grado di indurre un miglioramento della conduzione del segnale visivo nei pazienti glaucomatosi sia a livello retinico che di tutta la via ottica. I risultati sono stati successivamente confermati sia dal punto di vista elettrofisiologico che NPT 2(Suppl. 6)/2009 Glaucoma: onda della morte e neuroprotezione Figura 5. Miglioramento dei PEV e PERG nel follow-up di un paziente trattato con Citicolina rispetto al basale (da: Parisi V. 1999; mod.). Figura 6. Miglioramento del PEV in paziente trattato con citicolina (da: Rejdak R. 2003; mod.). A. PEV normale VEP basale -T 60 giorni 3 µV 180 giorni B. PEV in paziente glaucomatoso T+ 240 giorni 360 giorni PERG C. PEV dopo citicolina orale +T 1 µV basale T- 60 giorni 180 giorni 240 giorni Figura 7. Esempi di campi visivi standard bianco su bianco al basale e dopo 96 mesi di trattamento con beta-bloccanti topici (GP) e con beta-bloccanti topici più citicolina orale (GC) (da: Parisi V. 2005; mod.). 360 giorni 0 100 250 msec. campimetrico dopo un follow-up complessivo di 8 anni (Fig. 6). I risultati di Parisi e collaboratori sono stati confermati in uno studio pubblicato nel 2003 da Rejdak e collaboratori in cui è stata analizzata l’ampiezza e la latenza dei potenziali evocati visivi in pazienti glaucomatosi prima e dopo somministrazione orale di citicolina. I risultati dello studio hanno confermato una risposta al trattamento nel 62% dei pazienti trattati sotto forma di una riduzione del tempo di latenza ad aumento dell’ampiezza dei potenziali evocati visivi (Fig. 7). Accanto all’azione neuroprotettiva la citicolina presenta anche un’azione di tipo neuromodulativo prevalentemente a carico del sistema dopaminergico. L’effetto dopaminergico-simile, che offre il razionale per l’impiego della citicolina nella terapia del Morbo NPT 2(Suppl. 6)/2009 occhio GP occhio GC MD: -5,46 dB, CPSD: 4,32 dB MD: -6,28 dB, CPSD: 5,72 dB MD: -7,16 dB, CPSD: 5,72 dB MD: -4,62 dB, CPSD: 3,36 dB Basale 96 mesi 5 Francesco Oddone di Parkinson, è di particolare importanza anche a livello della funzione visiva, essendo la dopamina uno dei principali neurotrasmettitori coinvolti nella trasmissione del segnale visivo sia a livello retinico che post-retinico. Come accennato in precedenza l’obiettivo della gestione terapeutica del glaucoma è quello di preservare la funzione visiva del paziente e la relativa qualità di vita cercando di rallentare il naturale decorso della malattia a un livello tale da minimizzare l’impatto della progressione del danno funzionale sulla qualità di vita del singolo paziente. Rallentare la progressione della malattia è un obiettivo spesso non facile e può richiedere un approccio integrato. Ridurre la pressione intraoculare rappresenta tutt'oggi il cardine della gestione terapeutica del glaucoma, ma nonostante l’aggressività della terapia ipotensiva oculare, una percentuale di pazienti può continuare a progredire a una velocità rischiosa per la propria funzio- ne visiva, rischiando una compromissione della qualità di vita. L’approccio neuroprotettivo, accanto a un’aggressiva terapia ipotensiva oculare, rappresen ta probabilmente il primo tentativo di trattamento integrato della malattia glaucomatosa mirato da un lato a neutralizzare l’insulto primario che ha genera to il danno (pressione intraoculare) e dall’altro ad arginare l’“onda della morte” che alimenta la perdita funzionale nonostante un’efficace terapia ipotensi va oculare. In questo senso, la citicolina potrebbe rappresentare un ottimo candidato per una terapia integrata del glaucoma, considerando le incorag gianti evidenze cliniche preliminari di efficacia nel l’uomo e considerando la disponibilità di una forma in soluzione orale ad alta biodisponibilità (Neukron Ofta) che ne rende estremamente agevole la sua as sunzione in cicli periodici, favorendo in tal modo anche la compliance del paziente, elemento crucia le per l’efficacia di qualsiasi terapia. Bibliografia • Anon. The Advanced Glaucoma Intervention Study (AGIS): 4. 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