G It Diabetol Metab 2013;33:4-7 Lavoro originale La transizione degli adolescenti con diabete di tipo 1 in terapia con microinfusore: dalla pediatria al centro diabetologico per adulti (CdA) RIASSUNTO La transizione del paziente con diabete di tipo 1 (T1DM) dall’ambulatorio pediatrico al centro diabetologico per adulti (CdA) coincide spesso con la complessa fase adolescenziale e pone particolari problemi al paziente e al “team” di Diabetologia Pediatrica e poi dell’adulto. I diversi schemi di terapia insulinica proposti dai pediatri rispetto ai diabetologi dell’adulto possono contribuire a creare disagio nel passaggio. Viene presentata un’esperienza di transizione dall’ambulatorio pediatrico a quello degli adulti di una popolazione di adolescenti in terapia con microinfusore (CSII). Sono stati valutati 49 giovani adulti affetti da T1DM e transitati nel periodo compreso fra il 1 gennaio 2002 e il 31/12/2010 dal centro di Diabetologia Pediatrica al CdA della Città della Salute e della Scienza di Torino (età media di 18,5 ± 5,7 anni). La popolazione in esame era formata da un gruppo omogeneo di soggetti, tutti in terapia con microinfusore per insulina e inviati al medesimo CdA, attraverso un percorso programmato identificato come “ambulatorio della transizionetecnologia”. La rivalutazione clinica è stata effettuata dopo 2 anni dal passaggio. Nel corso degli anni (durata CSII: 5,6 ± 2 anni), il valore di emoglobina glicata (HbA1c) si è mantenuto sostanzialmente stabile (avvio CSII: 8,6% ± 1,5; transizione 8,23% ± 1,2; rivalutazione 8,35% ± 1,23). Il drop-out dalla terapia con pompa è stato del 10,2% e il drop-out dal centro di un solo caso, pari al 2%. Il limitato numero di drop-out dal CdA, la globale aderenza alla terapia da parte dei pazienti e la stabilità del compenso metabolico, dimostrano che il raggiungimento della maggiore età può essere un periodo della vita adeguato per il passaggio. La terapia con microinfusore, più standardizzata, potrebbe facilitare le dinamiche del passaggio, favorendo la continuità terapeutica. Il fatto che il passaggio al CdA non abbia influenzato il compenso metabolico, dimostra inoltre che i pazienti trasferiti avevano acquisito una capacità di autogestione che li rendeva più autonomi rispetto al Centro stesso. Questa esperienza di passaggio dall’ambulatorio pediatrico al CdA sottolinea l’importanza di un programma strutturato di transizione. G. Grassi1, V. Ramella1, S. Sicignano2, I. Rabbone2 1 SCDU Endocrinologia, Diabetologia e Metabolismo, Ospedale S. Giovanni Battista; 2SCDU Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, Ospedale Infantile Regina Margherita, Città della Salute e della Scienza, Università di Torino, Torino Corrispondenza: dott. Giorgio Grassi, SCDU Endocrinologia, Diabetologia e Metabolismo, AO Città della Salute e della Scienza, corso Bramante 88, 10126 Torino G It Diabetol Metab 2013;33:4-7 Pervenuto in Redazione il 04-02-2013 Accettato per la pubblicazione il 12-02-2013 Parole chiave: diabete di tipo 1, adolescenti, infusione insulinica sottocutanea continua, transizione Key words: type 1 diabetes, adolescents, continuous subcutaneous insulin infusion, transition SUMMARY Moving type 1 diabetes adolescents with continuous subcutaneous insulin infusion from a pediatric to an adult care center Children with type 1 diabetes (T1DM) are often well into adolescence when they move from a pediatric to an adult care center (ACC), and problems can arise for the patient and the care team too. The differences between the insulin therapy regimens proposed by pediatricians and adult care providers are one source of problems in this transition. We describe the transition from the La transizione degli adolescenti con diabete di tipo 1 in terapia con microinfusore: dalla pediatria al CdA pediatric center to an ACC of a group of T1DM adolescents receiving continuous subcutaneous insulin infusion (CSII). We followed a homogeneous group of 49 young adults, mean age 18.5 ± 5.7 years at first observation, from 1 January 2002 to 31 December 2010. They were all using insulin pump therapy, and were transferred to the same ACC with a program identified as “outpatient transition-technology”. They were reassessed again two years after the transition. Mean follow-up was 5.6 ± 2.7 years. HbA1c was stable throughout the CSII period (starting value 8.60 ± 1.5%, transition 8.23 ± 1.2%, re-assessment 8.35 ± 1.23%). The drop-out rate from CSII treatment was 10.2% but only one patient dropped out from the ACC (2%). The limited drop-out rates, overall adherence to the treatment, and metabolic stability show that the late teens may be a good period for transition. CSII is a well-standardized therapy and can improve the dynamics of the transfer, facilitating therapeutic continuity. The move to the ACC did not affect metabolic control, indicating that the patients had acquired adequate skills for managing their diabetes when they were transferred. This experience of moving from a pediatric center to the ACC illustrates the importance of a structured transition. 5 genze. La transizione dovrà avvenire in modo graduale, non traumatica e tenendo conto delle realtà locali. È indispensabile la comunicazione efficace tra il personale della Diabetologia Pediatrica e il personale della Diabetologia dell’Adulto, così da costituire un “team di transizione” che sia riferimento preciso per i giovani pazienti provenienti dal Centro Pediatrico e per le loro famiglie. Perché il rapporto fra Diabetologia Pediatrica e CdA si sviluppi, entrambi i Centri devono adeguare la loro organizzazione alle esigenze dei giovani pazienti con uno spirito di collaborazione. È necessario pertanto che il passaggio al CdA sia preparato, vale a dire motivato, condiviso e accompagnato, nella consapevolezza che l’educazione all’autonomia, parte integrante della cura, va intesa anche come educazione alla non dipendenza da un centro, da un’équipe, da un medico. Spesso i differenti schemi di terapia insulinica proposti dai pediatri rispetto ai diabetologi dell’adulto possono contribuire a creare disagio nel passaggio, per cui sarebbe auspicabile realizzare una continuità terapeutica per evitarlo. Scopo di questo lavoro è quello di presentare un’esperienza di transizione dall’ambulatorio pediatrico a quello degli adulti di una popolazione di adolescenti in terapia con CSII. Introduzione Il principale obiettivo della terapia del diabete di tipo 1 (T1DM) è rappresentato dall’ottimizzazione del controllo metabolico, per evitare le complicanze acute (ipoglicemie gravi e chetoacidosi) e croniche (micro- e macroangiopatia)(1). La somministrazione di insulina sottocutanea continua (CSII) si è dimostrata una modalità terapeutica sicura ed efficace sia in età adulta sia in età pediatrica(2,3). Esistono precise raccomandazioni internazionali per l’utilizzo della CSII anche in età pediatrica(4), queste ultime rivisitate dalla Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) e pubblicate nel 2008(5). In tutte le raccomandazioni viene sottolineata la necessità di un’attenta e multidisciplinare selezione dei pazienti candidati alla CSII e delle loro famiglie condotta da un team diabetologico addestrato e specializzato. La transizione dall’ambulatorio pediatrico al centro per adulti (CdA), coincide spesso con l’adolescenza e pone particolari problemi sia per la persona con diabete di tipo 1 sia per il “team” di Diabetologia Pediatrica. Mentre la terapia farmacologica e la necessità di un’adeguata nutrizione sono pressoché simili nell’adolescente e nell’adulto affetto da T1DM, esistono importanti differenze in termini fisiologici, sociali ed emozionali. Sebbene al momento attuale non siano disponibili studi controllati che consentano di definire la modalità migliore attuativa di transizione, le diverse Società Scientifiche che si occupano di patologie croniche hanno sentito la necessità di redigere delle linee guida specifiche(6-8). Il passaggio al CdA deve essere un processo e non un evento critico nella vita degli adolescenti con patologia cronica. Nel corso degli anni di frequenza presso il centro, il team pediatrico ha il compito di stimolare nei pazienti la consapevolezza che il passaggio è davvero necessario e li aiuterà a trovare soluzioni terapeutiche adeguate alle loro mutate esi- Soggetti e metodi Nel periodo compreso fra il primo gennaio 2002 e il 31/12/2010, 49 giovani adulti (27 M/22 F, all’età media di 18,5 ± 5,7 anni) affetti da T1DM hanno effettuato la transizione dall’ambulatorio di Diabetologia Pediatrica al CdA della Città della Salute e della Scienza di Torino. Tutti i soggetti venivano trasferiti allo stesso CdA ed erano in terapia con microinfusore. Modalità di transizione Il processo di transizione degli adolescenti in terapia con CSII è stato attuato nell’ambito di uno specifico “ambulatorio della transizione-tecnologia” secondo uno schema che prevede: – prima visita presso il Servizio di Diabetologia Pediatrica del/la ragazzo/a con compartecipazione delle équipe dell’ambulatorio pediatrico e del personale del CdA (team di transizione) in spazi/ore/giorni dedicati; in questa occasione si procede a presentazione da parte del team di transizione pediatrico al team del CdA del ragazzo/a e della famiglia, consegna al team di transizione dell’adulto della scheda clinica con informazioni utili (anagrafica con anamnesi personale e familiare, caratteristiche dell’esordio, iter dello schema terapeutico, attuale terapia, alimentazione, complicanze, grado di educazione, compliance su autocontrollo e autogestione), situazione caratteriale-psicologica familiare, presentazione da parte del team di transizione del CdA del proprio Centro e del progetto assistenziale (PA) e consegna al ragazzo/a della Carta dei Servizi del CdA con dettagliato profilo organizzativo; 6 G. Grassi et al. – al termine della visita formulazione del progetto assistenziale, modellato in base alle esigenze del ragazzo/a, della famiglia e del team di transizione della Diabetologia Pediatrica; – programmazione, presso il CdA della seconda visita del ragazzo/a alla presenza del personale della Diabetologia Pediatrica e del personale della Diabetologia dell’Adulto in spazi/ore/giorni dedicati. Presentazione da parte del team di transizione del CdA del proprio Centro e avvio del progetto assistenziale; – possibilità di contatti telefonici nei successivi sei mesi di follow-up fra i due team di transizione in caso di problemi particolari e assolutamente necessari nel caso in cui il ragazzo/a contattasse il team pediatrico. Nella popolazione presa in esame il grado di compenso metabolico (HbA1c %) è stato determinato nei tre momenti fondamentali della storia clinica del singolo: all’inizio della terapia con pompa, al momento della transizione e due anni dopo il passaggio al CdA. In quest’ultima fase, che abbiamo ritenuto un arco di tempo adeguato per l’adattamento alla nuova gestione del CdA, sono state raccolte le caratteristiche cliniche di tutti i pazienti transitati (peso, BMI, presenza di patologie associate e/o complicanze, durata di malattia, durata di tempo dalla transizione, durata di utilizzo della CSII, fabbisogno insulinico giornaliero e percentuale basale/bolo). Sono stati inoltre analizzati i numeri di abbandono (drop-out) dal CdA e dalla CSII dopo la transizione con le relative motivazioni. 11,00 HbA1c 10,00 9,00 8,58 8,23 % 8,36 8,00 7,00 6,00 5,00 Avvio CSII Transizione Rivalutazione Figura 1 Valori di HbA1c % al momento dell’avvio alla terapia con CSII, della transizione e della rivalutazione presso il CdA. Avvio vs transizione; avvio vs rivalutazione; transizione vs rivalutazione: p = ns. Nel periodo preso in considerazione si sono registrati un solo episodio di abbandono del CdA (2%) per trasferimento di residenza del paziente e 5 casi (3 F e 2 M) di drop-out dalla terapia con microinfusore (10,2% della popolazione), decisi dai pazienti per problemi legati alla portabilità dello strumento e/o al mancato raggiungimento degli obiettivi metabolici di buon compenso. Risultati Discussione Nella figura 1 sono riportati i valori medi di HbA1c all’inizio della terapia con CSII, alla transizione e due anni dopo. Il valore dell’HbA1c all’inizio della CSII è risultato subottimale, costituendo di per sé una delle indicazioni al passaggio alla pompa stessa(5). Al momento della transizione (durata media di utilizzo della CSII: 5,6 ± 2 anni), il compenso metabolico è risultato migliore (–0,3%) rispetto all’inizio della CSII, a conferma dei dati di letteratura secondo cui l’utilizzo di pompa infusionale determina riduzione modesta ma persistente di HbA1c rispetto alla terapia multiniettiva (MDI)(9). Dopo due anni dalla transizione al CdA, il valore di HbA1c rimaneva non significativamente modificato, in contrasto con alcune segnalazioni di peggioramento del compenso glicemico dopo il trasferimento al CdA(10,11). Le caratteristiche cliniche dei pazienti alla valutazione dopo due anni dalla transizione sono riassunte nella tabella 1. Cinque pazienti risultano affetti da patologia tiroidea (10,2%) e 6 da morbo celiaco (12,2%), percentuali che se confermano i dati di letteratura per la frequenza di tiroiditi nella popolazione con T1DM, risultano invece aumentate per quanto attiene la celiachia (12,2% vs 6%)(12-14). La frequenza/ prevalenza di complicanze microangiopatiche dopo 11,9 ± 4 anni di malattia si attesta intorno al 10% per segni di retinopatia lieve (DR grado 2) secondo i criteri di valutazione dell’Accademia Americana di Oftalmologia(15), 2% di neuropatia e 0% di nefropatia. La transizione di un paziente pediatrico verso un CdA è inevitabile, ma non esiste consenso unanime sull’età in cui Tabella 1 Dati clinici dei pazienti al momento della rivalutazione presso il CdA. n pazienti 49 Femmine/maschi 22/29 Età (anni) 20,3 ± 1 Durata diabete (anni) 11,9 ± 4 Durata CSII (anni) 5,6 ± 2 Peso corporeo (kg) 67,9 ± 10 BMI (kg/m2) 23,4 ± 3 Fabbisogno insulinico (U/kg/die) 0,74 ± 0,1 Fabbisogno insulinico basale 56% Fabbisogno insulinico ai pasti 44% Drop-out dalla CSII 10,2% Drop-out dal CdA 2% Tiroidite autoimmune 10,2% Morbo celiaco 12,2% Retinopatia (background) 10% Neuropatia periferica 2% Nefropatia (incipiente) 0% La transizione degli adolescenti con diabete di tipo 1 in terapia con microinfusore: dalla pediatria al CdA essa debba avvenire e sulle modalità attuative(7). La transizione è sicuramente un passaggio difficile per molti giovani con un notevole rischio di abbandono della continuità terapeutica; è stata infatti osservata una frequenza di dropout dal CdA pari al 30-40% dei pazienti transitati(11). La pianificazione di un percorso di transizione con il coinvolgimento paritario delle due équipe diabetologiche (pediatrica e CdA) è ritenuta in grado di migliorare i risultati di aderenza al follow-up e di compenso metabolico(6-8). La nostra esperienza di passaggio dall’ambulatorio pediatrico al CdA è chiaramente indicativa dell’importanza della metodologia di transizione, che deve essere strutturata e pianificata con il contributo dei care-giver coinvolti. L’età da noi scelta per il passaggio è stata quella dei 18 anni (18,5 ± 5,7), in accordo con le linee guida italiane(8); i risultati presentati in termini di drop-out dal CdA (solo 2%), di globale aderenza alla terapia da parte dei pazienti e di compenso metabolico, dimostrano che questa età può essere un periodo della vita adeguato per la transizione, almeno per la categoria di soggetti in terapia con CSII che sono una popolazione selezionata in grado di aderire correttamente alle terapie proposte. La terapia con microinfusore, più standardizzata e soggetta a linee guida condivise sia dai pediatri sia dai diabetologi dell’adulto, può facilitare le dinamiche della transizione in quanto, educando il paziente a un’elevata responsabilizzazione gestionale, riduce la necessità di variare schemi consolidati. La continuità terapeutica assicurata nella fase di transizione è stata verosimilmente uno dei fattori che ha permesso ai nostri pazienti il successivo mantenimento di un compenso metabolico migliore rispetto all’inizio della terapia con microinfusore. La valutazione delle complicanze microangiopatiche effettuata nella nostra casistica dopo più di dieci anni dall’esordio di malattia (in media 11,9 ± 4 anni) ha evidenziato presenza di retinopatia (10%) in 5 casi, di neuropatia (2%) in solo uno e assenza di nefropatia. I soggetti con retinopatia (RD di 2° grado lieve senza necessità di intervento terapeutico) avevano, a parità di compenso metabolico (HbA1c 8,2 ± 1,9% vs 8,4 ± 1,2%), una durata di malattia superiore (14,26 ± 4,1 anni vs 11,5 ± 1,2) rispetto agli esenti da complicanze. Un follow-up di più lunga durata è sicuramente necessario per confermare l’utilità della metodologia di transizione da noi adottata. Sarebbero inoltre auspicabili studi longitudinali controllati su ampie casistiche per confermare se una modalità terapeutica più standardizzata come quella della CSII sia in grado di garantire anche al di là della fase della transizione una continuità del processo di cura, influenzare positivamente il rapporto con il team curante e soprattutto migliorare il compenso metabolico e la qualità di vita del paziente, premessa per la riduzione delle complicanze a lungo termine del diabete(1). Conflitto di interessi Nessuno. 7 Bibliografia 1. The Diabetes Control and Complications Trial Research Group. The effect of intensive treatment of diabetes on the development and progression of long-term complications in insulin-dependent diabetes mellitus. N Engl J Med 1993;329(14):977-8. 2. Pickup J, Keen H. Continuous subcutaneous insulin infusion at 25 years. Evidence base for the expanding use of insulin pump therapy in type 1 diabetes. Diabetes Care 2002;25:593-8. 3. 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