Farmaci, mai dare confidenza Senza che nessuno si allarmi, i farmaci sono, per definizione, tossici. Sono veleni, come precisa il termine greco pharmakon, dal quale deriva. Tutti i farmaci, se assunti in dosi superiori alle prescrizioni mediche, sono nocivi. Per questo è sempre opportuno attenersi alle indicazioni, sia per la posologia (dosi e orari di assunzione del farmaco) sia il caso di assunzione prima o dopo i pasti. In ipotesi basterebbe seguire il contenuto del foglietto illustrativo, ma questo non sempre è chiarissimo. Il medico – e in seconda battuta il farmacista, al quale ci si può sempre rivolgere per qualsiasi chiarimento – dà le opportune indicazioni di ciascun medicinale che prescrive. E spesso le ripete, proprio ad evitare equivoci o incomprensioni. Non a caso alle persone molto anziane, che spesso dimenticano di assumere i farmaci salvavita, occorre controllare che lo facciano. O somministrare loro i medicinali al momento opportuno. Il tema intossicazione da farmaci non è frequente nel nostro Paese, quando si fa riferimento ai farmaci da banco. Come segnala il professor Stefano Govoni, docente di farmacologia presso l’università di Pavia, “basta osservare le regole auree dell’automedicazione. In particolare quella che suggerisce di evitare, quando possibile, di assumere più di un farmaco contemporaneamente o a distanza di poche ore, per le possibili interazioni negative”. Poi Govoni suggerisce di “leggere sempre le indicazioni riportate sulla confezione e sul foglietto illustrativo”, così come rammenta il precetto di “evitare gli alcolici, che interagiscono con molti farmaci”. Vale, per tutti, il principio che ai farmaci non si deve mai dare confidenza. In ogni caso, di particolare conforto è la competenza del farmacista, a fronte di studi accurati di farmacologia e di continui aggiornamenti attraverso la farmacopea ufficiale, perché il problema si può porre per le interazioni tra i due farmaci impiegati contemporaneamente: “Qualche controindicazione si può presentare”, ricorda ancora Govoni. “Intuibile è l’attenzione da riservare ai farmaci da banco in caso di gravidanza o di puerperio, proprio per le eventuali conseguenze sul feto o sul neonato”. Diversa è l’incidenza delle intossicazioni da farmaci nei vari Paesi, in particolare dove la vigilanza si allenta. Negli Stati Uniti, dove sono numerosissimi i drugstore, gli empori dove ci si approvvigiona di farmaci da banco senza che un farmacista ne suggerisca il corretto impiego, sono frequenti i dosaggi errati uno scriteriato “fai da te”. L’intossicazione da farmaci è infatti diventata ormai la seconda causa di morte accidentale negli Usa. Ha addirittura scalzato gli incidenti stradali nella classe di età dei trentacinquenni. Per qualsiasi intossicazione entrano in gioco i Centri Antiveleno, operativi sul territorio per scongiurare gli effetti nocivi dell’assunzione di funghi velenosi e di farmaci. In molti casi, per fortuna, molti sono i casi di presunti avvelenamenti. Statisticamente il 34 per cento dei casi di avvelenamento riguarda i farmaci. Purtroppo il 44 per cento dei casi, ricorda il professor Govoni, “riguarda i bambini tra 0 e 4 anni, nonostante i farmaci siano tenuti lontani dalle loro curiosità e soprattutto sia difficile aprire le confezioni”. "Le cause più frequenti - dice Franca Davanzo, responsabile del Centro Antiveleni di Niguarda, Milano, sono soprattutto dovute all'assunzione da parte dei bambini di farmaci lasciati alla loro portata, piuttosto che ad errori di somministrazione del farmaco prescritto in terapia". Il Centro Antiveleni si occupa non dei soli farmaci ma di tutti i prodotti che possono dare origine a intossicazioni acute (casalinghi, alimenti, cosmetici, droga, presidi medico chirurgici, antiparassitari e altri). Esiste poi l'assunzione volontaria di farmaci per farla finita e chi decide di suicidarsi spesso mette in atto il proposito impiegando dei cocktail di farmaci in dosaggi spropositati. Le sostanze impiegate sono le più varie, e comprendono medicinali (soprattutto psicofarmaci: barbiturici ed altri), veleni veri e propri (stricnina) ed altri composti chimici (alcol metilico, solventi, coloranti). I sintomi dell’avvelenamento Quando sostanze tossiche o nocive entrano in contatto (per ingestione o inalazione,) con il nostro organismo, ecco che si presenta un avvelenamento. I sintomi possono essere immediati ma possono riscontrarsi anche dopo 12-48 ore. I più comuni sono nausea, vomito, crampi e dolori addominali. Qualora le sostanze tossiche siano ingerite involontariamente, non è sempre facile collegare i sintomi a ciò che si è ingerito, soprattutto se è passato del tempo. Davanti a un sospetto di avvelenamento è indispensabile individuare la tipologia della sostanza tossica ingerita e consultare immediatamente un medico o recarsi tempestivamente in un pronto soccorso, avendo l'accortezza di: - portare con sé il contenitore della sostanza ingerita; - accertarsi, anche chiedendo ad altri membri della famiglia o comunque a chi era presente, della quantità ingerita e del tempo trascorso dall'assunzione. La gravità dell'avvelenamento dipende dal tipo di sostanze ingerite. Prima di qualsiasi intervento è bene telefonare a un centro antiveleni e alle richieste del medico essere pronti a fornire le seguenti informazioni: - età e peso del paziente; - sostanza assunta (se si tratta di un farmaco, anche il solo nome commerciale); - dose assunta; - tempo trascorso dall'assunzione; - sintomi presenti. Le casistiche di un grande Centro Gli errori nell’assunzione dei farmaci, in primis quelli a base di paracetamolo, sono in aumento. Lo rilevano il Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano e quello degli ospedali di Bergamo e Pavia, proprio perché esiste un valido programma di farmacovigilanza per sensibilizzare i cittadini a un uso più consapevole dei farmaci. Il 20% delle segnalazioni raccolte in autunno, periodo contrassegnato dalla diffusione dell’influenza, ha riguardato il paracetamolo assunto in misura eccessiva, probabilmente perché presente in più farmaci dai nomi diversi.