Renato Lunardi Pierluigi Sostaro Ver.01 -1- Sanguinello (cornus sanguinea) Il sanguinello è un arbusto che può crescere fino ad un massimo di cinque metri. Le sue foglie sono ovali e possono raggiungere una lunghezza di dieci centimetri. La nervatura delle foglie è ricurva e i piccioli non presentano peluria. I giovani polloni dell'arbusto si raccolgono a fine inverno per fabbricare graticci e cesti. Dalla scorza dei rami si estrae la dimetilglicina. Questa pianta ha proprietà antitrombotiche e anticoagulanti, trova indicazione nell‘ipertiroidismo con segni di tireotossicosi (dimagrimento, tremori fini delle mani, tachicardia, ansia, diarrea, etc.) I fiori sono ermafroditi e autoimpollinanti. Il sanguinello fiorisce da maggio a giugno; i fiori sono bianchi e profumati. Vengono impollinati da diverse specie di api. La pianta spontanea è fruttifera da agosto a settembre. I frutti sono drupe grandi come un pisello e non commestibili e che in seguito alla maturazione diventano neri. I frutti vengono mangiati dagli uccelli e da alcuni mammiferi. -2- Acero campestre L’acero campestre, denominato anche acero oppio, appartiene alla famiglia delle Aceracee, al genere Acer ed alla specie campestre. È un albero a crescita lenta, con una longevità superiore ai 100 anni, di medie dimensioni, alto fino a 15-18 m, con una chioma compatta e tondeggiante; nei casi in cui il tronco si ramifica in basso la pianta assume un portamento arbustivo. Il fusto è ramificato, contorto e può raggiungere un diametro di circa 1 m, i rametti rispetto agli altri aceri sono pelosi, la corteccia è liscia e scura nelle piante giovani, mentre negli esemplari adulti presenta delle fessure rettangolari ed assume una colorazione marrone tendente al grigio. Le foglie sono caduche, opposte, provviste di picciolo, lunghe 7-15 cm (picciolo incluso) e larghe fino mediamente 7-8 cm, lisce, con 3-5 lobi arrotondati, verdi scure e di un color giallo lucente in autunno. I fiori sono ermafroditi, di un colore giallo tendente al verde e riuniti in infiorescenze lunghe 710 cm. La fioritura avviene contemporaneamente all’emissione delle foglie nei mesi di aprile e maggio, l’impollinazione è entomofila. Il frutto è una samara costituita da due semi alati, lunghi fino a 3 cm e disposti in modo da formare un angolo piatto. Il legno è resistente ed è impiegato per costruire soltanto piccoli oggetti e come combustibile in quanto si deforma facilmente. -3- Melo selvatico Il Melo selvatico (Malus sylvestris) è un albero di piccole dimensioni appartenente alla famiglia delle Rosaceae. Non ha un’apparenza imponente né è molto longevo dato che non arriva al secolo di età morendo verso gli 80 anni circa. Raggiunge i 10 m di altezza in condizioni ottimali ma più spesso si ferma a 3-6 m. Il tronco è esile, dritto oppure contorto e nodoso a seconda dei casi, con corteccia grigio bruna liscia all’inizio e poi divisa a placche con l’età. I rami sono robusti e distesi, i rametti spinescenti sono prima verdastri e tormentosi poi assumono colorazione bruno rossiccia. La chioma è globosa. Le foglie sono alterne e semplici, di forma ovata o rotondato-ovata lunghe 3,5-8 cm e larghe 2,5-4 cm, con il margine dentellato o seghettato e l’apice acuto e la base cuneata oppure arrotondata. All’inizio sono tormentose poi diventano glabre, di colore verde scuro e coriacee, con le nervature secondarie che si curvano verso l’apice della foglia. I fiori compaiono dopo le foglie, tra aprile e maggio, e sono ermafroditi riuniti in corimbi o ombrelle di 3-7 elementi. Ogni fiore ha sepali lunghi fino a 7 mm e cinque petali rotondeggianti di solito non sovrapposti lunghi 10-15 mm di colore bianco sfumato di rosa solo nei boccioli. Gli stami hanno le antere gialle. I frutti maturano tra agosto e ottobre e sono pomi sferoidali a volte costoluti dalla polpa aspra e verdastra, con la buccia (epicarpo) gialla in alcuni casi striata di rosso. Hanno un diametro di 2-3 cm e sono molto profumati. Contengono una decina di semi bruni ciascuno. -4- Ciliegio selvatico (prunus avium) Il ciliegio selvatico, famiglia delle Rosaceae, come suggerisce il nome latino è albero caro agli uccelli per i suoi frutti, merli e tordi in primis, ma non solo a questi. La fioritura precoce sostiene e nutre le api e molti altri insetti pronubi. Come molte altre piante da frutto non è originario del nostro paese, ma dell’Asia Minore da cui venne importato in epoca preistorica. Ambientatosi con successo oggi può essere considerato spontaneo tanto dell’area mediterranea come dell’Europa centrale. Il ciliegio selvatico non essendo pianta molto longeva, supera raramente il secolo di vita, e raggiunge i 25 metri d’altezza. Il tronco, se non cimato, è diritto, regolare, slanciato, ma possente. I rami hanno portamento ascendente, la chioma è ampia e di forma piramidale. La corteccia, lucida nei giovani soggetti, diventa grigia, poi, bruna e infine rossastra con caratteristiche scortecciature naturali in bande trasversali. Caratteristica è anche la spiccata attitudine del ciliegio a produrre resina di consistenza gommosa in corrispondenza di ferite. I fiori del ciliegio selvatico precedono di poco l’emissione delle foglie che crescono mentre questi ancora persistono sui rami. Di colore bianco, peduncolati, sono raccolti in numero da due a otto ombrelle rade che accrescono l’effetto visivo a “nuvola”. nerastro. -5- Prugnolo (prunus spinosa) Il Prugnolo è un arbusto spinoso a lento accrescimento, dal fogliame caduco, alto mediamente da mezzo metro a due metri, che può raggiungere i 4-5 metri a seconda del portamento e dell'ambiente. Il fogliame assume in autunno un'intensa tonalità giallo-brunastra. I fiori si sviluppano molto prima della fogliazione, e compaiono a migliaia, per poco tempo, da marzo a maggio. Emanano odore di miele e producono abbondante nettare. I frutti sono drupe sferiche di 10-15 mm. di diametro o al massimo grandi come una nocciola, brevemente peduncolate e coperte da una patina bluastra che diventa blu-nerastra a maturità. Il frutto ha un sapore aspro, molto acidulo e allappante che diventa poco più dolce dopo il primo gelo. Fruttifica da settembre a ottobre con drupe lungamente persistenti sui rami, mangiate volentieri da uccelli, lepri e volpiE’ un arbusto abbastanza longevo: vive in media 60-70 anni. Prugnolo è simbolo di indipendenza. Nelle antiche credenze popolari era considerato albero magico: l'impenetrabile intreccio dei suoi rami poteva ospitare il bene e il male. Si credeva che piantandolo davanti alle case, queste fossero protette dal fuoco e dai fulmini, mentre gli abitanti lo erano delle malattie. La pianta, però, è nota da millenni per le sue straordinarie ed eccezionali capacità medicamentose. Le parti maggiormente utilizzate dell’arbusto sono i fiori ed i frutti (prugnole), anche se in alcune zone vengono utilizzate anche le gemme, la corteccia e le foglie. Il consumo dei frutti provoca un aumento dell'appetito e una sensazione rinfrescante e rivitalizzante; si possono mangiare freschi, cotti o sotto forma di sciroppo. -6- Frassino (fraxinus) Il frassino è un albero che appartiene alla famiglia delle Oleacee. Il frassino comune è un albero che è presente in tutta Europa, ma anche nell'Asia Occidentale sino all'Afghanistan e nell'Africa nordoccidentale; i suoi arbusti raggiungono i 35 metri di altezza, con chioma poco ramosa e leggera, con un fusto dritto e cilindrico, senza rami anche fino a 20 metri di altezza. La corteccia inizialmente è liscia ed olivastra, poi diventa grigia e rugosa; le foglie del frassino sono grandi, composte da 9-10 foglioline, di colore verde scuro sopra e verde chiaro al rovescio. Le foglie del frassino compaiono esclusivamente dopo la fioritura della pianta, che avviene tra Aprile e Maggio; i fiori sono piccoli, nudi, sia ermafroditi, sia solo maschili o femminili e si identificano per gli stami di color bruno rossiccio. Le foglie si raccolgono quando sono molto giovani, ancora ricoperte da un sottile strato leggermente appiccicoso e zuccherino; si lasciano essiccare senza il peduncolo per preparare un ottimo tè. -7- Bagolaro Tra le piante rustiche e veloci non poteva mancare il Bagolaro, per la sua grande adattabilità, la sua resistenza ad avversità di varia natura, infine per il suo buon ritmo di crescita. Appartiene alla famiglia delle Ulmacea, è un albero piuttosto longevo, a foglia caduca, grande e robusto, cresce spontaneamente in tutta l'area del mediterraneo e nell'Asia occidentale, a maturità può raggiungere i 25/30 metri di altezza. Il tronco non cresce molto in lunghezza ma si presenta robusto e solcato, in et adulta, da profonde nervature. Il suo diametro si presenta più ampio verso la base. La corteccia dei giovani alberi appare liscia e di colore grigio chiaro, e diviene via via più scura e rugosa con il passare del tempo. I rami primari presentano dimensioni ragguardevoli, mentre quelli secondari hanno portamento pendule. La chioma del Bagolaro fitta, espansa e tondeggiante, tale da offrire un ottimo riparo agli uccelli. La vigorosa crescita del suo apparato radicale gli valsa l'attribuzione del nome spaccasassi, perché è in grado di penetrare e frantumare anche i massi più grossi. Il Bagolaro fiorisce tra aprile e maggio e produce dei frutticini eduli, dal sapore dolciastro, che a maturazione divengono scuri. Gli uccelli ne vanno ghiotti. Il Bagolaro viene solitamente impiegato nelle alberature stradali, nei parchi cittadini e nel rimboschimento di terreni sassosi e considerati difficili. -8- Acero negundo L’acero negundo o acero americano può avere portamento arboreo, con chioma medio-alta e globosa, o arbustivo-cespuglioso, con più fusti basali, chioma bassa con apice allargato; arriva a 10-15 m di altezza. La scorza nei rami più giovani è bruno-ocracea (i rami prima di lignificare rimangono a lungo verdi), quella dei rami più vecchi è grigio-brunastra, irregolare ed incisa con strisce in rilievo. Le foglie decidue, di tipo imparipennato con 3-5-7 foglioline inserite in modo sessile o sub-sessile sul picciolo comune. Le foglioline, lunghe 4-7 cm, sono di forma ovoidale-ellittica o lanceolata con apice acuto e margine dentato-irregolare. Esistono varietà ornamentali con foglie screziate di bianco o giallo. Pianta dioica; Le infiorescenze maschili sono formate da corimbi eretti, giallo-verdastri con sfumature rosate; quelle femminili da amenti più lunghi e penduli di color giallo-verdastro; fiorisce in aprile-maggio. I frutti sono rappresentati da samare doppie ad ali allungate (3-4 cm). Molto usata come pianta ornamentale anche per il suo rapido accrescimento. Come l'Acero saccarino, dalla lifa si ottiene una sostanza zuccherina, chiamata sciroppo d'acero (maple syrup) e usata sui pancakes. -9- Robinia Albero a foglia caduca, originario dell'America settentrionale, che raggiunge i 25-30 m di altezza. Questi alberi sono molto diffusi nei boschi Europei ed Australiani, in quanto nei secoli scorsi venivano utilizzati per consolidare pendii franosi o terreni incolti. Ha fusto eretto, con corteccia marrone scuro, profondamente fessurata; la chioma è densamente ramificata, tondeggiante, tende a divenire disordinata con il passare degli anni; i giovani rami spesso presentano spine scure. Le foglie sono composte, di colore verde chiaro, costituite da 7-21 piccole foglie ovali, che divengono dorate prima di cadere, in autunno. In maggio-giugno produce numerose infiorescenze pendule, costituite da fiorellini bianchi o leggermente dorati, profumati, che attirano le api. In settembre sulla pianta si possono notare i baccelli che contengono i grossi semi scuri. In molti boschi della nostra penisola le robinie si sono sviluppate a scapito delle specie autoctone. -10- Quercia Il genere Quercus comprende parecchie specie (circa 500) di alberi dalle caratteristiche foglie lobate o dentate. Per la maggior parte si tratta di piante caducifoglie, ma qualcuna è anche sempreverde o semipersistente (ossia mantiene le foglie verdi tutto l'inverno, ma le perde a primavera quando compaiono le nuove). Fiori maschili e femminili crescono sulla stessa pianta; quelli femminili danno origine alle ben note ghiande, usate come cibo per i maiali. La più coltivata è la q. borealis (o rubra), comunemente chiamata "quercia rossa" per il colore scarlatto che assumono le foglie in autunno. Originaria degli Stati Uniti e del Canada, è stata la prima ad essere introdotta in Europa. Raggiunge i 30 m di altezza e i 25 di diametro della chioma nell'individuo adulto. Ha foglie lunghe (10-20 cm), decidue, profondamente lobate (con 7-11 lobi dentati), che richiamano quelle della q. coccinea, un'altra quercia americana di taglia più piccola (1015 m di altezza) e di rapida crescita. Entrambe le specie sono molto rustiche. -11- Tiglio Il tiglio appartiene al genere Tilia ed alla famiglia delle Tiliaceae e la specie utilizzata a scopi terapeutici è Tilia cordata Mill. Il tiglio è una pianta originaria dell'Europa e del Caucaso diffusa nelle zone collinari e non si spinge in montagna. E' provvista di un robusto tronco, breve, liscio quando la pianta è giovane e variamente fessurato e spaccato quando la pianta diventa adulta con una ramificazione densa e compatta e allo stato naturale non supera i 25 m di altezza. E' una specie decidua, con foglie di colore verde scuro e lucide e terminanti con una breve punta. Le foglie hanno dei piccoli ciuffi di peli rossicci agli angoli delle nervature nella pagina inferiore. I fiori del tiglio sono ermafroditi, molto profumati, di colore bianco-giallastri, riuniti in piccoli mazzetti portati da un peduncolo che parte dalla brattea laterale che serve a favorire la disseminazione dei frutti, una volta maturi, ad opera del vento. I frutti sono a forma di capsula ovale delle dimensioni di un pisello. Il tiglio fiorisce nei mesi di giugno - luglio ed i semi maturano ad ottobre. -12- Olmo L'olmo, nome comune per ulmus, appartenente alla famiglia delle Ulmacee, è un albero dalle grandi dimensioni, originario dell'Europa, dell'Asia e del Nord America, a seconda delle diverse specie. Nel nostro paese si trovano prevalentemente le specie campestre e montano. L'olmo può arrivare fino a 30 metri di altezza e la sua chioma che si presenta in forma ovale o conica, arriva fino a 10 metri di ampiezza. La sua corteccia è di colore grigio e presenta superficie liscia per quanto riguarda gli esemplari di giovane età. Col tempo, la sua tonalità tende al bruno scuro e la corteccia mette in evidenza diverse e rilevanti fenditure. La pianta si presenta dunque con una struttura imponente e una certa eleganza, ed è utilizzato a livello ornamentale sia come esemplare isolato sia accompagnato da altri alberi con la finalità di alberare viali in giardini di grandi dimensioni, ma anche in parchi o in spaziose tenute. La sua chioma, larga ed elegante, è uno dei segni distintivi della sua bellezza. Per il fatto che essa si presenta non troppo fitta, la pianta cresce assai meglio in quei luoghi in cui è presente una buona luminosità ma anche un opportuno riparo dal sole. -13- Pioppo Il pioppo, nome comune per Populus, appartiene alla famiglia delle Salicacee. E' una pianta che ha una crescita molto rapida e può arrivare fino a trenta metri di altezza. Il pioppo ha origine nell'emisfero settentrionale e vanta una trentina di specie diverse. In Italia è ampia la sua diffusione nella Pianura Padana, da dove, transitando, si può facilmente osservare come questo tipo di albero sia particolarmente coltivato su grandi superfici, soprattutto in posizione ravvicinata rispetto al corso del Po. La caratteristica leggerezza delle sue foglie, così come della sua chioma, non eccessivamente fitta, e del suo colore molto chiara unito alla forma elegante e colonnare che si riscontra in molte tra le sue specie, rendono il pioppo particolarmente apprezzato nella formazione di viali, sia in parchi che in giardini. Sempre in virtù della chioma leggera e della sua facile adattabilità al pieno sole, il pioppo viene anche spesso utilizzato nella costruzione di schermature o barriere frangivento. Il tronco del pioppo è eretto e nodoso con molte ramificazioni. La sua corteccia è bianca, oppure di colore grigio chiaro che con il trascorrere degli anni va a intensificarsi verso una tonalità bruna o grigio-scura. -14- Carpino albero deciduo, poco longevo, che in età adulta cresce fino a 20-25 metri di altezza. Originario dell'Europa, dell'Asia e dell'America, è abbastanza utilizzato nei giardini e nei parchi, solitamente come esemplare singolo. Presenta corteccia liscia e grigia; le foglie sono verde scuro sulla pagina superiore, più chiare su quella inferiore, arrotondate, doppiamente dentellate e appuntite; in autunno le foglie divengono di un appariscente colore rosso scuro-aranciato, prima di cadere. I fiori femminili e quelli maschili crescono separati, ma sulla stessa pianta: quelli maschili sono amenti allungati e penduli, di colore giallastro, quelli femminili sono dapprima eretti, poi si allungano a diventare penduli, di colore bianco panna. I semi sono ricoperti da brattee a tre lobi e crescono a ciuffi. -15- Salicone Il Salicone (Salix capea) è un piccolo albero oppure un arbusto, che raggiunge al massimo i 12-15 m di altezza appartenente alla famiglia delle Salicaeae. La corteccia è verdastra nelle fasi giovanili, diventa screpolata e grigio bruna con il passare del tempo. La chioma è slanciata. Le foglie sono decidue, alterne, di forma ovale oppure ellittica. La pagina superiore è verde e opaca, quella inferiore biancastra, vellutata al tatto a causa della tormentosità che la copre e con le nervature in rilievo. Il margine fogliare è intero oppure dentellato in modo irregolare, la foglia è lunga in media 5-8 cm e larga circa 3-4 cm. La fioritura avviene tra febbraio e aprile, su piante dioiche cioè a sessi separati. Il Salicone maschio presenta numerosi amenti eretti e di forma ovoidale, densi, coperti di peli argentei lunghi circa 2-4 cm, composti di singoli fiori caratterizzati dai due stami gialli, mentre il Salicone femmina ha gli amenti più lunghi e cilindrici, che da eretti si incurvano nel tempo, i cui fiori presentano l’ovario verde sormontato dal pistillo. I frutti sono capsule allungate di forma conica color verde grigiastro, contenenti numerosi semi molto piccoli, provvisti del un pappo cotonoso per la disseminazione anemocora. Non è un albero molto longevo, come tutti i salici. La sua fioritura è molto preziosa per le api, che la visitano volentieri per riacquistare vitalità dopo l’inverno. -16- Nocciolo Pianta originaria dell'Asia Minore. In Italia è diffuso in tutte le regioni, dalla pianura fino 1300 m di altitudine Appartiene alla Famiglia delle Betulaceae. Il nocciolo comune coltivato in Italia presenta un gran numero di varietà. Portamento a cespuglio, pollonifero, alto in genere 2-4 m (max. 7 metri). Il fusto è sottile e slanciato. I giovani rami recano peli corti, in parte ghiandolari. La corteccia è di colore marrone grigio, precocemente glabra, con solcature longitudinali e sparse lenticelle chiare. Le radici sono superficiali; le foglie alterne rotondo-ovali con picciolo lungo. La pagina superiore è verde poco pelosa; la pagina inferiore è più chiara; le nervature sono evidenti. Pianta monoica con fiori riuniti in infiorescenze unisessuali che si sviluppano molto prima delle foglie. Gli amenti maschili sono riuniti in gruppi di 2-4 all’estremità oppure all’ascella delle foglie dei rami dell’anno precedente; ogni amento è in realtà un insieme di tanti piccolissimi semplicissimi fiori, formati ciascuno da una squametta che protegge gli stami. I fiori femminili sono invece nascosti entro piccole gemme: contemporaneamente alla fioritura dei fiori maschili, emettono gli stimmi, un ciuffetto rosso presente all’apice destinato ad accogliere i granuli di polline Il frutto è un diclesio (nocciola e involucro), il cui pericarpio legnoso contiene un seme dolce e oleoso (nocciola). -17- Biancospini Il nome botanico è crataegus, e al genere appartengono circa duecento specie di arbusti o piccoli alberi, a foglia decidua, diffusi allo stato naturale in Europa, in Asia, Africa e nord America; appartengono alla famiglia delle rosacee, e il nome comune è dovuto al fatto che le specie più diffuse in Europa’ e in Italia, hanno fiori candidi, simili a piccolissime rose semplici, e i rami portano spine molto acuminate.Solitamente viene chiamato biancospino crataegus monogyna, una specie molto diffusa in Europa. Nei giardini italiani, anche nelle alberature stradali, troviamo di solito crataegus monogyna e crataegus laevigata (che offre il vantaggio di avere una bella fioritura rosata o rossa) e i loro vari ibridi creati nel corso dei secoli; in natura, nei boschi italiani, troviamo anche crataegus azarolus. Queste piante hanno fogliame di colore verde scuro, lucido, con forma lobata; i fiori sono piccoli, e sbocciano all’inizio della primavera, riuniti in corimbi, ovvero in piccoli mazzetti; ai fiori seguono piccoli frutti, dei pomi, commestibili, anche se il sapore è talvolta leggermente acidulo; i frutti sono tipicamente di colore rosso vivo, ma esistono specie a frutti gialli, verdi, o porpora; crataegus azarolus ha frutti un poco più grandi rispetto alle altre specie, e appartiene al gruppo dei frutti antichi e dimenticati, gli azzeruoli venivano un tempo coltivati come fonte di frutta a buon mercato, e con le minuscole mele si preparavano salse, composte e marmellate. Gli arbusti non divengono molto ampi, in genere non superano i 3-5 metri di altezza; in genere si utilizzano in giardino come esemplari singoli, è infrequente vedere dei biancospini posizionati a formare delle siepi, nonostante il portamento eretto e compatto. -18- Ciliegio tardivo (prunus serotina) Il Ciliegio tardivo è una pianta che si può coltivare in giardino per tutto l'arco dell'anno. Non teme il freddo e sopporta temperature minime molto rigide. Durate l'inverno le giovani piante possono necessitare di una leggera protezione dal vento o dal freddo; nel mettere a dimora esemplari molto giovani, con il fusto sottile, provvediamoli di un alto tutore che li mantenga eretti. Il Ciliegio tardivo ha lo sviluppo di un albero. Ciliegio tardivo non è sempreverde; durante estate assume una colorazione viola rosa ; gli esemplari adulti sono di taglia grande e raggiungono i 16 m di altezza. Crescendo sviluppano un arbusto tondeggiante. Le alberature tendono a trovare gran parte dei nutrienti nel terreno, poiché le loro radici si diramano anche per decine di metri. -19- Viburno Il genere viburnum comprende circa duecento specie di arbusti di dimensioni varie, decidui o sempreverdi, originari dell'Asia e dell'Europa; molto diffusi nei giardini per la facilità di coltivazione, hanno in genere forma arrotondata, o eretta, e raggiungono i 3-4 metri di altezza nell'arco di alcuni anni. Il fogliame è ovale o lanceolato, in genere coriaceo, liscio o rugoso, a seconda della specie, di colore verde scuro. I fusti sono molto ramificati, e sopportano potature anche drastiche, per mantenere l'arbusto più compatto. Le specie a foglia caduca fioriscono in primavera, la gran parte delle specie sempreverdi fioriscono in autunno o in primavera. Quasi tutte le numerose specie di viburno producono decorative bacche, che rimangono sulla pianta a lungo. I fiori dei viburni sono riuniti in caratteristici racemi ad ombrello, e così anche le bacche -20- Ligustro Il ligustro è una delle specie sempreverdi più usate per la creazione di siepi. Pianta di origine giapponese, il ligustro cresce spontaneamente anche in Europa, con la varirtà lugustrum vulgare. In natura esistono diverse specie di ligustro, non tutte adatte alla creazione di siepi. Alcune varietà si possono, infatti, allevare ad alberello, altre possono formare delle aiuole basse, altre ancora possono dare vita a bellissime siepi sciolte. Queste ultime sono le siepi più diffuse in giardino e negli spazi pubblici: delimitano lo spazio circostante e garantiscono un buon ombreggiamento. Il ligustro da siepe richiede attenzioni e cure particolari, sia per non farlo crescere troppo, sia per non farlo seccare durante i mesi caldi. Anche se la pianta si adatta bene a qualsiasi esposizione e substrato, bisogna calibrare con attenzione e regolarità tutti gli interventi colturali: messa a dimora, concime, irrigazione e potatura. La potatura è forse l’intervento più importante per la sopravvivenza e per la resa estetica della siepe di ligustro. La pianta, infatti, tende a crescere molto velocemente e ciò può compromettere l’armonia dello spazio circostante. -21- Buddleia Le buddleia costituiscono una famiglia di circa cento arbusti, sia sempreverdi che decidui, originari dell'Asia e del sud Africa, diffusi anche in Europa e nel continente Americano. Sono costituite da ciuffi di lunghi steli arcuati, ricoperti da lunghe foglie lanceolate, verde scuro, con la pagina inferiore bianca o grigia. Dall'inizio dell'estate fino all'autunno producono grandi spighe di bellissimi fiorellini tubolari, profumati di miele e molto colorati, rosa, bianchi o lilla, che attirano le farfalle. -22- Rosa canina La Rosa canina (Rosa canina L.) fa parte della famiglia delle Rosaceae, la stessa a cui appartengono anche le più note rose da giardino. È un arbusto che vive allo stato selvatico ed è caratterizzato da grandi fiori di colore roseo o bianco e da un frutto di colore rosso cupo ricco in acidi organici. Grazie al contenuto di vitamine e sali minerali, è indicata sia in estate per le sue caratteristiche dissetanti e reidratanti, che in inverno. -23- Acero platanoide L’acero platanoide, denominato anche acero riccio, appartiene alla famiglia delle Aceracee, al genere Acer ed alla specie platanoides. È un albero di dimensioni abbastanza grandi, alto al massimo fino a 30 m, caratterizzato da una crescita piuttosto veloce, con una chioma tondeggiante e molto espansa, infatti può raggiungere un diametro superiore ai 10 m; inoltre è piuttosto longevo in quanto in grado di sopravvivere per 200-250 anni. Il tronco è eretto ed il suo diametro può essere maggiore di 1,5 m, la corteccia è di un colore grigio tendente al marrone, liscia nelle piante giovani, mentre presenta delle fini fessurazioni longitudinali negli esemplari adulti; le gemme sono rossastre. Le foglie sono caduche, opposte, provviste di un lungo picciolo, lisce, lunghe fino a 15 cm e larghe 10-20 cm, con 5 lobi palmati, separati da incisioni superficiali, ciascuno dotato di 1-3 denti acuminati, di color verde chiaro che in autunno vira al giallo o al rosso; una volta avvenuta la caduta delle foglie dal picciolo fuoriesce la linfa. I fiori sono ermafroditi, di piccole dimensioni, di un colore giallo tendente al verde e riuniti in gruppi di 15-30 in infiorescenze erette a corimbo localizzate all’ascella delle foglie dei rametti. La fioritura avviene ad inizio primavera, prima dell’emissione delle foglie. Il frutto è una samara costituita da due semi alati disposti in modo da formare un angolo quasi piatto, lunghi complessivamente 3-5 cm, mentre i soli semi sono piatti con un diametro di circa 1,5 cm ed uno spessore di 3 mm. L’utilizzo del legno è simile a quello dell’acero di monte, però rispetto ad esso risulta essere meno pregiato in quanto è meno lucido e più scuro. -24- Cappello del prete Il cappello del prete , fusaggine o evonimo (Euonymus europaeus ) è una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Celastraceae abbastanza diffusa in Europa. Alta dai 3 agli 8 metri, durante la primavera forma dei piccoli fiori bianchi ermafroditi che, in autunno, danno origine ai caratteristici frutti rossi dalla curiosa forma simile al cappello usato dai sacerdoti cattolici (da cui il nome). Cresce nei boschi misti di latifoglie. È una pianta velenosa. L'ingestione di corteccia, foglie e soprattutto dei semi provoca diarrea e convulsioni e può risultare mortale -25- Corniolo Il Corniolo (Cornus mas L.) appartiene alla Famiglia delle Cornaceae. Specie originaria dell'Europa meridionale fino al mar Nero. In Italia manca soltanto nelle isole. Alberello alto dai due ai sei metri (eccezionalmente fino a 8 m), con la vecchia scorza grigio giallastra che si stacca in piccole scaglie ocracee o bruno ruggine soprattutto alla base del fusto. Le foglie sono lunghe 4-10 cm, opposte, picciolate, ovali ed ellittiche acuminate in cima, decidue, con nervature convergenti verso la punta. I fiori precedono la fogliazione, sono gialli e molto piccoli e raggiungono le dimensioni di 4-5 mm. Sono a sepali separati, riuniti in ombrelle sessili circondate da 4 brattee in croce. Frutti (drupe) rosso vivo, che diventano più scuri a maturazione, lunghi quasi 2 cm. -26- Frangola La frangola, conosciuto anche come olivello spinoso, è visto come un arbusto o un albero di piccole dimensioni che non supera mai 2 o 3 metri d’altezza e solitamente cresce in habitat torbosi o tra le siepi su terreni umidi, ma è spesso coltivato come pianta ornamentale da giardino; la corteccia della frangola è nera ma la sua tonalità si dirama fino a raggiungere una sfumatura quasi biancastra. Le foglie della frangola sono profondamente venate dalla forma ovale che assomigliano in maniera particolare a quella dell’ontano: i frutti della frangola sono una sorta di bacche leggermente più piccole dei mirtilli, ai quali assomigliano a causa del loro colore nero-bluastro, che però non risultano particolarmente utili nei trattamenti omeopatici per la salute. Il vero potere della frangola risiede nella sua corteccia, che risulta essere uno dei migliori rimedi naturali per la stipsi, sia di carattere spasmodico che a causa di un’insufficienza biliare. Dato che questo rimedio omeopatico non risulta essere affatto irritante e non comporta nessun tipo di effetto collaterale viene spesso prescritto anche a bambini o donne in gravidanza, rendendosi disponibile a trattare qualsiasi tipo di caso di stitichezza. -27- Pero selvatico Il Pero selvatico o Perastro (Pyrus pyraster) è un arbusto a rami espansi alto 3-4 m o in condizioni ottimali un albero di 15-20 m appartenente alla famiglia delle Rosaceae. I ramuli sono spinescenti e le gemme glabre, tozze e coniche, i rami sono ascendenti e numerosi, corti e induriti, la chioma che ne deriva è piramidale. Il tronco ha corteccia grigio brunastra che si fessura con l’età formando delle placche quadrangolari profonde e caratteristiche. Le foglie sono decidue, alterne, con il picciolo lungo 2-5 cm ornato da stipole lineari caduche. Sono lunghe 3-6 cm e larghe 2-5 cm. La loro forma è variabile, da ovate a cordate, con l’apice acuto e il margine finemente dentato. All’inizio sono tormentose, poi diventano glabre e lucide, color verde scuro sulla pagina superiore e verde chiaro in quella inferiore. In autunno assumono bellissime sfumature rosso cupo o color bronzo. I fiori ermafroditi che compaiono tra aprile e maggio prima delle foglie sono riuniti in corimbi eretti di 3-7 elementi o anche più, sostenuti da peduncoli tormentosi, e hanno il calice formato da 5 sepali brevi e triangolari, peloso, e la corolla composta da 5 petali ovati a apice arrotondato, bianchi oppure soffusi di rosa all’esterno, con 20-30 stami con le antere rosso-violacee e i filamenti biancastri. L’ovario è a cinque logge e cinque stili pelosi alla base, e lunghi quanto gli stami. Gli stili sono liberi, non saldati alla base come nel genere Malus. L’impollinazione è entomofila. I frutti sono pomi conici e allungati di 2-4 cm, gialli, neri o bruni a maturità. Conservano i resti del calice e il loro peduncolo è più lungo del frutto. Nella polpa acidula che diventa dolce in seguito a sovra maturazione sono presenti granelli legnosi, ma i frutti sono comunque commestibili a maturità e hanno qualità astringenti -28- Fico ruminale (ficus ruminalis) E’ una pianta originaria dell’Anatolia e della Siria e diffusa dall’uomo da tempi molto antichi per scopi alimentari, in gran parte d’Europa e nei paesi che si affacciano nel mediterraneo. Albero a foglia caduca che può raggiungere 8 metri, fusto ramificato a breve altezza, chioma ombrosa, ampia e di colore verde scuro. Foglie caduche, grandi, 15-25 cm, palmate o intere, di colore vede e lisce nella pagina superiore, e chiare e pubescenti in quella inferiore La leggenda di Romolo e Remo narra che i due gemelli nacquero da Marte e Rea Silvia dopo che il dio della guerra aveva posseduto con la forza la giovane vestale di Alba Longa. Essendo prole illegittima, i gemelli vennero quindi strappati alla madre per essere uccisi, ma un servo pietoso li sottrasse a morte sicura adagiandoli piuttosto in una cesta, che fu affidata alle acque del Tevere. Trasportata dallo straripamento del fiume, la cesta si fermò in una pozza sotto il fico ruminale, nel punto in cui la lupa sarebbe venuta ad allattarli.. -29- Silene coronaria La silene coronaria è una specie a distribuzione mediterraneo-turanica presente, allo stato spontaneo. E’ presente in quasi tutte le regioni dell'Italia continentale (non è mai stata riportata per la Lombardia e la presenza in Toscana, Emilia-Romagna e Umbria è dubbia). Nel territorio euganeo è molto rara e diffusa sul gruppo del M. Ceva e a nord, sui rilievi circostanti Rovolon. Allo stato spontaneo cresce in ambienti rupestri, prati aridi e radure di boscaglie aperte, ma viene spesso coltivata nei giardini come pianta ornamentale. Cresce in ambienti disturbati, macerie e lungo le strade, al di sotto della fascia montana. Il nome generico deriva forse da Sileno, il panciuto accompagnatore di Bacco, e allude al calice rigonfio di alcune specie; il nome specifico si riferisce alla forma della capsula, sormontata da denti acuti simili a una corona. Periodo di fioritura: maggio-agosto.