La basi della tradizione e la loro ripresa nell’età moderna e nella situazione contemporanea. Tappa numero due: sovranità, Stato e nazione (1500- 2000) 1. le urgenze dell’età moderna: di polis (Stato, nazione) e di sovranità 1.1. La situazione storica. «La Seconda Scolastica spagnola sviluppò nei confronti della politica assolutistica di Carlo V e Filippo II le dottrine del diritto naturale del potere sovrano limitato, della fondazione contrattualistica dello Stato e della derivazione del potere politico dal Popolo.» Gozzi Gustavo 2010 Diritti e civiltà. Storia e filosofia del diritto internazionale, il Mulino, Bologna) 1.1.1. «Il filosofo antico si interroga sui requisiti che devono essere soddisfatti perché una società sia riconoscibile come una società bene ordinata, stabile nel tempo. Il filosofo moderno ha di mira la giustificazione razionale dell’autorità e dell’obbligo politico in modo che le istituzioni guadagnino la stabilità giusta nella durata.» Veca Salvatore 20102 La filosofia politica 1.1.2. in premessa di metodo: l’origine pragmatica del politico (e del politico moderno) e la sua legittimazione teorica (filosofica e giuridica) a posteriori. Reinhard Wolfgang 2007 Storia dello stato moderno, il Mulino, Bologna 2010 1.1.3. «…ciò che caratterizza la nuova razionalità di governo chiamata ragion di stato, la cui formazione risale approssimativamente al XVI secolo, è che lo stato veniva definito e delineato come una realtà al tempo stesso specifica e autonoma, o quanto meno relativamente autonoma. Il governo dello stato è tenuto a rispettare alcuni princìpi e regole che sovrastano o dominano lo stato, e che provengono dall’esterno: leggi divine, morali, naturali, che non sono né omogenee né intrinseche allo stato.» Foucault Michel 2004 Nascita della biopolitica. Corso al Collège de France (1978-1979), Feltrinelli, Milano 2005 2. il sovrano e la sovranità: la nascita, formazione dello Stato (moderno). 2.1. i due corpi, la doppia natura del re Ernst Kantorowicz 1957, I due corpi del Re. L'idea della regalità nella teologia politica medievale (Einaudi, Torino, 1989) 2.1.1. uno sviluppo e un’evoluzione del corpo politico nella età presente: il “terzo corpo” «Il corpo mediale è il corpo che ci viene offerto, come indica il termine stesso, attraverso i mezzi di comunicazione elettronica. Non è né il corpo naturale e nemmeno il corpo politico; è un corpo terzo che si va a interporre all'interno della relazione tra corpo fisico e corpo politico e ne trasforma interamente la natura.» (Parotto Giuliana, Corpo politico e corpo mediale. profili biopolitici nell'era virtuale. in rivista di filosofia on-line 2007) Né naturale, né politico; né privato, né pubblico, ma privato-pubblico, naturale-politico, reale-virtuale. 2.1.2. uno strano ma doveroso e significativo contrappunto: il corpo del re, il corpo del reo, luogo fisico dello Stato in definizione corrispettiva e antitetica, “simmetrica e inversa”, come tra positivo / negativo. Foucault Michel 1975 Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino 1993. 2.2. la doppia persona: persona naturale e persona ficta. Nelle riflessioni politiche di Hobbes. 2.3. il contratto sociale: una finzione giuridica (giuridico-storica) per introdurre un concetto fondativo dello Stato (originario e quindi perenne); un contratto di rinuncia, unione e “assoggettamento”. Contratto che trasforma la multitudo in civitas. 3. il popolo e la sovranità: la nascita della nazione (moderna) 3.1. la eliminazione simbolica del re (della regalità) nella sua eliminazione fisica 3.2. la costruzione della nazione e del popolo Avvertenza - nota preliminare di metodo: «Nel narrare la biografia delle nazioni, poiché è pressoché impossibile per ciascuna di essa stabilire un’origine precisa, il racconto non può che partire dall’identità odierna per prodursi poi in una ricostruzione arbitraria di ciò che è stato (Anderson, 1996, p. 229).» Luca Mori, A carte scoperte. Memoria collettiva e memoria sociale nel “flusso” della performance, in Doni Martino, Migliorati Lorenzo (a cura) 2010 La forza sociale della memoria. Esperienza, cultura, conflitti, Carocci, Roma 3.2.1. L’Europa delle nazioni. Thiesse, Anne-Marie (2001) La creazione delle identità nazionali in Europa, Il Mulino, Bologna «Nulla è più «internazionale» della formazione delle identità nazionali. È un paradosso enorme, dal momento che l’irriducibile specificità di ogni identità nazionale è stata pretesto di scontri sanguinosi, eppure identico è il modello, messo a punto nel quadro di intensi 1 scambi internazionali. Le nazioni moderne si sono costituite in modo diverso da come raccontano le storie ufficiali. Le loro origini non si perdono nella notte dei tempi… » 3.2.2. La formazione del popolo. Il popolo è depositario orale di una cultura propria (pagana, medievale e barbara); aedi, bardi e trovadori ne sono i cantori; quella cultura è costitutiva di identità e permette il definirsi di un nuovo soggetto, il popolo che proprio nell’800 prende forma di nazione. 3.3. La storia della formazione e costruzione (sempre in fieri) dello Stato nazionale, storia dell’incontro, come in un ossimoro, tra Stato e Nazione-Popolo negli Stati nazionali. 4. una ipotesi di ripresa (in prospettiva) dello stato-popolo-nazione in una definizione non epica di sé, ma come comunità definita dalle relazioni etiche. 4.1. Un’etica della memoria che è un’etica della cura. Come uno sviluppo del concetto di stato-nazione, così come dei concetti politici generali di “nazione” [“identità”] e di “cosmopolitismo”,“universalismo”, e per una riscrittura delle relazioni sociali in termini etici, possono operare le osservazioni sull’etica della memoria e della cura, applicate al concetto di comunità e società (Bonomi Aldo 2010 Sotto la pelle dello Stato. Rancore, cura, operosità, Feltrinelli, Milano; Demichelis Lelio 2010 Società o comunità. L’individuo, la libertà, il conflitto, l’empatia, la rete, Carocci, Roma; Doni Martino, Migliorati Lorenzo (a cura di) 2010 La forza sociale della memoria. Esperienza, cultura, conflitti, Carocci, Roma.) 4.2. «la funzione identificante della memoria» 4.2.1. Il ruolo fondamentale dell’oblio per la formazione della memoria storica, individuale e sociale. L’identità che una persona, un gruppo, una società si attribuiscono è risultato di ciò che conservano nella memoria ma è, e forse in modo più incisivo, formata anche da ciò che si dimentica; in un oblio non casuale ma (valga l’ossimoro) inconsapevolmente volontario. 4.2.2. trauma sociale, memoria / oblio nella forma della coazione a ripetere. 4.2.3. «la memoria per legge e la fatica del ricordo» «È significativo che, dalla seconda guerra mondiale in avanti, in tutto il mondo occidentale si imponga l’usanza di istituire anniversari e monumenti a ricordo non già di grandi imprese o vittorie, ma di tragedie e sofferenze collettive. […] Rendere la memoria una legge dello Stato significa stabilire, per legge, che la memoria è fragile e che quindi va difesa e garantita; significa che la memoria di per sé non è “spontanea”, non è “naturale”, ma che anzi naturale e spontaneo sarebbe l’oblio, soprattutto là dove il ricordo è doloroso o traumatico.» (Doni Martino 2010, p.21) In conclusione: siamo di fronte a un doppio doppio della memoria nei processi di identificazione: Primo doppio: 1. identificazione consegnata alla macchina dell’oblio, nella forma di una conservazione che è coazione a ripetere, ad archiviare, isolare, rimuovere; 2. identificazione consegnata alla consapevolezza dei processi di conservazione – oblio e al conseguente “lavoro” di presa in cura e costituzione di legami civici. Secondo doppio, che riguarda «la natura socialmente costruita di ciascuna identità. In questo caso, la memoria si troverebbe a svolgere una funzione ambivalente riguardo ai percorsi identitari. [1.] Da una parte costituirebbe una risorsa imprescindibile nell’abilitare la loro costruzione, [2.] dall’altra parte, invece, potrebbe rappresentare un elemento in grado di portare alla coscienza degli attori l’artificiosità del loro self, finendo con lo svolgere, in questo senso, una funzione destabilizzante. 4.3. per una accezione costituente della memoria: memoria della cura Una società che ha smarrito la propria ombra non guarda più a quello che viene dopo e si identifica in forza di una doppia dimenticanza: dimentica la diversità che era e la diversità che sarà. 4.3.1. una distinzione tra morale ed etica; relazioni spesse e relazioni sottili (Margalit Avishai 2004 L’etica della memoria, il Mulino, Bologna 2006 ) 4.3.2. Nazione come comunità di memoria, memoria etica. 4.3.3. le centralità della cura nelle comunità della memoria etica 4.4. il problema del multiculturalismo verso la terza tappa, il dato imprescindibile. «La diversità etnoculturale è storicamente un elemento fondamentale delle società umane; non si può quindi parlare di una specificità delle società moderne.» Savidan Patrick 2009 Il multiculturalismo, il Mulino, Bologna 2010 2