104 Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE evacuazioni. Attualmente, oltre alle tradizionali paste grasse (per esempio, pasta di Lassar) esistono anche paste contenenti antienzimi. Imidazolici topici possono essere associati, soprattutto quando la presenza di Candida è quasi certa. In presenza di sovrainfezione sono utili dei bagni disinfettanti, per esempio con permanganato di potassio a una concentrazione di 1:10.000 o altre soluzioni antisettiche delicate, mentre una terapia mirata è necessaria in caso di infezioni. Con una diagnosi sicura o supposta di sindrome di Leiner, l’ospedalizzazione è obbligatoria. Psoriasi C. Gelmetti DEFINIZIONE La psoriasi è una malattia infiammatoria della cute di probabile natura autoimmune, caratterizzata da un’aumentata proliferazione epidermica che porta alla formazione di squame argentee o micacee, più o meno abbondanti, che ricoprono placche eritematose. La malattia ha un importante diatesi familiare, non è contagiosa e può associarsi a un’artrite sieronegativa in circa un quarto dei pazienti. CLINICA La psoriasi è conosciuta fin dall’Antichità e, infatti, il nome deriva dalla parola greca psora (squama); tuttavia, è stata classificata da Willan solo all’inizio del XIX secolo. La psoriasi è una malattia della pelle molto comune, poiché coinvolge l’1-5% di tutta la popolazione, e la sua incidenza nei Paesi occidentali è simile a quella del diabete mellito. È più frequente nei soggetti di razza caucasica e si riscontra in entrambi i sessi, con una leggera predilezione per gli uomini. All’inizio la psoriasi appare sotto forma di una o più macchie rosse a contorno netto, che rapidamente si ispessiscono e poi si ricoprono di squame biancastre, facili a staccarsi. Per confermare il sospetto clinico, si può eseguire il cosiddetto grattamento metodico (si veda il paragrafo Criteri diagnostici e diagnosi differenziale). Le caratteristiche cliniche della psoriasi possono variare enormemente da paziente a paziente e, oltre alla comune forma a placche, se ne possono identificare molte altre come l’eruttiva, la circinata, la geografica, la figurata, la serpiginosa, la lineare ecc. Inoltre, la malattia può avere un decorso estremamente variabile e individuale, anche se tendenzialmente ha andamento cronico recidivante. Il quadro clinico prototipico della psoriasi è in placche (psoriasi volgare o in placca o nummulare), in cui le lesioni sono costituite da placche eritematose ricoperte da squame argentee simmetriche, con localizzazione elettiva a capo e regione sacrale, e simmetricamente ai gomiti C0025.indd 104 FIGURA 5.21 - Lesione tipica di una psoriasi volgare in un gomito, con placca eritematosa ispessita ricoperta di squame biancastre ben adese. (Figura 5.21) e alle ginocchia (Figura 5.22) (quindi nelle sedi dove la confricazione involontaria della cute è abituale, ossia nei punti di appoggio). Quando molte lesioni confluiscono formano placche molto estese, creando disegni irregolari che ricordano una carta geografica. Se le lesioni si estendono a tutta o quasi la superficie cutanea, si parla di psoriasi eritrodermica. Al capo in genere sono FIGURA 5.22 - Lesioni classiche di una psoriasi volgare, ben visibili simmetricamente nelle sedi di appoggio delle ginocchia di questo paziente. 2/2/10 4:18:55 PM Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE coinvolte l’attaccatura dei capelli, specialmente frontale, e le zone temporali, e le lesioni di solito si estendono appena oltre il capillizio. In questa sede è abbastanza facile vedere le squame, ma di più difficile individuazione è l’eritema sottostante, poiché i capelli in genere non sono coinvolti. Nelle forme inveterate, si può giungere alla formazione di una vera e propria calotta compatta, che riveste l’intero cuoio capelluto e rende molto difficile vedere l’eritema sottostante. In altri casi si osservano squame biancoargentee secche su una diffusa desquamazione pitiriasiforme simil-furfuracea, a volte con evidenza follicolare. Come già detto, le chiazze non sono alopecizzanti, ma in alcune forme lievi di psoriasi del cuoio capelluto è associata la pseudotigna amiantacea, che si osserva soprattutto in età pediatrica e che è classificata dalla maggior parte degli autori come una variante della malattia. Tale forma, precedentemente considerata una variante di impetigine, è caratterizzata dalla presenza di piccole squame aderenti biancastre, opache, simili all’asbesto, che inglobano la parte prossimale del fusto del capello come una gomma da masticare. Quando si esercita una trazione su un ciuffo di capelli, questo viene via con facilità. Nella psoriasi guttata, le lesioni sono piccole o puntiformi, sono relativamente poco desquamanti e tendono ad avere una comparsa rapida. Questo tipo di psoriasi è di osservazione più facile nei bambini, soprattutto dopo un’infezione streptococcica (Figura 5.23). Nella psoriasi follicolare, che è un quadro meno frequente, le lesioni sono puntiformi e localizzate negli osti follicolari, soprattutto al tronco. Il grattamento metodico riesce a confermare la diagnosi. Nella psoriasi delle pieghe (psoriasi invertita) di norma sono coinvolte le zone intertriginose: genitali (Figura 5.24), solco intergluteo, inguine, ascelle, ombelico e pie- 105 FIGURA 5.24 - Lesioni caratteristiche di una psoriasi delle pieghe, riconoscibili per il bordo netto e la desquamazione argentina. ghe sottomammarie. Questo quadro è caratteristico dei lattanti e degli obesi, dove la macerazione agisce come il fenomeno di Köbner (si veda il paragrafo Criteri diagnostici e diagnosi differenziale). In questa forma è più facile che il paziente lamenti prurito, mentre la malattia nelle sedi estensorie è facilmente paucisintomatica. Va aggiunto che soprattutto nei lattanti la psoriasi del pannolino (napkin psoriasis) spesso è erroneamente diagnosticata come una banale dermatite da pannolino, dato che la desquamazione è completamente assente a causa della macerazione provocata dalla contemporanea presenza di urine e feci. Tuttavia, anche negli adulti, quando la psoriasi colpisce i genitali, la dermatosi è chiaramente meno squamosa e si presenta come placca rossa a bordi netti con una superficie lucida. Il coinvolgimento delle mucose è raro, ma possibile. Nel cavo orale si possono osservare placche biancastre o regioni disepitelizzate, anche se la lingua a carta geografica (glossite benigna migrante) non è messa in relazione con la psoriasi da tutti gli autori. Poco segnalato è il coinvolgimento oculare con sensazione di bruciore, prurito, secrezione, aumento della lacrimazione e coinvolgimento della mucosa congiuntivale, con aspetto “ad acciottolato”. La cute perioculare invece è coinvolta abbastanza spesso, sostanzialmente con un quadro di blefarite desquamativa relativamente asimmetrica, mantenuta dallo sfregamento ripetuto per il fenomeno di Köbner. Varianti della psoriasi Psoriasi pustolosa La psoriasi può presentarsi sotto FIGURA 5.23 - Psoriasi guttata in un adolescente, in cui sono comparse improvvisamente delle lesioni di piccolo diametro dopo un episodio infettivo delle prime vie respiratorie. C0025.indd 105 forma di eruzione diffusa di pustole sterili su di superficie epidermica intensamente eritematosa (psoriasi pustolosa o di von Zumbush) (Figura 5.25). Tale quadro è accompagnato da malessere, febbre e leucocitosi e può essere osservato sia come prima manifestazione della malattia sia come evoluzione di una psoriasi classica. Ciò può avvenire a seguito di infezioni, interruzione improvvisa della terapia steroidea, gravidanza e dopo impiego di farmaci; questa forma di psoriasi pustolosa è estesa e invalidante. L’evoluzione subentrante delle gettate pustolose successive porta a uno stato suberitrodermico che compromette 2/2/10 4:18:56 PM 106 Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE la spondilite è associata all’HLA-B27. Dal punto di vista clinico, se ne distinguono cinque varietà: oligo-articolare asimmetrica, simmetrica simil-reumatoide, dattilite, mutilante e spondilitica. In tutte le varianti può essere presente un’entesite e, se non curata, l’artrite psoriasica provoca danni anatomici permanenti. FIGURA 5.25 - Psoriasi pustolosa. Su di un fondo eritematoso intenso si nota una miriade di piccole pustole alternate ad aree desquamanti con aspetto figurato. le condizioni generali del paziente e, oltre ai sintomi soggettivi già descritti, si può arrivare a uno squilibrio idroelettrolitico con ipoalbuminemia. Esiste anche una sottovariante chiamata psoriasi pustolosa generalizzata anulare (Milian-Katchoura), in cui piccole pustole appaiono alla periferia delle chiazze psoriasiche assumendo un aspetto anulare festonato; questa forma è meno impegnativa della precedente e ha una prognosi più favorevole. Psoriasi palmo-plantare Si può manifestare in due modi. Nel primo (forma di Barber) le lesioni psoriasiche di solito sono rosse, simmetriche, dai contorni netti, con squame molto aderenti e tendono a essere più severe al centro del palmo e nella mano dominante. Le lesioni tipiche compaiono come pustole diffuse con un diametro di pochi millimetri su placche cutanee eritematose. Con il tempo le pustole si asciugano, diventano scure e desquamano. La pustolosi palmo-plantare è più comune nelle donne fra i 20 e i 60 anni di età e può essere invalidante, causando fissurazioni della pianta e del palmo che creano problemi alla deambulazione e all’esecuzione di compiti manuali. Nella seconda modalità di manifestazione (acrodermatite di Hallopeau), la psoriasi si presenta con una dattilite distale con eritema, pustole e perionissi, soprattutto a carico delle dita più sollecitate; anche in questo caso ci può essere un grado variabile di impotenza funzionale. Psoriasi artropatica L’artrite psoriasica può sia seguire (nel 75% dei casi) sia precedere i segni cutanei. Si manifesta con dolore e rigidità articolare che in genere colpiscono mani e piedi (dattilite), ma possono interessare anche le grandi articolazioni (Figura 5.26). L’età di insorgenza più frequente è 30-50 anni, anche se non risparmia i bambini; i fattori genetici sono importanti e, per esempio, C0025.indd 106 Psoriasi ungueale La psoriasi coinvolge le unghie molto frequentemente, soprattutto in associazione alle classiche lesioni in placca, ma a volte anche in maniera esclusiva. In generale, la psoriasi ungueale si riscontra fino nel 30-50% dei pazienti e di solito coinvolge parecchie unghie, in modo relativamente simmetrico. Possono essere colpite tutte le tre parti anatomiche dell’unghia, la matrice, il letto ungueale e il paronichio. Il segno più tipico è il pitting, ovvero delle depressioni puntiformi che interessano la lamina e che sono l’espressione clinica dalle aree scarsamente compatte di cheratina a causa della paracheratosi della matrice. Un altro segno frequente è quello della macchia d’olio, che appare come un’area di color giallastro sotto il margine libero della lamina, il quale di solito è anche ispessito e friabile (Figura 5.27). Quando la psoriasi interessa pure i tessuti intorno all’unghia, essa produce un’evidente paronichia. L’edema e l’eritema si estendono all’intera plica ungueale, danneggiando la cuticola e provocando una significativa distrofia dell’unghia. I pazienti con un’onicopatia psoriasica sviluppano più facilmente un’artrite interfalangea distale. Psoriasi minima Si usa questo termine quando le lesioni sono poco espresse nella loro semeiotica, e cioè quando sia l’eritema sia la desquamazione sono poco evidenti; in genere, in questi casi le lesioni sono anche limitate numericamente. La psoriasi minima si osserva soprattutto in età pediatrica e molto spesso, per la modestia delle lesioni, non costituisce motivo di visita medica. Un dermatologo esperto può riuscire però a sospettare FIGURA 5.26 - Classica lesione della regione ombelicale in una paziente affetta da una psoriasi artropatica, che ha già causato deformazioni permanenti. 2/2/10 4:18:56 PM Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE FIGURA 5.27 - Psoriasi ungueale in un uomo adulto, in cui le unghie del piede appaiono ispessite, giallastre e con tendenza a sgretolamento nella parte distale. la giusta diagnosi e a dimostrarla con l’evidenziazione del segno di Auspitz. Le comorbidità classiche della psoriasi sono sempre stati disturbi neuropsichici, artrite psoriasica e malattie infiammatorie intestinali. Altre comorbidità sono state meglio delineate negli ultimi anni: diabete mellito di tipo II, ipertensione arteriosa, iperlipidemia, malattie cardiovascolari e obesità. Queste condizioni, riunite sotto la definizione di sindrome metabolica, sono significativamente associate alla psoriasi. Tra gli psoriasici, inoltre, è più facile riscontrare fumatori e alcolisti. L’associazione con la sindrome metabolica sembra essere correlata alla gravità della psoriasi. Indipendentemente dalla presenza o meno di associazioni patologiche, l’impatto della psoriasi sull’immagine che si ha di sé è spesso molto pesante e la malattia è tra quelle che causano una peggiore qualità di vita, al di là dalla severità obiettiva del quadro individuale. Il decorso della psoriasi è molto variabile, anche se, nella maggior parte dei casi, esso tende a essere cronico con alternanza di fasi di riaccensione e di remissione. Costituisce una parziale eccezione la psoriasi eruttiva o guttata che, una volta risolta, può rimanere silente per molti anni. La valutazione clinica della gravità della malattia si basa su di un indice generalmente accettato, che si chiama PASI (Psoriasis Area and Severity Index). L’area di eritema, infiltrazione e desquamazione viene valutata in quattro siti anatomici: capo, braccia, tronco e gambe. Il punteggio massimo è 72, che rappresenta un’eritrodermia grave. Il PASI consente una valutazione complessiva della malattia ed è particolarmente utile per il follow-up dei pazienti ospedalizzati e per gli studi sulle terapie. ISTOPATOLOGIA I quadri istologici presentano un vasto spettro, a secondo della gravità della malattia, della sede e del tempo di persistenza della singola lesione psoriasica. Dalla superficie cutanea in profondità si riscontrano per prime le squame, più o meno spesse e compatte, caratterizzate da uno strato corneo aumentato (ipercheratosi), anomalo per la presenza di residui nucleari (paracheratosi); l’epidermide ha uno spessore maggiore rispetto alla cute normale della stessa sede (acantosi), con un allungamento uniforme delle cre- C0025.indd 107 107 ste interpapillari e uno strato soprapapillare assottigliato. Inoltre, si osservano un maggior indice mitotico nello strato malpighiano e una caratteristica infiltrazione di neutrofili. In genere i neutrofili migrano attraverso l’epidermide per disperdersi nello strato corneo. Una piccola raccolta di neutrofili nel corneo paracheratosico è nota come microascesso di Munro. Quando un accumulo di neutrofili è circondato da un collaretto di cellule epidermiche necrotiche le cui pareti cellulari sono intatte, assomigliando così a una spugna, si parla di pustola spongiforme di Kogoj. Nel derma si nota un allungamento delle papille dermiche (papillomatosi), con esocitosi di leucociti e di eritrociti dai vasi papillari dilatati e tortuosi. Nella fase iniziale della malattia si può osservare solo un modesto infiltrato linfocitario perivascolare dermico con vasodilatazione. In fase di stato, la placca ha le classiche caratteristiche istologiche chiamate psoriasiformi, citate in precedenza. In fase di remissione appaiono fenomeni di fibrosi dermica, mentre la presenza di neutrofili diminuisce e la paracheratosi diviene più compatta, parallelamente a un graduale ritorno alla normale architettura epidermica. EZIOPATOGENESI Nell’eziopatogenesi sono coinvolti sia fattori genetici sia ambientali. I primi sono importanti, come dimostrato sia dallo studio di prevalenza in popolazioni diverse sia dall’ereditarietà della malattia. Varie casistiche suggeriscono una classificazione della predisposizione alla psoriasi che vede favoriti negativamente gli individui di razza bianca rispetto agli asiatici e questi rispetto ai neri; tuttavia, non esiste alcuna razza immune alla psoriasi. Molto suggestivi sono anche gli studi sulla familiarità e sull’HLA. Se il rischio per un bambino che non ha un’ereditarietà familiare per la psoriasi è del 1-2%, questa percentuale aumenta al 10-20%, quando uno dei genitori ha la psoriasi e arriva al 50% quando entrambi i genitori sono colpiti. Considerato che si tratta di una malattia genetica complessa, va detto che la psoriasi dimostra un’alta penetrazione nelle famiglie e un tasso di concordanza nei gemelli monozigotici superiore al 70%. Questi dati sono tipici di un modello di ereditarietà poligenica o multifattoriale. Per quanto riguarda gli aplotipi, alcuni HLA (-A2, -B13, -B17, -B27, -Bw57, -Cw2, -Cw6 e -DR7) sono stati molto spesso identificati in percentuali più alte in pazienti affetti da psoriasi. I geni predisponenti sembrano presenti nei cromosomi 1, 4, q6p, 16, q17q e 20p. L’artrite psoriasica è associata all’HLA-B27, assieme alla sindrome di Reiter e ad altre artropatie sieronegative. La psoriasi eritrodermica è associata all’HLA-B13 e all’HLA-B17, confermando l’ipotesi che essa sia una variante della psoriasi comune e non una malattia differente. La psoriasi guttata è molto spesso associata all’HLA-Cw6, mentre la psoriasi pustolosa può essere associata all’HLAB17 e all’HLA-B27, ma è meno spesso familiare. Secondo alcuni autori, l’età potrebbe avere un ruolo importante 2/2/10 4:18:57 PM 108 Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE nello slatentizzare la malattia, visto che la maggior parte dei casi inizia o nel periodo dell’adolescenza o tra i 40 e i 50 anni. A parere di chi scrive, non sono affatto rari i casi pediatrici e l’opinione che la psoriasi sia inusuale in tenera età deriva sostanzialmente dal fatto che, nei bambini, le presentazioni cliniche possono essere molto sfumate o “travestite” da altre dermatosi. Nel campo dei fattori ambientali, sebbene sia stato suggerito un ruolo dell’esposizione solare come fattore protettivo, è sicuro che i traumi rappresentano un aspetto importante. Il fenomeno dell’isomorfismo reattivo (chiamato anche fenomeno di Köbner, dal primo autore che lo descrisse) consiste nella produzione di una lesione psoriasica in una sede cutanea clinicamente sana da parte di un trauma di tipo escoriativo, ma anche di dermoabrasione, iniezioni, tatuaggi, vaccinazioni, punture d’insetto e bruciature. L’ipotesi è che il trauma liberi sostanze dai cheratinociti, i quali agiscono come autoantigeni. Un’ipotesi analoga, che spiegherebbe il ruolo scatenante delle infezioni streptococciche nella psoriasi eruttiva o guttata, vede la possibilità di analogie strutturali tra alcune proteine streptococciche e quelle espresse sui cheratinociti. In pratica, alcuni individui con un particolare profilo genetico, dopo essere stati soggetti a un’infezione streptococcica (per esempio, una banale faringite o un’intertrigine), produrrebbero un clone di cellule T contro i cheratinociti. Altri fattori scatenanti potrebbero essere fisici (radiazioni, temperatura), chimici (farmaci, tra cui antimalarici, -bloccanti, litio, ACE-inibitori, FANS, IFN e cimetidina), altre malattie della cute (infezioni da VZV [Varicella Zoster Virus], Pityriasis rosea, dermatiti allergiche da contatto) o sistemiche (oltre alle infezioni streptococciche citate, anche l’HIV/AIDS può paradossalmente scatenare la psoriasi) e, ultimo ma non meno importante, lo stress, come sembrerebbero dimostrare gli elevati livelli di neurotrasmettitori e dei loro recettori. In sintesi, la causa della psoriasi non è ancora nota, ma l’ipotesi attuale vede un’eccessiva attività del linfociti T come fattore iniziale in grado di scatenare un’infiammazione locale, che induce iperplasia epidermica e disregolazione del ciclo cellulare. I linfociti T (Th1), stimolati da antigeni finora sconosciuti, si attivano liberando citochine proinfiammatorie (IL-2, TNF-␣ [Tumor Necrosis Factor ␣, fattore di necrosi tumorale ␣], IFN-␥ ecc.), determinando l’attivazione da un lato dei cheratinociti e, dall’altro, di ulteriori linfociti T, autoperpetuando così la malattia. Anche se nessun allele di suscettibilità è stato univocamente identificato dagli studi di linkage, sono stati definiti una ventina di loci genetici associati alla psoriasi. Solo uno di questi, chiamato PSORS1, che include il gene HLA-C sul cromosoma 6p21, è stato identificato concordemente da diversi gruppi. Dati recenti sembrano indicare che l’HLA-Cw*0602 sia l’allele di suscettibilità in questo locus, un dato che è consistente con la nozione che la patogenesi della psoriasi è in relazione al riconoscimento di un autoantigene da parte dei linfociti T epidermici CD8+. C0025.indd 108 CRITERI DIAGNOSTICI E DIAGNOSI DIFFERENZIALE La lesione classica della psoriasi è una placca eritematosa a bordi netti ricoperta da squame biancastre, più evidenti in sedi estensorie e meno in quelle intertriginose, dove possono mancare del tutto; inoltre, tali placche tendono a confluire. La lesione primaria della psoriasi è abbastanza uniforme e ripetitiva; al contrario, la combinazione tra la sede delle lesioni e la loro estensione dà origine a una varietà enorme di fenotipi. Come già accennato, la conferma del sospetto clinico viene a seguito di un curettage delicato (grattamento metodico di Brocq) su di una lesione che, se è psoriasica, presenta i seguenti segni: • segno della goccia di cera: le squame grattate via dalla lesione si staccano come piccole scaglie di cera; • segno della membrana scollabile: quando la squama è completamente rimossa, appare uno strato lucido, sottile e semitrasparente (membrana di Duncan-Bulkley), che ricopre la lesione; • segno di Auspitz: una volta rimossa anche la sottile membrana che ricopriva le papille dermiche, si osserva un’emorragia puntiforme dovuta alla decapitazione dei capillari ectasici (Figura 5.28). Dal punto di vista dermatologico, le diagnosi differenziali sono molte e includono alcune forme assai frequenti come gli eczemi (DIC, DAC, DA, dermatite seborroica), la Pityriasis rosea, la dermatite da pannolino, le epidermofizie, il Lichen planus, e altre meno comuni come la sifilide, i rash da farmaci, la micosi fungoide e la gotta. In alcuni casi la diagnosi differenziale clinica è molto difficile ed è necessaria l’istologia. Gli esami di laboratorio non sono diagnostici, ma le colture permettono di escludere infezioni piogeniche e micotiche, mentre, in presenza di un coinvolgimento articolare, il fattore reumatoide è negativo. Dal punto di vista clinico, nella DIC e nella DAC prevalgono l’essudazione e le croste rispetto alle squame; inoltre, l’anamnesi o la topografia sono spesso suggestive della causa e il sintomo del prurito è chiaramente presente. Nella DA le sedi classiche sono opposte alle corrispondenti tipiche della psoriasi e l’anamnesi rivela quasi sempre le fasi precedenti della malattia, escludendo il prurito, che è il sintomo principe. La dermatite seborroica è la patologia che può presentare i maggiori problemi perché alcune sedi (per esempio, il capo) sono tipiche per entrambe le malattie. Le squame untuose e una risposta agli imidazolici sono tipici della dermatite seborroica, ma, in alcuni casi, anche per un dermatologo esperto è difficile emettere una diagnosi chiara e, in effetti, si parla allora di sebopsoriasi. La Pityriasis rosea tipica non pone problemi, ma se le lesioni sono molto grandi o particolarmente irritate possono essere confuse con una psoriasi; la Pityriasis rosea di solito si estingue in un paio di mesi, anche se alcune forme tendono a persistere più a lungo. La dermatite da pannolino classica coinvolge le regioni convesse, dove la macerazione fa aumentare il coefficiente 2/2/10 4:18:57 PM Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE 109 perché desquamative. Le epidermofizie della cute glabra di norma sono a cerchi concentrici, ma sia forme insolite sia trattamenti scorretti possono modificare l’obiettività dermatologica. Nelle micosi, comunque, sono positivi sia gli esami microscopici sia quelli colturali. Il Lichen planus di solito presenta chiazzette poligonali liliacee ed è intensamente prurigionoso; è chiaro che lesioni confluenti in vaste placche, soprattutto in pazienti con cute scura, in cui è più difficile notare le sfumature di colore, possono dare problemi di interpretazione. La sifilide secondaria, nella sua espressione papulo-desquamativa al tronco o in sede palmo-plantare, dev’essere in prima istanza considerata nella diagnosi differenziale, anche se il paziente non ha osservato lesioni ulcerative genitali nelle settimane precedenti. L’esame al microscopio paraboloide delle lesioni è nettamente positivo nella sifilide e la sierologia sarà positiva. I rash da farmaci possono imitare praticamente qualsiasi dermatosi e, quindi, anche la psoriasi. In particolare la AGEP (Acute Generalized Exanthematous Pustulosis, pustolosi esantematosa acuta generalizzata) dev’essere differenziata da una psoriasi pustolosa. Invece, la DRESS (Drug Rash with Eosinophilia and Systemic Symptoms, rash cutaneo con eosinofilia e sintomi sistemici) va differenziato da tutte le eritrodermie, psoriasi eritrodermica inclusa. TERAPIA FIGURA 5.28 - Piccola lesione psorisiaca lievemente eritematosa (a); dopo un lieve grattamento, è visibile una desquamazione biancastra e abbondante (segno della goccia di cera) (b); proseguendo nel curettage, si osservano delle piccole emorragie puntiformi (segno di Auspitz) (c). di frizione tra cute e pannolino, producendo una dermatite irritativa. Tuttavia, indipendentemente dal suo inizio, un’irritazione dell’area del pannolino agisce come un fenomeno di Köbner. La psoriasi del pannolino si presenta, in fase di stato, come una vasta placca molto arrossata a margini netti, che tende a sbordare dalla regione occlusa del pannolino; oltre questa, poi, a volte si possono notare delle lesioni nummulari più chiaramente psoriasiche, C0025.indd 109 In una malattia così polimorfa come la psoriasi, è evidente che non si possono dare degli schemi precisi di terapia. In generale il trattamento dipende soprattutto dalla gravità della psoriasi e dalla sede delle lesioni. Attualmente, però, si può dire che la cura della psoriasi sia contemporaneamente un’arte e una scienza. Per esempio, un paziente con un’eruzione acuta dev’essere curato in modo relativamente blando, mentre un paziente con malattia stabile può essere trattato in maniera più aggressiva. Inoltre, il paziente dev’essere consapevole che l’effetto di qualunque cura richiederà diverse settimane per manifestarsi. Se si dovesse riassumere la cura in un termine, questo sarebbe elio-balneoterapia. Rimanere immersi in acqua marina o termale durante la stagione calda comporta un’azione decappante da un lato (l’acqua) e una moderata immunosoppressione dall’altro (il sole). Una frequente fotoesposizione contribuisce senz’altro a limitare l’espressione della psoriasi, come si può facilmente verificare dalla prevalenza della malattia che aumenta in funzione della latitudine. Il medico deve ricordare che, al momento, non si può agire contro la predisposizione genetica e, dato che le cause della psoriasi rimangono oscure, ogni terapia è empirica. Le cure, anche se sono in grado di far regredire le lesioni, non impediscono alla psoriasi di riaffacciarsi; quindi, la terapia può controllare la malattia, ma non guarire la psoriasi. Pertanto, è necessario che il medico stabilisca un buon contatto con il paziente, spiegando che le ricadute della malattia sono sempre possibili e che comunque vale la pena di curare la psoriasi, anche se non si riesce a debellarla per sempre. 2/2/10 4:18:57 PM 110 Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE Tabella 5.14 Terapia della psoriasi Psoriasi lieve Evitare traumi → emollienti → cheratolitici → derivati della vitamina D → derivati della vitamina A → ditranolo → inibitori topici della calcineurina → cortisonici Psoriasi moderata Fototerapia → UVB a banda stretta → balneofototerapia → methotrexate → acitretina → ciclosporina Psoriasi grave e artropatica Ospedalizzazione → methotrexate → acitretina → ciclosporina → farmaci biologici (alefacept, efalizumab, etanercept, infliximab, adalimumab) La Tabella 5.14 presenta una sintesi della terapia per la psoriasi. Essa è del tutto indicativa, non esaustiva e soprattutto va aggiunto che le varie terapie possono essere differentemente combinate; per esempio, diversi farmaci topici (derivati della vitamina D, corticosteroidi, ditranolo) possono essere usati sia da soli per una forma cronica con un interessamento limitato, sia, più spesso, in combinazione con bagni e fototerapia. Nel caso del ditranolo, il paziente prima fa il bagno, poi si sottopone a una seduta di fototerapia e, per ultimo, applica il farmaco topico. Nei paragrafi successivi verranno discusse le diverse terapie in dettaglio. Terapia topica La terapia topica si impiega nella psoriasi lieve in cui sono compresi la maggior parte dei pazienti con lesioni cutanee limitate, ossia la psoriasi volgare delle sedi classiche con un’estensione inferiore al 30% della superficie cutanea. Le sostanze impiegate includono emollienti, cheratolitici, corticosteroidi, derivati della vitamina A e della vitamina D, inibitori topici della calcineurina, catrami e ditranolo. I topici contenenti questi farmaci devono essere applicati 1-2 volte al giorno sulle regioni affette. L’efficacia dei topici è sempre condizionata dalla loro tollerabilità e questi, indipendentemente dal farmaco impiegato, devono essere veicolati in un eccipiente adatto alla sede da medicare. In commercio si trova già un’ampia gamma di topici per quasi tutte le esigenze; tuttavia, il dermatologo può anche formulare dei preparati galenici per una terapia individualizzata. Esistono inoltre dei topici con una combinazione di più sostanze medicamentose, come i derivati della vitamina D e i corticosteroidi. Tali prodotti possono essere particolarmente utili nella fase iniziale del trattamento, per controllare la dermatosi più rapidamente. Dopo poco tempo si consiglia di abbandonare i corticosteroidi topici e orientarsi verso altri farmaci, che si possono usare per tempi più lunghi e con minori fenomeni di rebound. Si ricorda anche che i semplici bagni hanno un ruolo terapeutico, soprattutto perché facilitano la rimozione delle squame psoriasiche. All’acqua possono essere aggiunte varie sostanze come il semplice sale da cucina, soluzioni di catrame, oli da bagno, sali minerali vari (piuttosto usati sono i sali del mar Morto). Bisogna far presente ai pazienti che si curano a casa con alte concentrazioni saline nell’acqua del bagno che queste possono danneggiare le condutture di C0025.indd 110 scarico; quindi, è consigliabile far scorrere abbondante acqua dolce dopo avere vuotato la vasca. Il ruolo dei semplici emollienti e dei cheratolitici è basilare in ogni terapia topica della psoriasi, dato che le spesse squame ostacolano la capacità di tutti farmaci di raggiungere i livelli cutanei in cui la terapia può essere efficace. La base classica di un cheratolitico è l’acido salicilico, che può essere incorporato in creme o pomate in concentrazioni variabili; in commercio si trovano prodotti con percentuali del 2-6% ma, nei preparati galenici, queste percentuali possono essere anche maggiori. Concentrazioni elevate possono essere utilizzate sui palmi e sulle piante. Nell’uso dell’acido salicilico su cute abrasa, danneggiata o su aree estese, va fatta attenzione poiché, soprattutto nei bambini, esso può essere assorbito in quantità tali da causare il salicilismo (coma flaccido da acidosi metabolica). I topici a base di urea possono essere ugualmente usati come emollienti/cheratolitici a secondo della loro concentrazione. Il ditranolo, noto anche come antralina, interferisce con la sintesi del DNA e inibisce alcune citochine. La tollerabilità del farmaco di solito è abbastanza buona, anche se a volte può irritare, oltre che macchiare la cute, i vestiti e le lenzuola. Il ditranolo attualmente è disponibile in diverse formulazioni, da solo o in combinazione con altre sostanze come l’acido salicilico. Si consiglia di cominciare con prodotti a bassa concentrazione e aumentare lentamente, tenendo sotto controllo l’eventuale eritema periferico, spia della potenziale irritabilità del farmaco. È anche consigliabile cominciare con un’applicazione breve (30-60 min e poi risciacquo), eventualmente ripetuta una seconda volta e poi, se il topico è ben tollerato, aumentare il tempo di contatto. I catrami, che sono stati utilizzati per secoli, attualmente sono meno usati, sia perché sono ora disponibili prodotti topici efficaci e più accettabili (che non sporcano né puzzano), sia perché si sospettano effetti carcinogeni, per cui le agenzie di regolazione dei farmaci ne hanno sostanzialmente bandito l’uso. Sono rimasti solo i catrami vegetali e l’ittiolo. Nel recente passato, uno degli schemi terapeutici più usati era il classico regime di Goeckerman, che comprendeva catrami topici, bagni e raggi UV. Di regola il paziente applicava il catrame alla sera, lo rimuoveva con olio minerale alla mattina, faceva il bagno e quindi si sottoponeva ai raggi UV. 2/2/10 4:18:57 PM Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE I corticosteroidi topici in genere riescono a controllare la psoriasi localizzata e sono, almeno all’inizio, bene accettati dai pazienti, perché si applicano facilmente, non sporcano e non odorano. Purtroppo il successo iniziale è spesso effimero e, a prescindere dai possibili effetti collaterali di tali farmaci, nella psoriasi si possono verificare fenomeni di rebound, soprattutto quando si interrompe la cura bruscamente. In particolare, l’uso prolungato degli steroidi potenti può facilmente portare ad atrofia cutanea. Il calcipotriolo, il tacalcitolo e, più recentemente, il calcitriolo sono derivati della vitamina D che accrescono la differenziazione cellulare mentre riducono la proliferazione di varie cellule, compresi i cheratinociti. Sono all’incirca efficaci come un corticosteroide topico di media potenza e sono sicuri, nel senso che non danno problemi a livello del metabolismo del calcio, se non si supera la dose settimanale consigliata. Non tutti i pazienti tollerano questi prodotti e l’irritazione topica è il principale effetto collaterale. I derivati della vitamina D possono essere combinati efficacemente con la fototerapia, ma anche con altri topici come i corticosteroidi. I retinoidi topici sono usati anche oggi, anche se non sempre sono ben tollerati. In passato c’era la tretinoina, mentre attualmente è disponibile il tazarotene. Come per il ditranolo, è consigliabile iniziare con applicazioni molto brevi e aumentare gradualmente. Gli inibitori topici della calcineurina (tacrolimus e pimecrolimus), che sono stati originariamente registrati per la cura della DA, possono essere molto utili anche nella terapia della psoriasi, soprattutto nelle aree dove la pelle è sottile o nelle pieghe, dove il loro scarso assorbimento è comunque abbastanza efficace. Fototerapia La fototerapia si basa sul fatto che i raggi UV inibiscono la sintesi del DNA e contemporaneamente deprimono l’attività delle cellule di Langerhans. I benefici della luce solare naturale nella cura della psoriasi sono ormai noti, ma ovviamente questa non sempre è disponibile, così come non sempre si ha a disposizione un periodo di 3-6 settimane (consigliabile per l’elioterapia). Nel caso della fototerapia con sorgenti artificiali, l’importante è identificare il dosaggio minimo per l’eritema, iniziare a questo livello o appena al di sotto e aumentare gradualmente l’esposizione, evitando le scottature, che possono agire da fattore esacerbante per il fenomeno di Köbner. La fototerapia e la foto-chemioterapia in genere sono indicate per la psoriasi da moderata a grave. I raggi UV semplici, ma soprattutto gli UVB a banda stretta (Narrow-band UV o 311 UVB), sono molto usati. Altre opzioni includono gli UVA semplici oppure gli UVA in associazione a psoraleni orali e anche i laser. Meno usata attualmente è la foto-chemioterapia sistemica (PUVA). Gli psoraleni sono furocumarine, fotosensibilizzanti presenti in molte piante, alcune anche di uso alimentare, come le leguminose o gli agrumi, e possono essere usati anche in modo topico o diluiti nell’acqua del bagno (balneo-fototerapia). In alcuni centri è disponibile la balneo-fototerapia (detta C0025.indd 111 111 anche bath-PUVA o, con un acronimo tedesco, TOMESA [TOtes MEer SAlz, sali del Mar Morto]). La PUVA è molto efficace e agisce rapidamente, con il vantaggio di non sporcare e di non puzzare. D’altro canto, gli svantaggi sono considerevoli, perché il paziente rimane fotosensibile per varie ore. Egli deve quindi usare protezioni solari e portare occhiali da sole, per proteggersi dagli UVA e limitare il rischio di cataratta; in aggiunta, si deve monitorare la funzionalità epatica. Attualmente la PUVA è sempre meno usata per il timore degli effetti collaterali cronici (rischio maggiore di tumori cutanei e fotoinvecchiamento della cute). Terapia sistemica I farmaci sistemici sono usati in prima istanza nelle forme di psoriasi grave (estesa, eritrodermica, pustolosa, artropatica) e comprendono sia i farmaci classici come methotrexate, ciclosporina e acitretina, sia i nuovi farmaci biologici. Questi ultimi sono molecole ricombinanti messe a punto per intervenire su un punto preciso del meccanismo patogenetico e includono gli inibitori delle cellule T (alefacept) e gli inibitori del TNF-␣ (etanercept, infliximab e adalimumab). Il trattamento sistemico spesso è quello preferito dai pazienti, soprattutto da coloro che non amano le terapie topiche. D’altra parte, qualsiasi terapia sistemica ha una certa ricaduta sull’intero organismo e, quindi, dovrebbe essere limitata alle forme gravi e/o invalidanti. I corticosteroidi sistemici sono efficaci nella psoriasi, ma non sono impiegati spesso, sia per gli effetti collaterali sia per l’effetto rebound. D’altra parte, essi a volte rappresentano il solo modo di controllare fasi di particolare cuzie, sia cutanee sia articolari. Il methotrexate è il più comune agente citostatico impiegato nella psoriasi moderata/grave ed è il farmaco di prima scelta nell’artrite psoriasica; è un antagonista dell’acido folico e di solito è somministrato per via orale. Attualmente, seguendo lo schema dei reumatologi, la maggior parte dei dermatologi usa 7,5-22,5 mg alla settimana, cioè 3 dosi da 2,5-7,5 mg ogni 12 ore. Con dosaggi più bassi si può ottenere un’eliminazione parziale, con minore tossicità. Non si dovrebbe superare un dosaggio complessivo di 2500 mg, dato l’effetto tossico cumulativo. Nel follow-up, l’emocromo dovrebbe essere controllato prima ogni 2 e poi ogni 4 settimane. Inoltre, dev’essere controllata la funzionalità epatica (possibile induzione di fibrosi epatica) e renale. È necessaria una radiografia toracica di partenza, come pure la ripetizione dell’esame ogni 18-24 mesi, a causa del rischio di fibrosi polmonare. Alcuni pazienti rispondono molto bene a questa terapia, che va considerata soprattutto in quei pazienti che non possono eseguire facilmente una fototerapia o che non vogliono a nessun costo eseguire una terapia topica. La ciclosporina A è un peptide estratto di un micete che inibisce la produzione da parte delle cellule T dell’IL-2 (un fattore di crescita delle cellule T), che in tal modo blocca l’attivazione delle cellule T e la produzione a cascata di citochine. La ciclosporina A è estremamente rapida ed 2/2/10 4:18:58 PM 112 Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE efficace nella psoriasi e, quindi, è il trattamento di prima scelta per forme gravi o esplosive di psoriasi sia comune sia pustolosa. Sebbene la ciclosporina sia utile anche per l’artrite psoriasica, l’efficacia terapeutica si manifesta più lentamente. La dose d’attacco raccomandata è di 3-5 mg/ kg al giorno. Se il paziente manifesta l’atteso miglioramento dopo 1 mese, questo livello può essere abbassato sino ai valori minimi efficaci, che però difficilmente saranno inferiori ai 2,5 mg/kg. Dopo 6 mesi di terapia si dovrebbe cercare di interrompere il medicinale. Purtroppo, bisogna attendersi delle ricadute entro i 2 mesi successivi alla fine del trattamento. Le principali controindicazioni all’uso della ciclosporina sono soprattutto difetti nella funzionalità renale e ipertensione arteriosa. I controlli di laboratorio dovrebbero comprendere tre livelli di creatinina a digiuno prima della terapia; in seguito dovrebbero essere controllati la pressione sanguigna, la creatinina, gli elettroliti, l’acido urico, il colesterolo e i trigliceridi, oltre agli esami della funzionalità epatica ogni 2 settimane per i primi 3 mesi e successivamente ogni 4 settimane. I retinoidi aromatici, etretinato e acitretina (la forma attiva dell’etretinato), costituiscono un’ulteriore scelta nella cura delle varie forme di psoriasi grave come l’eritrodermica e la pustolosa. L’acitretina si somministra in una sola dose giornaliera di circa 0,5 mg/kg per 2-4 settimane. Appena si osserva un miglioramento, la dose deve essere ridotta al più basso livello possibile. La risposta non è veloce e si instaura in genere dopo 8-12 settimane di terapia. Entrambi i farmaci sono efficaci sulla psoriasi, quasi a livello del methotrexate. I retinoidi possono essere associati alla fototerapia; la principale controindicazione per i retinoidi è il loro uso in pazienti femmine in età feconda, in quanto teratogenici. Pertanto, nel caso in cui si debbano impiegare in donne in età fertile, bisogna accertarsi non solo che la paziente non sia in stato interessante, ma anche che vengano associate delle modalità contraccettive sicure sia durante il periodo di trattamento sia nei 2 anni successivi alla cessazione della terapia farmacologia, in modo da evitare problemi medico-legali. Gli effetti collaterali sono simili agli effetti di un dosaggio eccessivo di vitamina A, sono dose-dipendenti e quasi tutti sono reversibili quando il medicinale è interrotto. Ogni paziente accusa secchezza delle mucose (labbra, occhi, naso) e della cute, per cui è utile prescrivere da subito degli emollienti per la cute e uno stick per le labbra, mentre chi porta lenti a contatto può dover ritornare agli occhiali o impiegare lozioni umidificanti artificiali. È possibile che si verifichi un’alopecia diradante transitoria. La visione notturna, inoltre, è leggermente disturbata. Circa la metà dei pazienti sviluppa livelli elevati di colesterolo e trigliceridi, mentre un quarto mostra anormalità della funzionalità epatica, anche se i pazienti sono quasi sempre asintomatici. Gli esami della funzionalità epatica, i livelli di colesterolo e di trigliceridi devono essere controllati prima del trattamento, dopo 3-4 settimane e poi ogni 3 mesi. Se il paziente è giovane o sottoposto a una terapia a lungo termine, è prudente anche il controllo radiologico del sistema scheletrico. C0025.indd 112 I farmaci biologici rappresentano uno dei più significativi progressi ottenuti negli ultimi anni in medicina e, in dermatologia, sono stati impiegati con successo soprattutto nella psoriasi. I farmaci biologici sono molecole prodotte con tecniche di biologia molecolare, assai diversi tra di loro, il cui impiego nella psoriasi è in fase di sviluppo clinico. Il successo di queste nuove terapie risiede nella loro selettività d’azione, che consente di ottenere, nella maggior parte dei casi, una notevole efficacia terapeutica nell’arco di alcuni mesi di trattamento, con riduzione degli effetti collaterali rispetto ai farmaci tradizionali, anche se il loro profilo di sicurezza non è stato ancora definito compiutamente a lungo termine. Inoltre, il tipo di somministrazione (iniettivo) e il costo (molto elevato) ne limitano ulteriormente l’impiego, che di solito è gestito in ambiente protetto. Le molecole maggiormente studiate sono l’etanercept, l’efalizumab, l’infliximab, l’adalimumab e l’alefacept. L’etanercept è una proteina di fusione dimerica ottenuta tramite tecniche di DNA ricombinante del recettore umano p75 del fattore TNF-␣ con la frazione Fc dell’immunoglobulina umana IgG1. La proteina funziona da recettore solubile esogeno per il TNF-␣ e possiede un’affinità di legame per il TNF-␣ più alta di quella degli altri recettori solubili. L’etanercept, registrato all’EMEA (European Medicines Agency, Agenzia europea per i farmaci), è indicato per la psoriasi, l’artrite psoriasica, l’artrite reumatoide e la spondilite anchilosante. Il farmaco viene somministrato con punture sottocutanee alla dose di 50 mg 2 volte a settimana per 12 settimane e poi 25 mg 2 volte alla settimana per altre 12 settimane. L’efalizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato ricombinante che lega specificamente un’importante molecola di adesione dei linfociti T (CD11a), che è fondamentale in tre processi chiave nella genesi della psoriasi, quali il legame dei linfociti ad altre cellule, la migrazione dal sangue al derma e l’attivazione delle cellule T; inoltre, conduce al rilascio delle citochine infiammatorie e alla proliferazione dei cheratinociti. Questo farmaco, indicato per la psoriasi e somministrato con punture sottocutanee alla dose di 0,7 mg/kg alla prima somministrazione e di 1 mg/kg nelle successive somministrazioni settimanali, è stato recentemente ritirato. L’infliximab è un anticorpo monoclonale che si lega con alta specificità e affinità sia alla forma solubile sia a quella transmembrana del TNF-␣, inibendone l’attività. Il TNF-␣ è una citochina proinfiammatoria presente ad alti livelli nelle lesioni psoriasiche e nella sinovia articolare di pazienti con artrite psoriasica. Numerose evidenze dimostrano che esiste una correlazione fra la gravità della patologia cutanea e l’aumentata concentrazione di TNF-␣ nel siero. L’infliximab, pertanto, agisce riducendo l’infiammazione e l’iperproliferazione, rispettivamente, dell’eritema e della formazione della squama. Attualmente in Italia è stato approvato nella terapia dell’artrite reumatoide, del morbo di Crohn, della spondilite anchilosante, dell’artrite psoriasica e della psoriasi. La somministrazione del farmaco avviene per via endovenosa alla dose di 5 mg/kg; il periodo di induzione prevede 3 somministrazioni, di cui 2/2/10 4:18:58 PM Capitolo 5 • DERMATOSI IMMUNOMEDIATE la seconda e la terza dopo 2 e 6 settimane dalla prima, quindi ogni 8 settimane. Il test della tubercolina e una radiografia del torace sono indicati prima del trattamento, data la possibile slatentizzazione di una tubercolosi. L’adalimumab è un anticorpo monoclonale umano prodotto da colture cellulari, che ha come target il TNF-␣ e che si somministra per via sottocutanea alla dose di 80 mg alla prima somministrazione, poi di 40 mg la settimana successiva e ogni 2 settimane. Come tutti gli anti-TNF-␣, possiede una grande selettività d’azione ed è indicato per il trattamento dell’artrite reumatoide, dell’artrite psoriasica, dell’artrite giovanile poliarticolare idiopatica, della spondilite anchilosante, della malattia di Crohn e della psoriasi. Il test della tubercolina e una radiografia del torace sono indicati prima del trattamento. L’alefacept è una proteina di fusione umana LFA-3/IgG1, che agisce bloccando l’interazione tra le cellule che presentano l’antigene e i linfociti T. Sebbene da poco approvato dall’FDA (Food and Drug Administration), tale farmaco non ha ricevuto l’approvazione dall’EMEA, per cui saranno necessari ulteriori studi per una commercializzazione definitiva in Europa. Negli adulti il dosaggio di questo farmaco per uso intramuscolare è di 15 mg alla settimana per 12 settimane. Nella psoriasi sono stati impiegati molti farmaci con risultati anedottici. L’unico farmaco che vale la pena citare è l’acido fumarico; una combinazione degli esteri di questo acido è impiegata soprattutto in Germania con buoni risultati, anche se gli effetti collaterali (rossore, dolori gastro-intestinali, stanchezza e problemi renali) non mancano. È però evidente che, se si sospetta o si è certi di un’infezione streptococcica nella genesi di una psoriasi, una terapia antibiotica va instaurata prontamente. Le conoscenze attuali sull’importante comorbidità della psoriasi, e cioè del frequente riscontro di una sindrome metabolica, devono, ora più che mai, convincere il paziente a cambiare radicalmente lo stile di vita, inclusi il fumo, il bere e il mangiare eccessivi. Una riduzione dell’assunzione di cibo e di alcol e una sospensione del fumo in genere portano a una riduzione spontanea dell’attività della psoriasi e rendono più efficaci i veri trattamenti, oltre a diminuire i rischi intrinseci della sindrome metabolica. Lichen planus P. Fabbri DEFINIZIONE Il Lichen planus (LP) è una dermatosi infiammatoria cronica che interessa la cute, le mucose (60% dei casi) e gli annessi cutanei ed è caratterizzata dall’eruzione di papule tipiche per morfologia, localizzazione topografica e istopatologia, che evolvono verso una completa restitutio ad integrum. L’eziologia è ancora discussa, ma la patogenesi è stata definitivamente chiarita: l’LP è una malattia a pa- C0025.indd 113 113 togenesi (auto)immunologica determinata dall’attività di linfociti T citotossici. CLINICA L’esatta incidenza e la prevalenza dell’LP è sconosciuta; si calcola, tuttavia, che la prevalenza dell’LP sia al di sotto dell’1% (0,3-0,8%). L’LP interessa per lo più individui di età compresa tra 30 e 60 anni, è molto raro in età infantile e colpisce in ugual misura entrambi i sessi. Nella sua più comune espressione clinica l’LP si caratterizza per la comparsa in sedi tipiche (superfici volari degli avambracci, polsi, regione lombare, malleoli, regioni genitali) di piccole papule (da 1-4 mm fino a 1 cm) dure, rosso-violacee, a contorni netti, poligonali (Figura 5.29). La loro superficie è piatta e spesso sono sormontate da una sottile squama. Queste papule hanno tendenza a raggrupparsi in placche o a disporsi in maniera lineare o ad anello (LP anulare). Le placche sono spesso percorse da esili strie biancastre (strie di Wickham), meglio visibili quando la superficie della lesione è trattata con olio di vaselina. La sintomatologia soggettiva è rappresentata da prurito di entità variabile, da assente nelle localizzazioni alle mucose a molto intenso nel lichen ipertrofico, oltre che da dolore intenso nella varietà di lichen erosivo. L’interessamento mucoso è frequente (60% dei casi) e a volte (25% dei casi) è l’unico segno clinico di malattia. Sono interessate soprattutto le mucose della cavità orale, in primo luogo la mucosa geniena, mentre meno frequente è la localizzazione gengivale, labiale (Figura 5.30), linguale (Figura 5.31) e ancor più rara (in associazione alla localizzazione orale) quella nelle mucose dei genitali maschili e femminili e nelle mucose laringea, vescicale e intestinale. In queste sedi le papule, con disposizione lineare, a reticolo, a placca, oppure “a spruzzatura di calce”, in genere mostrano un colorito biancastro. Le papule cutanee spesso esitano in macchie bruno nerastre (color seppia) o in modesta atrofia (lichen ipertrofico o follicolare), che può essere più intensa a livello del cuoio capelluto. Nelle fasi di attività della malattia è possibile osservare l’insorgenza di tipici elementi papulosi nella sede di un trauma anche modesto (fenomeno di Köbner). Le unghie sono colpite nel 10% dei casi e appaiono ruvide, solcate longitudinalmente, talora completamente distrutte. Alterazioni comuni sono l’onicoschizia, la trachionichia e lo Pterigio. Nella Tabella 5.15 vengono riportate le varietà cliniche più comuni con le caratteristiche più significative. Il lichen di frequente si associa ad alcune patologie internistiche, come l’epatite cronica conseguente a infezione da virus HBV e HCV nei Paesi mediterranei, o alla cirrosi biliare primitiva nei Paesi anglosassoni, più raramente alla colite ulcerosa. Come rilevato nella Tabella 5.15, è stata documentata la possibilità di una trasformazione neoplastica (carcinoma spinocellulare) di un lichen orale. I fattori di rischio che possono favorire questa evoluzione sono una lunga 2/2/10 4:18:58 PM