Enrico Rava si racconta... Enrico Rava si racconta

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S O N O T O R N ATA ! N U O V O L O O K E N U O VA M U S I C A P E R J L O
402 • MARZO 2007 • LE RUBRICHE: CONSULENZA VINTAGE, MUSICA DI CARTA, @CASA, BUONO, PREVIEW AND REVIEW
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STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO ANNO X XXVII • N. 402 • MARZO 2007 • MENSILE • € 5,00
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da sapere sulla testina e una carrellata sui modelli che ne hanno
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Enrico Rava si racconta...
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L’AMATEUR PROFESSIONNEL
Alive and kicking
di Roberto Rocchi
P
rima del 1983, anno dal quale si può far
risalire la nascita del dominio audio in
forma digitale, la sorgente principe di un
impianto hi-fi era rappresentata quasi esclusivamente dal sistema giradischi-braccio-testina,
seguita a ruota dal deck a cassetta o dal registratore a bobina. Questo sistema, che attualmente definiamo analogico per differenziarlo
da quello digitale, a causa di un gran numero
di problematiche di messa a punto ed ottimizzazione, occupava quasi interamente le discussioni, i progetti e gli studi del mondo dell’hi-fi
degli anni ‘70 e primi anni ‘80, periodo che
può essere considerato aureo per la sorgente
analogica. Dopo vent’anni d’oscurantismo digitale, anni durante i quali SUONO si è comunque sempre occupata di analogico con almeno un articolo per ogni numero, si è per fortuna verificato un gradito quanto inaspettato
prepotente ritorno del vinilico disco; ritorno
che ha offerto l’opportunità ai giovani appassionati di rendersi conto di quanta qualità e
senso musicale sappia ancora donare questo tipo di sorgente. Quello che i giovani non sanno, non certo per colpa loro, è quanto possa
essere difficile e quante problematiche implicano la messa a punto ottimale di un buon
sistema di lettura giradischi-bracciotestina. Nelle precedenti puntate
abbiamo approfondito l’argomento relativo ai bracci di lettura
(SUONO n. 392 maggio 2006)
e ai giradischi (SUONO n. 396
settembre 2006), ora parleremo
del terzo elemento che compone
tale sistema.
Oggi, 37 anni dopo quell’articolo di SUONO
che apparve nel n. 1 e che è stato riportato
nella ristampa allegata al n. 400,
che cosa è cambiato tecnicamente (nuovi
materiali e nuove tecnologie) e nell’offerta
di mercato dei pick up?
Le accoppiate storiche ancora valide,
i rischi nell’acquisto dell’usato, cosa
offrono le new entry… e altro ancora.
sivamente in energia elettrica. La trasformazione dell’energia meccanica in elettrica avviene per mezzo di un modello che si basa
sulla produzione di correnti indotte generate
da bobine immerse in un campo magnetico.
Per fare ciò è stata applicata una piccolissima
bobina ad un’estremità di un leggero tubicino
in alluminio (cantilever), mentre nell’altra
estremità è stata incollata la puntina in diamante. L’energia elettrica generata è di bassissimo valore (in alcune testine MC è di soli
0,15 V), tale energia deve essere quindi amplificata ed elevata in potenza.
IL FONORIVELATORE
Il fonorivelatore (testina, pick-up o cartuccia che dir si voglia) è a tutti gli effetti un
“trasduttore”, vale a dire un componente che
trasforma un tipo d’energia in un’altra. Al
contrario degli altoparlanti che trasformano
l’energia elettrica in movimento meccanico, il
fonorivelatore trasforma il movimento meccanico in energia elettrica. Questo compito è tra
i più delicati e difficili tra quelli riscontrabili
lungo la catena di un comune sistema hi-fi,
basti solo pensare alle microscopiche dimensioni dei componenti in gioco che devono essere in grado essenzialmente di far scorrere
una puntina di diamante lungo i microsolchi
di un LP in modo da generare un movimento
meccanico ortogonale del cantilever, movimento che appunto verrà trasformato succes-
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L’AMATEUR PROFESSIONNEL
Oggetti misteriosi: lenti d’ingrandimento in grado di
aiutare ad osservare i piccoli particolari delle testine per
la valutazione dello stato d’uso.
Questo semplice (!) principio ha subito nel corso degli anni miglioramenti ed anche evoluzioni tecniche, sviluppando una molteplicità di tipologie di fonorivelatori.
Di tutte queste, però, solo due hanno
trovato larghissimo impiego:
- i magnetodinamici (MM: Moving
Magnet) altresì detti magnete mobile,
ove gli elementi fissi sono le bobine
di induzione ed il magnete si muove
dentro di esse (fig. 1).
- gli elettrodinamici (MC: Moving
Coil) altresì detti a bobina mobile,
ove sono le bobine di induzione a muoversi all’interno di un campo magnetico
fisso (fig. 2).
Vi sono state altre tipologie di testine meno importanti e meno utilizzate:
- riluttanza variabile (fig. 3). Attualmente
quasi tutte le testine Grado utilizzano questo
sistema (alla fine degli anni settanta anche
qualche modello Ortofon e AKG) che vede il
cantilever collegato a elementi in ferro dolce
magnetizzati per induzione da due “magneti
ad anello avvolti da bobine” posti intorno ai
due nuclei in ferro dolce. Tale movimento
provoca variazioni nel flusso magnetico che,
rilevato dalle bobine, provoca la variazione di
tensione. Tale sistema permette di alleggerire
di molto la massa del cantilever che riesce così ad assecondare anche i più veloci movimenti dello stilo riuscendo a riprodurre anche
le modulazioni di lunghezza d’onda più corta.
Storicamente è stato il primo sistema a venire
impiegato nel campo della riproduzione sonora ad alta fedeltà.
- piezoelettrica (fig. 4). Il materiale piezoelettrico ha la proprietà peculiare di fornire
una tensione elettrica proporzionale ai movimenti sollecitati. Il complesso cantileverpuntina trasmette meccanicamente il suo
movimento al materiale piezoelettrico che
genera, in tal modo, una tensione elettrica
proporzionale al movimento della puntina
che scorre lungo il solco del disco. Questo
sistema può essere a “cristallo” o “ceramico”: il primo è più facilmente deteriorabile
in quanto risente molto degli sbalzi di umidità e di temperatura dell’ambiente, il secondo è più stabile e meno influenzabile del primo ma è più fragile ed ha un costo più elevato. Si tratta comunque di testine di bassa
qualità e costo che equipaggiavano apparecchi di livello molto economico, infatti la loro tensione d’uscita pari a 200-300 mV rendevano possibile il collegamento diretto alla
stadio di amplificazione senza la necessità
della sezione preamplificatrice.
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hanno discostato dall’essere essenzialmente
una leggerissima asticella più o meno lunga alla cui estremità è stata incollata una puntina solitamente in diamante o ceramica. Approfondiamo il discorso per i due sistemi attualmente
più usati, vale a dire a magnete mobile (MM) e
a bobina mobile (MC):
- semiconduttori (fig.5 - testina americana Win Laboratories
SDT10 anno 1978). Il sistema
di traduzione è realizzato con
elementi in materiale con caratteristiche semiconduttive, la cui resistenza
elettrica varia in funzione delle sollecitazioni
di movimenti in questo caso generati dal complesso cantilever-puntina. Per mezzo di un particolare circuito elettronico esterno le variazioni di resistenza elettrica vengono trasformate in
segnali elettrici.
- magnete indotto (fig.6 - testine americane
ADC e Sonus Silver Label della fine degli
anni settanta). Il complesso cantilever-puntina è collegato ad un sistema composto da
barrette in ferro dolce avvolte da bobine. Un
magnete fisso magnetizza tali bobine che trasformano il movimento in energia elettrica.
- condensatore (fig.7 - testina americana Micro Acoustic e giapponese Stax CPY anno
1978). Questo sistema è costituito da una serie di piastre fisse e piastre mobili, tali piastre
sono caricate elettrostaticamente per mezzo
di un alimentatore a parte. Le piastre mobili
sono fissate al complesso cantilever-puntina
che genera col movimento un differenziale
elettrostatico che viene trasformato in informazioni di segnali elettrici tramite un apposito circuito elettronico.
- fotoelettrica o fotoelettronica (fig.8). Una
coppia di fotodiodi riceve una quantità di luce
che viene modulata da due schermi di cui uno
mobile e collegato al complesso cantileverpuntina. Un circuito elettronico esterno provvede a trasformare le informazioni che giungono ai fotodiodi in segnali elettrici.
Il fonorivelatore è composto essenzialmente di
due parti: una che si occupa di rilevare il movimento meccanico dai solchi del disco vinilico,
l’altra di trasformare tali movimenti in segnale
elettrico. Mentre questa seconda sezione è oggetto di studio e progettazione di disparata filosofia e natura, la prima è rimasta del tutto immutata nel tempo, tanto che il complesso cantilever-puntina ha subito pochissime evoluzioni,
quasi tutte legate ai materiali e alle forme, ma
mai ha subito trasformazioni di sostanza che lo
- MM. È senz’altro il tipo più diffuso di fonorivelatore per alta fedeltà. In questo tipo di
pick-up, l’asta della puntina (cantilever) ha
uno o più magneti permanenti di dimensioni
e peso estremamente ridotti (solitamente in
ferroxcube-B). Le due bobine captatrici sono
avvolte su nuclei fissi di ferro dolce, le cui
espansioni polari captano le variazioni di
flusso magnetico dovute allo spostamento
dei magneti permanenti fissati all’asta della
puntina. La corrente indotta nelle due bobine
costituisce il segnale audio (L e R) che viene
inviato all’amplificatore. La semplicità di
progettazione del pick-up magnetodinamico
offre alcune possibilità costruttive che rasentano la perfezione. Tale fonorivelatore inoltre
presenta caratteristiche di estrema robustezza, di facile manutenzione e sostituzione dell’intero complesso cantilever-puntina. Unico
problema riguarda l’interfaccia elettrico che
deve tener conto delle impedenze di carico
che devono essere uguali a quelle possedute
dal sistema connessioni pre-phono. Per
esempio, se una testina possiede una capacità
di 200 picofarad, uguale dovrà essere la somma delle capacità del cavo più quella interna
del pre-phono.
- MC. Il fonorivelatore a bobina mobile è caratterizzato da due piccole bobine disposte
solitamente a “V” e unite al supporto della
puntina. Ciascuna bobina è libera di muoversi nel campo di un magnete permanente fisso, tali movimenti generano nelle bobine
stesse una corrente indotta che viene prelevata ai capi degli avvolgimenti e successivamente amplificata. Il fonorivelatore a bobina
mobile presenta notevoli difficoltà tecniche
di costruzione, per questo motivo è necessario ricorrere a tutte le possibilità offerte dalla
meccanica di precisione. Il suo prezzo risulta
generalmente alto anche in relazione alle alte
prestazioni che si possono ottenere in termini
di cedevolezza, inerzia e risposta elettromagnetica. Questo sistema inoltre risulta molto
delicato e richiede un utilizzo accorto e cauto. Nonostante questo, i vantaggi che il tipo a
bobina mobile presenta sono moltissimi; innanzi tutto, le bobine che sono direttamente
collegate al cantilever sono senz’altro più
leggere di un magnete e possiedono di conse-
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Fig.1
Fig.6
guenza un’inerzia molto bassa. Inoltre queste
bobine sono costituite da pochissime spire
(poche decine) con una conseguente impedenza interna molto bassa e costante al variare della frequenza, grazie alla bassa induttanza degli avvolgimenti (diecimila volte inferiore a quella di una MM) e alla minima resistenza ohmica che parte addirittura da 2 – 3
Ohm. Ecco quindi che, mentre per le testine
MM il valore standard della resistenza di ingresso del circuito RIAA è di 47 kOhm,
quello delle testine MC è di circa 100 Ohm.
Un trasduttore MC, al contrario di un MM,
non presenta problematiche relative all’interfaccia, in quanto fornisce la stessa risposta in
frequenza a qualunque preamplificatore venga collegato. D’altra parte le testine MC presentano lo svantaggio della bassa tensione
d’uscita, per cui si rende necessario l’utilizzo
di un trasformatore passivo (che non ha bisogno di alimentazione elettrica) detto anche
step-up o pre-pre phono. Questi apparecchi
danno corso ad una serie di problematiche
relative alla limitazione della banda passante
e al peggioramento del rapporto segnale/rumore che solitamente risulta inferiore a quello di un trasduttore magnetodinamico. Le
prestazioni però di una MC ben assemblata
ed accessoriata raggiunge livelli estremi in
termini di sonorità timbriche e dinamiche
che risultano essere di qualità assoluta.
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Fig.2
Fig.3
Fig.4
Fig.5
Fig.7
LA PUNTINA DI RIPRODUZIONE
La normativa IEC regola lo standard del raggio
di curvatura di una puntina conica tra i 13 e i
18 micron. Con l’avvento delle puntine a forma ellittica, il raggio di curvatura varia tra i 5 e
i venti micron permettendo in tal modo di offrire la minore superficie di contatto ai solchi
ma, nello stesso tempo, riuscire a seguire fedelmente le modulazioni delle pareti del solco
stesso. Naturalmente, è importante che la superficie di contatto della puntina con il solco
sia la minore possibile senza toccare il fondo
per evitare logorii precoci del solco del disco
preservandone in tal modo la longevità. Attualmente non vi sono in produzione che puntine
ellittiche caratterizzate da alcune varianti
(VDH, OCC-Audio Technica, Micro Edge-Micro, Triplo Parabolic Line Contact-Clearaudio,
Gyger, iperellittico, Nude Fine Line, etc.) e, soprattutto, costruite in materiali duri diversi in
quanto il costoso diamante (costoso più per le
difficoltà del taglio che per il valore del diamante stesso) è stato sostituito dalla ceramica,
mentre l’alluminio del cantilever oggigiorno
viene generalmente costruito in boro o titanio.
Ma come funziona e perché il suono analogico
è ancora appagante e non è morto con la nascita del dominio digitale? Abbiamo quindi analizzato come viene generato il segnale elettrico
tramite il complesso magnetico e i diversi sistemi per generarlo allo scopo di ottenere la
Fig.8
migliore qualità. Ma qual è il meccanismo che
genera l’intensità di volume e la separazione
dei canali? In pratica, cosa avviene effettivamente? Se avvicinate l’orecchio alla testina
mentre traccia il solco, sentirete un flebile suono in grado anche di far riconoscere il brano riprodotto. Si tratta forse del segnale che sarà
successivamente amplificato? In effetti, no!
Però è necessario ricordare che le registrazioni
partono da un fatto meccanico, vale a dire la
voce o gli strumenti che eccitano lo spazio generando onde di frequenza. In campo analogico il movimento è tradotto in segnale elettrico
che, attualmente e tramite l’equalizzazione RIAA, è in grado di riprodurre un ampio spettro
di frequenze, quello che invece sentite provenire dalla testina è il segnale meccanico equalizzato (le frequenze basse vengono compresse
mentre quelle alte sono espanse) che verrà successivamente de-equalizzato dal vostro prephono. Immaginate ora, di osservare una testina guardandola frontalmente: quello che vedete è un sistema in grado di muoversi ortogonalmente, vale a dire sia in senso verticale che
orizzontale. Bene, quando la puntina segue il
solco in profondità esegue un movimento verticale che sarà tanto più potente quanto maggiormente profondo è il solco. In questo caso l’intensità del segnale elettrico, e quindi il volume,
aumenta all’aumentare della profondità.
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Da sognare,da trovare,da comprare
Ecco una, ahimè, parziale carrellata di fonorivelatori consigliabili, alcuni del passato,
altri tutt’ora in commercio o rintracciabili sul mercato dell’usato. (Gli esemplari in oggetto sono parte
della collezione di Antonio Palmieri).
1 - L’americana Micro Acoustics 2002-E del 1974 è un
tipico esempio di testina ad elettrodi con adattatore di
impedenza integrato, puntina ellittica, tensione d’uscita
di 3,5 mV, impedenza di carico di 47 kOhm. Insensibile alla capacità dei cavi fino a 1500 pf, stilo in berillio. Può essere connessa ad un qualsiasi phono MM.
2 - La bellissima Audio-Technica DR500LC è a magnete
mobile con 4,2 mV di uscita. Il cantilever è in tubo conico
di alluminio e lo stilo è di tipo linear contact in diamante
artificiale.
Non presenta particolari difficoltà nella connessione a
phono MM.
3 - Denon DL160. Questa testina non è molto nota in
Italia ma possiede alcune caratteristiche interessanti.
Si tratta di una Moving Coil ad alta uscita (1,6 mV) ed
un’impedenza di 160 Ohm, queste caratteristiche le consentono di evitare l’utilizzo del trasformatore e la connessione diretta al phono MM. Il consiglio è di utilizzare
comunque un pre phono MC allo scopo di tenere il livello di rumore il più basso possibile.
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4 - Denon DL303. Una Moving Coil classica a bassa
uscita; necessita del trasformatore a 40 Ohm o ad alta
impedenza per una tensione d’uscita di appena 0,2 mV;
la puntina è del tipo ellittico speciale di diamante. Il
particolare materiale utilizzato per il corpo testina è la
massima espressione della lotta alle vibrazioni diminuendo le masse in gioco. L’uso di un trasformatore 2040 Ohm è obbligatorio, consigliato naturalmente il Denon AU300 o AS1.
5 - Denon DL301II. Gran bella testina, inspiegabilmente
non importata in Europa, tensione d’uscita di 0,4 mV. I 33
Ohm di impedenza giustificano l’inserimento del trasformatore AU 300LC o AS1. Gran bel suono ad un prezzo (in
yen) umano.
6 - Yamaha MC. Per niente conosciuta ma di grande valore musicale, caratteristica per i magneti posizionati a
croce e per la sospensione in un solo punto. La tensione
d’uscita è di 0,3 mV e necessita di trasformatore a 30
Ohm. In foto è montata su uno shell in carbon block
Audio Tekne.
7 e 8 - Testine Grace F10L e F10P. Bellissime testine molto simili tra loro se non per il peso diverso. Si tratta di MC
non particolarmente difficili da inserire nel sistema vista
l’uscita di 0,75 mV anche se l’impedenza è di 23 Ohm.
9 - La Grace F9 è un esempio di testina a magnete mobile
di ottima qualità musicale. Ne esistevano diversi modelli
costruiti con puntine diverse coniche ed ellittiche. Non
presenta particolari difficoltà di adattamento a pre-phono
MM, se ne consiglia comunque uno di buona qualità.
10 e 11 - A rappresentare tutta la dinastia Koetsu ecco
l’esemplare n. 8078 della Rosewood Signature Platinum. Testina MC a 0,2 mV d’uscita e 5 Ohm d’impedenza, compagno ideale è il trasformatore Kiseki MCT-1 con
avvolgimenti in argento purissimo o Uesugi. Solo per appassionati fuori di testa. Consigliamo sempre una ventina di minuti di rodaggio in caso anche di breve periodo
di inutilizzo. Quella nera è la Koetsu Black!
12 - Assolutamente intonsa ed ancora sigillata la Dynavector XX-1L. Questa casa giapponese si è particolarmente distinta per la ricerca volta a combattere i deleteri
effetti magnetici, giungendo a brevettare il flux damper,
inseribile tramite un micro switching posto sul corpo
della testina stessa. Il cantilever cortissimo è in boro
mentre la puntina in diamante è una line contact. Anche
in questo caso, la bassa uscita di 0,25 mV costringe all’utilizzo di un trasformatore di 30 Ohm. Il corpo è in alluminio. Quasi obbligatorio il braccio a bassa massa in quanto la cedevolezza è altissima.
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13 - Genesis Sigma 2000. La Monster Cable si faceva costruire in Giappone, dall’attuale progettista della ZYX, la
propria linea di testine. Questa testina particolarmente
leggera (4,2 grammi) possiede il cantilever in boro e la
puntina tagliata in configurazione micro-ridge, adatta alla stragrande maggioranza dei bracci di massa media,
necessita di un trasformatore 80-100 Ohm.
14 - La Grado Reference Signature. La Grado si è sempre
dedicata alla costruzione di testine a riluttanza variabile.
Questa è una MM classica che però adotta un particolare
sistema di bobine. Esiste anche il modello Statement che
è un MC con uscita a 0,5 mV senza necessità di step-up.
15 - Un classico degli anni settanta-ottanta, la Shure V.
Questa testina era solitamente montata sui giradischi
Thorens, Lenco o Pioneer, ha fatto la storia delle testine
MM con il suo pennellino che precedeva il tracciamento
della puntina.
16 - La Ortofon MC 25 FL. Il modello FL si distingue per
il taglio Nude Fine Line della puntina ellittica in diamante. L’uscita di 0,5 mV non è particolarmente difficile a
patto di rispettare i 20 Ohm di carico.
17 - Spectral MCR Signature. Gran bella testina con il
corpo in materiale ceramico traforato che assicura rigidità e assenza di risonanze spurie. È una MC con uscita
di 0,2 mV e un’impedenza di 2 Ohm e quindi necessita
di step-up adeguato di 2-3 Ohm. Il cantilever in metallo
è rinforzato con particolari fibre, mentre il diamante è
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considerato il più piccolo line contact esistente. Emblematica la scelta commerciale di produrre una testina in
grado di adattarsi alle sezioni MC a 47 kOhm presenti
sulle sezioni phono dei maggiori preamplificatori americani dell’epoca!
18 - Transfiguration Esprit. Rappresenta la testina di alta classe in grado di proporre performance musicali di
spessore timbrico, senza aver bisogno di particolari cure
per l’adattamento elettrico. La puntina è in diamante taglio Ogura PA, il cantilever in boro e i magneti in samario
cobalto. Il peso e la cedevolezza permettono di utilizzare
bracci di media massa.
19 - Audio Tekne MC6310. L’analogico secondo Imai
San, corpo in carbon block, lungo cantilever in boro con
puntina in diamante ellittica, impossibile tensione d’uscita 0,1 mV, impedenza 2 Ohm. Assoluto obbligo di
braccio ad alta massa e trasformatore tipo Art MC8, Uesugi U bros 5 Low, Audio Technica AT1000 o FR X1F.
20 - La Ikeda 9EMPL utilizza un particolare gruppo puntina-cantilever-magneti che, assieme al notevole peso
del corpo metallico alzano notevolmente il punto di risonanza eliminandolo totalmente. D’obbligo l’utilizzo
dello shell in rodio IS-1R e del braccio IT-407 o IT-345
della stessa Ikeda.
21 - Transfiguration AF1. Fece scalpore quando fu presentata, un po’ per il periodo (nel 1995 l’analogico era
stato dichiarato defunto) un po’ per la strana forma a
palla. In realtà il goffo corpo svolgeva una duplice funzione: creare lo spazio al particolare progetto che vede
l’inserimento delle bobine all’interno del magnete; svolgere funzione antirisonante per minimizzare le aberrazioni timbriche. La bassissima uscita (0,14 mV ma rilevata
a 3,54 cm/sec) obbliga all’inserimento di un trasformatore a 6 Ohm ed a elevato guadagno.
22 - Krell KC-100. La nera testina Krell tradisce le sue nobili origini già dalla bella confezione in metallo dorato. Il
peso è di quelli importanti (13,5 grammi) ed obbliga all’utilizzo di bracci a massa medio alta, la tensione d’uscita è di 0,25 mV e l’impedenza è di 4 Ohm che necessita
di step-up, il cantilever è di tipo rastremato e la puntina
ha un taglio del tipo semi line contact. La Red Rose è la
stessa testina.
23 - Denon DL 103 FL. Tensione d’uscita 0,28 mV, risposta in frequenza 20-45.000, peso 9,7 grammi, il che vuol
dire che è possibile montarla su bracci a massa media. FL
significa fans limited e la tiratura è stata davvero limitata.
La casa consiglia step-up a 100 Ohm, ma attenzione, solo
nel caso si utilizzi un pre-pre elettronico con regolazione
interna dell’impedenza, altrimenti si consiglia il solito
elevatore a 20-40 Ohm.
24 - Audio Technica AT OC 9ML/II. Questa testina ha
avuto un discreto successo in Gran Bretagna in quanto il
suo peso e la bassa cedevolezza ben si adattano ai bracci
di massa media come Rega, SME, Linn, Roksan ecc. L’uscita è di 0,4 mV, consigliati step up a 20 Ohm.
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Testine preziose come diamanti, contenute
in scatole altrettanto regali: gli imballi di
Grado e Krell.
(segue da pag. 86)
Quando invece la testina si muove orizzontalmente genera una frequenza la cui l’ampiezza
corrisponde proporzionalmente all’ampiezza
registrata. Sta di fatto che, se non ci fosse l’equalizzazione RIAA, il solco che genera le frequenze basse sarebbe troppo ampio e quello
che genera le frequenze alte sarebbe troppo
stretto e quindi quasi rettilineo. L’equalizzatore
RIAA in fase di registrazione quindi comprime
le frequenze basse ed espande quelle alte, in fase di riproduzione avviene l’esatto contrario. Lo
standard RIAA è uguale in tutto il mondo, in tal
modo è possibile ascoltare (non si parla di qualità) qualsiasi disco a prescindere dal luogo in
cui è stato prodotto a patto che rispetti questo
standard. Nelle testine stereofoniche, dotate di
due complessi magnetici indipendenti, il movimento della puntina verso destra o verso sinistra rispetto all’asse centrale del solco permette
di indirizzare il segnale elettrico in un determinato canale. Va da sé, che la separazione dei
due canali non è così precisa come nel dominio
digitale dove i due canali sono perfettamente
separati ed indipendenti tra loro, ma proprio
questa netta separazione potrebbe essere la causa o la ragione principale di un affaticamento
d’ascolto dovuto allo stress psichico inconsapevole, forzatamente concentrato nella continua
ricerca di individuazione della provenienza del
segnale riprodotto, il così detto affaticamento
d’ascolto stereofonico. Inoltre, il suddetto fenomeno potrebbe essere il motivo per il quale
molti appassionati preferiscono ancora, paradossalmente, il suono analogico a quello digitale. Ecco, forse, spiegato perché il disco è ancora
vivo e perché alcuni appassionati preferiscono
inconsciamente il suono analogico a quello digitale. Infatti, nonostante sia fuor di dubbio che
le performance offerte dal sistema digitale siano di alto valore e qualità (in analogico si possono raggiungere solo gli ottanta decibel di
pressione sonora mentre il digitale ne offre cento e anche oltre; e anche la separazione dei canali è minore -venticinque/quarantacinque decibel). Viene da pensare che forse il piacere d’ascolto è tutta un’altra cosa e che, sostanzialmente, prescinde dalla “perfezione” della registrazione e dei sistemi di riproduzione. Un
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esempio tipico è quello relativo all’alto valore qualitativo attribuito ad un
apparecchio (quasi sempre si tratta
di preamplificatori) in seguito ai test
d’ascolto, sebbene questi alla prova
tecnica risultino affetti da diafonia
(vale a dire la penetrazione di un
segnale indesiderato su una linea,
in questo caso tra il segnale destro e sinistro del sistema). È
possibile che l’orecchio non valuti come negativo questo fenomeno
e che anzi, al contrario, un’eccessiva
suddivisione tra i canali alla lunga generi inconsciamente dello stress…
Al di là comunque delle valutazioni personali,
rimane il fatto che ancora oggi vi sono estimatori della riproduzione analogica in vinile e in
nastro magnetico (ho ancora stampato nella
mente un ascolto fatto da Giulio Cesare Ricci su nastro
da un pollice!) e che
chi possiede dischi in buone
condizioni possa
continuare ad
ascoltare con
piacere con questo antico sistema. A chi invece
decide di avvicinarsi per la prima
volta al mondo dell’analogico, suggerisco... di volare basso.
Cominciare dai fondamentali è una cosa
assolutamente necessaria, gli attuali listini offrono giradischi di buona qualità a prezzi accessibili dotati già di braccio di lettura e qualche
volta anche di testina. Cominciare quindi dall’economico ma, soprattutto, cominciare ad abituarsi alla manualità a cui costringe il sistema
analogico, cominciare a montare la testina usando dime e bilancine, cominciare ad informarsi
sui migliori abbinamenti elettrici (anche se attualmente gli standard sono abbastanza allineati), cominciare da una testina MM economica
per giungere gradualmente a testine MC a bassa
uscita che, personalmente, ritengo sia il massimo dell’espressione in campo analogico. Certo,
anche il campo dell’usato potrebbe essere percorribile, anche se con maggiori rischi rispetto a
quello più semplice del digitale. Infatti, è necessario ricordarsi che la componente meccanica è
di vitale importanza per la valutazione di un
buon usato; conviene forse affidarsi ad un rivenditore in grado di assicurare una certa garanzia
sull’usato proprio per non incorrere in cocenti
delusioni. Sostanzialmente per un braccio non ci
sono grossi problemi se risulta solido e non presenta eccessivi movimenti sull’asse cardanico;
stessa cosa per il giradischi sul perno di rotazione, che deve risultare fluida senza essere lasca;
un po’ più complessa la valutazione di una testina che potrebbe nascondere difetti rilevabili solo
da esperti dotati di strumenti opportuni.
QUAL È IL PUNTO D’ARRIVO?
Non esiste naturalmente un punto d’arrivo,
esiste un percorso che deve essere effettuato
senza però saltare tappe fondamentali ed importanti. Questo percorso prevede, per prima
cosa, un sistema giradischi a telaio rigido –
braccio di media massa e testina MM per
sfruttare l’eventuale ingresso phono dell’amplificatore. Attualmente esistono giradischi
economici di buona qualità già dotati di braccio di lettura in grado di adattarsi alla maggior parte delle testine MM presenti sul mercato, in pratica esiste già bello e pronto il primo sistema utile per fare l’ingresso in questo
strepitoso mondo analogico senza peraltro
spendere cifre impegnative.
Il passo successivo prevede di dotarsi di una
sezione phono esterna di migliore qualità e,
quindi, cominciare a calcolare le impedenze
cavi-testina per poter sfruttare al meglio le
caratteristiche elettriche della testina MM. In
seguito passare alle MC a medio alta uscita,
questo per cominciare ad apprezzarne le qualità e, solo alla fine, provare a immergersi nel
vasto e complicato mondo delle testine MC a
bassa uscita che necessitano di trasformatore o step-up. Tutto ciò implica l’approfondimento
circa i vari pro e contro relativi alle tipologie di giradischi a contro telaio flottante oppure rigido.
Il concetto cardine di
un sistema analogico
ben suonante rimane
comunque la corretta
combinazione dei componenti: sebbene di media qualità,
un sistema omogeneo può essere
preferito ad un insieme disorganico
di eccellenti prodotti che non garantisce a
priori la riuscita sonora del sistema.
Gli abbinamenti consigliabili e consigliati sono un argomento che verrà affrontato nel
prossimo appuntamento, in cui troverete proposti alcuni sistemi giradischi-testina-braccio-trasformatore per così dire “ideali”, combinazioni cioè che rispettino le caratteristiche
meccaniche ed elettriche dei singoli elementi.
Personalmente, ritengo che i migliori risultati
musicali siano quelli ottenuti tramite testine
MC a bassa uscita con idonei trasformatori e
step-up; certo si tratta di un campo costoso e
difficile ma, se non altro, è uno dei punti di
arrivo che permetterà all’appassionato che
l’ha raggiunto di capire i motivi tecnici per
cui, per esempio, una Denon DL103 non suona come dovrebbe suonare se non è collegata
ad un trasformatore a 40 Ohm e montata su
un braccio ad alta massa: tutti coloro che l’hanno ascoltata in condizioni diverse, e sono
purtroppo tanti, non hanno ascoltato un bel
niente di niente!
Per semplice curiosità, posso riferire che attualmente mi sto beando con la testina Denon
DL-301II (mai importata in Europa e dotata
di un rapporto qualità/prezzo assoluto) e trasformatore AU300LC.
marzo 2007• SUONO
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