la chetosi nella bovina da latte

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La chetosi nella bovina da latte, luglio 2016
LA CHETOSI NELLA BOVINA DA LATTE
La vacca, per garantire la lattazione, deve ingerire e trarre più energia possibile dalla razione a disposizione.
Spesso però, l’energia ingerita non è comunque sufficiente a soddisfare il fabbisogno di produzione. È allora
che l’animale inizia ad utilizzare le riserve energetiche dal tessuto adiposo e muscolare causando un
dimagrimento che, se eccessivo può aumentare il rischio di incidenza di chetosi.
Non sempre questo stato metabolico alterato è evidente ad occhio nudo e spesso viene sottovalutato,
sebbene causi una diminuzione dell’efficienza produttiva dell’intera mandria. È quindi fondamentale agire in
prevenzione per ridurre al massimo la sua presenza monitorando costantemente la situazione anche del
singolo animale.
Il fabbisogno energetico delle vacche in asciutta deve rispondere alle esigenze per il mantenimento e per la
crescita dell’unità feto-placentare. Per le primipare si deve aggiungere anche il fabbisogno necessario alla
loro crescita. Tali fabbisogni sono comunque modesti, ma tendono ad aumentare dal parto in poi, poiché la
sintesi di colostro determina un marcato aumento del fabbisogno energetico: la produzione di 10 litri di
colostro al giorno del parto genera una richiesta di 11 Mcal. Nel giro di 48 ore, il fabbisogno energetico
raddoppia; questa tendenza continua con l’incremento della produzione lattea, conducendo ad un rilevante
deficit fisiologico. L’elevata richiesta di principi nutritivi glucogenici (es. glucosio) per la produzione del latte
e l’insufficiente apporto degli stessi, determinano nell’animale uno stato di BEN: Bilancio Energetico
Negativo. A determinarlo è anche il fisiologico calo di ingestione di sostanza secca, che parte da un -5%
all’altezza dei 215 giorni di gestazione per arrivare sino a -30% nelle prime 2 settimane di lattazione. Il BEN
raggiunge il suo picco negativo dopo 14 giorni di lattazione. La bassa ingestione obbliga l’animale ad utilizzare
il tessuto adiposo come fonte di energia (lipomobilizzazione).
Quando il tasso di mobilizzazione del grasso di riserva è troppo elevato, il fegato non riesce ad ossidare i
grassi in energia, trasformandoli in corpi chetonici (NEFA: Acidi Grassi Non Esterificati) che si accumulano nel
sangue e nei liquidi biologici (latte, urine). Si parla quindi di chetosi e i tre tipi di corpi chetonici prodotti sono:
beta-idrossibutirrato (BHBA), acetone ed acetoacetato.
Situazioni di grave bilancio energetico negativo espongono le bovine a gravi rischi patologici, perché elevati
livelli di NEFA inibiscono la risposta immunitaria. La sua gravità e durata è soggetta ad enormi variazioni tra
le vacche stesse. Gli animali più a rischio sono comunque le bovine con molte lattazioni o che si presentano
con un elevato BCS al parto.
La fase di allevamento che presenta il maggior rischio di insorgenza di chetosi è il post parto ed in particolare
le prime due/tre settimane di lattazione a causa del bilancio energetico negativo.
La forma subclinica è uno stato metabolico nel quale i valori sierici normali dei corpi chetonici sono superati,
ma non si è ancora instaurata la marcata ipoglicemia e soprattutto la malattia conclamata. La chetosi
subclinica o “nascosta” si manifesta con un leggero calo della produzione ed una forte caduta dell’efficienza
immunitaria e riproduttiva. Questa attività immunitaria compromessa aumenta il rischio di metriti, di
endometriti e di ritenzione di placenta. Inoltre la chetosi subclinica è associata all’incidenza della dislocazione
dell’abomaso. Il comportamento alimentare è un indicatore dell’insorgere della chetosi subclinica: riduzione
di ingestione di sostanza secca nella settimana prima del parto e nelle due settimane dopo: ogni 1kg
giornaliero di diminuzione di DMI, la probabilità di incorrere in chetosi subclinica aumenta di 2,2 volte;
riduzione assunzione acqua: le vacche con chetosi subclinica hanno mediamente bevuto meno nelle due
settimane preparto; comportamenti sociali: gli spazi ridotti alla mangiatoia accentuano i comportamenti di
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dominanza e, di conseguenza, gli animali più deboli tendono a mangiare di meno, diventando più predisposti
a contrarre la chetosi.
Indici di chetosi subclinica:
•
Rapporto grasso/proteina nel latte >1,5 nel <10%
•
Vacche fresche con %proteina <3% nel <15%
•
Vacche fresche con %grasso >4,8% nel <15%
Correlazioni con incidenza di altre malattie:
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Metriti: con valori di BHBA superiori o uguali a 1,4 aumenta di 1,7 volte il rischio di contrare la
malattia
Dislocazione dell’abomaso: con valori di BHBA superiori o uguali a 1,7 aumenta di 6,9 volte il rischio
di contrarre la malattia
Laminite: con valori di BHBA superiori o uguali a 1,1 aumenta di 1,8 volte il rischio di contrarre la
malattia
Nella forma clinica si osservano pica (disturbo dell’appetito), pigrizia, riduzione della massa corporea, della
produzione lattea, della ruminazione, manifestazioni nervose, ipoglicemia, iperchetonemia nel sangue e
iperchetonuria nelle urine, collasso epatico, morte. Il fattore che caratterizza maggiormente questo stato è
l’odore di acetone in alito e latte. La chetosi clinica ha un’incidenza media nella mandria del 3% mentre si
stima che nella mandria ben il 30% delle bovine presenti chetosi subclinica.
Ci sono specifiche metodologie, alcune molto semplici, che possiamo impiegare per monitorare l’andamento
della nostra mandria. La valutazione dei parametri del latte Il rapporto grasso/proteine del latte è un buon
indicatore del livello di rischio di BEN e chetosi.
Dobbiamo sospettare di essere a rischio quando il rapporto grasso/proteine > 1,4 (Proteine < 2,9, Grasso >
4,8, Lattosio < 4,5).
In sintesi, i fattori predisponenti la chetosi:
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BCS > 3,75 ma soprattutto calo di BCS > 1 nei primi 30 giorni in latte
Chetosi sofferte nei precedenti parti
Sovraffollamento/inadeguatezza stabuli asciutta e postparto
Zoppie
Ipocalcemia
Ritenzione placentare
Distocia, parto traumatico
Metrite puerperale
Stress alimentare
La valutazione dei parametri del sangue
Vanno misurati i livelli di chetoni nel sangue, soprattutto di BHBA, nelle vacche in lattazione (5 – 50 DIM) e
dei NEFA per la valutazione del BEN e del rischio di steatosi in pre parto. Si definisce una situazione di rischio
quando almeno il 10% degli animali in lattazione presenta un BHBA maggiore di 1,4 mmol/l o il 10% degli
animali a termine presenta valori di NEFA maggiori a 0,4 mmol/l (Oetzel, 2004).
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Buona norma sarebbe saggiare regolarmente gli animali nel post parto con appositi test diagnostici per la
misurazione di β-idrossibutirrato (BHBA) nel sangue per potere intervenire con idonee terapie individuali e/o
di gruppo.
Misurando la glicemia è possibile avere un quadro più preciso. L’ipoglicemia infatti anticipa la chetosi e quindi
la sua identificazione può consentire di approntare una terapia di maggior successo.
Per un monitoraggio adeguato e in assenza di segni clinici, è consigliato testare le vacche a 4, 8 e 12 giorni
dopo il parto.
Livelli ematici di bovina con chetosi:
•
Glucosio 1,1-2,2 mmol/L
•
Corpi chetonici plasma 0,55-6,66 mmol/L
•
NEFA 3,0-3,3 mmol/L
Corpi chetonici plasma:
•
0,8-1,5 mmol/L = chetosi subclinica
•
1,6-2 mmol/L = chetosi clinica primo stadio
•
2,1-3 mmol/L = chetosi clinica secondo stadio
•
3,1-7 mmol/L = chetosi conclamata grave
Inoltre è opportuno monitorare i valori di corpi chetonici presenti nel latte:
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Bovina normale 0,16
Bovina con chetosi 2,22
Le strategie alimentari per ridurre il rischio di chetosi
In pre parto (da 60 giorni prima del parto al parto) è necessario fornire una dieta bilanciata che garantisca il
più alto grado di ingestione possibile, senza ingrassare gli animali (BCS<4) al fine di prevenire una diminuzione
di ingestione prima del parto (Campiotti & Spencer, 2010).
Nel close up (da 21 giorni al parto) è necessario promuovere lo sviluppo della mucosa ruminale impiegando
una quota maggiore di amido e zuccheri fermentescibili così da produrre propionato, precursore del glucosio,
e stimolare la crescita microbica. Inoltre è opportuno supportare il fegato con adeguati dosaggi di additivi,
metionina e colina in particolare, che lo aiutino ad utilizzare al massimo i grassi.
Nel post parto (dal parto a 45 giorni dopo il parto) mantenere alta l’ingestione per evitare il BEN (bilancio
energetico negativo), impiegando alimenti ad elevata digeribilità per favorire lo sviluppo delle papille
ruminali, riducendo il rischio di acidosi. Valutare anche l’impiego di mangimi liquidi energetici. Integrazioni
alimentari postparto: glicole 400/800 ml capo die, avvicinare le vacche alla greppia più volte al giorno, fieno
lungo sempre disponibile.
In lattazione si deve sostenere l’animale con prodotti altamente energetici e antichetogenici per evitare il
gap energetico ottenendo un picco di lattazione più alto ed una produzione maggiore per lattazione.
Per contrastare la chetosi è necessario intervenire già nella fase di asciutta, sia a livello alimentare che
gestionale.
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