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Haiku Poesia del Futuro - Seconda Conferenza Italiana Haiku
domenica 28 giugno 2009, Circolo dei Lettori, Torino - Italy
FISICA, FISIOLOGIA E HAIKU
di Antonella Filippi
Molti anni fa, mi sono chiesta cosa ci fosse nell’haiku da rendere questa forma di poesia così
“riconoscibile” nel mondo, così fruibile a ogni livello e gradita in generale.
Molte persone nel mondo occidentale scrivono poesie, adottando le tecniche più disparate, ma chi
inizia a scrivere haiku, bambino o adulto che sia, normodotato o meno, sente istintivamente che si
tratta di un tipo di poesia molto diverso da quella che definiamo “classica”.
Questa percezione ha, in realtà, delle basi nella fisica e nella fisiologia. Per quanto riguarda la
fisica, nel concetto di vuoto, per quanto riguarda la fisiologia nel concetto di ritmo.
Il vuoto
Per parte della filosofia greca, i principi costitutivi di ogni cosa e fenomeno sono la materia e il
vuoto. La fisica moderna, con la teoria quantistica dei campi, annulla la distinzione classica tra
materia e vuoto, che perde la connotazione di “non essere” per diventare veicolo di tutti i
fenomeni materiali. L’esistere e il dissolversi delle particelle materiali sono semplicemente forme
di moto del campo.
Il “vuoto” è sempre stato visto come un concetto negativo, corrispondente ad “assenza”,
“annullamento”, “nulla”, ma per la poesia, non meno che per la fisica quantistica, è un luogo in
cui ogni possibilità esiste.
Insieme al silenzio, altro concetto che attualmente sembra poco “moderno”, è un luogo per
ritemprare la mente, placare la continua ridda di pensieri e osservare il mondo, in cui si accende
un lampo di percezione.
Chi non ha mai provato, almeno una volta, il silenzio nella mente e ne ha sentito la capacità
rigenerante, la capacità di resettare la mente?
L’haiku è uno dei figli privilegiati del vuoto, inteso nel senso di śunyātā (sanscrito
,
giapponese: kū ), una parola in sanscrito che significa “vacuità”, un vuoto che contiene in sé la
pienezza della realtà.
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Da questo vuoto, che ci riporta alla percezione sottile della realtà, nascono alcuni aspetti
dell’haiku:
sabi: calma, distacco, quiete, pace, solitudine, semplicità, che sono aspetti della mente quando
riesce a staccarsi dai pensieri e dai rumori della vita di tutti i giorni;
wabi: l’inatteso, l’attenzione che si riattiva, quando la mente è libera di percepire;
aware: rimpianto, ricordo, nostalgia, percezione della transitorietà, della caducità, del mutare del
tempo, che la mente vive con levità e non con un senso di disfatta;
yugen: il senso di inatteso, di stupore, il senso dell’inafferrabilità, caratteristiche della mente che
coglie la meraviglia nella realtà e che vengono resi così bene dalla brevità dell’haiku.
L’haiku è la massima condensazione linguistica possibile di un “qui-e-ora” e il vuoto che vibra
nell’haiku, cioè la parola non detta e intuita, lo stacco che ferma la lettura per aprire spazio alle
sensazioni, il concetto che si trasforma in immagine, è uno spazio di pienezza, della pienezza
dell’esistenza.
In inglese, c’è un gioco di parole:
“Qual è il nome del miglior maestro Zen”
“M.T. Ness” (si legge come la parola “emptiness”, vuoto).
In giapponese, per dire “sì”, si dice “hai”. E noi potremmo dire, giocando con i suoni delle
parole:
“Conosci il nome del migliore maestro di poesia?”
“Hai, Ku” (Si, Ku, il vuoto, l’haiku).
Il ritmo
Cos’è il ritmo? La parola deriva dal greco rheon, che significa “scorrere”.
E’ il succedersi ordinato nel tempo di forme in movimento.
La pulsazione è l’aspetto interno, nascosto, del ritmo.
La pulsazione è determinata dall’impulso (es. elettrico).
Le pulsazioni uguali non producono un ritmo, per ottenerlo bisogna organizzare le pulsazioni in
gruppi, tramite gli accenti.
I ritmi che inducono la trance (per es. il ritmo del tamburo sciamanico), invece, hanno tutti la
stessa cadenza.
La trance può essere indotta con qualsiasi suono non ritmico o in cui il non-ritmo diventa un
ritmo in grado di modificare le onde cerebrali1.
Il ritmo è inscritto nel nostro corpo: cuore, respirazione, sistema nervoso, ormoni,..
Ci sono studi sui ritmi in grado di curare, per es. i campi elettromagnetici pulsati per la
ricostruzione ossea.
Tutta la nostra vita è immersa nel ritmo, anche se di alcuni non ci rendiamo conto: per es., il
nostro apparato visivo (occhio+cervello) patisce frequenze di refresh (rigenerazione dello
schermo o frequenza di aggiornamento dello schermo; il numero di volte/secondo in cui viene
ridisegnata l’immagine su un display) inferiori a 72Hz, cioè 72 volte al secondo (la frequenza
dovrebbe essere di almeno 75Hz per offrire un minore affaticamento della vista).
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Il ritmo determina un movimento, che determina a sua volta un ritmo, e se aggiungiamo una
cadenza armonica percepiamo un senso, la sensazione che qualcosa in noi abbia trovato il suo
posto.
Tutta la poesia è/ha ritmo, ma nell’haiku, per la sua brevità, lo percepiamo.
La poesia “classica” racconta una storia e noi la seguiamo usando funzioni cerebrali razionali
(comprensione verbale, consecutio logica di quanto viene esposto,..), ma l’haiku usa altre vie e ci
fa usare percezione, creatività, immaginazione, prima di tradurre in razionalità.
Proprio come nella musica.
L’haiku (come la poesia, la filosofia, l’arte,..) è un modo di vivere: se si impara a sentire e vedere
con altri occhi e altre orecchie, a sedare il rumore nella mente, a equilibrare la forma con il vuoto,
il detto con il non-detto, resta l’essenza delle cose, senza commenti, non c’è distinzione tra la
mente e ciò che si sa e si vede, si può provare, anche solo per un attimo, l’esperienza dell’essere
connessi a tutto ciò che ci circonda, senza che il tempo sia un limite.
In questo spazio nasce la percezione che si traduce in haiku.
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E’ bene ricordare che ogni ritmo cerebrale è caratterizzato da una specifica attività bioelettrica cerebrale che genera
correnti elettriche oscillanti di determinata frequenza, le cosiddette onde cerebrali.
Quando un soggetto si trova in uno stato mentale caratterizzato da intensa attività cerebrale, ad es. mentre lavora,
pratica sport o legge, il ritmo cerebrale che determina tale stato è detto "beta" e le onde cerebrali a esso associate
hanno una frequenza compresa tra 30 e 13 Hz, mentre in un soggetto che si trova in uno stato mentale rilassato, a
riposo quindi, il ritmo cerebrale è detto "alfa" e le onde cerebrali corrispondenti sono caratterizzate da una frequenza
compresa tra 12 e 8 Hz. Lo stato di sonno superficiale, invece, è contraddistinto da un ritmo cerebrale, detto "delta",
che si manifesta con la produzione di onde cerebrali di frequenza compresa tra 3 e 1 Hz; nello stato di sonno
profondo e in quelli di coscienza modificata, quali la trance, infine, il cervello genera onde cerebrali di tipo theta,
caratterizzate da una frequenza compresa tra 7 e 4 Hz. (1 Hertz = 1 volta al secondo)
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