Borromini e la scoperta della luce “guizza la trota sul fondale scorrono le nuvole” Si è svolta a Roma, dal 3 al 13 febbraio 2010, presso la “ b>gallery” , la mostra di una giovane fotografa romana, dallo sguardo piuttosto interessante. Nello specifico, Francesca Pompei in questa occasione ha presentato dei lavori fotografici su Borromini. La presenza del grande architetto nella nostra città è talmente scontata che si passa davanti alle sue opere ormai distrattamente, senza accorgersene. Quindi, un merito straordinario va riconosciuto a questa mostra, ovvero la capacità di far percepire in maniera nuova l'architettura di Borromini ricordando l'importanza della luce nelle sue scenografiche costruzioni. In questo senso il lavoro è veramente una ri/scoperta di elementi e particolari che la frequentazione quotidiana con i marmi e le faciate del grande architetto hanno fatto dimenticare. In capo a questa recensione è presente un Haiku. L'Haiku è una forma poetica giapponese legata alla filosofia zen, alla cui base c'è il concetto di illuminazione. La visione delle foto di Francesca Pompei portano il pensiero a scavare nella mente questo haiku. All'imbrunire, seduto sulle sponde del lago, tutto si confonde, ma all'improvviso un guizzo scuote l'acqua, allora guardi meglio e scopri dei particolari che prima non conoscevi. Questa mostra ha fatto in modo che uno sguardo stanco e scontato sulla città e ormai avvezzo alla monotonia, venisse rivitalizzato da improvvisi squarci di luce, da guizzi nascosti e imprevedibili. Particolari apparentemente senza importanza assurgono al ruolo di protagonisti. Erano lì da sempre e aspettavano solamente che qualcuno li scoprisse e li portasse fuori dalle rappresentazioni banali e turistiche della città. In un'altra accezione, è possibile sostenere che le fotografie di Francesca Pompei rappresentino allegoricamente il lavoro di progettazione, distruzione e ricostruzione specifico dell'architetto e dello scultore. E' necessario smantellare l'immagine conosciuta, quasi kitsch a causa della propria prevedibilità, per ricostruirla sulla base di nuove coordinate mentali di riferimento. Facciate, particolari, colonne, scale, abbandonano la propria solennità, per essere elevati a una austerità che confina con il sacro. La fotografa, laureata in filosofia e che ha frequentato la scuola di fotografia del Comune di Roma, è influenzata da uno sguardo umanista nei confronti dei soggetti che riprende e mostra una grande capacità nel fotografare in particolar modo elementi architettonici, come è possibile vedere accedendo al suo sito personale http://www.francescapompei.it/roma.htm, dove riesce ad esprimere il meglio di s_, soprattutto nel trovare angoli e punti di vista centrifughi rispetto alla normale visione del quotidiano. E' auspicabile che Francesca Pompei continui nel proprio lavoro di ricerca di immagini aliene al panorama conosciuto, spingendo così chi guarda i suoi lavori a scoprire il proprio guizzo interiore. Francesco Castracane