Ischemia,vasi nuovi di zecca senza staminali embrionali

MILANO FINANZA
9 Agosto 2008
Salute
RICERCA
Alcune
cellule
nel sangue
adulto sono
capaci di
differenziarsi. La rete
vascolare
potrà
ricollegare
il flusso
interrotto
dopo una
emorragia
di Silvia Fabiole Nicoletto
Personal
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Ischemia, vasi nuovi di zecca
senza staminali embrionali
V
asi sanguigni costruiti in laboratorio a
partire da cellule progenitrici prelevate
dal sangue e dal midollo osseo adulti,
evitando così il ricorso alle controverse staminali embrionali. L’originale scoperta si deve a
un gruppo di ricercatori della Harvard medical
school e dell’Ospedale pediatrico di Boston,
che hanno descritto il loro lavoro sulla rivista
Circulation Research.
Uno dei problemi legati all’ingegneria tissutale è che i tessuti ingegnerizzati,una volta
impiantati, devono avere la capacità di generare una rete vascolare
in poco tempo e di collegarsi ai vasi
esistenti per garantire al nuovo
tessuto l’adeguato apporto di
nutrienti, lo scambio di gas e
l’eliminazione dei prodotti di
scarto. A oggi non sono tuttavia
disponibili costrutti derivanti dall’ingegneria tissutale
capaci di generare una rete
vascolare completa: i successi sono
stati finora limitati all’impianto di pelle
o cartilagine, tessuti per i quali è sufficiente la
rivascolarizzazione dopo l’impianto da parte dei
vasi pre-esistenti del paziente.
L’identificazione di progenitori delle cellule endoteliali nel sangue adulto ha rappresentato la
possibile soluzione al problema della vascolarizzazione: queste cellule, simili a cellule staminali ma
capaci di differenziarsi in un solo tipo cellulare, si
possono ottenere in quantità sufficiente in modo
semplice, non invasivo. Inoltre, se impiantate
insieme a un altro tipo di progenitori possono
generare in vivo una rete vascolare funzionante
e duratura nel tempo.
Per lo studio sono stati impiegati due tipi di cellule
progenitrici: le progenitrici endoteliali che si differenziano in cellule che rivestono i vasi sanguigni e
le progenitrici mesenchimali che circondano queste ultime e conferiscono stabilità. In particolare
gli studiosi hanno combinato i due tipi di
cellule progenitrici in una piastra per
coltura contenente nutrienti e fattori di crescita; hanno usato diverse
combinazioni di questi progenitori e hanno riscontrato che una
mistura dei due tipi di cellule
derivanti da sangue adulto e
da midollo o da cordone ombelicale e midollo supportavano al
meglio la crescita dei nuovi vasi.
In seguito, una volta eliminati i
nutrienti, le hanno impiantate in
topolini con un sistema immunitario
compromesso così che non rigettassero le cellule
umane iniettate. E in effetti la miscela cellulare
ha formato una rete stabile di nuovi vasi che in
sette giorni si è naturalmente collegata ai vasi
dei topi e ne ha trasportato il sangue.
I ricercatori stanno studiando ora il modo di
accelerare il processo di formazione dei vasi
rendendolo possibile, con aggiustamenti dei
fattori di crescita usati, nell’arco di 48 ore: a
oggi la crescita massiccia è visibile nell’arco
di sette giorni, un periodo ancora troppo lungo in vista di un utilizzo clinico. L’idea degli
studiosi è infatti quella di impiegare questa
riserva di vasi sanguigni per le emergenze,
per esempio per ricollegare il flusso sanguigno
interrotto da un’ischemia, o per far fronte a
gravi emorragie. Il fine ultimo sarebbe quello
di rimpiazzare alcune operazioni di chirurgia
cardiaca con iniezioni di cellule fatte crescere
in laboratorio che forniscano un sistema di vasi
sanguigni per cuori danneggiati che necessitano
di più ossigeno. Per un uso clinico si potrebbero
estrarre le cellule dal paziente che necessita
la rivascolarizzazione di un tessuto ischemico,
farle crescere rapidamente in laboratorio e
reiniettarle nel paziente stesso.
Le applicazioni cliniche includerebbero tutti
quei casi in cui sia necessaria una rapida vascolarizzazione, si pensi anche a pazienti con
ferite gravi ed estese. Ma prima di pensare a
una sperimentazione clinica servono ancora
numerosi test sull’animale per capire come
queste cellule iniettate si comportino nei diversi
tessuti. Per ora i ricercatori si limitano a sottolineare l’importanza del loro modello animale
per lo studio del processo di vascolarizzazione
in condizioni normali e patologiche e anche per
lo sviluppo di nuove strategie di rigenerazione
dei tessuti. (riproduzione riservata)