Appunti/1 - Teatrodanza MED

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METODO MED
Movimento Evolutivo Dinamico®
APPUNTI PER LA FORMAZIONE
Anno 2011-2012
Sede: MILANO
Appunti/1
Teoria della metodologia Med
- verso il Movimento Personale -
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Introduzione
Med è un modo di lavorare con il corpo e il movimento e attraverso questi con la danza
e il teatro, che diviene tecnica quando acquista una forma strutturata coerentemente
organizzata.
Med è una tecnica strutturata di movimento, dove per struttura (in rif. a Piaget)
intendiamo un sistema di trasformazioni che si autoregolano.
Un sistema nella scienza è un complesso di leggi che definiscono un ambito di oggetti e
di enti , stabilendo relazioni tra di essi e specificando i loro comportamenti e le loro
tipiche maniere di evolversi.
L’essere umano è considerato dalle scienze un sistema totale o totalità, dove nel
concetto di totalità le parti che compongono il sistema mantengono la propria
individualità, pur avendo una interazione con le altre parti e relazioni (rapporti di
rapporti) che ogni singola parte del tutto mantiene con ogni altra componente.
Il corpo fisiologico è un sistema totale. Affianchiamo alle parti del corpo i nostri sei
Movimenti.
Movimento Scenico
Movimento Personale
Sistemi
Molecole
Movimento Narrativo
Movimento Organico
Apparati
Cellule
Movimento Costruttivo
Movimento Esplorativo
Organi
Tessuti
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Le interazioni tra i 6M stanno a indicare:
-
la tecnica nella sua versione ideale;
-
il self dell’individuo;
-
la sua rete potenziale.
Segue la forma che assumono le interazioni specifiche tra i 6 livelli di organizzazione,
sei unità definite Movimenti.
Movimenti come luoghi
Ciascun movimento è un luogo differente dall’altro, con una propria dimensione, oltre
che fisica, psicologica e sociale, capace di porsi nei confronti del praticante come una
RISORSA a sua disposizione.
I Movimenti costituiscono, come l’ambiente nel quale l’individuo vive, luoghi non solo
fisici, ma anche esistenziali fondamentali nella costruzione dell’IDENTITA’.
Ciascun Movimento, come un territorio, ha la caratteristica di offrire possibilità di
sviluppo e di porre dei limiti alla crescita espressiva e comunicativa della persona che
lo abita, strutturando RICHIESTE che nel Med attraverso le pratiche hanno la funzione
di far avanzare nell’apprendimento della tecnica restando in contatto con i bisogni,
desideri e i progetti personali di ciascuno.
Il Movimento è paragonato a un territorio geografico, un
ambiente al tempo
stesso fisico e psicologico (in rif. a Koffka).
Esso è capace di emanare una propria atmosfera e personalità, che possiamo definire
la natura del luogo (in rif. a Canter), diventando quindi un luogo fisico ed esistenziale.
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In questo senso ciascun movimento, al pari di un territorio, è costituito da:
-
aspetti soggettivo-relazionali (vissuto);
-
aspetti oggettivo-strutturali (la tecnica).
Il Med lavora nell’interfaccia tra il vissuto e la tecnica e, data la modalità, per
comprendere la natura di ciascun Movimento, abbiamo bisogno di UN APPROCCIO
MOLARE che, per definizione (in rif. a Canter) studia gli insiemi dotati di significato.Al
Med interessano i significati individuali, le percezioni esclusivamente soggettive, e i
significati condivisi, le percezioni sociali. Il Med non ha dunque un approccio
molecolare, che invece studia gli aspetti specifici della percezione (spazio, forma,
colore, ecc.).
Di cosa è composto ogni Movimento?
Esso è composto da:
 caratteristiche fisiche
 valutazioni soggettive e
 azioni associate a quel particolare Movimento.
Questi elementi, considerati insieme, lavorano nell’interfaccia tra fatto individuale
(significato individuale) e fatto sociale (significato condiviso).
La tecnica nasce dalla sedimentazione dei significati condivisi che costituiscono la
cultura di riferimento comune.
I Movimenti sono contesti dinamici costruiti socialmente come contenitori, ma
anche costitutivi dell’identità sociale e individuale, perciò contenitori che danno forma.
Principio Operativo Fondamentale del Med (in rif. a Stokols):
 quanto più un luogo/Movimento si carica di significati sociali, tanto più aumenta
l’interdipendenza tra componenti socio-culturali e componenti psico-fisiche e
cresce il grado di coerenza interna di ciascun Movimento.
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L’AZIONE
 è una pratica di utilizzo di quel Movimento, di quel luogo.
Attraverso le pratiche di utilizzo dell’ambiente/Movimento le persone sono in grado
di sostenere un senso coerente del self e di svelare se stessi agli altri (in rif. a Korpela).
Le pratiche sono dunque fondamentali per il Med, elaborate per utilizzare al meglio le
risorse che ciascuno dei 6M è in grado di offrire al praticante.
Ciascun movimento
 è un AMBIENTE
e non semplicemente un contesto, un setting la cui funzione è quella di permettere alle
persone di svolgere attività, azioni, comportamenti e relazioni.
Ciascun Movimento è una parte dell’identità della persona, la cui funzione e
organizzazione determina, ma anche è determinata dai processi sociali e individuali in
atto.
Il metodo MED è dunque un percorso identitario che propone di considerare
l’identità in termini di ORGANISMO BIOLOGICO (in accordo con Breakwell,
psicologo sociale), che si sviluppa attraverso meccanismi di assimilazione e
accomodamento, i due processi base dell’apprendimento (v.Piaget).
L’assimilazione (raccolta e uso dei dati forniti dall’esperienza)
 consiste nella modificazione ed elaborazione del dato incorporato in modo da
farlo diventare coerente con i propri schemi operativi.
L’accomodamento (modifica delle strutture mentali e costruzione di nuove per
accogliere i dati d’esperienza)
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 consiste nella modificazione e nell’elaborazione di schemi capaci di diventare
coerenti con le caratteristiche dell’ambiente esterno.
Come si collocano questi due meccanismi nei 6M?
MP
Assimilazione;
MC
Accomodamento
MO
Accomodamento;
MN
Assimilazione
ME
Assimilazione
MS
Accomodamento
Secondo la legge dell’equilibrio di Piaget lo sviluppo della persona avviene grazie
alla maturazione delle funzioni e agli scambi fra organismo e ambiente. Questa
interazione avviene attraverso i meccanismi di accomodamento e assimilazione che
Piaget definisce con:
accomodamento: processo che permette all’organismo di adattarsi, reagire ed
organizzarsi in rapporto all’ambiente:
assimilazione: processo grazie al quale l’organismo riceve dall’ambiente una quantità di
elementi utili alla sua evoluzione.
Il Med mette in stretta relazione il processo di apprendimento con il processo
identitario, armonizzandoli attraverso il raggiungimento di questi obiettivi:
efficacia collettiva, riconoscere gli stati psicofisici,efficacia personale, muoversi nel
sociale, tutti correlati in senso circolare.
PRINCIPI EVOLUTIVI DELL’IDENTITA’
L’identità come organismo biologico evolve su questi principi:
 la distintività (MP come molecola),
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 la continuità (MO come cellula),
 la selettività (ME come tessuto),
 la differenziazione (MC come organo),
 la specificità (MN come apparato),
 l’interdipendenza (MS come sistema).
Ri-conoscersi e rendersi visibili agli altri.
Ri-Conoscere se stessi e rendersi visibili sono un’esperienza fondamentale per
l’evoluzione della propria identità e quando questo non avviene, spesso alla base può
esserci un’esperienza di non accettazione di sé.
Mostrarci quotidianamente nella nostra autenticità è un passo evolutivo importante sia
per noi stessi che nelle occasioni d’incontro con l’altro, dove tutto il corpo partecipa alla
trasmissione della nostra immagine.
Sappiamo bene che i giudizi dell’altro possono influire in maniera significativa sulla
nostra autoimmagine e autostima, tanto da sopraffare la nostra stessa possibilità e
necessità di espressione.
L’apparenza fisica è il modo più immediato per percepire la nostra presenza e, forse
proprio per questo, risulta essere un dato essenziale nell’elaborazione personale del sé.
L’immagine corporea secondo Schilder può definirsi come:
 l’immagine del nostro corpo che formiamo nella mente, cioè il modo in cui il
nostro corpo ci appare.
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Schilder riconosce che le attitudini e le emozioni relative all’immagine corporea sono
una componente essenziale della nostra esperienza corporea e della nostra stessa
personalità e identità, che opera sia a livello conscio fuori dalla nostra consapevolezza,
sia nel privato che nel sociale.
Nel processo di elaborazione della propria immagine corporea la nostra energia
vitale tende a dispiegarsi attraverso un’attività continua che si muove con una serie di
tentativi di costruzione e distruzione, collegati a bisogni, sforzi ed energie e alla
personalità nel suo insieme.
L’immagine corporea è una costruzione di tipo creativo e non una forma (gestalt) fissa.
Vi è un continuo cambiamento da fasi cristallizzate a stati di dissoluzione che danno
luogo a un’immagine corporea migliore, mutata.
Il Movimento Personale
Esso fa esplicito riferimento al concetto junghiano di PERSONA:
 esso si riferisce all’apparenza con cui un individuo si presenta al mondo, una
sorta di facciata, di maschera sociale (in lat.: persona= maschera teatrale,
recuperando il significato etimologico del termine teatro= luogo del vedere).
Per es., LA MASCHERA per gli attori dell’antica Atene è necessaria per essere visti da
tutti gli abitanti della città che vengono a teatro – da 2000 spettatori in su- La maschera
ha la funzione di esasperare l’espressione facciale e di ampliare la voce, grazie alla
risonanza del suono all’interno di essa. Nell’antichità la maschera ha un uso funzionale
e professionale: essere visti e sentiti da tutti .
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Il MP nasce per accogliere la persona così come egli normalmente si presenta,
secondo i propri atteggiamenti, comportamenti e modalità espressive e relazionali più
evidenti, caratteristiche abituali.
Per questo l’assunto da cui il Med si muove afferma che:
la prima necessità di un organismo è  quella di conservare la propria
organizzazione psichica, fisica e motoria, per non sentirsi minacciato da qualcuno o
qualcosa che voglia metterla in discussione.
La storia di una persona, il suo modo di percepire la sua apparenza fisica, le sue
esperienze motorie ed emotive generano variazioni nello stato e nella tensione
muscolare che, a lungo andare, finiscono col determinare:
-
un atteggiamento ricorrente;
-
una postura abituale.
Ogni individuo struttura la propria conoscenza e la propria percezione di sé sulla
base della RELAZIONE CON GLI ALTRI (interazionismo simbolico). In questo senso
quindi lo sviluppo del sé è il frutto dell’immagine che gli altri rimandano a noi stessi e i
loro giudizi sono fondamentali per la nostra stessa autopercezione e definizione.
IL RISPECCHIAMENTO
 indica quel meccanismo psicologico grazie al quale noi percepiamo, nella
rappresentazione altrui, alcune immagini della nostra esistenza ed appartenenza
e i giudizi che da questa rappresentazione derivano. In questo senso esistiamo e
ci autodefiniamo sulla base di quante persone hanno conoscenza della nostra
esistenza.
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Il sé per esprimersi ha bisogno di esperire la fiducia, i suoi bisogni e le sue esigenze;
il sé per esprimersi in modo autentico deve essere relazionato al reale (qui ed ora,
caratteristiche e qualità fisiche).
Le pratiche che si inseriscono a livello del MP sviluppano CONCRETEZZA,
PRESENZA E AUTENTICITA’ che si realizzano pienamente con la piena acquisizione
della consapevolezza dei propri stati psicofisici.
Consapevolezza e allenamento delle qualità fisiche
Essi si rispecchiano sull’atteggiamento che ciascuno di noi mantiene nella vita reale.
Consapevolezza/allenamento e atteggiamento mentale si alimentano a vicenda.
Uno dei primi compiti evolutivi del MP consiste nel
 passare dalla RIGIDITA’ alla FLESSIBILITA/MOBILITA’:
i muscoli flessibili aiutano a mobilitare le energie bloccate e a farle scorrere
normalmente con conseguenza immediata di maggior naturalezza, apertura
mentale, attitudine benevola.
Il livello del MP si caratterizza come un lavoro di smascheramento, cioè di presa di
coscienza dello stato delle cose (aprire gli occhi) e dei propri bisogni, ma soprattutto di
accettazione per sviluppare un’attitudine benevola e coraggiosa verso l’incontro con
il sé, fiduciosa e meno difesa, accompagnata da un’apertura mentale che ci permette di
trovare soluzioni diverse per uno stesso problema aumentando la nostra capacità di
adattamento e risposta.
Nel MP l’azione viene concepita come uno strumento per
-
ancorare il praticante al reale attraverso lo sviluppo del ground, cioè della
percezione delle differenti sensazioni fisiche
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-
sviluppare nel praticante un atteggiamento presente, attivo e coinvolto,
insieme a sentimenti di mobilità, operosità, possibilità e fiducia.
Come avviene lo smascheramento?
Giocando con la propria maschera e con quella degli altri in un processo che porta a
socializzare con spontaneità le forme fisiche attraverso cui esprimiamo la nostra
identità. Questo processo va contro ogni tipo di stigmatizzazione, iniziando a fare
contatto, senza giudizio e pregiudizio, con se stessi e con l’altro.
Cosa porta allo smascheramento?
I TENTATIVI
 l’istinto che sta alla base del tentativo è l’istinto tramite cui si costituiscono tutte le
funzioni psichiche e materiali (micropsicanalisi).
La logica dominante del MP viene identificata pertanto con la LOGICA DEL
TENTATIVO che ha necessariamente bisogno del movimento per potersi verificare;
inoltre la spinta a muoversi esiste in forma di tentativi.
Flessibilità o mobilità articolare
Notiamo la differenza tra: MOBILITA’ E MOTILITA’.
La mobilità
 è la facilità che una struttura ha di essere mossa da qualcos’altro e nel metodo si
riferisce all’ambito del MP.
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La motilità
 è il potere di una struttura di potersi muovere, la possibilità “interna” di muoversi,
l’energia che viene dall’interno, propria di una cellula e nel metodo si riferisce
all’ambito del MO.
LA FLESSIBILITA’ del corpo può essere:
1. PASSIVA (STATICA PASSIVA): capacità di assumere posizioni distese e poi
tenerle, usando il proprio peso, il supporto dei propri arti o di qualche altro mezzo
(sbarra, sedia) o l’aiuto di un compagno.
Per es.: riuscire a fare le divaricate.
Nella flessibilità passiva la capacità di mantenere la posizione non avviene solo
attraverso i muscoli, come nel caso della flessibilità attiva.
2. ATTIVA (STATICA ATTIVA): è correlata al livello raggiunto negli sport; è più
difficile da sviluppare e necessita di flessibilità passiva per poter assumere una
posizione iniziale distesa, ma necessita anche di forza muscolare per
mantenere la posizione.
La flessibilità o mobilità articolare è definita dal ROM (Range Of Motion), ossia dai gradi
di flessibilità permessi da una specifica articolazione. Il R.O.M. è misurato dal numero di
gradi compiuti da un segmento corporeo dalla posizione di partenza alla posizione
finale, lungo il suo completo arco di movimento.
Propriocezione
La propriocezione  in termini molto generali è la capacità di percepire e riconoscere la
posizione del proprio corpo nello spazio. I lavori di flessibilità articolare e muscolo-
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tendinea rientrano pienamente nella propriocezione. Essa comprende i segnali che
hanno come origine i recettori sensoriali, quali: muscoli, fascia connettivale, tendini,
legamenti, capsule articolari.
Il Med lavora in particolar modo con il sistema neuro-muscolo scheletrico
Il sistema neuro-muscolo scheletrico (SNMS)
Il SNMS è sotto il controllo del sistema nervoso. Gli stimoli che generano gli impulsi
nervosi (per lo stiramento dei muscoli e le variazioni nelle posizioni articolari) sono
nelle strutture deputate alla propriocezione, quali:
fusi neuromuscolari, corpuscoli muscolo-tendinei, terminazioni nervose in prossimità
delle articolazioni.
Quando gli impulsi sono pochi, il muscolo si rilassa; quando gli impulsi sono molti, il
muscolo si contrae.
Il sistema nervoso è costituito da:

sistema nervoso centrale;

sistema nervoso periferico;

sistema nervoso autonomo.
Essi sono collegati, ma si distinguono per le funzioni che svolgono.

Il sistema nervoso centrale
è formato dall’encefalo e dal midollo spinale che raccolgono le informazioni
provenienti dalla periferia del corpo, le elaborano e inviano risposte idonee alle
diverse situazioni.
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
Il sistema nervoso periferico
è costituito da nervi che mandano gli impulsi dalla periferia al centro e gli ordini
del sistema nervoso centrale ai muscoli e alle ghiandole.

Il sistema nervoso autonomo (neurovegetativo)
comprende i nervi che regolano e controllano gli organi interni (cuore,
polmoni,ecc…), il cui funzionamento non dipende dalla nostra volontà.
Quando il tessuto connettivo è usato in maniera minima, esso crea resistenza e
limita la flessibilità. L’elastina si logora diventando meno elastica e il collagene
aumenta la sua densità. L’invecchiamento ha effetti sul tessuto connettivo simili al
disuso, con l’aggiunta di una progressiva disidratazione, di una maggiore
deposizione di calcio e della sostituzione delle fibre muscolari con fibre collagene
adipose.
Si ritiene che lo stretching stimoli la produzione di lubrificanti tra le fibre del
tessuto connettivo, impedendo la formazione di aderenze. L’esercizio può ritardare
la perdita di flessibilità causata dal normale processo d’invecchiamento.
Notiamo però che in tutte le articolazioni sono i tessuti molli quelli che
influenzano e vincolano maggiormente il grado di mobilità e libertà articolare.
Il tessuto muscolare
Esso ha due caratteristiche: elasticità e contrattilità.
Elasticità: capacità di allungarsi;
contrattilità: capacità di accorciarsi.
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L’allungamento sviluppa la motricità, uno degli elementi più significativi del
movimento volontario.
L’accorciamento dà forma al primo corpo-mente, sviluppando la logica della mente.
I muscoli si dividono in due categorie:

Muscoli striati o volontari (fibre striate)
 che entrano in funzione quando diamo loro ordini precisi;

Muscoli lisci o involontari (fibre lisce)
 così detti perché non dipendono dalla nostra volontà.
“I movimenti non sono un puro meccanismo, un mezzo per ottenere qualcosa, bensì
essi danno forma alla mente. Il linguaggio si forma a partire dall’infanzia, poiché
i movimenti sviluppano la logica della mente, insegnano cosa è il prima e il dopo, i
nessi di causa ed effetto, la concatenazione dei diversi anelli che formano la catena del
pensiero”.(A. Oliverio).
Il metodo M.E.D. opera in prima analisi agendo sull’attività muscolare con quelli che
definiamo movimenti volontari (gesti o prassie), i quali comportano intenzionalità e
appartengono sia all’ambito neuromotorio che all’ambito psicomotorio.
I movimenti volontari sono movimenti intenzionali rivolti all’oggetto esterno con finalità
difensive, appropriative, creative, simboliche o ludiche, per il piacere che è intrinseco
all’azione stessa indipendentemente dallo scopo da raggiungere. Essi si realizzano
grazie alle strutture funzionali comuni alla specie e attraverso l’apprendimento.
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Postura
il piede
Il piede è il punto fisso al suolo su cui grava l’intero peso del corpo. Esso si trova alla
base dl sistema di controllo antigravitario (sistema posturale o di equilibrio) che
consente all’uomo di assumere la postura eretta e di spostarsi nello spazio.
Il piede è sia un ricettore che un effettore, ossia riceve ed esegue dei comandi (risposta
motoria) tramite i muscoli e, nel contempo, interagisce col resto del corpo sia attraverso
il sistema miofasciale sia fornendo costanti informazioni provenienti dagli esterocettori
cutanei presenti sulla pianta e dai propriocettori (suoi muscoli, tendini e articolazioni).
Gli esterocettori cutanei del piede rappresentano l’interfaccia costante tra l’ambiente e il
sistema tonico posturale o dell’equilibrio del corpo. Le informazioni planari sono le
uniche a derivare da un recettore sensoriale fisso a diretto contatto col suolo.
Il triangolo anteriore (triangolo falangeo), dinamico o propulsivo, permette il movimento
del piede durante il cammino e la proiezione del corpo nello spazio.
Il triangolo posteriore, statico, assicura la posizione eretta.
PIEDE CAVO O VARO
(v. immagine di John Wayne)
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Adattamenti al cavismo:
calcagno varo;
tibia e perone in rotazione esterna;
femore in rotazione esterna;
rotula posizionata all’esterno;
catena di apertura predominante;
eccessiva tensione sui menischi e crociato anteriore:
ginocchio ricurvato;
verticalizzazione della schiena:
- retroversione del bacino;
- diminuzione delle curve del rachide;
- verticalizzazione del sacro.
PIEDE PIATTO O VALGO
(v. immagine di Jerry Lewis)
Calcagno in valgo;
tibia e perone in rotazione interna;
femore in rotazione interna;
rotula posizionata all’interno (disassiamento interno);
catena di chiusura predominante: tensione all’articolazione coxofemorale;
ginocchio ricurvato;
tendenza al flexum;
antiversione del bacino;
tutte le curve aumentano:
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-
aumento della curva lombare;
ipercifosi dorsale compensatoria;
iperlordosi cervicale
iperlordosi cervicale;
orizzontalizzazione del sacro.
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Nel dubbio, per riconoscere se un piede è piatto o varo, è sufficiente chiedere alla
persona di stare in equilibrio su un piede e osservare la posizione del calcagno.
I piedi sono una delle entrate principali del sistema posturale.
Da essi il Sistema Nervoso Centrale (SNC) riceve una grande quantità di informazioni,
che, combinate con le altre informazioni provenienti dalle altre entrate, sono
fondamentali per la scelta delle strategie posturali.
Il piede ha un triplice ruolo:
1) recettore, in quanto raccoglie i dati che poi trasmette al SNC;
2) adattatore, perché modifica forma e posizione per compensare squilibri propri o
di recettori posti più in alto, per esempio, occhi e denti;
3) attuatore, perché variando la forza modifica il suo stato e quello di tutto il corpo.
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Allenare senza prendere in considerazione la postura e i suoi recettori significa perdere
dei vantaggi enormi I piedi sono causativi nel creare adattamenti e adattativi nel
compensare cause distanti.
Ogni variazione dell’appoggio podalico porta a variazioni a livello della colonna.
Ricordiamo che la colonna vertebrale è formata da:
7 vertebre cervicali;
12 vertebre dorsali;
5 vertebre lombari.
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Il bacino (o la pelvi)
La pelvi è una struttura ossea posizionata in corrispondenza della porzione inferiore
della grande cavità addomino-pelvica. Essa è composta da varie ossa:
-
il sacro;
-
il coccige;
-
le ossa delle anche.
Ciascun osso dell’anca è formato da tre ossa:
-
osso pubico anteriormente (pube);
-
osso iliaco lateralmente (iliaco);
-
l’ischio inferiormente.
La pelvi ossea è ampia nella parte superiore e va restringendosi in quella inferiore. Gli
organi contenuti nella parte inferiore della pelvi sono noti come visceri pelvici e
comprendono: la vescica, l’utero e il retto. La pelvi non ha pavimento osseo ed è aperta
inferiormente. Quest’apertura è chiusa da una struttura muscolare complessa chiamata
diaframma pelvico.
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La pelvi è la struttura portante del tronco e degli arti inferiori.
Essa ha UNA DOPPIA FUNZIONE :
-
STATICA
 in quanto trasmette il peso che grava su L5 (vertebra lombare numero 5) agli
arti inferiori,
-
DINAMICA
 poiché partecipa alla deambulazione.
Attraverso l’osso iliaco, appartiene al sistema biomeccanico dell’arto inferiore e ai
movimenti del tronco, attraverso il sacro, appartiene al sistema biomeccanico
del rachide.
Sulle pelvi agiscono:
forze ascendenti
 costituite dalla resistenza al suolo che attraverso femore e bacino agiscono sul
sacro, determinando una mobilità del sacro sull’osso dell’anca (micro-movimento
sacro-iliaco);
forze discendenti
 costituite dalla gravità e dal peso del corpo attraverso il rachide e alre struttura el
bacino, determinando una mobilità dell’osso dell’anca sul sacro (micromovimento ileo-sacrale).
Questa mobilità costituisce la capacità di adattamento della pelvi tra il rachide e gli arti
inferiori. Le forze ascendenti e discendenti agiscono simultaneamente, determinando
uno scivolamento simultaneo e reciproco dell’iliaco e del sacro.
La regione sacro-iliaca costituisce una zona cerniera tra il rachide lombare e
l’articolazione coxo-femorale.
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Il centro di gravità o baricentro del corpo è situato in un punto posto appena sopra il
promontorio del sacro. Il baricentro (quattro dita sotto l’ombelico) si trova tra la quarta e
la quinta vertebra lombare, punto in cui s’intersecano i tre assi primari che tagliano il
corpo in due parti in base al peso. Il baricentro è il passaggio obbligato dello sforzo
dinamico: attorno ad esso si organizza ogni movimento.
Lo stiramento, che collega il centro alla periferia, è la modalità più naturale e istintiva di
riattivare il corpo facendolo uscire dall’immobilità ed entrando nel movimento. Lo
stiramento è nel Med lo strumento principale per connettere l’individuo ai suoi bisogni e
alla sua motricità pulsionale capace di condurlo al piacere funzionale e al
soddisfacimento pulsionale. Lo stiramento è il modo più semplice e diretto di vivere e
rappresentare il funzionamento dell’attività psicobiologica (della dinamica tensiodistensiva).
Tipi di sforzo
La contrazione muscolare può essere:
isometrica (o statica)
 quando il muscolo si contrae, sviluppa cioè tensione senza accorciamento delle
fibre e senza spostamento dei capi ossei. Non si verifica nessun movimento del
braccio di leva. Perciò non avviene né allungamento né accorciamento. Il
muscolo è fermo.
Esempio di sforzo isometrico o statico:
lo squat (carico di un peso specifico sulle spalle) con peso per cui non si riesce a fare
nessun movimento.
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Esercizio isometrico:
mantenere/sostenere qualcosa stando calmo, in condizioni di resistenza massimale
o essenziale.
Esempio di esercizio isometrico:tutte le posture dello yoga in cui il praticante si
mantiene fermo grazie allo sforzo muscolare.
La contrazione isometrica si verifica:

quando la muscolatura, nonostante sviluppi una elevata tensione, non riesce a
superare la resistenza, quindi non c’è avvicinamento dei capi muscolari (tempo
massimo di tenuta: 4/6’’). In questo caso si tratta di isometria massimale;

quando nel mezzo di una contrazione isotonica (in fase concentrica positiva o
eccentrica negativa*)si inserisce un’azione isometrica per cui il lieve
avvicinamento dei capi articolari è assicurato da un regime di contrazione
dinamica ed interrotta dal lavoro isometrico, mantenendo la tensione sino
all’esaurimento. In questo caso si tratta di isometria totale.
E’ diffuso il pensiero per cui si può fare lavoro isometrico solo con carichi inamovibili
attraverso la resistenza, mentre è possibile lavorare isometricamente anche con carichi
superabili attraverso lo stazionamento.
 Eccentrica, che si verifica quando:
la tensione muscolare è sviluppata per decelerare un braccio di leva;
la tensione sviluppata è pari alla resistenza applicata;
il muscolo si allunga.
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Esempio di sforzo eccentrico: appoggiare un libro, scendere le scale, flettere le
gambe. Il muscolo si allunga mentre resiste alla forza di gravità. Questo tipo di sforzo
è più economico, ci si stanca meno e si sviluppa più forza dello sforzo concentrico.
Un modo dolce di lavorare con la forza di gravità è quello di sfruttare la forza di gravità
contrastandola soltanto e non opponendosi, come avviene se slanciamo le gambe, le
braccia, saltiamo o risaliamo da terra con contrazioni veloci e potenti. Per esempio:
srotolando la schiena gradualmente verso terra, risalire da terra in verticale usando tutti
gli appoggi;
Isotonica (o dinamica)
 che si verifica quando vi è allungamento e accorciamento delle strutture
muscolari con avvicinamento e allontanamento dei capi ossei.
Esempio di sforzo isotonico:
il curl del bicipite.
Esercizio isotonico:la maggior parte dei lavori atletici che consistono in esercizi
isotonici, poiché includono il movimento (eccezione fatta per i lottatori di sumo che
lottano tra rivali uguali e sono spesso immobilizzati).
Inizialmente si pensava che l’esercizio isotonico si verificasse solo sotto una pressione
costante, ma il termine oggi si applica anche a esercizi che implicano movimento in
condizioni di resistenza minima o moderata.
La contrazione isotonica si caratterizza per:
la muscolatura che si accorcia;
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lo sviluppo di una tensione variabile nel vincere una resistenza costante.
La contrazione isotonica si divide in due fasi:
*concentrica positiva: la muscolatura si accorcia;la tensione muscolare è sviluppata
per accelerare un braccio di leva; la tensione muscolare è superiore alla resistenza
applicata. Il muscolo si contrae per vincere a una pressione.
Esempio di sforzo concentrico: alzare un libro, salire le scale, distendere le gambe.
*eccentrica negativa: la muscolatura resiste al carico di lavoro durante l’allungamento.
I muscoli statici ( i muscoli della postura)
 vanno esercitati in modo eccentrico; in questo modo il muscolo si contrae mentre
allunga e quindi la tensione sviluppata è pari alla resistenza applicata (per es:
frenare, scendere le scale, ecc..).
I muscoli dinamici ( i muscoli del movimento)
 vanno esercitati in modo concentrico; in questo modo il muscolo contrae mentre
accorcia e quindi la tensione sviluppata è superiore alla resistenza applicata (per
es: spingere, salire le scale, ecc..).
Muscoli con funzione tonico-posturale:
 gastrocnemi;
 sartorio;
 ischio-crurali;
 tensore della fascia lata;
 gruppo degli adduttori e piriforme;
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 muscoli erettori della colonna, in particolare liv. cervicale e lombare;
 quadrato dei lombi;
 scaleni;
 gran pettorale;
 elevatore della scapola;
 trapezio superiore;
 bicipite brachiale;
Muscoli con funzione fasica:
 tibiale anteriore;
 vasto mediale e laterale;
 medio-grande-piccolo gluteo;
 muscoli perineali;
 muscoli erettori della colonna: porzione toracico-media;
 romboidi;
 trapezio inferiore;
 tricipite brachiale.
Attività muscolare e respiratoria
Queste attività rappresentano bene la dinamica tensio-distensiva e nel Med sono
utilizzati come strumento per:
-
educare il sistema neuro-muscolo-scheletrico;
-
stimolare la spinta pulsionale;
-
risvegliare la coscienza;
-
iniziare un percorso identitario;
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-
porre le basi per lo sviluppo della tecnica del metodo fondata sulla iniziale
armonizzazione degli impulsi psicomotori;
-
ripercorrere le prime tappe di strutturazione dell’io.
Inoltre l’attività muscolare (allungamento, tonificazione, rilassamento e respirazione) è
per il Med:
-
la modalità più naturale e istintiva per mobilizzare e riattivare il corpo, facendolo
uscire dalla stasi;
-
lo strumento tecnico principale per connettere l’individuo ai suoi bisogni e alla
sua
motricità
pulsionale,
soprattutto
attraverso
un
sensibile
lavoro
propriocettivo di allungamento, contrazione, rilassamento e respirazione,
conducendo rapidamente il praticante al piacere pulsionale e a un senso di
soddisfacimento pulsionale;
L’attività muscolare  è un modo semplice e diretto di vivere, conoscere e
rappresentare il funzionamento dell’attività psicobiologica e della dinamica tensiodistensiva e, quando vissuta con coscienza, può divenire un’utile strumento per poter
influire positivamente su di esse.
Allungamento (stretching)
L’allungamento/stretching si divide in:
stretching statico
 che consiste nell’allungare u muscolo, o gruppi di muscoli, al suo punto più
lontano e poi mantenere la posizione.
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Lo stretching statico può essere:
passivo
ovvero una forza esterna (persona o attrezzo, il proprio peso, la parete) porta
l’articolazione della persona rilassata (passiva) attraverso la gamma di movimento;
questa modalità di allungamento è adatta anche dopo un allenamento come
“raffreddamento” del corpo, aiutando a ridurre la fatica fisica e l’indolenzimento
muscolare;
attivo
ovvero si assume una posizione e la si mantiene senza alcun supporto che non sia
quello di usare la forza dei propri muscoli agonisti, Per es. : portare il alto la gamba e
tenerla sospesa. In questa forma di stretching statico attivo il meccanismo che entra in
gioco è la seguente: la tensione dei muscoli agonisti aiuta a rilassare gli antagonisti (i
muscoli che tengono la posizione- agonisti –tramite l’inibizione reciproca, allungano i gli
antagonisti).
Stretching dinamico
 che consiste nello slanciare in modo controllato le gambe o le braccia con una
certa rapidità, in una determinata posizione, senza molleggiare, rimbalzare o
dondolare. Questo sistema è consigliato negli sport (danza, arti marziali) in cui
sono previsti movimenti ad elevata velocità, poiché si agisce sull’elasticità dei
muscoli e dei tendini. L muscolo agonista, contraendosi rapidamente, tende ad
allungare il muscolo antagonista, che è il muscolo che si vuole allungare.
N.B. I muscoli possono accorciarsi (agonista) autonomamente, ma non allungarsi. Per
l’allungamento necessitano dell’azione di un altro muscolo (antagonista) per riprendere
la forma iniziale.
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LEGGI DELLO STRETCHING DINAMICO

Lanci lenti e sciolti che gradatamente aumentano l’ampiezza o la velocità di
esecuzione;

procedere a un riscaldamento generale (cardiovascolare) e settoriale (rotazione
delle articolazioni, collo, spalle, gomiti, polsi, ecc…);

non slanciare in modo incontrollato (come nello stretching balistico). Controllare il
movimento;

terminare gli slanci quando si manifestano i primi segni di fatica in una
diminuzione di ampiezza o velocità;

non allenarsi quando i muscoli sono affaticati; i muscoli stanchi sono meno
flessibili, meno veloci e più soggetti a traumi;

per sport altamente tecnici è necessario prestare attenzione all’allineamento dei
segmenti corporei.
Allungamento: impulso espansivo e atto di protendersi.
L’orientamento primario della vita è l’impulso espansivo, cioè quello di cercare piacere
e sfuggire il dolore,
La promessa del piacere suscita nell’organismo l’impulso espansivo, un protendersi
verso la fonte del piacere, ma la minaccia del dolore costringe l’organismo a soffocare
questo impulso.
L’atto del protendersi (l’allungamento) è alla base dell’esperienza del piacere e
rappresenta un’espansione di tutto l’organismo, un flusso di sensazioni e di energia
diretto verso la periferia dell’organismo.
Possiamo definire la sensazione di piacere come la percezione di movimenti che
avvengono all’interno dell’organismo. Quando diciamo che una persona si trova in uno
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stato di piacere, intendiamo dire che i movimenti del suo corpo, specialmente quelli
interni, sono:
espansivi (MP); non costretti (MO fluidi); ritmici (ME).
Lo stato di piacere comporta un maggior flusso di sensazioni, di sangue, di energia
diretto alla periferia del corpo, che è il corrispondente fisiologico di un movimento o
impulso corporeo espansivo rivolto verso l’esterno.
Quando si osserva un corpo, il primo obiettivo che ci proponiamo è quello di
determinare sino a che punto l’organismo sia capace di espandersi e rispondere con
piacere all’ambiente circostante. Una risposta espansiva e piacevole implica il fluire
della carica dal centro a tutti i punti periferici.
LA FUNZIONE TONICA - LA POSTURA - IL COSTUME
L’ ATTEGGIAMENTO O TONO PERSONALE.
La funzione tonica o tono
 è il gioco di tensione muscolare, emotiva e relazionale che caratterizza ogni azione.
Il tono muscolare
 è lo stato di eccitabilità dei muscoli che serve a mantenere le posizioni del corpo e a
preparare le azioni;
il tono emotivo
 è il grado di partecipazione emotiva che sostiene ogni nostra azione, strettamente
connesso a fattori quali l’interesse, la soddisfazione o altre emozioni.
Il tono posturale
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 è la prima manifestazione della reciproca dipendenza tra tono muscolare e tono
emotivo e il modo personale con cui ciascun individuo sostiene il proprio corpo e
si pone nello spazio.
Al tono muscolare ed emotivo, Med aggiunge anche il tono relazionale, sottolineando
anche la partecipazione alla vita circostante.
Il tono di relazione
 è la modificazione del tono muscolare ed emotivo quando il tono relazionale diventa
mezzo di comunicazione dei propri sentimenti ed emozioni, tanto da diventare un
rinforzo alla comunicazione verbale o, addirittura l’unico mezzo di comunicazione.
Per il Med dunque LA POSTURA
non è solo:
la capacità del nostro corpo di assumere e cambiare posizione nell’ambiente di vita;
l’assetto tridimensionale spaziale dei vari piani e segmenti del corpo somatico;
la posizione che il corpo assume per controbilanciare la forza di gravità in una
situazione di riposo o di movimento;
la posizione che il corpo assume sia da fermo che in movimento;
la sinergia con cui le varie parti del corpo nella loro interezza psicofisica concorrono
all’attuazione di qualsiasi gesto;
il linguaggio non verbale della persona;
ma è anche è soprattutto:
l’ espressione somatica dell’atteggiamento relazionale dello psicosoma umano con la
propria interiorità e l’ambiente che lo circonda.
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Il Med lavora per l’evoluzione dell’atteggiamento relazionale o TONO PERSONALE su
tre livelli:
I°) psicosomatico II°) psicoindividuale III°) psicosociale.
Nel metodo Med LA FORMA attaverso cui percepiamo noi stessi e ci presentiamo
agli altri viene indicata, più che come una maschera (v.Jung), come un COSTUME per
-
sottolineare come essa abbia una profonda influenza sulla strutturazione delle
generali tensioni psicofisiche (POSTURA) presenti in tutto il corpo,
-
ma anche sulla percezione che
di quest’ultimo abbiamo (IMMAGINE
CORPOREA),
-
nonché sullo specifico modo che adottiamo per declinare il nostro costume
nell’agire quotidiano (ATTEGGIAMENTO e COMPORTAMENTO).
IL COSTUME
 è dunque il complesso di tensioni, sia psichiche che fisiche che danno forma al
nostro più immediato modo di percepirci e immaginarci, presentarci agli altri ed agire,
costituendo, attraverso un’organizzazione che si rende facilmente visibile a livello della
struttura corporea, quel primo fondamentale senso di unità e identità che è allo stesso
tempo frutto di una storia biologica, psicologica e sociale.
Alcune persone tendono a identificarsi troppo con il loro costume, provocando una
perdita di contatto con la loro
“vera” personalità, ovvero lasciando che molte
caratteristiche proprie si nascondano, a se stessi e agli altri, facendole così cadere
letteralmente, come direbbe Jung, “in ombra” ed estendendo, in tal modo, quell’area
connessa alla non-consapevolezza, che il metodo Med vuole ridurre. Fare contatto
con il proprio costume è il punto di partenza e la modalità migliore per ogni ulteriore
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possibile evoluzione posturale, espressiva e relazionale della persona che l’operatore
Med ha il compito di sostenere e faciliare, recuperando, allo stesso tempo, il concetto di
collaborazione cosciente e attiva del praticante.
E’ sempre possibile migliorare la postura individuale con un appropriato lavoro del
corpo, ma per ottimizzarla in modo stabile occorre la collaborazione del soggetto.
Ogni persona si presenta al mondo con la propria POSTURA e si relaziona al mondo
attraverso un proprio ATTEGGIAMENTO, una disposizione relativamente costante a
rispondere in certi modi particolari alle situazioni del mondo per quel residuo di
esperienza passata che in qualche modo guida, indirizza o comunque influenza il
comportamento.
Postura e atteggiamento sono strettamente legate, tanto da poter dare un’ulteriore
definizione di POSTURA
 una totalità integrata, capace di esprimere funzioni diverse, da quelle più semplici a
quelle più complesse come:
-
movimenti
-
gesti
-
comportamenti
-
affettività
-
pensiero astratto.
Queste funzioni non possono essere dedotte dall’analisi delle singole componenti di un
corpo, ma appartengono all’organismo nel suo insieme, ed è a quest’ultimo verso cui il
Metodo Med , in ultima analisi, sempre si rivolge.
Ciò che chiamiamo atteggiamento o tono personale è qualcosa di già inscritto nella
propria postura, che esprime la sintesi del carattere e del corpo di una persona, in altre
parole esprime l’interazione tra l’azione della mente e l’azione del corpo.
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LA PULSIONE
L’energia non è un’entità astratta; essa può rendersi visibile attraverso i processi
corporei e il movimento. L’energia può essere nominata in differenti modi a seconda del
suo grado di STRUTTURAZIONE.
PRIMO GRADO DI STRUTTURAZIONE DELL’ENERGIA nel MP, MO e ME:
LA PULSIONE
= nome e forma che l’energia prende al suo primo apparire, strettamente legata a quel
sentimento corporeo, via iniziale e principale per percepire se stessi, costituito da una
sensazione di sforzo e bisogno, legato alla dinamica di tensione e distensione e quindi
a sentimenti di benessere e benessere, di piacere e dispiacere. La pulsione è la spinta
che, partendo da una fonte eccitata, cerca un oggetto, con lo scopo di eliminare la
tensione; il fattore dinamico che attiva e dirige un organismo verso una meta; la risorsa
energetica naturale per eccellenza; la motiv-azione a base fortemente fisio-logica. Per
raggiungere il soddisfacimento pulsionale, l’organismo deve essere in grado di
mobilitarsi per rispondere alle sue necessità (ricordiamo che la spinta al movimento
esiste in forma di tentativi).
In riferimento a Freud, sintetizziamo schematicamente il ciclo della pulsione:
 si parte da un bisogno, o più in generale, da una fonte eccitata che corrisponde
ad aumento di tensione (= dispiacere); la fonte eccitata, attraverso la capacità di
mobilizzarsi, diviene pulsione;
N.B. ricordiamo che la spinta a muoversi esiste in forma di tentativi
 la pulsione a sua volta ricerca un oggetto (sforzo), un mezzo attraverso il quale
diminuire la tensione / distensione (= piacere);
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 l’oggetto è quindi ciò che permette alla pulsione di raggiungere la sua meta che
può essere identificata a tutti gli effetti nel soddisfacimento pulsionale.
La dinamica tensio-distensiva
 è la dinamica tipica dell’attività muscolare.
L’attività muscolare
 è l’attività psicobiologica per eccellenza, collegata alla motricità della pulsione (e
quindi collegata all’inconscio).
L’attività psicobiologica
 è qualsiasi attività che si manifesta in un’entità fatta di cellule e pensieri, la cui
funzionalità è accompagnata da tensione e distensione e il cui fine è la
distensione, la ricerca del piacere e di un generico senso di benessere.
L’istinto di tentativo
 è l’istinto tramite il quale si costituiscono tutte le funzioni psichiche e materiali.
Organizzare i tentativi di distensione è un’attività tipica dell’essere umano, con
l’obiettivo di eliminare il dispiacere attraverso una regolazione automatica dell’entità
psicobiologica.
La metodologia Med considera LO STIRAMENTO, e più in generale tutti i movimenti
rigeneratori,
una risposta naturale dell’organismo al suo bisogno di diminuire la
tensione e raggiungere il piacere.
IL MOVIMENTO RIGENERATORE generato dal bisogno specifico dell’organismo e
qualsiasi SFORZO messo in atto per genereare piacere,
produce una scarica
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psicobiologica che porta al raggiungimento della meta cioè al soddisfacimento
pulsionale e alla possibilità di formazione e percezione di un nuovo bisogno.
L’ESPERIENZA DELLO SFORZO
Il Med considera l’esperienza dello sforzo
a) non solo come tensione muscolare,
b) ma anche come tensione a raggiungere uno scopo
Entrambe sono poste alla base dell’evoluzione della coscienza di sé e dell’identità
materiale e psichica della persona: la coscienza di sé è dimostrato essere più intensa
nei momenti di sforzo fisico e l’identità più marcata a seguito di difficoltà dell’esistenza.
Per queste ragioni nel percorso del metodo Med si pone sempre particolare
attenzione:
 da una parte all’attività muscolare
 in quanto essa viene posta alla base del processo di semiotizzazione del
movimento, del processo di strutturazione energetica e di strutturazione dell’io,
ed è l’elemento centrale del primo allenamento psicomotorio Med;
 dall’altra al movimento come un processo che è sempre diretto verso una
meta.
IL MED OPERA ALL’INTERNO DI UN ORIENTAMENTO TELEOLOGICO
che vede la materia come la vita psichica sempre dirette verso una meta, quindi
sempre rivolte verso i processi di strutturazione.
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LA DINAMICA TENSIO-DISTENSIVA
Si
tratta
della
dinamica
tipica
dell’attività
muscolare
(vedi
anche
contrazione/allungamento), ed è un meccanismo fondamentale nella regolazione
psicofisiologica, la cui azione, nel training di lavoro Med, è situata
al livello
di
intervento definito psicomotorio (o psicosomatico), cioè al livello di lavoro più vicino,
nella pratica Med, alla biologia e psicofisioogia personale. La dinamica tensiodistensiva connette direttamente alle ragioni della pulsione, poiché nella sua dinamica
di sforzo/riposo o carica/scarica può essere vista come l’interpunzione dell’energia e
quindi come il primo basilare schema per lo sviluppo della frase di movimento
“danzata”; la dinamica tensio-distensiva aiuta a godere del movimento in accordo con il
proprio respiro e conduce con il battito cardiaco (pulsazione) alla percezione e
distinzione di due momenti:
 un tempo forte e
 un tempo debole,
tra loro bilanciati.
Lo stiramento/contrazione, come la respirazione e la pulsazione del cuore sono infatti
attività fisiologiche costituite da due momenti: il tempo forte 
per andare ed
espandersi, e il tempo debole  per tornare e ritirarsi.
Questi due tempi sono uguali ma non equivalenti, poiché hanno due significati affettivi
molto differenti:
il tempo forte
 corrisponde al registro paterno della separazione (andare, osare);
il tempo debole
 corrisponde al registro materno della fusione (restare, prendersi cura);
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Essi possono dialogare e bilanciarsi proprio attraverso la dinamica tensio-distensiva.
Dialogo e bilanciamento sono possibili attraverso
a) lo stretching del corpo
 dialogo e bilanciamento tra periferia e centro, tra sopra e sotto, tra destra e
sinistra del corpo
b) la pulsazione dei piedi
 (dialogo e bilanciamento tra i due emicorpi destra e sinistra
c) la respirazione
 dialogo e bilanciamento tra dentro e fuori
Il movimento di stiramento, che è un
movimento binario, permette di vivere
alternativamente due differenti situazioni, articolando la dialettica dentro-fuori, io-altro e
riarmonizzando, ad un primo livello, l’equilibrio della dialettica fusione-individuazione
(relazione fondatrice con la madre), dove con fusione s’intende la fusione madrebambino e lo stato di confusione spazio-temporale (indifferenziazione madre-bambino).
Le sensazioni che il feto registra dalla formazione del suo sistema nervoso sono
sensazioni fusionali. L’ambiente liquido avvolge senza discontinuità il suo corpo che
non è in grado di percepire i limiti tra esterno e interno, tra io e non-io. Nella globalità
fusionale, che corrisponde alla globalità psicosomatica, non c’è bisogno di mediazione,
poiché non c’è niente da comunicare, non c’è niente di concettualizzabile. La perdita
della globalità fusionale non assicura la separazione dell’io dal non-io, che avviene solo
in seguito al naturale processo di individuazione.
Per individuazione s’intende

la differenziazione madre-bambino e la conseguente strutturazione spazio-
temporale. Il principio d’individuazione origina e definisce l’individualità di un ente, cioè il
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suo essere distinto, diverso da ogni altro ente che pur partecipi della sua stessa
natura.La spinta all’individuazione è alla base della dinamica dei 6M e il suo primo
seme è posto nel MP, essendo la distintività riconosciuta nel Med come il primo
principio evolutivo dell’identità.
IL MOVIMENTO PERSONALE: alcune specificità.
Il principio guida del MP è
 IL PRINCIPIO DI DINAMISMO o “messa in moto” : esso afferma che la vita non
può essere concepita senza movimento (Adler).
La forma energetica primaria del dinamismo è la pulsione; per il praticante aderire al
dinamismo significa ricontattare la necessità vitale del movimento, dando ad essa un
ruolo chiave nei processi necessari alla sua evoluzione e al suo benessere.
Il dinamismo espressivo del MP è
LA FORMA attraverso cui ciascun individuo si rende visibile a se stesso e all’altro.
La forma
 è la ritenzione di energia che si oppone al movimento dell’energia vitale,
indispensabile per giungere a quel grado di sostanza senza cui non sarebbe possibile
alcuna rappresentazione.
I sentimenti complessi che il movimento attiva nel momento in cui l’energia vitale viene
messa in moto insieme alla forma (che nel movimento sostanzia la presenza del
praticante) sono qui tradotti e semplificati in sentimenti diffusi, come ad esempio:
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 benessere/malessere
 piacere/dispiacere,
 tensione/distensione,
 sforzo e bisogno.
Essi costituiscono un primo contatto con la propria personalità e la propria base
fisiologica, definendo quello che indichiamo come  SENTIMENTO CORPOREO.
IL SENTIMENTO CORPOREO del bisogno e dello sforzo ci collega alla motricità
della pulsione.
Va da sé che il MP e l’area di lavoro psicosomatica ha tra le sue funzioni principali
quella di  accogliere la persona e aiutarla a percepire, riconoscere e dare una
risposta adeguata ai propri bisogni per andare verso un senso di benessere,
distensione e piacere funzionale.
Lo stadio del MP ha come obiettivo quello di  valorizzare il modo d’essere di
ciascuno, facendo percepire la forma con la quale ci si presenta al mondo e la
personale psicofisiologia con relative caratteristiche e possibilità di variazione, lasciando
completa libertà nello spostarsi da una modalità all’altra, come ad esempio avviene
attraverso processi di imitazione e mimazione.
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Scheda tecnica base
L’ILEOPSOAS
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