nota storica sui Fori Imperiali

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I FORI IMPERIALI, NOTA STORICA
L’attuale assetto dell’area archeologica dei Fori Imperiali risulta
profondamente condizionato dal tracciato di via dei Fori Imperiali,
chiamata originariamente via dell’Impero e inaugurata il 28 ottobre
1932, in occasione del decennale della Marcia su Roma. Tra l’agosto
del 1931 e i primi mesi del 1933 fu demolito l’intero quartiere
rinascimentale che si estendeva dalla Velia all’attuale Piazza Venezia,
comunemente chiamato
“Alessandrino” dal soprannome del suo promotore, il cardinale
Michele Bonelli, nativo di Bosco Marengo, in provincia di Alessandria,
e pronipote di Papa Pio V. L’interesse archeologico per l’area si
sviluppò, a esclusione dell’intervento napoleonico (1812-1814) nella
Basilica Ulpia, a partire dall’epoca postunitaria e si concretizzò con gli
scavi condotti dal Governatorato di Roma. Successivamente, gli scavi
realizzati tra il 1995 e il 2008 hanno portato alla scoperta della metà
della superficie totale, per un’estensione di circa 4,5 ettari.
I cinque fori che la occupano sono stati costruiti in un arco
cronologico inquadrabile tra la metà del I secolo a.C. e gli inizi del II
secolo d.C. Il primo dei Fori venne fatto costruire da Giulio Cesare tra
il 54 e il 46 a.C., allorché Roma stava diventando la capitale di un
vasto impero e l’antico foro romano, che si estendeva nella valle tra i
colli Palatino e Campidoglio, risultò insufficiente per le accresciute
esigenze di carattere amministrativo e politico. Il suo foro finirà per
costituire il modello architettonico cui si adegueranno i successivi,
tutti caratterizzati infatti, salvo specifiche varianti, da un’ampia
piazza rettangolare chiusa da alti muri e fiancheggiata da
monumentali portici colonnati, con il tempio posto su uno dei lati
brevi: per la sua imponenza architettonica e la sua valenza religiosa, il
tempio costituiva peraltro il vero fuoco dei singoli complessi. Nel foro
di Cesare il tempio era dedicato a Venere Genitrice, la mitica antenata
della Gens Iulia cui apparteneva Giulio Cesare, mentre nel successivo
Foro di Augusto, inaugurato nel 2 a.C., il tempio venne dedicato a
Marte Ultore, il Vendicatore, invocato per garantire la vittoria sugli
assassini del padre adottivo, sconfitti infatti da Ottaviano a Filippi, in
Macedonia, nel 42 a.C. L’orientamento perpendicolare del foro di
Augusto, rispetto al precedente, ne determinò la lunghezza (ca. 125
m.), di poco inferiore a quella del Foro di Cesare (m. 135), la cui
piazza era invece più stretta (m. 75) rispetto a quella augustea (m.
118), caratterizzata però da ampie esedre che ospitavano l’attività dei
pretori urbani.
Sul lato opposto dell’antico percorso cittadino, noto come Argiletum, a
ridosso della collina Velia, Vespasiano inaugurò nel 75 d.C. il
Templum Pacis, dedicato alla personificazione della Pace, che
costituiva il principale fondamento ideologico dell’imperatore, specie
dopo la repressione della rivolta giudaica e la fine delle guerre civili
seguite alla morte di Nerone. Il complesso, citato nelle fonti antiche
anche come Forum Pacis, si caratterizzava per alcune peculiarità:
l’area della grande piazza quadrata, con il tempio sul lato meridionale,
aveva una sontuosa sistemazione a giardino con canali d’acqua
fiancheggiati da piante ornamentali. Qui e negli ampi portici erano
sistemati alcuni dei massimi capolavori dell’arte greca che Nerone
aveva fatto portare a Roma per adornare la sua Domus Aurea e che
Vespasiano aveva restituito al pubblico godimento.
Sempre in età flavia, il percorso dell’antico tracciato viario
dell’Argiletum, che metteva in comunicazione il Foro Romano con la
Suburra (il popolare quartiere di Roma, oggi identificabile con la zona
del Rione Monti), fu occupato dal foro voluto dall’imperatore
Domiziano, che venne infatti chiamato anche Transitorio, o di Nerva
poiché inaugurato da questo imperatore nel 97 d.C. Caratteristica la
forma lunga e stretta della piazza (m. 114 x 45) e l’originale soluzione
dei finti portici costituiti da colonne aggettanti dal muro perimetrale,
come testimoniano i resti ancora visibili e noti come “Colonnacce”. Nel
rispetto dello schema forense il tempio, dedicato a Minerva, era
addossato a uno dei lati corti, quello nord-orientale.
Nell’ultimo e più grandioso dei fori, quello inaugurato da Traiano, non
si hanno evidenze archeologiche sul tempio, in compenso però è nota
la sua complessa articolazione architettonica, costituita da una
grande piazza porticata (m. 120 x 90) fiancheggiata da ampie esedre a
occidente e oriente (all’estremità di quest’ultima si eleva ancora oggi il
complesso denominato convenzionalmente “Mercati di Traiano”),
preceduta verso Nord dalla Basilica Ulpia (m. 180 x 60), al di là della
quale si erge la Colonna di Traiano fiancheggiata da due edifici
convenzionalmente identificati come biblioteche.
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