Number 5/10 edico non è … … per chi Malattia da reflusso gastro-esofageo V. GRASSO, R. DE GIORGIO, M. SERRA, V. STANGHELLINI, R. CORINALDESI Dipartimento di Medicina Clinica, Università degli Studi di Bologna, Bologna La malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE), dovuta al refluire dei contenuti gastro-duodenali in esofago, è una patologia cronica fra le più comuni al mondo (incide per il 4–30% della popolazione adulta) e non infrequentemente è causa di morbilità con notevole impatto sulla qualità di vita del paziente. Il termine MRGE sottende un ampio spettro di situazioni cliniche che spaziano da pazienti con corteo sintomatologico manifesto, pur in assenza di lesioni della mucosa esofagea strumentalmente accertabili (o Non Erosive Reflux Disease, NERD), a pazienti con vari gradi di esofagite erosiva (Erosive Reflux Disease, ERD) fino a casi che, oltre al quadro sintomatologico e alle lesioni esofagee, presentano anche le complicanze più comuni della MRGE, come la stenosi esofagea e la comparsa di metaplasia intestinale (il cosiddetto esofago di Barrett, fattore di rischio singolo per adenocarcinoma dell’esofago) [1]. Dal punto di vista fisiopatologico, la MRGE ha una genesi complessa, con vari fattori che possono contribuire (pur con un “peso” variabile da caso a caso) e che comprendono alterazione della barriera anti-reflusso, fattori genetici e alterazioni della motilità esofagogastrica [2, 3]. La barriera anti-reflusso è rappresentata da un insieme di strutture sia anatomiche che funzionali che cooperano nel mantenimento delle condizioni pressorie e impediscono, fisiologicamente, il verificarsi del reflusso del contenuto gastrico in esofago (ad esempio, lo sfintere esofageo inferiore, SEI, e l’incisura cardiale tra giunzione esofago-gastrica e fondo dello stomaco). Alterazioni a carico di queste strutture, sia di tipo congenito che acquisite, possono giocare un ruolo fisiopatologico nella MRGE. Il tono del SEI è, di norma, la componente più importante nella determinazione dei meccanismi fisiologici anti-reflusso a livello della giunzione esofago-gastrica. La pressione basale del SEI mostra variazioni diurne considerevoli in relazione ai complessi motori migranti (movimenti autonomi di tipo propulsivo del tratto digerente) e in risposta agli atti della deglutizione durante i pasti. È interessante notare come la pressione basale del SEI possa ridursi a seguito dell’assunzione di alcuni cibi (grassi, cioccolata, menta, alcool, caffeina) e nei forti fumatori. Per quanto detto fin’ora, il reflusso gastro-esofageo si verifica quindi in funzione di due condizioni di alterata funzionalità del SEI, ossia: 1) tono sfinterico del SEI costantemente ridotto (come, ad esempio, in caso di ernia iatale) che crea una situazione di “incontinenza”; 2) rilasciamenti transitori inappropriati (RTI) del SEI (RTISEI). Questi ultimi sono dei rilasciamenti improvvisi, completi e non indotti dalle deglutizioni, dovuti verosimilmente a un’eccessiva distensione del fondo gastrico (come si può verificare in alcuni casi con ritardato svuotamento gastrico). I RTISEI sono i maggiori responsabili degli episodi di reflusso gastro-esofageo in pazienti senza ernia iatale. Per quanto riguarda l’ernia iatale, vale la pena di ricordare alcuni aspetti essenziali della struttura anatomica della giunzione esofago-gastrica. Essa si compone di due distinti meccanismi sfinteriali sovrapposti, ossia il SEI (costituito da muscolatura liscia) e il diaframma crurale, composto da fibre di muscolatura striata. L’ernia iatale è una condizione caratterizzata dalla dislocazione del SEI al di sopra del diaframma crurale. In tal modo viene perso il beneficio della capacità di contenimento pressorio della giunzione esofago-gastrica, determinando così una riduzione del tono basale sfinterico. Alcuni studi dimostrano che la presenza di ernia iatale è in grado di aumentare l’entità del reflusso durante i RTISEI. Alterazioni della clearance esofagea possono contribuire alla MRGE. Fisiologicamente, la clearance esofagea assicura il completo svuotamento esofageo e si compone di due fasi: la prima, in cui il volume acido per la presenza di due onde peristaltiche successive viene spinto nello stomaco; la seconda, in cui l’arrivo della saliva deglutita ha un’azione di neutralizzazione sul contenuto esofageo acido residuo. Un’inefficace motilità propulsiva esofagea è risultata essere una delle cause più frequenti di alterazione della clearance esofagea nei pazienti con MRGE. L’importanza dei fattori genetici nel determinismo della MRGE non è ancora del tutto chiara. Clinicamente spesso la MRGE ricorre in più componenti di una stessa famiglia. Sono stati pertanto condotti diversi studi con lo scopo di verificare la natura di tale associazione. Gli unici dati emersi a tal proposito sono stati ottenuti su gemelli monozigoti e hanno messo in luce, seppur su un campione di famiglie molto ridotto, soltanto una predisposizione alla MRGE legata a uno specifico locus cromosomico. Dati più significativi sono invece quelli che dimostrano in maniera molto chiara la presenza di una predisposizione genetica per lo sviluppo di esofago di Barrett e, di conseguenza, di adenocarcinoma esofageo. In questi ultimi tempi è stato oggetto di dibattito fra gli esperti di MRGE il ruolo dell’Helicobacter pylori come fattore eziopatogenetico. Infatti, alcuni studi lo indicano come un “fattore protettivo” nei confronti della MRGE e a supporto di ciò viene chiamata in causa la già nota capacità di questo batterio di ridurre i livelli di secrezione acida gastrica. Tuttavia, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, l’eradicazione dell’infezione da Helicobacter non determina un parallelo aumento della sintomatologia da reflusso. Infine, un ulteriore aspetto emergente nella MRGE è dato dall’ipersensibilità esofagea, nella quale l’esofago diventa maggiormente responsivo all’insulto dolorifico evocato dal contenuto gastrico refluito. Nella determinazione dell’ipersensibilità esofagea giocano un ruolo fondamentale le lesioni micro- e macroscopiche della mucosa, le quali provocano l’esposizione diretta delle terminazioni sensitive intraepiteliali al reflusso acido-peptico. Altri fattori implicati sono la durata dell’episodio di reflusso e la sua estensione. La sintomatologia della MRGE è molto variabile e consta di uno spettro di manifestazioni cliniche molto ampio, comprendente sintomi tipici, sintomi atipici e complicanze (Tabella 1). I sintomi tipici sono la pirosi e il rigurgito: il primo viene descritto come sensazione di dolore urente in regione retrosternale (tipicamente ascendente) a comparsa usualmente post-prandiale; il rigurgito, invece, è il vero e proprio reflusso di liquido con carattere urente in bocca o in faringe e che può, a sua volta, essere associato o meno a pirosi. Varie possono essere le manifestazioni e/o i sintomi atipici (o extraesofagei): tra questi, il dolore retrosternale simil-anginoso (di tipo costrittivo con tipica irradiazione dorsale e al braccio sinistro) merita particolare attenzione essendo spesso causa di ricoveri e accertamenti cardiologici non necessari. Altri sintomi atipici sono quelli di natura respiratoria e, fra tutti, grande importanza riveste l’asma bronchiale non stagionale. La sua patogenesi è ancora oggetto di dibattito scien- Tabella 1. Manifestazioni cliniche della MRGE Sintomi tipici Pirosi Rigurgiti Sintomi atipici Complicanze Esofagei Extraesofagei Esofagee Extraesofagee Disfagia Odinofagia Dolore toracico Dolore epigastrico Dispepsia Globo Otalgia Raucedine Tosse cronica Asma Singhiozzo Sudorazione notturna Torcicollo Esofagite Ulcera peptica Emorragia Perforazione Stenosi Esofago corto Barrett Carcinoma Odontopatie Otite media Faringite Laringite Ca laringeo Polmonite Fibrosi interstiziale tifico: per alcuni autori essa è dovuta a meccanismi di aspirazione nelle vie aeree del reflusso acido, mentre secondo altri il broncospasmo è una risposta vagale riflessa dovuta al pH acido presente in esofago. La diagnosi di MRGE è essenzialmente di tipo clinico, sebbene nella pratica clinica non sempre questo approccio venga osservato. Sebbene non strettamente necessaria per la diagnosi, si ritiene che almeno una volta nella storia clinica di MRGE un paziente debba sottoporsi a un’indagine endoscopica con la finalità di mettere in evidenza una malattia erosiva (ERD), eventuali complicanze e soprattutto la presenza di un esofago di Barrett, ossia una metaplasia intestinale identificabile a livello esofageo. Come già precedentemente indicato, l’assenza di alterazioni esofagee endoscopicamente dimostrabili è suggestiva di una NERD o di una MRGE con sintomi atipici. La pH-metria ambulatoriale prolungata consente di valutare il pattern, la frequenza e la durata degli episodi di reflusso, permettendo così di stabilire una correlazione con i sintomi. È molto sensibile e specifica nella definizione diagnostica dei pazienti con NERD o con sintomi extraesofagei. L’RX delle prime vie del tubo digerente con pasto baritato valuta la funzione esofagea solo in maniera indiretta e cioè attraverso la dimostrazione di eventuali anomalie anatomiche a livello della giunzione esofago-gastrica e nella diagnosi differenziale delle stenosi esofagee. Qual è lo scopo della terapia e come possiamo curare i pazienti con MRGE? L’approccio terapeutico è quello volto ad alleviare i sintomi, di consentire un ripristino degli eventuali danni a carico della mucosa esofagea e di impedire il verificarsi di complicanze e reci- dive di malattia. Oltre alle modificazioni dello stile di vita, l’orientamento terapeutico è volto a ridurre l’entità del reflusso (tramite la riduzione del contenuto di acido-peptico) e quindi il tempo di esposizione esofagea all’acido. Solo in casi ben selezionati si possono considerare le opzioni endoscopica o chirurgica quali possibili alternative terapeutiche [4, 5]. Le modificazioni dello stile di vita rappresentano un ausilio alla terapia farmacologica nel trattamento della MRGE. Gli accorgimenti che il medico dovrebbe suggerire ai pazienti con MRGE sono semplici ma al contempo utile, soprattutto nei casi di lieve entità. Si tratta di evitare di sdraiarsi per almeno 3 ore dopo i pasti, di elevare la testata del letto durante il riposo e di ridurre il peso corporeo (ricordando che l’obesità è un fattore fortemente implicato nella patogenesi della malattia da reflusso). Anche alcuni accorgimenti dietetici possono giovare: è utile consigliare ai pazienti di evitare l’assunzione di quei cibi che abbiamo precedentemente elencato come sostanze capaci di ridurre la pressione basale del SEI (come ad esempio caffè, cioccolata, grassi e menta). Per lo stesso motivo si trae beneficio dalla sospensione dell’abitudine al fumo di sigaretta e dell’assunzione, ove clinicamente possibile, di alcuni farmaci tra cui nitrati, calcio-antagonisti, teofillina, β2-adrenergici e ansiolitici. Per quanto riguarda la terapia medica, gli inibitori della secrezione acida restano i presidi farmacologici cardine. In particolare, gli inibitori della pompa protonica (IPP) comprendono varie molecole come l’omeprazolo (il capostipite di questa categoria), il lansoprazolo, il rabeprazolo, il pantoprazolo e l’esomeprazolo. Gli IPP sono i composti più potenti nella soppressione della secrezione acida nel trattamento della MRGE. Agiscono, mediante un legame irreversibile, inibendo la pompa protonica, via molecolare finale della secrezione acida. Hanno una durata d’azione maggiore degli inibitori dei recettori H2 per l’istamina (H2-RA, quali, ad esempio, ranitidina e famotidina) e controllano, nella maggior parte dei casi, in maniera ottimale in singola somministrazione giornaliera il pH intragastrico nell’arco delle 24 ore mantenendolo >4. Come ampiamente dimostrato da numerosissimi studi clinici, gli IPP determinano un marcato miglioramento sia dei sintomi della MRGE (in media dopo 10–14 giorni) che del quadro endoscopico delle lesioni a carico della mucosa esofagea (dopo 4 settimane). Essendo dei profarmaci, la somministrazione dei IPP viene raccomandata in genere prima (circa 20–30 minuti) dei pasti, usualmente al mattino prima di colazione. Un’eventuale seconda somministrazione viene raccomandata qualora un’unica dose di PPI non riesca a controllare efficacemente la sintomatologia: in tal caso l’assunzione viene consigliata prima di cena. Esiste, tuttavia, in circa il 70% dei pazienti in terapia piena (ossia 2 volte al dì) con PPI un intervallo di tempo notturno, di circa un’ora, durante il quale il pH intragastrico scende a valori <di 4. Questo fenomeno prende il nome di Nocturnal Acid Backthrought (NAB) e assume una notevole rilevanza nei pazienti con esofagite erosiva e in quelli con Barrett. Nell’ottica di assicurare un corretto controllo anche del NAB, alcuni autori propongono un modello terapeutico integrato tra le diverse classi di farmaci antisecretivi. Questo prevede l’associazione allo schema terapeutico con IPP anche degli H2-RA prima di coricarsi. L’efficacia del trattamento combinato è però oggetto di dibattito poiché altri autori lo ritengono responsabile dello sviluppo di fenomeni di tolleranza. Altri prodotti che potrebbero trovare utilità d’impiego in pazienti selezionati comprendono il sucralfato, che svolge un’azione di protezione della mucosa in quanto è in grado di legarsi al tessuto infiammato creando una barriera che impedisce la diffusione del reflusso acidopeptico. Non dà percentuali di guarigioni molto elevate, può indurre stipsi, ma il suo utilizzo è sicuro in gravidanza. Fra i procinetici, la metoclopramide, per la sua efficacia terapeutica limitata nel trattamento della MRGE e per i suoi effetti collaterali soprattutto a cari- co del sistema nervoso centrale (sonnolenza, ansia, agitazione e confusione oltre all’iperprolattinemia), viene consigliata solo nei pazienti con un grave rallentamento dello svuotamento gastrico e con sclerodermia. Considerazioni simili sono applicabili per il domperidone, un antagonista dei recettori D2 della dopamina che può favorire, nei casi lievi di MRGE, un miglioramento della sintomatologia. I suoi effetti collaterali sono rappresentati prevalentemente dall’iperprolattinemia e sintomi associati (galattorrea, amenorrea nella donna e impotenza nell’uomo). Le prospettive terapeutiche del prossimo futuro sono rappresentate da alcuni farmaci in via di sperimentazione quali, ad esempio, gli antagonisti GABA-B-ergici, una classe di agenti farmacologici in grado di controllare gli RTISEI. Il GABA-B è il più potente neurotrasmettitore inibitorio e i suoi recettori sono presenti sia a livello del sistema nervoso centrale che di quello periferico. Diversi studi hanno già dimostrato l’efficacia di questa classe di farmaci nella riduzione degli episodi di reflusso sia acido che non-acido e nella conseguente riduzione della sintomatologia associata. Tali composti sono altresì gravati da alcuni effetti collaterali, tra i quali i più comuni sono sonnolenza, nausea e abbassamento della soglia d’insorgenza delle crisi comiziali. Altri prodotti in via di studio clinico sono gli antagonisti dei recettori della colecistochinina (CCK1), i nuovi anticolinergici, gli agonisti dei recettori per gli oppioidi, gli inibitori dell’ossido nitrico sintetasi e gli agonisti dei recettori per gli cannabinoidi (CB1). Bibliografia 1. Tytgat GN (2002) Treatment of mild and severe cases of GERD. Aliment Pharmacol Ther 16:73–78 2. Sherman PM, Hassall E, Fagundes-Neto U et al (2009) A global, evidence-based consensus on the definition of gastroesophageal reflux disease in the pediatric population. Am J Gastroenterol 104:1278–1295 3. Penagini R, Carmagnola S, Cantu P (2002) Gastrooesophageal reflux disease: pathophysiological issues of clinical relevance. Aliment Pharmacol Ther 16:65–71 4. Vakil N (2006) The frontiers of reflux disease. Dig Dis Sci 51:1887–1895 5. Tonini M, De Giorgio R, De Ponti F (2004) Progress with novel pharmacological strategies for gastro-oesophageal reflux disease. 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