ISLAM: ORTODOSSIA, CORRENTI E CALIFFATO
(Firenze – Circolo Ufficiali, 14 ottobre 2015)
Prima di iniziare, desidero chiarire che la mia esposizione sarà esclusivamente di tipo
storico e non teologico. Quindi non è oggetto della presente conferenza (e neanche di
tutte le prossime conferenze che compongono il 18° Ciclo) l’affrontare una qualunque
discussione di carattere religioso.
La religione islamica nasce con Maometto che, ne è fondatore e profeta, nell’area della
Penisola Araba verso la fine del VI secolo d.c..
La penisola geograficamente si protende nell'Oceano Indiano. Il Sud ovest è ricco d'acqua
e dunque fertile mentre nel resto si susseguono tre grandi deserti: impenetrabile nel sudest; ondulato da dune sabbiose e rare oasi nel centro; arido e stepposo a nord (dove però
riescono a sopravvivere pecore e dromedari) con rare oasi. Gli insediamenti umani si
erano concentrate nelle oasi e lungo la linea costiera settentrionale del Mar Rosso. Le oasi
più importanti erano Yatrib e La Mecca quali centri carovanieri principali. Le comunicazioni
tra queste aree desertiche erano possibili solo tramite i wadi, ovvero i corsi di fiumi e
torrenti prosciugati.
La posizione della Penisola era al centro degli scambi commerciali tra Occidente ed
Oriente. Le vie principali erano: quella che dalla Palestina arrivava allo Yemen
costeggiando il Mar Rosso; la via che dallo Yemen porta alla Mesopotamia attraversando i
deserti centrali, e la via che unisce l’Arabia centrale alla Siria. Su queste tre strade è
passato il traffico commerciale dell'Arabia dei secoli preislamici e anche dei secoli
successivi.
Nel VI secolo, la Penisola arabica era abitata, nelle sue aree centrali e settentrionali, da
tribù nomadi indipendenti mentre in quelle meridionali erano attive gli eredi dei grandi regni
sabei, culture sedentarie estremamente progredite fin dai tempi remoti e dedite al
commercio degli aromi, fra cui il famoso incenso (pianta che tutt’ora cresce solo nello
Yemen).
I beduini, che popolavano le steppe arabe, erano invece dediti al piccolo e grande
nomadismo, legato strettamente all'allevamento di ovini e dromedari, oppure alle razzie
contro altri gruppi nomadi e delle carovane dei mercanti. Erano politeisti su base animista
e la religione si basava su tre divinità: Manat, al-Uzza e Allat, subordinate ad un Dio più
importante, Allah. Poi vi era un'infinità di spiriti e divinità minori, che venivano
rappresentate da rocce, alberi o alture. Predominante era l'enoteismo, nel senso che ogni
tribù aveva una divinità protettrice. Coesistevano anche popolazioni di altre religioni. (in
particolare Ebrei e Cristiani), specie nei centri più popolosi, ad esempio a Najrān, nell'area
yemenita, vi era il principale centro cristiano ed ellenistico della regione; mentre a Yathrib
(futura Medina) predominava la cultura ebraica.
Gli Arabi che popolavano il territorio della Mecca, in particolare, veneravano -tra le altre
divinità- la Pietra Nera [un meteorite oggetto del culto popolare perché si riteneva
collocato là da Abramo dopo il diluvio universale]; essa era conservata nella Ka'ba situata
nella città. La tribù dei Banu Quraysh, che vi dominava, aveva però aperto le porte del
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santuario a un gran numero di divinità diverse venerate da altre tribù o clan, così da
indurre alla sosta i mercanti provenienti per i loro affari nella città e richiamare altri
pellegrini, traendone i relativi lucrosi vantaggi. Nel tempo, era quindi sorta la tradizione
araba del pellegrinaggio alla Mecca. Questa dunque la situazione religiosa degli Arabi
finché nel 570 nasce Maometto, considerato dai musulmani l'ultimo di una lunga catena
profetologica, di cui egli avrebbe occupato una posizione di assoluto rilievo, "messaggero"
di Dio (Allah) e Sigillo della profezia, incaricato da Dio stesso - attraverso l'arcangelo
Gabriele - di divulgare il suo verbo tra gli Arabi.
Vita di Maometto
Per cercare di capire l’Islam, dobbiamo quindi partire da Maometto.
Egli nasce da una famiglia di commercianti appartenenti alla tribù dei Banu Quraysh, che
dominava alla Mecca, intorno al 571 d.C. Rimasto già alla nascita orfano di padre, fu
affidato a una nutrice nomade e trascorse i suoi primi anni custodendo greggi. Persa poi
anche la madre, sotto la guida dello zio partecipò alle carovane commerciali dirette in
Siria, diventando loro guida, e venendo così a conoscenza del suo popolo, delle difficoltà
della vita nomade, ma imparando altresì ad affrontare i disagi e i pericoli. Essendo la città
della Mecca un importante centro di smistamento e transito tra Arabia meridionale, Siria,
Egitto e India, Maometto incontrò e conobbe uomini di diverse religioni (ebrei e cristiani
soprattutto, ma anche giacobiti e manichei). A 25 anni, dopo una breve parentesi militare,
entrò al servizio della vedova quarantenne di un ricco commerciante che poi sposò.
Secondo alcuni studiosi la vita di Maometto come profeta e uomo di stato si può dividere
in tre periodi:
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il periodo della Mecca (612-622);
quello medinese (622-630);
gli ultimi anni (630-632).
Periodo della Mecca (612-622)
Nel 605 Maometto venne incaricato di risistemare in un angolo dell'edificio della Ka'ba la
pietra nera, spostata per dei lavori. Da quel momento egli si ritirò per alcuni giorni all'anno
a meditare sul monte Hira, interessato alle questioni riguardanti il giudizio di Dio e le
mancanze umane. Nei suoi viaggi infatti aveva constatato come, di fronte al politeismo
idolatrico in cui era caduto il santuario della Mecca, si mantenesse la purezza del
monoteismo ebraico e cristiano. E ciò, a suo parere, grazie alla predicazione degli speciali
inviati di Dio, i profeti; sempre più si convinse della necessità che ogni popolo avesse i
suoi, e cominciò a considerarsi l'inviato di Dio per purificare la religiosità del suo popolo,
restituendola alla purezza abramitica. Nella Notte del Destino (ultima decade del mese
di ramadan del 610), in una caverna del monte Hira gli apparve in sogno un angelo
recante in mano un rotolo di stoffa coperto di segni, e gli comunicò una prima rivelazione
di Allah. Risvegliatosi e uscito dalla caverna senti una voce che lo salutava dal cielo:
«Maometto, tu sei l'Eletto di Allah e io sono Gabriele». Per i primi tre anni da quella notte
la rivelazione di Allah rimase circoscritta ai parenti di Maometto; successivamente penetrò
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soprattutto fra le classi più umili (artigiani, operai e schiavi), suscitando la reazione dei
maggiorenti locali, preoccupati sia dalla composizione sociale di questa nuova comunità,
sia dalla predicazione antipoliteista del profeta, che veniva a colpire gli interessi economici
del loro clan, custode del tempio in cui si veneravano una moltitudine di divinità e centro di
pellegrinaggi. La comunità di Maometto fu fatta oggetto di persecuzione e di vessazioni,
fino al 622, quando si verificò la svolta fondamentale: la fuga o Egira di Maometto e dei
suoi seguaci a Yathrib, poi rinominata Medina (propriamente Madīnat al-Nabī, "Città del
Profeta"). Da questo momento si fa iniziare l'era musulmana.
Periodo di Medina (622-630)
Rappresenta la trasformazione di Maometto da predicatore disprezzato a uomo di Stato e
condottiero. In questa città Maometto fa costruire la prima moschea islamica e costituisce
una comunità comprendente, oltre agli emigrati dalla Mecca, membri delle tribù locali ed
ebrei in attesa del Messia; tutti questi gruppi sovrapposero ai legami originari l'autorità
incontrastata del Profeta; dove questa non fu accettata, si verificarono misure repressive
da parte dello stesso Maometto. Inoltre, in questo periodo, egli aggiunse al contenuto delle
precedenti rivelazioni, che riguardavano la fine dei tempi (fine del mondo, gioie del
paradiso, pene dell'inferno) nuovi contenuti più a carattere politico-sociale, giuridico ed
etico, in conformità al suo rango di capo politico, legislatore e capo militare. Da qui deriva
anche il progetto di riconquista militare della sua città natale, che si protrasse con alterne
vicende fino al 627 quando Maometto, respinto un attacco a Medina, alla testa di diecimila
uomini entrò trionfalmente nella città di Mecca, distruggendo i simulacri delle antiche
divinità arabe; prendendo possesso della pietra nera e proclamando la Mecca città santa
dell'Islam, con l'obbligo per ogni fedele di compiervi un pellegrinaggio almeno una volta
nella vita. In occasione delle vittorie egli attribuiva sempre il merito all'intervento di Allah,
introducendo cosi il concetto di guerra santa (gihad), come strumento di espansione
politica degli arabi.
Gli ultimi anni della vita di Maometto (630-632)
Essi rappresentarono il periodo di maggior trionfo, e insieme furono decisivi per la nuova
religione, che si legò intimamente al mondo arabo, recidendo gli ultimi legami con le origini
giudaico-cristiane: se prima Maometto si considerava continuatore dell'opera di Mosè e di
Gesù, visto come profeta, ora proclamava che la vera fede è quella di Abramo, che non
era né ebreo, né cristiano, ma semplicemente uomo sottomesso all'autorità di Dio, in
arabo appunto muslim. Di conseguenza nelle loro preghiere i musulmani non dovevano
volgersi più verso Gerusalemme, ma verso la Ka'ba; fu abbandonato altresì il divieto di
poligamia, ereditato dalla tradizione giudaica, il venerdi fu sostituito al sabato ebraico, e
il ramadan divenne il mese del digiuno. Inoltre Maometto si adoperò a riorganizzare la
società beduina su basi religiose, anziché su legami di sangue. Con il suo rientro vittorioso
alla Mecca i mercanti ritennero prudente convertirsi e sottomettersi ad Allah per salvare il
ruolo della città come città santa, per conservare la posizione di preminenza e assicurare
la pace alle proprie carovane. Alla sua morte (632) l'Arabia era unita, e si presentava con
un'organizzazione politica più avanzata rispetto a quella tribale, e anche se il
particolarismo non era scomparso del tutto, il Profeta aveva sovrapposto la propria autorità
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religiosa e temporale alle diverse tribù, poichè nel discorso pronunciato durante l'ultimo
pellegrinaggio alla Mecca, Maometto aveva sostenuto che tutti coloro che appartenevano
alla comunità musulmana erano fratelli.
Nel 632 Maometto muore e la rivelazione è tramandata ai suoi seguaci, in particolare dalla
cerchia dei “10 benedetti” a lui più vicina (a somiglianza degli apostoli).
La guida politica e spirituale della Comunità Islamica, scelta fra questi, viene assunta da
un "Vicario" o "Successore" denominato “Califfo” .
Da precisare che la rivelazione ricevuta da Maometto era diffusa solo in modo orale, ma
per ampliare la diffusione della fede e le conquiste, occorreva che essa fosse scritta; cosa
che avverrà solo con il terzo califfo (644-656).
Fondamenti dell’Islam
Vediamo allora quali sono i fondamenti della religione islamica. L’Islam si basa su tre
elementi:
- Aqidah (Fede e Credo);
- Akhlaq (Moralità ed Etica);
- Shari’ah (Pratiche e Attività).
La fede
Per essere un "uomo dell'Islam" si deve possedere perfettamente la fede nei principi
dell’Islam ed esercitare il bene e la pietà. L'Islam si configura quindi come "intima pace
dell'uomo con Dio" e il musulmano è colui che si affida con pienezza al Signore. Egli
manifesta ciò assolvendo per quanto può ai doveri espressi dai cinque "Pilastri della fede
islamica".
Essi sono quei doveri assolutamente cogenti per ogni musulmano osservante per potersi
definire a ragione tale. La loro intenzionale evasione comporta una sanzione morale o
materiale. Essi sono:
♣ la "testimonianza" di fede (affermazione, espressa con retta intenzione, dell'esistenza
in Dio Uno e Unico nella missione profetica di Maometto);
♣ la preghiera canonica da effettuare 5 volte al giorno, in precisi momenti che sono
scanditi dal richiamo dei muezzin che operano nelle moschee;
♣ l'elemosina (la zakāt) devoluta volontariamente a persone bisognose ed organizzazioni
di carità;
♣ il digiuno - dal sorgere al tramonto del sole - durante il mese lunare di Ramadan, per
chi sia in grado di sostenerlo senza sensibili inconvenienti di salute;
♣ il pellegrinaggio canonico a Mecca e dintorni, nel 12º e ultimo mese lunare
del calendario islamico, per chi sia in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.
La Legge (Shari’ah)
La Shari’ah è la legge divina (quindi non può essere modificata dagli uomini) ed è rivelata:
- dal Corano (in quanto dettata parola per parola da Dio);
- dalla Sunnah, che contiene l’insieme delle parole, delle opere e della vita di
Maometto, raccolte negli hadit [aneddoti], (in quanto direttamente ispirato da Dio).
Essa comprende due insiemi di regole:
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-
la pratica obbligatoria di preghiera;
gli aspetti di vita quotidiana. Parte di questa è relativa ai comportamenti da tenere
nell’economia e nella finanza (ricordo che Maometto raccoglieva in sé le figure di
capo religioso, politico e militare della comunità di fedeli).
Alla Sharīʿa (legge divina) si aggiunge poi la scienza giurisprudenziale, che rappresenta lo
sforzo esercitato dagli uomini per individuare la Legge di Dio, e quindi la letteratura legale
prodotta dai giuristi.
Fonti della legge islamica sono pertanto: il Corano, la Sunna, il consenso dei dotti e
l'analogia giuridica.
Le Correnti dell’islamismo
Se la forma più antica dell'Islam risale a Maometto e ai suoi primi seguaci, già nel VII
secolo si verificò una prima scissione, a causa dei contrasti nati sulla successione del
Profeta alla guida della comunità musulmana. Possiamo distinguere tre grandi correnti
principali: i sunniti, gli sciiti e gli scismatici.
Sunniti
Secondo i sunniti la carica di califfo (cioè di successore di Maometto) doveva essere
riservata al parente più prossimo del Profeta, discendente in linea maschile dalla stirpe dei
Qurays, anche se poi si accettava la libera elezione fatta dalla comunità all'interno di
questa cerchia.
I sunniti sono i musulmani che si mantengono fedeli alla Sunnah e al Corano che
costituiscono la base normativa di ogni loro comportamento. Essi oggi rappresentano circa
l'83 % di tutti i musulmani, si considerano i musulmani ortodossi e ritengono pertanto veri e
propri errori dottrinari tutte le modifiche alla Sunnah e alle regole di comportamento dettate
dalla tradizione. Quindi per loro gli Sciiti sono degli apostati.
Nell'ambito dei sunniti sono sorte quattro scuole giuridiche: gli hanifiti, i makiliti, gli sciafiti e
gli hanbaliti, scuole tuttavia che si differenziano solo superficialmente e la cui coesistenza
è pacifica.
Sciiti
Gli sciiti sono i seguaci della shi' at ‘Alì (partito di Ali) [normalmente abbreviato in shi’ at],
cioè di coloro che considerano legittimi successori di Maometto solo Ali (che fu il 4° califfo
dal 656 al 661), cugino e genero del Profeta, e la discendenza dal suo matrimonio con la
figlia di Maometto, Fatima. Secondo l'insegnamento della shi' a Maometto prima di morire
avrebbe iniziato ai segreti più profondi Ali, il quale a sua volta avrebbe trasmesso questo
sapere alla famiglia: i suoi diretti discendenti pertanto sono considerati imam, ovvero guide
e custodi di tale sapienza.
Dal punto di vista dottrinale la principale differenza con i sunniti consiste nel fatto che gli
sciiti aggiungono ai cinque pilastri (o verità) fondamentali dell'Islam (di cui si è detto) un
sesto, appunto, la figura dell' imam, a cui si riconosce una autorità assoluta perché
discendente diretto di Maometto [attenzione! Non di sangue ma “di Rivelazione”].
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Anche all'interno degli sciiti sono presenti varie correnti; le principali sono quelle degli
Imamiti (corrente maggioritaria), degli Zaiditi, degli Ismailiti e degli Alauiti; in particolare
questi ultimi sono dominanti in Siria e Libano.
Scismatici
Gli scismatici comprendono numerose correnti:
- Kharigiti: nome che significa «coloro che vanno in battaglia». Si distaccarono
anch’essi al tempo del 4° califfo, in opposizione s ia ai Sunniti sia agli Sciiti. Poiché
consideravano lecito l’uccisione dei capi sunniti e sciiti, furono ferocemente
perseguitati. Attualmente sopravvive la sola frangia moderata.
- Wahhabiti: essi proclamano il ritorno all'Islam originario di Maometto, con
l'annullamento di tutte le innovazioni successive, non esclusa la venerazione del
Profeta, dei santi, le reliquie e i sepolcri. Esso costituisce una forma estremamente
rigida di Islam sunnita, che insiste su un'interpretazione letterale del Corano. I
wahhabiti credono che tutti coloro che non praticano l'Islam secondo le modalità da
essi indicate siano pagani e nemici dell'Islam.
L'Impero britannico, che sperava di vedere l'uscita dell'Impero ottomano dall'Arabia,
strumentalizzò il Wahhabismo ai suoi fini geopolitici. Garantì un forte appoggio a
questo movimento nella sua opera di conquista della regione araba e aiutò il
Wahhabismo ad espandervisi sino alla costituzione del regno dell’Arabia Saudita. Il
nuovo Stato adottò il Wahhabismo come dottrina ufficiale, giustificando agli occhi
del mondo islamico la sua legittimità con il possesso e il controllo dei due più
importanti luoghi santi dell'Islam: La Mecca e Medina.
Da notare che il Wahhabismo è stato criticato per la distruzione di siti storici,
santuari e mausolei, e altre costruzioni islamiche e non islamiche e dei loro
manufatti.
- Yazidi: sono presenti soprattutto tra i curdi: prendono il nome dal califfo Yazid I (nel
680). Vengono anche chiamati «timorosi di Satana» per il divieto-paura che hanno
a pronunciare il nome di Satana o parole a quella vicina: Il loro credo risente, oltre
che dei principi islamici, di antichi riti orientali, zoroastriani e cristiani.
- Drusi: è un gruppo etnico religioso; prendono nome dal turco al Darazi, predicatore
intorno al 1017-18 in Egitto; è nato da una scissione dall’Islam sciita, avvenuta
circa mille anni fa. Originariamente, dunque, i drusi erano un gruppo religioso.
Però nel corso dei secoli hanno preso a considerarsi un vero e proprio popolo,
anche in virtù della pratica di sposarsi fra di loro. Essi furono oggetto delle
persecuzioni dei sunniti e questo li portò a cercare e trovare rifugio in Libano,
nella Siria meridionale, in Giordania e nell’attuale Israele (alla cui indipendenza
erano favorevoli, infatti sono tra le poche etnie di religione non ebraica a servire
nell'esercito regolare israeliano; si contano circa uno o due milioni di fedeli.
La dottrina drusa è piuttosto complessa perché accoglie elementi dell'Islam,
del Giudaismo, dell'Induismo e del Cristianesimo, sostenendo la fede in un principio
divino: l’intelletto attivo. I loro sette doveri comprendono l'obbligo di dire sempre la
verità, la professione di fede nell'unità di Dio e la completa sottomissione a lui,
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mentre non ritengono necessario il digiuno e il pellegrinaggio alla Mecca. I fedeli
sono divisi tra iniziati e non iniziati, e a capo del movimento vi è un emiro.
I drusi credono nella trasmigrazione delle anime dopo la morte, cioè
nella metempsicosi, ma tutto il loro credo è circondato da un alone di mistero,
perché la parte fondamentale delle loro concezioni dottrinarie è caratterizzata da un
accentuato esoterismo ed è quindi rivelata con grande circospezione solo a chi sia
ritenuto pronto e degno d'accoglierla da un maestro di grado superiore.
Essi venerano il Nuovo Testamento ed il Corano ma leggono anche le proprie
scritture nei luoghi di riunione, detti Khalwa.
Sono da sempre considerati un popolo misterioso
È una religione che corre rischi di sopravvivenza perché dal 1043 è stata dichiarata
chiusa la "porta dell'adesione", quindi solo chi è figlio di genitori entrambi drusi può
essere considerato parte della setta. Poiché praticano la monogamia e sono stati
continuamente perseguitati in buona parte della loro storia, il loro numero sta
diminuendo. Come notizia di cronaca Vip, lo scorso anno l’attore George Clooney
ha sposato una donna Drusa.
Vanno inoltre citati, per la loro influenza sull’evoluzione dell’Islam in genere o per i loro
rapporti storici con l’Italia: il Sufismo ed i Senussi.
Il sufismo
Con questo nome, che deriva dal mantello di lana grezza (suf) indossato dagli asceti, si
designa il movimento che all'interno dell'Islam approfondì alcuni aspetti della religione in
senso interiore, mistico-ascetico e spiritualista.
Inizialmente il movimento, che poneva in primo piano la virtù dell'amore e la possibilità di
unione con Allah piuttosto che l'obbedienza alla sua legge, fu avversato.
La maggior parte dei poeti e degli artisti Islamici proviene da questo movimento.
Dervisci
Dal secolo XIII poi acquistarono importanza i dervisci, gruppi di seguaci del sufismo riuniti
in confraternite simili a ordini religiosi.
I Dervisci sono asceti che vivono in mistica povertà, simili ai frati mendicanti cristiani,
vivono in comunità monastiche simili a quelle cristiane.
Molto importante per loro è la pratica ascetica per il raggiungimento dell'estasi, costituita
da preghiere, da esercizi spirituali e liturgici, singoli e collettivi, abluzioni, musiche e danze.
In Turchia è nota la pratica della celebre danza turbinante come metodo per raggiungere
l'estasi mistica.
Senussi
I Senussi sono gli appartenenti alla confraternita islamica della Senussia fondata
da Muhammad ibn Ali al-Sanusi nel 1837 a la Mecca. Egli predicò la necessità di una
riforma che purificasse la fede islamica dei musulmani dell'epoca, guadagnandosi molti
seguaci. Divenuto un convinto critico dell'ambiente degli ulema egiziani, che egli vedeva
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troppo appiattiti nei confronti delle autorità ottomane e troppo conservatori sotto il profilo
spirituale ed avversato dagli stessi, si rifugiò tra i beduini delle oasi cirenaiche.
Le tribù beduine furono attratte in gran numero dalla Senussia. La relativa austerità di vita
del messaggio senusso fu particolarmente sentita consona al carattere dei beduini
cirenaici, il cui sistema di vita non era cambiato molto nei secoli, fin da quando
gli Arabi avevano per primi accettato l'insegnamento del profeta Maometto.
Fra le due guerre mondiali la confraternita si oppose fortemente all’occupazione italiana;
mentre durante la seconda guerra mondiale adottò un atteggiamento strumentalmente
filo-britannico per impedire che la Cirenaica cadesse nuovamente in mano italiana.
La Lega Araba e l'ONU si impegnarono dal 1945 a far tornare la Cirenaica sotto controllo
dei Senussi, in una Libia indipendente, formata da Tripolitania,Cirenaica e Fezzān, cosa
che avvenne nel 1951 con Idrīs I, capo della Senussia, nominato re di Libia. Nel 1969 il
suo successore fu incarcerato da Gheddafi per lunghi anni fino a farlo diventare paralitico.
Tuttora la sede dei Senussi è a Londra ma la Confraternita si presenta come un
movimento politico e spirituale moderato.
Il CALIFFATO
Il termine “Califfo” deriva dalla radice araba khala-fa che significa “sostituto”. Quindi
Califfato significa "successione", "luogotenenza" e SÌ riferisce al sistema di governo
adottato dal primissimo Islam, il giorno stesso della morte di Maometto e intende
rappresentare l'unità politica e religiosa dei musulmani, ovvero la Umma.
In tale veste il califfo costituisce la rappresentanza pro tempore di Allah sulla terra.
La sua istituzione non è prevista dal Corano e neppure dalla Sunna del Profeta Maometto
ma si può farla risalire all’accordo tra le varie componenti della città di Yathrib (odierna
Medina) per regolamentare la convivenza fra musulmani, ebrei e pagani, firmato nell'anno
1 dell'Egira (623 d.c.)
La legittimità della carica di Califfo non è né di sangue né politica, ma deriva da un proprio
prestigio sociale, quale guida, principe, amministratore della comunità mussulmana.
Infatti il titolo di “Califfo” è stato una prerogativa del monarca islamico più influente fino alla
caduta dell’Impero Ottomano.
Nel corso dei secoli, quindi, si sono succeduti diversi califfati denominati secondo il luogo
da cui il Califfo esercitava il suo potere.
Si susseguono, pertanto, il:
- Califfato arabo (632-1258) rappresentato dai:
. Califfi Ortodossi (i primi 4) che regnarono da Medina (632-661);
. Califfato Omayyade di Damasco (661-750);
. Califfato Abbaside di Baghdad (750-1258). Estinto in seguito ad una feroce
invasione mongola.
- Califfato del Cairo (1261-1517):
alcuni sopravvissuti Abassidi si rifugiarono al Cairo e ricostituirono il califfato
Abbaside ma sotto la stretta tutela, anche se dorata, dei Mamelucchi che
governavano l’Egitto.
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Califfato Ottomano (1517-1924):
il Sultano ottomano Selim II nel 1517 si impadronì del sultanato mamelucco ed
acquisì i simboli materiali del califfato (spada e mantello di Maometto), conservati a
Baghdad, portandoli nel palazzo di Topkapi di Istanbul.
Il califfato ottomano fu abolito nel 1924 da Mustafa Kemal Ataturk ed i suoi poteri
furono trasferiti alla Grande Assemblea Nazionale della Turchia, il parlamento della
neonata Repubblica Turca.
Attualmente, quindi, non esiste più un legittimo Califfo. Infatti secondo quanto stabilito da
intellettuali islamici nel 1928, il prossimo Califfo deve essere un discendente di Maometto.
In realtà non esiste un accordo su questo tema, anche perché diversi musulmani ritengono
che la figura del Califfo abbia soltanto un valore storico e sottolineano come non si parli di
questa istituzione nei testi sacri e nei detti del Profeta.
Il "califfato" dell'ISIS
Ciò nonostante, il 29 giugno 2014 l'ISIS, nell'ambito della guerra civile siriana e
dell'insurrezione irachena, ha annunciato a Mossul (Iraq) l'istituzione nei territori sotto il
proprio controllo di un "califfato", con a capo Abu Bakr al-Baghdadi (nome assunto da
Ibrāhīm al-Badrī – terrorista iracheno) a partire da quel momento, il gruppo terrorista ha
adottato la dicitura di Stato Islamico (definizione in chiave moderna del termine califfato).
Ma Perché al Baghdadi si è proclamato Califfo? L’abolizione del Califfato aveva
determinato una crisi di autorità all’interno del mondo islamico, visto che non esisteva più
un riferimento oggettivo per stabilire quali predicatori possono essere considerati credibili.
Con tale auto-proclamazione, Al-Baghdadi diviene l’unico leader religioso ad avere anche
un potere politico. La proclamazione del Califfato vuole certificare la sua posizione di
superiorità rispetto agli Imam e predicatori radicali, che in maggioranza hanno rifiutato di
riconoscere l’autorità del Leader dell’ISIS. Significativo è infatti che egli abbia assunto il
nome del 1° Califfo, per affermare la sua diretta d iscendenza dal Profeta.
Ma su questo argomento non mi dilungo oltre perché sarà specificamente trattato dai
successivi conferenzieri che si alterneranno in questo 18° ciclo.
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