Non sono molte le monete che rappresentano su un loro lato una

Non sono molte le monete che
rappresentano su un loro lato una
tartaruga terrestre, alcune sono di conio
moderno, ma una è veramente antica,
anzi è una delle più antiche monete del
mondo:
la Statera di Aegina.
Probabilmente questa moneta è presente
in centinaia di musei ma la prima volta
che la vidi fu ai Musei Vaticani dove la
fig. 1a
fig. 1b
segnalavano come esempio della moneta
base per l’economia occidentale moderna: riconosciuta all’interno, ma anche all’esterno
del luogo di coniazione. In pratica la moneta consegnava al suo possessore un materiale
di scambio, in questo caso una quantità ben definita di metalli estremamente utili agli
albori della società greca (circa 700 a.C.): ferro o argento. Ho regalato a Ornella alcune
belle monete con una tartaruga come effige, monete e medaglie che ho acquistato negli
anni, ma con la Statera di Aegina è stata un’altra storia, per me il problema era ed è
sempre stato il prezzo. Nonostante la crisi finanziaria che si è abbattuta sulla Grecia, crisi
che ha costretto migliaia di famiglie a
vendere gli oggetti di valore per
sopravvivere, le statere di Aegina sono
rare e quelle poche che si trovano, se
sono appena leggibili vanno da 2000 a
4000 euro e per me è decisamente troppo.
Nonostante questo problema ho trovato il
modo, grazie ad alcuni amici, per
mostrarvi nella loro forma originale le tre
fig. 2b
fig. 2a
edizioni che conosco della Statera di
Aegina, quelle con un piccolo delfino sul retro (foto 1a e 1b) e quelle con solo figure
geometriche (foto 2a e 2b). Non sono riuscito però a scoprire la ragione della presenza
della tartaruga di terra sulle monete, devo aggiungere che per complicare le cose le
Statere più moderne, quelle del 450 a.C. (del terzo tipo, foto 3a e 3b ), non rappresentano
più tartarughe terrestri ma tartarughe marine (probabilmente Caretta caretta). Resta il fatto
che in Occidente fu l’isola-stato di Aegina a battere moneta per prima, seguita da Atene,
Corinto, Creta e poi dai centri più importanti.
La dimensione della moneta di Aegina era
21 mm di diametro per un peso di 12,6 g ,
queste misure vennero considerate un
riferimento
per
le
monete
coniate
successivamente, didramma e statere
greche, quando ormai Aegina aveva perso la
sua importanza economica e commerciale.
fig. 3a
fig. 3b
Le immagini mostrano un gruppetto di
statere del primo e del secondo tipo, le tartarughe riportate su queste monete
probabilmente sono Graeche. La tartaruga sulla moneta del terzo tipo è invece
sicuramente una tartaruga marina.
La mitologia:
Aegina, che per semplificare d’ora in poi chiamerò Egina, era una delle figlie di Asopo e
della ninfa Metope, era anche la sorella gemella di Tebe, si dice che fosse una creatura
bellissima al punto che Zeus se ne invaghì e la rapì. Il padre Asopo, quando si accorse
della scomparsa, partì per cercarla e provò in tutti i modi a liberarla da Zeus, ma il dio
dopo aver cercato più volte di ingannarlo cambiando aspetto lo uccise con un fulmine e poi
dopo essersi trasformato in aquila portò Egina su un’isola che era disabitata e che da quel
momento prese il nome della amata Egina. Sempre in onore di Egina, che si annoiava ad
essere il solo essere senziente sull’ isola, Zeus trasformò le formiche che popolavano la
zona in persone e così nacquero i Mirmidoni. Dal rapporto fra Zeus ed Egina nacque Eaco
che ebbe come nipote Peleo (re dei Mirmidoni). Ricordo che Achille è figlio di Peleo e
quindi Egina risulterebbe essere la bisnonna di Achille.
La geografia:
L’isola, posta a metà strada tra l’Attica e la costa Argolide del Peloponneso, ha una forma
triangolare con una superficie di circa 87 Kmq. Per due terzi è occupata da un vulcano
spento che fornisce un terreno fertile su cui vengono coltivati pistacchi, che oggi sono il
prodotto caratteristico di Egina, ma anche viti, olivi, mandorli, fichi e cotone. La sua vetta
più alta è il monte Oros: poco più di una collina la cui cima è a 531 metri sul livello del
mare. Oltre all’agricoltura è importante, per l’economia dell’isola la pesca, in particolare
quella della spugna e il turismo come per quasi tutta la Grecia.
La storia:
Sembrerebbe, nonostante quello che sostiene la mitologia, che
anche i mirmidoni abbiano avuto il loro neolitico e non derivino
dalle formiche: gli scavi archeologici hanno portato alla luce punte
di frecce, strumenti in ossidiana e alcune abitazioni preistoriche.
Sono stati rinvenuti anche monili in oro dell’ultimo periodo
dell’arte micenea e diversi vasi che gli archeologi hanno datato
intorno al 2000 a.C., tuttavia l’ascesa e la decadenza dell’isola
sono legate al suo batter moneta, alla definizione di unità di
misura condivise dalle altre città-stato, ai fiorenti commerci con
fig. 4
l’Occidente e successivamente ai conflitti con le altre città-stato
greche. Come ho già detto, per una serie di fortunate coincidenze è ad Egina che nel VII
secolo a.C. si inizia a battere moneta e a stabilire delle unità di pesi e misure accettate
dalle popolazioni che con Egina condividevano l’interesse per lo sviluppo dei commerci.
Dalla metà del VII secolo a.C. esistevano due sistemi di pesi e misure riconosciuti ed
accettati nel commercio, uno era quello euboico-attico (Eubea: la Negroponte dei
veneziani), l’altro era quello Aeginiano. Fu sotto il dominio di Eforo che Pheidon di Argo
realizzò a Egina una zecca (foto 4). In realtà l’isola era diventata un riferimento per la lega
navale che si era costituita tra le più importanti città-stato del Peloponneso e della Grecia
contro i pirati che infestavano il mare
Egeo sulle rotte dei commerci, soprattutto quelle verso
l’Occidente. Tutto questo lo conosciamo da Erodoto e non
voglio annoiarvi con una trascrizione, si erano formate due
leghe tra le città-stato che in quel periodo si contrapponevano,
la lega Attica e la lega Peloponnesiaca; tuttavia entrambe
avevano la missione di proteggere il commercio delle città
rappresentate, per semplificare ricorderò che nella lega
peloponnesiaca c’era Sparta e nell’altra primeggiava Atene.
Sempre secondo Erodoto è nel V
secolo a.C. che
fig. 5
incominciarono le ostilità tra Atene ed Egira e rapidamente la
controversia portò al declino e alla perdita di autonomia per Egina. Atene vinse
definitivamente nel 458 a.C. e questa è la ragione per cui da quella data non vennero più
coniate le statere di Egina. Torniamo alle nostre amate tartarughe terrestri, voglio
presentarvi alcune delle monete più interessanti che sono riuscito a reperire, le più facili da
trovare sono quelle del Congo (2002, foto 5) che sono delle normali monete in uso, quelle
che vi mostro hanno la caratteristica di essere delle “fior di conio” ossia non hanno mai
circolato. Interessanti anche le 100 Dram della Repubblica Armena in argento che sono
monete commemorative (2006, foto 6a e 6b); purtroppo sono state coniate in un numero
limitatissimo di pezzi (circa 3000) perciò se vi interessate di numismatica e trovate in
vendita le 100 Dram a buon prezzo acquistatele. Interessante è un gettone americano
(Stati Uniti d’America): con questo gettone nel 1837 si poteva acquistare mezza oncia di
rame puro, e contemporaneamente dare un sostegno a una miniera (foto 7a e 7b).
Sempre dagli Stati Uniti viene la famosa moneta da cinque centesimi del 1936, quella con
l’indiano, che venne usata dai contemporanei per realizzare delle edizioni limitatissime,
spesso dei pezzi unici (foto 8a e 8b). L’ Ecuador ha emesso (1987) una moneta
commemorativa legata alle Isole Galapagos, in argento 999, del valore nominale di 50 real
e del peso di 5 once (foto 9a e 9b). Anche in questo caso si tratta di una tiratura limitata.
Sempre tra le monete commemorative va annoverato il rublo della Bielorussia (Russia
bianca) emesso in favore della protezione e conservazione della natura. La moneta,
coniata in 3000 esemplari, ha il valore nominale di un rublo, è in rame e nichel, ha un
diametro di 33 mm e un peso di 14,35 g (foto 10a e 10b). L’ultima moneta che vi presento
è in oro 999 ed è emessa dalla Repubblica Ucraina nel 2009 in 10000 pezzi dal valore
nominale di 2 Hryvna. La moneta che rappresenta la tartaruga solo come simbolo di
longevità ha un diametro di 13,92 mm e un peso di 1,24 g (foto 11a e 11b). Spero con
queste paginette di essere riuscito a solleticare la fantasia degli amici per “collezioni” che
non danneggiano l’ambiente e se tra i miei lettori c’è un incisore spero di avergli fatto
nascere la voglia di produrre nuove effigi delle nostre amate amiche.
fig. 6a
fig. 6b
fig. 7a
fig. 7b
fig. 8a
fig. 8b
fig. 9a
fig. 9b
fig. 10a
fig. 10b
fig. 11a
fig. 11b
Luciano Zanbianchi
articolo concesso in esclusiva a Tartarugadoc.it