CAPITOLO 7
L'ETÀ
NAPOLEONICA
La camp
agna d'
Italia
ussia
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La campa
L’impero
fino
voluzione francese
PREREQUISITI
damentale della Ri
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Francia ed Europa
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OBIETTIVI
l’ascesa di Napoleo
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Verso l’esilio
DATE ED EVENTI
1796
Campagna
napoleonica
d’Italia
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1799
17
799
1806
1813
Colpo di stato del 18 brumaio;
Napoleone primo console
Blocco continentale
contro l’Inghilterra
Sconfitta
a Lipsia
1804
Napoleone
imperatore;
Codice civile
1805
1812
1815
1821
Vittorie di Napoleone
a Ulm e ad Austerlitz
Campagna
di Russia
Sconfitta
a Waterloo
Morte di
Napoleone
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CAPITOLO 7
L31
L’ascesa di Napoleone
Con la Costituzione
dell’anno III:
-il governo della
Francia passa a .........
......................................
-il diritto di voto è
......................................
......................................
LA PARENTESI DEL DIRETTORIO Dopo ill colpo
l d
di stato d
dei termidoriani ci ffu una d
dura
reazione contro i giacobini. Inoltre, le misure in precedenza adottate vennero abolite: per esempio
fu abrogato il calmiere dei prezzi, con il risultato che questi aumentarono bruscamente. Il popolo
parigino si ribellò, ma le voci di protesta furono spente nel sangue.
Nel 1795 fu stipulata la pace con le potenze europee, tranne Austria e Inghilterra. Sempre nel 1795 fu
elaborata una nuova Costituzione (la Costituzione dell’anno III, secondo il calendario rivoluzionario): al governo del Paese fu posto un Direttorio, formato da cinque eminenti personalità; il potere legislativo fu affidato a due camere elettive (il Consiglio degli Anziani e il Consiglio dei Cinquecento).
La nuova Costituzione reintrodusse il suffragio su base censitaria. Ciò poneva fine alla concezione democratica ed egualitaria dei giacobini e imponeva una visione più conservatrice, secondo la
quale il governo della nazione non spettava a tutto il popolo, ma alla sua parte più ricca e istruita.
Questi provvedimenti indebolirono le ambizioni elettorali dei nostalgici della monarchia, che avevano sperato di sfruttare a proprio vantaggio il malcontento creatosi per le difficili condizioni
economiche del Paese. La politica moderata del Direttorio, infatti, rassicurò la maggioranza dei
francesi, che volevano ordine e pace sociale, ma non un ritorno alla monarchia, di cui ricordavano
ingiustizie e soprusi. I monarchici organizzarono un tentativo insurrezionale, che fu soffocato nel
sangue dall’esercito. Fu in questa occasione che si mise in luce un giovane ufficiale, Napoleone
Bonaparte, che partecipò alla repressione della rivolta.
Cambiamenti sociali con
la Rivoluzione: ............
......................................
Estrazione sociale di
Napoleone: ..................
......................................
NAPOLEONE, UN FIGLIO DELLA PICCOLA NOBILTÀ PROVINCIALE La biografia
di Napoleone ci aiuta a comprendere quanto la Rivoluzione avesse cambiato la società francese,
permettendo a “uomini nuovi”, non appartenenti a famiglie di antica nobiltà, di farsi strada e
avere successo. Napoleone, nato ad Ajaccio (in Corsica) nel 1769, apparteneva a una famiglia della
piccola nobiltà. Dopo aver compiuto gli studi nelle scuole militari di Brienne e di Parigi, divenne
ufficiale d’artiglieria dell’esercito rivoluzionario, nel quale i migliori ufficiali (anche se sprovvisti di
titoli nobiliari altisonanti) potevano aspirare a una carriera degna dei loro meriti.
In questo periodo la politica francese stava subendo una svolta in senso autoritario. Il
futuro della nazione era sempre più legato ai successi militari e l’influenza degli alti
ufficiali dell’esercito cresceva di giorno in giorno. Napoleone seppe approfittare abilmente di questa situazione.
> LE "REPUBBLICHE SORELLE"
LE PAROLE
LA STORIA
NELLE IMMAGINI
Termidoriani Er
ano chiamati
così i congiurati ch
e il 9 Termidoro (27 luglio 1794)
avevano posto
fine al Terrore giaco
bino.
Calmiere dei prezzi
Imposizione
del prezzo di vend
ita al dettaglio
per generi di largo
consumo, allo
scopo di evitare au
menti ingiustificati che pena
lizzano
le classi meno abbi
enti.
Impero d’Austria
Repubblica
elvetica (1798)
Savoia
Milano
Veneto
Venezia
Piemonte
Istria
Repubblica
Impero
cisalpina (1797)
Nizza
Rep. di
ottomano
Lucca
San Marino
Repubblica Ducato Toscana
Dalmazia
ligure
di Parma
Repubblica
(1797)
romana (1798)
Corsica
(1768)
Roma
Napoleone in Italia
Durante la campagna d’Italia Napoleone, allora giovanissimo, mise in luce grandi
doti di comandante militare: la capacità di motivare le truppe, l’abilità stategica, la
rapidità di decisione. Altrettanto abile fu, fin da allora, nel prendere iniziative politiche (intervenne direttamente nell’organizzazione politica dell’Italia settentrionale) e
nel propagandare le sue vittorie e i suoi progetti, facendo leva sui mezzi di comunicazione del tempo (stampa, proclami, immagini...). Qui sopra, Napoleone dopo la
vittoria di Arcole sugli austriaci.
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Repubblica
partenopea
(1799)
Napoli
regno di
Sardegna
(ai Savoia)
mar Tirreno
mar
Ionio
Repubbliche “sorelle”
Territori annessi alla Francia
Territori inizialmente ceduti
dalla Francia all’Austria
Regno
di Sicilia
(ai Borbone)
mar Mediterraneo
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L'ascesa di Napoleone
L31
LA “CONVENIENZA” DELLA GUERRA Nella primavera del 1796, quando il Direttorio dichiarò guerra all’Austria, l’esercito divenne protagonista. La ripresa dell’iniziativa militare muoveva
da un calcolo cinico: la guerra era “conveniente”. Lo era economicamente, perché incoraggiava
l’attività industriale e consentiva di aprire nuovi mercati; ma anche politicamente, perché alimentava un forte sentimento nazionale e patriottico che era di grande importanza per mantenere
unito il Paese e consolidare il consenso politico.
La guerra è “conveniente”:
-economicamente,
perché .........................
......................................
-politicamente, perché
......................................
LA CAMPAGNA D’ITALIA La strategia contro l’Austria prevedeva una linea di attacco principale
lungo il fronte tedesco, e una serie di azioni secondarie che avrebbero tenuto impegnati gli austriaci in
Italia. Il comando dell’armata francese in Italia fu affidato a Napoleone e le sue vittorie diedero l’avvio
alla sua sfolgorante carriera. In poche settimane, alla guida di un esercito piccolo e mal organizzato, il
generale sconfisse gli austriaci ed entrò trionfalmente a Milano (maggio 1796).
eoniche in Italia molti sovrani furono cacciati e vennero fondate le
In seguito alle conquiste napoleoniche
e” > , modellate sull’esempio della Costituzione francese del ’95 e
cosiddette “repubbliche sorelle”
controllate politicamente dai francesi: nel 1797, la Repubblica Cisalpina in Lombardia, la Repubblica Cispadana (che poi confluì nella Cisalpina) in Emilia e la Repubblica ligure; nel 1798, la
Repubblica romana; nel 1799, nell’ex Regno di Napoli, la Repubblica partenopea.
Napoleone venne accolto da molti come un liberatore, il rappresentante di quegli ideali di libertà e
giustizia che speravano di veder trionfare anche in Italia. In breve tempo, però, tanti dovettero ricredersi: Napoleone e il Direttorio non si curavano affatto delle aspirazioni dei patrioti italiani.
Campagna d’Italia:
-anno: ........................
-guidata da: ...............
......................................
-esiti: ..........................
......................................
-speranze suscitate:
......................................
......................................
LA CAMPAGNA D’EGITTO Nel 1798 Napoleone fu costretto ad abbandonare l’Italia, dove,
forte dei suoi successi, aveva ormai insediato una sorta di regime personale che preoccupava il
Direttorio. Nello stesso anno, venne mandato in Egitto, con l’obiettivo di colpire gli interessi
commerciali inglesi in quell’area del Mediterraneo. La campagna militare d’Egitto – provincia
dell’Impero ottomano – inizialmente si rivelò un grande successo: in breve, infatti, Napoleone
sbaragliò la resistenza egiziana e s’impossessò del Paese. Pochi giorni dopo tuttavia, nella baia di
Abukir, l’ammiraglio inglese Horatio Nelson inflisse a Napoleone una tremenda sconfitta, tenendolo bloccato in quell’area e impedendogli di far rientro in patria.
Obiettivo della
campagna d’Egitto:
......................................
......................................
IL COLPO DI STATO DEL 18 BRUMAIO Nel 1799 la Francia dovette affrontare pericoli sia
esterni sia interni: in Italia e in Germania le recenti conquiste si sfaldavano sotto l’incalzare della
controffensiva austro-russa; in particolare, nell’Italia centro-settentrionale le truppe austro-russe restauravano gli antichi governi, mentre nella Repubblica partenopea i Borbone tornavano in seguito
a una rivolta antifrancese.
> LA PACE DI CAMPOFORMIO
L vera natura
La
t d
della
ll politica
liti ffrancese iin ItItalia
li si rivelò
ò in occasione degli accordi austro-francesi di Campoformio (ottobre
obre 1797), che decisero
la sorte della Repubblica di Venezia. Una volta abbattuto
ttuto il secolare governo
repubblicano guidato dai dogi, il destino di Veneziaa rientrò ben presto nel
gioco delle trattative diplomatiche. Nonostante laa popolazione veneziana avesse accolto i francesi con entusiasmo, Napoleone
oleone non esitò ad
accordarsi con gli austriaci e a consegnare loro
oro la città, in cambio di
compensi territoriali più convenienti per la Franciaa (egemonia francese su
Lombardia ed Emilia e annessione di Belgio e
alcuni territori tedeschi). L’amara delusione dei
patrioti italiani di fronte al tradimento napoleonico è stata immortalata da Ugo Foscolo nel
romanzo Ultime lettere di Jacopo Ortis.
La spedizione in Egitto
A fianco, i francesi vincitori nella battaglia delle piramidi; questa vittoria precedette di pochissimi giorni la
sconfitta presso la baia di Abukir.
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CAPITOLO 7
L'ETÀ NAPOLEONIC
NAPOLEONICA
Il 18 brumaio
(9 novembre) 1799
Napoleone ...................
......................................
......................................
......................................
In Egitto Napoleone era costretto sulla difensiva; in Francia il Direttorio era sempre più fragile,
mentre si stavano rafforzando giacobini e monarchici.
Di fronte all’attacco delle opposizioni, esercito e Direttorio strinsero ancor più la loro alleanza e in
breve tempo la politica francese subì una svolta autoritaria: il 18 brumaio (9 novembre) 1799, con
un colpo di stato, Napoleone – che era rientrato a Parigi – assunse il comando del Direttorio. Prendendo a pretesto un ipotetico pericolo incombente sulle due camere, Bonaparte, infatti, le trasferì
lontano dalla capitale. Le tante voci d’opposizione che si levarono nei consigli contro la mossa di
Napoleone furono messe a tacere sotto la minaccia delle armi. Il Direttorio venne sciolto e il governo venne affidato a un consolato composto da tre uomini, uno dei quali era lo stesso Bonaparte.
La Costituzione
dell’anno VIII stabilisce:
- ...................................
- ...................................
- ...................................
NAPOLEONE PRIMO CONSOLE Poco dopo il colpo di stato entrò in vigore una nuova Costituzione (dicembre 1799: la Costituzione dell’anno VIII): essa stabiliva il rafforzamento dell’esecutivo, riconosceva Napoleone come primo console e assegnava a lui i pieni poteri. Il Parlamento era
indebolito, il potere di Napoleone era divenuto simile a quello di un sovrano dell’Antico regime.
La Francia diventava uno Stato centralistico, in cui il rafforzamento delle strutture amministrative,
giuridiche e fiscali avveniva sulla base di un rigido controllo del centro sulla periferia: le istituzioni
della democrazia decentrata (le assemblee elettive, volute dalla Rivoluzione) furono abolite; a capo dei
vari dipartimenti in cui era diviso il territorio vennero nominati dei prefetti, che erano scelti direttamente dal primo console e solo a questi dovevano rispondere. Una rete capillare di prefetture, sottoprefetture e circondari copriva l’intero territorio. Legata a questa centralizzazione del potere fu l’istituzione di una fitta burocrazia, che insieme all’esercito divenne la struttura portante dello Stato.
Con il Concordato
del 1801 Napoleone ....
......................................
......................................
LA QUESTIONE RELIGIOSA Per pacificare la società francese occorreva anche risolvere il conflitto tra Stato e clero, apertosi negli anni della Rivoluzione: nel 1790 infatti l’Assemblea costituente
aveva approvato la cosiddetta Costituzione civile del clero, che stabiliva che i vescovi e i parroci fossero scelti dagli elettori e stipendiati dallo Stato, come funzionari pubblici, subordinandoli così al potere
politico. Inoltre al clero era stato imposto il giuramento di fedeltà alla Rivoluzione.
Nel luglio del 1801 Napoleone stipulò con il papa un Concordato, nel quale venivano cancellati
gli effetti della Costituzione civile del clero e vennero nominati nuovi vescovi, scelti da Napoleone
stesso su indicazione del papa; la religione cattolica era riconosciuta come «religione della grande maggioranza dei francesi».
L’istruzione elementare
è affidata a .................
......................................
L’istruzione superiore è
affidata a ....................
..................................... ,
perché .........................
......................................
LA FORMAZIONE SCOLASTICA Il campo in cui l’intesa con la Chiesa si realizzò più compiutamente fu l’istruzione, che venne di fatto sdoppiata: quella elementare venne affidata alle
scuole cattoliche, mentre l’istruzione superiore venne gestita dallo Stato. Interessato a formare una
nuova burocrazia composta da una giovane generazione di tecnici, amministratori e funzionari, il
governo napoleonico si dedicò con particolare
cura all’istruzione superiore – articolata in scuole tecniche, licei, università – e alla formazione
del corpo insegnante.
Il 18 brumaio
Con il colpo di stato del 18 brumaio
(9 novembre 1799) Napoleone assume i pieni poteri. L’immagine a sinistra
raffigura il momento in cui il generale
corso entra con le sue truppe nell’aula del Consiglio.
Il Concordato
tra Napoleone e il papa
Napoleone ritratto mentre firma il
Concordato: con questo impegno
veniva sanata una profonda frattura
tra la Chiesa e lo Stato francese che
risaliva alla Rivoluzione.
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L'ascesa di Napoleone
a
360
STORIA
STOR
Jacques-Louis David,
Bonaparte al Gran San
Bernardo, 1801.
L31
ARTE
Napoleo
Napoleone
e l’uso politico dell’arte
Napoleo
Napoleone
one Bonaparte, fin da giovan
giovanissimo, mostrò una grande
consapevolezza
consapev
volezza del valore “politico” e propagandistico dell’arte.
affatto eccezionali (e
Dotato di
d un fisico e di una statura niente
n
assaii modesti),
sii volle
anzii assa
d ti) Napoleone
N
l
ll sempre ritratto nelle pose
più capaci di esprimere i valori di forza, coraggio,
più “eroiche”,
“ero
fierezza che egli voleva trasmettere ai suoi connazionali. In
un’epoca priva di televisione, la pittura e la scultura rappresentavano
due efficacissimi strumenti di propaganda, che Napoleone usò
abbondantemente nella costruzione del suo mito.
La mano destra senza guanto indica il futuro da costruire e sprona alla marcia faticosa
i soldati della grande armata.
I capelli lunghi e scarmigliati sono un simbolo di gioventù ed energia, contrapposto
alle immagini dei vecchi uomini di potere,
rappresentati nelle loro ingessate parrucche bianche.
Il mantello rosso dona plasticità e
movimento all’immagine, integrandosi con le forme sinuose del cavallo bianco che si inarca sulle zampe
posteriori.
Sulle pietre in basso, accanto al nome di Napoleone, sono incisi i nomi
di grandi condottieri della storia,
Annibale e Carlo Magno.
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CAPITOLO 7
L32
Nel 1802 Napoleone
diventa ........................
Nel 1804 diventa ........
......................................
L’impero napoleonico
Codice È una racc
olta omogenea di leggi, relat
ive a un
determinato ambi
to. Il Codice civile riguarda
i rapporti
tra le persone (fa
miglia, lavoro, eredità, prop
rietà...);
il codice penale de
finisce
i reati e i criteri
delle
pene.
LA PROCLAMAZIONE DELL’IMPERO Ill rafforzamento
ff
del
d l potere d
di Napoleone,
l
sempre più
simile a quello di un monarca assoluto, procedeva inesorabilmente. Le due tappe determinanti furono l’agosto del 1802, quando Napoleone fu nominato console a vita, e soprattutto la primavera del
1804, quando, prendendo a pretesto una fallita cospirazione ai danni del primo console, fu elabor una nuova Costituzione (anno XII): in essa si ponevano le basi per la nomina di Napoleone
rata
a “imperatore dei francesi”, con la possibilità di trasmettere il titolo ai discendenti maschi. Nel
dicembre di quello stesso anno, Napoleone ricevette la corona imperiale dal pontefice.
A
Attorno
all’imperatore crebbe una nuova corte, formata non più dalla nobiltà tradizionale, ma da
u nuovo ceto nobiliare, istituito da Napoleone stesso e costituito da persone che rivestivano alte
un
cariche militari e amministrative e che si erano distinte per particolari meriti e per fedeltà al regime. La maggior parte di questi nuovi nobili, il cui titolo era anch’esso ereditario, era per lo più di
origine borghese, ma alcuni erano esponenti dell’antica nobiltà o addirittura del ceto popolare: la
carriera amministrativa e soprattutto quella militare erano aperte a chiunque indipendentemente
dalle sue origini e offrivano opportunità di ascesa sociale.
Codice civile
napoleonico:
-approvato nel ...........
-contenuto: ................
......................................
-obiettivi: ....................
......................................
IL CODICE CIVILE Nel marzo del 1804 fu varato il Codice civile. Fu il primo tentativo di ordinare il caotico insieme di leggi e consuetudini ancora operanti, la cui origine risaliva al feudalesimo.
Lo scopo di questa opera, oltre al riordino di tutte le norme precedenti, fu quello di fissare alcune
importanti conquiste della Rivoluzione: venne sancita l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, il
diritto alla libertà individuale, il diritto alla proprietà, l’abolizione dei diritti feudali.
Il Codice napoleonico, che garantì a tutti i cittadini una legge più chiara e sicura, valida in tutto il territorio dello Stato, sarebbe divenuto un modello per i codici di molti altri Paesi, compresa l’Italia.
Principali vittorie
di Napoleone:
- ...................................
- ...................................
- ...................................
- ...................................
L’EGEMONIA IN EUROPA Strettamente legate al potere assoluto che era venuto conquistandosi in Francia, le guerre di espansione portarono Napoleone a dominare, direttamente o indirettamente, quasi tutta l’Europa. Le conquiste furono il risultato di una serie di campagne militari in cui
egli dovette affrontare le potenze europee ripetutamente coalizzate contro di lui.
Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo visto che l’invasione austro-russa aveva sottratto alla Francia i
territori conquistati da Napoleone nella penisola, ma egli riuscì in pochi anni a recuperarli.
Riguardo all’Europa, nel 1805 si costituì una coalizione formata
da Austria, Russia, Inghilterra, Svezia e Regno di Napoli: contro l’Inghilterra, Napoleone progettò un’invasione e fece allestire
una potente flotta, ma venne battuto dagli inglesi a Trafalgar
(presso lo stretto di Gibilterra). Vinse invece sul continente, in
una serie di storiche battaglie, tra le quali quelle di Ulm e Austerlitz (1805) contro austriaci e russi, di Jena (1806) contro la
Prussia, di Friedland (1807), ancora contro la Russia, e di Wagram (1809), contro l’Austria. L’imperatore d’Austria Francesco
LE PAROLE
LA STORIA
NELLE IMMAGINI
“Imperatore
dei francesi”
Napoleone si fece nominare
“imperatore dei francesi” e
non “imperatore di Francia”
per marcare la sua differenza
rispetto ai sovrani dell’Ancien
régime e sottolineare un patto
con i cittadini francesi, ai quali
si proponeva come tutore severo ma giusto dei loro diritti
e delle loro libertà.
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L’impero napoleonico
II fu costretto a rinunciare al Veneto e alla Dalmazia, oltre che (nel 1806) al titolo di
imperatore del Sacro romano impero, restando semplicemente imperatore d’Austria. In
pochi anni Napoleone arrivò dunque a esercitare l’egemonia su quasi tutta l’Europa.
L32
LE PAROLE
Consuetudini e leg
gi Le consuetudini
sono norme cons
olidatesi nel tempo
all’interno di una so
cietà e divenute regole giuridiche, se
nza però essere ra
ccolte in un corpo di
leggi scritte. Vengono di fatto superate
dalla codificazione
di leggi scritte. Le
leggi, che stanno all
a
base del diritto – e
che, a loro volta, si
fondano sulla Costi
tuzione –, sono le
“norme certe” di co
mportamento
pubblico e privato
imposte dallo
Stato a tutta la colle
ttività.
L’EUROPA NAPOLEONICA L’insieme dei territori posti sotto il dominio diretto
o indiretto della Francia di Napoleone – chiamato anche sistema napoleonico – era
così articolato: alcuni territori vennero inclusi direttamente nello Stato francese;
altri furono posti sotto la tutela indiretta della Francia e per lo più governati da
membri della famiglia di Napoleone stesso. Nel 1806, per esempio, un fratello
di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, ebbe la corona del regno di Napoli, di nuovo
sottratta ai Borbone; quando nel 1808 anche la Spagna venne occupata dai francesi,
Giuseppe Bonaparte divenne re di Spagna e la corona di Napoli passò a Gioacchino
Murat, cognato di Napoleone. Sempre nel 1806 un altro fratello di Napoleone,
Luigi Bonaparte, ebbe la corona d’Olanda. L’anno successivo, Gerolamo Bonaparte
divenne re di Westfalia, regione sottratta alla Prussia. Altri Stati posti sotto la tutela
della Francia furono per esempio il Granducato di Varsavia e la Confederazione del Reno, costituiti
da territori sottratti a Prussia e Austria.
Con l’Austria, ormai piegata, Napoleone stabilì un’importante alleanza, sigillata dal matrimonio,
nel 1810, con Maria Luisa d’Asburgo, figlia di Francesco II.
Dalla Spagna alla Dalmazia, Napoleone controllava ormai più di mezza Europa.
Il sistema napoleonico è
......................................
e si articola così:
- ...................................
- ...................................
L’ITALIA NAPOLEONICA Anche in Italia il territorio venne direttamente o indirettamente
controllato dai francesi. Annessi direttamente all’impero furono Piemonte, Liguria, Umbria e poi
anche Toscana e Lazio. La Repubblica Cisalpina, dopo la proclamazione dell’impero, divenne Regno d’Italia, che fu affidato al governo di Eugenio Beauharnais, figliastro di Napoleone, e di cui
entrarono poi a far parte anche il Veneto e le Marche. A familiari di Napoleone andarono inoltre la
Toscana, per un certo periodo, e il Regno di Napoli, di nuovo sottratto ai Borbone nel 1806 e affidato, come si è detto, prima a Giuseppe Bonaparte e poi a Gioacchino Murat. I Borbone restarono
in Sicilia, sotto la protezione degli inglesi.
Le due principali
formazioni statali
dell’Italia napoleonica:
1. ...................................
governato da ..............
2. ..................................
governato da ..............
......................................
> L'EGEMONIA IN EUROPA
REGNO DI
NORVEGIA
FINLANDIA
Cristiania
Stoccolma
REGNO DI
GRAN BRETAGNA
E IRLANDA
REGNO DI
SVEZIA
REGNO DI
DANIMARCA
Dublino
Riga
Borodino
1812
Copenaghen
Tilsit
Danzica
OLANDA
REGNO DI
PRUSSIA
Londra
Bruxelles
Waterloo
1815
Auerstädt
1806
BELGIO
DEL RENO
Boemia
Parigi
Fontainebleau
Ulm 1805
Eckmühi
1809
IMPERO
DI FRANCIA
Monaco
Lione
Savoia
Col de Somosierra
1808
Madrid
Madrid
1808
Lisbona
IMPERO RUSSO
Avignone
Frontiere francesi nel 1789
GRANDUCATO
DI VARSAVIA
Annessioni tra il 1792 e il 1797
Annessioni sotto il consolato
e l’Impero (1812)
Austerlitz 1805
Frontiere francesi intorno al 1812
Wagram
1809
Milano
Marengo
1800
Rivoli 1797Trieste
Arcole
1796
Lodi
Province
REGNO
1796
Mondovì
1796
Moldavia
Ungheria
Bucarest
D’ITALIA Illiriche
Belgrado
Contea Piombino antichi
Stati
di Nizza
della Chiesa
Valacchia
REGNO DI
SARDEGNA
Stati governati da membri
della famiglia Bonaparte
Principali Stati coalizzati
contro la Francia
Frontiere francesi nel 1815
Vittoria
Sconfitta
Serbia
Roma
Bailén 1808
Stati sotto la tutela francese
intorno al 1812
IMPERO D’AUSTRIA
Vienna
Buda Pest
Ajaccio
REGNO DI
SPAGNA
Passaggio
della Berezina
1812
Varsavia
Lipsia
1813
Fleurus
Jena 1806
Valmy Jemmapes 1794
1792
1792
CONFEDERAZIONE
1814
Tolosa
Friedland 1807
Eylau 1807
Berlino
Hondschoote
1793
REGNO DI
PORTOGALLO
Mosca
Smolensk
Istanbul
Napoli
Trafalgar 1805
REGNO
DI
NAPOLI
IMPERO OTTOMANO
Gibilterra
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REGNO DI
SICILIA
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Atene
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CAPITOLO 7
L'ETÀ NAPOLEONIC
NAPOLEONICA
Il blocco continentale è
......................................
IL NEMICO INGLESE E IL BLOCCO CONTINENTALE Il disegno egemonico di Napoleone
aveva il suo limite nella presenza dell’Inghilterra, che con la forza della sua flotta, la rete dei suoi
commerci e l’espansione della sua economia era la più potente nemica della Francia.
Nel 1806 Napoleone decise il blocco continentale contro l’Inghilterra per cercare di batterla sul
piano economico, dato che non riusciva a farlo sul piano militare: con l’impiego della marina francese e con apposite leggi vietò dunque ai Paesi europei di avere qualsiasi rapporto commerciale
con l’Inghilterra. Il calcolo era preciso: solo l’isolamento dell’economia britannica dal resto d’Europa avrebbe piegato la potente avversaria e colmato il ritardo economico della Francia; occorreva
quindi difendersi dalle merci inglesi, attraverso protezioni e divieti, spegnendo la fonte della
ricchezza inglese, cioè la libera navigazione sui mari del mondo.
Risultati del blocco
continentale: ...............
......................................
IL BILANCIO DEL BLOCCO CONTINENTALE Il blocco continentale non ebbe i risultati
sperati; l’Inghilterra non ne uscì piegata, perché grazie al contrabbando e all’ampiezza del suo
sistema commerciale, esteso a livello mondiale, riuscì a superare la crisi. In compenso con il blocco vennero a mancare merci importanti per le industrie francesi e in generale per i consumi degli
altri Paesi europei. Inoltre, la necessità di controllare i porti mediterranei e baltici, gli sforzi per
reprimere il contrabbando e i danni provocati nei Paesi legati all’economia inglese – Russia, Italia
settentrionale, Germania – indebolirono l’impero. Non solo: il blocco fece crescere l’ostilità delle
popolazioni sottomesse, costringendo la Francia a nuove annessioni per limitare gli effetti del
contrabbando – Olanda e costa tedesca del Mare del Nord – e deteriorando i rapporti con lo zar. Di
positivo vi fu che la chiusura del mercato europeo alle merci inglesi – soprattutto tessili – consentì
un’eccezionale diffusione di macchine tessili sul continente.
Reazioni della società
spagnola all’occupazione
napoleonica: ................
......................................
......................................
......................................
L’INIZIO DELLA FINE: LA RIVOLTA SPAGNOLA Le vittorie contro Austria e Prussia sembrarono assicurare alla Francia un’affermazione incontrastata. Tuttavia, andavano manifestandosi i
primi segnali di crisi, a cominciare dalla Spagna.
Quando nel 1808 Napoleone occupò la Spagna e destituì re Carlo IV, sostituendolo con Giuseppe Bonaparte, la società spagnola s’infiammò, mossa da sentimenti diversi: orgoglio nazionale
umiliato, interessi economici compromessi dal blocco continentale, tradizionalismo cattolico e speranze democratiche nella sconfitta dell’imperialismo napoleonico. Per la prima volta l’espansione
francese trovava un ostacolo non in una guerra tradizionale, ma nella resistenza di un popolo contro il dominio straniero.
L’Inghilterra inviò in Spagna aiuti militari ed economici, che permisero all’esercito regolare spagnolo e al generale inglese Wellington di infliggere alcune sconfitte ai francesi (luglio e agosto 1808).
LA STORIA
NELLE IMMAGINI
La fucilazione
dei ribelli spagnoli
Questo quadro, del pittore spagnolo Francisco
Goya, ricorda le fucilazioni
dei ribelli spagnoli da parte
dei soldati napoleonici il
4 maggio 1808, quando
la Spagna insorse contro
l’occupazione francese.
Nonostante la repressione,
la ribellione della Spagna
continuò per circa quattro
anni, con una guerriglia sostenuta dagli inglesi.
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L’impero napoleonico
a
360
STORIA
STOR
L’Arena di Milano
in un dipinto
ottocentesco.
L32
ARCHITETTURA E URBANISTICA
Milano al tempo di Napoleone
Milano fu capitale della Repubblica Cisalpina e poi, dal 1805 al 1814,
del Regno d’Italia. I francesi, dunque, le conferirono quel rango di
città capitale di uno Stato più ampio di quello tradizionalmente
controllato dal ducato di Milano e s’impegnarono per renderla
all’altezza del suo nuovo ruolo. Tra le tante opere realizzate dai
francesi nel ventennio napoleonico ne ricordiamo due: l’Arena
civica
e l’Arco della pace.
c
L’Arena civica
Nel 1805 furono iniziati i lavori dell’Arena,
un’imponente opera pubblica che ancora oggi
è visitabile nel centro storico di Milano, vicino
al Castello Sforzesco. Si tratta, per usare una
terminologia moderna, di un grande stadio,
costruito secondo il gusto e lo stile neoclassico
allora in voga. Poteva contenere fino a trentamila
spettatori e, in occasione di festività speciali,
poteva addirittura essere riempita con l’acqua
dei Navigli, i canali che scorrevano lì vicino (oggi
interrati), e trasformata in un grande lago artificiale
nel quale si tenevano gare nautiche. Nella prima
metà del Novecento è stata lo stadio in cui hanno
giocato le due squadre milanesi di calcio. Oggi
ospita gare sportive ed eventi musicali.
L’Arco della pace
Progettato dall’architetto Luigi Cagnola nel 1806 in occasione
delle nozze del viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais con
la principessa Amalia di Baviera, in origine doveva essere
un’opera “effimera”, cioè transitoria, destinata a essere
smontata dopo l’occasione solenne e, dunque, realizzata
in legno. Alla fine, però, l’arco di trionfo che Cagnola
realizzò fu considerato talmente bello ed elegante che le
autorità decisero di trasformarlo in un’opera permanente.
L’arco, secondo per dimensioni solo all’Arco di trionfo di
Parigi, è posto all’imbocco di corso Sempione, un ampio
viale alberato modellato sull’esempio dei grandi boulevards
parigini, che doveva collegare idealmente Milano a Parigi.
Quando gli austriaci ripresero il possesso di Milano, nel
1815, non distrussero l’arco, ma ne mutarono il significato
simbolico: non più esaltazione del trionfo francese, ma della
“pace” restaurata dagli Asburgo.
L’Arco della pace
di Milano.
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CAPITOLO 7
L33
Campagna di Russia:
-anno: ........................
-strategia dell’esercito
russo: ..........................
......................................
-esiti per l’armata
napoleonica: ................
......................................
LE PAROLE
Spirito
nazionalistico La cons
apevolezza da pa
rte
di individui o di
un
popolo di far parte
di
una nazione.
Contro Napoleone inizia
a diffondersi in Europa
......................................
Il crollo dell’impero napoleonico
LA CAMPAGNA DI RUSSIA Ill bl
blocco continentale
l aveva un punto d
debole:
b l llo zar d
di Russia,
formalmente in buoni rapporti con Napoleone, poteva facilmente aggirare il divieto di commercio
con l’Inghilterra, consentendole l’accesso al mercato europeo. Fu così che divenne inevitabile uno
scontro diretto tra Napoleone e la Russia.
La campagna di Russia del 1812 rappresentò la più grandiosa mobilitazione militare della storia
europea (oltre 700 000 uomini) e, insieme, una delle più cocenti disfatte a cui un esercito sia mai
andato incontro. Napoleone contava di risolvere la campagna militare in poco tempo e partì, nel
giugno del 1812, con equipaggiamento e rifornimenti limitati, ma i generali russi lo intrappolarono
con un’abile strategia: essi infatti decisero di evitare il più possibile lo scontro armato diretto e di
ritirarsi a poco a poco, attirando il nemico nel cuore della steppa, in attesa del rigido inverno russo;
dietro di loro gli eserciti russi lasciavano villaggi abbandonati, campi e magazzini bruciati, in modo
che i francesi non potessero trovare rifornimenti alimentari.
Giunto in settembre nei pressi di Mosca, Napoleone si scontrò con l’esercito zarista a Borodino e vinse,
ma poi, entrato nella capitale, trovò una città abbandonata. Gli approvvigionamenti erano sempre più
difficili e il duro inverno russo stava per iniziare: Napoleone decise di ritirarsi. Decimata dalla fame e
dal freddo, l’armata napoleonica subì una durissima sconfitta nella battaglia della Beresina (novembre
1812): meno di 50 000 uomini dell’esercito, dei 700 000 che erano partiti, riuscirono a tornare.
CRISI DEL REGIME NAPOLEONICO La disfatta russa segnò la crisi del regime napoleonico.
Nella società francese si formò un vasto schieramento che era ormai convinto che la stagione di
Napoleone fosse finita e che occorresse voltar pagina. In Europa le regioni che stavano subendo la
supremazia francese videro che poteva essere il momento di reagire.
Dalla Spagna alla Russia, dall’Austria alla Prussia iniziò a diffondersi quello spirito nazionalistico che sarebbe diventato un fattore decisivo
della guerra antinapoleonica.
LA STORIA
NELLE IMMAGINI
La campagna di Russia
Napoleone affrontò questa campagna militare (sotto in un dipinto di
Meissonier) con un esercito numerosissimo, ma eterogeneo – era composto da uomini di tante nazionalità diverse – e male equipaggiato: Napoleone infatti pensava a una vittoria rapida e per i rifornimenti delle truppe
contava, come sempre, sulle requisizioni nei territori occupati. In realtà, a
mano a mano che i soldati di Napoleone avanzavano, i russi si ritiravano
facendo terra bruciata intorno a loro.
La ritirata di Russia
Sopra, un momento dell’attraversamento del fiume Beresina, durante la ritirata
dell’esercito napoleonico. Nella battaglia
della Beresina Napoleone subì una pesante
sconfitta.
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Il crollo dell’impero napoleonico
L33
LA “BATTAGLIA DELLE NAZIONI” Nell’inverno tra il 1812 e il 1813, dopo anni di insurrezioni e guerriglia, gli spagnoli con l’aiuto degli inglesi riuscirono a cacciare l’esercito napoleonico.
In Prussia un’agitazione studentesca di stampo nazionalista spinse il re Federico Guglielmo III
ad allearsi con lo zar Alessandro I; in questo caso però gli alleati antifrancesi dovettero capitolare
(Lützen e Bautzen, maggio 1813). Nel giugno del 1813 anche l’Austria ruppe ogni indugio, revocò
la neutralità alla quale era stata costretta dalle sconfitte militari e dalla subalternità politica (sancita
dal matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d’Austria) e aderì alla nuova coalizione antifrancese,
insieme a Prussia, Inghilterra e Russia. Sui campi di Lipsia, nell’autunno del 1813, quella che è passata alla storia come la “battaglia delle nazioni” decretò la crisi finale dell’impero napoleonico.
Battaglia delle nazioni:
-anno: ........................
-luogo: .......................
-esito: .........................
......................................
IL CROLLO DEL REGIME NAPOLEONICO Ovunque si intensificavano ribellioni contro la
Francia e, una dopo l’altra, le tessere del mosaico imperiale cominciarono a disperdersi. I territori
prima sottoposti al dominio o alla tutela francese riconquistarono la loro autonomia, abbandonando la Francia al suo destino.
Intanto in Francia, nonostante gli appelli patriottici dell’imperatore, si diffondevano la renitenza alla
leva, le ribellioni di massa, l’opposizione politica, la stanchezza per la guerra. Il 30 marzo del 1814
la caduta di Parigi, sotto i colpi degli eserciti coalizzati, segnò l’atto finale della guerra. Approfittando
della disfatta e per impedire che, nel vuoto di potere, essa si tramutasse in un totale asservimento alla
volontà dei vincitori, il senato francese costrinse Napoleone ad abdicare senza alcuna condizione
e restaurò la monarchia borbonica: al trono venne chiamato Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI.
Caduta di Parigi:
-data: .........................
-conseguenze:
1. ...................................
......................................
2. ..................................
......................................
LA FINE DELL’ITALIA NAPOLEONICA Tra il 1812 e il 1814 il sistema napoleonico si sgretolò dunque completamente; tra gli ultimi Stati creati dalla Francia
che crollarono vi furono i due che, dopo secoli di divisione e conflittualità, avevano
semplificato il quadro politico della penisola italiana: il Regno d’Italia e quello di Napoli. Il viceré d’Italia, Eugenio Beauharnais, seguì la sorte dell’imperatore sconfitto:
rapidamente si recisero tutti i suoi legami con le forze
fondamentali della società italiana, mentre d’altra parte
l’Austria non era disposta a rinunciare alla prospera e
ricca Lombardia e alla costa veneta, vera e propria porta
d’accesso al Mediterraneo.
LE PAROLE
Renitenza alla lev
a Rifiuto di
sottoporsi all’obbl
igo militare
non presentandosi
all’arruolamento.
La battaglia di Lipsia
Tra il 16 e il 18 ottobre 1813, a
Lipsia, nella cosiddetta “battaglia
delle nazioni”, Inghilterra, Prussia,
Russia e Austria inflissero a Napoleone una decisiva sconfitta;
di lì a poco tutto il sistema napoleonico si sgretolò.
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CAPITOLO 7
L'ETÀ NAPOLEONIC
NAPOLEONICA
Gioacchino Murat:
-re di .........................
-alla caduta di
Napoleone cerca di ....
......................................
-In che modo? ..........
......................................
-Con che risultati? .....
......................................
Il re di Napoli Gioacchino Murat
at > tentò invece di uscire dalla crisi rafforzando l’autonomia del
suo regno. Dopo aver addirittura combattuto contro i soldati di Beauharnais a fianco dell’esercito
austriaco, egli tentò di giocare la carta dell’indipendenza, appoggiandosi ai sentimenti antinapoleonici largamente diffusi nella società italiana e, allo stesso tempo, ai primi segnali di una
coscienza nazionale e patriottica. Murat lanciò da Rimini un appello ai patrioti italiani, privi di una
guida autorevole e timorosi che la disfatta di Napoleone cancellasse le innovazioni politiche e sociali introdotte anche in Italia durante l’impero. La sconfitta di Tolentino (maggio 1815), subita a
opera di un esercito austriaco, pose fine a questo estremo tentativo. Murat, fuggito in Corsica, cercò
pochi mesi dopo di far ritorno nel suo ex regno, ma venne catturato e fucilato.
L’ultimo tentativo
Dall’esilio dell’Elba
Napoleone ...................
......................................
L’ULTIMO TENTATIVO Napoleone sconfitto venne esiliato all’isola d’Elba, ma non cessò di
sperare in un possibile capovolgimento della situazione. Egli pensava che la tensione interna alla
società francese, derivante dagli eccessi delle forze più reazionarie e dal timore che venissero eliminate anche le libertà fondamentali affermatesi nella lunga stagione rivoluzionaria, fosse destinata a
indebolire il nuovo regime borbonico. Nel febbraio del 1815, confidando sulla fedeltà dell’esercito
e sul sentimento di umiliazione nazionale di un popolo ormai abituato alla grandeur imperiale, Bonaparte fece segretamente ritorno in patria. Accolto come un trionfatore da contadini e militari,
costrinse il re alla fuga.
> GIOACCHINO MURAT
Battaglia di Waterloo:
-data: .........................
-esito: .........................
......................................
Napoleone finisce i suoi
giorni a .......................
LE PAROLE
Coscienza
nazionale e patri
ottica Consapevolez
za
di essere parte di un
a
nazione e di voler
ne
difendere l’integrit
à e
la libertà.
DAI “CENTO GIORNI” A WATERLOO Il
colpo di mano di Napoleone dimostrava quanto
fosse ancora saldo, nonostante tutto, il legame
dell’ex imperatore con il popolo francese. Tuttavia, il suo ritorno al potere avvenne in condizioni di estrema precarietà. Le potenze europee si
allearono immediatamente nella settima e ultima coalizione antifrancese che, nella battaglia
di Waterloo, in Belgio, del giugno 1815, sconfisse definitivamente l’esercito napoleonico.
Così, con il rapido epilogo dei “cento giorni”
– tanto era durata l’ultima avventura dell’ex
generale còrso –, si concluse la parabola napoleonica. All’imperatore fu riservato un trattamento molto più severo che in passato: questa
volta fu la piccola e sperduta isola atlantica di
Sant’Elena a ospitarlo fino alla morte, avvenuta il 5 maggio 1821.
Gioacchino Murat nacque
nel 1767 da un’umile
famiglia di albergatori. Egli stesso, dopo
aver interrotto gli
studi ecclesiastici,
fece il locandiere
prima di arruolarsi
nell’esercito di Luigi
XVI. Dopo la Rivoluzione, continuò la sua
carriera militare al
seguito di Napoleone e,
fin dal 1795, fu al suo fianco
nella repressione della rivolta parigina delle forze reazionarie fedeli al re. Lo seguì poi in Italia e in Egitto, fino
al colpo di stato del 18 brumaio. Napoleone aveva di lui
un’altissima considerazione, tanto da dargli in moglie, nel
1800, la sorella Carolina.
In virtù di questa parentela, ma soprattutto per il valore
dimostrato nelle numerose battaglie che avevano contribuito a estendere i confini dell’impero, Murat ottenne
nel 1808 il trono di Napoli, governando però il regno
in frequente contrasto con l’imperatore. Quando
Napoleone fu esiliato all’Elba, Murat lo abbandonò al
suo destino, iniziando trattative con austriaci e inglesi
nella speranza di poter conservare il trono. I francesi
lo considerarono un traditore, ma anche gli alleati anglo-austriaci lo guardarono con diffidenza, preferendo
una restaurazione del dominio borbonico nel Regno di
Napoli. Senza darsi per vinto, dopo la definitiva caduta
di Napoleone Murat tentò ancora di riconquistare il
trono: sbarcò in Calabria con alcuni uomini, ma venne
catturato e condannato a morte, il 13 ottobre 1815.
L’esilio a Sant’Elena
Napoleone sulla nave che lo conduce nell’isola di Sant’Elena.
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Il crollo dell’impero napoleonico
a
360
STORIA
STOR
L33
LETTERATURA
LETTERAT
L’esercito napoleonico
a Mosca: il racconto di Tolstoj
Il grande scrittore russo Lev Tolstoj (1828-1910) ci offre, nel suo
romanzo storico Guerra e pace, un grande affresco della società russa
dei primi anni dell’Ottocento; fanno da cornice al romanzo gli eventi
della campagna di Napoleone in Russia.
Nel brano che segue si racconta l’ingresso dei soldati napoleonici
a Mosca: la città è quasi deserta, perché i comandanti militari russi
hanno dato ordine di evacuare la città; di lì a poco si scoprirà che è
stato appiccato il fuoco a provviste, magazzini, negozi e altre cose che
potessero essere utili ai soldati francesi. Questi ora dilagano in città
alla ricerca di cibo.
L’incendio di Mosca, poco
dopo l’arrivo dei soldati di
Napoleone.
I soldati francesi, benché fossero laceri, affamati,
stremati di forze e ridotti alla metà del loro antico
effettivo, entrarono a Mosca ancora in file ordinate.
Era un esercito stanco, abbattuto, ma ancora guerriero e minaccioso. Ma fu un esercito soltanto fino
al momento in cui i soldati di questo esercito non si dispersero
per gli alloggi. Appena gli uomini dei reggimenti cominciarono a
spargersi per le case vuote e ricche, l’esercito fu distrutto per sempre, e non ci furono più cittadini o soldati, ma qualcosa di mezzo
che ha nome saccheggiatori. Quando, dopo cinque settimane, gli
stessi uomini uscirono da Mosca, essi non formavano già più un
esercito. Erano una folla di saccheggiatori, ognuno dei quali si
tirava dietro o si portava addosso un cumulo di cose che gli erano
sembrate preziose e necessarie. Scopo di ognuno di questi uomini
uscendo da Mosca era non più, come prima, la conquista, ma soltanto la difesa di ciò che aveva preso. Simili alla
scimmia che, avendo infilato il braccio nella stretta gola di un vaso e afferrato una manciata di noci, non apre il
pugno per non perdere quel che ha preso e con questo si perde, i francesi uscendo da Mosca dovevano evidentemente perire perché trascinavano dietro a loro quello che avevano depredato, ma gettar via questa roba era
impossibile, come è impossibile alla scimmia aprire il pugno con le noci. Dopo dieci minuti dall’entrata di ciascun
reggimento francese in qualsiasi quartiere di Mosca, non restava più né un soldato né un ufficiale. Dalle finestre
delle case si vedevano uomini in cappotto e in ghette che camminavano ridendo per le stanze; nelle cantine, nei
sotterranei gli stessi uomini s’impadronivano delle provviste; nei cortili gli stessi uomini aprivano e forzavano le
porte delle rimesse e delle scuderie; nelle cucine accendevano il fuoco, con le maniche rimboccate arrostivano,
impastavano, cuocevano, spaventavano, facevano ridere e carezzavano donne e bambini. E di questa gente ce
n’era molta da per tutto, nelle case e nelle botteghe, ma l’esercito non esisteva più.
In quello stesso giorno i comandanti francesi diedero ordini su ordini per proibire alle truppe di disperdersi per la città, per proibire severamente ogni violenza verso i cittadini e ogni rapina, per fare la sera
medesima l’appello generale; ma, a dispetto di qualunque misura, gli uomini che prima formavano un esercito
si sparpagliavano per una città ricca, piena di comodità e di vettovaglie e interamente deserta. Come un gregge
affamato che procede tutto radunato per una pianura nuda, ma subito si sbanda appena capita su un ricco
pascolo, così si sbandava irrefrenabilmente l’esercito in quella ricca città.
L. Tolstoj, Guerra e pace, Einaudi
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CAPITOLO 7
Napoleone:
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PIÙ dittatore o modernizzatore?
OLTRE
TRE
LI
GLI
EVENTI
ENTI
Durante il ventennio
napoleonico numerosi
popoli subirono ..........
......................................
......................................
LE PAROLE
Outsider
Chi, in una com
petizione sportiva o
politica, oppure
nella
carriera professio
nale,
inizialmente non
è tra i
favoriti, o parte da
posizioni di scarso ril
ievo,
ma riesce poi vinc
itore
o comunque emer
ge.
Giovanissimo e lontano
da Parigi negli anni
della Rivoluzione,
Napoleone non potè
farne parte, pur
ammirando ..................
......................................
LA STORIA
NELLE IMMAGINI
A q
quasi
uasi due s
secoli dalla sua morte, Napoleone continua
godere
grande ammirazione, nonostante il suo regime
a go
odere di g
autoritario
aut
oritario e nonostante le gravi conseguenze delle sue guerre
sulle popolazioni. Perché? Il fatto è che Napoleone è una figura
sull
complessa, che incarna in sé la fase cruciale di passaggio
com
dall’Ancien régime allo Stato moderno.
dall
UN MITO DURATURO
La figura storica di Napoleone, a distanza di quasi due secoli dalla sua
morte (1821), continua a godere di un rispetto e di un’ammirazione ancora integri, nonostante
sia stato ormai appurato che durante il ventennio napoleonico morirono milioni di persone a causa
delle guerre continue e delle loro conseguenze sulla popolazione civile (carestie, epidemie ecc.).
Perché Napoleone, nella coscienza storica degli europei (e non solo dei francesi), non è assimilato a
figure di despoti e dittatori giudicate unanimemente deplorevoli e sanguinarie, come Hitler o Stalin?
Stando alla contabilità dei morti, infatti, Napoleone non dovrebbe meritare un trattamento migliore,
né un giudizio più benevolo. Eppure, quando ci accostiamo ad esso, di solito non ci vengono in
mente le inaudite sofferenze causate a milioni di persone dall’aggressivo espansionismo francese, né
la sistematica violazione dei diritti di interi popoli e nazioni, né lo sfruttamento delle risorse materiali
e culturali cui il generale còrso costrinse molti Paesi dominati (tra i quali specialmente l’Italia).
Se Napoleone non viene percepito unicamente come un tiranno è perché egli è effettivamente una
figura complessa; fu in ogni caso grazie a lui – e ai suoi eserciti, ovviamente – che alcuni princìpi della Rivoluzione poterono diffondersi in Europa: l’unicità della legge all’interno dello Stato,
l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte a essa, l’abrogazione dei privilegi nobiliari ed ecclesiastici.
NAPOLEONE E LA RIVOLUZIONE: UN OUTSIDER...
Come abbiamo visto, Napoleone era
nato nel 1769 in Corsica, una regione marginale e periferica della Francia. Nei giorni della presa
della Bastiglia egli dunque aveva appena vent’anni. Era giovane (anche se a quell’epoca a vent’anni
si era già considerati adulti e molti protagonisti della Rivoluzione non ne avevano molti di più
quando misero in gioco le loro vite), ma soprattutto era lontano da Parigi, il vero epicentro del
terremoto rivoluzionario. Si potrebbe dire che fosse un outsider, certamente non insensibile al
richiamo dei valori rivoluzionari, ma nell’impossibilità pratica di gettarsi nella mischia e di dare
il suo contributo alla loro concreta realizzazione. Poco più che ventenne, sembra che Napoleone
guardasse con simpatia e ammirazione all’esperienza giacobina, anche se presto la sua cultura militare prevalse
sulle suggestioni egualitarie dei seguaci di Robespierre.
L’ingresso
dell’armata
ffrancese a R
Roma
Per i caduti nelle
guerre napoleoniche
Incisione ottocentesca
raffigurante una giovane
vedova che piange sulla
tomba del marito, caduto
in guerra.
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Napoleone: dittatore o modernizzatore?
L34
L 3 4 PIÙ
... MA ANCHE UN FIGLIO DELLA RIVOLUZIONE
Lo sconvolgimento
sociale provocato dalla
Rivoluzione si riflette
bene nella biografia di
Napoleone: infatti .......
......................................
......................................
......................................
IL CASO ITALIANO
Classi sociali di cui
Napoleone conquista il
sostegno: ....................
......................................
TIRANNO E INNOVATORE
Napoleone:
-tiranno perché .........
......................................
......................................
......................................
-innovatore perché ....
......................................
......................................
......................................
Napoleone appare comunque, se non un
protagonista diretto, almeno un “figlio” della Rivoluzione, un suo prodotto. Fu la Rivoluzione e
il gigantesco terremoto sociale che provocò a rendere possibile la rapida ascesa ai vertici del potere
di un giovane provinciale formatosi nelle file dell’esercito. L’avventura umana di Napoleone Bonaparte, in sostanza, è la più chiara testimonianza di come la Rivoluzione non fosse passata invano,
ma avesse davvero modificato in profondità gli equilibri dell’Antico regime.
A ciò si aggiunga che Napoleone finì per incarnare una specie di seconda fase della Rivoluzione: dopo
gli eccessi e le crisi degli anni compresi tra il 1789 e il 1795, culminati con la stagione giacobina, il
Terrore e l’esecuzione di Robespierre, Napoleone è il simbolo di una fase nuova di stabilizzazione,
di consolidamento della Francia borghese, di affermazione in Europa della sua volontà egemonica.
L’Italia, a tale riguardo, è un caso davvero singolare. Il triennio compreso tra il
1796, anno della discesa di Napoleone in Italia e della fondazione della Repubblica Cisalpina, e il 1799,
anno in cui le truppe austro-russe sembrarono mettere in forse il predominio francese sulla penisola
(prima della definitiva vittoria napoleonica a Marengo nel 1800), fu chiamato “triennio giacobino”.
Questa definizione induce a pensare che in quegli anni, l’Italia, o almeno una sua parte, abbia conosciuto una stagione di riforme rivoluzionarie, improntate a un’interpretazione radicale e ultrademocratica
della Rivoluzione. E induce anche a pensare che Napoleone fosse il campione di questo giacobinismo
da esportazione, l’uomo che guidava un esercito rivoluzionario, armato di fucili sulle cui baionette risplendevano i valori libertari e ugualitari del 1789. Ma noi sappiamo che non fu così. Sappiamo che
Napoleone scese in Italia non per esportarvi la Rivoluzione, ma su ordine del Direttorio per impegnare
militarmente gli austriaci su un fronte secondario, nel contesto del più generale conflitto continentale.
E sappiamo anche che, con la sua politica, Napoleone conquistò l’appoggio e il consenso delle classi
proprietarie italiane, non certo del popolo e ancor meno dei democratici giacobini.
E allora, chi fu davvero Napoleone? Un despota e un tiranno,
che non si faceva scrupolo di calpestare i diritti e le aspirazioni di popoli interi pur di affermare la
propria brama di potenza, o il rappresentante di un regime politico nuovo, che diede un eccezionale contributo alla modernizzazione non solo della Francia, ma dell’intero continente europeo? La
storia, come sempre, non ammette semplificazioni. Con ogni probabilità Napoleone fu l’una e l’altra
cosa insieme. Fu certo un tiranno, che esercitò il potere con ferocia e spregiudicatezza, ma fu anche
l’artefice di una straordinaria opera di modernizzazione sociale ed economica, esemplarmente incarnata dal Codice civile. Fu un condottiero che non si fece scrupoli nel mandare al macello centinaia
di migliaia di uomini nella campagna di Russia, ma fu anche un innovatore che trasformò la società
europea grazie alle sue leggi e riforme amministrative.
> MATERIALI PER UN BILANCIO
Lo storico Carlo Zaghi scrive: «È stato detto e ripetuto che Napoleone è un
despota, un tiranno, che asservì l’Italia e l’aggiogò alla Francia e creò nel Regno un regime a tre dimensioni, censitario, dirigista e poliziesco, a sfondo
militare: e non abbiamo motivi per negarlo».
Per sostenere questa tesi, Zaghi elenca molti fatti: «la volontà di ignorare […] ogni tradizione […]; l’uguaglianza civile, occupante il primo
posto tra i diritti dell’uomo nella legislazione rivoluzionaria del 1793,
che durante la dominazione napoleonica venne annullata davanti
alle ineguaglianze fissate per legge e all’onnipotenza di un regime
arbitrario; le libertà pubbliche e le tutele giuridiche tanto decantate,
dimezzate dal permanente stato di guerra, […] la censura, la delazione
elevata a dovere […]; la spogliazione delle opere d’arte […], la riduzione
dell’arte e della letteratura a puro strumento di adulazione d’un regime dispotico». Eppure, terminato questo lungo
ngo elenco,
elenc lo storico aggiunge: «Smantellò l’Ancien régime, trasformando l’antico Stato patrimoniale
le > in uno Stato centralizzato e moderno, e impose all’Italia, come in
Francia, una struttura sociale sostanzialmente borghese, rendendo di fatto inconcepibile all’Austria
e agli altri prìncipi un semplice ritorno al passato». (Sopra, Apoteosi di Napoleone, di Andrea Appiani, 1808.)
Ricorda che…
>
Lo stato
patrimoniale
In età moderna (XVI
secolo) le case regnanti europee considerarono la sovranità
come qualcosa che
apparteneva di diritto
alla propria famiglia,
una specie di proprietà privata, da tramandare in eredità.
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CAPITOLO 7
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360
STORIA
STOR
STORIA SETTORIALE
L'ETÀ NAPOLEONI
NAPOLEONICA
Il Codice civile
Regolare
Re
R
ego
la vita civile
La
copia
personale
di Napoleone del CoNapoleone,
Na
N
apo
pole
le
dall’esilio di Sant’Elena e
dice civile.
Storia e società
dunque consapevole di essere ormai
d
fuori dai giochi politici dell’Europa,,
scrisse nel suo Memoriale: «La mia vera gloria non è dii aver
ave
verr
vinto sessanta battaglie... Ciò che vivrà eternamente è il mio Codice civile».
Nell’estate del 1800, pochi mesi dopo il colpo di stato del 18 brumaio e la nomina a console, Napoleone incaricò una commissione di giuristi di elaborare un Codice civile che
facesse finalmente chiarezza su una lunga serie di questioni relative alla vita pratica, quotidiana, dei francesi (matrimonio,
eredità, rapporti di lavoro ecc.) e, più in generale, di tutti gli europei. Era un’impresa monumentale, perché si trattava di
disciplinare un numero enorme di questioni che nel corso del tempo erano state regolate da leggi e consuetudini diverse
e spesso contraddittorie.
L’ambizione di Napoleone era chiara: stabilire una tavola condivisa di valori e di regole su cui fondare il nuovo “sistema” francese (o sistema napoleonico), cioè quel complesso mosaico composto dalla Francia, dai domini diretti europei e da quegli
Stati che, formalmente indipendenti, erano in realtà strettamente legati alla Francia. Per tutti coloro che vivevano all’interno di
questo sistema, il Codice avrebbe dovuto proporsi come riferimento giuridico.
1789-1804: la conclusione di un ciclo
Nel 1804 la fatica ebbe termine – con il contributo attivo di Napoleone – e il Codice fu finalmente
varato. Si realizzava così, con quindici anni di ritardo, una delle richieste maggiormente avvertite
dall’insieme della società francese, cioè quella di mettere ordine nel complesso di editti reali, statuti cittadini, consuetudini locali, norme derivate dal diritto romano e leggi rivoluzionarie
che facevano del diritto francese un vero e proprio labirinto, nel quale spesso si
faticava a comprendere quale fosse la “fonte” del diritto, cosa valesse e cosa
no. Nei cahiers de doléances (“quaderni delle doglianze”) redatti nei vari
parlamenti locali in preparazione degli Stati generali del maggio 1789, non
a caso quello della semplificazione e unificazione del diritto era stato uno
dei problemi più evidenziati non solo dai giuristi, ma anche dai semplici
cittadini.
Compimento della Rivoluzione...
Il Codice civile napoleonico rappresentò, dal punto di vista giuridico, il compimento della Rivoluzione del 1789, intesa nel senso
di superamento dell’Antico regime e dei residui feudali che
ancora gravavano sulla società francese: affermazione dell’uguaglianza giuridica dei cittadini, diritto alla libertà individuale, abolizione della feudalità, affrancamento della terra da ogni vincolo.
Questi erano i capisaldi teorici su cui si sarebbe fondata la nuova
Francia una volta spenti gli ardori rivoluzionari più incandescenti,
le passioni più radicali. Un vantaggio enorme per tutti i cittadini,
che ora avrebbero fatto i conti con un solo codice, una sola legge valida per tutti, su tutto il territorio
nazionale.
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Napoleone legislatore,
raffigurato mentre
redige il Codice
civile.
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Il Codice civile
STORIA SETTORIALE
... e trionfo della borghesia
A trionfare, nel Codice, fu la Francia borghese, i suoi valori,
la sua visione del mondo, i suoi interessi concreti. Lo testimonia efficacemente la centralità conquistata dal concetto
di proprietà, cioè del «diritto a godere e a disporre delle
cose nella maniera più assoluta». Se i giacobini avevano piegato il diritto alla proprietà agli interessi generali della patria e della Rivoluzione, limitandolo e addirittura negandolo quando ciò serviva a tutelare gli interessi dei ceti sociali
più deboli, ora il diritto individuale alla proprietà si affermò
compiutamente, senza più limiti e ostacoli, come diritto sacro e inviolabile.
Quale idea di famiglia?
Famiglia contadina,
in un dipinto
del 1815.
Uno dei temi sui quali il Codice mostrò il suo volto più conservatore, addirittura ostile allo spirito ugualitario del 1789,
fu quello della famiglia. Riguardo alla famiglia, al rapporto tra
i sessi, ai diritti e ai doveri dei coniugi, il Codice muoveva da alcuni presupposti: l’inferiorità della donna, l’ineguaglianza
dei sessi, la necessità per le donne di stare sempre sotto tutela maschile, prima del padre poi del marito. Le più significative conquiste civili della Rivoluzione, come l’uguaglianza di diritti dei due coniugi in caso di divorzio, furono messe
in discussione o abolite. In caso di adulterio, per esempio, il trattamento riservato ai coniugi era molto diverso: per il
marito
trattava
dii un ppeccato
mari
ma
rito
ri
to
o ssii tr
trat
atta
at
t va
ta
va d
e ca
ec
c t veniale, per la moglie di un peccato gravissimo, che
meritava
meri
me
rita
ri
taavaa la
la reclusione
recl
re
ccllus
usio
onee in
in un
u istituto di rieducazione per un periodo variabile da
tre
il delitto d’onore del marito nei confronti della
tre mesi
mesi
me
si a due
duee anni.
aann
nni.. Inoltre,
nn
nni.
Ino
n
moglie
mo
mogl
ogl
gli fedifraga veniva ufficialmente ammesso dal Codice,
maa non viceversa.
Se nella cultura rivoluzionaria (erede dell’Illuminismo
settecentesco)
la famiglia era pensata come una specie
s
se
di
d repubblica nella quale i coniugi erano cittadini con
pari
p diritti, nel Codice civile essa diventava una monarchia,
ch in cui il marito era il sovrano assoluto e la moglie
il suddito
passivo.
s
L’ambiente domestico di
una famiglia borghese,
in un dipinto del 1816.
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CAPITOLO 7
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360
STORIA
STOR
L'ETÀ NAPOLEONIC
NAPOLEONICA
Le
della
PAROLE
CITTADINANZA
DITTATURA
La dittattura
è il contrario
della democrazia:
nelle democrazie
è il “popolo”
(ossia i cittadini)
che governa
attraverso suoi
rappresentanti eletti;
nelle dittature,
di qualsiasi
orientamento politico
e ideologico esse
siano, il popolo
non può scegliere
liberamente
i suoi rappresentanti,
ma obbedisce
agli ordini
di un solo uomo
o di un partito, che
di solito affermano
di governare nel suo
esclusivo interesse.
La dittatura dopo la Rivoluzione
Se la Rivoluzione francese del 1789 fu un’esplosione di partecipazione democratica, una stagione segnata dal protagonismo delle masse, di quegli uomini e di quelle donne che
tradizionalmente erano esclusi dalla vita politica, la stagione
napoleonica che la seguì non ebbe lo stesso carattere e,
anzi, rappresentò un momento di crisi e di involuzione della
democrazia, di concentrazione del potere nelle mani di un
uomo solo e del suo apparato di funzionari dello Stato.
Le dittature tra Ottocento e Novecento
L’Ottocento e il Novecento, in Europa e nel mondo, sono
stati caratterizzati da un intenso susseguirsi di fasi democratiche, durante le quali milioni di esseri umani hanno
cercato una strada per decidere del proprio destino, e fasi
autoritarie o dittatoriali, nelle quali il potere si è concentrato nelle mani di pochi: il 1848, la crisi rivoluzionaria successiva alla Grande guerra del 1914-18, il 1968, furono tutte
stagioni intensamente democratiche; la Restaurazione (1815-30),
30)
gli anni venti e trenta del Novecento sono state invece fasi
segnate dal proliferare di dittature e di regimi totalitari.
Napoleone con l’abito
da cerimonia nel giorno dell’incoronazione
a imperatore.
E oggi?
All’inizio del XXI secolo le dittature non sono affatto scomparse dalla faccia della terra. Grandi Paesi continuano a essere governati da regimi dittatoriali più o meno sanguinari, nei quali
le libertà democratiche e i diritti civili e politici dei cittadini sono
ancora apertamente violati. Ciò vale per la Corea del Nord
comunista e, in certa misura, per la Cina (anche se l’eccezionale
sviluppo economico degli ultimi quindici anni del gigante asiatico
ha cambiato il volto e le forme della dittatura, soprattutto in
campo economico), ma anche per l’Iran o per molti Stati africani
(per esempio lo Zimbabwe del presidente Mugabe). Nei decenni
passati (e in alcuni casi ancora oggi) gli interessi strategici delle grandi potenze, Usa e Urss soprattutto, ma anche importanti
Stati europei come la Francia e la Gran Bretagna, hanno fatto
sì che antiche e solide democrazie
appoggiassero
e finanziassero regimi
a
Robert Mugabe, presidente
dittatoriali
in cambio di favori politici e
d
dello Zimbabwe.
militari
o di privilegi economici.
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Le
L28
della
PA R O L E
C I T TA D I N A N Z A
Benito Mussolini (a sinistra in una foto
mentre tiene un discorso a una folla
oceanica) fondò il Partito fascista e
instaurò in Italia una dittatura durata dal
1922 al 1943. Sotto, Augusto Pinochet,
dittatore in Cile dal 1973 al 1989.
Intorno alla dittatura
Uomo forte
Figura di riferimento del regime dittatoriale, leader
(più o meno carismatico) del partito, o della fazione,
al potere. In questo senso, per citare alcuni casi della
seconda metà del Novecento, furono “uomini forti” il
generale Augusto Pinochet in Cile e Saddam Hussein
in Iraq.
Stato di polizia
Sistema politico e sociale nel quale i corpi di polizia,
anziché dedicarsi interamente alla tutela dell’ordine
pubblico e alla repressione del crimine, si occupano del
controllo e della repressione di tutte le forme
spontanee o organizzate di dissenso politico.
Regime totalitario
Il termine è spesso usato come sinonimo di “dittatura”, tuttavia, più specificamente, per “regimi
totalitari” si intendono quei regimi dittatoriali nati
nel XX secolo (fascismo, stalinismo, nazismo) che
non solo governarono in modo dispotico concentrando tutti i poteri, impedendo le libertà civili e perseguitando il dissenso, ma seppero anche
dominare in modo “totale” la società attraverso
il controllo e il condizionamento della mentalità
e dei comportamenti delle masse. Tutto ciò venne attuato tramite un abile uso degli strumenti di
propaganda (radio, cinema) e il controllo dei canali di informazione (giornali, radio), dell’istruzione
e delle strutture associative di vario tipo (circoli,
organizzazioni ecc.).
Noi e la cittadinanza
dei principali quoti1. Sfogliando le pagine
ividuare i Paesi
diani nazionali cerca di ind
imi non democraattualmente retti da reg
tici e fanne un elenco.
cienti informazioni,
2. Se hai trovato suffi
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ncati non sono
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Paesi democratici.
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CAPITOLO 7
L'ETÀ NAPOLEONICA
Quaderno dello studente
Per ripassare
L31
L’ascesa di Napoleone
•Dopo il colpo di stato dei termidoriani al governo della
Francia fu posto un Direttorio, formato da cinque persone. Nella primavera del 1796, il Direttorio dichiarò guerra
all’Austria. La strategia contro l’Austria prevedeva una
linea di attacco principale lungo il fronte tedesco, e una
serie di azioni secondarie che avrebbero tenuto impegnati
gli austriaci in Italia. Il comando dell’esercito francese in
Italia fu affidato a Napoleone Bonaparte che, nonostante la
scarsità di uomini e di mezzi, riportò una serie di vittorie
che lo circondarono di fama e prestigio.
•In seguito alle conquiste napoleoniche in Italia vennero
fondate le cosiddette “repubbliche sorelle”, modellate
sull’esempio della Costituzione francese del ’95 e controllate politicamente dai francesi: la Repubblica Cisalpina, la
Repubblica ligure, la Repubblica romana, la Repubblica
partenopea.
•Il 1799 fu un anno difficile per la Francia: il Direttorio era sempre più fragile, mentre le lunghe campagne
militari avevano nel corso degli anni rafforzato il potere
dell’esercito anche all’interno del Paese. In breve tempo la politica francese subì una svolta autoritaria: il 18
brumaio (9 novembre) 1799, con un colpo di stato, il
Direttorio si sciolse e il governo passò a un consolato
composto da tre uomini, uno dei quali era Napoleone.
A poco a poco il potere di Napoleone divenne simile a
quello di un sovrano dell’Antico regime. La nuova Costituzione dell’anno VIII (1799) infatti concentrò il potere
esecutivo nelle sue mani (Napoleone divenne primo
console), indebolendo il parlamento. La Francia divenne
uno Stato fortemente centralizzato.
L32
L’impero napoleonico
•Il rafforzamento del potere di Napoleone procedeva inesorabilmente. Le due tappe determinanti furono l’agosto
del 1802, quando Napoleone fu nominato console a vita,
e il 1804, quando divenne “imperatore dei francesi”.
•Attorno all’imperatore crebbe una nuova corte, formata
da un nuovo ceto nobiliare, di estrazione soprattutto borghese, che aveva fatto strada attraverso la carriera militare
o amministrativa.
•Nel marzo del 1804 fu varato il Codice civile napoleonico,
che garantì a tutti i cittadini una legge più chiara e sicura,
valida in tutto il territorio dello Stato e che sarà un modello
per i codici di molti altri Paesi, compresa l’Italia.
•Napoleone arrivò a dominare, direttamente o indirettamente, quasi tutta l’Europa, dalla Spagna all’Olanda,
alla Dalmazia. Le sue conquiste vennero costituendosi
nel corso di una serie di campagne militari, in cui egli
dovette affrontare le potenze europee ripetutamente
coalizzate contro di lui.
•Alcuni territori conquistati vennero inclusi direttamente nello Stato francese; altri furono posti sotto la tutela
indiretta della Francia e governati da membri della famiglia di Napoleone. Così fu anche per l’Italia. Annessi
direttamente all’impero furono Piemonte, Liguria, Umbria,
Toscana e Lazio. La Repubblica Cisalpina, dopo la proclamazione dell’impero, divenne Regno d’Italia, affidato al
governo di Eugenio Beauharnais, figliastro di Napoleone
(entrarono poi a farne parte anche il Veneto e le Marche).
Il Regno di Napoli fu affidato prima a Giuseppe Bonaparte e poi a Gioacchino Murat. I Borbone restarono in Sicilia,
sotto la protezione degli inglesi.
•Nel 1806 Napoleone decise il blocco continentale contro
l’Inghilterra, per cercare di batterla sul piano economico,
ma questo piano non ebbe i risultati sperati, perché l’Inghilterra, grazie al contrabbando e all’ampiezza del suo
sistema commerciale, riuscì a superare la crisi.
L33
Il crollo dell’impero napoleonico
•La fine della parabola napoleonica incominciò con la
campagna di Russia, nel 1812, una delle più imponenti
mobilitazioni militari della storia europea e, insieme, una
delle più cocenti disfatte a cui un esercito sia mai andato
incontro. Grazie all’abile strategia dell’esercito zarista, l’armata napoleonica si trovò intrappolata in territorio russo,
dove venne decimata dalla fame e dal freddo.
•Nell’inverno tra il 1812 e il 1813 gli spagnoli, che da
anni cercavano di ribellarsi all’occupazione napoleonica
(la Spagna era stata occupata nel 1808), riuscirono con
l’aiuto dell’Inghilterra a cacciare i francesi.
•Nell’autunno del 1813, nella battaglia di Lipsia (nota come “battaglia delle nazioni”), una nuova coalizione antifrancese, formata da Austria, Prussia, Inghilterra e Russia,
inflisse all’esercito napoleonico una storica sconfitta.
•Ovunque si accesero ribellioni contro la Francia. Il 30
marzo del 1814 la caduta di Parigi, sotto i colpi degli
eserciti coalizzati, segnò l’atto finale della guerra. Il senato
francese costrinse Napoleone ad abdicare e restaurò la monarchia borbonica: al trono venne chiamato Luigi XVIII.
•Napoleone sconfitto venne esiliato all’isola d’Elba, ma
non cessò di sperare in un possibile capovolgimento
della situazione. Nel febbraio del 1815 riuscì a tornare in
patria, dove, accolto come un trionfatore da contadini e
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Per ripassare
militari, costrinse il re alla fuga. Ma le potenze europee si
allearono di nuovo e nella battaglia di Waterloo (giugno
1815) sconfissero definitivamente l’esercito napoleonico.
L’imperatore fu esiliato nella sperduta isola atlantica di
Sant’Elena, dove morì il 5 maggio 1821.
L34 PIÙ
Napoleone: dittatore o modernizzatore?
•Chi fu davvero Napoleone? Fu un tiranno, che non si
faceva scrupolo di calpestare i diritti e le aspirazioni di
popoli interi pur di affermare la propria brama di potenza,
ma anche il rappresentante di un regime politico nuo-
Quaderno dello studente
vo, che diede un eccezionale contributo alla modernizzazione non solo della Francia, ma di tutta l’Europa. Egli
esercitò il potere con ferocia e spregiudicatezza, ma fu anche l’artefice di una straordinaria opera di modernizzazione sociale ed economica, esemplarmente incarnata dal
Codice civile. Fu un condottiero che non si fece scrupoli
nel mandare al macello centinaia di migliaia di uomini
nella campagna di Russia, ma fu anche un innovatore che
trasformò la società europea grazie alle sue leggi e riforme
amministrative. Egli smantellò l’Ancien régime, ponendo
le basi dello Stato moderno.
Lo schema del capitolo
•cambiamenti sociali dopo la Rivoluzione, con nuove possibilità di ascesa sociale
•fragilità del Direttorio
•rafforzamento dei militari nella politica francese
•successi militari nella campagna d’Italia
AFFERMAZIONE
DI NAPOLEONE
L’ascesa verso il potere
9 novembre 1799: colpo di stato
del 18 brumaio; Napoleone ha di fatto
nelle sue mani l’esecutivo
agosto 1802: Napoleone console a vita
dicembre 1804: Napoleone
imperatore
L’Europa napoleonica al momento
della massima espansione (1812)
•direttamente annessi all’impero:
Belgio, Savoia, Liguria, Lazio, Toscana,
Dalmazia, Croazia e Istria
•retti da membri della famiglia
di Napoleone: Spagna, Regno d’Italia
(centro-nord), Regno di Napoli (sud),
Olanda e alcuni territori tedeschi
•sotto la tutela della Francia:
Confederazione del Reno e Granducato
di Varsavia
Le principali campagne militari
1796: campagna d’Italia
1798: campagna d’Egitto
1805: sconfitta a Trafalgar contro
gli inglesi; vittorie di Ulm e Austerlitz
contro Austria e Russia
1806: vittoria di Jena contro la Prussia
1807: vittoria di Friedland contro la
Russia
1808: conquista della Spagna
1809: vittoria di Wagram contro
l’Austria
1812: campagna di Russia
autunno 1813: sconfitta di Lipsia
giugno 1815: sconfitta d Waterloo
Le scelte politiche
•centralizzazione del potere
•istituzione di prefetture e apparato burocratico forte
•Concordato con la Chiesa cattolica
•riorganizzazione del sistema scolastico
•Codice civile
•formazione di un nuovo ceto nobiliare
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CAPITOLO 7
L'ETÀ NAPOLEONICA
Verifiche
Cronologia
1
Rispondi alle domande indicando la soluzione corretta tra
quelle proposte.
a. Quando avvenne la campagna d’Italia?
I. Nel 1789.
II. Nel 1796.
III. Tra il 1800 e il 1805.
b. Quando avvenne la campagna di Russia?
I. Nel 1808.
II. Nel 1810.
III. Nel 1812.
c. Quando crollò definitivamente l’impero napoleonico?
I. Tra il 1808 e il 1810.
II. Tra il 1810 e il 1812.
III. Tra il 1812 e il 1814.
Spazio
2
La cartina mostra i confini
degli Stati italiani intorno
al 1810, il momento di massima
espansione del sistema
napoleonico. Colora…
a. in rosso i territori annessi
direttamente alla Francia;
b. in blu il regno d’Italia;
c. in verde il regno affidato
a Gioacchino Murat;
d. in giallo l’unico territorio rimasto
ai Borbone.
Lessico
3
Associa a ogni termine l’esatto significato.
a. Direttorio
I. Imposizione ai Paesi europei, da parte di Napoleone, del divieto
di intrattenere rapporti commerciali con l’Inghilterra.
b. Sistema napoleonico
II. Titolare del potere esecutivo dopo il 18 brumaio.
c. Blocco continentale
III. Insieme di Stati sotto il dominio diretto o indiretto della Francia.
d. Console
IV. Governo costituito da 5 membri nato dopo il colpo di stato
termidoriano.
e. Suffragio ristretto e censitario
V. Diritto di voto limitato a una parte della popolazione selezionata
in base alla ricchezza.
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Verifiche
Quaderno dello studente
Eventi • Concetti • Relazioni
4
5
6
Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
a. Dopo il colpo di stato termidoriano venne mantenuto il calmiere dei prezzi per proteggere
i ceti popolari.
V
F
b. Il nuovo sistema politico-istituzionale inaugurato dal Direttorio rappresentava gli interessi
della classe borghese medio-alta.
V
F
c. Con la Costituzione del 1795 venne mantenuto il suffragio universale.
V
F
d. Con il trattato di Campoformio Napoleone cedette l’ex repubblica di Venezia all’Austria.
V
F
e. Con Napoleone al vertice dell’esecutivo la Francia diventò uno Stato centralistico.
V
F
Completa il brano seguente, scegliendo l’espressione corretta nella coppia proposta in
neretto.
L’espansionismo militare / La moderazione politica di Napoleone trascinava con sé tutti i gruppi economici
coinvolti nel mantenimento di quella poderosa macchina da guerra che era diventato la burocrazia / l’esercito
francese. Napoleone, però, sapeva che il suo disegno egemonico aveva il proprio limite nella presenza
dell’Austria / dell’Inghilterra.
Nel 1806 Napoleone decise il blocco continentale, per impedire che la potente rivale avesse qualsiasi rapporto
commerciale / scambio culturale con l’esterno. Il blocco continentale non ebbe / ebbe per Napoleone i risultati
sperati perché la potenza nemica ne uscì indebolita ma non piegata / completamente annientata.
Rispondi alle domande indicando la soluzione corretta tra quelle proposte.
a. Il Codice civile napoleonico…
I. dava ordine a norme e consuetudini precedenti ed entrò in vigore in tutto il territorio francese.
II. era un insieme di leggi relativo unicamente alla famiglia.
III. era una raccolta di provvedimenti di carattere militare.
b. La corte formatasi intorno a Napoleone era costituita…
I. da personaggi dell’antica nobiltà francese.
II. unicamente da militari di estrazione borghese.
III. da personaggi di estrazione per lo più borghese, ma talvolta anche popolare, emersi nel corso
della carriera militare o amministrativa.
c. Nella sua espansione in quasi tutta l’Europa Napoleone…
I. mise a capo dei territori conquistati solo militari di sua fiducia.
II. incluse alcuni territori nello Stato francese e ne pose altri sotto la tutela indiretta della Francia
(mettendovi a capo membri della sua famiglia).
III. lasciò a capo dei territori conquistati i regnanti di prima, chiedendo loro fedeltà alla Francia.
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CAPITOLO 7
L'ETÀ NAPOLEONICA
Fonti
7
Laboratorio
Dopo il 18 brumaio
Con questo proclama Napoleone si rivolge ai suoi
connazionali a poche settimane dal colpo di stato del 18 brumaio.
È un chiaro tentativo di inquadrare gli avvenimenti
in una nuova cornice politica e ideologica.
Leggi il testo con attenzione e poi rispondi alle domande.
La Repubblica sarà maestosa per gli stranieri, se saprà rispettare nella loro indipendenza la dignità della propria;
se i suoi impegni, preparati dalla saggezza, formati dalla
lealtà, saranno custoditi dalla fedeltà. Essa sarà infine
formidabile per i nemici, se le sue armate di terra e di
mare saranno organizzate con forza; se ciascuno dei suoi
difensori troverà una famiglia nel corpo a cui appartiene,
e in questa famiglia il pregio della virtù e della gloria; se
l’ufficiale formato da lunghi studi ottiene, con un regolare avanzamento, la ricompensa dovuta alle sue capacità
e ai suoi sforzi.
Parigi 4 nevoso, anno VIII
(25 dicembre, 1799)
Ai francesi.
Rendere la Repubblica cara ai cittadini, degna di
rispetto per gli stranieri, formidabile per i nemici,
questi sono gli obblighi che abbiamo contratto accettando la prima magistratura.
Essa sarà cara ai cittadini se le leggi, gli atti dell’autorità saranno sempre impregnati dello spirito d’ordine,
di giustizia, e di moderazione.
Da questi princìpi dipendono la stabilità del governo,
la prosperità del commercio e dell’agricoltura, la
grandezza e la prosperità delle nazioni. Sviluppandole, abbiamo tracciato la regola che ci deve giudicare.
Francesi, noi vi abbiamo detto i nostri doveri; sarete
voi a dirci se li abbiamo compiuti.
Senza l’ordine, l’amministrazione non è che caos:
niente finanze, niente credito pubblico; e, insieme alla
fortuna dello Stato, si sfasciano le fortune particolari.
Senza giustizia, non vi sono che partiti, oppressori
e vittime. La moderazione imprime ai governi e alle
nazioni un carattere augusto; ed è sempre compagna
della forza e garante della durevolezza delle istituzioni
sociali.
da M.T. Scarsi, La Rivoluzione francese, SEI, Torino 1972, p. 153
a. Quali sono gli obblighi che Napoleone assume?
b. A che cosa devono ispirarsi le leggi e gli atti dell’autorità?
c. Questo “manifesto” politico ti sembra coerente o in contrasto con lo spirito rivoluzionario del 1789?
Perché?
di Stato
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repariamoc
P
Tema di argomento storico
8
Napoleone è una figura storicamente
amente
mente controversa,
contro ersa su
s cui
c i è possibile dare giudizi
iudizi molto
he si prendono in considerazione.
conside
diversi a seconda degli aspetti che
Individua i caratteri
che ne fanno da un lato un modernizzatore e un riformatore, dall’altro un dittatore
senza scrupoli.
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