Religione e comportamento prosociale Germano Rossi Dipartimento di Psicologia, Università di Milano-Bicocca «La psicologia della religione: ambiti di ricerca e prospettive di applicazione» Giornata di studio, 14 ottobre 2013 1 Introduzione “religione” → organizzazione di individui con determinate credenze comuni relative al divino (e/o ad un Trascendente), è situata in un contesto sociale e culturale (“società civile”) in cui il gruppo religioso cerca di diffondersi ogni organizzazione religiosa interagisce con la società civile ogni individuo religioso è anche un individuo della società civile 2 Relazione fra religione e società Religione ↔ Società civile Mantenere i principi fondamentali su cui si basano le credenze religiose Non entrare in conflitto diretto con la società civile. Sviluppo di un sistema morale promuovere fra i propri membri determinati comportamenti (quelli pro-sociali) limitare o stigmatizzare altri comportamenti (quelli antisociali) La morale è un tema centrale in tutte le religioni 3 Morale Le principali religioni mondiali sono spesso in accordo sugli insegnamenti relativi a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato E tutte le principali religioni del mondo sembrano avere qualche versione del detto “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Alla religiosità si associa un “miglioramento della persona” sotto numerosi aspetti 4 Religione fra bene e male La religione è fonte di tolleranza, di utilità sociale, di integrità personale ed interpersonale (Madre Teresa di Calcutta, Martin Luther King, …) Le chiese forniscono denaro, alloggi e sostegno sociale ai rifugiati di altri Paesi Le mense dei poveri e le case di accoglienza (ragazzi abbandonati o disagiati, giovani incinte, malati a lunga degenza) sono spesso finanziate da organizzazioni religiose. 5 Religione fra bene e male Contemporaneamente, la religione sembra non esercitare alcun influsso sulla disonestà, sull’intolleranza, sulle violenze fisiche e sui pregiudizi o sembra, addirittura, averli favoriti: Numerose guerre o altre forme di conflitti violenti hanno (e hanno avuto) una giustificazione religiosa Ad es., Irlanda del Nord; musulmani ed ebrei in Medio Oriente; musulmani e cristiani nell’ex Jugoslavia; sikh e indù in India; crociate… 6 Comportamenti umani Comportamenti anti-sociali Omicidio, furto, inganno Uso/abuso di droghe, alcool Criminalità e delinquenza Adulterio, rapporti sessuali pre-matrimoniali Pregiudizio e discriminazione Comportamenti pro-sociali Altruismo, carità, aiuto ai bisognosi Onestà 7 Tipi di approccio Penner et al. (2005) suddividono la ricerca in base a tre livelli di approccio: La ricerca al micro livello riguarda le origini delle tendenze pro-sociali negli esseri umani (ad esempio, basi neurali o evolutiva) e l'eziologia delle differenze individuali di queste tendenze Al livello meso si studiano i comportamenti di diadi aiutantedestinatario nel contesto di una specifica situazione, ed è il livello tradizionale di lavoro della psicologia sul comportamento (anche pro-sociale) Il livello macro si concentra sulle azioni pro-sociali che si verificano nel contesto di gruppi e grandi organizzazioni (ad esempio, il volontariato, la cooperazione) 8 Risultati globali iniziali Gli studi psicologici sulla relazione fra appartenenza religiosa e comportamenti prosociali tendono a riportare una relazione positiva abbastanza costante (anche se non elevata), vale a dire che, in linea di massima, l’appartenenza ad una determinata organizzazione religiosa coincide con comportamenti positivi per la società e che maggiore è il coinvolgimento religioso maggiori sono i comportamenti prosociali. Tuttavia questa relazione non è elevatissima perché gli individui sono diversi fra loro e, pur appartenendo ad un stessa religione e condividendo gli stessi principi morali, il livello di credenza, il coinvolgimento nella propria religione, il modo di credere e il modo di rappresentarsi la divinità, incidono sui comportamenti prosociali e antisociali che il singolo individuo mette in atto. 9 Individui religiosi mostrano una maggiore opposizione per nudo in pubblicità (Alexander e Judd, 1986) femminismo (Wilcox e Jelen, 1991) suicidio (Domino e Miller, 1992) eutanasia (Shuman, Fournet, Zelhart, Roland ed Estes, 1992) aborto (Bryan e Freed, 1993 ; Strickler & Danigelis, 2002) pornografia (Lottes, Weinberg e Weller, 1993) contraccezione artificiale (Krishnan, 1993) 10 Individui religiosi mostrano una maggiore opposizione per omosessualità (Marsiglio, 1993; Rowatt, Tsang, et al., 2006) divorzio (Hayes e Hornsby-Smith, 1994) donne in topless sulle spiagge (Herold, Corbesi e Collins, 1994) heavy metal e rap music (Lynxwiler & Gay, 2000) educazione per l’AIDS (Ford, Zimmerman, Anderman, & Brown- Wright, 2001) Sesso prematrimoniale (Bibby, 2001; Barkan, 2006) 11 Individui religiosi Ci sono più probabilità che siano a favore di; pena di morte (Bibby, 1987) partiti politici conservatori (Bibby, 1987) ruoli tradizionali di genere (Larsen e Long, 1988) sentenze giudiziarie più severe (Altemeyer e Hunsberger, 1992) matrimonio (Hayes e Hornsby-Smith, 1994) censura di fatti di sesso e di violenza nei mass media (Fisher, Cook e Shirkey, 1994) vendetta (Cota-McKinley, Woody, & Bell, 2001) 12 Individui religiosi Vi sono però modifiche dovute al tempo storico: Strickler e Danigelis (2002) trovano che la religiosità diventa meno predittrice degli atteggiamenti sull’aborto passando dalle ricerche del 1977 a quel del 1996 Mentre diventa più predittrice nei gruppi religiosi fondamentalisti In generale, col trascorrere del tempo, gli insegnamenti morali delle religioni tendono a perdere efficacia nelle persone “mediamente” religiose, ad aumentare in quelle “molto” religiose (o appartenenti a gruppi ortodossi, fondamentalisti, integristi) e a non avere nessuna influenza sui non religiosi Uso/abuso di droghe ed alcol Ci sono moltissime ricerche, concentrate su alcol, tabacco e droghe illecite (come cocaina, eroina, amfetamine, barbiturici e sostanze psichedeliche) usate a scopi non terapeutici Il risultato generale (e stabile negli anni) è che le persone religiose (con diverse e svariate misure) non sono associate all’abuso di sostanze La relazione negativa fra religiosità e uso/abuso di sostanze tende ad aumentare dopo gli anni ’80. Uso/abuso di droghe ed alcol Ma anche se le correlazioni diminuiscono, restano significative anche dopo aver controllato gli effetti dell’età, del genere, della razza, della regione, dell’istruzione, del salario e di altre variabili (Cochran, Beeghley e Bock, 1988; Benson e Donahue, 1989) e sono stabili per genere, età e in gran parte delle nazioni Anche la religiosità dei genitori è predittiva sull’uso di sostanze Le variabili che sembrano influire negativamente sono l’influsso dei pari e l’area urbana/rurale (meno influenza nelle città) Onestà e inganno La religione insegna l’onestà, rifiuta la menzogna e l’imbroglio Le ricerche su questo tema risalgono agli anni ’30 e si occupano prevalentemente di inganno scolastico Una prima ricerca (Hartshorne e May, 1928, 1929; Hartshorne, May e Shuttleworth, 1930) è su 11000 bambini in età scolare mentre svolgevano prove d’esame, che venivano poi corretti assieme e a cui dovevano loro stessi assegnare un voto (potendo così correggere di nascosto le risposte e valutarsi “meglio”). Onestà e inganno Fra i bambini che frequentavano la scuola religiosa domenicale c’era qualche tendenza, ad essere meno collaborativi e disponibili ad aiutare. Hightower(1930), non rileva alcuna relazione tra la conoscenza biblica da una parte e la menzogna e l’inganno dall’altro La conclusione fu che non vi era in pratica alcuna relazione tra la religione e l’onestà (o l’imbroglio scolastico) perché tutti tendevano ad imbrogliare quando potevano farlo. Cochran, Chamlin, Wood e Sellers (1999) trovano che la percentuale di studenti che “imbroglia” è molto alto indipendentemente dalla religione Onestà e inganno Per Goldsen, Rosenberg, Williams e Suchman (1960) il 92% degli studenti religiosi di college sosteneva che era moralmente sbagliato imbrogliare ma che l’87% di loro concordava con l’affermazione: “Se tutti gli altri imbrogliano, perché non dovrei farlo anch’io?” Spilka e Loffredo (1982) trovano che il 72% di un gruppo di studenti di college contraddistinti da un’elevata religiosità ammetteva di aver “barato” agli esami Onestà e inganno Per Chadwick e Top (1993), il 70% di un campione di oltre 2.000 adolescenti mormoni ammetteva di aver usato “metodi disonesti” per compilare i test scolastici Cochran, Chamlin, Wood, & Sellers (1999) trovano che l'83% degli studenti universitari ha ammesso almeno un atto di disonestà accademica (ad esempio, plagio di un saggio, copiare un esame) Tuttavia, le ricerche nel corso di vari decenni, hanno trovato risultati variabili e non è possibile affermare un legame fra religiosità e disonestà scolastica. Onestà e inganno Guttman (1984) studiò studenti di undici anni iscritti a scuole religiose in Israele e scoperse che i soggetti religiosi si sforzavano in qualche modo di resistere alla tentazione di alterare i risultati di test di compilazione, ma erano in realtà più inclini ad imbrogliare quando venivano rilevate misurazioni comportamentali. In linea di massima, nel corso del tempo, si trovano correlazioni basse o inesistenti fra misurazioni di religiosità e onestà o inganno Aiuto agli altri Coward (1986) ha messo in risalto il fatto che temi relativi al’altruismo sono comuni a tutte le principali religioni. Spesso alla “religione” in senso generale, si associano concetti che richiamano l’amore, la giustizia, la compassione, la pietà, la carità. Aiuto agli altri Ci sono tre domande che possiamo porci: Chi aiuta? Quando la gente aiuta? Perché la gente aiuta? In tutti i casi si tratta di un’interazione fra aspetti personali, cognitivi e sociali 22 Chi aiuta? Se il credente interiorizza le norme morali della propria religione, il suo comportamento dovrebbe essere maggiormente pro-sociale La religiosità e una maggiore partecipazione alle funzioni religiose è associata al volontariato (Marris et al., 2000) e a donare il sangue (St. John e Fuchs, 2005) La credenza in Dio e nell’aldilà predice un atteggiamento sfavorevole all’adulterio e all’evasione fiscale (Atkinson & Bourrat, 2011) in molti gruppi culturali Una meta-analisi rivela una debole associazione positiva fra religiosità (diversamente misurata) e benevolenza e ricerca del benessere per gli altri (Saroglou, Delpierre e Dernelle, 2004) In un gruppo di adolescenti, la religiosità predice la gentilezza che predice la buona volontà per aiutare gli altri, in particolare se l’aiuto è anonimo e ha un vantaggio per se stessi (Hardy e Carlo, 2005) 23 Chi aiuta? Una delle conclusioni più importanti è che l’associazione fra religiosità e pro-socialità è legata a fattori estranei o a una motivazione estrinseca In alcune ricerche l’associazione dipende dalla conoscenza della persona aiutata: amici, conoscenti (Saroglou, Pichon et al., 2005) Dopo l’esplosione di una bomba a Oklahoma City, gli appartenenti alle chiese locali fecero molte donazioni e donarono il sangue in misura maggiore dei non appartenenti, ma lo fecero nei centri organizzati dalla propria chiesa (St. John e Fuchs, 2005) Quando l’associazione viene controllata per razza e genere, la pro-socialità scompare (Gillum & Masters, 2010) In conclusione, l’associazione diretta fra religione e pro-socialità è positiva ma non elevata. 24 Chi aiuta? Orientamento religioso Una delle variabili che potrebbe spiegare meglio l’associazione religione-prosocialità è il tipo di credenze religiose In particolare gli approcci dell’orientamento religioso: intrinseco, estrinseco (Allport, 1966; Allport e Ross, 1967) e di ricerca o quest (Batson, 1976) Le persone a orientamento intrinseco vedono la propria religione come fine a se stessa Quelli orientati estrinsecamente usano la religione come un mezzo per ottenere altre cose, per esempio, il sostegno sociale da parte di un gruppo. Chi aiuta? Orientamento religioso Diversi studi suggeriscono che le persone con un forte orientamento religioso intrinseco possono essere più prosociali rispetto a quelli con un orientamento estrinseco. Persone intrinseche hanno obiettivi di ricompensa sociale (ad esempio, la lode o l’onore), che predicono il volontariato. Rispetto ai credenti estrinseci, le persone intrinseche sono più empatiche verso gli altri hanno punteggi più alti di altruismo (self-report) sono più caritatevoli L'orientamento intrinseco predice meglio anche il comportamento non spontaneo di aiuto, come il volontariato. Chi aiuta? Orientamento religioso I credenti con un orientamento di ricerca si focalizzano sulla ricerca di un significato esistenziale e pongono l’enfasi sul significato delle domande religiose. Sebbene sia la religiosità intrinseca sia la Quest siano associate con l'aiutare, i ricercatori hanno trovato differenze nel modo in cui le persone con questi orientamenti aiutano gli altri. Le persone con orientamento Quest preferiscono forme spontanee di aiuto (ad esempio, aiutare qualcuno a prendere i documenti caduti), ma gli intrinseci preferiscono un aiuto non spontaneo, come il volontariato (Hansen, Vandenberg, e Patterson, 1995). Chi aiuta? Orientamento religioso Rispetto alla religiosità intrinseca, la Quest è stata associata ad una forma di prosocialità più universale, più empatica, (ad es., Batson & Gray, 1981) Se inizialmente offrono aiuto, gli intrinseci tendono ad essere insistenti su come aiutare sia che l' obiettivo lo accetti o meno. Ma le persone con un orientamento di ricerca offrono un aiuto provvisorio, e non insistono se la persona destinataria rifiuta l'aiuto (Batson, 1976; vedi anche Batson & Gray, 1981) Se inizialmente offrono aiuto, gli intrinseci tendono ad essere insistenti su come aiutare sia che l'obiettivo lo voglia o meno. Ma le persone con un orientamento di ricerca offrono un aiuto provvisorio, e non insistono se la persona destinataria rifiuta l'aiuto (Batson, 1976; vedi anche Batson & Gray, 1981). Chi aiuta? Orientamento religioso le differenze di religiosità intrinseca e quest sono associate a differenze per chi si aiuta Credenti intrinseci a volte limitano la prosocialità a persone che pensano come loro, per esempio, evitando di aiutare di coloro che violano i propri valori religiosi (ad esempio, l'omosessualità). Al contrario, quelli con un orientamento di ricerca sono spesso disposti ad aiutare persone con credenze e valori che si oppongono ai propri (Batson, Denton, e Vollmecke, 2008; Batson, Eidelman, Higley, e Russell, 2001; Batson, Floyd, Meyer, & Winner, 1999). Batson (1990) sottolinea che l'orientamento di ricerca è legato a motivazioni altruistiche (dove la preoccupazione principale è per gli altri), mentre l'orientamento intrinseco è più fortemente associato con motivazioni egoistiche (interesse primario per l'auto o ingroup). Quando la religione aiuta? Gli psicologi sociali sono di per sé interessati ad aspetti della situazione che influenzano il comportamento prosociale. Uno degli studi più classici sul rapporto tra religione e comportamento prosociale si basa sulla parabola del buon samaritano (Luca 10: 25-37) Altri studi riguardano: L’intenzione prosociale L’ipocrisia morale La cooperazione Darley e Batson (1973) hanno pensato che le persone che stanno pensando qualcosa di "etico e religioso" dovrebbero essere più propensi a fermarsi per aiutare una persona bisognosa, di qualcuno che non sta pensando qualcosa legato alla religione. Predispongono quindi una situazione sperimentale Quando la religione aiuta? Studenti del seminario di Princeton venivano invitati a recarsi in un altro edificio del campus per tenere un discorso. Sulla strada, passavano vicino ad un soldato malvestito che tossiva e gemeva, e sembrava avere bisogno di aiuto. Le variabili sperimentali erano due: Pensieri religiosi oppure no Aver fretta oppure no Ad alcuni partecipanti era stato detto che avrebbero fatto un breve discorso sulla parabola del Buon Samaritano (e quindi avevano in mente un fatto religioso) Gli altri partecipanti avrebbero fatto un breve discorso su un certo argomento (non connesso con l’aiutare gli altri) Alcuni partecipanti furono invitati a correre verso l'altro edificio, perché erano in ritardo Agli altri no Quando la religione aiuta? Risultati I partecipanti con pensieri religiosi non avevano più probabilità di fermarsi e aiutare il soldato le persone che avevano fretta erano significativamente meno propensi a fermarsi e aiutare rispetto a chi non aveva fretta Altri modi di attivare i “pensieri religiosi” hanno dato esiti differenti: ad es. invitare a fare beneficienza funziona meglio di domenica rispetto agli altri giorni della settimana (Malhotra, 2010). Questi risultati indicano che “attivare” i comportamenti prosociali con la religione non è semplice. Quando la religione aiuta? Non tutti i tipi di concetti religiosi possono essere associati con il comportamento prosociale Pichon, Boccato e Saroglou (2007) hanno scoperto che le parole religiose positive (ad es., benedire, fede, battesimo) facilitano le intenzioni pro-sociali ma le parole religiose neutre (per es., monaco, cappella, altare) no Pichon e Saroglou (2009) trovano che Una persona senza fissa dimora davanti ad una chiesa aumenta il desiderio di aiuto Ma non se è un immigrato Perché la religione aumenta la prosocialità? Per rispondere a questa domanda sono state proposte diverse teorie: Punizione soprannaturale: la presenza di un dio vigile è un adattamento che permette agli esseri umani di vivere in gruppi cooperativi su larga scala Auto regolazione: la religione, attraverso le sue credenze, pratiche e comunità associate promuove prosocialità rafforzando la propria capacità di monitorare e regolare il proprio comportamento Comunità morali: il ruolo della religione nella coesione del gruppo deriva dalla sua enfasi su un insieme più ampio e vincolante di principi morali non solo su danno e equità Costly Signaling (segnalazioni costose): la religiosità e i comportamenti associati comunicano impegno per l’ingroup