Opere di finzione e non [0.07in]Prime teorie

Le teorie della finzione
Opere di finzione e non
Nella lezione di oggi iniziamo ad affrontare in dettaglio il problema
di Gosse:
Prime teorie
I
cosa distingue le opere di finzione dalle opere che non sono di
finzione?
Per prima cosa, illustriamo intuitivamente questa distinzione con
degli esempi.
Sandro Zucchi
2013-14
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
1
Un elenco
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
2
Lo scopo dell’analisi
I tipi di oggetti elencati nel riquadro di destra appartengono al
genere delle opere che non sono di finzione e i tipi di oggetti
elencati nel riquadro di sinistra appartengono al genere delle opere
di finzione:
Romanzi
Racconti
Commedie
Drammi
Fiabe
Film (non documentari )
Quadri a soggetto mitologico
Disegni di unicorni
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
Saggi
Articoli di giornale
Manuali
Libri di testo
Biografie
Documentari
Libri di ricette
Documenti legali
3
I
Naturalmente, fare un elenco dei generi di opere di finzione e
di opere che non sono di finzione non equivale a spiegare cosa
distingue questi due tipi di opere.
I
L’elenco precedente ci dà però un test per controllare
l’adeguatezza di un’analisi di questa distinzione.
I
Un’analisi adeguata dovrà fare questa predizione: romanzi,
racconti, commedie, drammi, fiabe, quadri a soggetto
mitologico e disegni di unicorni appartengono al genere delle
opere di finzione; saggi, articoli di giornale, libri di testo,
manuali, documentari, libri di ricette e i documenti legali no.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
4
Un esperimento
I
Proviamo ora a fare un esperimento.
I
Vi mostrerò dei testi, e voi dovrete cercare di indovinare se si
tratta di testi di finzione oppure no.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
Testo di finzione o no?
La culla dondola su un abisso, e il senso comune ci dice che la
nostra esistenza è solo un breve intervallo di luce tra due eternità
di oscurità. Benché le due siano gemelle, l’uomo, di regola, vede
l’abisso prima della nascita con più calma di quello verso il quale
sta andando (a circa quattromila e cinquecento battiti all’ora).
Conosco tuttavia un giovane cronofobo che provò una sorta di
panico guardando per la prima volta dei filmini casalinghi girati
alcune settimane prima della sua nascita. Egli vide un mondo
che era praticamente immutato - la stessa casa, la stessa gente
- e allora si rese conto che lı́ egli non esisteva e che nessuno
lamentava la sua assenza. . . .
5
Risposta
6
Testo di finzione o no?
La culla dondola su un abisso, e il senso comune ci dice che la
nostra esistenza è solo un breve intervallo di luce tra due eternità
di oscurità. Benché le due siano gemelle, l’uomo, di regola, vede
l’abisso prima della nascita con più calma di quello verso il quale
sta andando (a circa quattromila e cinquecento battiti all’ora).
Conosco tuttavia un giovane cronofobo che provò una sorta di
panico guardando per la prima volta dei filmini casalinghi girati
alcune settimane prima della sua nascita. Egli vide un mondo
che era praticamente immutato - la stessa casa, la stessa gente
- e allora si rese conto che lı́ egli non esisteva e che nessuno
lamentava la sua assenza. . . .
[Da Parla, memoria, autobiografia di Vladimir Nabokov.]
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera. A volte,
non appena spenta la candela, mi si chiudevano gli occhi cosı̀
presto che neppure potevo dire a me stesso:“M’addormento”.
E, una mezzora dopo, il pensiero che dovevo ormai cercar
sonno mi ridestava; volevo posare il libro, sembrandomi
averlo ancora tra le mani, e soffiare sul lume; dormendo
avevo seguitato le mie riflessioni su quel che avevo appena
letto, ma queste riflessioni avevan preso una forma un po’
speciale; mi sembrava d’essere io stesso l’argomento del libro:
una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco I e Carlo V. . . .
7
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
8
Risposta
Testo di finzione o no?
Per molto tempo, mi son coricato presto la sera. A volte, non
appena spenta la candela, mi si chiudevano gli occhi cosı̀ subito
che neppure potevo dire a me stesso:“M’addormento”. E, una
mezzora dopo, il pensiero che dovevo ormai cercar sonno mi
ridestava; volevo posare il libro, sembrandomi averlo ancora tra
le mani, e soffiare sul lume; dormendo avevo seguitato le mie
riflessioni su quel che avevo appena letto, ma queste riflessioni
avevan preso una forma un po’ speciale; mi sembrava d’essere io
stesso l’argomento del libro: una chiesa, un quartetto, la rivalità
tra Francesco I e Carlo V. . . .
[Da Dalla parte di Swann, romanzo di Marcel Proust.]
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
Nella tarda primavera del 1912, l’elegante yacht Enchantress
salpava dalla piovosa Genova per una crociera di piacere nel
Mediterraneo - una crociera senza preoccupazioni, priva di itinerario e di tabella di marcia. I cieli brillavano mentre puntava
verso sud. Rapidamente si immerse nella luce del sole. . . .
9
Risposta
10
Testo di finzione o no?
Nella tarda primavera del 1912, l’elegante yacht Enchantress
salpava dalla piovosa Genova per una crociera di piacere nel
Mediterraneo - una crociera senza preoccupazioni, priva di itinerario e di tabella di marcia. I cieli brillavano mentre puntava
verso sud. Rapidamente si immerse nella luce del sole. . . .
[Da Una pace per porre fine ad ogni pace, libro di storia di David
Fromkin.]
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
In un giorno di inizio settembre dell’anno 356 B.C., un corriere
uscı̀ a cavallo da Pella, la nuova capitale reale della Macedonia,
portando dei dispacci per il re. Egli si diresse a Sud Est, attraverso la pianura, oltre il lago Yanitzka . . . , con Ossa e Olimpo
che brillavano bianchi sul lontano orizzonte. . .
11
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
12
Risposta
Testo di finzione o no?
In un giorno di inizio settembre dell’anno 356 B.C., un corriere
uscı̀ a cavallo da Pella, la nuova capitale reale della Macedonia,
portando dei dispacci per il re. Egli si diresse a Sud Est, attraverso la pianura, oltre il lago Yanitzka . . . , con Ossa e Olimpo
che brillavano bianchi sul lontano orizzonte. . .
[Da Alessandro di Macedonia, libro di storia di Peter Green.]
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
In Alice Spring - un groviglio di strade bruciate dove uomini in
lunghe calze bianche entravano e uscivano continuamente da
Land Cruisers - ho incontrato un russo che stava facendo una
mappa dei luoghi sacri degli Aborigeni. Il suo nome era Arkady
Volchok. Era un cittadino austriaco. Aveva trent’anni. . . .
13
Risposta
14
Testo di finzione o no?
In Alice Spring - un groviglio di strade bruciate dove uomini in
lunghe calze bianche entravano e uscivano continuamente da
Land Cruisers - ho incontrato un russo che stava facendo una
mappa dei luoghi sacri degli Aborigeni. Il suo nome era Arkady
Volchok. Era un cittadino austriaco. Aveva trent’anni. . . .
[Da Le vie dei canti, romanzo di Bruce Chatwin.]
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
Nell’autunno del 1852, con l’aiuto del mio eccellente amico, il
fu generale Monteith, offrı̀i i miei servigi alla Royal Geographical
Society di Londra, allo scopo di rimuovere quell’obbrobrio per
l’avventura moderna, quell’enorme macchia bianca che sulle nostre carte rappresentava ancora la regione Centrale e Orientale
dell’Arabia. . . .
15
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
16
Risposta
Testo di finzione o no?
Nell’autunno del 1852, con l’aiuto del mio eccellente amico, il
fu generale Monteith, offrı̀i i miei servigi alla Royal Geographical
Society di Londra, allo scopo di rimuovere quell’obbrobrio per
l’avventura moderna, quell’enorme macchia bianca che sulle nostre carte rappresentava ancora la regione Centrale e Orientale
dell’Arabia. . . .
[Da Storia personale di un pellegrinaggio alla Medina e alla
Mecca, cronaca di viaggio di Sir Richard Burton.]
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
Dalla finestra esposta a sud della stanza in cui Meriwether Lewis
nacque il 18 di Agosto 1774, si poteva scorgere il Rockfish Gap,
nelle montagne del Blue Ridge, un’apertura verso l’Ovest che
invitava all’esplorazione. . . .
17
Risposta
18
Testo di finzione o no?
Dalla finestra esposta a sud della stanza in cui Meriwether Lewis
nacque il 18 di Agosto 1774, si poteva scorgere il Rockfish Gap,
nelle montagne del Blue Ridge, un’apertura verso l’Ovest che
invitava all’esplorazione. . . .
[Da Coraggio indomito, biografia dell’esploratore Meriwether
Lewis scritta da Steven Ambrose.]
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
Un’ora prima dell’alba del 7 Marzo 1974, Kaspar Joachim Utz
morı̀ di un secondo e lungamente atteso colpo apoplettico, nel
suo appartamento al n. 5 di via S̆iroká, di fronte al vecchio
cimitero ebraico di Praga. . . .
19
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
20
Risposta
La morale dell’esperimento
Un’ora prima dell’alba del 7 Marzo 1974, Kaspar Joachim Utz
morı̀ di un secondo e lungamente atteso colpo apoplettico, nel
suo appartamento al n. 5 di via S̆iroká, di fronte al vecchio
cimitero ebraico di Praga. . . .
[Da Utz, romanzo di Bruce Chatwin.]
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
21
Alla ricerca di proprietà relazionali del testo
I
In linea di principio, è possibile leggere un testo senza essere
in grado di decidere, semplicemente in base testo, se si tratta
di un testo di finzione oppure no.
I
La distinzione tra testi di finzione e testi non di finzione non
dipende dunque da proprietà interne al testo.
I
Più precisamente, non dipende da proprietà sintattiche del
testo (da come le parole sono ordinate nella frase, dal tipo di
costruzioni usate, ecc.).
I
Né dipende semplicemente dal contenuto del testo. È del
tutto possibile comprendere quello che un testo dice senza che
questo sia sufficiente per determinare se è di finzione oppure
no.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
22
La verità del testo
Una strada già battuta
I
I
I
La conclusione a cui siamo arrivati suggerisce di orientare cosı̀
la nostra indagine:
dato che l’essere di finzione di un testo non dipende
solo da proprietà interne al testo, dobbiamo cercare
la radice dell’essere di finzione di un testo in
qualcosa che il testo possiede in virtù delle sue
relazioni con qualcos’altro.
I
I
In questo senso, Gregory Currie parla dell’essere di finzione di
un testo come di una proprietà relazionale del testo.
I
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
23
Abbiamo già provato a distinguere tra opere di finzione e opere
non di finzione usando una proprietà relazionale.
Abbiamo supposto che le opere di finzione stiano in una certa
relazione con il mondo reale: a differenza delle opere che non
sono di finzione, le opere di finzione raccontano eventi
immaginari, eventi che non sono realmente accaduti.
Un’altra versione di questo approccio è questa:
La differenza tra le opere di finzione e le opere che non
sono di finzione è che le opere di finzione dicono delle
falsità, mentre quelle non di finzione esprimono delle
verità.
Abbiamo visto però che questo approccio non è accettabile: ci
sono opere di finzione che raccontano cose vere e opere non di
finzione che raccontano cose false.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
24
Il riferimento a personaggi immaginari
I
I
Alcuni problemi
C’è una variante dell’approccio precedente che utilizza la nozione di
riferimento, invece della nozione di verità, per distinguere tra opere di
finzione e opere che non sono di finzione.
Dopotutto, le opere di finzione, come Le avventure di Sherlock Holmes,
contengono tipicamente dei riferimenti a individui immaginari, come
Holmes, Watson, il prof. Moriarty, ecc. Potremmo cercare di sfruttare
questo fatto per i nostri scopi, dicendo:
• le opere di finzione, al contrario delle opere che non sono di finzione,
La distinzione in termini di riferimento a entità fittizie si espone
però a obiezioni simili a quelle sollevate per la distinzione in
termini di verità. Ecco alcuni problemi sollevati da K. Walton:
I
Il libro Personaggi delle commedie di Shakespeare di William
Hazlitt parla di entità fittizie, i personaggi delle commedie di
Shakespeare. Eppure, è un saggio, un’opera che non è di
finzione.
I
Un’opera di finzione può parlare di persone reali. Il racconto
di Tommaso Landolfi “La moglie di Gogol” riguarda una
persona reale, lo scrittore russo Nikolay Vasilyevich Gogol.
“. . . non c’è ragione per cui un’opera di finzione non possa
riguardare esclusivamente persone e cose (particolari) che
esistono realmente.”
parlano di individui fittizi.
I
Questa teoria è sostenuta da A. J. Toynbee:
“Quando chiamiamo opera di finzione un brano di letteratura
non intendiamo niente di più che i personaggi non possono essere
identificati con alcuna persona che sia vissuta in carne ed ossa,
né gli incidenti con eventi particolari che abbiano avuto luogo.”
[A. J. Toynbee, citato nel Webster Third New International
Dictionary, pag. 844].
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
25
Personaggi immigrati nel romanzo dal mondo reale?
I
I
I
26
Finzione e asserzione
La prima obiezione di Walton è corretta: un saggio può
evidentemente riguardare personaggi di romanzi, di commedie,
ecc. Dunque, non è sufficiente che un’opera parli di personaggi
immaginari per concludere che sia di finzione. Questa
considerazione pare una ragione sufficiente per abbandonare il
tentativo di spiegare la natura dei testi di finzione in termini di
riferimento a personaggi immaginari.
Consideriamo comunque la seconda obiezione di Walton. Essa si
basa sull’assunzione che il Gogol di cui parla Landolfi nel racconto
La moglie di Gogol è il Gogol del mondo reale. È corretta questa
assunzione? Oppure il Gogol del racconto è solo un personaggio
immaginario che assomiglia al Gogol reale?
Solo se si accetta il primo punto di vista (se si assume cioè
l’identità tra il Gogol del racconto e il Gogol reale), la seconda
obiezione di Walton è corretta. Non cercheremo di risolvere
questa questione ora.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
I
I
I
I
I
27
Abbiamo visto che ci sono opere di finzione che raccontano
cose vere e opere non di finzione che raccontano cose false.
Questo significa che non possiamo usare la verità, la relazione
tra le opere di finzione e il mondo, per distinguere tra opere di
finzione e opere che non sono di finzione.
Tuttavia, nei saggi, nelle cronache storiche, negli articoli di
giornale, ecc. l’autore asserisce ciò che scrive (o almeno
asserisce gli enunciati dichiarativi che scrive), rivendica cioè la
verità di ciò che scrive.
Nei romanzi, nei racconti, nelle favole, non è cosı̀. L’autore
non afferma affatto ciò che scrive, non rivendica che ciò che
scrive sia vero.
Questo suggerisce un altro modo per distinguere tra opere di
finzione e opere che non sono di finzione.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
28
La teoria dell’intento assertivo
Enunciati dichiarativi e non
I
I
I
I
Un’opera è di finzione se e solo se gli enunciati dichiarativi del
testo non sono asseriti dall’autore (l’autore non rivendica la
verità di questi enunciati).
I
(Chiamo questo modo di distinguere tra opere di finzione e
opere che non sono di finzione la teoria dell’intento assertivo,
in quanto è basato sull’intenzione dell’autore di asserire
oppure no gli enunciati che scrive).
(1)
I
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
29
Alcune conseguenze desiderabili
I
I
I
I
Chi ha mangiato il dolce?
È partita Maria?
Chiudi la porta!
Per questa ragione, evitiamo di richiedere che l’autore di un testo non di
finzione rivendichi la verità di tutti gli enunciati del testo. Per enunciati
come (1), questa richiesta non sarebbe sensata.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
30
Famiglie infelici
un problema per la teoria dell’intento assertivo
La teoria che analizza la distinzione tra testi di finzione e non di finzione
in termini della nozione di asserzione permette di spiegare perché un
romanzo ambientato nel futuro che risultasse accurato in ogni dettaglio
rimarrebbe comunque un romanzo.
Infatti, secondo questa teoria, il fatto che un testo risulti vero
accidentalmente è insufficiente a classificarlo come opera non di finzione.
Perché un’opera non sia di finzione, l’autore del testo deve rivendicare la
verità di ciò che scrive (affermare le proposizioni dichiarative del testo).
Dunque, questa teoria spiega perché non abbiamo avuto bisogno di
aspettare il 1984 per concludere che Millenovecentottantaquattro di
Orwell è un testo di finzione, né abbiamo bisogno di aspettare il 2002 per
concludere che 2002: Odissea nello spazio di Clarke è un’opera di finzione.
E spiega perché Giuseppe e i suoi fratelli rimarrebbe un’opera di finzione
anche se si scoprisse che i dettagli inventati da Mann sono veri.
Sappiamo infatti che Mann, Orwell, e Clarke non hanno mai asserito i loro
testi, non hanno mai affermato che quello che questi testi dicevano era
vero. Dunque, si tratta di opere di finzione.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
Nel formulare la teoria dell’intento assertivo, abbiamo detto che, mentre
per le opere che non sono di finzione l’autore rivendica la verità degli
enunciati dichiarativi che scrive, nelle opere di finzione non è cosı̀.
Qual è la ragione di questa restrizione agli enunciati dichiarativi? Perché
non diciamo più semplicemente “un’opera non è di finzione se e solo
l’autore rivendica la verità degli enunciati del testo”?
Gli enunciati in (1) non sono dichiarativi, e per enunciati di questo genere
non pare abbia senso dire che sono veri o falsi:
I
Walton solleva un’obiezione per la teoria dell’intento assertivo.
Considerate l’inizio di Anna Karenina:
(2)
I
I
I
31
Le famiglie felici sono tutte simili; ogni famiglia infelice è infelice a
suo modo.
In questo passo, Tolstoj rivendica probabilmente la verità di ciò che scrive,
il lettore ha l’impressione che l’autore stia comunicando qualcosa di cui è
profondamente convinto. Dunque, l’enunciato (2) è asserito dall’autore di
Anna Karenina.
Dal momento che Anna Karenina è un romanzo, un’opera di finzione, ne
segue che è falso che nelle opere di finzione gli enunciati dichiarativi non
sono asseriti dall’autore, contrariamente a quanto afferma la teoria
dell’intento assertivo.
L’assenza di forza assertiva non è necessaria per qualificare un testo come
testo di finzione.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
32
Romanzi storici
Nuova formulazione della teoria dell’intento assertivo
un altro problema per la teoria dell’intento assertivo
I
(2)
I romanzi storici sono un altro esempio di opera finzione che può
contenere enunciati con forza assertiva. Come osserva Walton,
“I romanzi storici sono, o almeno possono essere,
eccezioni. Ci si aspetta che l’autore di un romanzo storico
inventi molti dettagli, naturalmente. . . Ma l’autore può
ben essere ritenuto responsabile per l’accuratezza della
sua descrizione del corso generale degli eventi. Parte del
suo scopo può essere di informare i lettori di certi eventi
storici. . . Se egli ha questo scopo, . . . è assai probabile
che, secondo un’analisi ragionevole dell’asserzione, egli
scriva gli enunciati rilevanti assertivamente.”
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
Supponiamo che sia vero che Tolstoj rivendica la verità di (2):
I
I
Le famiglie felici sono tutte simili; ogni famiglia infelice è
infelice a suo modo.
Questo ci costringe ad abbandonare la formulazione cha abbiamo
dato della teoria dell’intento assertivo, secondo cui gli enunciati
dichiarativi delle opere di finzione non sono asseriti dall’autore,
cioè l’autore non ne rivendica la verità.
Tuttavia, potremmo adottare una versione modificata di questa
teoria che non è soggetta a questa obiezione:
• un’opera è di finzione se e solo se non tutti i suoi enunciati
dichiarativi sono asseriti dall’autore.
I
33
Una conseguenza desiderabile
Questa nuova formulazione pare avere una sua ragionevolezza: un
romanzo non può consistere interamente di enunciati dichiarativi
asseriti dall’autore. Altrimenti sarebbe un saggio e non un
romanzo!
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
34
La replica di Walton
un’obiezione per la nuova formulazione
I
Questa nuova formulazione della teoria dell’intento assertivo evita
anche il problema posto dai romanzi storici: dal momento che
questi romanzi contengono molti dettagli inventati, l’autore non
rivendica la verità di tutti gli enunciati dichiarativi che scrive.
Quindi, la versione modificata della teoria dell’intento assertivo
predice correttamente che i romanzi storici sono opere di finzione.
I
I
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
35
A parere di Walton, tuttavia, anche questa nuova formulazione
della teoria dell’intento assertivo è da scartare. La ragione è che,
secondo Walton, è del tutto possibile avere dei romanzi in cui
l’autore intende asserire la verità di ogni cosa che scrive.
Le opere che appartengono al genere del Nuovo Giornalismo
(come La canzone del carnefice di Norman Mailer, o A sangue
freddo di Truman Capote) sono, a parere di Walton, romanzi di
questo tipo. Questi romanzi combinano “degli sforzi coscienziosi
di riportare i fatti correttamente con l’utilizzazione deliberata di
tecniche del romanzo.”
In testi di questo genere, gli autori asseriscono ciò che scrivono.
Eppure, dice Walton, si tratta di opere di finzione, in quanto
questi testi hanno la funzione di suscitare un’attività di
immaginazione.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
36
Il Nuovo Giornalismo secondo Tom Wolfe
I
I
La canzone del carnefice
In questo romanzo, Mailer narra gli eventi che hanno portato
all’esecuzione di Gary Gilmore:
Il nome Nuovo Giornalismo è stato coniato dallo scrittore
americano Tom Wolfe. Gli autori che appartengono a questo
movimento mirano a riportare degli eventi realmente accaduti
utilizzando però delle tecniche di scrittura proprie del
romanzo.
In particolare, Wolfe enumera cosı̀ le tecniche prese in prestito
dal romanzo da questi autori:
• raccontare la storia con delle scene piuttosto che con un
“Il secondo giorno di novembre, dopo aver ricevuto tutte
le telefonate, Bessie sentı̀ di nuovo degli echi. Il passato
suonò nell’orecchio di Bessie, il passato riverberò nella sua
testa. Le sbarre di acciaio si serrarono come una lapide.
‘Quel pazzo’, le gridò Mikal. ‘Non lo sa che è in Utah?
Lo uccideranno, se continua cosı̀.’ Tentò di calmare il più
piccolo dei suoi figli, e intanto pensava che, fin da quando
Gary aveva tre anni, sapeva che sarebbe stato condannato a
morte. Era stato un caro bambino, ma lei era vissuta con
quella paura fin da quando aveva tre anni. Fu allora che
aveva cominciato a mostrare un lato al quale lei non riusciva
ad avvicinarsi.
resoconto,
• preferire il dialogo alla citazione,
• presentare gli eventi dal punto di vista dei partecipanti,
• descrivere i dettagli relativi agli abiti, al linguaggio, ecc., delle
persone che agiscono come spie della classe sociale di
appartenenza.
I
Vediamo un brano tratto da La canzone del carnefice di
Mailer, un romanzo di questo genere.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
37
La canzone del carnefice (Cont.)
38
Opere di finzione interamente asserite?
Ogni cosa aveva una sfumatura marrone. Una
povertà dietro l’altra. Persino la ghiacciaia era marrone.
Era un’ombra di tristezza che non si dissipava mai. Di
color creta. Niente poteva crescere.
Fuori c’erano cinquanta roulotte, in questo
appezzamento vicino all’autostrada che chiamavano
Parco. Era un parcheggio per anziani. Costava poco. La
sua roulotte era costata 3.500 dollari? Non se lo
ricordava più. Quando qualcuno le chiedeva se aveva un
camera da letto o due, lei rispondeva ‘Ho una stanza da
letto e mezzo, se ci credi.’ Aveva anche mezzo portico
con mezza tenda parasole.”
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
39
I
Secondo Walton, in questo brano Mailer intende davvero
asserire che Bessie ebbe questi pensieri, Mikal le gridò quelle
cose, e cosı̀ via.
I
In generale, a parere di Walton, i romanzi che appartengono al
genere del Nuovo Giornalismo sono opere in cui l’autore
rivendica la verità di ogni cosa che scrive.
I
È corretta questa affermazione?
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
40
Una replica a Walton
I
I
I
I
Un’altra replica a Walton
Si potrebbe replicare a Walton che non è affatto chiaro che gli autori del
Nuovo Giornalismo asseriscano tutti gli enunciati dichiarativi dei loro
romanzi.
Mailer intende davvero sostenere che Bessie ebbe esattamente i pensieri
descritti nel brano che abbiamo letto? O forse intende semplicemente
sostenere che è verosimile che le siano venuti in mente pensieri di questo
genere quando iniziò di nuovo a sentire degli echi? Nel secondo caso, si
tratterebbe di dettagli inventati allo scopo di darci un’idea del probabile
stato d’animo di Bessie.
Se fosse cosı̀, La canzone del carnefice non sarebbe cosı̀ diversa da un
romanzo storico in cui l’autore racconta una storia basata su eventi reali e
si inventa alcuni eventi per riempire i vuoti lasciati dall’evidenza storica.
Lo scrittore può cercare di rispettare criteri di plausibilità nell’introdurre
questi elementi inventati, ma non ne rivendica la verità in senso stretto.
In questo caso, opere come La canzone del carnefice non sono esempi di
romanzi interamente asseriti e non pongono un problema per la versione
modificata della teoria dell’intento assertivo.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
I
I
I
I
41
L’intento assertivo come condizione sufficiente?
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
I
I
Che si concordi o meno con Walton riguardo al genere del
Nuovo Giornalismo, esiste tuttavia una ragione indipendente
per ritenere che la teoria dell’intento assertivo non riesca
veramente a catturare la natura delle opere di finzione.
Supponete che io scriva questo elenco di enunciati per
mostrarvi come funziona il passivo in italiano:
(3)
È corretto sostenere che l’assenza di intento assertivo, il fatto
che l’autore non rivendica la verità di ciò che scrive, è
sufficiente a classificare un testo come un’opera di finzione?
43
Leo ha baciato Lia.
Lia è stata baciata da Leo.
Leo ha dato un bacio a Lia.
Un bacio è stato dato da Leo a Lia.
I
In questo caso, evidentemente, non sto affatto asserendo
questi enunciati, non affermo che essi sono veri. Eppure, è
chiaro che il testo (3) non è un testo di finzione.
I
Dunque, come osserva Walton, il fatto che un testo non sia
asserito non è sufficiente per qualificarlo come un testo di
finzione.
Ci sono buone ragioni per ritenere di no. Vediamo quali sono.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
42
Una lezione di grammatica
I
I
L’altra possibilità è che Mailer intenda veramente asserire la
verità di tutto ciò che scrive, intenda davvero sostenere che
Bessie ebbe i pensieri descritti nel brano che abbiamo letto.
Ma, in questo caso, si potrebbe sostenere che La canzone del
carnefice non è affatto un’opera di finzione, è un resoconto
giornalistico. Un resoconto giornalistico particolarmente
avvincente, che come tale stimola la nostra immaginazione. Ma
sempre un resoconto giornalistico e non un’opera di finzione.
Dopotutto, esistono molti libri di storia avvincenti in cui l’autore
cerca di presentare i fatti in modo da suscitare l’interesse del
lettore. Questo non li rende opere di finzione.
Se questo è ciò che sono le opere del Nuovo Giornalismo, di
nuovo, esse non pongono un problema per la versione modificata
della teoria dell’intento assertivo: l’autore rivendica la verità di
tutto ciò che scrive, ma non si tratta di opere di finzione.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
44
Uno, due, tre, prova
I
Supponete che, all’inizio della lezione, per provare il
microfono, io dica:
(4)
I
I
Conclusione
Uno, due, tre, uno, due, tre, strane dicerie contristano
i Bertoloni, navi approdano al Parapagál, . . .
Non sto affatto asserendo questi enunciati, non affermo che
essi sono veri. Eppure, non pare intuitivamente corretto
affermare che ho prodotto un testo di finzione. Ho solo
provato il microfono.
I
La Teoria dell’intento assertivo, secondo cui ciò che
caratterizza le opere di finzione è il fatto che l’autore non
rivendica la verità di ciò che scrive, è insufficiente a spiegare la
distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di
finzione.
I
La radice di questa distinzione va cercata altrove.
Di nuovo, come osserva Walton, questo ci mostra che
l’assenza di intento assertivo non è sufficiente a qualificare un
testo come un’opera di finzione.
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
45
S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Opere di finzione e non – Prime teorie
46