L'evoluzione degli stadi di coscienza Intervista a Laura Boggio Gilot 1) Prima di affrontare il complesso tema dell'evoluzione negli stadi di coscienza, le chiederei di descrivere lo stato dell'arte degli studi scientifici sulla coscienza. Già da tempo Ken Wilber, il leader teorico di movimento, ha sottolineato che nella scienza si sta assistendo allo sviluppo di due spettacolari progetti. La scienza biologica è nel mezzo dello Human Genoma Project, un lavoro intenso che consiste nel comporre una mappa dei geni nell'intera sequenza del DNA. Questo progetto promette di rivoluzionare le nostre idee delle crescita, dello sviluppo, delle malattie e del comportamento medico. Non così conosciuto, ma ancora più importante, è lo Human Consciousness Project, uno sforzo, già a stadio avanzato, di comporre una mappa dell'intero spettro degli stati di coscienza, che porti alla luce tutti i contenuti e le potenzialità presenti nei reami dell'inconscio umano: quello psicodinamico dei contenuti rimossi, quello perinatale dei contenuti inerenti alle esperienze di nascita e di morte e quello transpersonale delle potenzialità superiori, sino alla dimensione spirituale dell'Anima, già delineata da Assagioli nel concetto di Sé transpersonale e trasmessa dalle tradizioni sapienziali e meditative. Questo progetto coinvolge centinaia di ricercatori nel mondo e comprende una serie di approcci multidisciplinari e multiculturali che integrano le conoscenze scientifiche e quelle delle grandi tradizioni meditative, che insieme garantiscono di mappare esaurientemente l'intera sequenza dei geni della consapevolezza. 2) Quali sono i presupposti e gli scopi profondi di questa ricerca scientifica? Questa nuova scienza della coscienza, nata nel cuore della psicologia transpersonale, si basa sull'amore per il genere umano e la reverenza verso la natura, mira a sviluppare una scienza portatrice di valori e di speranza per l'umanità ed a promuovere un'educazione alla consapevolezza, capace di risvegliare le forze buone e spirituali dell'interiorità, affinché possano esprimersi nell'azione creativa nel mondo. Cruciale in questo contesto, è l'esperienza del ricercatore della coscienza nei sentieri della meditazione, ovvero la profonda penetrazione nelle dottrine e discipline sapienziali che modificano lo stato di coscienza ordinaria, sino allo stato più alto di coscienza che è quello dell'Illuminazione, ovvero per il risveglio alla natura sacra del Sé e della realtà. I risultati di questa recente ricerca stanno offrendo profondi contributi alle teorie della crescita e della salute mentale. Pagina 1 di 4 3) Partendo dallo stato dell'arte degli studi scientifici sulla coscienza siamo arrivati alle discipline sapienziali. Come si integrano queste con la scienza? Come dice Roger Walsh, a questo proposito, “quando gli storici si volgeranno indietro a valutare l'attuale stato della psicologia, dovranno concludere che gli sviluppi della psicologia contemporanea non sono dovuti tanto a nuove teorie sulla mente, quanto alla riscoperta dell'antica saggezza”. Questa riscoperta è documentata nelle ricerche di alcuni leader teorici, primo fra tutti Ken Wilber. Integrando psicologia e tradizione meditativa, Wilber vede l'evoluzione della coscienza come un arco progressivo che va da uno stadio pre-logico o pre-personale ed uno logico o personale, ad uno trans-logico o trans-personale. La coscienza transpersonale è quella in cui la percezione varca i limiti del senso dell'io ordinario e incapsulato nel corpo ed ha accesso a più vaste regioni dell'inconscio, della mente, della psiche e del cosmo. 4) Fin qui sembra tutto molto chiaro; ma veniamo ora agli stadi di coscienza, cosa sono esattamente? Gli stadi di coscienza corrispondono a stadi dell'identità, che evolve da uno stadio preegoico ad uno egoico, ad uno trans-egoico: caratteristica dello sviluppo è il suo orientamento oloarchico, ove ogni stadio è la base del successivo e collabora alla sua strutturazione, ogni stadio ha strutture di base e strutture di transizione. Ad ogni stadio sono integrate le strutture di base dello stadio precedente, che sono quelle cognitive, mentre vengono trasformate le strutture di transizione, che sono il senso dell'identità, i bisogni, le motivazioni, la morale, le relazioni interpersonali... Il passaggio dallo stadio pre-egoico a quello egoico è detto arco personale e corrisponde a quello che Assagioli definì Psicosintesi personale, mentre il passaggio dallo stadio egoico a trans-egoico viene detto arco transpersonale ed è quello che Assagioli definì Psicosintesi transpersonale. 5) Le considerazioni svolte finora sottolineano fortemente l'idea dello sviluppo; come si prospetta la meta di tale sviluppo? All'apice dello sviluppo si realizza l'interezza del Sé, consistente nell'attualizzare quelle potenzialità del corpo, della mente e dell'anima, intesa quest'ultima come dimensione spirituale patria degli archetipi universali. La realizzazione del Sé corrisponde al Sommo Bene e allo sviluppo integrale delle linee evolutive: la linea cognitiva raggiunge l'intuizione supercosciente che ha accesso alle verità universali e alle forme principiali della realtà; la linea affettiva raggiunge la capacità di amore altruistico e incondizionato; la linea morale raggiunge un'etica universalistica che si accorda con l'armonia della vita; la volontà, perduta ogni finalità opportunistica, diventa volontà di bene che, varcando tutti i limiti egoistici, si esprime nel servizio alla vita e nel sostegno alla sofferenza. Pagina 2 di 4 Nella tradizione meditativa Yoga-Vedanta, la realizzazione del Sé corrisponde all'Illuminazione sull'identità e sull'indivisibilità del Sé con la Realtà Suprema e sulla loro comune natura sacra. Nell'Illuminazione si realizza uno stato di coscienza non-dualistico, che è oltre la separazione tra soggetto e oggetto, e quindi, oltre i limiti del pensiero, in cui si ha accesso all'Assoluto indicibile e indeterminato. Questa esperienza di coscienza non-dualistica è ciò che svela l'unità della Vita. Come dice Assagioli: “Il Sé transpersonale di ognuno è in continua unione con il Sé transpersonale di tutti gli individui, pur inconsapevoli che essi possano essere. Tutti i Sé transpersonali possono essere considerati una parte all'interno del Sé universale”. Il riconoscimento, esperito nella propria coscienza, di un proprio Sé legato all'universo ed al suo Principio Divino è stata chiamata beatitudine. Come dice ancora Assagioli nell'Atto di volontà: “in tutti i tempi, in tutti i paesi e in tutte le culture ci sono testimonianze di coloro che hanno realizzato ed espresso la gioia e la beatitudine proprie dell'unione tra il Sé individuale e il Sé universale”. La tradizione meditativa riconosce lo stato non-dualistico di beatitudine come liberazione dalla sofferenza dovuta all'ignoranza. Delineato nel Vedanta come lo stato del Nirvikalpa Samadhi, la coscienza nondualistica ricompone la scissura o caduta della coscienza, di per sé indivisa e universale, nei contenuti personalistici dell'io corporeo-mentale. Scissura che è la causa di tutta la sofferenza umana, secondo la tradizione sapienziale. 6) Poste queste chiare premesse, le chiedo una delucidazione su come una psicologia che affronta lo studio e la realizzazione degli stati illuminativi sia importante per lo studio della psicopatologia. Una psicologia integrale [che comprenda] l'intero arco dello sviluppo e i suoi disturbi [è di grande ausilio a tale scopo]. Come dice Wilber, poiché la coscienza e l'identità si sviluppano a stadi e ogni stadio ha una sua specifica strutturazione, i disturbi di uno stadio dello sviluppo avranno caratteristiche strutturali diverse da quelli di un altro stadio: pertanto, lo studio della strutturazione della personalità nel suo continuum è fondamentale per la comprensione differenziale dei disturbi dello sviluppo. L'arco pre-personale è stato descritto dalla psicoanalisi della relazione oggettuale. Il cosiddetto salto quantico nella teoria della psicopatologia ha distinto i disturbi della fase pre-edipica nell'ambito della psicosi e della sindrome borderline, i disturbi della fase edipica nell'ambito della nevrosi. L'arco transpersonale è stato descritto nella tradizione meditativa, basti pensare al complesso sistema degli Yoga-Sutra di Patanjali, e nelle culture induiste e buddiste. Non altrettanto investigato è invece l'arco dell'io, cioè quello che va dallo sviluppo dell'io adattato, rilevato dalla psicoanalisi, all'io più maturo, autonomo e autorealizzato. Per la comprensione dell'arco della coscienza transpersonale sino all'Illuminazione e alla Liberazione dalla sofferenza, è indispensabile comprendere lo sviluppo integrale dell'io, quale stadio della crescita, che nella sequenza evolutiva va prima costruito e poi superato. Qui sono delineati tre sottostadi dell'io; a) uno è quello descritto dalla psicoanalisi, che corrisponde alla fascia evolutiva dell'adattamento della persona alla realtà; Pagina 3 di 4 b) l'altro, più evoluto e adulto, è descritto nella psicologia umanistica e transpersonale, in particolare da Wilber, come lo stadio del “centauro”, che corrisponde alla fase evolutiva rivolta all'autonomia dal conformismo ed all'autorealizzazione; c) il terzo sottostadio è quello delineato prima da Jung e poi, con più chiarezza epistemologica, da Assagioli, e riferito alla fase in cui l'io si apre all'influsso spirituale del Sé e dei suoi principi organizzativi e trascendenti. Ciò che nella psicologia non è stato ancora sistematicamente delineato, e che è un campo di ricerca a cui mi sono personalmente applicata, è la strutturazione e l'integrazione dei tre sottostadi dell'io, nonché i loro specifici disturbi. [Questi due temi sono stati trattati rispettivamente nei miei volumi Il cammino dello sviluppo integrale e Curare mente e cuore, editi dalla casa editrice Satya-Edizioni AIPT.] 7) La sua spiegazione è stata estremamente “illuminante”, per restare nel tema; potrebbe aggiungere i capisaldi fondamentali di questa ricerca? Questa ricerca è fondamentale per almeno tre elementi: 1) Distinguere tra le pre e trans-confusioni dei processi evolutivi, cioè tra l'esperienza non-egoica, trans-personale e illuminativa, e quella non-egoica, pre-personale e dissociativa. 2) Distinguere le patologie che risultano da un arresto evolutivo nell'arco che porta all'io, dalle patologie che derivano da una fissazione nell'arco dell'io. 3) Comprendere l'articolazione psicoterapica, quando si realizzi la cosiddetta confusione dei livelli, in cui l'esperienza transpersonale può manifestarsi in uno stato pre-personale di coscienza, identità e patologia. Pagina 4 di 4