© DREAMSTIME IN RUSSIA MISS RUSSIA? è sieropositiva 18 di Lucia Sgueglia è giovane e bella, capelli biondi dal taglio sbarazzino e trucco leggero, Svetlana Izambayeva, un sorriso vispo mentre sfoggia la sua corona di Miss Hiv Russia. Svetlana, 24 anni, viene da Ceboksare, nella remota Siberia, dove fa la parrucchiera: è la prima miss Sieropositiva eletta in un concorso di bellezza in Russia, a dicembre 2005 nella giornata internazionale della lotta all’Aids. ALLARME A MOSCA Per dimostrare che il male non deve terrorizzare e che per gli infetti è possibile una vita dignitosa: “Siamo persone normali, e meritiamo attenzione e rispetto come tutti”, dice Svetlana, che ha scoperto di essere sieropositiva nel 2002 dopo un’avventura occasionale durante le vacanze. Ma in Russia l’Aids è ancora un tabù, e chi ne è colpito subisce una forte emarginazione sociale e la diffidenza di gran parte della popolazione, che coltiva molti falsi miti sul virus. Sieropositivi e malati di Aids conoscono discriminazioni sul lavoro, a scuola, nell’assistenza sanitaria e nella vita quotidiana. E i pregiudizi vengono anche dalle istituzioni: alcuni membri del governo e della Chiesa ortodossa hanno accusato le associazioni che conducono campagne di prevenzione ed educazione sanitaria di “propagandare con l’uso del condom comportamenti sessuali troppo liberi e immorali”. Fino a poco tempo fa autorità e istituzioni erano reticenti ad ammettere il contagio. Col risultato di far peggiorare la situazione. Due anni fa la Russia era l’unico paese europeo a non adottare politiche e finanziamenti ad hoc per contrastare il problema. Scarsissimi i servizi di cura e le strutture specializzate, in un sistema sanitario in grave crisi dove l’accesso alle terapie è una chimera per la maggior parte degli infetti, e le cure troppo costose per le amministrazioni locali che dovrebbero accollarsele (quasi 10.000 dollari l’anno, una somma enorme per un russo medio). A questo si aggiunge l’ignoranza del male e dei suoi effetti nella popolazione. La diffidenza colpisce persino i più piccoli, oggi toccati dal virus in modo preoccupante: secondo stime ufficiali sarebbero 21.000 i bambini con madri sieropositive. Molti vengono abbandonati dalle famiglie o finiscono in orfanotrofi speciali, altri devono affrontare grandi difficoltà per essere accettati nelle scuole o nei centri di cura. È il triste approdo di una lunga storia di silenzi e omissioni. Il primo caso ufficiale di contagio in Unione Sovietica risale al 1987, ma per anni le autorità hanno negato l’esistenza del virus nel paese: l’Aids è vista come una “malattia occidentale”, sintomo della decadenza e corruzione capitalista. Colpevolizzati per la sua diffusione sono soprattutto gli omosessuali (l’omosessualità è reato punibile con la galera fino al 1993), anche se in quel periodo e dopo il crollo dell’Urss sono gli unici a fare informazione sul virus. Con la glasnost per la prima volta si comincia a parlare pubblicamente di Aids. Ma presto il male cade di nuovo nel dimenticatoio, con la dura crisi economica degli anni Novanta, mentre sempre più si diffonde l’odio per gli omosessuali. Oggi la nuova Insieme ad alcuni pae- per cento dei colpiti si dell’Europa dell’Est, ha meno di trent’anni, la Russia di Putin ha e ha contratto il virus oggi uno dei tassi di per via sessuale; l’un crescita del virus Hiv per cento dei giovani più alti al mondo (più tra i 18 e i 24 anni è rapida dell’Africa). infetto. Allarme anche E il contagio non in altri paesi ex sovie- accenna a fermarsi. tici, dall’Asia centrale Tanto da far grida- all’Europa orientale: re l’Onu al rischio di 1,6 milioni di infetti epidemia. Non è un nel 2005, dall’Ucrai- caso che a ospitare na all’Asia centrale ai la prima Conferenza paesi Baltici, di recen- Europea e Centroasia- te entrati nell’Unione tica sull’Aids, a mag- Europea. La Banca gio scorso, sia stata Mondiale prevede che scelta proprio Mosca. nel 2020 i casi di Hiv Ufficialmente oggi in Russia potrebbero sono 350.000 i conta- aggirarsi tra i 5 e i 14 giati nella Federazione milioni. Ma fino a poco Russa, ma secondo gli tempo fa le autorità esperti la cifra effetti- russe hanno sottova- va sfiorerebbe il mi- lutato la portata del lione. Nel 1996 erano problema. meno di un decimo: è la crescita più forte nella storia dell’Aids. Secondo le autorità ogni giorno 100 persone si ammalano. L’80 Russia arricchita dal petrolio è costretta a guardare in faccia la realtà. E se fino a pochi anni fa le vittime erano in maggioranza tossicodipendenti da droghe a iniezione endovenosa, diffusesi enormemente negli anni Novanta (il 90% del totale, tra i 3 e i 4 milioni di persone) oggi il virus dilaga anche tra lavoratori del sesso e clienti, nelle prigioni e tra le donne, che da sole fanno un terzo di tutti i malati. Crescono i casi nelle categorie non considerate tradizionalmente a rischio, e più di un terzo sono dovuti al contagio sessuale. Qualcosa però sta cambiando. L’anno scorso per la prima volta Putin ha parlato pubblicamente del problema, e a novembre di quest’anno il governo russo ha deciso di raddoppiare gli stanziamenti per la lotta al male nel 2007, arrivando a 289 milioni di dollari. E ha varato una campagna anti-Aids che include la costruzione di nuove cliniche specializzate, campagne di prevenzione e corsi educativi per i giovani sull’Aids in tutte le scuole e nelle università. Ma secondo molte organizzazioni internazionali non basta. Le previsioni per il futuro restano poco rosee, se si guarda alle repubbliche russe meridionali come il Tatarstan e al Caucaso, a maggioranza musulmana: qui il virus è fenomeno nuovo e sconosciuto, parlarne un tabù, e il sesso non protetto la regola, accanto alla crescente diffusione delle droghe. 19