Opuscolo - AUSL Reggio Emilia

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uesta pubblicazione ha lo scopo di fornire alle persone che hanno avuto un
infarto alcune informazioni utili a condurre la vita di ogni giorno con serenità e
consapevolezza.
Viene consegnata al momento della dimissione dall’ospedale, quando la persona
che ha avuto un attacco di cuore è forse ancora un po’ stordita e incerta sul che fare e sul
come condurre la propria vita al ritorno a casa.
Il medico, al momento della dimissione, avrà spiegato al paziente cosa gli è capitato, come
è stato curato e come dovrà comportarsi, crediamo però che avere con sé anche un piccolo
opuscolo informativo possa essere un buon supporto.
Nelle pagine che seguono, dunque, illustriamo quali comportamenti adottare per prevenire
ricadute: dopo un infarto, infatti, si può tornare normalmente alla propria vita, al proprio
lavoro, ai propri interessi…, ma non si può fare finta di nulla e continuare ad avere
comportamenti rischiosi per la salute come consumare grassi, fumare o condurre una vita
sedentaria.
Questo opuscolo, tuttavia, rappresenta solo uno strumento informativo: centrale, nel
processo di cura, rimane il rapporto con gli operatori sanitari, in questo caso gli specialisti
cardiologi e i medici di medicina generale. A loro ci si può rivolgere con la fiducia di trovare
interlocutori competenti, disponibili e rispettosi.
Carlo Lusenti
Assessore alle politiche per la salute
della Regione Emilia-Romagna
Al ritorno a casa, la persona che ha avuto un infarto riprende gradualmente la sua vita “normale”,
secondo i suggerimenti ricevuti dal cardiologo dell’ospedale e dal proprio medico di medicina generale,
il medico di famiglia.
È importante sottolineare che davvero dopo un infarto si possono riprendere le proprie attività e
coltivare i propri interessi. Certo, non bisogna sottovalutare quello che è successo, ma si deve sapere
che, avendo cura di sé, migliorando le proprie abitudini di vita e seguendo le indicazioni del medico di
fiducia, si può vivere con serenità.
Il cuore è un muscolo che ha la funzione di “pompare” il sangue nelle arterie per portare ossigeno e
nutrimento a tutti i tessuti del nostro organismo.
Ma anche il cuore ha bisogno di ricevere ossigeno e nutrimento per svolgere questa funzione.
Le arterie che portano il sangue, cioè l’ossigeno e il nutrimento, al cuore sono le coronarie che, come
le altre arterie, possono ammalarsi di aterosclerosi, una malattia molto frequente caratterizzata dalla
formazione di placche sulle pareti interne dell’arteria, formate da grassi e cellule infiammatorie.
A volte queste placche rimangono stabili per molti anni, ma altre volte si possono rompere
improvvisamente provocando la formazione di un coagulo (il “trombo”) che in pochi minuti può ostruire
completamente l’arteria.
La zona del cuore che non viene più “nutrita” dalla coronaria ostruita, se questa non viene riaperta in
fretta, va incontro ad un danno irreversibile e si ha una “necrosi” o “infarto”.
L’infarto impiega alcune settimane per essere “riparato”, cioè perché si formi la cicatrice sulla lesione.
L’attività fisica (intesa come camminare, salire le scale, sollevare pesi) dovrà essere ripresa con
gradualità, concordando il che fare con il proprio cardiologo o con il proprio medico di famiglia.
E con gradualità si potranno riprendere anche le attività della vita di ogni giorno.
Due sono le indicazioni fondamentali per prevenire le ricadute: adottare abitudini di vita “salva cuore”;
seguire con scrupolo la terapia farmacologica prescritta rispettando gli orari, i dosaggi, le modalità di
prendere le medicine.
Da non dimenticare, anche per consigli e confronti, l’importanza di una costante relazione con il medico
di fiducia: lo specialista cardiologo o il medico di famiglia.
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Per prevenire il rischio di ricadute, occorre avere uno stile di vita rispettoso della salute e,
in particolare, occorre evitare comportamenti che possono danneggiare il cuore.
Queste solo le indicazioni, semplici da seguire.
Non fumare ed evitare il più possibile anche le situazioni di “fumo
passivo”, perché il fumo facilita la formazione di placche e trombi
nelle arterie.
Fumare fa male sempre, a maggior ragione dopo un infarto.
È importante ricordarlo poiché spesso gli effetti che il fumo
produce sulle arterie sono tenuti meno in considerazione rispetto
a quelli, per esempio, che si riferiscono ai polmoni.
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Per chi ha difficoltà a smettere di fumare, il Servizio sanitario
regionale garantisce un supporto con iniziative e veri e propri
corsi “antifumo” che si svolgono in tutta la regione
(per informazioni chiamare il numero verde gratuito del Servizio
sanitario regionale 800 033 033, tutti i giorni feriali dalle ore 8,30
alle ore 17,30, sabato e prefestivi dalle ore 8,30 alle ore 13,30).
L’attività fisica che fa bene al cuore è semplice e alla portata di tutti:
camminare a passo svelto in pianura per almeno 30-40 minuti per 3-4
giorni la settimana.
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La dieta che si è dimostrata particolarmente utile a prevenire l’infarto è la “dieta mediterranea” in
quanto ricca di frutta, verdura, pesce, e povera di grassi animali. Una dieta semplice da seguire e
gustosa al tempo stesso.
Ecco qualche suggerimento:
• mangiare frutta e verdura (condita con olio di oliva) possibilmente tutti i giorni,
• mangiare pesce di mare possibilmente 2-3 volte la settimana,
• ridurre le carni rosse a favore di quelle bianche,
• preferire il latte parzialmente scremato,
• ridurre il sale,
• ridurre il consumo di insaccati, formaggi, uova e condimenti grassi,
• bere vino senza superare il ½ litro al giorno (no superalcoolici),
• mangiare dolci non più di 1 volta la settimana,
• caffè fino a 2 tazzine al giorno.
Ci sono situazioni stressanti che non dipendono da noi,
però ce ne sono altre che possono essere evitate.
Ecco qualche suggerimento “positivo”:
• avere orari regolari per i pasti e per il sonno,
• programmare gli impegni e stabilire le priorità,
• ritagliarsi momenti di riposo e, ogni tanto... “staccare la spina”,
• se il lavoro richiede sforzi fisici o turni particolarmente pesanti,
consultare il proprio medico per concordare che cosa fare.
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Assieme alla dieta da seguire per evitare di diventare sovrappeso, la persona che ha avuto un infarto
dovrà prendere farmaci per mantenere la pressione arteriosa, la glicemia e il colesterolo entro limiti
raccomandati (per approfondimenti, vedi il riquadro a pag. 6 e 7).
Le medicine sono prescritte dal cardiologo o dal
medico di famiglia: a loro ci si può rivolgere con
fiducia per chiedere spiegazioni e per sciogliere
dubbi; occorre infatti sapere perché sono state
prescritte, a quali dosaggi e a quali orari bisogna
prenderle e anche per quanto tempo.
Al medico ci si deve rivolgere anche per sapere
quando e se è possibile sospendere l’assunzione
delle medicine: farlo senza averlo concordato
prima con il medico può comportare seri rischi
per la salute.
Anche per il cuore ci sono farmaci generici (o equivalenti): farmaci con lo stesso principio attivo di
quelli di “marca”, e quindi ugualmente efficaci, ma meno costosi.
Il Servizio sanitario regionale promuove l’uso di questi farmaci poiché, mantenendo la stessa
efficacia, permettono di risparmiare risorse da dedicare alla ricerca di farmaci innovativi.
Lo stesso farmaco generico o equivalente può essere prodotto con nomi diversi: al momento
del ritiro in farmacia bisogna porre attenzione al nome e chiedere spiegazioni al farmacista in
caso di dubbi.
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COME MANTENERE PRESSIONE, PESO, GLICEMIA E COLESTEROLO
ENTRO I VALORI RACCOMANDATI
Pressione Arteriosa
Glicemia
Obesità
Colesterolo
I valori della pressione arteriosa vanno controllati
periodicamente, anche con gli strumenti di
misurazione che si possono acquistare in
farmacia, per verificare che la pressione sistolica
(la “massima”) sia inferiore a 140 mmHg e quella
diastolica (la “minima”) sia inferiore a 90 mmHg.
Se si è ipertesi bisogna prendere con regolarità
le medicine prescritte per mantenere una
pressione arteriosa entro i valori raccomandati
durante tutta la giornata.
È opportuno ricordare che in montagna (oltre
i 1500 metri) i valori della pressione arteriosa
potrebbero alzarsi. Prima di recarsi a queste
altitudini, le persone con ipertensione devono
concordare con il proprio medico che cosa fare.
Un modo semplice per identificare la presenza di
obesità è quello di misurare la lunghezza del girovita. Una persona ha una eccessiva quantità di
grasso addominale se il suo giro-vita è superiore
a 102 cm negli uomini e a 88 cm. nelle donne.
Se si è sovrappeso o obesi occorre un impegno a
dimagrire riducendo l’apporto di calorie; in questo
caso è importante ricordare che l’alimentazione
mediterranea mantiene sotto controllo il peso,
previene le recidive di infarto e, a differenza della
maggior parte delle diete, può essere continuata
anche per tutta la vita.
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Il valore di glicemia è misurato attraverso
l’esame del sangue. Se la glicemia è alta (cioè
uguale o superiore a 126 mg/dl) si parla di
diabete mellito, una malattia che deve essere
curata adeguatamente perché alti valori di
glicemia danneggiano il cuore e le coronarie.
Un parametro utile da controllare nei diabetici
è l’emoglobina glicata (misurata con l’esame del
sangue) che informa sui valori medi di glicemia e
quindi sulla stabilità del diabete nelle settimane
precedenti all’esame. Il valore raccomandato
dopo un infarto è inferiore al 7%.
Per mantenere la glicemia entro i valori
raccomandati occorre seguire con attenzione
i consigli alimentari e prendere le medicine
prescritte negli orari previsti.
Anche il valore del colesterolo è misurato
attraverso l’esame del sangue, che indica i livelli
di LDL (colesterolo “cattivo”) e HDL (colesterolo
“buono”). Il colesterolo “cattivo” (LDL) favorisce
l’aterosclerosi, mentre il colesterolo “buono”
(HDL), al contrario, previene l’aterosclerosi
riducendo il deposito di grassi nelle arterie.
Nelle persone che hanno avuto un infarto occorre
mantenere valori di LDL bassi, cioè inferiori a
100 mg/dl, meglio ancora se inferiori a 70 mg/dl.
Per mantenere il colesterolo entro i valori
raccomandati occorre seguire i consigli alimentari
e prendere le medicine prescritte negli orari
previsti.
QUALI SONO I FARMACI DEL CUORE
Ecco i principali farmaci raccomandati per il cuore, indicati con il nome del principio attivo.
Come noto, il principio attivo è il medicinale vero e proprio, la componente curativa, a cui vengono
aggiunte sostanze “eccepienti”, innocue, prive di qualunque azione curativa, che hanno diverse
funzioni, come proteggere il principio attivo da agenti esterni, permettere la formulazione in
compresse, dare stabilità alle soluzioni, rendere il sapore della medicina più gradevole.
Acido Acetilsalicilico (Aspirina)
Inibisce le piastrine riducendo la probabilità
che sulle placche di aterosclerosi si formino dei
trombi. Non deve mai essere sospeso. Previene
non solo l’infarto, ma anche l’ictus cerebrale.
In alcune situazioni ad alto rischio viene associato
anche un altro farmaco anti-piastrinico come il
Clopidogrel.
Beta-Bloccanti
Riducono il consumo di ossigeno del cuore e
quindi lo “risparmiano”: è per questo che sono
indicati sempre dopo un infarto.
Prevengono inoltre le aritmie e producono una
riduzione della frequenza cardiaca che in genere
si accompagna a una sensazione di benessere.
Ace-Inibitori
Riducono la pressione arteriosa e riducono
anche la possibilità che il cuore vada incontro a
una dilatazione e a una perdita della sua forza
contrattile.
Statine per il Colesterolo
Le statine riducono il colesterolo “cattivo” (LDL)
nel sangue, evitando che si depositi nelle arterie;
agiscono anche sulle placche aterosclerotiche
rendendole meno vulnerabili alla rottura e quindi
riducendo la probabilità di infarto.
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Prevenire un secondo infarto è possibile praticando abitudini di vita “salva cuore” e assumendo con
regolarità le medicine prescritte; tuttavia non si può escludere completamente la possibilità che un
attacco di cuore si ripeta.
Ricordiamo quali sono i sintomi con cui si può presentare e che cosa si deve fare.
L’infarto in genere si manifesta all’improvviso, con sintomi spesso violenti.
Nella maggior parte dei casi il dolore è al centro del petto, è molto forte, assomiglia a una oppressione,
a qualcosa che stringe, e si può estendere a tutto il torace, al collo, o verso le braccia, lo stomaco
o la schiena.
Spesso questo dolore si accompagna a una sensazione di malessere intenso, sudorazione fredda,
affanno di respiro, nausea e vomito, stato di agitazione e, a volte, una sensazione di svenimento.
L’infarto è dovuto alla occlusione completa di una coronaria che si può complicare con un arresto
cardiaco, per cui la prima cosa da fare è mettere la persona “in sicurezza”.
La cosa da fare, se i
sintomi sono presenti
da più di 10 minuti, è
chiamare subito il
118
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È dimostrato che aspettare un familiare oppure
contattare il medico di famiglia può fare perdere
tempo prezioso perché le strumentazioni per
trattare efficacemente un infarto sono disponibili
solo in ospedale.
Non ci si deve recare al Pronto soccorso con un
proprio mezzo, anche se guidato da un familiare
o da un amico, perché in caso di svenimento o
arresto cardiaco non si dispone delle necessarie
apparecchiature salva-vita.
Occorre sapere che la riapertura della coronaria
può ridurre le dimensioni dell’infarto, con ricadute
positive sul decorso successivo, solo se sono passate
meno di 6-12 ore dalla comparsa del dolore quindi…
la parola d’ordine in questi casi è NON PERDERE
TEMPO!
Posso riprendere a lavorare?
I tempi della ripresa del lavoro devono essere
concordati con il medico di famiglia o con il
cardiologo e dipenderanno dalle dimensioni
dell’infarto e dal tipo di lavoro svolto.
Posso riprendere un’attività
fisico-sportiva?
È possibile riprendere con gradualità un’attività
fisica regolare fino a reintrodurre progressivamente gli sforzi fisici.
Dopo essersi consultati con il proprio medico o
con il cardiologo in molti casi si può riprendere
anche un’attività sportiva non agonistica evitando
comunque quelle che richiedono “sforzi a scatti”
o “improvvisi”.
Posso guidare la macchina?
Si può riprendere gradualmente a guidare, ma
nelle prime settimane è consigliabile evitare
lunghi viaggi e non mettersi in marcia nelle ore
più calde e trafficate.
Posso andare in montagna?
Fino a circa 1500 metri di altitudine non ci sono
problemi, l’unico accorgimento è quello di
misurare la pressione arteriosa perché potrebbe
alzarsi. Se ci si reca in luoghi oltre i 1500 metri
di altitudine occorre prestare attenzione perché
possono comparire sintomi respiratori e la fatica
è maggiore, specie se non si è allenati.
Posso andare al mare?
Non ci sono problemi particolari, basta evitare
le lunghe esposizioni al sole, le ore più calde
e curare l’idratazione bevendo acqua, spremute
di frutta….
Posso riprendere l’attività sessuale?
Non ci sono problemi a riprendere l’attività sessuale
con gradualità e buon senso. In caso di dubbi, è
consigliabile parlarne con il proprio medico.
Posso viaggiare o prendere l’aereo?
Cercare di programmare viaggi in condizioni confortevoli e, in caso di lunghi viaggi in auto, programmare un numero adeguato di soste.
Ricordare di portare sempre con sé i farmaci,
la lettera di dimissione e l’ultimo elettrocardiogramma. Prima di intraprendere un lungo viaggio
aereo consultare il proprio medico di fiducia.
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GLOSSARIO
angioplastica coronarica
e impianto di stent
Per riaprire una arteria coronaria che si è chiusa improvvisamente con la formazione di un
“trombo”, a volte si può usare un farmaco che
“scioglie” il trombo ma, nella maggior parte dei
casi, si preferisce intervenire con l’angioplastica coronarica. Questa procedura viene effettuata in anestesia locale, perché non è dolorosa.
Consiste nell’entrare nel circolo arterioso con
un sondino (a livello della gamba o del braccio)
che ha all’estremità un catetere a palloncino che
viene spinto fino al cuore e alla coronaria in cui
c’è il trombo da riaprire. Quando il sondino è
dentro la coronaria viene gonfiato il palloncino
per “schiacciare” la placca e il trombo sulla parete riaprendo l’arteria, il palloncino viene poi
sgonfiato e viene posizionato un retino (stent)
per tenere aperta la coronaria, quindi il sondino
viene sfilato e la procedura è finita.
A questo punto per mantenere aperta la coronaria nel tempo è necessario assumere correttamente i farmaci raccomandati per tutto il tempo
per cui il medico li prescrive.
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by-pass aortocoronarico
In alcuni casi, in cui le arterie coronarie sono
ristrette o chiuse e non è possibile risolvere
il problema con l’angioplastica coronarica,
bisogna coinvolgere il cardiochirurgo per
effettuare l’operazione di “bypass”, che consiste
nel confezionare dei “ponti” che permettano al
sangue di raggiungere le diverse regioni del
cuore “saltando” le zone ostruite.
I bypass sono dunque dei tratti di arteria (che
il chirurgo isola dal torace) o di vena (che viene
isolata dalle gambe) che vengono inseriti a
monte e a valle del tratto di coronaria in cui
c’è l’ostruzione.
L’intervento cardochirurgico di bypass aortocoronarico viene effettuato in anestesia generale
e in circolazione extracorporea, cioè fermando
il cuore e attivando la macchina cuore-polmoni
per tutta la durata dell’operazione.
Chi ha subito un intervento cardochirurgico di
bypass si ritroverà con una ferita sullo sterno
(nella zona che ha permesso al chirurgo di
entrare nel torace) e una o più ferite sulle
gambe (nelle zone da cui il chirurgo ha estratto
i tratti venosi che ha utilizzato per fare i bypass)
e dovrà sempre seguire un programma di
riabilitazione cardiologica.
GLOSSARIO
arresto cardiaco
Quando si ha un arresto cardiaco il cuore si
ferma e quindi non svolge più la sua funzione di
pompare il sangue ai vari tessuti dell’organismo.
In pochi minuti questa situazione può risultare
mortale.
Pertanto in caso di arresto cardiaco è necessario iniziare subito le manovre di rianimazione
cardiopolmonare (massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca o con pallone Ambu) e
attivare il sistema di emergenza (il 118) il più
presto possibile per disporre del defibrillatore in
grado di fare ripartire il cuore.
Purtroppo l’infarto nelle prime ore è ad alto rischio
di essere complicato da un arresto cardiaco: per
questo è importante che il paziente sia portato
rapidamente in una situazione protetta (come
in un’ambulanza attrezzata e quindi in Unità
Coronarica) dove l’arresto cardiaco può essere
trattato tempestivamente con efficacia.
defibrillatore esterno
Il defibrillatore è uno strumento, usato in caso
di arresto cardiaco, che eroga una corrente
elettrica attraverso due piastre posizionate sul
torace, in grado di interrompere la grave aritmia
che ha provocato l’arresto cardiaco e quindi di
fare ripartire il cuore che si è fermato. La cosa
più importante è che questa procedura venga
effettuata il più rapidamente possibile perché già
dopo pochi minuti di arresto cardiaco la mancanza
di sangue, e quindi di ossigeno al cervello, può
provocare lesioni gravissime, spesso mortali.
Sono disponibili defibrillatori che possono essere
usati solo dal personale sanitario, in dotazione
agli ospedali e alle ambulanze, ma ci sono
anche defibrillatori semiautomatici in grado di
riconoscere le aritmie e che possono essere
usati anche da personale non sanitario.
In genere sono posizionati nei luoghi ad alto
affollamento come gli stadi, i supermercati,
alcuni impianti sportivi.
pacemaker/defibRillatore
impiantabile
La parola pacemaker viene dall’inglese, significa
generatore di impulsi (pace=impulso, maker
=generatore). Infatti il pacemaker è un piccolo
dispositivo elettronico che viene posizionato con
un semplice intervento in anestesia locale nel
torace sotto la clavicola. Il pacemaker serve
a stimolare il cuore e quindi a farlo “battere”
alla frequenza necessaria e a fargli pompare la
quantità di sangue richiesta quando non è in
grado di farlo da solo perché ha una frequenza
cardiaca troppo bassa. Anche il defibrillatore
impiantabile è un dispositivo elettronico che
viene posizionato nel torace come il pacemaker,
la sua caratteristica è quella di svolgere funzioni
più complesse come quella di interrompere
aritmie gravi che possono causare svenimento
o arresto cardiaco.
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Gruppo di lavoro “La prevenzione delle malattie cardiovascolari”:
Paola Angelini, Bruna Baldassarri, Antonio Brambilla, Clara Curcetti, Andrea Donatini, Luisa Parisini
(Assessorato politiche per la salute, Regione Emilia-Romagna),
Elena Berti, Paolo Guastaroba (Agenzia sanitaria e sociale, Regione Emilia-Romagna),
Elisabetta Borciani, Enrico Sverzellati, Giovanni Quinto Villani (Azienda Usl di Piacenza),
Diego Ardissino, Paolo Coruzzi, Mario De Blasi (Azienda Usl di Parma),
Sara Baruzzo, Anna Maria Ferrari, Guido Tirelli, Alessandro Navazio (Azienda Usl di Reggio Emilia),
Giuliana Bulgarelli (Azienda Usl di Modena),
Patrizia Beltrami, Manuela Colonna, Giuseppe Di Pasquale, Fabia Franchi, Leo Orselli (Azienda Usl di Bologna),
Andrea Zamboni (Azienda Usl di Ferrara),
Maria Grazia Stagni (Azienda Usl di Forlì),
Giulia Ricci Lucchi, Augusto Graziani (Azienda Usl di Ravenna),
Francesca Ghezzi, Nicoletta Bertozzi, Roberto Mantovan (Azienda Usl di Cesena).
Redazione:
Marta Fin (Agenzia informazione e comunicazione, Assessorato politiche per la salute, Regione Emilia-Romagna),
Clara Curcetti (Assessorato politiche per la salute, Regione Emilia-Romagna),
Manuela Colonna, Giuseppe Di Pasquale, Stefano Urbinati (Azienda Usl di Bologna).
Pubblicazione approvata dalla Commissione cardiologica regionale.
Progetto grafico:
LL COMMUNICATION - Bologna
Stampa:
Cantelli Rotoweb
Dicembre 2012
Regione Emilia-Romagna
Assessorato politiche per la salute
Viale A. Moro, 21 - 40127 Bologna
Tel. 051 5277150
www.saluter.it - [email protected]
numero verde del Servizio sanitario regionale 800 033 033
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