1 Dal latino al volgare : Introduzione Dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente all'anno Mille, un nuovo concetto di unità sostituisce cultura classica e modelli politici romani. L'unità dell'Impero Romano incentrata anche sulla lingua crolla e viene lentamente sostituita dall'unità dei valori cristiani rappresentati da una nuova istituzione;la Chiesa di Roma che si pone come punto di riferimento della civiltà "europea" Il modo di produzione feudale,(il modo di produrre di organizzare l'economia e la produzione) caratterizzato dal vassallaggio e dalla servitù, modifica il tessuto economico e sociale e contribuisce alla formazione di un ordine politico fondato su rapporti di potere personali(Feudalesimo) e sugli ideali cavallereschi. Il momento culturalmente più significativo coincide tra il V e il IX secolo con il processo di trasformazione della lingua latina nelle lingue romanze. Latino e lingue romanze Il crollo dell'Impero, proprio a causa delle sue dimensioni, non ebbe i caratteri di un crollo immediato, ma fu piuttosto un processo lento che raggiunse il suo culmine con la data canonica del 476 d.C. (deposizione di Romolo Augustolo) , la deposizione dell'ultimo imperatore ebbe un'eco irrilevante, e nessuno dette all'evento il significato simbolico che poi avrebbe assunto per i posteri: esso in realtà si inseriva, come un episodio fra i tanti, nella lunga crisi che travagliava il mondo antico .Dal punto di vista linguistico, i sintomi del fenomeno di trasformazione della cultura romana sono vistosi e segnalano l'esistenza di una crisi profonda del latino classico e, di conseguenza, della civiltà che lo aveva espresso, in epoche ben precedenti al 476 d.C ,sintomi che diventano comunque vistosi dopo questa data Ne rendono testimonianza numerosi documenti: il celebre Appendix Probi, testo risalente appunto al III secolo d.C., nel quale un anonimo grammatico cercò di ricondurre alla norma classica forme che se ne erano allontanate lungo una traiettoria che anticipa le lingue volgari Naturalmente, il processo di disgregazione del latino classico si accentua e si accelera con il precipitare della crisi dell'impero Non si deve quindi pensare a una frattura netta con una data precisa, per quanto riguarda i volgari neolatini, la nascita non è determinata da un evento traumatico, ma deriva da una gestazione secolare in cui, attraverso spostamenti progressivi e spesso impercettibili, le lingue nuove si formano senza che questo voglia dire l'abbandono e la scomparsa immediata del Latino. In realtà, per un arco di tempo lunghissimo il latino e il volgare sono convissuti l'uno a fianco dell'altro nella coscienza e nella pratica degli intellettuali e del loro pubblico: ancora fra il XIV e il XV secolo vediamo scrittori ricorrere indifferentemente ai due idiomi, senza contare l'uso del latino giuridico, scientifico ed ecclesiastico continuato fino quasi ai giorni nostri. Abbiamo quindi il Latino classico, quello medioevale ma anche quello degli umanisti del 4-500, infine si potrebbe fare la storia specie nel nostro Paese,di come si è abbandonato piano piano questa lingua fondamentale, con momenti di discussione contrasti lotte, un accenno deve essere fatto per il nostro Paese al cosiddetto "Latinorum",il termine è usato da Manzoni con riferimento a Don Abbondio ,questi per imbrogliare il povero Renzo sfoggia termini latini senza senso una pratica molto diffusa sino a tutto il novecento, presa in giro anche nelle commedie di Moliere e nella commedia dell'arte. Il Latino cioè era anche uno strumento di potere ,per concludere la Chiesa cattolica abbandona il Latino nelle funzioni religiose negli anni sessanta del xx sec. Anche per i volgari non romanzi,(non derivati dal Latino) segnatamente quelli di area germanica e slava, l'influenza del latino fu decisiva: pur non avendo conosciuto direttamente la civilizzazione romana, o avendola sperimentata in modo superficiale e per periodi limitati, gran parte dell'Occidente non romanizzato si era incontrato con il latino attraverso l'evangelizzazione cristiana, adottandolo come lingua della religione e della cultura dall'Irlanda alla Scandinavia, dalla Germania alla Polonia, e facendone un modello di riferimento fondamentale. Avvenne così che Regioni intere si riconobbero in questo patrimonio comune, in cui affondano le loro radici non solo le civiltà romanze, ma l'intera tradizione del mondo occidentale. Quindi..... L'italiano deriva dal latino, in linea di massima dal latino parlato tanto che si può quasi affermare che oggi noi parliamo in parte,una lingua che è il latino modificatosi nel tempo. Un momento importante infatti di questa modifica avvenne grazie alla influenza delle lingue germaniche in seguito alle invasioni delle popolazioni che i Romani chiamavano Barbariche. Con la caduta dell'impero romano avvenne che il latino parlato andò sempre più differenziandosi dal latino scritto di origine classica usato dalla cultura e dal potere e si creò così una sorta di bilinguismo : da una parte il latino scritto d'origine classica usato dalla cultura e dal potere, dall'altro il latino parlato o volgare usato come strumento di comunicazione quotidiana che si trasforma continuamente e che arricchisce il suo lessico con termini che riguardano il commercio, l'agricoltura e l'attività manuale in generale. Ma anche il Latino della Chiesa si trasforma rispetto a quello dei romani parliamo infatti di latino medievale o mediolatino Dall' incontro tra latino e idiomi germanici nascono le lingue romanze e il Latino colto della Chiesa che ufficialmente sarebbe l'erede del Latino di Roma I primi documenti in lingua romanza:Uno dei primi documenti conosciuti in una lingua "romanza", ossia derivata dal latino, sono i cosiddetti Giuramenti di Strasburgo, che risalgono all'842. Si tratta di un testo ufficiale riportato dallo storico franco Nitardo nella sua Storia dei figli di Ludovico il Pio: con esso Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, sovrani il primo delle regioni occidentali, il secondo di quelle orientali dell'Impero carolingio, sanciscono la loro alleanza contro il fratello Lotario, con cui erano in lotta per la spartizione delle terre. I due sovrani con gli eserciti schierati pronunciarono la formula del giuramento dapprima in latino, e poi nelle lingue dei rispettivi popoli, ossia in franco e in tedesco. 2 Il periodo nel quale si collocano i primi documenti in volgare italiano è quello che va dalla metà del IX alla metà del X secolo.Per avere un documento analogo ai Giuramenti di Strasburgo in volgare italiano, in cui cioè sia chiara la coscienza e deliberata la volontà di esprimersi in una lingua alternativa a quella latina, dovremo aspettare oltre un secolo: risale infatti al 960 il Placito Capuano, una "sentenza" emessa a chiusura di una causa intentata da un privato contro il monastero benedettino di Montecassino circa il possesso di alcune terre. "Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti"( So che quelle terre, per quei confini che qui sono descritti, le possedette per trent'anni la parte di S. Benedetto). Le ragioni di questo ritardo sono molteplici: in primo luogo, il frazionamento particolaristico in cui versava la penisola nei secoli precedenti il Mille, l'assenza di una corte ad esempio vale a dire di un potere politico e amministrativo, con le difficoltà conseguenti a individuare una soluzione unitaria alle sparse esperienze in volgare, che pure esistevano ma non riuscivano a trovare le strutture politico-sociali necessarie per una aggregazione. Per di più, l'unica autorità in grado di svolgere una funzione centralizzatrice, e cioè la Chiesa, adottava come sua lingua ufficiale il latino e non aveva quindi nessun interesse a favorire almeno in parte l'affermazione e l'ufficializzazione di una letteratura in volgare. La tradizione classica era inoltre da noi più profondamente radicata che nelle altre parti d'Europa, e più difficile risultava quindi il suo superamento. ( Quando si affermerà il toscano esso sarà prevalentemente letterario dovrà convivere con il Latino e con innumerevoli dialetti anche essi di origine Romanza-Latina,sarà il Comune cittadino a sorreggere spesso la nuova lingua )ripetiamo ancora........ Abbiamo quindi il latino classico(che poi si evolverà in mediolatino) e il latino volgare spesso parlato dai più che si evolve nelle diverse forme di lingue Volgari nate dall'influenza delle lingue germaniche IL CONCILIO DI TOURS - una famosa disposizione stabilisce che ogni vescovo deve cercare di farsi comprendere ai sottoposti per uso della lingua volgare e che questi a loro volta debbano cercare di farsi comprendere dai fedeli" ogni vescovo tenga omelia, contenenti le ammonizioni necessarie a istruire i sottoposti circa la fede cattolica, secondo le loro capacità di comprensioni L'INDOVINELLO VERONESE - indovinello allusivo all'atto dello scrivere i buoi sono le dita, il campo bianco è il foglio di carta, il bianco aratro e la penna d'oca e il nero seme e' l'inchiostro."Se pareba boves - alba pratalia araba - et albo versorio teneba - et negro semen seminaba" (Spingeva avanti i buoi, arava un campo bianco, teneva un bianco aratro, e seminava nero seme). A livello lessicale sintattico il documento denota ancora la presenza di parole latine quali ad esempio semen o la congiunzione et, ma sono presente parole dal volgare quali versorio che e' un vocabolo tipico del dialetto veneto. Ritmo laurenziano(1150 circa) - componimento in ottonari (cantilena) scritto da un giullare toscano per ottenere in premio un cavallo dal Vescovo di Pisa, di cui ne fa le lodi insieme al Vescovo di Osimo . Ritmo cassinese (ultimi anni del XII secolo) - scritto da un autore colto, questo documento e' un dialogo in versi che tratta della vita terrena e celeste. Dall'VIII al XII secolo, il volgare fu adoperato sempre più largamente e scritto con frequenza sempre maggiore. Il documento più antico che si conosca è l’indovinello veronese della fine del VIII secolo o del principio del IX, forse opera di un chierico, in cui l'atto dello scrivere è paragonato a quello del contadino che ara un campo bianco lasciandosi dietro un seme nero Chierici e Laici La maggioranza della popolazione era a quel tempo costituita da laici letterati che, senza distinzione di condizione sociale, parlavano una lingua volgare che si allontanava sempre più dal latino, finché questo divenne incomprensibile a chi non lo avesse studiato (il latino era sentito come coincidente con la grammatica), mentre un’élite di uomini di cultura (i chierici), quasi tutti appartenenti alla cerchia ecclesiastica, parlava in volgare, ma era capace di leggere e scrivere in latino. Con il passare del tempo diventò necessario rivolgersi ai laici in volgare, prima oralmente e poi, quando si fu costituito un pubblico di laici avente una certa cultura, anche per iscritto. Tutti coloro che sapevano scrivere, usavano il medio-latino, ossia una lingua che, pur con modificazioni profonde, era una continuazione diretta del latino scritto antico mentre l'analfabetismo tra i laici, nobili e sovrani compresi, era notevole ed essi usavano esclusivamente le parlate locali, ossia i volgari, sempre più lontani dal latino e sempre più differenziati tra loro, ciò incoraggiò l’uso scritto del volgare. L'affermazione poi delle città dei comuni italiani favorì lo sviluppo della letteratura volgare ,i Borghesi , i mercanti comunali parlavano prevalentemente Volgare, i comuni poi erano istituzioni politiche quindi una struttura solida per lo sviluppo di una lingua (ricordiamo Dante e Firenze) Nell'arco di tempo che va dal VI al X secolo il patrimonio della cultura scritta le attività legate al sapere rimasero circoscritte a un limitato numero di Chierici. Generalmente individuabili nell'ambiente ecclesiastico: il termine chierico (in latino clericus) indicò indifferentemente sia l'uomo di Chiesa, adibito alle funzioni liturgiche, alla predicazione e ai compiti pastorali, sia l'intellettuale, la cui formazione avvenne sempre all'interno delle strutture della Chiesa (scuole episcopali, monasteri, abbazie).Il prestigio di cui il clericus venne investito in questa fase storica era destinato ad accrescersi e a stabilizzarsi, tanto all'interno della Chiesa, quanto all'interno dei centri del potere laico. L'intellettuale-ecclesiastico legge e scrive in latino, conosce le Sacre Scritture e le interpreta, occupa un posto di rilievo nelle gerarchie sociali del Medioevo: è, in sostanza, un uomo di potere, e per questa ragione il suo servizio diviene fondamentale anche nelle curiae (cancellerie), dove si amministrano e si gestiscono la politica e l'economia. Laici erano intellettuali in generale non legati al mondo della Chiesa,molti Mercanti colti ad esempio Una cultura laica di grande prestigio si afferma, soprattutto in Francia e in Italia, soltanto dopo il secolo XI, grazie alla struttura politica della corte e al sistema comunale(Le Città). 3 I giullari e i trovatori provenzali, i poeti siciliani alla corte di Federico II, i rimatori del Duecento italiano prediligono la lingua volgare; ne promuovono l'uso, stabiliscono con il potere politico un rapporto di collaborazione basato sulle capacità tecnico-giuridiche (notai) della loro formazione; rifiutano il semplice ruolo di "esecutori" sono "produttori" dell'opera d'arte; concepiscono la poesia e il sapere come una vera condizione professionale.Il volgare nel '200 e nel '300:Nel corso del Duecento e del Trecento in latino scrissero regolarmente i teologi, i giuristi, i retori, quasi tutti gli scienziati e molti storici. Dante compose in volgare il Convivio, ossia un'opera culturale e la Commedia, un poema didascalico-allegorico nel quale si tratta anche di teologia, ma, per formulare le leggi retoriche del poetare in volgare, scrisse in latino(De Vulgari Eloquenzia) ed in latino scrisse il de Monarchia che, trattando un problema supernazionale, i rapporti tra Chiesa e Impero, si rivolgeva a un pubblico non solo italiano. Nel Duecento si sceglieva tra le due lingue, a seconda del genere, dell'argomento e del pubblico, ma chi sapeva il latino e aveva conoscenze scientifiche non leggeva volentieri libri scritti in volgare. Nel IX secolo le dame ad esempio amavano la narrativa storico- romanzesca, che più tardi portò alle Chansons de geste ed ai romanzi (XI-XII sec.) in volgare .Alla regolamentazione dei volgari contribuì notevolmente il capitolare dell’813, infatti, gli uomini di Chiesa nel tradurre le omelie dal latino applicava alla nuova lingua le regole del latino(il latino come grammatica). La Chiesa col tempo almeno nel rapporto diretto con i fedeli si aprì lentamente al volgare TRASFORMAZIONI SINTATTICO - LESSICALI DEL VOLGARE 1) Le preposizioni sostituiscono i casi (nominativo, accusativo, vocativo etc.) 2) Introduzione sempre più massiccia dell'articolo 3) I dittonghi ae ed oe si trasformano in e (aperte o chiuse) 4) Scomparsa del genere neutro. Le parole neutre passano al maschile 5) Comparsa di una nuova forma verbale del futuro composta dall'infinito e dal presente del verbo avere (amerò, da amare habeo) 6) Si riducono gli aggettivi e i pronomi dimostrativi, abbondanti nel latino. Il loro uso però rimane molto intenso dato la natura del volgare che all'inizio è essenzialmente parlata e che dunque necessita di dimostrativi per indicare continuamente gli oggetti di riferimento Sono numerosi i nuovi costrutti che si creano come per esempio : ecce hic, ecce hoc, ecce hac da cui derivano qui, ciò qua. AREE IN CUI SI SONO SVILUPPATE LE LINGUE NEOLATINE Dal latino dunque derivano, o più precisamente sono l'evoluzione, le lingue romanze che si classificano in: ITALIANA,FRANCESE,SPAGNOLA,ROMENA,.... ma anche i Dialetti italiani Letteratura in lingua d'oïl La letteratura d'oïl è costituita, per la gran parte, dalle Chansons de geste ("canzoni di gesta"), raccolte nei cicli Carolingio e Bretone. Nel ciclo carolingio spicca la Chanson de Roland (Canzone di Orlando), che risale alla prima metà dell'XI secolo. Nel ciclo bretone (la designazione abbraccia sia l'Inghilterra del Sud-Ovest, sia la penisola nel Nord-Ovest della Francia) si narrano invece le gesta dei Cavalieri della Tavola Rotonda e del loro re, Artù.(Origine Celtiche) .Fra le loro imprese leggendarie occupa un posto preminente la ricerca del Santo Graal. Le forme in cui sono raccontate le gesta dei cavalieri sono varie: canti con accompagnamento musicale, poemetti, romanzi in prosa. Idealità cavalleresche, audacia e spirito di sacrificio ricorrono anche nel ciclo bretone, come in quello carolingio, con in più la presenza di altri elementi, tra i quali spiccano in particolare il soprannaturale e il magico. Ma, soprattutto, il ciclo bretone è contraddistinto da un fortissimo senso dell'avventura e del fantastico. I protagonisti s'impegnano in azioni nelle quali l'alto rischio personale permette di misurare le proprie capacità e di raggiungere la gloria individuale, per lo più con lo scopo di conquistare la donna amata. Nel ciclo bretone comincia a prender forma il modello del cavaliere errante, che avrà una larga diffusione nelle letterature dei secoli successivi in tutt'Europa.L'Epica Medioevale:Le Chansons de geste sono componimenti in strofe o rimate, con lunghezza variabile,(strofe (dette lasse), di decasillabi in assonanza e non in vera e propria rima) e rielaborano in veste letteraria le res gestae (le imprese militari) di alcuni grandi condottieri. Sono articolate sulle imprese eroiche di alcuni personaggi (anche storici) come Carlo Magno e i suoi paladini. Alle origini della chanson de geste c'è in sostanza il "passato epico nazionale", un mondo arcaico che cosituisce le basi della storia nazionale, insomma la memoria del popolo che riscatta se stesso attraverso le avventure gloriose di un uomo diventato modello di vita. I testi ci sono giunti soltanto attraverso copie successive, come ad esempio il manoscritto di Oxford, composto in lingua anglo-normanna, e datato tra il 1125 e il 1150; oppure quello in francoveneto conservato nella Biblioteca Marciana di Venezia, della metà del XIV secolo. L'episodio più celebre della Chanson de Roland è la sconfitta dell'esercito franco a Roncisvalle e l'eroica morte del paladino Orlando, rimasto vittima del tradimento di Gano di Maganza. Vi si esaltano il coraggio, l'eroismo in guerra, l'amore verso la patria e la lealtà nei confronti del sovrano, e vi si respira un'atmosfera di forte tensione ideale e spirituale.L'autore più noto del ciclo è Chrétien de Troyes, vissuto tra il 1135 circa e il 1190 circa, cui sono attribuiti cinque romanzi cavallereschi, tra i quali Lancelot e Perceval, che hanno per protagonisti i due celeberrimi eroi della Tavola Rotonda. Rappresentano L'Immaginario Medioevale fatto di Segni Codici .....come il cinema dell'epoca ,tante tecniche Narrative passate poi ai Romanzi Moderni -Lancillotto con le sue storie come Tristano sono Icone fantastiche dell'epoca (Il Cavaliere) (vedi Semiologia).I fabliaux ("favolelli") sono invece brevi racconti in versi che affrontano temi più realistici, talora con intento satirico. La loro massima espressione si ha, nel corso del XIII secolo, con Le roman de la Rose (Il romanzo della Rosa) di Guillaume de Lorris e Jean Clopinel de Meung-sur-Loire, e con il Roman de Renart (Romanzo di Renart). Nel primo, precetti amorosi in forma allegorica si mischiano a nozioni di filosofia e di scienze naturali; nel secondo, animali parlanti (tra i quali la volpe, "renard", in francese) incarnano vari caratteri umani, spesso con spirito ironico. 4 I volgarizzamenti:I volgarizzamenti sono traduzioni e adattamenti in volgare di testi latini e francesi, soprattutto del ciclo imperniato su antiche gesta di eroi classici, e del ciclo bretone. Scarso il valore letterario, ma il loro peso culturale è fortissimo per il vasto successo che ebbero presso un pubblico composito, di varia estrazione sociale.ad es. La Istorietta troiana è una riduzione del colossale romanzo di Benoît de Sainte-Maure (XII secolo), intitolato Le roman de Troie (Il romanzo di Troia), che narra le vicende della guerra tra Achei e Troiani. I Fatti di Cesare, Li faits des Romains (I fatti dei Romani), che raccolgono leggende su eroi romani. Tra questi vi sono eroi dell'epica classica, come Ettore, e personaggi della storia romana, come Scipione e Cesare, ma anche figure più recenti, quali il Soldano ed Enrico II Plantageneto, primo re d'Inghilterra. Anche le riduzioni in prosa delle avventure degli eroi della Tavola Rotonda sono più d'una. Rustichello da Pisa, al quale Marco Polo dettò in carcere Il Milione, è autore del Meliadus, che racconta le gesta del padre di Tristano. Lo stesso Tristano e il suo amore per Isotta offrono lo spunto per molte varianti, le più celebri delle quali sono il Tristano Veneto, il Tristano Riccardiano e una sezione della Tavola Rotonda. Il tema di Tristano è comune alla letteratura medievale di tutta Europa un vero e proprio sitema di segni narrativi. Un testo assai interessante è il Libro dei sette savi. Si tratta del volgarizzamento di una raccolta di novelle francesi, la cui materia proviene dall'India. Ciò che lo rende degno di nota è la sistemazione delle novelle. Esse, infatti, sono narrate all'interno di una "cornice", vale a dire di un filo conduttore, che coordina e giustifica il susseguirsi dei vari racconti. Questo espediente letterario, ripreso più tardi da altri, diventerà un elemento essenziale nel Decameron di Giovanni Boccaccio. Letteratura in lingua d'oc (Francese antico a sud della Francia-nel nord si dice D'oil) La letteratura in lingua d'oc è composta prevalentemente di opere in poesia. Essa si sviluppa nelle zone della Francia meridionale: Provenza, Aquitania, ed avrà una profonda influenza sulla poesia lirica italiana. In lingua d'oc scrivono infatti direttamente alcuni trovatori (il termine equivale a "poeta") italiani. Inoltre temi e soluzioni stilistiche provenzali si trasmettono alle scuole poetiche siciliana e stilnovistica, per giungere fino al Petrarca. Le corti feudali,sono le sedi privilegiate della lirica trobadorica, che per questo è detta anche "poesia cortese": addirittura si ritiene che il primo poeta cortese sia stato proprio un feudatario, Guglielmo IX, duca d'Aquitania (1071-1126 o 1127). La lirica cortese ha prevalentemente carattere amoroso, ma trae modelli di comportamento e di linguaggio dall'ambiente feudale. Il poeta è un "vassallo" che si sottomette alla donna amata, la serve e attende da lei il beneficio. I suoi ideali sono ancora la fedeltà, il coraggio, l'eroismo, ma altra diventa la loro destinazione: il poeta si consacra alla dama, la onora e le è devoto fino al sacrificio. L'amore da Lontano una delle Finzioni, delle tecniche letterarie più usate Questo sentimento abbraccia ogni aspetto della sua personalità, lo coinvolge profondamente e si traduce in un continuo impegno a migliorare se stesso. In tal modo il poeta ingentilisce il suo animo e lo guida verso la conquista della perfezione morale. I princìpi di questa concezione dell'amore si trovano definiti in veri e propri trattati (come il De Amore del francese Andrea Cappellano): l'amore può vivere solo in animi nobili, esenti da meschinità o vizi, e deve restare "segreto"; l'innamorato ha il dovere di nasconderlo, di "schermarlo", così l'identità della donna viene celata con un nome fittizio (il cosiddetto senhal); il matrimonio è inconciliabile con l'amore, che si nutre di ostacoli e riceve maggior forza dall'impossibilità di possedere la donna amata. Su questi motivi di fondo si sviluppa una vastissima gamma di ramificazioni tematiche e formali. Alla lode della donna e alle riflessioni del poeta sui propri turbamenti amorosi si accompagna l'uso metaforico tipico del linguaggio feudale, l'insistenza su allusioni oscure, che rivelano l'identità dell'amata solo a chi è in grado di decifrarle.I trovatori(cercar parole nel Nord francese Trovieri) appartengono a ceti diversi, ma la comunanza di vita nella corte e i riconoscimenti ottenuti grazie alla fama poetica finiscono col minimizzare le differenze dovute alla nascita, creando una specie di integrazione sociale. Lo stile della poesia trobadorica mostra un sorprendente livello di raffinatezza: è evidente la capacità di dominare la materia narrata, ricorrendo alle più ardite sperimentazioni linguistiche e retoriche. Esse, talvolta, si arricchiscono di tali rimandi e sottintesi che la lettura e la comprensione immediata del testo diventano ardue: si parla allora di trobar clus ("poetare oscuro, chiuso"), in opposizione al trobar leu ("poetare chiaro, aperto"). La produzione cortese è ricchissima, e non è esclusivamente maschile: si contano infatti almeno diciassette poetesse in lingua d'oc. Risultati di altissimo valore poetico furono conseguiti, tra gli altri, da Bernart de Ventadorn, Jaufré Rudel, Arnaut Daniel e Bertran de Born .Ricordiamo la figura di E.D'Aquitania L'amore non è il tema esclusivo trattato dai provenzali; ad esso si aggiungono motivi di ispirazione politica e civile, spunti di satira, più raramente temi religiosi. Dalla Provenza, la lirica trobadorica si diffonde soprattutto in Spagna e in Italia, dove poetano in provenzale autori come il genovese Lanfranco Cigala e il mantovano Sordello. Ma gli argomenti e le tecniche di derivazione provenzale raggiungono anche l'area germanica, dove si sviluppa il movimento definito Minnesang (da Minne, "amore ideale", e Sang, "canto"), tra i cui rappresentanti si ricorda Walther von der Vogelweide (1170 ca-1230 ca). Importante anche la musica in queste composizioni musica e Poesia Provenzale hanno lasciato un segno sino ai giorni nostri in Francia e non solo Giullari Molti testi letterari delle origini provengono dal mondo giullaresco, i giullari (ioculatores in latino, jongleurs in francese) subiscono l'opposizione del clericus a causa della loro instabilità sociale e mobilità in seno al sistema politico cortese. Mentre i chierici sono figure facilmente controllabili e istituzionali, i giullari agiscono in yn ambito autonomo . I titoli negativi con cui essi vengono etichettati (histriones, scurrae) mettono in risalto la componente di dissacrazione che è implicita nella loro opera: il giullare adopera un linguaggio licenzioso e osceno; è spesso un esecutore di codici(regole, norme canovacci mimici ) comici; si affida prevalentemente alla trasmissione orale e all'improvvisazione.Una specie di Trovatori comici