Muri
Muri
Funzione portante
Requisito: “sicurezza statica”
FATTORI CHE INFLUISCONO SULLA RESISTENZA A COMPRESSIONE
DELLE MURATURE
1.
resistenza e geometria del pietrame (o mattoni);
2.
resistenza del legante;
3.
deformazioni dei conci (naturali o artificiali) e del legante;
4.
spessore del giunto;
5.
igroscopicità del pietrame (o mattoni);
6.
sistema costruttivo.
Muri
Possiamo distinguere le murature in base ai materiali costituenti p.e.:
• Muri in pietra (squadrata o irregolare)
• Muri in laterizio
• Muri misti in pietra e laterizio (p.e. muro di tufo listato)
Muri
Muri
La tradizione costruttiva romana ha elaborato una grande varietà di modi di costruire le
murature, alcuni dei quali sono giunti fino a noi.
Opera ciclopica o poligonale
Probabilmente di derivazione etrusca, era utilizzata principalmente a scopi difensivi. L’opera
poligonale si è andata evolvendo nel tempo potendone distinguere quattro maniere. E’
caratterizzata dall’uso di blocchi di pietra di medie/grandi dimensioni che da parzialmente
squadrati vanno sempre più regolarizzandosi nel tempo.
Fonte: Giovanni Manieri Elia, Interventi di restauro sul patrimonio archeologico romano: tecnologie e metodologie, Roma 2003
Muri
Opus quadratum
I primi esempi di opera quadrata in Roma compaiono tra la metà del VI sec. a.C. e l’inizio
del V. Sono costituiti da muratura in blocchi di pietra locale ben squadrati e connessi in
modo uniforme con piani costanti.
Fonte: Giovanni Manieri Elia, Interventi di restauro sul patrimonio archeologico romano: tecnologie e metodologie, Roma 2003
Muri
Opus caementicium – 1
E' è il sistema di muratura fondamentale usato
dai Romani degli ultimi due secoli della
Repubblica fino a tutto il periodo Imperiale.
Prende il nome dai caementa, cioè dai
frammenti di pietra o altri materiali in varia
pezzatura che lo compongono insieme alla
malta.
Veniva usato nelle fondazioni in trincea
direttamente nello scavo del terreno oppure
all’interno della cassaforma lignea di
contenimento. Inizialmente venivano disposte
grosse scaglie di pietra, collocate una ad una, a
mano, alternate ad abbondanti strati di malta.
Successivamente, le scaglie usate sono
diventate più piccole e sono state messe in
opera a strati, insieme alla malta. Dopo la
disposizione di ogni strato, dello spessore di
circa 30 cm, si procedeva ad una costipazione
mediante battitura.
Fonte: Giovanni Manieri Elia, Interventi di restauro sul patrimonio archeologico romano: tecnologie e metodologie, Roma 2003
Muri
Opus caementicium – 2
Per le murature in alzato, ed è questo il sistema elettivo e peculiare
con cui i Romani raggiunsero risultati di grande organicità strutturale,
la concrezione veniva disposta tra due pareti di cortina già realizzate,
in tufo o in laterizio, costituenti una superficie piana all’esterno e
ricche di ammorsature verso il nucleo, le quali facevano sì che una
volta indurita, la concrezione facesse blocco unico con le cortine
esterne. L’elevazione del muro procedeva per strati orizzontali
successivi, così che non vi fosse bisogno di casseforme ed in modo che
il ritiro conseguente alla presa e all’indurimento dell’impasto non
desse problemi dovuti alle notevoli altezze dei muri. La diminuzione di
volume era infatti frazionata e compensata in fase di esecuzione del
muro stesso.
Fonte: Giovanni Manieri Elia, Interventi di restauro sul patrimonio archeologico romano: tecnologie e metodologie, Roma 2003
Muri
Opus caementicium – 3
Nelle volte, l’opus caementicium esprime tutta la propria versatilità: quelle più antiche
sono quasi sempre realizzate su centine lignee rimosse solo a presa avvenuta. All’intradosso
si leggono le venature del legno delle centine; la presenza di eventuali sbavature era
probabilmente dovuta all’intenzione di favorire l’aderenza dell’intonaco.
Fonte: Giovanni Manieri Elia, Interventi di restauro sul patrimonio archeologico romano: tecnologie e metodologie, Roma 2003
Muri
Opus incertum
E’ quella muratura in concrezione che solitamente non ha un vero e proprio paramento
continuo e pertanto appare in prospetto con l’accostamento di pietre piuttosto piccole,
come quelle costituenti il nucleo interno, ma più levigate in superficie e dal profilo più
regolare, allettate in abbondante malta.
Il muro in opus incertum viene realizzato costruendo contemporaneamente le due facce
esterne ed il nucleo interno, disponendo in facciata i sassi più levigati e di forma poligonale
più regolare, avendo cura di accostarli tra loro, e ponendo all’interno i sassi più piccoli con
abbondante malta. Il tutto procedendo per piccoli strati orizzontali successivi.
Fonte: Giovanni Manieri Elia, Interventi di restauro sul patrimonio archeologico romano: tecnologie e metodologie, Roma 2003
Muri
Opus reticulatum
Dall’affinamento e regolarizzazione dell’opus incertum deriva quel particolarissimo esito
tecnico che prenderà il nome di opus reticulatum, per evoluzione di una struttura muraria
che, al suo esordio può essere definito opus quasi reticulatum (caratterizzato dall’avere i
blocchetti di tufo in facciata sia trapezoidali che quadrati). Il passo successivo è costituito,
dunque, dall’opus reticulatum vero e proprio. In esso le pietre hanno forma regolare
quadrangolare e volumetria troncopiramidale, con la base levigata posta in facciata e ben
accostata a quelle adiacenti.
Fonte: Giovanni Manieri Elia, Interventi di restauro sul patrimonio archeologico romano: tecnologie e metodologie, Roma 2003
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Opus mixtum
Un’ulteriore affinamento dell’opera reticolata si ha in epoca domizianea con l’inserimento
sistematico, ad altezze regolari, di alcuni ricorsi di laterizi, gli stessi con cui vengono
realizzati anche gli angoli. I ricorsi forniscono la possibilità di ritrovare il perfetto
orizzontamento del reticolato o potrebbero corrispondere a riposi periodici del cantiere
per consentire l’indurimento della muratura via via in costruzione in modo da non caricarla
eccessivamente anzitempo. Costituiscono poi una ripartizione di eventuali carichi
concentrati. Ma la funzione principale ci sembra che possa individuarsi in quella di
costituire un efficace legamento longitudinale di tutta la parete realizzata in opus
reticolatum.
Fonte: Giovanni Manieri Elia, Interventi di restauro sul patrimonio archeologico romano: tecnologie e metodologie, Roma 2003
Muri
Opus testaceum
Vitruvio distingue la stuctura latericia (o opus latericium), realizzata con mattoni crudi,
dalla structura testacea costituita da mattoni cotti; egli definisce la structura laterizia un
ottimo materiale anche se non adatto in collocazioni a rischio di infiltrazioni di acqua o
molto umide come ad esempio nella parte sommitale dei muri vicino alle gronde.
Inizialmente, dunque, i Romani introdussero il laterizio cotto per murature di ambienti
umidi come i bagni o sottoposti ad elevati riscaldamenti come i forni e le suspensurae. Poi
lo usarono anche per pareti esposte a particolari agenti atmosferici o ad infiltrazioni di
acqua come le terrazze, le cisterne, le stanze sepolcrali, le fogne; in seguito ne fecero largo
uso come tecnica muraria di grande solidità destinata a sostituire tutte le altre durante
l’impero.
Fonte: Giovanni Manieri Elia, Interventi di restauro sul patrimonio archeologico romano: tecnologie e metodologie, Roma 2003
Muri
Materiali lapidei naturali e artificiali
Muri
Materiali lapidei naturali
Per Materiale lapideo naturale indica marmi, pietre, graniti, nonché qualsiasi altra "roccia"
impiegata in architettura.
Per definire i singoli materiali lapidei naturali esistono due tipi di classificazione, una
classificazione tecnologica codificata da UNI (Norma UNI 8458) ed una classificazione
petrografica, basata su criteri rigorosamente scientifici, notevolmente in contrasto fra loro.
I materiali lapidei naturali sono quei materiali ottenuti dall’estrazione di rocce di varia
origine e resi utilizzabili nelle costruzioni in seguito a lavorazioni. Possono avere sia funzione
strutturale che ornamentale.
Muri
I materiali lapidei naturali
Risale
alle
costruzioni
megalitiche
preistoriche (come i menhir e i dolmen eretti in
Europa centrale a partire dal V millennio a.C.)
l’uso della pietra come materiale da
costruzione. A tali strutture si deve ricondurre
la nascita del sistema costruttivo trilitico
composto da due elementi verticali (piedritti)
che sorreggono un elemento orizzontale
(architrave)
Saranno in epoca storica gli egizi e i
greci a sancire l’uso corrente della
pietra nelle costruzioni di edifici
sacri e civili attraverso il sistema
costruttivo trilitico.
Muri
I materiali lapidei naturali
In epoca romana si sviluppa la costruzione ad arco portata al massimo
sviluppo in epoca gotica con le ardite architetture delle cattedrali
Muri
I materiali lapidei naturali
Classificazione per genesi
Rocce magmatiche: derivano dal
raffreddamento e successiva solidificazione
del magma vulcanico. Si dividono in intrusive
se solidificate (in modo lento) sotto la crosta
Granito
terrestre, ed effusive se solidificate al di sopra
(intrusiva)
della superficie terrestre.
Rocce sedimentarie: si formano in seguito a processi di
erosione, trasporto e sedimentazione di rocce più
antiche. Gli elementi costitutivi delle rocce sedimentarie
(detriti, ghiaia, sabbie) si solidificano a causa della
pressione degli starti sovrastanti e per mezzo di leganti
naturali, tale processo viene definito diagenesi. Le rocce
sedimentarie hanno caratteristiche molto diverse che
dipendono dalla natura degli elementi costitutivi e dal
tipo di legante.
Tufo napoletano
(effusiva)
Calcare
Arenaria
Rocce metamorfiche: derivano dea rocce di
differente natura che hanno subito profonde
modificazioni al variare di temperatura e pressione.
Tale processo di trasformazione è detto appunto
metamorfismo.
Marmo
Ardesia
Muri
I materiali lapidei naturali
Classificazione commerciale
Marmi: di questa categoria fanno parte le rocce con
struttura cristallina che hanno la caratteristica di essere
compatte e lucidabili. Sono adatte sia per funzioni
strutturali che estetiche.
Graniti: hanno struttura fanero-cristallina cioè con
cristalli evidenti a occhio nudo. Sono compatte e
lucidabili e come i marmi sono adatte per funzione
strutturale o estetica.
Travertini: sono rocce calcaree di deposito chimico,
sono adatte per funzione strutturale o estetica ma
solo alcune sono lucidabili.
Pietre: vanno sotto tale nome materiali lapidei con
composizione mineralogica svariatissima, non classificabili
nelle categorie precedenti. Possono assolvere sia a
funzioni strutturali che estetiche.
Muri
I materiali lapidei naturali
ad anfiteatro: di
solito per giacimenti
che affioravano sui
rilievi
Estrazione a cielo aperto
a fossa: nelle zone
pianeggianti
a galleria: per estrarre
materiali che all’esterno
affioravano solo in
minima parte
Estrazione in profondità
a pozzo: sistema che
penetrava in profondità dove
era individuato il giacimento.
Si scavava una camera che
si allargava sempre più
finché il giacimento veniva
esaurito oppure si verificava
un pericolo di crollo
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I materiali lapidei naturali
Lavorazione delle pietre
Muri
Pareti murarie in laterizio forato
Muri
Murature in mattoni pieni
cm 12 x 25 x 5,5
Formato unificato
Muri
Murature in mattoni pieni
Per una buona muratura in laterizio
Avere una buona malta (resistente, tenace ed aderente); spessore medio circa 1 cm.
Bagnare i mattoni prima di metterli in opera (per favorire il legame con la malta di
allettamento).
Lavorare per strati orizzontali.
Sfalsare i giunti nel paramento e nello spessore del muro.
Muri
Soluzioni tecniche per la formazione di angoli o incroci murari di murature in mattoni