La presentazione perfetta
Ovvero una riflessione sul cervello
Di Matteo Temporin
Di cosa parla questa presentazione
• Questa presentazione parla del trasferimento di
informazioni e di concetti neuroscientifici usando
le neuroscienze come modello di spiegazione
• Vuole dimostrare come il cervello sia determinato
dal ruolo sociale del corpo che coordina
• Tutto si spiega in termini di riduzione dell’energia
necessaria alla soddisfazione di bisogni
esistenziali degli individui in una comunità
• Per fare questa presentazione ho usato un
metodo che ho chiamato delle «post-ontologie»,
che non so spiegare a me stesso, figurarsi a voi…
Chi sono
• Matteo Temporin
• Mi sono laureato in matematica nel 1980 e in informatica nel 1985
• Ho fatto e faccio il programmatore, l’analista programmatore e l’analista
funzionale di progetti informatici che frequentemente usano motori di
calcolo matematici e statistici nei settori applicativi della finanza, della
elaborazione di immagini mediche, del credito ecc…
• Insegno a contratto dal 1993 Informatica all’Università Cattolica di Milano.
Ho insegnato «Sistemi e metodi per la gestione della conoscenza»
(Machine Learning) per alcuni anni
• Mi interesso di intelligenza artificiale da sempre applicandola dove ho
potuto: dalle reti neurali nella finanza ai modelli ad agenti negli aeroporti
• Da cinque anni mi interesso di modelli comportamentali nel gioco
d’azzardo patologico
• Pubblicazioni (poche): vedi google scholar
Spiegare
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Se devo spiegare qualcosa lo faccio usando i miei e altrui organi di senso e
supponendo che le capacità di assegnare significato a questi segni sia comune
La semantica di una regola è la realizzazione della regola su di un substrato fisico
Problema: perché sensi e capacità semantiche sono comuni?
Risposta normale: perché siamo della stessa specie.
Sbagliato! perché la struttura fine (connectoma) degli organi di senso e di
elaborazione dei significati è troppo complessa per essere geneticamente
determinata
Risposta cognitiva: il corredo genetico ci fornisce una struttura intelligente, il corpo
ed il cervello in esso, in grado di apprendere dall’ambiente, inducendo regole
nuove e deducendo da queste regole secondarie ecc…
Sbagliato! Il problema è logico/informatico, perché la semantica di un programma
genetico è determinata dal contesto in cui si attua, il corpo nel suo ambiente nel
passato, ma un nuovo comportamento complesso non era in quel passato…
In altre parole un individuo dovrebbe avere maggiori capacità da giovane, la
induzione, rispetto a quanto gli serve da vecchio, la deduzione
Conclusioni
•
•
•
Occorrerebbe una macchina geneticamente determinata in grado di produrre
programmi comportamentali, ma questo non è possibile (Turing) perché la
creazione di nuovi linguaggi di regole per nuovi substrati non è possibile scriverla
come regola, a meno di non creare regole e substrati isomorfi ai precedenti (come
quando si passa dal linguaggio verbale ad un altro o a quello dei segni)
Risposta giusta: i comportamenti nuovi basate su regole complesse sono creati
casualmente in una collettività di individui per variazioni successive dei substrati
fisici comuni (anche genetici) e nel nostro cervello abbiamo organi geneticamente
determinati per riceverli (adattamento), per usarli (assimilazione), diffonderli e
conservarli con piccole variazioni
Conclusioni delle conclusioni (il mio messaggio in una bottiglia al mondo): gli
adattamenti semantici non sono stabili e la macchina risultante può fallire
singolarmente (patologie comportamentali) o collettivamente (scomparsa di una
popolazione o di una specie).
Partiamo da chi apprezza i fiori
UN ESEMPIO DI PRESENTAZIONE
Come un’ape
Ai, Hiroyuki. "Sensors
and Sensory
Processing for
Airborne Vibrations in
Silk Moths and
Honeybees." Sensors 1
3.7 (2013): 9344-9363.
Come un’ape
La integrazione
Il modello (ma come si crea nella muta
da larva ad ape?)
Ipotesi (scientificamente falsificabile
(forse))
• Un’ape che non cresca in un ambiente collettivo in
cui altre api le indichino come raggiungere il polline
con il meccanismo delle vibrazioni in volo non è in
grado di usare o trasmettere queste informazioni
• Lo stesso vale anche per questa presentazione, cioè
se non avessimo acquisito collettivamente un
linguaggio comune e creato un substrato per la sua
esecuzione (il pensiero scientifico) non sarebbe
possibile usare o trasmettere questa ipotesi
Le regole del gioco (o quasi)
IL METODO SCIENTIFICO
Metaphysical in nature
• Popper’s view of science is of course not falsifiable, it is thus metaphysical
in nature.
• But Popper differs from the positivists in that he does not consider
metaphysics to be necessarily a bad thing, on the contrary.
• When Darwin proposed his theory of evolution it was a metaphysical
theory really, a suggestion as how order can arise out of chaos without the
intervention of a designing intellect. This metaphysical idea has
transformed the science of biology. With the advent of Mendel, which
indicated a more specific mechanism for inheritance, Darwinism became
more scientific, as it could start formulating more of its theories in a
testable way.
• Still there are many questions as to Darwinism which we are as of yet
unable to handle scientifically.
• Ulf Persson Review a: Popper, Karl. The logic of scientific discovery.
Routledge, 2014.
Ipotesi scientificamente falsificabile (o
quasi)
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•
Anche il metodo scientifico è falsificabile, cioè non è metafisico, perché
corrisponde ad un principio di riduzione dell’energia libera necessaria alla
spiegazione del mondo
In altre parole l’utilizzo del principio di falsificabilità è la stessa cosa che dire che la
regola scoperta deve valere anche per gli altri uomini in cui una parte (gli
scienziati) si concentrano sul verificarla (falsificarla) e tutti gli altri sono liberi di
utilizzarla nel frattempo
Gli scambi energetici, stipendi e prestigio, tra questi due gruppi si adattano alle
necessità biologiche, psichiche e sociali degli esseri umani
Possono esistere e sono esistiti altri metodi di relazione sociale specializzata (es.
caste sacerdotali) nella spiegazione del tutto, il metodo scientifico è uno di questi.
Se si verifica scientificamente che è il più efficace sul lungo periodo allora è anche
scientificamente provato.
In questa luce potremo capire, scientificamente, le resistenze economiche e sociali
alla sua introduzione. Ad esempio il problema che le regole possono essere
scientificamente riviste può creare problemi economici sul breve termine.
Un modello che va per la maggiore
L’ENERGIA LIBERA DI FRISTON
Friston, Karl. "The free-energy principle: a unified brain theory?." Nature Reviews
Neuroscience 11.2 (2010): 127-138.
Un esempio
Il modello base
Cosa è il principio della minimizzazione
dell’energia libera?
(scusate la matematica, ma mi serve nel seguito)
Modello
Generativo
>0 per San
Gibbs
information divergence
Ipotesi scientificamente falsificabile
(probabilmente)
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•
•
•
Il modello a minimizzazione dell’energia libera di Karl Friston, sebbene sia
fondamentale, non è in grado di produrre un modello comportamentale come
quello della danza di un’ape. Incontrerebbe troppi minimi locali sul cammino,
qualsiasi sia il modello generativo «m» tentato.
Solo il cambiamento di substrato da cervello individuale a collettivo, da
epigenetica individuale a genetica della specie può permettere il concorrente
sviluppo del sistema di comunicazione e il suo utilizzo
Troppe opportunità ambientali, ontogenetiche e filogenetiche di più specie (api e
fiori) devono essere sfruttate per ottenere una riduzione dell’energia libera come
quella ottenuta dalla comunicazione del percorso delle api
In ogni caso il sistema sensomotorio delle api entra simmetricamente nella
ottimizzazione e i gradi di libertà dei due modelli esplodono (come in ogni
comunicazione, anche questa). Insomma un programma (il modello di
minimazzazione dell’energia libera) non può creare altri programmi diversi da esso
e funzionanti per qualche altro scopo utile
Un problema aperto
L’ADATTAMENTO E L’ASSIMILAZIONE
DI PIAGET E KAHNEMANN
Daniel Kahneman: Thinking, Fast and
Slow
• Any time you have to make sense of something, your mind applies two
systems to the question at hand. The first is “System 1,” or the mental
processing that reads emotions and handles your automatic skills, like
driving your car or adding two plus two.
• System1 takes over your thinking when you comprehend simple
statements. System 1 supplies associated meanings (including
stereotypes) rapidly and involuntarily.
• By contrast, you use “System 2” when you’re focusing on specific details,
like counting or figuring out how to complete your income tax forms.
System 2 applies effort consciously, such as when you do complicated
math, try new physical activities or search for a specific person in a crowd.
• System 2 thinking is slower, but you need it for methodical thinking
processes such as formal logic.
• (dal getabstract del libro)
Jean Piaget :The development of thought:
Equilibration of cognitive structures.
• In the process of assimilation, intellectual activities have to structuralize
empirical materials from the external world and integrate them into the
pre-existing schema or intellectual structure.
• In the process of accommodation, intellectual activities have to change
the structure of schema constantly to adapt to the new environment.
• The operation of these two mechanisms is a bi-directional dialectical
process—only when assimilation and accommodation reach equilibrium
and the structure or schema of intelligence becomes a steady system, will
the process of adaptation be completed.
• Tratto da : Hwang, Kwang-Kuo. "The mandala model of self." Psychological
Studies 56.4 (2011): 329-334.
Ipotesi scientificamente falsificabile
(facilmente)
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•
•
In termini scientifici la teoria dei due sistemi di Kahnemann è molto simile senza
riconoscimento del contributo di Piaget (non vi è neppure una citazione di Piaget
nel libro di Kahnemann)
Del resto Massimo Piattelli-Palmarini in "Ever since language and learning:
Afterthoughts on the Piaget-Chomsky debate." Cognition on Cognition (1995):
361-392. A pag 383 diceva:
Many of typical experiment à la Tversky and Kahneman replicate exactly the
qualitative results obtained by Piaget and his collaborators on children. The simple
secrets is to change the domain.
Del resto è scusabile perche come scrive Pierre Barrouillet in "Dual-process
theories and cognitive development: Advances and challenges." Developmental
Review 31.2 (2011): 79-85:
Dual processing accounts of reasoning, judgment, and social cognition are so
abundant in the literature that Evans (vedi tabella nella slide successiva) judged the
task of drawing some coherent overview of this topic to be complex and
challenging.
Tanti modi diversi di dire le stesse cose
(oltre a Piaget non citato)
Evans, J. St. B. T. (2008). Dual processing accounts of reasoning, judgment and
social cognition. Annual Review of Psychology, 59, 255–278.
Cosa succede alle scienze cognitive?
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Il problema è che il contesto delle sperimentazioni parte da ipotesi leggermente
diverse di come siano in realtà i due processi, non sui risultati, che dovrebbero
essere utilizzati da tutti (se riproducibili)
La comunità scientifica non si è neppure accordata sul nome da dare a questi
fenomeni, seppur essi siano riproducibili
Lo fa perché ognuno cerca di proporre un proprio linguaggio
Si tratta di un risultato sperimentale sulla scienza come fenomeno sociale di
ricerca di una energia libera minima locale favorendo i singoli individui, a scapito di
una ottimizzazione globale che favorirebbe la conoscenza di tutti gli individui della
nostra specie su un tema così importante come la cognizione
Potremmo parlare della scienza reale come di un sistema 3, o dei limiti del sistema
2, o di post-ontologie, come ho proposto io per ovvi motivi … marketing?
Date anche voi un nome al prossimo livello!
L’importante è che capiamo cosa sia ( a me interessava l’aspetto di molteplice
riflessione della «cosa» su se stessa sia in termini individuali che sociali)
Una spiegazione
IL LINGUAGGIO SOCIALE
DELL’ADATTAMENTO: L’ENERGIA
Alcune banalità
• Il principale problema di un organismo è l’assorbimento dell’energia
libera (lavoro disponibile rispetto agli equilibri termodinamici di fondo nel
mondo) necessaria all’equilibrio dei suoi cicli biologici, la sua struttura, la
sua modalità di modifica del mondo per catturare in esso l’energia libera
necessaria a mantenere nel tempo questa modalità
• L’energia libera tende a diminuire per il secondo principio della
termodinamica, una volta consumata non possiamo recuperarla, il
processo è irreversibile, la freccia del tempo ecc…
• Inoltre questa quantità di energia libera deve essere la minima necessaria,
perché altrimenti dobbiamo aumentare la complessità della struttura del
singolo individuo per gestirla/dominarla, della singola cellula, del singolo
organismo pluricellulare, o della popolazione di individui che condivide la
medesima struttura informativa di definizione della struttura
Altre banalità
• Il problema affrontato dal cervello negli organismi viventi è proprio quello
di un cambiamento della struttura funzionale senza una modifica dei cicli
biologici, una modifica del software durante la vita dell’individuo senza
una modifica dell’hardware.
• In altre parole un flessibile sistema di regolazione dell’energia libera
necessaria alla struttura sottostante, che viene resa il più stabile possibile
• Il cervello non nasce per produrre sistemi cognitivi di assimilazione, che
elaborano, come potrebbe fare un aggregato di cellule muscolari da cui le
cellule neuronali derivano ontogeneticamente, dati secondo un
programma prestabilito, ma per consentire processi di accomodamento
direbbe Piaget, di adattamento dei processi di assimilazione
Ipotesi scientificamente falsificabile
•
•
•
•
I processi di accomodamento dei sistemi di assimilazione non servono al singolo
individuo, esso li subisce e ad essi deve resistere perché sono rischiosi per la sua
stabilità strutturale, ma servono alla struttura più ampia di gestione dell’energia
libera nella popolazione a cui appartiene l’individuo e che, se la struttura
funziona, ne trae dei benefici indirettamente
Un cervello adatto all’adattamento deve essere più ampio perché deve poter
comunicare con i cervelli degli altri individui indirettamente.
Lo svezzamento è la fase in cui questo adattamento viene effettuato. In questa
fase i cervelli del neonato e del caregiver sono biologicamente sincronizzati per
poter trasmettere quelle informazioni strutturali che non potevano geneticamente
essere trasmesse
In modo complesso, ma linguistico, queste informazioni strutturali sono trasmesse
attraverso un unico atomo significante: la sorpresa informativa
Altra ipotesi
•
•
•
La sorpresa informativa trasmessa da un caregiver all’oggetto di cure ha un minimo
quando il suo cervello ha la medesima struttura di quella del caregiver in presenza
dei medesimi contesti sensomotori ed ambientali che sono la struttura di gestione
dell’energia libera che, alla fine del processo, viene condivisa
Il linguaggio, prototipo di tutti i linguaggi, di trasmissione ed esecuzione
dell’adattamento è fatto da parti significanti indipendenti ai due, di esplorazione
casuale della realtà, e da un unico segno trasmesso che produce in quel contesto il
medesimo effetto cerebrale ai due: la sorpresa, ma che solo a uno dei due cambia,
in strutture cerebrali specifiche che vedremo, dall’interno, i processi di
assimilazione
Solo nella fase di svezzamento i processi di adattamento funzionano per tutti i
vertebrati e solo negli animali più evoluti prosegue, in parte, per tutta la vita.
Questo per consentire lo sviluppo di nuove strutture di gestione dell’energia libera
nelle diverse popolazioni a cui apparterrà l’individuo per ragioni di durata della vita
e di sovra-strutturazione sociale. Sempre però ricorrendo ai medesimi meccanismi
di trasmissione della sorpresa informativa associati a segni o suoni
La soluzione di Friston
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•
In un recente articolo in via di pubblicazione Karl Friston affronta il tema della
comunicazione tra individui. (Friston, Karl, Frith, Christopher, A Duet for one,
Consciousness and Cognition, in press)
In esso si fa ad esempio il caso di due uccelli che si scambiano canti articolati
Nella nostra ipotesi si tratta di due strutture che comunicano per assimilazione,
sono in grado di farlo perché già adattate allo scopo
Con questo non voglio dire che si tratti di una comunicazione noiosa, priva di
sorpresa, ma che essa in un certo senso era prevista e che quello che veramente
conta è come gli uccelli ottengano questa complessa capacità
Si veda ad esempio il limite di una spiegazione genetica dei comportamenti nelle
popolazioni in Stamps, Judy. "Behavioural processes affecting development:
Tinbergen's fourth question comes of age." Animal Behaviour 66.1 (2003): 1-13.
Insomma è necessario un salto concettuale che porta alla comprensione degli
aspetti profondi dell’adattamento, che sono essenzialmente sociali
La casualità al servizio dell’intelligenza
IL RESERVOIR COMPUTING
Il modello di apprendimento del
reservoir computing
Lukoševičius, Mantas. "A practical guide to applying echo state networks."
Neural Networks: Tricks of the Trade. Springer Berlin Heidelberg, 2012. 659-686
Qualche dettaglio
•
•
•
•
I neuroni del reservoir x sono connessi in modo casuale tra loro e con gli input. La
dinamica nel tempo del reservoir assomiglia ad un eco (Echo State Network) che si
trasmette tra i neuroni e permette di classificare segnali variabili
Solo i pesi di output vengono cambiati permettendo l’uso di tecniche lineari di
apprendimento (ridge regression)
Gli studi sul Reservoir Computing hanno una generale capacità di calcolo
attraverso la dimostrazione della loro equivalenza ad una macchina di Turing.
Vedi Maass, Wolfgang, Thomas Natschläger, and Henry Markram. "Real-time
computing without stable states: A new framework for neural computation based
on perturbations." Neural computation 14.11 (2002): 2531-2560.
L’approccio di trasformazione funzionale basato sulle trasformate di Fourier (vedi
prossimo capitolo) e quello di integrazione dei valori dei nodi del reservoir
sembrano equivalenti da un punto di vista di capacità computazionale e in termini
matematici e strutturali e quindi come capacità di produrre un output con le
medesime capacità rappresentative.
Come la matematica chiuda i cerchi
LE TRASFORMATE DI FOURIER
Cosa sono?
•
•
•
•
Le trasformate di Fourier trasformano una funzione in una serie di coefficienti.
Potremmo dire che trasformano un processo in un programma, cioè in una serie di
parametri che rappresentano in modo statico tutte le possibili realizzazioni
dinamiche del processo basato su quel programma. Ad esempio quando noi
diciamo che una musica è fatta da note di una certa durata, uno spartito, stiamo
dando una trasformata di Fourier della musica che udiamo nel tempo
Lo stesso metodo lo possiamo utilizzare scomponendo in parti con un certo peso,
in processi di calcolo semplici, un processo di calcolo combinatorico qualsiasi. Si
chiamano trasformate di Fourier sul cubo booleano e i processi di calcolo
elementari sono funzioni di parità degli input (una base ortogonale).
Il metodo ha ricevuto molta attenzione perché pochi coefficienti possono
rappresentare (statisticamente) fenomeni complessi e questi pochi coefficienti
significativi si possono ottenere non esaminando tutti i casi, metodi sublineari. La
cosa è fondamentale sui big data che hanno miliardi di record con migliaia di
campi
Definizione
•
•
Il coefficiente della trasformata di Fourier della funzione f su S (gli input della funzione di
parità πœ’π‘† ) sarà:
𝑓 𝑆 = 𝑓, πœ’π‘† = Ε(𝑓 βˆ™ πœ’π‘† )
Dove il prodotto interno vale, per definizione, la media dei valori del normale prodotto tra i
risultati delle due funzioni su tutte le combinazioni degli ingressi cioè:
𝑓, 𝑔 = 1/2𝑛
𝑓(π‘₯) βˆ™ 𝑔(π‘₯) = Ε(𝑓 βˆ™ 𝑔)
π‘₯πœ– 0,1 𝑛
•
E quindi
𝑓 𝑆 = 1/2𝑛
𝑓(π‘₯) βˆ™ πœ’π‘† (π‘₯)
π‘₯πœ– 0,1 𝑛
•
Una qualsiasi funzione booleana f è allora esprimibile come la sommatoria su tutti i possibili
sottoinsiemi S dei risultati della funzione parità moltiplicati per il coefficiente di Fourier
relativo:
𝑓(π‘₯) =
𝑓 𝑆 βˆ™ πœ’π‘† (π‘₯)
𝑆
O'Donnell, Ryan. Analysis of boolean functions. Cambridge University Press, 2014
Teorema di Temporin (sic!)
•
•
•
Le Rappresentazioni Funzionali sono l’insieme dei coefficienti di Fourier della funzione 𝑓(π‘₯)
che rappresenta la frequenza di apparizione di x in input al blocco funzionale BF. In questo
caso possiamo dimostrare che la 𝑓 𝑆 può essere ottenuta sommando ogni volta che
abbiamo in input x il termine
1
𝑑𝑆 π‘₯ = 𝑛 . πœ’π‘† (π‘₯)
2
Il contributo dato a 𝑓 𝑆 da tutte le 𝑓(π‘₯) volte che compare x sarà
1
𝑐𝑆 π‘₯ = 𝑓 π‘₯ . 𝑛 . πœ’π‘† (π‘₯)
2
In questo modo il coefficiente della trasformata di Fourier
1
𝑓′ 𝑆 =
𝑐𝑆 π‘₯ =
𝑓 π‘₯ . 𝑛 . πœ’π‘† (π‘₯)
2
𝑛
𝑛
π‘₯πœ– 0,1
•
π‘₯πœ– 0,1
Ma questa è proprio la trasformata di Fourier della funzione frequenza di x:
1
𝑓′ 𝑆 =
. 𝑓 π‘₯ . πœ’π‘† (π‘₯)
𝑛
2
𝑛
π‘₯πœ– 0,1
𝑓′ 𝑆 =
1
2𝑛
𝑓 π‘₯ . πœ’π‘† (π‘₯) = 𝑓 𝑆
π‘₯πœ– 0,1 𝑛
Ipotesi scientificamente falsificabile
(spero di no!)
• Nel cervello si ottengono delle distribuzioni di probabilità degli input
sensoriali che possono essere utilizzate per elaborare le formule di Friston
e ottimizzare facilmente i parametri del modello generativo
• L’ipotesi è che una estrazione casuale di basi anche non ortogonali di
trasformazione come quelle del reservoir possano essere facilmente
integrate per ottenere una sintetica ed efficiente rappresentazione della
dinamica delle cortecce sensomotorie ed emotive
• Le distribuzioni di probabilità sono la base dei calcoli della sorpresa che
vengono fatte nei gangli di base con l’aiuto dell’ippocampo
• Queste stesse distribuzioni di probabilità vengono rappresentate in modo
da condividerle con altri individui ottenendo nuovi schemi di riduzione
dell’energia libera a livello di popolazioni
Hic sunt leones
• Il resto della presentazione è basato sulla ipotesi precedente, quindi non
cito i risultati neuroscientifici che secondo me la avvalorano, perché il
processo più importante è l’opposto: cercare i risultati neuroscientifici che
la smentiscono
• Il difetto fondamentale delle neuroscienze, a mio parere, è quello di
cercare e citare conferme, quando si dovrebbero cercare risultati
falsificanti
• Se continuano così le neuroscienze corrono lo stesso rischio delle scienze
cognitive: diventare obese di risultati quasi simili, non in netto contrasto, e
quindi non reciprocamente falsificabili
• Da parte mia continuerò a cercare smentite, ho consultato centinaia di
pubblicazioni che mi hanno consentito di smentire i modelli precedenti,
per migliorare il modello, ma non essendo uno specialista, a questo punto,
da solo non ho molte speranze…
Una ipotesi per capirci qualcosa
LA RAPPRESENTAZIONE
FUNZIONALE DELL’ENERGIA
Cosa è
• Se l’obiettivo dell’assimilazione è la riduzione della quantità di energia
libera necessaria al suo equilibrio strutturale è necessario che essa venga
informativamente calcolata per poter essere minimizzata dai processi di
accomodamento, per ottenere un adattamento dei processi di
assimilazione
• Abbiamo chiamato questo risultato Rappresentazione Funzionale (RF) ed è
in pratica la trasformazione della distribuzione di probabilità dei contesti
sensoriali rilevanti, cioè non assimilati attraverso una azione che li riduca
• Queste configurazioni sensoriali rilevanti, che essendo rilevanti per la
sopravvivenza dell’organismo sono una rappresentazione della sua «non
adeguatezza», sono quindi una misura dell’energia libera in eccesso
associata a comportamenti in cui l’assimilazione non ha avuto successo e
alla loro frequenza
Come si ottiene con
Reservoir Computing
u(t)
𝑇
x(t)
𝑐π‘₯ =
π‘₯(𝑑) 𝑑𝑑 = 𝐹π‘₯ 𝐷 π‘ˆ
𝑑=0
y(t)
Dove D(U) è la distribuzione di probabilità delle traiettorie U dell’input u(t), una
descrizione funzionale indipendente dal tempo, dopo un periodo di utilizzo
significativo T del blocco funzionale.
In rosa abbiamo messo i pesi oggetto di apprendimento, le azioni y(t) che
riducono gli input.
Come si gestiscono
𝑇
π‘₯(𝑑)
𝑑=0
u(t)
𝑐π‘₯
x(t)
x’(t)
y(t)
𝑐π‘₯′
y’(t)
𝑑𝑐π‘₯
𝑑𝑑
L’adattamento
•
•
•
•
La integrazione cx tra i due RC può essere vista come un filtro passa basso tra
l’attività dei neuroni del primo e i neuroni del secondo livello con i feedback sui
neuroni del primo.
L’apprendimento dell’output del secondo livello che diventa input del primo viene
automaticamente fatto per coerenza tra gli output e gli input che esso riceve come
cx del primo. Insomma una convergenza di traiettorie a due scale temporali
diverse .
L’ipotesi più coerente è che y’(t) rappresenti la derivata di cx nel tempo e cioè la
differenza tra la distribuzione di probabilità attuale e quella desiderata dai blocchi
funzionali di alto livello. In questo modo abbiamo in input l’inverso di quello che
rappresentano i cx, cioè y’(t) diventa una derivata dove cx rappresenta un integrale
del comportamento delle x(t).
Gli output di blocco y(t) sono l’effetto che vogliamo sul mondo e sono pesati in
modo da annullare l’input, cioè l’input viene sempre considerato come errore, cioè
la sorpresa informativa.
La triade delle memorie
IL MODELLO DEL CERVELLO
Una architettura generale
• La nostra ipotesi è che la integrazione spaziotemporale avvenga su
rappresentazioni funzionali (RF) dei singoli sistemi senso-motori-emotivi
(SMES).
• Queste RF definiscono il funzionamento dinamico delle singole SMES nella
loro interazione con il mondo esterno ed interno.
• I sistemi centrali di integrazione (CIS) sono i Gangli di Base (BG) e
l’ippocampo per la memoria delle traiettorie dinamiche globali
dell’organismo, la corteccia parietale che memorizza i singoli episodi in
modo integrato in un Bus Associativo (AB) e la corteccia prefrontale (PFC)
che mantiene una memoria di lavoro concentrata su una certa attività.
• I CIS producono RF integrate nello spazio e nel tempo delle RF degli SMES
e quindi una inversione delle RF. La inversione di una RF produce la
funzione che rappresenta. Nel nostro caso produce la realtà del
funzionamento dinamico dell’intero corpo.
Una architettura generale
SMES
Realtà
Realtà
Esterna
RF
Interna
CIS
La condivisione della stessa realtà esterna
RF1
RF2≠ RF1
non produce rappresentazioni funzionali simili,
ma ecologicamente coerenti
La comunicazione, cioè condivisione di una
realtà esterna coprodotta da conspecifici
RF1
RF2≈ RF1
produce RF simili, che una evoluzione culturale
seleziona per la loro efficacia sociale
Specificità umane
• Negli esseri umani questa rappresentazione esterna ed
interna delle informazioni oggetto di adattamento è esplosa
per via della relazione vista/arti superiori liberi dalla
deambulazione e direttamente socializzabili attraverso la
relazione sensomotoria tra le mie mani e l’altrui vista.
• Solo nei sistemi cerebrali integranti preesistenti poteva
avvenire questo percorso di adattamento, e cioè nei Gangli di
Base, sfruttando la scarsa pericolosità strutturale e il piccolo
costo energetico dei movimenti delle mani e degli occhi, o,
probabilmente solo in seguito, della voce e dell’udito.
𝑐π‘₯
𝑇
=
π‘₯(𝑑)
𝑑=0
xa(t)
π‘₯′
y’a(t)
𝐴𝐡 (t)
Memoria Episodica
Bus Associativo (AB)
𝑐π‘₯𝑏
ub(t)
yb(t)
𝑑𝑐π‘₯
𝑑𝑑
𝑐π‘₯π‘Ž
ua(t)
ya(t)
𝑦 ′ (t) =
xb(t)
y’b(t)
𝑐π‘₯𝑐
uc(t)
yc(t)
π‘₯ ′ 𝐡𝐺 (t)
Xc(t)
Gangli di Base (BG)
Ippocampo
y’c(t)
𝑐π‘₯𝑑
ud(t)
yd(t)
Xd(t)
y’d(t)
Connessioni variabili
e apprese
Connessioni stabili e
casuali
Controllo Topologico
Neuromodulazione
es. Dopamina
Talamo
Cortecce
Sensomotorie ed
emotive (SMES)
xn(t)
Reservoir
π‘₯ ′ 𝑃𝐹𝐢 (t)
Corteccia
Prefrontale
(PFC)
Funzionamento
•
•
•
Gli stati di output y’AB(t), il bus associativo cioè la memoria episodica nella corteccia
parietale, arricchiti e coordinati, vengono mandati solo ai blocchi funzionali sensomotori ed
emotivi che fungono quindi anche da integratori della trasmissione verso gli altri blocchi. Non
vi è un collegamento diretto, cioè, tra la corteccia parietale e i gangli di base e la corteccia
prefrontale, ma esso avviene in funzione del feedback come RF dalle SMES.
I blocchi di percorso e di esecuzione, cioè i gangli di base e la corteccia prefrontale,
rappresentano la sintassi e la semantica del contenuto socialmente appreso del processo. In
termini meno vaghi i BG decidono la sequenza e la PFC decide il posto di quanto succede
adesso e ora in questa sequenza dove aver imparato sequenze e posti nel confronto sociale. Il
boostrap di questo modello è delicato e prevede una fase di elevata plasticità giovanile dei
blocchi di primo livello che vengono irrigiditi in una fase di esecuzione adulta delle sequenze
apprese.
La base è imparare una sequenza del risultato del bus associativo, quasi indipendentemente
dalla semantica, e poi prolungarla fisicamente nel funzionamento previsivo dei blocchi di
primo livello. Il risultato è una visione semantica di alto livello che abbiamo chiamato c’x, o
rappresentazione funzionale globale e che essenzialmente prodotta dalla corteccia
prefrontale. Il ritmo di queste due fasi nella sequenza è deciso dall’alternarsi della dopamina
tra la decisione del percorso (fetch) e la attività di riconoscimento semantico (exec).
Controllo topologico
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Senza un controllo sociale la sequenza verrebbe appresa da un giovane senza il significato
vissuto dall’adulto. Le sequenze innate di integrazione dell’intero corpo sono basate solo
sulla sopravvivenza del giovane, in modo che possa sopravvivere per acquisire quelle
dell’adulto. Cioè un vitello non apprenderebbe a brucare se non avesse un adulto che glielo
propone, al momento giusto, come alternativa all’allattamento (verificare questo non
dovrebbe essere troppo difficile). Del resto i giovani mammiferi potrebbero essere visti
ecologicamente come dei «parassiti altamente specializzati».
I BG sono una rete RC risonante, con una elevata profondità, un numero limitato di input
(dalle SMES) e un numero elevato di elementi interni (nell’ippocampo). L’output è diretto a
coordinare le connessioni talamiche della corteccia prefrontale con le SMES e coordina il
risultato della risonanza dello stato attuale in essa (fase di exec e dopamina verso la PFC).
I BG non mandano output diretti agli SMES, ma lo fanno indirettamente tramite la PFC.
La presenza di RF in input attiva la risonanza nella fase di fetch dello stato successivo
(dopamina verso i BG e riduzione della dopamina verso la PFC).
La PFC manda un output ai sistemi sensomotori ed emotivi che è essenzialmente la differenza
tra le RF ricevute dagli SMES e quelle previste in quello stato del percorso deciso dai BG.
La sorpresa e l’attenzione
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Nel complesso gli input gestiti da BG e PFC sono un sottoinsieme di quelli di AB (i coefficienti
più importanti o quelli che i BG ritengono importanti per la PFC).
La selezione di quali è tutta da chiarire (attenzione e task switching ne sono il risultato
dinamico generale da equilibrare). Questa differenza dimensionale e la sua dinamica sono la
base dello stato cosciente e incosciente dell’individuo e del senso di realtà cosciente delle
sensazioni rispetto alla supervisione previsiva (nel pensiero ad esempio) che ne viene fatta.
In pratica lo stato cosciente è quello che decide la topologia delle connessioni tra la PFC e le
SMES (l’attenzione). I BG hanno cioè la possibilità di decidere il livello di integrazione e il
coordinamento tra le parti in funzione del percorso che i BG decidono in funzione della sua
efficacia a ridurre il suo errore. Di questo esser diversi nel tempo noi ci accorgiamo e siamo
coscienti della sua variazione nel tempo per il feedback che gli stessi sistemi sensomotori ci
danno di questo coordinamento deciso dall’alto.
Nella relazione di adattamento, durante lo svezzamento negli animali e per tutta la vita negli
uomini, alcune SMES percepiscono la sorpresa altrui (gli RF) rispetto al nostro
comportamento. Queste RF indotte attivano i BG e vengono memorizzate negli episodi in AB
e permettono ai PFC di evolvere, adattandoli, i processi di assimilazione nelle SMES
Come l’energia si trasforma in rappresentazioni funzionali
IL VISSUTO DELLE EMOZIONI
Cosa sono le emozioni
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Gli attrattori su cui persistono i sistemi omeodinamici delle emozioni sono
rappresentati come trasformate di Fourier sul cubo booleano come tutti gli altri
blocchi funzionali. Gli attrattori vengono cioè rappresentati come una probabilità
degli stati e della loro evoluzione lungo una traiettoria.
Nell’amigdala e nell’insula l’intero insieme di evoluzioni omeodinamiche viene
rappresentato in relazione agli aspetti esperienziali provenienti dal bus associativo
della memoria episodica.
Come avvenga questo legame con gli stati della corteccia sensomotoria non è
chiaro, ma è esperienza di tutti l’associazione emotiva ad aspetti sensoriali semplici
come ad esempio ai colori o agli odori.
Quello che caratterizza le rappresentazioni funzionali delle emozioni è sicuramente
il tempo di reazione emotiva che viene ad alzarsi rapidamente rispetto ad uno
stimolo per poi permanere nel tempo indipendentemente dalla evoluzione
esperienziale.
In questa interdipendenza dalla esperienza sensomotoria stanno le caratteristiche
più importanti delle emozioni .
Le specificità
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Innanzitutto l’attivazione di una emozione non è direttamente volontaria:
l’emozione viene vista attraverso il richiamo di episodi o comportamenti che la
contengono e non come azione in se. In questo l’emozione sta nel mondo, il
mondo interno, rispetto alla coscienza vissuta nei BG.
L’agire agisce sulle emozioni indirettamente come risultato di un comportamento,
come ad esempio quando si mangia o si beve si alterano gli stati omeodinamici
della sete e della fame.
Le rappresentazioni funzionali dei circuiti omeodinamici delle emozioni
rappresentano direttamente la distribuzione dell’energia libera dell’organismo nel
suo insieme. Maggiore è la probabilità di un certo stato omeodinamico minore è la
sua energia libera. Ad esempio se la maggior parte delle esperienze di ciclo setebere sono in un certo sottospazio sensomotorio, minore è l’energia libera in quel
sottospazio.
Il feedback negativo della rottura di equilibri omeodinamici è quindi esperienziale.
Le esperienze volontarie o meno acquisiscono quindi un senso, una semantica,
nello spazio delle esperienze tendenti a regolare un circuito omeodinamico.
Una visione unitaria
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Il sistema limbico è essenzialmente parallelo e controlla i circuiti omeodinamici con
continuità.
Ogni concentrazione su di un fare esclude gli altri ed è necessaria la valutazione di
probabilità congiunta tra il percorso sensomotorio scelto e quelli non in
esecuzione apparente.
Cioè gli attrattori rappresentati dalle RF del sistema limbico danno una valutazione
continua del fare rispetto allo stato di benessere/malessere globale. A differenza
degli organi sensomotori che si focalizzano su una parte della realtà con una parte
dei propri processi, il sistema limbico è una realtà sempre presente e i suoi
attrattori vengono modificati dal fare in atto diminuendo la loro probabilità di
soddisfare gli altri circuiti omeodinamici nel loro continuo mutare (crescita della
sensazione di sete o di stanchezza fisica o mentale ad esempio).
Seppure in modo non cosciente, tutto quello che non si fa è presente a livello
emotivo.
Anticipazione delle emozioni
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In parte qualsiasi azione è su un attrattore che riguarda tutti gli altri aspetti emotivi, tutti gli
altri fare, ma nella maggior parte dei casi un fare esclude la soddisfazione di altri fare che
portano a riduzione dei livelli emotivi.
Non serve che questi equilibri siano effettivi, ma che vengano o meno anticipati dal fare in
corso. Un attrattore è infatti un percorso per la loro soddisfazione e, a livelli diversi, tutto può
essere visto come qualcosa che serve a soddisfare ad esempio la sete o la fame. Eppure certi
percorsi vengono a essere più rilevanti di altri, se ne diminuisce la probabilità di avvenire
all’aumentare dei valori degli enterecettori a causa di quello che si sta facendo e non facendo.
Se ad esempio vedo dell’acqua e ho sete, questa situazione è di scarsa probabilità
nell’attrattore, negli stati di cui ho fatto una RF con Fourier, e viene mandato un segnale che
spinge i BG a recuperare un maggiore normalità bevendo.
Ma questo bere viene visto come scarsamente probabile se ad esempio per educazione non
posso bere, andando su un percorso di maggior equilibrio emotivo sociale a scapito di quello
individuale.
Insomma le azioni che svolgo (o le parole che dico per rappresentarle) hanno un valore
emotivo globale e attinente alla singola attività solo in termini oppositivi (il valore di ciò che
non ho fatto).
Una visione semiotica
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Il concetto di categoria semantica di Algirdas Julien Greimas è fondato sull'idea che
si tratti sempre di una categoria oppositiva: il bianco senza il nero non è in sé
dotato di senso.
Nella nostra ipotesi le emozioni, corrispondendo in parallelo un senso energetico
ai gesti e ai non gesti, alle esperienze sensoriali e alle esperienze sensoriali
precedenti, forniscono un substrato neuroscientifico a questa visione del senso del
senso.
Questa visione porta ad alcune conclusioni, quali
– la definizione di senso sulla base solo delle esperienze vissute
– La inconoscibilità di un senso a se stessi, potendoci conoscere solo se tutto è
stato vissuto (come dice Nietsche), vedendo solo in questa possibilità, una
completezza di esplorazione delle reazioni di senso che noi abbiamo in ogni
esperienza
– La continua revisione del senso in funzione delle nuove esperienze anche non
attinenti all’oggetto, all’azione o alla parole a cui stiamo attribuendo un senso
Altre idee
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Vi è un motivo profondo per la mancanza di una descrivibilità del senso emotivo di
una volontà espressa ed è la sovrapposizione delle reti di equilibri omeodinamici,
che si intersecano in maniera complessa in un dato momento e tutta questa
complessità viene rivissuta cumulativamente nel sentire “ciò che non si è voluto”.
Ovviamente c’è uno spazio esperienziale profondo nell’amigdala e nell’insula e
tutta una serie di esperienze di riparazione dei cicli omeodinamici riproducibili
(come ad esempio il pianto di un bambino che da altri circuiti omeodinamici trae
una riduzione degli enterorecettori della fame o del dolore).
Cioè la natura ha posto una serie di interazioni (istinti) tra i modelli omeodinamici
singoli per ottenere una riproducibilità anche in assenza di un sistema
sensomotorio in grado di riprodurre volontariamente cicli riproducibili e frequenti.
La terra incognita dei sistemi omeodinamici vive di vita propria per gran parte delle
funzioni di base come la pressione sanguigna, l’alimentazione od il sesso, cablando
da hardware una serie di risposte comportamentali che rimangono per tutta la
vita. In altre parole gli attrattori di base dell’alfabeto emotivo son presenti fin dalla
nascita e sono una guida per tutta la vita. In questo ambito il dolore rappresenta
un caso a sé di valore esperienziale enorme.
Altre ancora
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L’estrema importanza di questo circuito del dolore e del piacere ha portato
l’evoluzione a creare neuromodulatori specializzati che cambiano gli assetti
funzionali dell’intera corteccia. Una modulazione di secondo livello che vede il
cervello come una parte dell’organismo, una componente di un sistema
omeodinamico globale che include i processi cognitivi che abbiamo visto. La
probabilità stessa, prodotta dalle RF delle emozioni, diventa quindi un parametro
di funzionamento delle RF di secondo livello dei BG, PFC e AB assieme alla stessa
RF delle emozioni. Essa è la dopamina e ne abbiamo visto il ruolo nelle fasi fetch
ed exec della mente cosciente. La dopamina è semplicemente il risultato della
probabilità sensomotoria ed emotiva prodotta dall’RF globale attuale nelle RF dei
sistemi di memorizzazione del cervello.
Cioè in un certo senso i Gangli di Base che stimolano la produzione di dopamina
sulla base della sorpresa sono l’organo di integrazione emotiva più ampio (come
fa supporre anche la sua origine evolutivamente antica). Esso integra come
emozione anche le discordanze tra i processi sensomotori previsti e quelli attuali.
Questo modo integrato di vedere piacere e dolore come effetto informativo lo si
evidenzia ad esempio nel piacere che dà eseguire azioni all’interno di un “flusso”.
Errori esistenziali
LE PATOLOGIE COMPORTAMENTALI
Come nascono
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Le patologie comportamentali (come il gioco d’azzardo patologico o lo shopping
compulsivo) sono comportamenti che se non eseguiti provocano gli stessi sintomi
di una astinenza da sostanze
Sono oggetto di attenzione clinica da decenni per il dolore provocato ai soggetti
che ne soffrono e per i danni sociali che i comportamenti provocano
La medesima sintomatologia di craving (smania) delle droghe ha fatto supporre la
medesima natura cerebrale, che è stata in parte confermata
In altre parole si è verificato che i sintomi rappresentano feedback negativi come
quelli da rottura di equilibri omeodinamici emotivi
Il processo di eziologia prevede la acquisizione di abitudini per effetto dei benefici
dopaminergici delle emozioni associate al comportamento
Le abitudini, che sono gestite dalla corteccia prefrontale, si trasformano,
probabilmente nella amigdala o nella insula, in circuiti omeodinamici da tenere in
equilibrio
Il senso delle emozioni
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Il bisogno emotivo dei circuiti omeo dinamici da gestire fornisce un senso
energetico direttamente correlato alla frequenza con cui si presenta il bisogno (le
RF rappresentazioni funzionali), cioè la distribuzione di probabilità, e quindi si
trasla questo senso sul comportamento messo in atto per soddisfarlo nella realtà.
La realtà si sposta nella realtà interna e da li nasce tutto: linguaggio e razionalità.
Tutto è energia, o meglio è l’energia che vincola all’adattamento i processi di
apprendimento del cervello.
La sete non ha normalmente un elevato significato emotivo perché raramente i
comportamenti di sua soddisfazione hanno un elevato valore energetico, e quindi
sono rari i fenomeni di sete.
Non è così ovviamente per i comportamenti costosi, che sono alla base di tutte le
dipendenze, che sono gravi non per il loro impatto economico, ma perché
diventano dipendenze proprio per questo loro elevato costo. Diventano
dipendenze perché la loro frequenza di non soddisfazione, il numero di situazioni
in cui non le possiamo soddisfare è elevato.
Alcune ovvietà sulla prevenzione e la
cura
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Energia, costo e dipendenza sono strettamente collegati dal funzionamento del
nostro cervello che ci fa cercare ciò che è difficile avere, che nella nostra società è
in diretta proporzione al suo valore economico.
Quindi la soluzione ovvia è cercare comportamenti che costano relativamente
poco, e che gratificano bisogni, ma il problema è la rappresentazione sociale di
questa ovvietà, cioè dare molte indicazioni di percorsi con bassi costi energetici,
opportunità di soddisfazione relativamente vantaggiose, nel luogo, oggi, dove si
promuovono i comportamenti costosi, che diventano la promozione psicologica
del comportamento “virtuoso” per tutti rispetto a quello “vizioso” per pochi.
La cosa potrebbe diventare conveniente comunque, facendo capire che il
comportamento costoso non è una opportunità, ma ha un costo extra dovuto alla
natura umana che sottrae al comportamento frugale risorse.
In questo ambito il valore oppositivo di ciò che facciamo ci aiuta e ci danneggia: le
nuove esperienze, se non molto forti, richiamano le emozioni di non soddisfazione.
Solo una ricostruzione, spesso casuale a volte di ristrutturazione della resilienza,
degli assetti di senso delle esperienze può far uscire dalla dipendenza.
Quando le comunità si suicidano
LE PATOLOGIE SOCIALI
Definizione
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Le patologie sociali sono quelle che portano a una manipolazione della volontà
altrui, un «voglio che tu voglia fare» e non un semplice «desidero che tu faccia»
La bulimia della volontà interiore vorrebbe che fosse identica alla volontà degli
altri, per insicurezza della propria o per semplice riduzione dello sforzo a
continuare a manifestarla e promuoverla
La teoria della mente, cioè la descrizione a noi stessi di che cosa abbiamo dentro al
cervello, prevede strutture logiche obsolete (una identità sempre come punto di
partenza e di arrivo di tutto) e inesistenti
Quindi il modello di relazione sociale basato su essa, se pensato e non
semplicemente vissuto, è necessariamente sbagliato
Ma anche questa mia definizione, in-fatti, è un esempio di patologia sociale se
cercassi di condividerla basandomi sulla «teoria della mente»
Ma la teoria della mente risultante dal modello descritto è invece simile alla frase
di Samuel Beckett in «Worstward Ho»:
«Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio»
Una spiegazione
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Il cervello umano è naturalmente resistente alle manipolazioni di volontà, ma si
sono, geneticamente, create alcune finestre socialmente utili in cui questa
manipolazione avviene.
Ovviamente ci riferiamo alla base stessa della vita mentale, e cioè alla fase di
attaccamento in cui al bambino viene insegnata la teoria della mente (identità,
gestione delle emozioni, ruoli sociali, ecc…) che poi usa nel resto della sua vita
La imperfezione di questa fase è assodata e evolutivamente giustificata: la
resistenza ad un eccessivo conformismo emotivo e comportamentale è utile alla
resistenza delle popolazioni offrendogli una diversificazione che si può utilizzare di
fronte a cambiamenti ambientali
Il problema è l’equilibrio tra modelli e imperfezioni nel conformismo delle
autoidentificazioni, che porta poi all’equilibrio dei meccanismi sociali di
adattamento e individuali di assimilazione
Una soluzione
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Dalla nostra natura non possiamo sfuggire, e i meccanismi stessi che determinano il nostro
comportamento sono basati su processi emotivi di allocazione di senso che sono gli unici che
abbiamo a disposizione, anche per descriverli illustrandone pregi e difetti.
Non si tratta di una macchina, ma di un intero ecosistema che vive in se stesso e nel
contempo si rapporta al mondo. La risonanza di questo ecosistema con gli altri ecosistemi
che lo circondano lo chiamiamo linguaggio. Le basi del linguaggio sono nel magma emotivo
stesso, che si è adeguato, recentemente, a gestirlo.
Certo una uniformità di volontà sarebbe comoda, ma tutti gli ecosistemi interni al nostro
cervello si trasformerebbero in ingranaggi privi di valore, privi della casualità emotiva che ci
rende uomini proprio perché dotati di volontà che nasce dall’ignoto e si getta nel mondo.
Inoltre questa volontà uniforme ci dovrebbe far dimenticare che invecchiamo e moriamo
individualmente (cosa che le patologie sociali tolgono subito dal discorso), con bisogni
emotivi unici in un certo momento e diversi da quelli che possono essere condivisi dagli altri.
Insomma una volontà unica, come quella professata dal comunismo, dal consumismo o
dall’islamismo fanatico sarebbe uno stupro alla nostra natura, natura di esseri viventi
sostanzialmente uguali come struttura biologica, ma unici e oggettivamente indefinibili nel
come questa struttura riesca a concretizzarsi, attraverso le emozioni, nel rapporto con gli altri
e nella realtà del mondo.
Perché la comunità scientifica si sta suicidando e una nuova «teoria della
mente» per evitarlo
PROPOSTE IN LIBERTÀ
Il suicidio della comunità scientifica
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La comunità scientifica, gli esseri umani che ne fanno parte, si stanno
strutturalmente suicidando perché non hanno più il coraggio di affermare risultati
che possono essere smentiti
La scusa di questa vaghezza, che è invece una tattica di sopravvivenza di medio
periodo, è la complessità dei fenomeni che ultimamente stanno esaminando,
come la genetica ed il cervello (o la teoria del tutto in fisica)
Il danno ottenuto è terribile, perché chiunque, complici i media orizzontali può
produrre qualsiasi risultato non falsificabile e distruggere socialmente risultati che
quasi lo sono
La scienza ha bisogno di «soldati che muoiono» di fronte alle proprie ipotesi che si
rivelano errate e non di «generali che sopravvivono» discutendo amabilmente del
sesso degli angeli
Spero, umilmente, di aver dimostrato che la complessità è spesso invocata a
sproposito, se un non scienziato come me è riuscito a farsi una idea globale del
mondo e di se stesso, sicuramente sbagliata, ma con poche alternative nella
rischiosità per chi le espone
Coraggio!
Il primo passo da fare
• La prima cosa da fare è linguistica: eliminare da tutti i testi e da tutti gli
esperimenti la parola «io», la identità del soggetto che svolge o subisce
l’esperimento biologico, genetico, cognitivo o neuroscientifico.
• Non è definibile una procedura di misura per definire una persistenza o
una collocazione di una entità di identità, non esiste a livello di virus,
cellula, organismo o comunità di organismi
• Non è facile introdurre una nuova «teoria della mente» nella mente dello
scienziato o altrove, l’unica soluzione è farne a meno
• Lo so è difficile, per ragioni linguistiche, ma è la prima rivoluzione
copernicana da fare:
ipotizzare processi di misura e di sperimentazione che abbiano consistenza
falsificabile solo in se stessi
L’etica dell’azione, dell’opera e del lavoro
CONCLUSIONI
Un ragionamento etico
• Tutto quello che ho scritto ha suggeritori profondi, così sacri da essere
innominabili, per non nominarli invano.
• Ma voglio osare, uno di questi è Hanna Arendt, che, nel suo Vita Activa,
descrive con chiarezza tutto (o quasi).
• Essa ipotizza tre livelli della vita activa:
– Il lavoro che serve alla sopravvivenza
– L’opera che serve al lavoro e lo cambia con nuovi strumenti o idee
– L’azione, quello che si fa gratuitamente, di cui noi esseri umani abbiamo
l’unica apparizione nell’amore totale tra due individui
• Dato che fin qui abbiamo parlato di lavoro e di opera, c’è uno spazio
infinito sopra a noi prima di poter fare finalmente una azione, o forse tutto
ciò, la presentazione, è una azione (spero) di gratuito amore
«Prova a cambiare tutto finché non va» ovvero mia moglie e l’intelligenza
artificiale che funziona (un esperimento scientifico che continua da una
vita e, purtroppo, non riproducibile)
POST SCRIPTUM
La gestione della tecnologia da parte di
mia moglie
• Non ho ottenuto i diritti di pubblicazione, ma
ho già strutturato l’articolo, in
– Stato dell’arte
– Materiali e metodi
– Risultati
• È sulla «discussione» che non ho ricevuto la
liberatoria, anche se era la parte più
interessante dell’articolo
Per approfondire
MATERIALE SUPPLEMENTARE
Opere da consultare
• Tutte le opere di Pier Paolo Pasolini (in particolare
il documentario su Marylin Monroe)
• Tutte le opere di Gustavo Rol (in particolare la
testimonianza di come divenne piccolo a
sufficienza per entrare in una 500)
• Tutte le opere di Federico Fellini (in particolare i
film che non ha fatto)
• Tutte le opere dei Dogon del Mali (in particolare
quelle che non vendono)