Le frazioni di Todi

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Le frazioni di Todi
Scritto da Luca Antonini
Le Frazioni di Todi:
Ponterio
La località era chiamata “Villa del Ponte di Rivo” per la presenza di un ponte che in questo
punto attraversa il torrente Rio e di cui si hanno notizie già dal 1341. La vicinanza di questo
luogo all’antichissimo Ospedale della Carità, situato ove oggi è il cimitero vecchio, nel XIV
secolo rese la località sede di concerie di pellame, di lana e di fabbriche di mattoni. Del passato
restano le testimonianze della chiesa di San Giordano del 1330 e le parti arrugginite del ponte
bombardato nella seconda guerra mondiale..
Il patrono è San Giuseppe, festeggiato con
una piccola fiera il 19 marzo. Oggi è una emergente zona industriale, ai piedi del colle tuderte.
Secondo i dati ISTAT la frazione è abitata da 431 famiglie, comprendendo nel calcolo anche la
località Pian di Porto.
Pian di Porto
Il nome della località, si riferisce ad un porto dove, fin dal tempo dei romani, facevano scalo le
barche che navigavano lungo il Tevere, all’epoca navigabile, per trasportare derrate alimentari.
Di questo passato è testimonianza la chiesa di Santa Maria. Nel 1400 il comune di Todi
ottenne da papa Bonifacio IX che la chiesa fosse concessa all’ordine dei francescani
conventuali di San Fortunato. Oggi dell’antico convento resta il chiostro.
Pian di San Martino
La tradizione medievale vuole che in questo luogo si nato il Santo Papa Martino I, a cui è
dedicata la chiesa parrocchiale. In essa sono conservati un capitello in pietra della primitiva
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costruzione datato XIII sec. Un personaggio storico referente per la località è San Bernardino,
che nel 1626 tenne le sue prediche, ricordato il 20 di maggio. Geograficamente la zona è nella
sponda opposta del fiume Tevere rispetto alla località di Ponterio. Secondo i dati ISTAT la
frazione è abitata da 124 famiglie; insieme alla località Cecanibbi il territorio conta di circa 700
persone.
Cecanibbi
La leggenda narra che Annibale, già privo di un occhio, qui ponesse il proprio accampamento,
prendendo il nome di “Catrum Caeci Annibalis”. I restauri e le modifiche avvenute nel corso dei
secoli hanno quasi del tutto cancellato l’antico aspetto medioevale. Intorno alla chiesa
parrocchiale, dedicata a Santa Celestina, si trovano i resti della originaria costruzione, con
frammenti di pitture del XVI sec. Secondo i dati ISTAT la frazione è abitata da 11 famiglie.
Montemolino
Il nome le deriva sia dalla posizione che domina il Tevere (l’antica rocca controllava dall’alto il
fiume Tevere), sia dai molti mulini che vi si trovavano. Ai piedi della rocca un ponte sul fiume
più volte distrutto e ricostruito a causa della sua posizione strategica, finché fu demolito
definitivamente nel 1310 durante una durissima battaglia fra i guelfi ed i ghibellini di Todi.
Nonostante le battaglie sostenute, l’antica roccaforte risulta ancora ben conservata. La chieda
originaria, costruita in onore a Sant’Angelo, entrò a far parte della nuova, dedicata a San
Michele Arcangelo. Secondo i dati ISTAT la piccola frazione è abitata da 17 famiglie.
Vasciano
Il nome, secondo una tradizione settecentesca, deriverebbe dalla nobile Gens romana
“Vascia”. La torre medievale e i resti della chiesa appartengono alla villa
originaria denominata “Vasciano Vecchio”.
Più in basso in località “La Torre”, fu edificata una nuova chiesa parrocchiale con intorno
delle case che presero il nome di “ Vasciano Nuovo”.
Nei dintorni del paese sono stati rinvenuti vari reperti archeologici di epoca romana, tra
cui una statua in marmo raffigurante la divinità Igea, dea della salute, che testimonia il potere
terapeutico della sorgente del posto, denominata in dialetto “l’acqua de Vasciano”.
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Montenero
Secondo la leggenda il nome del paese deriva dal Monte Enea, mentre l’erudito tuderte Pirro
Stefanucci ritiene che sia stato edificato da una nobile famiglia di Perugia che qui si rifugiò. La
superba mole architettonica del castello reca su alcune porte gli stemmi dei signori che vi
abitarono nei secoli, finché nel 1882 passò al ricco mercante romano Angelo Cortesi che nel
1917, dopo la sua morte, lo lasciò, insieme con tutto il suo ingente patrimonio, al comune di
Todi per l’assistenza agli inabili al lavoro. Circondano il severo maniero caratteristiche casette
con i “pianelli” (brevi scale esterne). L’attuale chiesa parrocchiale risale al 1912 ed è dedicata a
San Filippo Neri. Secondo i dati ISTAT la frazione è abitata da 23 famiglie.
San Damiano
Nel 1174 un ricco tuderte di ritorno da un viaggio in Palestina come ringraziamento per una
guarigione ottenuta fece costruire una chiesa dedicata a San Damiano, da cui prese il nome il
castello eretto intorno. La chiesa è ancora dedicata a questo Santo, ma nel corso dei secoli è
stata modificata tanto da non conservare più nulla dell’aspetto originario. Secondo i dati ISTAT
la piccola frazione è abitata da 12 famiglie.
Duesanti
I due santi Antonio e Antonino, martirizzati durante le invasioni dei longobardi, hanno dato il
nome a questo paese. Nel Medio Evo le mura erano fortificate da ben 5 torrioni, oggi adibiti ad
abitazione privata, e per la sua posizione difensiva il castello fu a lungo conteso fra i guelfi
capeggiati degli Atti ed i ghibellini dai Chiaravalle. Nel 1322 vi fu costruito un ospedale dedicato
a S. Pietro, di cui ora non rimangono resti. Secondo i dati ISTAT la frazione è abitata da 95
famiglie.
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L’origine del nome potrebbe risalire al tempio dedicato al dio Pan, oppure potrebbe far
riferimento a “pantanula”, cioè luogo fangoso e paludoso a causa delle frequenti inondazioni
del vicino Tevere. La tradizione vuole che qui predicò il Vangelo S. Amanzio che incendiò il
tempio pagano ed il vicino bosco. Nel 1313 il luogo fu occupato dai perugini e nel 1362 fu
costruito l’attuale castello con il patto che nessuno degli abitanti vendesse i propri beni ai
tuderti. Nel 1503 però la fortezza, dopo un lungo assedio, fu espugnata da Biasino degli Atti
che fece impiccare molte persone. L’antica chiesa, dedicata a S. Giovanni, venne distrutta nel
XVIII sec. e con i suoi resti fu eretta la cappella di S. Amanzio. Secondo i dati ISTAT la piccola
frazione è abitata da 530 famiglie.
Ilci
Originariamente si chiamava Elci per i tanti alberi di questa pianta che la ornavano e forse in
epoca romana vi si ergeva un tempio dedicato a dio Fauno. Fu un antico e ben fortificato
insediamento romano, a lungo contesa fra Todi e Perugia nel XIII secolo. Ancora oggi i resti
delle vecchie costruzioni sono ben conservati.
L’antica chiesa parrocchiale, dedicata a S. Giovanni, è citata sin dal XIV sec. ed era beneficio
della famiglia tuderte dei Trentaquattro; in seguito fu ceduta ai monaci di S. Pietro di Perugia e
nel XVIII sec. fu definitivamente abbandonata. Secondo i dati ISTAT la frazione è abitata da 10
famiglie.
Monticello
Il castello, antichissima proprietà della famiglia Astancolle, fu così chiamato in quanto si
trovava sopra un piccolo colle (monticulus). Nel 1426 vi si rifugiarono i peggiori fra i ghibellini
degli Astancolle, mentre nel 1499 ospitò i seguaci di Altobello Chiaravalle, rischiando così la
distruzione da parte della città di Todi. La torre è ancora quella dell’epoca. La chiesa
parrocchiale di S. Nicolò è del 1700, mentre della precedente restano solo alcuni frammenti di
muro. Secondo i dati ISTAT la piccola frazione è abitata da 8 famiglie.
Quadro
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L’importanza di questo antico castello fu dovuta per la sua ubicazione lungo una fondamentale
via di comunicazione fra Todi ed Orvieto.
Nel 1311 i tuderti lo devastarono in quanto gli abitanti si rifiutavano di pagare la gabella, e nel
1414 fu conquistato da Braccio da Montone che lo trasformò in fortezza. Nell’attuale chiesa
parrocchiale si trova una pala d’altare di Andrea Polinori (Todi, 1586-1648). La località è
inserita nel circuito del turismo grazie soprattutto, come altre frazioni, al trend degli agriturismi,
sparsi per la campagna. Secondo i dati ISTAT la frazione è abitata da 17 famiglie.
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