Alba srl - Anno I - n.10 - Mensile - Novembre 2016 - € 6,80 Novembre 2016 n.10 DALL’ESTERO novità discografiche International Magazine Poste IX Italiane Spa - Sped in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 - n. 46) Art. 1, Comma - LO/Milano IX dall’estero Rio de Janeiro Lo Schiavo Un appassionante dram Rio De Janeiro: in scena con successo Lo Schiavo, capolavoro di Antonio Carlos Gomes Di Sabino Lenoci L’ affascinate Teatro Municipale di Rio De Janeiro celebra Antonio Carlos Gomes, nell’anniversario dei 180 anni dalla nascita e dei 120 anni della morte. Gomes si affermò in Italia nella seconda metà dell’Ottocento (cfr. lo Speciale Gomes, Luglio/Agosto 2016 della nostra rivista), anche se tra tutte le sue opere solo Il Guarany ha goduto in passato di una certa popolarità. Gli altri lavori di un musicista molto stimato da Giuseppe Verdi, amico fraterno di Ponchielli (a Lecco vi è ancora la villa dove ha vissuto Gomes, accanto a quella di Ponchielli), attendono di essere riprese e rivalutate. 060 Ora abbiamo potuto apprezzare Lo Schiavo, su libretto di Alfredo D’Escagnole Taunay. Dedicata alla Principessa Isabella, ha come argomento l’abolizione della schiavitù in Brasile. Rodolfo Paravicini sposta l’azione dall’inizio dell’’800 al 1567. I neri diventano indiani. I protagonisti sono Ibere e Ilara, due schiavi della tribù Tamoio. Vivono presso il Conte Rodrigo con suo figlio Americo, innamorato di Ilara che libera, giurandole amore e fedeltà. Ma Americo è promesso da suo padre a convolare a nozze con la Contessa di Boissy che lo ama e che manifesta la volontà di liberare tutti gli schiavi, compreso Ibere e Ilara. Mentre Americo si aggrega all’esercito che combatte la rivolta dei Nativi, il padre intima al suo caposquadra Gianfera di obbligare i due schiavi, Ibere e Ilara, a sposarsi. Al ricevimento della Contessa per la cerimonia della liberazione degli schiavi, il giovane Americo scopre il matrimonio tra Ibere e Ilara e, preso dal dolore, confessa a tutti i signori presenti la sua passione verso la schiava e l’intendimento ma d’amore e di morte Scene de Lo Schiavo al Teatro Municipale di Rio De Janeiro (Foto Julia Ronai) di riconquistarla. Ibere sconvolto decide di radunare tutta la tribù per combattere i Portoghesi; nella battaglia viene fatto prigioniero lo stesso Americo e Ibere decide di liberarlo e fare in modo che scappi insieme a Ilara suscitando le ire dei suoi fidi combattenti che lo condanno a morte. Ibere decide di suicidarsi in cambio della felicità dei due innamorati, Americo e Ilara. Questa la trama dello Schiavo di Gomes che in Brasile, nella sola Rio De Janeiro, è stata prodotto più di venti volte, mentre in Italia non andò mai in scena per divergenze tra gli editori Ricordi e Lucca, senza dimenticare le rivalità tra alcune dei principali teatri della nostra penisola, che inutilmente se lo contesero. In questa occasione Pierfrancesco Maestrini firma la regia, con le scene di Juan Guillermo Nova, i costumi di Alberto Spiazzi (brutti e goffi specialmente quelli della nobiltà!). Il risultato è uno spettacolo tradizionale, rispettoso dei dettami del compositore e del librettista. Siamo in una selva brasiliana. La scena unica è fatta di grosse massi che fungono da praticabili per le masse e i protagonisti. Utili proiezioni video ci riportano a paesaggi campestri e amazzonici, con cascate gigantesche, radure verdeggianti di fiori e alberi tropicali dove si svolgono tutti i quadri, dall’accampamento degli schiavi alle stanze della Contessa, fino al momento più romantico e drammatico che vale tutta l’opera, l’ “Alvorada” il poema sinfonico che spesso viene programmato nei concerti sinfonici. Efficacissima il quadro, creato da Maestrini, con Ibere seduto, che scruta l’orizzonte aspettando l’alba per la sua amara decisione in un paesaggio di grandi scogliere con cascate che si tuffano in un mare calmo e rassicurante. Roberto Duarte, studioso di Carlos Gomes, ha realizzato la revisione della partitura. eseguendola, in questa occasione, filologicamente senza nessun taglio, comprensiva del balletto del secondo atto; sul podio dell’attenta Orquestra Sinfonica del Teatro Municipal di Rio ha staccato tempi lenti con sonorità eccessiva che metteva in difficoltà i protagonisti. Nell’ “Alvorada” non è stato all’altezza della pagina. 061 dall’estero Rio de Janeiro Lo Schiavo L’opera di Gomes è soprattutto corale, con chiari riferimenti alla produzione di Giuseppe Verdi. Ne Lo Schiavo il Coro la fa da padrone con pagine di straordinaria bellezza e il Coro del Teatro Municipale ha svolto benissimo il suo ruolo da protagonista, ben istruito dal maestro Jésus Figueiredo. La compagnia di canto contava sull’Ibere del baritono Rodolfo Giuliani forte di una bella voce estesa, di una valida linea interpretativa; Giuliani ha superato con intelligenza tutte le asperità della parte rendendo più che credibile anche scenicamente il personaggio dello schiavo, per es. nell’ Aria, “Sospettano di me....sogni d’amore” cantata con molto sentimento. Si è ben portata anche Adriane Queiroz, una Ilara determinata, con voce di soprano lirico puro, arricchita da forti accenti drammatici, di buon fraseggio e di eccellente dizione italiana. Il tenore Fernando Portari possiede un apprezzabile squillo e una voce ben timbrata, ma per Americo avrebbe bisogno di una maggiore finezza espressiva. Alla Contessa de Boissy, Claudia Azevedo regala agilità di puro soprano lirico leggero e una presenza scenica di tutto rispetto, mentre a Saulo Javan mancano i requisiti necessari per il Conte Rodrigo, un po’ sfocato e con problemi nel registro acuto. Poderoso e dal canto spiegato il Gianfera di Leonardo Pascoa. Completavano il cast: Lion, Flavio Mello, Goitacà, Pedro Olivero, Guaruco, Ricardo Tuttmann, Tubinambà, Ciro D’Araujo, Tapacoà, Pedro Gattuso, Carijò, Geilson dos Santos, Aiapò, Weber Duarte, Arary, Celso Mariano, Botocudo, Elizeu Batista, portava in porto lo spettacolo. Teatro esaurito. Successo Vibrante. Grande festa per Antonio Carlos Gomes. Il ritorno alla normalità Il maestro Andre Cardoso, presenta il suo ‘progetto artistico’ per il ritorno del Teatro Municipal di Rio De Janeiro ai primi posti della Cultura brasiliana I l maestro Andre Cardoso, nuovo Direttore Artistico del Teatro Municipal di Rio De Janeiro ci parla, durante le recite de Lo Schiavo, del nuovo percorso del massimo teatro brasiliano, dopo un periodo di incertezze artistiche e di programmazione. Parliamo del progetto Carlos Gomes a Rio De Janeiro, in quanto non è la prima volta che viene rappresentato nel vostro teatro. “L’ultima volta de ‘Lo Schiavo’ in Rio fu nel 1999, una produzione ospite, il nostro teatro ha avuto in totale 22 rappresentazioni dell’o- 062 Di Sabino Lenoci pera di Gomes, questa odierna è una nostra nuova produzione”. Come è stata pensata questa produzione? “Il progetto è una celebrazione di Carlo Gomes per il suo anniversario che cade in quest’anno, e inizialmente la produzione è nata in collaborazione con il Teatro di Sao Paulo. Il maestro Roberto Duarte della Fondazione Artistica brasiliana, ha revisionato la partitura di Gomes e la proponiamo in versione filologica. D’altronde de ‘Lo Schiavo’ non esiste un manoscritto di Gomes, unica opera del nostro compositore senza manoscritto originale, esiste una partitura edita da Ricordi, molto antica, ma non l’originale”. Ora che Sao Paulo ha un grosso problema ai vertici, è ancora valida la coproduzione? “Per la prima sono venuti dei rappresentanti del Teatro di Sao Paulo per cui siamo fiduciosi che si possa realizzare la collaborazione”. Il Teatro Municipal, negli ultimi tempi ha avuto un percorso artistico discontinuo, ora con il nuovo direttivo, inizia una nuova era del Teatro; qual è il vostro programma? “Il nostro obiettivo, mio e del sovrintendente, Joao Guilherme Ripper, è proprio quello di riportare il Teatro alla sua vita artistica normale. Per noi è molto importante che si ritorni all’attività di produzioni d’opera, come era in passato, quando il nostro teatro era un punto di riferimento per artisti di fama mondiale. Nel ‘51 abbiamo avuto qui cantanti come Tebaldi, Callas, Gobbi, Gigli.... Il teatro deve tornare alla normalità, offrire al suo pubblico una programmazione pensata con un cartellone con diversi titoli dei vari repertori, non produzioni singole come ‘eventi’”. Su quale repertorio si orienteranno le vostre proposte? “Il repertorio deve essere vasto, italiano, francese, russo, tedesco etc. e naturalmente dare uno spazio significativo al nostro repertorio, uno per tutti con il nostro massimo compositore Antonio Carlos Gomes. In effetti quella che stiamo vivendo è, in definitiva, la prima vera stagione dopo molti anni, e stiamo programmando opere di diverso repertorio. Per quanto riguarda, invece, la stagione 2017? “Per il prossimo anno avremo ‘Un ballo in maschera’, una nuova produzione con Riccardo Tamura, un artista brasiliano molto conosciuto in America che canta spesso al Metropolitan, poi una nuova produzione di ‘Yerma’ di Vila Lobos, l’opera del compositore brasiliano è una novità assoluta per Rio De Janeiro, visto che è la seconda volta, dopo molti anni, che viene rappresentata; poi ‘Lohengrin’ una nuova produzione con la messa in scena di Marcelo Lombardero; poi ‘Werther’ di Massenet e ‘L’italiana in Algeri’ rossiniana, uno spettacolo di Rio de la Plata in Argentina”. Mi sembra di capire che il Municipal è molto aperto alle coproduzioni internazionali. “Sì certo, la prossima stagione avremo coproduzioni importanti come ad esempio ‘Yerma’ coprododotta con il Teatro Real di Madrid, Colon di Buenos Aires, La Maestranza di Siviglia e il Teatro di Bogotà”. Per quanto riguarda gli artisti? “Per il futuro il nostro progetto sarà quello di far venire qui a Rio grandi artisti internazionali, certo l’attuale situazione di forte crisi ci frena non poco, ma speriamo al più presto di affiancare ai nostri artisti brasiliani nomi di grande levatura. Per attuare questo è nostra intenzione programmare le nostre stagioni con anticipo per dar modo ad artisti di una programmazione nel tempo; ci teniamo molto, comunque, dare spazio a cantanti brasiliani. Penso che l’opera è la prima forma d’arte globalizzata del diciottesimo secolo, curiosamente, dopo la “prima” italiana di molti compositori, il loro cammino internazionale è cominciato dal Brasile”. Per quanto riguarda la formazione di giovani talenti? “Quest’anno per la prima volta abbiamo creato una Accademia per la formazione di giovani voci all’interno del Teatro a cui partecipano gratuitamente e a cui si accede con regolare audizione. Durante tutto l’anno, da marzo a dicembre, i ragazzi vengono preparati da bravi docenti brasiliani ed anche dai cantanti che sono qui in produzione che, molto volentieri, tengono lezioni ai giovani. Abbiamo dei validi talenti che hanno già preso parte a piccole produzioni come ‘Serse’, ‘Dido and Aeneas’ insieme a titoli commissionati a compositori brasiliani; inoltre, come ad esempio, in questa produzione de ‘Lo Schiavo’ abbiamo inserito un ragazzo dell’Accademia in un piccolissimo ruolo”. Come viene sostenuto, a livello finanziario, il Teatro Munici- pal di Rio? “Il Municipal curiosamente non è della città di Rio è dello Stato di Rio che finanzia il teatro; il sistema qui in Brasile si divide in diversi Stati autonomi, dopo che la capitale passò da Rio De Janeiro a Brasilia. Lo Stato pensa a sostenere tutte le maestranze del teatro, mentre la programmazione viene interamente sostenuta da sponsors privati e dallo sbigliettamento. Il budget annuale è di circa cinque milioni di Reals per tutta la programmazione di opere, balletto e concerti sinfonici”. La capienza del teatro qual è? “Circa 2.300 posti, con la copertura del pubblico di circa l’ottanta per cento; dipende dai titoli programmati, ad esempio, abbiamo quasi sempre il tutto esaurito per titoli del grande repertorio o anche per opere come ‘Don Quixote’ o lo stesso ‘Schiavo’ dove registriamo una massima capienza di pubblico”. Auguriamo al bellissimo teatro di Rio De Janeiro, città meravigliosa e “magica” di riprendere quel ruolo primario di un punto di riferimento per gli artisti, per il pubblico, per i milioni di turisti; i presupposti ci sono tutti, con il sovrintendente. Ripper e il maestro Andre Cardoso, che affianca alla sua carriera di direttore d’orchestra il suo lavoro di fare del suo Teatro un luogo di incontro del pubblico brasiliano e non. 063