InternatIonal MagazIne - Theatro Municipal do Rio de Janeiro

Alba srl - Anno I - n.10 - Mensile - Novembre 2016 - € 6,80
Novembre 2016
n.10
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IX
dall’estero Rio de Janeiro Lo Schiavo
Un appassionante dram
Rio De Janeiro: in scena con successo
Lo Schiavo, capolavoro di
Antonio Carlos Gomes
Di Sabino Lenoci
L’
affascinate Teatro Municipale di Rio De Janeiro celebra
Antonio Carlos Gomes, nell’anniversario dei 180 anni
dalla nascita e dei 120 anni della morte.
Gomes si affermò in Italia nella seconda metà dell’Ottocento (cfr. lo Speciale Gomes, Luglio/Agosto 2016 della
nostra rivista), anche se tra tutte le sue opere solo Il Guarany ha
goduto in passato di una certa popolarità. Gli altri lavori di un musicista molto stimato da Giuseppe Verdi, amico fraterno di Ponchielli
(a Lecco vi è ancora la villa dove ha vissuto Gomes, accanto a quella
di Ponchielli), attendono di essere riprese e rivalutate.
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Ora abbiamo potuto apprezzare Lo Schiavo, su libretto di Alfredo
D’Escagnole Taunay. Dedicata alla Principessa Isabella, ha come
argomento l’abolizione della schiavitù in Brasile. Rodolfo Paravicini
sposta l’azione dall’inizio dell’’800 al 1567. I neri diventano indiani. I
protagonisti sono Ibere e Ilara, due schiavi della tribù Tamoio. Vivono
presso il Conte Rodrigo con suo figlio Americo, innamorato di Ilara
che libera, giurandole amore e fedeltà. Ma Americo è promesso da
suo padre a convolare a nozze con la Contessa di Boissy che lo ama
e che manifesta la volontà di liberare tutti gli schiavi, compreso Ibere
e Ilara.
Mentre Americo si aggrega all’esercito che combatte la rivolta dei
Nativi, il padre intima al suo caposquadra Gianfera di obbligare i due
schiavi, Ibere e Ilara, a sposarsi. Al ricevimento della Contessa per la
cerimonia della liberazione degli schiavi, il giovane Americo scopre
il matrimonio tra Ibere e Ilara e, preso dal dolore, confessa a tutti
i signori presenti la sua passione verso la schiava e l’intendimento
ma d’amore e di morte
Scene de Lo Schiavo
al Teatro Municipale di Rio De
Janeiro (Foto Julia Ronai)
di riconquistarla. Ibere sconvolto decide di radunare tutta la tribù
per combattere i Portoghesi; nella battaglia viene fatto prigioniero lo
stesso Americo e Ibere decide di liberarlo e fare in modo che scappi
insieme a Ilara suscitando le ire dei suoi fidi combattenti che lo
condanno a morte. Ibere decide di suicidarsi in cambio della felicità
dei due innamorati, Americo e Ilara.
Questa la trama dello Schiavo di Gomes che in Brasile, nella sola Rio
De Janeiro, è stata prodotto più di venti volte, mentre in Italia non
andò mai in scena per divergenze tra gli editori Ricordi e Lucca, senza dimenticare le rivalità tra alcune dei principali teatri della nostra
penisola, che inutilmente se lo contesero.
In questa occasione Pierfrancesco Maestrini firma la regia, con le
scene di Juan Guillermo Nova, i costumi di Alberto Spiazzi (brutti e
goffi specialmente quelli della nobiltà!). Il risultato è uno spettacolo
tradizionale, rispettoso dei dettami del compositore e del librettista.
Siamo in una selva brasiliana. La scena unica è fatta di grosse massi
che fungono da praticabili per le masse e i protagonisti. Utili proiezioni video ci riportano a paesaggi campestri e amazzonici, con cascate gigantesche, radure verdeggianti di fiori e alberi tropicali dove
si svolgono tutti i quadri, dall’accampamento degli schiavi alle stanze della Contessa, fino al momento più romantico e drammatico che
vale tutta l’opera, l’ “Alvorada” il poema sinfonico che spesso viene
programmato nei concerti sinfonici. Efficacissima il quadro, creato
da Maestrini, con Ibere seduto, che scruta l’orizzonte aspettando
l’alba per la sua amara decisione in un paesaggio di grandi scogliere
con cascate che si tuffano in un mare calmo e rassicurante.
Roberto Duarte, studioso di Carlos Gomes, ha realizzato la revisione
della partitura. eseguendola, in questa occasione, filologicamente
senza nessun taglio, comprensiva del balletto del secondo atto; sul
podio dell’attenta Orquestra Sinfonica del Teatro Municipal di Rio ha
staccato tempi lenti con sonorità eccessiva che metteva in difficoltà
i protagonisti. Nell’ “Alvorada” non è stato all’altezza della pagina.
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dall’estero Rio de Janeiro Lo Schiavo
L’opera di Gomes è soprattutto corale, con chiari riferimenti alla produzione di Giuseppe Verdi. Ne Lo Schiavo il Coro la fa da padrone
con pagine di straordinaria bellezza e il Coro del Teatro Municipale
ha svolto benissimo il suo ruolo da protagonista, ben istruito dal
maestro Jésus Figueiredo.
La compagnia di canto contava sull’Ibere del baritono Rodolfo Giuliani forte di una bella voce estesa, di una valida linea interpretativa; Giuliani ha superato con intelligenza tutte le asperità della parte
rendendo più che credibile anche scenicamente il personaggio dello
schiavo, per es. nell’ Aria, “Sospettano di me....sogni d’amore” cantata con molto sentimento. Si è ben portata anche Adriane Queiroz,
una Ilara determinata, con voce di soprano lirico puro, arricchita da
forti accenti drammatici, di buon fraseggio e di eccellente dizione
italiana. Il tenore Fernando Portari possiede un apprezzabile squillo
e una voce ben timbrata, ma per Americo avrebbe bisogno di una
maggiore finezza espressiva. Alla Contessa de Boissy, Claudia Azevedo regala agilità di puro soprano lirico leggero e una presenza
scenica di tutto rispetto, mentre a Saulo Javan mancano i requisiti
necessari per il Conte Rodrigo, un po’ sfocato e con problemi nel
registro acuto. Poderoso e dal canto spiegato il Gianfera di Leonardo Pascoa. Completavano il cast: Lion, Flavio Mello, Goitacà, Pedro Olivero, Guaruco, Ricardo Tuttmann, Tubinambà, Ciro D’Araujo,
Tapacoà, Pedro Gattuso, Carijò, Geilson dos Santos, Aiapò, Weber
Duarte, Arary, Celso Mariano, Botocudo, Elizeu Batista, portava in
porto lo spettacolo. Teatro esaurito. Successo Vibrante. Grande festa
per Antonio Carlos Gomes.
Il ritorno alla normalità
Il maestro Andre Cardoso, presenta il suo
‘progetto artistico’ per il ritorno del Teatro
Municipal di Rio De Janeiro ai primi posti
della Cultura brasiliana
I
l maestro Andre Cardoso, nuovo Direttore Artistico del Teatro Municipal di Rio De Janeiro ci parla, durante le recite
de Lo Schiavo, del nuovo percorso del massimo teatro brasiliano, dopo un periodo di incertezze artistiche e di programmazione.
Parliamo del progetto Carlos Gomes a Rio De Janeiro, in
quanto non è la prima volta che viene rappresentato nel vostro teatro.
“L’ultima volta de ‘Lo Schiavo’ in Rio fu nel 1999, una produzione
ospite, il nostro teatro ha avuto in totale 22 rappresentazioni dell’o-
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Di Sabino Lenoci
pera di Gomes, questa odierna è una nostra nuova produzione”.
Come è stata pensata questa produzione?
“Il progetto è una celebrazione di Carlo Gomes per il suo anniversario che cade in quest’anno, e inizialmente la produzione è nata in
collaborazione con il Teatro di Sao Paulo. Il maestro Roberto Duarte della Fondazione Artistica brasiliana, ha revisionato la partitura
di Gomes e la proponiamo in versione filologica. D’altronde de ‘Lo
Schiavo’ non esiste un manoscritto di Gomes, unica opera del nostro compositore senza manoscritto originale, esiste una partitura
edita da Ricordi, molto antica, ma non l’originale”.
Ora che Sao Paulo ha un grosso problema ai vertici, è ancora
valida la coproduzione?
“Per la prima sono venuti dei rappresentanti del Teatro di Sao Paulo
per cui siamo fiduciosi che si possa realizzare la collaborazione”.
Il Teatro Municipal, negli ultimi tempi ha avuto un percorso
artistico discontinuo, ora con il nuovo direttivo, inizia una
nuova era del Teatro; qual è il vostro programma?
“Il nostro obiettivo, mio e del sovrintendente, Joao Guilherme Ripper,
è proprio quello di riportare il Teatro alla sua vita artistica normale.
Per noi è molto importante che si ritorni all’attività di produzioni d’opera, come era in passato, quando il nostro teatro era un punto di
riferimento per artisti di fama mondiale. Nel ‘51 abbiamo avuto qui
cantanti come Tebaldi, Callas, Gobbi, Gigli.... Il teatro deve tornare
alla normalità, offrire al suo pubblico una programmazione pensata
con un cartellone con diversi titoli dei vari repertori, non produzioni
singole come ‘eventi’”.
Su quale repertorio si orienteranno le vostre proposte?
“Il repertorio deve essere vasto, italiano, francese, russo, tedesco
etc. e naturalmente dare uno spazio significativo al nostro repertorio, uno per tutti con il nostro massimo compositore Antonio Carlos
Gomes. In effetti quella che stiamo vivendo è, in definitiva, la prima
vera stagione dopo molti anni, e stiamo programmando opere di
diverso repertorio.
Per quanto riguarda, invece, la stagione 2017?
“Per il prossimo anno avremo ‘Un ballo in maschera’, una nuova
produzione con Riccardo Tamura, un artista brasiliano molto conosciuto in America che canta spesso al Metropolitan, poi una nuova
produzione di ‘Yerma’ di Vila Lobos, l’opera del compositore brasiliano è una novità assoluta per Rio De Janeiro, visto che è la seconda
volta, dopo molti anni, che viene rappresentata; poi ‘Lohengrin’ una
nuova produzione con la messa in scena di Marcelo Lombardero;
poi ‘Werther’ di Massenet e ‘L’italiana in Algeri’ rossiniana, uno
spettacolo di Rio de la Plata in Argentina”.
Mi sembra di capire che il Municipal è molto aperto alle coproduzioni internazionali.
“Sì certo, la prossima stagione avremo coproduzioni importanti
come ad esempio ‘Yerma’ coprododotta con il Teatro Real di Madrid, Colon di Buenos Aires, La Maestranza di Siviglia e il Teatro di
Bogotà”.
Per quanto riguarda gli artisti?
“Per il futuro il nostro progetto sarà quello di far venire qui a Rio
grandi artisti internazionali, certo l’attuale situazione di forte crisi
ci frena non poco, ma speriamo al più presto di affiancare ai nostri
artisti brasiliani nomi di grande levatura. Per attuare questo è nostra intenzione programmare le nostre stagioni con anticipo per dar
modo ad artisti di una programmazione nel tempo; ci teniamo molto,
comunque, dare spazio a cantanti brasiliani. Penso che l’opera è la
prima forma d’arte globalizzata del diciottesimo secolo, curiosamente, dopo la “prima” italiana di molti compositori, il loro cammino
internazionale è cominciato dal Brasile”.
Per quanto riguarda la formazione di giovani talenti?
“Quest’anno per la prima volta abbiamo creato una Accademia per
la formazione di giovani voci all’interno del Teatro a cui partecipano
gratuitamente e a cui si accede con regolare audizione. Durante
tutto l’anno, da marzo a dicembre, i ragazzi vengono preparati da
bravi docenti brasiliani ed anche dai cantanti che sono qui in produzione che, molto volentieri, tengono lezioni ai giovani. Abbiamo dei
validi talenti che hanno già preso parte a piccole produzioni come
‘Serse’, ‘Dido and Aeneas’ insieme a titoli commissionati a compositori brasiliani; inoltre, come ad esempio, in questa produzione
de ‘Lo Schiavo’ abbiamo inserito un ragazzo dell’Accademia in un
piccolissimo ruolo”.
Come viene sostenuto, a livello finanziario, il Teatro Munici-
pal di Rio?
“Il Municipal curiosamente non è della città di Rio è dello Stato di Rio
che finanzia il teatro; il sistema qui in Brasile si divide in diversi Stati
autonomi, dopo che la capitale passò da Rio De Janeiro a Brasilia.
Lo Stato pensa a sostenere tutte le maestranze del teatro, mentre
la programmazione viene interamente sostenuta da sponsors privati
e dallo sbigliettamento. Il budget annuale è di circa cinque milioni
di Reals per tutta la programmazione di opere, balletto e concerti
sinfonici”.
La capienza del teatro qual è?
“Circa 2.300 posti, con la copertura del pubblico di circa l’ottanta per cento; dipende dai titoli programmati, ad esempio, abbiamo
quasi sempre il tutto esaurito per titoli del grande repertorio o anche
per opere come ‘Don Quixote’ o lo stesso ‘Schiavo’ dove registriamo
una massima capienza di pubblico”.
Auguriamo al bellissimo teatro di Rio De Janeiro, città meravigliosa
e “magica” di riprendere quel ruolo primario di un punto di riferimento per gli artisti, per il pubblico, per i milioni di turisti; i presupposti ci sono tutti, con il sovrintendente. Ripper e il maestro Andre
Cardoso, che affianca alla sua carriera di direttore d’orchestra il
suo lavoro di fare del suo Teatro un luogo di incontro del pubblico
brasiliano e non.
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