LA VACCINAZIONE A DNA
Sapete come funziona la vaccinazione?
La vaccinazione si basa su due caratteristiche della risposta immunitaria: specificità e memoria.
Una qualunque sostanza estranea o microrganismo patogeno (antigene) è in grado di attivare in modo
specifico il nostro sistema immunitario (risposta primaria) e di indurre la formazione di particolari globuli
bianchi, detti cellule della memoria.
In questo modo, se entrassimo in contatto di nuovo con lo stesso antigene, il nostro sistema immunitario
sarebbe pronto a reagire contro di esso in modo più veloce e più intenso (risposta secondaria), grazie alla
maturazione delle cellule della memoria e la produzione di anticorpi, proteggendoci dall’insorgere della
malattia.
Un vaccino mima un’infezione, inducendo una risposta immunitaria primaria senza generare la malattia, ed
istruisce i globuli bianchi preparandoli ad una eventuale risposta secondaria. L’efficacia della vaccinazione può
essere potenziata mediante reinoculi successivi (richiami).
Questa strategia terapeutica ha una storia molto antica, dato che il primo che
introdusse questa tecnica di immunizzazione fu il medico e naturalista inglese
Edward Jenner nel 1796, debellando così il vaiolo.
Nonostante le sue origini lontane è un approccio preventivo in continua
evoluzione.
In genere un vaccino è costituito da un organismo patogeno intero, privato del suo potenziale infettivo, o parte
di esso. Oggi grazie alle nuove tecnologie di biologia molecolare è possibile generare un nuovo tipo di
vaccino: il vaccino a DNA.
Sapete cos’è un vaccino a DNA?
Esso è costituito da un anello di DNA (plasmide) di origine batterica che contiene le informazioni per indurre
una risposta immunitaria.
La particolarità della vaccinazione a DNA rispetto ai sistemi classici è data dal fatto che non è l’antigene ad
essere iniettato direttamente, ma la sequenza di DNA che lo codifica. In questo modo sono le cellule stesse
dell’organismo a produrre l’antigene.
Dato il successo della vaccinazione contro la maggior parte delle malattie infettive e la difficoltà di individuare
la “cura” per il tumore, un settore della ricerca si è focalizzato sullo sviluppo sperimentale di vaccini
antitumorali.
Infatti, grazie alle nuove conoscenze nel campo della biologia molecolare e cellulare, è possibile individuare
delle molecole (antigeni tumorali) specificamente espresse dalle cellule malate, contro cui si può indurre una
risposta immunitaria in grado di uccidere le cellule maligne.
E’ in questo contesto che si colloca la ricerca svolta nel laboratorio di Biologia Applicata della Scuola di
Bioscienze e Biotecnologie (Università di Camerino). Qui vengono progettati e realizzati vaccini a DNA contro
il tumore al seno, in particolare contro un antigene tumorale, chiamato Her2, responsabile dell’aggressività di
tale tumore.
L’efficacia di questi vaccini viene testata su topini transgenici che sviluppano spontaneamente il tumore
mammario. In questi animali, i vaccini più efficienti sono in grado di bloccare o ritardare l’insorgenza o la
progressione della patologia (come è mostrato nel grafico sotto).