DELLE 6 www.corrierecomunicazioni.it [email protected] n°1. 23 gennaio 2012 LAVORO&ICT [ head hunter ] «Tempi lunghi per i top manager» Buquicchio (Egon Zehnder): sul recruitment di executive aziende più caute in tempi di crisi paoloanastasio Un forte profilo finanziario, con background di ristrutturazioni e riorganizzazioni aziendali, per far fronte alle esigenze del conto economico, in un periodo di crisi del credito che oggi come oggi si fa molto sentire. Questa, secondo Egon Zehnder, fra i più blasonati professionisti dell’executive search a livello mondiale, la caratteristica principale nella fase di recruiting e assessment di executives e top manager italiani del settore Ict di casa nostra, dove nell’ultimo anno i tempi per la nomina di nuovi top manager si sono profondamente allungati. “In Italia il mercato dell’Ict è in estrema difficoltà, più che altrove, ad esempio Germania, Uk e Stati Uniti - dice Francesco Buquicchio, consulente di Egon Zehnder coordinatore della practice Technology & Communications in Italia - La crisi porta con sé una certa cautela nel prendere decisioni di rottura e cambiamento di leadership delle aziende. Nell’ultimo anno, soprattutto nel secondo semestre, abbiamo riscontrato un rinvio di una serie di decisioni sul cambio di vertici e sul rinnovamento dei top manager da parte delle grandi telco e delle multinazionali dell’IT”. In altre parole, negli ultimi tempi la crisi ha frenato processi di assunzione di nuovi executives a livello CxO (Ceo/ Country Managers, Cfo, Cio, Cmo, etc.). Insomma, quando si tratta di decidere una nuova nomina ai vertici delle aziende regna la cautela e si tende a rimandare le decisioni. E questo atteggiamento attendista si è tradotto in un cristallizzarsi rispetto a due anni fa del mercato del recruiting di executives e successioni di alti profili nelle maggiori aziende Ict del nostro paese. Una cautela che non riguarda soltanto le aziende, secondo Egon Zehnder, ma anche i top manager, più restii a lasciare posizioni apicali per trasferirsi altrove. “In questo periodo - aggiunge Buquicchio - è molto più complicato per le aziende attirare l’interesse dei top manager, soprattutto quelli di comprovata capacità. Prima di muoversi, un executive oggi effettua una ‘due diligence’ molto più approfondita della società che lo corteggia”. La volatilità del settore Ict pesa nelle scelte dei top manager, più “diffidenti” al rischio e meno propensi a lasciare il noto per l’ignoto. Tanto più che una caratteristica tutta italiana del settore Ict è la presenza di un numero limitato di executives, una rosa molto ristretta di alti dirigenti che da anni lavorano nelle stesse aziende e che se devono cambiare, si spostano nel perimetro del settore fra 4 o 5 player: “Ceo, Vice President, Country Manager di norma si spostano in aziende contigue” dice Buquicchio. Insomma, il mercato italiano dell’Ict è sempre stato caratterizzato da una certa “incestuosità”, per cui la scelta di un manager fino a qualche anno fa ricadeva su quello con la maggiore esperienza specifica di settore. Una tendenza - dice Buquicchio - che negli ultimi anni sta modificandosi: “Mentre fino a qualche anno fa l’esperienza nel settore era la caratteristica determinante per la nomina di un manager proveniente dall’esterno, oggi gli skills più ricercati sono le competenze finanziarie, la conoscenza del mercato e del cliente finale”, dice. Nel frattempo, le competenze finanziarie dei top manager assumono ancor più peso, visti i timidi risvegli del settore italiano del private equity: le quotazioni sono arrivate a livelli talmente bassi, che in questo momento chi ha del capitale sta iniziando a riattivarsi. Un altro mutamento degli ultimi due anni, da parte soprattutto delle grosse multinazionali dell’Ict, è il peso crescente dell’assessment di candidature di dirigenti interni, da affiancare al recruiting esterno di nuovi executives. Cresce il peso delle candidature interne alle aziende, allo scopo di sviluppare le competenze di dirigenti già presenti in azienda per successioni e per ricoprire posizioni apicali vacanti. “Per rimpiazzare posizioni top all’interno delle aziende è velleitario tagliarsi a priori la possibilità di pescare in casa - precisa Buquicchio - non è quindi una questione di costi, ma di opportunità. Quello che succede di più oggi rispetto a qualche anno fa è che noi ci occupiamo con gli stessi criteri di valutazione, sia della selezione di potenziali profili esterni, sia dell’individuazione di potenziali candidati interni. Una tendenza che è ormai realtà consolidata nei Gruppi multinazionali, e che sta prendendo sempre più piede anche nelle aziende a matrice domestica e/o imprenditoriale. A testimonianza di un certo risveglio sui temi di succession planning anche nell’Ict italiano”. «Sono le Pmi a investire di più» Cataldo (Experis): molto richiesti i programmatori Android e iOs. Ma in Italia poca offerta dARiObanfi in questo modo. Serve a dare stabilità: si assume la persona a tempo indeterminato, ma con grande flessibilità per il committente. Come andrà il 2012 secondo lei? La domanda di lavoro è stabile. Quella odierna non è la stessa crisi del 2009, ha un’intensità diversa: i tagli più grandi sono già stati fatti. Rispetto ad altri Paesi come vanno le cose? Ogni due mesi ci confrontiamo a livello internazionale e posso dire che un vantaggio l’Italia ce l’ha. Il nostro non è un mercato saturo, il settore IT ha un trend di crescita più alto rispetto ad altri Paesi, à à La formula Le grandi aziende non puntano in genere all’inserimento Dipende dal tipo di business, se interno all’azienda o preso in carico da noi. In quest’ultimo caso sono attività di medio periodo. La richiesta di persone in missione, invece, non dura oltre 10-12 mesi. Sono incarichi rinnovabili, ma non si va quasi mai oltre un anno. Quale ruolo gioca la dimensione d’impresa? Sono i piccoli oggi ad assumere più figure nell’IT. Si tratta quasi sempre di professioni di alto livello, pagate oltre 50mila à Società del Gruppo Manpower, Experis fornisce servizi alle imprese nell’ambito del lavoro temporaneo e della selezione di figure del mondo IT, Engineering, Finance e Sales & Marketing. Seguendo trend anticiclici, ha un osservatorio particolare e inedito sulla crisi, che ci siamo fatti raccontare da Salvatore Cataldo, Business Process & Service Manager di Experis. Come va la vostra attività nel temporary e nel permanent? Il nostro business è anticiclico. Le aziende tendono a non assumere risorse in tempo di crisi: dal 2008 a oggi Experis ha triplicato il fatturato legato al lavoro temporaneo. Il business relativo al permanent invece segue gli andamenti di mercato: abbiamo registrato un +30% sul 2010, ma sotto le attese. Il mercato del lavoro nel settore Ict è statico o in movimento? I budget dei nostri clienti sono in calo. Non riguarda soltanto le Tlc, ma anche e soprattutto i grandi clienti del settore bancario e assicurativo, i veri big spender sull’IT. Stanno tagliando la spesa. Questo non significa staticità o riduzione di personale. Stanno puntando al contenimento dei costi senza perdere continuità di business, optando per soluzioni alternative. Quali expertise sono più richieste oggi dal mondo IT? Da oltre un anno la domanda va verso il cloud computing, le applicazioni mobili integrate e lo sviluppo Web. Molto ricer- cati i programmatori per Android e iOS. In Italia, però, non abbiamo grande offerta di queste risorse, si è investito pochissimo negli anni passati. Va bene anche l’ecommerce: la domanda di professionisti è in crescita. Nei servizi IT quali caratteristiche sono più richieste? In prevalenza si cercano figure giovani, programmatori e sistemisti. Le aree di maggiore interesse sono C++, Java e C#. In ambito sistemistico più Linux di Windows. C’è comunque anche il mondo mainframe: qui l’età media si alza, siamo intorno a 50 anni. Per impieghi di quale durata? salvatore cataldo Business Process & Service Manager di Experis, società del gruppo Manpower euro lordi all’anno. Le grandi aziende, invece, spendono molto nell’acquisire competenze, ma non puntano all’inserimento. Usano formule temporanee per progetti e servizi. In questo ambito, il 70% della domanda a cui rispondiamo riguarda i servizi, il 30% richieste di lavoro temporaneo. Dopo la reintroduzione nel 2010, com’è considerato lo staff leasing? È praticamente sconosciuto, utilizzato pochissimo in Italia. Eppure l’IT è uno dei pochi ambiti, forse l’unico, in cui lo staff leasing si potrebbe adottare con facilità. Noi stessi impieghiamo risorse interne La crisi La domanda di lavoro sarà stabile nel 2012: i tagli ci sono già stati come UK, Germania o Francia, dove le difficoltà sono maggiori. E nel confronto tra settori? Rispetto ai tagli che ci sono stati, l’IT ha avuto e continua ad avere un ruolo minore. Le aziende non possono evitare di investire sul mantenimento dei servizi o sull’innovazione. Spenderanno diversamente, forse di meno, ma non vuol dire che non investiranno. Dal 2012 fino a 2014 punteranno su nuove tecnologie e così faremo anche noi.