La comunicazione del gatto by S. Giussani. In: Proceedings of

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International Congress of
the Italian Association of Companion
Animal Veterinarians
May 19 – 21 2006
Rimini, Italy
Next Congress :
62nd SCIVAC International Congress
&
25th Anniversary of the SCIVAC Foundation
May 29-31, 2009 - Rimini, Italy
Reprinted in IVIS with the permission of the Congress Organizers
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53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC
This manuscript is reproduced in the IVIS website with the permission of the Congress Organizing Committee
La comunicazione del gatto
Sabrina Giussani
Med Vet, Dipl Comportamentalista ENVF, Busto Arsizio (MI)
Il territorio
La nozione di territorio è stata inizialmente utilizzata a
proposito del comportamento degli uccelli: Altum nel 1898
verificò che il canto di questi animali permetteva l’organizzazione e la difesa dello spazio occupato. Successivamente il
concetto di territorio è stato sempre più equiparato a quello di
proprietà privata tanto che Heymer nel 1977 definì “il territorio come una superficie posta all’interno del dominio vitale di un animale delimitata da marcature e difesa dai conspecifici”. Nel 1979 Waser e Wiley proposero per un gran
numero di specie animali la definizione di campi territoriali,
un concetto dinamico che si opponeva a quello piuttosto statico di territorio. Secondo P. Pageat, per quanto riguarda il
gatto domestico, è possibile distinguere tre tipologie di campi territoriali: i campi di attività, i campi di isolamento e il
campo di aggressione. I campi di attività sono le zone in cui
il gatto svolge una attività precisa come la caccia (comportamento di alimentazione), il gioco, l’eliminazione. Nei campi
di isolamento l’animale si apparta ed evita il contatto. Di solito ci sono al massimo due o tre campi di isolamento, dislocati preferibilmente in alto: il più classico è il luogo di riposo
che serve anche da rifugio in caso di necessità. Il luogo di eliminazione, soprattutto in soggetti poco socievoli, può essere
considerato un campo di isolamento. Per quanto riguarda il
campo di aggressione, non si tratta di una vera e propria zona
ma di uno spazio di dimensione variabile, incentrato sull’individuo. Qualsiasi intrusione provoca quasi istantaneamente
un comportamento di aggressione. Le dimensioni di questa
area variano in funzione dello stato emozionale e fisiologico
dell’animale: quando un gatto è ferito o “impaurito” è notevolmente ampia, mentre quando è “tranquillo” assume
dimensioni molto ridotte. I campi territoriali sono collegati
fra loro per mezzo di “invisibili” sentieri che il gatto organizza nel corso delle differenti attività di esplorazione e che
si consolidano a partire dalla pubertà.
Il comportamento dei gatti che vivono in condizioni di
semilibertà o in appartamento è stato oggetto di un ridotto
numero di osservazioni. Secondo alcune osservazioni effettuate da J. W. S. Bradshaw utilizzando radio–collari in alcuni gatti domestici sterilizzati di sesso maschile e femminile,
la dimensione del territorio si aggira intorno a 0,27 - 0,45
ettari per ciascun soggetto.
La comunicazione territoriale
L’organizzazione e la funzionalità dell’insieme del territorio sono assicurate da precise segnalazioni che costituiscono
la comunicazione territoriale: i vocalizzi, i segnali visivi (le
posture, le graffiature, le marcature urinarie) e olfattivi (i
segnali di identificazione e di allarme - feromoni percepiti
dalla mucosa olfattiva che tappezza l’organo vomeronasale di
Jacobson -) permettono al gatto di “orientarsi” nell’ambiente e allo stesso tempo costituiscono il mezzo di comunicazione con i conspecifici e, secondo alcuni Autori, anche con gli
esseri umani. Affinché un gattino sia correttamente socializzato ai conspecifici è necessario che venga a contatto con gatti almeno fino alla quinta – settima settimana di vita e questo
processo sottintende una corretta gestione della comunicazione. Secondo Turner la socializzazione intraspecifica è raggiunta con maggior facilità quando il gattino proviene da una
cucciolata di almeno quattro piccoli, rimane con i fratelli fino
all’età di dodici settimane e se, in questo lasso di tempo, viene frequentemente in contatto con gatti adulti.
Il gatto domestico utilizza un’ampia gamma di suoni
rispetto agli altri Carnivori: secondo J. W. Bradshaw questo
animale è in grado di emettere ben undici tipi di messaggi
vocali differenti che accompagnano soprattutto il comportamento di aggressione territoriale e il comportamento sessuale. Fino a qualche anno fa si pensava che questi segnali fossero frutto della domesticazione e, quindi, rivolti essenzialmente verso l’uomo. In seguito numerosi Autori hanno
riscontrato che i vocalizzi possiedono una grande importanza anche all’interno dei gruppi sociali costituiti dai soli conspecifici. Fino ad oggi però non è stato realizzato alcuno studio scientifico dei segnali acustici prodotti dal gatto.
Per quanto riguarda i segnali visivi è possibile evidenziare
le posture e i segnali territoriali (le marcature urinarie e le
graffiature). Secondo P. Pageat è possibile suddividere le
posture in “posture significative di per sé” e in “posture di sottolineatura”. Le prime portano direttamente l’informazione
principale, come la sequenza del comportamento di aggressione per irritazione e territoriale. P. Leyhausen ha analizzato
soprattutto i comportamenti di aggressione offensivi e difensivi e la maggior parte delle attuali conoscenze nascono da queste osservazioni. Il comportamento di aggressione difensiva (o
per irritazione) è caratterizzato dalla flessione degli arti, le
orecchie sono appiattite sul capo e portate lateralmente e il
corpo bascula progressivamente fino a porsi su di un fianco o
in posizione supina. La coda scompare tra gli arti posteriori.
L’Autore ha inoltre evidenziato un grande numero di posizioni intermedie: il gatto può variare molto rapidamente la propria postura in relazione alle modificazioni dello stato emozionale. Quando il gatto effettua un comportamento di aggressione offensiva (o territoriale) il tronco si solleva sempre più
grazie all’estensione degli arti anteriori e posteriori, il dorso
assume lentamente la forma ad u rovesciata, le orecchie sono
appiattite sulla testa e portate all’indietro. La coda è inizialmente abbassata mentre in seguito si solleva sempre più fino
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ad assumere la posizione concava. Se l’intruso non si allontana il gatto può avvicinarsi rapidamente “di traverso”. Non
sono stati effettuati studi scientifici in relazione al messaggio
portato dal movimento della sola punta della coda e dallo
“scodinzolio” mentre la maggior parte degli Autori è concorde nel ritenere che la coda tenuta in posizione verticale costituisca un segnale di “saluto” diretto ai conspecifici o agli esseri umani che fanno parte del gruppo sociale.
I segnali territoriali sono costituiti dalle graffiature e dalle
marcature urinarie. Le graffiature svolgono prevalentemente
una funzione di comunicazione attraverso la combinazione di
segnali visivi (le tracce lasciate dai graffi) e olfattivi (i feromoni escreti dalle ghiandole interdigitali). Le graffiature sono
realizzate dall’alto verso il basso con le mani e la particolare
postura dell’animale (arti estesi, dorso eretto) viene chiamata “postura di sottolineatura” poiché evidenzia la presenza di
un messaggio feromonale. Indicano la presenza di un occupante abituale di quel territorio e vengono effettuate, indipendentemente dalla presenza di conspecifici, in luoghi strategici come ad esempio supporti verticali bene in vista in
vicinanza dei campi di isolamento, di caccia (o di alimentazione), di eliminazione e nei luoghi di passaggio tra l’interno
e l’esterno dell’abitazione. Le marcature urinarie sono realizzate emettendo uno spot di urina del diametro di 10-20 centimetri (che costituisce un segnale visivo) circa ad un’altezza
di 30-50 centimetri da terra su di un supporto verticale. Sono
caratterizzate da una specifica sequenza comportamentale
che le differenzia dagli altri tipi di minzione: il gatto ricerca
olfattivamente il luogo in cui effettuerà lo spot, rimane poi in
stazione quadrupedale (non si accuccia), muove alternativamente i piedi e, mentre la coda tenuta in posizione verticale
vibra, effettua la marcatura urinaria. In seguito esplora olfattivamente i feromoni emessi grazie al comportamento del
Flehmen. Le marcature urinarie di tipo reattivo indicano la
presenza di un occupante abituale del territorio e sono deposte nei pressi dell’intersezione tra una via di passaggio (sentiero) ed un campo di attività mentre quelle di tipo sessuale
sono effettuate in prossimità delle uscite verso l’esterno (porte e finestre), spesso accompagnate da vocalizzi. Le marcature urinarie vengono effettuate sia dai maschi sia dalle femmine anche se la frequenza di questo comportamento è maggiore negli individui di sesso maschile. L’orchiectomia e l’ovariectomia sono in grado di inibirne la comparsa solo se effettuate prima del periodo pubertario. Quando l’intervento chirurgico di sterilizzazione non è realizzato entro 8 - 15 giorni
dall’esecuzione delle prime marcature da “adulto”, il comportamento permane anche in seguito. La sterilizzazione
“tardiva” può provocare la diminuzione della frequenza delle marcature e l’attenuazione dell’odore quando emesse da
un individuo di sesso maschile, poiché legato al deterioramento di alcuni componenti aromatici presenti nello sperma.
I segnali di identificazione o di familiarità sono costituiti
dai “feromoni facciali” deposti mediante lo sfregamento della parte laterale del viso (dalla commessura labiale fino alla
zona di cute glabra posta a livello delle tempie), sugli oggetti e sugli esseri viventi esplorati che in questo modo divengono conosciuti e non rappresentano più un pericolo. La
maggior parte di questi messaggi non solo agisce sui conspecifici ai quali sono diretti ma anche sullo stesso individuo
che li ha emessi. Gli studi sinora effettuati hanno permesso
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di determinare l’esistenza di almeno tre secrezioni che possono essere messe in relazione con una situazione funzionale precisa: F2 è la secrezione deposta durante l’eccitazione
sessuale soprattutto dal gatto maschio in presenza di una
femmina in proestro o in estro, F3 è la secrezione deposta
sugli oggetti che fanno parte dell’ambiente in cui il gatto
vive (soprattutto su quelli che si trovano lungo i sentieri), F4
è la secrezione deposta sui conspecifici appartenenti alla
stessa colonia, sugli animali e sugli esseri umani che fanno
parte “del gruppo famigliare” (allomarcatura). La deposizione e la successiva percezione della frazione F3 produce nell’individuo un effetto “rassicurante” e diminuisce la probabilità di apparizione di risposte comportamentali legate alla
paura. Inoltre rilancia il comportamento alimentare ed esploratorio mentre inibisce il comportamento di marcatura urinaria di tipo reattivo e in minor misura sessuale.
I segnali di allarme sono rappresentati da feromoni secreti dai sacchi anali e dalle ghiandole poste nei cuscinetti plantari. La percezione di queste molecole provoca reazioni di
evitamento e di fuga. Agiscono sia sull’individuo che li ha
emessi, sia sui conspecifici e possono anche costituire una
comunicazione interspecifica.
Il comportamento sociale
Fino ad alcuni anni fa la maggior parte dei ricercatori considerava il gatto come un animale solitario, in grado di creare relazioni con i conspecifici solo in occasione dell’accoppiamento e della cura della prole. Recenti studi hanno evidenziato che il sistema sociale del gatto può variare in funzione della situazione ambientale: individui solitari, piccoli
gruppi, colonie, matriarcati. Kerby e Macdonald hanno evidenziato la presenza di gruppi di gatti, definiti colonie, che si
costituiscono soprattutto nelle città in relazione alle risorse
alimentari distribuite dagli esseri umani. I gatti che compongono le colonie sono soprattutto femmine imparentate tra
loro, i piccoli e alcuni maschi non ancora maturi sessualmente mentre i maschi puberi vivono ai confini del gruppo.
All’interno della colonia le femmine, soprattutto le coppie
madre – figlia, collaborano tra loro per quanto riguarda la
cura dei piccoli mentre nei gruppi composti da un ridotto
numero di individui tutte gli individui di sesso femminile partecipano alle cure parentali. La madre punisce i morsi “non
controllati”, le corse sfrenate e i vocalizzi eccessivi infliggendo piccoli colpetti sul naso del gattino o graffiandogli
l’addome con gli arti posteriori P. Leyhausen ha dimostrato
l’esistenza anche di gruppi costituiti da soli maschi adulti.
Anche se il comportamento dei gatti che vivono nelle
nostre case è stato oggetto di un ridotto numero osservazioni, alcuni Autori hanno evidenziato relazioni stabili e strutturate tra i componenti del gruppo che fanno supporre l’esistenza di una società non ancora completamente conosciuta.
All’interno dei gruppi di gatti, sia in condizione di libertà sia
di vita domestica, non sembra presente un’organizzazione
sociale di tipo gerarchico così come invece appare nel cane.
Lehyausen e Dehasse parlano di gerarchia sociale relativa o
statistica: “Primo arrivato, meglio servito”. In funzione del
luogo (campo di attività o di isolamento) e del momento della giornata il gatto che ha accesso ad una risorsa ne mantie-
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ne il possesso fino a quando ha terminato di utilizzarla. In
alcuni gruppi, soprattutto costituiti da più individui, può
instaurasi una relazione di tipo “dispotico”: uno tra i gatti
spesso rivendica l’accesso al cibo e l’occupazione di alcuni
luoghi di riposo allontanandone i “contendenti”. Alcuni
Autori hanno evidenziato la presenza di un individuo definito omega che svolge il ruolo di “valvola di sfogo” del gruppo poiché nei suoi confronti vengono effettuati comportamenti di aggressione che hanno lo scopo di “scaricare la
tensione”. Allo stesso tempo due o più gatti possono creare
una relazione preferenziale: in questo caso condividono il
luogo di riposo ed è presente il comportamento di leccamento reciproco (allogrooming). Il comportamento di “sfregare a vicenda” le guance, i fianchi e la coda contribuisce
alla diffusione di un odore caratteristico del gruppo sociale
che inibisce il comportamento di aggressione territoriale.
Crowell-Davis SL. osservando le interazioni esistenti in una
popolazione composta da 28 gatti ha evidenziato che, considerando la relazione tra due gatti (diade), quello più pesante
aveva più frequentemente un grado più elevato in ogni gerarchia. Sulla base di informazioni diadiche, il gatto più anziano
era più spesso vincente nelle interazioni agonistiche. I maschi
avevano una media sul livello di dominanza più elevata rispetto alle femmine; tuttavia il sesso non aveva effetto sulla gerarchia determinata attraverso le interazioni sulla ciotola del cibo.
Invece, secondo P. Pageat, la dominanza non sembra essere un
concetto rilevante nella descrizione e nella comprensione delle relazioni sociali feline. Cercare di identificare un dominante o un sottomesso non ha senso e questa confusione potrebbe
essere responsabile degli scarsi risultati che spesso vengono
ottenuti nel trattamento di alcuni di questi casi.
La comunicazione con l’uomo
Per molto tempo la prova indiscutibile e più antica della
convivenza gatto - uomo risiedeva in Egitto. Soprattutto la
sottospecie africana, Felis sylvestris libyca, è stata l’oggetto
del processo di domesticazione e tale processo sembra essere avvenuto grazie al lavoro svolto dai gatti come cacciatori
di topi nei granai. Recentemente sull’isola di Cipro è stata
rinvenuta una sepoltura datata 9000 a.c. dove un essere umano si trova in compagnia di un gatto di taglia abbastanza
importante. Il gatto, così come l’uomo, appare ricoperto da
conchiglie, piante, pietre preziose e questo particolare
potrebbe testimoniare il carattere intimo della relazione. L’origine della convivenza, quindi, potrebbe non essere di tipo
utilitaristico ma affettivo. Numerosi Autori definiscono il
gatto un animale sociale facoltativo, in grado di creare relazioni con ciascun componente del gruppo formato da conspecifici, esseri umani o altri animali.
La socializzazione nei confronti degli esseri umani è fondamentale al fine di creare una corretta relazione tra il gattino e il proprietario. Questo processo avviene grazie alla interazione tattile e vocale con il gattino in un contesto positivo:
somministrare semplicemente il cibo non è sufficiente. Il gattino dovrà essere ripetutamente manipolato da uomini, donne
e bambini in presenza della madre solamente se quest’ultima
è correttamente socializzata alla specie umana, altrimenti i
piccoli assoceranno le reazioni di evitamento e di fuga alla
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presenza dell’uomo. Il processo di apprendimento nel periodo sensibile raggiunge l’apice dalla seconda alla settima settimana di vita dei gattini e decresce rapidamente fino alla
decima – undicesima settimana. Al di là della dodicesima –
quattordicesima settimana di vita la socializzazione interspecifica appare pressoché irrealizzabile. Inoltre, per migliorare
la tolleranza al contatto dei gattini, è consigliabile accarezzare e massaggiare ripetutamente il ventre della partoriente,
soprattutto nell’ultimo terzo della gravidanza poiché la sensibilità tattile è già presente al 21° giorno di gravidanza.
I gatti utilizzano un grande numero di vocalizzi anche nella relazione con il proprietario. Moelk nel 1944 ha cercato di
mettere in relazione i messaggi emessi con il significato attribuito dagli esseri umani ma fino ad oggi non è stato creato
alcun codice che permetta l’identificazione di questi segnali.
Per lungo tempo le fusa sono state considerate la manifestazione più evidente della relazione con l’essere umano; ancora
oggi il significato di questo suono è conosciuto solo in parte.
Kiley – Worthington ha evidenziato che possono essere emesse in occasione di un contatto con il proprietario o con un conspecifico, durante il comportamento di caccia, di aggressione
o sessuale ma anche in occasione della percezione di un dolore molto intenso. Turner nel 1991 ha osservato che, in generale, le interazioni tattili inziate dall’animale durano più a lungo rispetto a quelle iniziate dal proprietario mentre Mertens
evidenzia che il comportamento di “strusciarsi” sui proprietari è più frequente nei gatti che vivono in condizioni di libertà
rispetto a quelli che vivono in appartamento. La stessa cosa
accade per quanto riguarda i gatti che vivono soli rispetto a
quelli che convivono con i propri simili.
Frequentemente il gatto crea con un essere umano appartenente al gruppo famigliare una relazione definita “preferenziale”, caratterizzata dalla ricerca di prossimità, dalla
condivisione del luogo di riposo, dall’aumento della frequenza di esecuzione del comportamento di sfregamento
delle guance e dei fianchi. Ritengo che il gatto consideri il
proprietario non come una parte del territorio ma come un
componente (appartenente ad una specie differente) del
gruppo. La comunicazione realizzata nei confronti degli
esseri umani appare simile a quella messa in atto nei confronti dei conspecifici anche se al momento attuale non ci
sono studi scientifici a questo proposito.
Bibliografia
J. W. S. Bradshaw, “Il comportamento del gatto”, Edagricole, 1996;
P. M. Waser, R. H. Wiley, “Mechanisms and evolution of spacing in animals”, 1990;
P. Pageat, “Is the concept of dominance relevant in cat? Preliminary results
of food competition test” (pg.19-23) Atti del “second annual meeting
of the European College of Veterinary Behavioural Medicine-Companion Animals Marsiglia, ottobre 2005;
R. Colangeli, S. Giussani, “Medicina comportamentale del cane e del gatto”, Poletto Editore, Gaggiano 2004;
RJ Knowles, Curtis TM, Crowell-Davis SL, “Correlation of dominance as
determined by agonistic interactions with feeding order in cats”, 2004.
Indirizzo per la corrispondenza:
Sabrina Giussani