Dolore neuropatico: la metà dei pazienti non risponde ai trattamenti

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23-10-2014
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Genova Anno XII - n. 59 - 10.09.2014 Pagine Nazionali
del 23/10/2014
Dolore neuropatico: la metà dei pazienti non risponde ai trattamenti
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A seguito delle tante domande Maria Rita Melotti illustra come viene curato oggi il
dolore neuropatico.
“Le scelte terapeutiche – dice - sono varie: sui canali del sodio del sito ectopico con
farmaci che bloccano i canali del sodio e sulla sinapsi spinale con farmaci che bloccano
i canali del calcio; farmaci in grado di inibire i neuroni centrali; antinfiammatori e
corticosteroidi; interventi chirurgici per liberare il nervo leso da intrappolamento o
condizioni abitative inadeguate; neurostimolazione pulsata temporanea o da
neurostimolazione continua mediante impianti di neuropacemaker nello spazio
peridurale o lungo il nervo periferico; campi magnetici generati da stimolazioni
transcraniche continue (TDCS, transcranical direct current stimulation); cerotti
(formulazioni topiche); utilizzando sistemi di distrazione (si è osservato, infatti, che
pazienti distratti da eventi o attività della vita, sentono meno dolore). Ma quali sono le
caratteristiche di un dolore neuropatico? “Il dolore neuropatico - spiega la studiosa – è
più o meno intenso e continuo con caratteristiche "”non abituali"” come le disestesie, le
scariche elettriche, il bruciore. Viene percepito nel territorio della lesione nervosa e può
essere spontaneo o evocato da vari fattori, come il tatto, il movimento, il freddo. Si pensi
- aggiunge - alla nevralgia del trigemino in cui il paziente avverte la scarica elettrica
quando sorride e deglutisce o si tocca il labbro. In alcuni casi il paziente non riesce a
tollerare neanche i vestiti”.
Quali sono dunque le migliori soluzioni per venire incontro ai tanti pazienti che soffrono
di dolore neuropatico?
“In commercio - riferisce Marita Rita Melotti ci sono numerosi farmaci con promesse
incredibili ma che poi si sono rivelati insufficienti o con deboli soluzioni. Speriamo in
nuovi farmaci che possano agire sulla eccitabilità dei siti ectopici e dei neuroni centrali,
sulle diverse tipologie di flogosi e di sostanze irritanti. I trattamenti mininvasivi, in un
progetto di "combination therapy" hanno avuto un discreto successo in molti pazienti.
La vera criticità rimane il dolore centrale da deafferentazione. La neurostimolazione sta
progredendo. La possibilità di intervenire sui gangli del sistema nervoso stimolandoli
con stimoli pulsati o continui sembra aprire una nuova via di cura. La stimolazione
transcranica richiede ancora esperienze e casistica ma sembra promettente. Trattare il
dolore neuropatico richiede buona capacità diagnostica e la conoscenza di tutte le
possibili soluzioni nel contesto di una terapia combinata, a cui va aggiunta la gestione
della cronicità. Negli ultimi anni – conclude l’esperta - si è usato il termine neuropatico
come aggettivo per tutte quelle forme di dolore cronico poco conosciute o poco
rispondenti ai farmaci. Si tratta di una patologia del sistema somatosensoriale che,
proprio perché ammalato, non sa cosa fare”. 125397
“Le conoscenze attuali ci rivelano che questo tipo di dolore cronico nasce nella sede
della lesione del sistema somatosensoriale (danno di un nervo nocicettivo o tattile) o nei
neuroni dello stesso sistema, ma mentre sappiamo molto sulla lesioni dei nervi, lo
sviluppo di siti ectopici basati sui canali del sodio, pochissimo conosciamo su ciò che
accade nei neuroni periferici (primo neurone) nelle cellule a cui appartengono i nervi
lesi o negli altri neuroni del sistema nervoso centrale”.
E a tal proposito elenca una serie di quesiti ai quali la “medicina” dovrà tentare di
trovare nei prossimi anni maggiori risposte.
Perché in aree anestetizzate (ovvero prive di dolore evocato perché senza fibre
nocicettive), il paziente sente dolore. Perché pazienti con lesioni gravi del plesso
brachiale sentono dolore in un braccio completamente insensibile?
Come mai i neuroni del sistema nervoso centrale, che vengono deafferentati dalla
periferia, iniziano a scaricare impulsi che vengono percepiti come dolore-bruciore?
Come mai questi pazienti, quando dormono, non percepiscono nulla, ma al risveglio
sentono dolore come un triste compagno di vita?
Perché i noti analgesici, antinfiammatori od oppioidi, non hanno effetto alle comuni dosi
che tolgono il dolore nocicettivo?
Quali strane frequenze hanno questi impulsi che nascono nelle fibre e nel neuroni?
Quali sistemi inibitori possiamo attivare?
Quali sistemi eccitatori possiamo invece bloccare o inibire?
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