la pace di ascalona siglata dal principe di cornovaglia

“LA PACE DI ASCALONA SIGLATA DAL
PRINCIPE DI CORNOVAGLIA”
PROF. MARCELLO PACIFICO
Università Telematica Pegaso
La pace di Ascalona siglata dal principe di Cornovaglia
Indice
1
LA PARTENZA DEL PRINCIPE DI CORNOVAGLIA PER L’ORIENTE E L’ARRIVO AD ACRI ------ 3
2
LA STRATEGIA POLITICA DEL PROCURATORE IMPERIALE ----------------------------------------------- 6
3
LA FIRMA DELLA PACE DI ASCALONA ---------------------------------------------------------------------------- 10
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 14
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1 La partenza del principe di Cornovaglia per
l’Oriente e l’arrivo ad Acri
Nell’autunno del 1240, il principe Riccardo di Cornovaglia giunge come procuratore
imperiale in Terra santa con i nuovi pellegrini inglesi, già informato su quanto è successo a Gaza e a
Gerusalemme, ma ancora ignaro dell’arresto del sultano al-‘Adîl II, dell’accordo siglato dai baroni
d’Oltremare e dai Templari con il principe al-Sâlih ‘Ismâ‘îl, della successione del sultano al-Sâlih
Ayyûb al governo del Cairo e del patto siglato dal re di Navarra con il principe di Kerak e con il
nuovo sultano di Egitto. L’iter del viaggio che lo conduce alla partenza per la Palestina è descritto
dal cronista Matteo Paris con dovizia di particolari:1 dopo esser partito, nel maggio 1240, dal suo
castello ed essersi affidato alle preghiere dei monaci dell’abbazia di Sant’Albano, nei primi giorni
di giugno, il conte di Cornovaglia partecipa al parlamento di Londra convocato dal re in vista della
partenza della crociata. Dalla capitale inglese, il principe riparte con il priore dell’Ospedale, i conti di
Salisbury e di Leicester con migliaia di pellegrini2 per raggiungere il porto Dover, da dove si
imbarca per passare nel continente e guadagnare così la città di Parigi dove incontra re Luigi IX e la
regina Margherita di Provenza. Il nobile Riccardo sigla finalmente con il re francese una tregua per
la guerra in corso per il controllo delle terre dell’Aquitania e del Poitou e s’impegna a rispettare la
pace di Dio, così come avevano sollecitato più volte sia il papa che l’imperatore. Quindi, si dirige
verso le terre dell’impero in direzione del regno di Arles: attraversa le contee di Tolosa e di
1
2
Ivi, 8, 11, 43-47, 56.
Scomunicato nel 1239, per aver copulato con la moglie, prima del matrimonio, cfr.: Matthei Parisiensis, III, 566-
567.
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Provenza, visita le città di Avignone,3 di Vienne e di Arles, e compie un pellegrinaggio a SaintGilles per prepararsi spiritualmente al servitium Christi e per chiedere perdono a Dio per i peccati
commessi. Alla vigilia della partenza per l’Oriente, il conte di Cornovaglia riceve pure le visite del
conte di Provenza, Raimondo Berengario IV, che gli offre la mano della figlia Sancia,4 e del legato
papale, il cardinale Giacomo di Palestrina, che lo prega, invano, di rinunciare alla partenza o di
partire, almeno, da Aigues-Mortes e non dall’imperiale città di Marsiglia, per rappresentare i diritti
della chiesa e non dell’impero in Oltremare. Dopo aver cercato di distogliere il principe inglese dal
viaggio in Terra santa e di indirizzarlo in Romània, negli ultimi mesi, il papa aveva inviato, persino,
in Inghilterra diversi frati predicatori e minori per richiedere un quinto della decima raccolta per la
crociata e per riscattare il voto preso dagli stessi crociati per i Luoghi santi, al fine di accantonare
denaro utile nella lotta contro l’imperatore scomunicato.5 Ma il principe Riccardo è deciso a portare
a termine il voto promesso e la missione affidatagli proprio da Federico II che lo aveva chiamato a
militare al soldo e in onore dell’impero, e nella prima settimana di settembre fa vela per la Palestina
dal porto di Marsiglia,6 dopo aver inviato Roberto di Tuenge alla corte imperiale per confermare la
partenza, dove giunge, pure, l’altro cognato dell’imperatore, Simone di Montfort.7 Le disattese
richieste del legato papale e i continui contatti con la curia federiciana dimostrano chiaramente
come la spedizione del principe inglese, finanziata dal sovrano di Gerusalemme, sia una crociata
imperiale, contrariamente a quanto ritiene S. Painter che legge nell’assenza di una tappa siciliana la
3
I suoi cittadini avevano ricevuto da Federico II nel dicembre 1239, da Cremona, la licenza di battere moneta, cfr.:
HB, 5/2, 543-545. Nell’agosto 1240 Raimondo VII comunica di aver affidato la podestaria della città a Gualtiero,
vicario imperiale del regno di Arles e di Vienne, cfr.: HB, 5/2, 1022-1023.
4
Dopo la morte della prima moglie di Riccardo (1240), cfr.: Matthei Parisiensis, IV, 2. Raimondo Berengario
giunge da Tarascon.
5
Ivi, 9-10. Un familiare del papa, Pietro Rosso, è incaricato della raccolta del denaro, cfr.: Ivi, 4-5.
6
Dalla stessa città da dove era partito Tibaldo.
7
Ex annalibus Oseneiensibus…, 490; Ex annalibus Dunstaplensibus, 509; Cronica monasterii S. Bertini, 842;
Continuation de Guillaume de Tyr, 555-556; (1239) Ex annalibus Burtonensibus, in MGH-SS, XXVII, 474. Il conte di
Leicester è atteso da Federico II da tempo, e si ferma in Puglia per le doglie della moglie.
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volontà del conte di Cornovaglia di rimanere equidistante tra l’imperatore e il papa, accentuando il
carattere confuso della crociata dei baroni.8
Dopo un mese di navigazione, l’11 ottobre 12409 il principe Riccardo giunge ad Acri dove
risiede per alcuni giorni, ospite nella casa dell’Ospedale, accolto con gioia dal popolo, dai nobili e
dal clero del regno di Gerusalemme, e dai pellegrini rimasti con il duca di Borgogna e il conte di
Nevers.10
8
Painter, The Crusade of Theobald of Champagne and Richard of Cornwall, 482.
8 ottobre, secondo lo storico francese e quello inglese che conta ottocento cavalieri e dodici nobili al suo seguito,
cfr.: Riley-Smith, Les croisades, 181; Richard, Histoire des croisades, 335-337.
10
Matthei Parisiensis, IV, 71.
9
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2 La strategia politica del procuratore imperiale
Aggiornato sui recenti avvenimenti, il procuratore imperiale comprende la necessità di
adeguare le istruzioni fornite da Federico II in merito all’alleanza egiziana agli accordi raggiunti dal
re di Navarra, e chiede subito al sultano al-Sâlih e al principe al-Nâsir di ottemperare alla promessa
di consegnare i territori e i prigionieri promessi, entro quaranta giorni dagli accordi presi, in cambio
della neutralità dei Franchi nella lotta contro il signore di Damasco. Poiché, però, riceve dal sultano
di Egitto soltanto delle scuse sull’impossibilità di tener fede alla parola data, mobilita l’esercito dei
pellegrini e raggiunge Giaffa per esercitare una pressione politica, come aveva fatto l’imperatore
con il sultano al-Kâmil.11 A sua volta, poiché il principe di Damasco aveva abbandonato Gaza, alSâlih Ayyûb non teme più un’invasione del suo regno e si mostra restio a ratificare delle promesse
pronunciate in un momento di pericolo, come aveva fatto il padre con Federico II alla morte di alMu‘azzam. L’attesa snervante acuisce le divisioni nel campo cristiano di Giaffa, dovute
all’ambizione dei nobili e dei frati-cavalieri e alla perdurante scomunica dell’imperatore:12 i
Templari consigliano di ratificare gli accordi da loro siglati con al-Sâlih ‘Ismâ‘îl di Damasco e di
approfittare della guerra dinastica in Egitto per programmare l’invasione di Babilonia anche in
aperto contrasto ai piani di pace richiesti da Federico II, mentre gli Ospedalieri, Ugo di Borgogna e
Gualtiero di Brienne ritengono opportuno costringere il sultano al-Sâlih Ayyûb a tener fede ai patti
giurati e a riprendere la politica solidale della dinastia ayyûbita con la monarchia normanno-sveva.13
La divisione tra il Tempio e l’Ospedale circa la strategia da adottare durante la crociata nei
confronti dei principi musulmani, rimarcata anche da Filippo da Novara,14 è determinata dal diverso
11
Ivi, 138-145.
Flori, Le crociate, 67.
13
Delaville Le Roulx, Les Hospitaliers en Terre sainte et à Chipre, 185.
14
Filippo da Novara, 219-221.
12
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atteggiamento dei frati-cavalieri dei due Ordini nei confronti dell’imperatore e dalla diversa politica
territoriale condotta in Terra santa che li aveva portati a scontrarsi anche militarmente per la guerra
di successione nel regno di Armenia e nel principato di Antiochia, ed era sempre fonte di lite, come
nell’agosto 123515 per l’interruzione del flusso d’acqua che dalla fonte di Nahar Courdaneh16
arrivava al mulino degli Ospedalieri di Acri,17 o ancora nel 1238 per il possesso della città di
Maraclea.18
Vista l’instabilità politica dell’Oriente musulmano e le divisioni interne all’esercito
cristiano, il procuratore imperiale decide di portare avanti una politica attendista nei confronti del
sultano egiziano, e un mese dopo la marcia su Giaffa, la sua attesa è ricompensata dall’arrivo di
un’ambasceria proveniente dal Cairo, che riavvia le trattative di pace tra Cristiani e Musulmani: i
messi del sultano ripropongono una tregua di dieci anni nella regione, la liberazione di tutti i
prigionieri detenuti nelle carceri egiziane e il ritorno sotto l’autorità del sovrano di Gerusalemme di
tutti i territori conquistati dal Saladino quaranta anni prima nel Sâhel, ovvero nelle terre tra il fiume
Giordano e il Mar di Levante, come riporta Matteo Paris: «La montagna di Beirut, la terra di
Sidone, il castello di Belfort (Shakif-Arnun), di Cozenis (Kaukab), Chateau-neuf (Kulat-hunin),
Kayt Scandalis (Iscanderûn), Lebet, Becheed, San Giorgio, le città di Toronia, Tabaria, Castrum
Benaer, Amabel, Rama, Amoat, Alaw, Hybilis, Saphet, Nazaret, Monte Thabor, Ligum (El-Lejjun,
tra Beithsan e Cesarea), Aschalis, Beithgirim (Beit-Jibrin), le terre tra Gerusalemme, Betlemme e
San Giorgio de Rama (Lydda) e da qui a Giaffa, ancora le città di Gerusalemme, Betlemme, San
Lazzaro de Bethania (Bir-Hanina), Isawiyeh, esh-Sherafat, Beit-Tamr, Beit-Jala, Beit-Enan, el-
15
Quando sono minacciati di scomunica dal papa.
Recordane. I Templari chiudono la fonte.
17
RRH, I, 277; RRH, II, 65; CGH, 483, 486-487.
18
Reclamata da Boemondo V, la lite è ancora attiva nell’aprile 1240 quanto il patriarca di Antiochia è nominato
come arbitro cfr.: Ivi, 522, 576-577. Le controversie si risolvono il 18 novembre 1241, dopo un accordo raggiunto il 7
giugno. Il castello con quello di Chamel (Homs) è dato al principe in cambio di milletrecento bisanti da versare fino
alla maggiore età di Migliore, legittimo signore che deciderà a chi giurare fedeltà, cfr.: Ivi, 594-595. RRH, I, 286-287;
Delaville Le Roulx, Les Hospitaliers en Terre sainte et à Chipre, 189.
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Kubeibeh, Nebi-Samwil, Beit-Zakaria, Beit-am-rah, Beit-Iksa, Beit-Surik, Beit-Sahur-el-Atikah,
Lifta, Beit-Tulma, Arak-hala, Beit-Tirsa, Beit-Sufaya, Taiyibeh, Sorobooz».19 Davanti a queste
nuove proposte, Riccardo di Cornovaglia si dichiara disponibile a siglare l’accordo a nome
dell’imperatore, ma la firma della pace è ritardata perché, secondo il cronista Matteo Paris, il
principe al-Nâsir Dâwûd si rifiuta di cedere la Transgiordania, a lui promessa dal sultano insieme a
tutta la Siria, o più verosimilmente, perché il sultano al-Sâlih Ayyûb deve scontrarsi contro i
principi di Damasco e di Homs, coalizzati con la reggente di Aleppo, come ampiamente riportano i
cronisti arabi.20 Durante l’inverno a cavallo tra il 1240 e il 1241, il sultano di Egitto, affida ai
Carismiani in îqtâ (feudo) alcuni territori delle Province orientali, tra cui Harrân, e li autorizza a
devastare i territori dei principi musulmani ribelli, convinto della resa imminente dello zio a
Damasco e dell’inopportunità di siglare la proposta di pace concordata con il re di Navarra,
suscitando, però, la reazione del principe al-Sâlih ‘Ismâ‘îl che chiama in aiuto il sultano selgiuchida
Kay-Khusraw II. Almeno 12.000 Carismiani aiutano l’emiro Badr al-dîn a prendere Sindjâr,
mettono a ferro e fuoco il territorio di Aleppo, catturano l’atabeg al-Mu‘azzam Tûrân-Shâh,21
occupano Manbidj, Qal’at Ja‘bar e Bâlis, uccidono gli uomini, violentano le donne che si rifugiano
dentro la moschea di ‘Alâmiyya, e razziano le diverse terre della Siria, su invito del principe alMuzaffar di Hamâh.22 Il sultano dei Rûm, a nome del quale è pronunciata la khoutba a Damasco,
aiuta i Siriani ad occupare la città di ‘Amid, governata dal figlio del sultano di Egitto, al-Mu‘azzam
Tûrân-Shâh; il 5 aprile 1241, insieme alle truppe di Homs e di Aleppo, presso ‘Ana, disperde il
grosso della cavalleria dei Carismiani guidata dall’emiro Berkê Khân, e riprende le città di Harrân,
Edessa e al-Rakka. La sconfitta preoccupa il nuovo sultano al-Sâlih Ayyûb che è abbandonato
19
Matthei Parisiensis, IV, 138-145.
Dayfa Khâtûn, a nome del nipote minorenne, al-Nâsir. Nell’anno 638 dell’Egira riceve Dja‘bar e Bâlis in cambio
di Azâz dal fratello al-Hafed Arslân-Shah (figlio di al-‘Adîl), cfr.: Abou’l-Feda, 119.
21
Figlio del Saladino.
22
9 novembre 1239, 2 ottobre 1240, cfr.: Eddé, La principauté ayyubide d’Alep, 121-124.
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anche dal fiero cugino al-Nâsir Dâwûd,23 pronto a trasportare il 23 aprile 1241 a Kerak i 200.000
dinari ricevuti per l’assedio di Damasco,24 ed è costretto a rinnovare ad Ascalona la pace con il
rappresentante dell’imperatore, a cui concede nuove terre per evitare un’alleanza dei Franchi con il
vittorioso rivale, signore di Damasco.25 La decisione è presa anche per il rinnovato pericolo dei
Tartari guidati dal Gran Khân che chiede al signore di Mayyâfârikîn di distruggere le mura cittadine
e di arrendersi al «sovrano dell’Occidente e dell’Oriente», divenendo suo silâhdâr (luogotenente);26
pure Rusuda, regina della Georgia e il figlio Davide chiedono al papa l’invio di cavalieri e di frati
predicatori per muovere una crociata contro le orde mongole.27
23
Al-Nâsir Dâwûd, prima di partire, distribisce agli emiri i beni ricevuti (hubz) dal sultano, cfr.: Al-Makin ibn al‘Amîd, 68-70.
24
Non confermata la data dell’8 febbraio 1241, come quella del 13 sulla liberazione dei prigionieri, cfr.: RileySmith, Les croisades, 181; Richard, Histoire des croisades, 335-337
25
Al-Maqrîzî, X, 339-346; Abou’l-Feda, 119; Cahen, La Syrie du Nord à l’époque des croisades, 648; Eddé, La
principauté ayyubide d’Alep, 124-126.
26
Il signore risponde che si comporterà come i sultani di Egitto, di Siria e dei Rûm, cfr.: Al-Maqrîzî, X, 345-346.
27
13 gennaio 1240, cfr.: RPR, I, 918.
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3 La firma della pace di Ascalona
Riccardo di Cornovaglia, finalmente, dopo almeno tre mesi trascorsi28 senza ricevere nuove
notizie, terminata la fortificazione di Ascalona, può apporre la sua firma accanto a quella del
sultano di Egitto sulla nuova pace che entra in vigore nella Terra santa cristiano-musulmana;29 si
reca, quindi, nel Santo Sepolcro per ringraziare il re dei Cieli per aver concesso quest’ennesimo
segno della sua presenza, con un’eco che si diffonde velocemente in tutta Europa.30 Anche la
storiografia dà un giudizio complessivamente positivo sulla conclusione della crociata dei baroni
per le nuove acquisizioni territoriali del regno di Gerusalemme e per la tregua ottenuta,31 per l’abile
strategia del principe Riccardo.32 J. Richard rivaluta il comportamento di Tibaldo di Champagne nel
sottolineare come ormai sia entrato nell’ordine di idee dell’uomo del Duecento il voler risolvere la
questione della Terra santa per via diplomatica,33 a differenza di S. Painter che esprime errate
conclusioni sia sul carattere bellico di una crociata che sembrerebbe lontana dalla tradizione
gerosolimitana e federiciana,34 sia sul suo carattere ridicolo che sarebbe dovuto allo stato
confusionale del regno e alla lotta tra papa e imperatore e tra gli stessi pellegrini.35 Il conte di
Cornovaglia, lungi dall’essere accusato di essere stato uno spettatore inerte e impassibile, di fronte
all’accordo raggiunto da re Tibaldo, dimostra di aver capito il complicato scacchiere mediorientale
e di aver saputo concludere a buon fine, dopo otto lunghi mesi di trattative, un nuovo favorevole
28
30 novembre 1239 - 2 febbraio 1241.
Matthei Parisiensis, IV, 145; Annales de Terre Sainte, 440; Continuation de Guillaume de Tyr, 555-556.
30
Ex annalibus Oseneiensibus…, 490 ; (1239) Gesta sanctae memoriae Ludovici regis Franciae, 328-332 ; E
Gervasii Cantuariensis …, 310.
31
Röhricht, Geschichte des Königreiches Jerusalem, 836-853; Runciman, Storia delle Crociate, II, 872; Richard, Le
royaume latin de Jérusalem, 252-257.
32
Röhricht, Beiträge zur Geschichte der Kreuzzüge, II, 271; Tyerman, Crusades and Crusaders, in England and the
Crusades 1095-1588, Chicago - London 1988, 101-108; Powicke, The Thirteenth century, 104-105; Mayer, The
Crusades, 257.
33
Richard, Saint Louis, 169; Idem, Histoire des croisades, 335.
34
Grousset, Histoire des croisades…, III, 374-376.
35
Painter, The Crusade of Theobald of Champagne and Richard of Cornwall, 463, 484-485.
29
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trattato di pace con il sultano di Egitto, nonostante cristianità e islam si presentassero quanto mai
divisi. Il trattato di Ascalona è chiaramente in linea con quello di Giaffa di cui proroga i termini e
amplia le offerte territoriali concesse al re di Gerusalemme, conferma l’amicizia e l’alleanza tra la
corte di Palermo e quella del Cairo, e il progetto di riforma della pace universale proprio della
dinastia normanno-sveva e ayyûbita. Gli artefici di questa pace sono, per conto dell’imperatore,
proprio il fidelis Tibaldo e il procurator Riccardo che con abilità ottengono la firma di un accordo
definito da Federico II «nostro real trattato». La crociata dei baroni, pertanto, può essere annoverata
come una nuova crociata imperiale, perché è stata condotta in nome e con il sostegno
dell’imperatore scomunicato.36 Ad Ascalona, la crociata si realizza ancora una volta come opus
pacis e realizza il progetto del papato e dell’impero di custodire pacificamente Gerusalemme perché
non sia turbata la convivenza e la coesistenza nell’Oriente arabo-latino tra la comunità cristiana e
musulmana e il pellegrinaggio dei rispettivi in onore e gloria del Re dei re.
A dispetto dell’organizzazione iniziale, il papa si disinteressa della crociata gerosolimitana
dopo che comprende che la sua condotta sfugge al legato apostolico inviato, ed è nelle mani ferme
dei rappresentanti imperiali. Gregorio IX, se da una parte si congratula con il priore provinciale dei
frati predicatori in Francia sul passaggio primaverile dei crociati francesi di Toul, di Verdun, di
Metz, di Lüttich, di Cambrai per Costantinopoli o per la Terra Santa (dove non giungeranno mai),37
dall’altra chiede al vescovo di Oloron di custodire in un luogo sicuro il denaro raccolto in
Guascogna per la liberazione dei crociati catturati a Gaza.38 Di contro, Federico II, interviene
costantemente nel nuovo pellegrinaggio orientale: invia consistenti derrate alimentari in Palestina
dai porti del regno siciliano dove ospita i pellegrini, intrattiene relazioni diplomatiche con il sultano
di Egitto e con il principe di Kerak, fornisce precise istruzioni sulla politica da portare avanti nei
36
HB, 6/1, 236-237, 254-259; Richard, Histoire des croisades, 338.
Laterano, 6 novembre 1240, cfr. RPR, I, 927.
38
20 aprile 1241, cfr.: RPR, I, 931.
37
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confronti dei principi musulmani ai capi della militia Christi, diversamente da quanto sostiene S.
Runciman.39 Il principe Riccardo, d’altronde, agisce sempre da rappresentante della corona
normanno-sveva, come è ampiamente attestato,40 e a conclusione del trattato di pace affida la
ricostruita città di Ascalona al castellano federiciano di Gerusalemme, Gualtiero di Pennepié, che
era stato inviato nella città santa subito dopo il ritiro degli uomini del principe al-Nâsir Dâwûd.41
Anche i baroni d’Oltremare riconoscono di aver tradito gli interessi della corona nella politica
autonoma portata avanti durante la crociata e inviano una lettera di scuse a Federico II,
accompagnata dalla richiesta di poter ritornare sotto il favore imperiale,42 secondo la mediazione
raggiunta proprio dal principe inglese.43 I firmatari, Baliano d’Ibelin e Giovanni di Arsur, per conto
della nobiltà francigena chiedono all’imperatore l’invio di un nuovo balivo nella persona del
cognato Simone di Montfort, in quel tempo ospite nel regno siciliano, affinché il principe ereditario
Corrado IV possa giungere a Gerusalemme ed essere incoronato e rispettato da tutti i suoi sudditi,
garanti Filippo di Montfort, signore di Torone44 e Goffredo di Estreing, signore di Hayfa.45 La
nuova pace di Ascalona potrebbe consolidare le relazioni esistenti tra cristianità e islam nel
Mediterraneo, pacificare definitivamente il Medio Oriente e realizzare la missione salvifica del
papato e dell’impero, ma, come osserva lo stesso Riccardo di Cornovaglia al momento del suo
sbarco a Trapani, il 1 luglio 1241, il regno di Gerusalemme è troppo segnato da discordia, da
scisma, da odio, da ingiustizia, da guerra per poter veramente sperare in una pace duratura.46 La
39
Runciman, Storia delle Crociate, II, 867.
Kantorowicz, Federico II imperatore, 560; Runciman, Storia delle Crociate, II, 872; Delaville Le Roulx, Les
Hospitaliers en Terre sainte et à Chipre, 186.
41
Assegnata prima del rientro in Sicilia (Matthei Parisiensis, IV, 138-145; Estoire, 421-422) contrariamente
all’ipotesi dello storico inglese (Painter, The Crusade of Theobald of Champagne and Richard of Cornwall, 484).
42
7 maggio 1241, cfr.: RRH, I, 286; Histoire des institutions monarchiques dans le royaume de Jérusalem, 127.
43
Matthei Parisiensis, IV, 145.
44
Figlio di Helvis d’Ibelin, sposo nel 1240 di Maria Rupen (erede della signoria), dopo la dispensa papale di
matrimonio, cfr.: AA. ECC., 497; Cognasso, Storia delle crociate, 827; Richard, Saint Louis, 170; Runciman, Storia
delle Crociate, II, 961.
45
Archives de l’Orient latin, II, a cura di R. Röhricht e G. Raynaud, Paris 1884, n. e. Bruxelles 1964, 402-403.
46
Matthei Parisiensis, IV, 138-145; Hardwicke, The Crusader States, 552.
40
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La pace di Ascalona siglata dal principe di Cornovaglia
guerra è intestina alla comunità cristiana e musulmana: nasce in Occidente dove la chiesa e l’impero
duellano con una ferocia inaudita fino ad annullare le rispettive aspirazioni universali, continua in
Oriente dove l’ambizione di alcuni principi cristiani e musulmani tradisce il regno di pace e
giustizia sognato dal sapiente re Salomone.
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