trasfusioni verso il rischio zero: nuova tecnologia per l

PALERMO, MARTEDI’ 20 MAGGIO 2003
TRASFUSIONI VERSO IL RISCHIO ZERO:
NUOVA TECNOLOGIA PER L’INATTIVAZIONE
DI VIRUS E BATTERI
Si è svolto a Palermo, martedì 20 maggio, presso l’Ospedale Civico, un convegno dal titolo:
“Trasusioni verso il rischio zero, la nuova tecnologia per l’inattivazione di virus e batteri” durante il quale è stato presentato
“Intercept Blood System” un sistema in grado di inattivare preventivamente i patogeni negli emocomponenti, anche quelli
non ancora conosciuti.
In pratica un’anteprima mondiale che ben si colloca nella recente direttiva del Parlamento Europeo riguardante la donazione di sangue affinchè vengano prese le misure necessarie alla riduzione del rischio di patogeni sconosciuti presenti nel sangue e tutti i suoi componenti.
A dimostrazione dell’interesse suscitato dall’avvenimento, la presenza, fra gli altri, del prof. Carlo Marcelletti cardiochirurgo
di fama mondiale che ha parlato della necessità di sangue sicuro nella cardiochirurgia pediatrica e della dottoressa Liviana
Catalano con il tema: “L’Istituto Superiore di Sanità ed il sistema trasfusionale”.
Una delle prime diapositive proiettate in una sala affollata di medici, rappresentanti di associazioni di volontariato e giornalisti specializzati, aveva un titolo quanto mai significativo: “Il sangue è un perfetto terreno di incubazione per virus, è umido,
caldo e ricco di proteine”.
Fonte di vita senz’altro ma anche di qualche
preoccupazione in più dopo gli anni bui
delle infezioni certamente con ancora
dimenticate.
La dott.ssa Rosalia Agliastro, Direttore della
Unità Operativa di Immunoematologia e
Medicina Trasfusionale ARNAS di Palermo
ha fortemente voluto l’Intercept Blood
System nel suo Centro, in cui la trasfusione
di piastrine, come in tanti altri simili Centri
italiani, è essenziale.
La trasfusione di piastrine può essere necessaria in un paziente traumatizzato, nel trattamento della trombocitopenia o altri problemi legati alla funzionalità piastrinica per
non parlare di una serie grandissima di
interventi chirurgici.
Per il momento cerchiamo in questo contesto di far capire come avviene il metodo per la riduzione del rischio da trasfusione di piastrine.
I sistemi attualmente in uso per lo screening ematico hanno delle limitazioni ed i pazienti sottoposti a trasfusione rimangono a rischio di infezione.
I patogeni emergenti comportano un rischio per questi pazienti fino a quando non viene identificato.
L’Intercept Blood System per piastrine è stato ampiamente studiato e si è dimostrato in grado di inattivare una grande varietà di virus, batteri, parassiti (per questo tipo gli studi sono in corso) e leucociti.
Ha inoltre la potenzialità di ridurre i costi (questo lo appureremo in seguito con l’intervista alla dott.ssa Agliastro) e può essere facilmente incorporato in procedure già esistenti. Gli approcci per trattare il problema della contaminazione delle piastrine sono due:
* fare uno screening su tutto il sangue ricevuto dai donatori e scartare quello contaminato;
* sviluppare una nuova tecnologia per eliminare i patogeni e ridurre i rischi associati alla trasfusione priastrinica senza compromettere l’efficaci emostatica ed il livello di sicurezza.
Esistono attualmente un certo numero di metodologie in uso nelle banche del sangue per ridurre il rischio della trasfusione
di piastrine contaminate.
Uno di questi è l’intervista ai donatori che ha come scopo l’identificazione e il differimento di potenziali donatori con una
storia medica, uno stile di vita ed abitudini che possano incrementare il rischio di una contaminazione ematica.
Anche lo screening dei donatori è di vitale importanza per assicurare una donazione si sangue più sicura e recenti studi
hanno dimostrato che fino al 2% dei donatori non si riconoscono nei fattori di rischio che li porterebbero ad essere inadatti a donare.
L’Intercept Blood System inattiva i patogeni negli emocomponenti ed aggiunge quindi un ulteriore livello di sicurezza allo
screening.
Esistono altri due approcci: il test Elisa usato per identificare la presenza dei marcatori virali che il sistema immunitario del
donatore ha sviluppato in risposta ad antigeni virali (il più noto, purtroppo, il virus dell’HIV); il test dell’acido nucleico
(NAT) usato per identificare il materiale genetico (DNA o RNA) di virus noti.
Esiste inoltre un certo ritardo fra il momento in cui un donatore viene infettato con un patogeno e il momento in cui questo possa essere identificato con un test.
Questo periodo può anche essere definito come il tempo richiesto dal sistema immunitario del donatore per generare anticorpi contro il virus o per il virus di replicarsi a sufficienza in modo da produrre un ammontare significativo di DNA o RNA.
Il periodo fra l’infezione e l’individuazione del patogeno è anche conosciuto come “periodo finestra” per l’identificazione
dei patogeni che è definito come il periodo fra l’infezione e la loro identificazione.
La lunghezza di questo periodo dipende dal tipo di patogeno e dal metodo di creening.
E’ stato stimato che l’HIV era presente nel sangue usato per le trasfusioni almeno sette anni prima che venisse identificato
come l’agente causale della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).
Sono stati necessari otto anni prima che un test per la determinazione di anticorpi contro il virus nel sangue dei donatori
venisse sviluppato e commercializzato.
La storia, purtroppo, ci ricorda quale disastro sia avventuo in pochi anni.
L’Intrcept Blood System per piastrine utilizza la tecnologia Helinx che agisce sia sul DNA che sull’RNA, il materiale genetico usato per la replicazione di virus, batteri e parassiti.
Dal momento che le piastrine non contengono alcun materiale genetico, l’Intercept Blood System non ne compromette la
funzionalità e inattiva gli acidi nucleici in grande quantità come già detto in precedenza: virus, batteri, parassiti e leucociti i
quali non sono più in grado di nuocere all’organismo umano in assenza di replicazione.
La tecnologia Helinx è quindi potenzialmente in grado di inattivare la maggior parte delle cellule che contengono acidi
nucleici inclusi la maggior parte di patogeni noti, sconosciuti ed emergenti.
Durante il trattamento le piastrine non vengono alterate in quanto possiedono materiale genetico.
L’intercept Blood System è di semplice utilizzo ed è stato sviluppato per massimizzare la compatibilità con i processi attualmente in uso nelle banche del sangue.
Le piastrine vengono processate in quattro fasi successive.
1) Preparazione di una dose di piastrine in 35% plasma e 65% InterSol;
2) aggiunta di amotosalen HCI alle piastrine concentrate;
3) illuminazione con raggi UVA per circa 3/6 minuti;
4) rimozione di ogni accesso di amotosalen HCI e di ogni fotoprodotto non incorporato.