Islam, una religione in bilico tra fedele e infedele

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Islam, una religione in bilico tra fedele e infedele
Contributed by PIERPAOLO P. PUNTURELLO
Thursday, 10 December 2015
L’ideale dello shahid (il musulmano martire), si contrappone a quello del kafir (il miscredente di altre religioni).
di PIERPAOLO P. PUNTURELLO
Il dolore, il terrore e la paura che corrono per le nostre strade, dopo gli attentati di Parigi non possono decodificare
correttamente il confronto con l'Islam al quale le nostre società sono esposte. Spesso le stesse categorie di pensiero e
lessicali alle quali siamo storicamente abituati non sollecitano una corretta riflessione e rischiano per un verso un
pericoloso buonismo universalista e per un altro una deriva razzista e xenofoba. Le tre fedi monoteistiche, ebraismo,
cristianesimo ed islamismo, hanno in comune l’uso di codici binari con i quali interpretano le relazione tra
appartenenti ad una fede specifica e non fedeli. Per l'ebraismo il mondo si divide in ebrei/gentili, per il cristianesimo
esiste l'idea del credente e del non credente e per l'islam, sulla base del Corano, l'esistenza del mondo è divisa in fedeli/
infedeli. Se però Ebraismo e Cristianesimo sono passati per processi interpretativi ed epoche di laicizzazione delle
categorie sopranominate, per l'essenza della fede islamica la contrapposizione tra fedele ed infedele resta un elemento
imprescindibile della interpretazione della realtà del mondo. La stessa interpretazione della jihad, come elemento militante
e non solo come azione ed impegno di fede, passando per una divisione binaria del mondo tra fedeli ed infedeli, ha non
poche conseguenze per il nostro mondo e per l'incontro tra le laiche società occidentali ed un popolazione islamica
osservante che risponde prima di tutto ai dettami di fede e solo in un secondo momento alle autorità astratte come lo
Stato, il Diritto, la Democrazia. Sin dal trasferimento (egira) di Maometto da La Mecca a Medina nel 622, con la
fondazione dello Stato Islamico, il combattimento per la fede divenne un fondamento nella relazione con il mondo degli
infedeli, il cosiddetto qital, stato di guerra, come attestato dal Corano: “Combattete coloro che non credono in
Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la
gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano
soggiogati” (Corano 9,29). Si potrebbe obbiettare che anche nella Tanakh e nel Cristianesimo medioevale il
richiamo testuale alla guerra santa ed alle armi in nome della fede siano state componenti non secondarie di entrambi le
fedi, ma nel caso del Tanakh i secoli di interpretazione e di discussioni della Torà Orale hanno reso di fatto inapplicabili i
richiami ad una azione armata, mentre per le società cristiane d'occidente la modernizzazione e la laicizzazione del
concetto di obbligo evangelico non hanno più nessun valore di appello alla fede espressa con le armi. La stessa fede nel
mondo futuro in ambito islamico esprime la propria esistenza secondo criteri di azioni per l'Islam, piuttosto che di meriti
morali o etici in favore di tutta l'umanità. Colui che ha un posto assicurato in Paradiso nella Ganna è colui cha ha il merito
di morire in lotta contro l'oppressione dell'Islam in quanto shahid (martire). Al sacro agire dello shahid si contrappone
quello del kafir, il miscredente, l’infedele, che se sono le reali vittime dello shahid trasformano il suo suicidio,
peccato grave anche per l’islam, in una azione di martirio per la fede, atto invece contemplato ed a volte
sostenuto dalla fede. In altre parole la legittima difesa ed offesa in nome dell’Islam ha un valore profondo per la
stessa sopravvivenza dell’Islam. Resta comunque il divieto di uccidere che però deve essere contestualizzato e
che il Corano relativizza quando afferma: "Chiunque uccida una persona - a meno che essa non stia per uccidere una
persona o per creare disordine sulla Terra - sarà come se uccidesse l'intera umanità; e chiunque salvi una vita, sarà come
se avrà salvato la vita di tutta l'umanità." (Corano 5,32). Sebbene il richiamo alla salvezza dell'umanità attraverso anche una
sola vita sia un elemento di fede comune al Talmud ed ai Vangeli, testi ovviamente precedenti al Corano, nel Corano la
salvezza dell'altro deve avvenire entro i limiti di colui che non stia per uccidere o per creare disordine sulla Terra: il
sistema binario di fedele ed infedele ancora una volta è presente nell'Islam. Obbligatorio è il dovere di partecipare ad
una jihad nel momento in cui il mondo musulmano è attaccato o in pericolo, obbligo che affonda in molte riflessioni di
autorità islamiche dei nostri giorni che hanno ispirato movimenti radicali islamici tristemente famosi.«... Gli 'ulama' [studiosi
religiosi] dei quattro madhahib [le scuole di giurisprudenza religiosa] (malikiti, hanafiti, sciafeiti e hanbaliti), i Muhaddithun
(studiosi dei hadith e i commentatori del Corano (Mufassirun, da tafsir, “esegesi”) concordano che in tutte
le epoche islamiche la jihad in queste condizioni diventa fard ‘ayn (obbligo individuale) per i musulmani del luogo
in cui gli infedeli hanno attaccato e per i musulmani più prossimi, per cui i fanciulli agiranno senza il permesso dei
genitori, la moglie senza il permesso del marito e il debitore senza il permesso del creditore. E se i musulmani di questo
luogo non sono in grado di espellere gli infedeli per mancanza di forze, perché sono distratti, perché sono indolenti o
semplicemente non agiscono, allora il fard 'ayn si diffonde radialmente dai più vicini ai più prossimi. Se anch’essi
si distraggono o, ancora, gli uomini scarseggiano, allora spetta marciare al popolo loro accanto, e al popolo successivo a
quest’ultimo. Il processo continua finché diventi fard 'ayn per il mondo intero.» ('Abd Allah Yusuf al-'Azzam, fatwa
Difesa delle terre islamiche, il primo dovere secondo la Legge). Nelle pieghe delle differenze tra fedele ed infedele, tra
pluralismo ed obbligo individuale (fard ‘ayn), tra obblighi democratici verso la società ed obblighi verso la jihad,
andranno cercate molte ragioni per comprendere quanta distanza esiste oggi tra le diverse espressioni delle fedi
monoteistiche quando diventano azione politica ed incontro con l'altro. «La jihad contro gli infedeli è di due tipi: la jihad
offensivo (dove il nemico è attaccato sul suo territorio)... [e] la jihad difensivo. Questo consiste nell’espulsione
degli infedeli dalla nostra terra, ed è fard ‘ayn [obbligo religioso personale per ciascun musulmano], un dovere
assolutamente obbligatorio... Laddove gli infedeli non si uniscono per combattere i musulmani, combattere diventa fard
'ayn [obbligo religioso per la società musulmana] col requisito minimo di arruolare fedeli a guardia delle frontiere, e di
inviare un esercito almeno una volta all’anno a terrorizzare i nemici di Allah. È dovere dell’imam radunare e
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inviare un’unità dell’esercito nella Casa della guerra (Dar al-harb [le terre non musulmane]) una o due volte
all’anno. Inoltre, assisterlo è responsabilità della popolazione musulmana e se egli non invia un esercito commette
peccato.. » ('Abd Allah Yusuf al-'Azzam, fatwa Difesa dei territori islamici: il primo obbligo secondo la fede). Ed ancora,
afferma il Corano, che non possa esistere l'idea di un culto che non sia reso ad Allah, minando la stessa idea di
reciprocità e di accettazione religiosa che non sia mera tolleranza: «Combatteteli finché non ci sia più persecuzione (fitna,
in arabo) e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano. »
(Corano 2:193). Se non riusciremo a comprendere che le categorie di pensiero e linguistiche alle quali siamo abituati non
sono più sufficienti ad analizzare a fondo i tempi che stiamo vivendo ed il mondo con il quale ci stiamo confrontando,
difficilmente potremo comprendere le enormi differenze concettuali con il quale il mondo islamico si debba confrontare
per intraprendere il lungo cammino identitario che ebraismo e cristianesimo, partendo da luoghi diversi, hanno già
affrontato.
PIERPAOLO P. PUNTURELLO
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