Il sistema finanziario italiano

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Corso di Economia Finanziaria
Il sistema finanziario italiano:
una prospettiva di lungo periodo
Dott.ssa Moschetti Arianna
A.A. 2012-13
Una periodizzazione dello sviluppo
finanziario italiano
Seguendo una periodizzazione relativa alle strategie di regolamentazione del
sistema bancario possiamo distinguere cinque periodi:
• la situazione preunitaria;
• 1861-1893:dall’Unità italiana alla nascita della Banca d’Italia;
• dal 1894 al 1936: nascita di un sistema bancario moderno e finanziamento del
decollo industriale;
• dal 1937 al 1989: vigilanza strutturale, banca pubblica e doppia intermediazione;
• dagli anni ’90 fino ad oggi: vigilanza prudenziale, liberalizzazione e
privatizzazione del sistema bancario.
La situazione preunitaria
"L’Italia arriva all’unità nazionale in condizioni di arretratezza
economica rispetto ai paesi dell’Europa Centro-Settentrionale"
(Toniolo 1978). L’attività agricola costituisce il 60% del prodotto
interno privato, contro il 20% delle attività secondarie ed il 22% delle
attività terziarie.
Il periodo si caratterizza per il «deserto bancario»: il 90% delle transazioni
monetarie avviene ancora con l’impiego di moneta metallica. Il sistema
bancario è formato da diversi istituti di emissione, aziende di credito
ordinarie, Casse di Risparmio e Banche Popolari.
Stato Pre-unitario
Istituto di Emissione
Anno di
creazione
Sistema di
conto
Unita di Moneta
Regno di Sardegna
Banca Nazionale
1849
Decimale
Lira Nuova di Piemonte
Ducato di Parma
Banca di Parma
1858
Decimale
Lira Nuova di Parma
Banca Nazionale Austriaca
1816
Lombardi-Veneto
Stabilimento Merc. Di
Venezia
1853
Non decimale
Fiorino di Nuova
Valuta Austriaca
Granducato di
Toscana
Banca Nazionale Toscana
1857
Banca Toscana di Credito
1860
Non decimale
Lira Toscana Nuova
Banco dello S.P.
1850
Banca per le Quattro
Legazioni
1855
Decimale
Lira Pontificia
Banco delle Due Sicilie
1816
Banco dei Reali domini al di
là del Faro
1850
Non Decimale
Ducato del Regno
Stato Pontificio
Regno delle Due
Sicilie
Dal 1861 al 1893
Al momento dell’unificazione abbiamo una presenza
consistente della finanza “informale”. All’interno di
questa, sono da menzionare il credito fondato su rapporti
fiduciari, amicali e parentali e l’attività delle “ditte
bancarie”.
La monetizzazione dell’economia
F = circolazione fiduciaria; M = circolazione metallica
Fonti: De Mattia 1967
Nel trentennio post-unitario si assiste ad un rapido sviluppo
del sistema delle banche popolari che vedono decuplicare la
presenza numerica. In questo periodo fino al primo conflitto
mondiale si registra una notevole crescita delle dimensioni
finanziarie dell’economia.
L’evoluzione del Financial Interrelations Ratio in Italia: 1861-1914
Le crisi di liquidità
Il sistema bancario post-unitario è sprovvisto di una banca che svolga le
funzioni di banca centrale e per di più è assente il mercato interbancario. Ciò
impedisce la circolazione della liquidità fra le singole banche e all’interno
dell’economia e contribuisce a spiegare le ricorrenti crisi di liquidità e i
fallimenti che caratterizzano il sistema finanziario in quell’epoca.
La nascita della Banca d’Italia
Il 30 ottobre 1893, dopo lo scandalo della Banca Romana, è istituita la Banca
d’Italia in seguito al riordino degli istituti di emissione esistenti ovvero alla
fusione della Banca Nazionale, della Banca Nazionale Toscana e della Banca
Toscana di Credito.
Pur mantenendo una pluralità di banche di emissione, si concretizza una
preminenza della nuova Banca d’Italia sui due banchi meridionali (Napoli e
Sicilia). La Banca d’Italia resta una società privata, ma i controlli esercitati
dagli organi politici sono sempre più stringenti onde evitare il ripetersi degli
scandali degli anni precedenti.
Dal 1894 al 1936
Dal 1890 inizia la prima fase dello sviluppo industriale dell’economia
italiana: allo sviluppo della struttura produttiva si accompagna
l’accentuazione del divario tra le due macro aree del paese.
Nel periodo 1897-1907 si sviluppa l’industria italiana:
• 5,5% il tasso medio annuo di incremento della produzione industriale;
•10,5% il tasso medio annuo di incremento degli investimenti.
La borsa all’inizio del ‘900
E’ altamente rappresentativa della realtà industriale: le banche finanziano la
crescita delle imprese, accompagnandole fino alle quotazione.
Nel 1905 le società quotate rappresentano il 70% del capitale azionario
emesso.
Numero di società quotate: 59 nel 1900, 169 nel 1907
Nel 1907 si verifica la peggiore crisi di tutto il Novecento e il valore dei titoli
quotati scende dell’80% in termini reali tra il 1907 e il 1920. La crisi è
determinata da un incremento dei tassi di interesse a breve, collegato a una crisi di
liquidità internazionale.
Controvalore degli scambi azionari nelle
borse italiane
Fonte: Consob 2011
La finanza pubblica
In seguito all’unificazione, tutti i debiti dei territori annessi sono consolidati
nel “Grande libro” del debito pubblico italiano. Il debito pubblico del
neonato Regno proviene per il 57,2% dal Regno di Sardegna, per il 29,4%
dal Regno di Napoli e di Sicilia e per la quota rimanente dagli altri Stati
annessi.
Il primo trentennio dell’Unità d’Italia vede un’enorme crescita del debito sul
Pil dovuta in parte all’esplosione della spesa pubblica, usata per "cementare"
il paese, e in parte per la depressione economica che terminò solo agli inizi
del Novecento.
Nelle vicende della finanza pubblica italiana post-unificazione si possono
individuare le seguenti fasi:
• 1861-1876: viene perseguito il pareggio del bilancio pubblico;
• 1877-1897: i bilanci di parte corrente sono prima in disavanzo, e a partire
dall’esercizio finanziario 1888-89, oscillanti tra avanzi e disavanzi;
• 1897- 1914: decollo economico del Paese, con un tasso di sviluppo del
reddito molto elevato e bilanci di parte corrente sempre in attivo fino agli
esercizi finanziari 1912-13 e 1913-14, allorché la tendenza si inverte a causa
delle spese militari straordinarie conseguenti alla guerra di Libia;
• Successivamente alle due guerre mondiali ed all’enorme sforzo finanziario,
si ricorre alla copertura dei disavanzi con imposte, prestiti bancari ed
emissione di carta moneta.
Debito dello stato in rapporto al PIL e indice di sostenibilità,
1861- 1913
Fonte: Conti 2008
Dinamica del debito pubblico: 1861-1935
(in milioni di lire)
Fonte: Banca d’Italia 2011
In questo periodo vengono istituite due grandi banche
miste: Banca Commerciale Italiana (1894 ) e Credito
Italiano (1895). Tale tipologia di banca si caratterizzava
per il fatto di raccogliere risparmio attraverso i depositi e
di erogare credito mediante concessione di finanziamenti a
breve, medio e lungo termine e di fornire capitali alle
imprese anche attraverso l’assunzione di partecipazioni.
Le banche miste giocheranno un ruolo decisivo per la
nascita dell’industria pesante concentrata nelle tre regioni
del “triangolo industriale”.
Nel corso degli anni Venti, le banche accrescono notevolmente il
loro ruolo di finanziatori delle grandi imprese industriali fino ad
assumerne il pieno controllo: ciò provoca una crescita degli
immobilizzi bancari e, quindi, una situazione patrimoniale
decisamente appesantita.
Negli anni Trenta l’economia italiana risente fortemente del propagarsi della crisi
del mercato mondiale. A pagarne gli effetti sono soprattutto il mercato industriale e
quello borsistico con il crollo dei corsi azionari.
Crisi della Banca mista: le principali banche miste italiane (Comit e Credito
Italiano), che controllano direttamente o indirettamente gran parte dei pacchetti
azionari delle imprese in crisi, si trovarono in serie difficoltà:
• precarietà dei fidi concessi alle imprese industriali;
• A causa della crisi di borsa le banche miste italiane sono
costrette a intervenire per sostenere i corsi dei titoli azionari di
cui detengono una buona fetta (1/3), con le quotazioni scese del
25% il primo anno ed il 21% il secondo.
• La crisi industriale richiede, inoltre, ulteriori interventi
creditizi, finanziati ancora dalle banche miste.
• Nel 1931 l’intreccio crisi economica-banche miste esplode,
anche per il ritiro dei depositi e la riduzione dei crediti a breve
da parte delle banche estere.
La crisi delle industrie, dunque, coinvolge e si
propaga alle banche miste e rende
indispensabile l’adozione di provvedimenti
che, almeno sul piano formale, recidono il
legame tra banca e impresa.
L’intervento pubblico
Tra il 1926 ed il 1936 si succedono una serie di interventi
legislativi che incidono profondamente sul sistema finanziario:
1.
2.
3.
4.
nascita della Banca d’Italia;
istituzione dell’IMI;
costituzione dell’IRI;
legge bancaria.
1926: la prima legge bancaria
Fino al 1926 l’attività bancaria era considerata come una normale attività
commerciale ; pertanto era regolamentata dalle norme del Codice Civile, e
non vi era uno statuto per il settore bancario. Con la legge n. 812 del 1926 si
gettano le basi del central banking in Italia, riconoscendo alla sola Banca
d’Italia sia la facoltà di emissione delle banconote, sia l’esercizio della
funzione di vigilanza sull’attività degli intermediari bancari. Inoltre, al fine
di favorire la liquidità del sistema, la legge introduce la riserva obbligatoria.
1931: la costituzione dell’Istituto Mobiliare
Italiano
L’istituto Mobiliare Italiano (IMI) viene costituito come ente di diritto
pubblico con gestione autonoma per la concessione di finanziamenti a
protratta scadenza (mutui) e all’assunzione di partecipazioni industriali.
L’attività dell’IMI è incentrata sul credito per attività industriali su lungo e
medio periodo, emettendo obbligazioni per finanziarsi.
1933: nasce l’Istituto per la Ricostruzione
Industriale (IRI)
Il 23 gennaio del 1933 il governo istituisce l’IRI allo scopo di
eliminare la commistione fra imprese industriali e banche miste.
L’IRI, diventa proprietario dei pacchetti azionari di maggioranza
di molte imprese industriali, salva le banche miste e aiuta molte
imprese, finanziandole o assumendone la gestione diretta. L’IRI, a
seguito di queste operazioni, diventa la più grande holding del
Paese con oltre il 40% del capitale azionario italiano.
La legge bancaria del 1936
Nel 1936 nasceil sistema bancario fondato su una legge che ne disciplina
forme e contenuto con una specifica funzione nel comparto del controllo
assunto dalla Banca d’Italia;
Con tale provvedimento si sancisce lo sviluppo di un sistema il cui modello
si basa sulla “banca istituzione”, con il compito di garantire il sostegno allo
sviluppo economico del paese attraverso un adeguato finanziamento al
settore industriale.
Si assiste ad un deciso cambiamento di alcuni principi dell’ordinamento
creditizio:
a. Principio della specializzazione del credito:
• Settoriale: le banche vengono distinte in base alla destinazione e, cioè, in
relazione ai diversi rami di attività (credito fondiario, credito agrario, ect);
• Temporale: il credito è distinto secondo la sua natura (credito finanziario e
credito commerciale);
• Territoriale: le banche vengono ordinate in diverse categorie:
1. Banche di interesse nazionale (Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano,
Banco di Roma) e la Banca Nazionale del lavoro: costituite in società per
azioni e operanti in tutto il territorio;
2. Istituti di diritto pubblico: con una sfera di azione regionale o interregionale;
3. Banche Ordinarie, casse di Risparmio e Banche Popolari: aziende di
competenza regionale, provinciale e interprovinciale;
4. Casse rurali: operanti nell’ambito comunale.
b. principio del pluralismo istituzionale: inteso come "pluralità" di
enti creditizi, aventi natura giuridica, caratteristiche strutturali e
finalità diverse.
Accanto agli istituti di credito ordinario sorge un numero ristretto di
istituti di credito speciale.
Sia i primi sia i secondi possono essere:
• privati
• pubblici
c. principio della separatezza tra banca e industria
Per evitare il coinvolgimento del sistema bancario nelle crisi delle
imprese industriali, si vietano i rapporti di partecipazione azionaria
delle banche nelle imprese e viceversa.
Inoltre, la legge bancaria del 1936 assegna alla Banca d’Italia le
seguenti funzioni:
• Vigilanza sulle banche, attraverso un’attività autorizzativa ed
ispettiva
nella
costituzione
di
nuove
banche,
nell’apertura/chiusura degli sportelli;
• Gestione della politica monetaria.
Dal 1937 al 1989
Negli anni che precedono la seconda guerra mondiale, l’Italia adotta
una politica autarchica come risposta alle sanzioni economiche
imposte dalla Società delle Nazioni per la Guerra d’Etiopia. Tale
strategia nel periodo fascista è volta in realtà a rafforzare
l’economia di guerra e comporta il drenaggio di risorse pubbliche a
sostegno dell’industria pesante e la rinuncia a varie importazioni
vitali, con gravi distorsioni nei consumi e negli investimenti per un
paese poverissimo di materie prime
Negli anni immediatamente successivi alla fine del secondo
conflitto mondiale la politica del credito è indirizzata al
sostegno alle banche a vocazione localistica e allo sviluppo
di un sistema di istituti di credito speciale per il
finanziamento della grande impresa e la gestione degli
incentivi pubblici.
La nuova normativa bancaria, unita all’azione degli organi di
vigilanza favoriscono il processo di concentrazione del
sistema con un aumento della dimensione media delle
aziende di credito.
Con l’istituzione dell’IRI e dello ISVEIMER inizia un lento
processo di riequilibrio territoriale dei flussi finanziari e di azioni
concrete in favore dello sviluppo dell’attività produttiva nelle
regioni del Mezzogiorno. Nel secondo dopoguerra fino ai primi
anni ’70 vengono delineate le politiche di sviluppo regionale
(Cassa per il Mezzogiorno) e si intraprende un’impostazione di
politica economica improntata a interventi dal lato dell’offerta
(infrastrutture prima e politiche industriali poi), volti a favorire
l’ampliamento della base produttiva.
Un’ inversione di tendenza:
verso il modello di banca universale
Nella seconda metà degli anni ’70 lo sviluppo dell’economia reale sempre
più aperta ai mercati internazionali, esige mercati finanziari più:
• complessi;
• organizzati;
• efficienti;
• concorrenziali perché minacciati sempre più dalle banche estere.
Progressiva liberalizzazione della normativa bancaria e necessità di una
riforma che promuovesse l’evoluzione del sistema creditizio e finanziario.
Durante gli anni ‘80 si assiste ad una forte innovazione
finanziaria ed alla nascita di nuovi intermediari…
…ma la perdita di centralità delle banche è solo apparente,
dato che esse controllano buona parte degli intermediari
finanziari non bancari.
Fonte: Della Torre 2008
Fonte: Banca d’Italia 2011
Esplosione del debito pubblico
Dopo il 1963 il deficit pubblico inizia piano piano a crescere in seguito alle
nazionalizzazioni, ma ancor più negli anni ’70 -’80, in conseguenza di
politiche più assistenzialiste del governo.
Nel contempo l’economia rallenta, esplode la pressione fiscale e l’Italia entra
in recessione.
Dal 1990 fino ad oggi
Dalla fine degli anni Settanta e nel corso degli anni Ottanta
maturano le esigenze di riforma del sistema bancario. Tra i
limiti della legge del 1936 troviamo:
• La banca a proprietà pubblica ha difficoltà a crescere per linea esterna e
può risentire di condizionamenti politici. E’ difficile la contendibilità della
proprietà e la raccolta di capitale;
• La regolamentazione limita la concorrenza: la vigilanza strutturale
subordina ad autorizzazioni con elevato contenuto discrezionale l’accesso
al mercato, le concentrazioni e la stessa espansione territoriale.
Il sistema bancario
Le continue trasformazioni normative del settore creditizio e il recepimento
della seconda direttiva comunitaria rendono difficile e complessa la
normativa in materia creditizia. Da qui la decisione nel 1993 di definire un
Testo Unico in materia bancaria
Il testo Unico (385/93)
• Definitiva liberalizzazione della proprietà. Abolizione dell’obbligo del
controllo pubblico sulle banche trasformate in s.p.a.;
• Superamento della specializzazione “per legge”: ammissione della “banca
universale” anche nella forma multidivisionale;
• Prevalenza della “vigilanza prudenziale” su quella “strutturale”.
L’applicazione dei “ratios” patrimoniali diventa la regola principale,
analoga a quella seguita in tutti i sistemi evoluti. Il metodo dei “ratios”,
pienamente applicabile grazie alla privatizzazione del sistema, coniuga
fini di prudenza e parità concorrenziale.
Nella seconda metà degli anni Novanta, dopo la breve
ma durissima recessione 93-94, l’effetto combinato
della maggiore concorrenza e delle ampie insolvenze
determina la crisi “quasi sistemica” del sistema
bancario del Sud. Cessa l’indipendenza dei banchi e
delle casse di risparmio meridionali; si ha il
“fallimento” del Banco di Napoli
In questo periodo iniziano le trasformazioni
societarie da banche pubbliche a società per
azioni (legge Amato-Carli) con una
progressiva privatizzazione del settore
bancario
Privatizzazioni gestite direttamente dal T esoro
Prove nti lordi
% de l
Da ta
Ope ra zione
(Euro mln)
ca pita le
Tipo di ve ndita
Se ttore
feb-94
IMI 1
927
27,90*
Offerta Pubblica
Bancario
giu-94
INA 1
2.340
49,45*
Offerta Pubblica
Assic.
lug-95
IMI 2
472
14,48
Trattativa diretta
Bancario
ott-95
INA 2
871
18,37
Trattativa diretta
Assic.
nov-95
ENI 1
3.253
15,05*
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Petrolifero
giu-96
INA 3**
2.169
31,08
Convertibile (PENs)
Assic.
giu-96
IMI 3
259
6,94
Marketed block trade
Bancario
nov-96
ENI 2
4.582
16,19*
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Petrolifero
giu-97
San Paolo
148
3,36
Offerta Pubblica
Bancario
giu-97
Banco di Napoli
32
60
Trattativa diretta
Bancario
lug-97
ENI 3
6.833
18,21*
Offerta Pubblica
Petrolifero
ott-97
Telecom Italia
11.818
39,54
Off. Pubblica /Tratt. diretta
Telecom
nov-97
Seat
854
44,74
Trattativa diretta
Editoria
giu-98
ENI 4
6.711
15,21*
Offerta Pubblica
Petrolifero
dic-98
BNL
3.464
67,85
Off. pubblica/Tratt. diretta
Bancario
ott-99
ENEL
16.550
32,43*
Offerta Pubblica
Utility
dic-99 Mediocredito Centrale
2.037
100
Trattativa diretta
Bancario
dic-99
Unim
22
1,9
Adesione ad OPA
Immobiliare
mag-00
CIS
22
53,32
Trattativa diretta
Bancario
ago-00
Meliorbanca
30
7,21
Trattativa diretta
Bancario
set-00
Mediolombardo
39
3,39
Trattativa diretta
Bancario
dic-00
Banco di Napoli
494
16,16
Adesione ad OPA
Bancario
feb-01
ENI 5
2.721
5
Accelerated Bookbuilding
Petrolifero
2001
Quote residue (***)
205
-Tratt. diretta / Mercato
Bancario
2002
Quote residue (***)
101
-Tratt. diretta / Mercato
Bancario
Tota le
66.954
*l’ammontare include le bonus shares allocate agli investitori retail italiani.
** Nel giugno 1996, il Tesoro ha emesso titoli di Stato (Privatisation Exchangeable Notes) convertibili in
azioni INA, per il 31,08 del capitale dell’INA.
*** Quote residue in società finanziarie (mediocrediti regionali) ed in BNL, SanPaolo IMI, INA/Generali e
Beni Stabili
Il sistema creditizio italiano
Alla fine degli anni Novanta il sistema finanziario assume questa
configurazione dimensionale:
1) grandi gruppi “universali” con estensione sull’intero territorio, in grado
di espandersi all’estero;
2) robuste banche di medie dimensioni (con radicamento locale, spesso
“popolari”);
3) rete delle banche di credito cooperativo;
4) intermediari non bancari indipendenti di piccole dimensioni e con mercati
di nicchia: sim, società finanziarie.
Sviluppo del mercato azionario
Le privatizzazioni avvicinano all’investimento azionario i risparmiatori italiani,
promuovendo lo sviluppo del mercato finanziario italiano in termini di:
Dimensione (numero imprese e capitalizzazione) e liquidità (volume scambi
giornalieri);
Segmentazione dei mercati azionari a seconda del tipo di imprese (Nuovo Mercato;
Star,…);
Regole di corporate governance (necessità di regole più moderne e di maggiore
tutela degli azionisti di minoranza in presenza di azionariato diffuso).
Il rapporto tra capitalizzazione di borsa e PIL:
1996: 20%
2000: 70%
2001: 50%
Controvalore delle attività scambiate:
1996: 80 miliardi di Euro;
2000: 870 miliardi di Euro.
Crescita del rapporto “capitalizzazione di Borsa società
italiane/PIL” dall’11,5% del 1992 al 70,5% del 2000 (ma 48,7%
nel 2001).
20
01
20
00
19
99
19
98
19
97
19
96
19
95
19
94
19
93
19
92
80,00%
60,00%
40,00%
20,00%
0,00%
Peso delle privatizzazioni nello sviluppo del mercato azionario italiano
Anno
Offerte titoli azionari pubblici Offerte titoli azionari pubblici su totale
su totale offerte equity (%)
operazioni equity (%)*
1993
53,3
9,9
1994
85,9
43,1
1995
84,5
43,5
1996
78,4
63,0
1997
96,5
83,5
1998
83,7
53,9
1999
76,2
64,1
* Offerte pubbliche ed aumenti di capitale
Le privatizzazioni hanno costituito l’occasione sia per
attrarre gli investitori esteri nei mercati finanziari
italiani, sia per portare sui mercati finanziari esteri le
imprese italiane (ENI ed ENEL, ad esempio, sono
quotate anche al NYSE).
Inoltre, il mercato azionario italiano mostra una significativa
crescita riconducibile, da un lato, ai numerosi interventi legislativi
che hanno contribuito all’attuale strutturazione del comparto e
all’ampliamento degli scambi, e, dall’altro, alla riduzione dei tassi
di interesse che ha favorito una differente allocazione del
risparmio.
…..ma cosa limita lo sviluppo del
mercato azionario italiano?
Il problema principale è la carenza di nuove società che si quotano: solo 36 in 16
anni: 271 società nel 1991, 307 nel 2007. Inoltre è molto esiguo il grado di
internazionalizzazione del listino azionario italiano, nonostante nel 2007 la Borsa
Italiana si sia fusa con la Borsa di Londra (London Stock Exchange)
Mercato
1990
2000
Variazione
Variazione %
Italia
266
291
25
9%
Francia
871
1021
150
17%
Germania
656
744
88
13%
Gran Bretagna
1701
1926
225
15%
Ma perché così poche imprese quotate?
• Struttura produttiva con schiacciante prevalenza di imprese familiari;
• Nanismo industriale: la dimensione è cruciale per la quotazione;
• Coincidenza tra proprietà e controllo: struttura proprietaria
concentrata, finanziamento con capitale proprio o debito, manager
poco coinvolti nelle scelte strategiche.
La fase attuale: l’incertezza
Il nuovo secolo ha interrotto il ciclo precedente; la crisi
economica in atto ha creato incertezze sull’evoluzione futura
degli strumenti finanziari.
I tassi sono bassissimi e su livelli minimi. La borsa ha pagato
lo sgonfiamento della bolla finanziaria e la crisi dei paesi
europei periferici (Grecia e Cipro) ha ulteriormente depresso
il mercato.
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