Vasta partecipazione all`incontro di apertura

Comunicato del 24/03/2010
Vasta partecipazione all'incontro di apertura della Scuola di Sussidiarietà della
Provincia
Sono ancora aperte le iscrizioni. Sabato 27 alle ore 9 il secondo appuntamento
Grande partecipazione per l'incontro di apertura della Scuola di Sussidiarietà, organizzata dalla
provincia di Piacenza, che si è tenuto ieri sera nell'Aula Magna Modonesi dell'ISII Marconi.
Posti a sedere esauriti e tra gli ospiti anche il vescovo di Piacenza-Bobbio mons. Gianni
Ambrosio, l'onorevole Tommaso Foti e il direttore generale della Asl Andrea Bianchi.
Molti i sindaci dei comuni della Provincia, Ghisoni, Montanari, Callori, Piazza, Fornasari, Rolleri.
Rocchetta. Giunta provinciale al completo e in platea don Giorgio Bosini e moltissimi
rappresentanti di associazioni, cooperative, associazioni di categoria. Numerosa la
partecipazione dei dipendenti della Provincia. Ad aprire la Scuola di Sussidiarietà sono stati il
presidente della Provincia Massimo Trespidi e Giorgio Vittadini è fondatore e presidente della
Fondazione per la Sussidiarietà,
“Sono contento di vedervi stasera numerosi e penso anche curiosi perché quella che vi lancio
oggi è una sfida – ha detto il Presidente in apertura -, la sfida di introdurre nel modo di far
politica, di guardare la società, di vivere e lavorare un sguardo nuovo, anzi dovrei dire uno
sguardo antico che è tutto da recuperare ed è il modo con cui i nostri antenati affrontavano la
vita: con serietà. Perché una Provincia può essere interessata a proporre una scuola di
sussidiarietà? – ha spiegato Massimo Trespidi -. L'art. 118 della Costituzione all'ultimo comma
afferma che Stato, Province, Comuni, realtà metropolitane, favoriscono l'autonoma iniziativa
dei cittadini per finalità d'interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà. Il principio
di sussidiarietà è il concreto riconoscimento della libertà personale e sociale, è un metodo nel
welfare plurale, è la riattribuzione della sovranità alla comunità civile. Nella stesura delle
nostre linee di mandato – ha aggiunto - siamo partiti da un assunto di fondo: al centro della
nostra politica deve esserci la persona con il suo desiderio di bene e di costruzione; un
desiderio da cui si sviluppa il dinamismo umano. Come è possibile attuare ciò in un contesto di
complessità, in una società nella quale crescono i bisogni e dove il servizio pubblico è chiamato
a proporre le risposte adeguate alle necessità sempre più urgenti e nello stesso tempo sempre
più mutevoli? Ciò che era necessario ad una società 50 anni fa ora non lo è più, ma i bisogni
sono aumentati in modo esponenziale e sono diventati sempre più articolati. Queste sono i
problemi, le domande a cui oggi i nostri amministratori, quelli che stanno sul territorio, quelli
che incontrano la gente si trovano a dover rispondere. E ricordo che la nostra realtà come
quella di tante altre province italiane è fatta di piccoli comuni, piccole comunità se vogliamo
che devono rispondere ai bisogni e non sanno con quali strumenti e con quali risorse. Ebbene
c'è un modello nuovo, un metodo nuovo, che si chiama sussidiarietà, che parte da un semplice
principio e cioè che dentro ogni uomo c’è una possibilità straordinaria di creare, di innovare, di
dare risposte ai bisogni propri e degli altri”. “L’interesse pubblico – ha poi detto il presidente
Trespidi - può esser perseguito e realizzato sia dal pubblico sia dal privato e la concertazione e
il dialogo accrescono il senso di responsabilità, il rispetto reciproco e l’armonia dell’agire sociale
verso obiettivi di qualità del bene comune, riconoscibile sia nella sfera privata sia in quella
pubblica. Amministrare il pubblico diventa allora aver fiducia in una società che ha in sé
soggetti ed elementi positivi, che tendono a dare risposte ai problemi della Comunità. Con
questa iniziativa è mia intenzione quindi investire su una Provincia che sia fautrice e
promotrice di momenti di coordinamento tra tutte le realtà che fanno parte della comunità
sociale (imprese, enti non profit, comuni e altri enti pubblici, associazionismo) finalizzati alla
ricerca di sinergie e opportunità di sviluppo, tramite la messa a fattor comune di specifiche
competenze e capacità; sia più aperta agli imprenditori che fanno con passione e capacità il
loro mestiere, a chi vuole per i suoi figli scuole di qualità, a chi ha bisogno di servizi alla
persona e di una sanità funzionanti ed efficaci”.
A Giorgio Vittadini il compito di introdurre ed esemplificare il principio di Sussidiarietà come
strumento capace di coniugare le responsabilità politico-amministrative e i bisogni sociali. In
questa prospettiva lo Stato e gli enti locali non sono più configurabili come i “padroni" dei
bisogni della società civile, ma sono i cittadini che assumono il ruolo di protagonisti, assistiti e
supportati dagli enti locali. L'applicazione del paradigma sussidiario consente l'apertura di
nuove frontiere di azione e di intervento per le organizzazioni del Terzo settore, le quali
agiscono come imprese sociali.
“Sussidiarietà vuol dire valorizzazione delle persone e delle aggregazioni che nascono dal basso
di rispondere ai problemi sociali ed economici; valorizzazione della piccola e media impresa,
del welfare society e di realtà di assistenza che nascono dal popolo. E' la nostra grande
tradizione italiana: pensiamo a ospedali e scuole, assistenza, formazione lavoro e alle opere dei
movimenti storici, cattolico ed operaio, alla tradizione delle casse rurali, delle casse di risparmio, delle banche
popolari– ha detto Vittadini. Quando lo Stato non riesce a rispondere ai bisogni e il privato a fini
di lucro rischia di non riuscire a colmare questo vuoto, interviene la Sussidiarietà che ha come
obiettivo il bene comune, ma allo stesso tempo ha l'efficienza del privato. Un esempio? Un
ospedale come la Mayo Clinic di Rochester negli Stati Uniti ha quasi 27 mila dipendenti, è al
vertice della sanità americana ed è un “no profit” Lo stesso accade per molte università. Così
anche nel mondo della piccola e media impresa italiana che nasce come iniziativa dal basso al
contrario delle grandi multinazionali”.
Oggi, invece, le teorie dominanti leggono l’azione economica, sociale e politica a partire da
un’antropologia negativa. Il pensiero imperante si basa sulla sfiducia e il sospetto, cioè su una
concezione di uomo negativa che ne mortifica le potenzialità e il positivo contributo che il
singolo uomo può dare al bene comune, al progresso e alla lotta per la giustizia. Si parte dalla
concezione di Hobbes: il punto di partenza della concezione hobbesiana è la riduzione della
natura a impulso di autoconservazione che determina tutti i comportamenti dell’uomo, dal
profondo. Ma allora, in quanto l’uomo è spinto a conservare la propria esistenza fisica e a
espandere il proprio potere sulle cose, l’uomo è, in linea di principio, ostile a ogni altro uomo:
homo homini lupus. Ma se è così, solo il calcolo razionale del vantaggio e della sicurezza può
indurre l’uomo a imporsi il vincolo sociale, a imporsi le leggi. Hobbes dice una cosa semplice:
dice che la società non è una dimensione originale, cioè non è legata a quelle esigenze ed
evidenze di verità, giustizia, bellezza che costituiscono la natura umana, ma è il frutto di un
contratto. Da questa idea negativa, deriva anche una concezione di uomo svincolato da ogni
concreta appartenenza. Secondo questa mentalità, ogni forma di organizzazione sociale,
movimento, realtà organizzata deve essere vista con sospetto. Dovrebbero esistere solo
l’individuo e lo Stato, e il rapporto tra i due dovrebbe essere mediato”
“Il punto dove vediamo meglio espressa questa concezione negativa dell’uomo è il momento in
cui lo Stato, sotto il governo Crispi, alla fine dell’800 afferma che l’assistenza sociale non può
più essere gestita dalla Chiesa, o dalle associazioni private, ma compete per intero allo Stato.
Solo lo Stato può assumersi questo compito e realizzare il bene collettivo. Queste idee sono
profondamente radicate dentro di noi, infatti ragioniamo sempre nei termini di un’antinomia fra
Stato e privato, il primo organizza il bene comune, il secondo organizza l’egoismo”.
“Il principio di Sussidiarietà, al contrario, si fonda sul desiderio di verità, di bellezza e di
giustizia che c’è nel cuore dell’uomo è il vero punto da cui nasce un’idea d’impresa moderna: la
produzione nasce dall’osservazione della realtà e dalla capacità di trasformarla, attraverso un
ingegno creativo, immaginando l’utilità per sé e per chi riceverà il frutto di tale operato. È il
concetto di valore d’uso che è all’origine del valore di scambio. Non è cancellato il riferimento
al profitto, ma il profitto è un misuratore dell’attività economica, non l’unico scopo”.
I prossimi appuntamenti
sabato 27 marzo "Sussidiarietà, bene comune e governance", relatrice prof. Lorenza Violini
sabato 10 aprile "Sussidiarietà, economia e territorio", relatore prof. Gianmaria Martini
sabato 17 aprile "Sussidiarietà e servizi alla persona" relatore prof. Luca Pesenti
sabato 8 maggio "Sussidiarietà e riforma dei servizi di welfare" relatore prof. Dario Cavenago
sabato 22 maggio "Politiche del lavoro. dalla formazione professionale ai servizi per
l'impiego" relatori i professori Maria Mezzanzanica e Roberto Albonetti.
Tutti gli incontri si terranno dalle 9 alle 13 presso la sala consiliare della Provincia in via
Garibaldi.
24/03/2010 - A cura dell'Ufficio Stampa della Provincia di Piacenza