Documento collegio docenti Ariosto-Spallanzani

DOCUMENTO DEI DOCENTI DEL LICEO “ARIOSTO-SPALLANZANI”
La proposta di portare l’insegnamento frontale dalle attuali 18 alle 24 ore settimanali, al momento stralciata da parte
del governo, è stata discussa da un’assemblea di docenti del Liceo “Ariosto-Spallanzani”, in cui è stata presa la decisione
d’informare alunni e genitori sull’effettivo carico di lavoro degli insegnanti.
Premettendo che il nostro ministro – e l’opinione pubblica – si è ben guardato di sollevare il problema in
relazione alla ben più potente categoria dei docenti universitari (il loro obbligo frontale è di sole 3 ore settimanali per gli
insegnamenti cosiddetti annuali ma che in realtà coprono 8/9 mesi), dovrebbe essere chiaro che in certi ambiti
l’impegno di lavoro si svolge in un unico luogo e il tempo della prestazione professionale viene misurato mediante un
calcolo che considera orario d’ingresso e orario d’uscita: è il lavoro dipendente in senso stretto.
In altre attività, come accade nell’insegnamento, che vive dell’ambiguo status di lavoro dipendente e al tempo
stesso di libera professione, non si può attuare un’analoga misurazione. Una parte consistente del lavoro di chi insegna
si svolge all’esterno della scuola. Agli insegnanti si dovrebbe dunque chiedere una solida preparazione culturale e la
capacità di trasmettere il sapere acquisito; la qualità professionale andrebbe perciò valutata soprattutto in base ai
risultati, parametrati ai livelli di partenza, e non in base a un mero calcolo orario. Qualcuno magari può non essere
informato di tutto ciò, ma chi invece conosce bene la professione docente – a partire dal nostro ministro – non può che
essere in malafede se spaccia come orario di lavoro le sole 18 ore frontali (chi potrebbe mai imputare a un docente
universitario di lavorare solo 3 ore a settimana?).
È invece utile far conoscere ai non addetti ai lavori alcuni aspetti misconosciuti della nostra professione.
1. Orario di cattedra: 18 ore settimanali frontali per 33 settimane (ma diversi docenti già ne svolgono 19 o 20).
2. Ore dedicate alle cosiddette attività funzionali (consigli di classe, commissioni disciplinari, collegi docenti,
ricevimenti generali, etc. etc.) strutturate secondo un calendario pomeridiano ben preciso: 40 + 40 ore per 33
settimane: approssimando per difetto sono 2 ore a settimana.
3. Ore di preparazione casalinga delle lezioni (totale difficile da stimare, variabile da disciplina a disciplina e da
docente a docente): approssimando sicuramente per difetto, 20’ per ogni ora di lezione danno 6 ore settimanali.
4. Ore di preparazione e correzione dei compiti scritti (una volta obbligatori solo per alcune discipline, ora – a causa
dell’aumento del numero degli allievi per classe e della particolare tipologia della Terza prova dell’Esame di Stato –
spesso una necessità per molte altre): a titolo di esempio un insegnante di lettere con tre classi (media 75 allievi) e
cinque scritti (3 di italiano e 2 di latino) deve correggere per ogni allievo in ogni disciplina in media 6 compiti (di cui
4 obbligatori più altri 2 per sanare carenze o per supportare la valutazione orale) per un totale di 750: calcolando,
sempre per difetto, una media di 15’ a compito, si hanno circa 6 ore settimanali.
5. Siamo già a 32 ore settimanali, ma vi sono le ore di coordinamento, quelle di verbalizzazione, quelle trascorse a
preparare ed effettuare le uscite didattiche di un giorno o le attività integrative che vengono pagate a parte, spesso
a titolo forfettario e con somme che è perfino vergognoso riportare.
6. Nel caso di viaggi d’istruzione di più giorni il docente è in pratica in servizio 16 ore al giorno (ammesso che possa
riposare per le 8 ore canoniche notturne), se non altro per la responsabilità civile e penale che ha nei confronti di
allievi minorenni e, in misura attenuata, maggiorenni: una gita di cinque giorni, ad esempio, considerando che non
esiste pagamento di straordinari, contempla un servizio di 80 ore; sottraendo le canoniche 18 ore settimanali e
suddividendo per le 33 settimane si ha un aggravio di altre 2 ore.
7. Occorre poi sottolineare che la struttura dell’orario curricolare mattutino e quello dei consigli pomeridiani prevede
spesso le cosiddette ore di “buco” che spesso servono al docente per trasferirsi da una sede e/o scuola all’altra o
per svolgere mansioni inerenti alla propria professione; ben di rado – e solo in plessi situati in particolari zone dei
centri cittadini – per potersi fisicamente assentare dall’edificio scolastico e riposarsi; e qui, a voler esser buoni,
ciascun docente può aggiungere, 2 ore settimanali.
Si tratta di dati facilmente certificabili e il calcolo complessivo, come si è visto, conduce a una somma assai vicina
alle 40 ore settimanali, e che va ben oltre le 18 di cui si parla per ingannare i settori più sprovveduti dell’opinione
pubblica. Naturalmente, come in tutte le professioni, vi saranno casi di insegnanti non adeguatamente impegnati, ma
non si può far leva su di essi per spacciare l’intero corpo docente come un esercito di fannulloni al quale imporre
l’aumento di un terzo dell’orario frontale senza alcun corrispettivo economico e contemporaneamente tagliando
migliaia di posti di lavoro.
Un discorso a parte meriterebbe poi la questione delle ferie estive, che non sono uguali per tutti i docenti (quelli
impegnati negli Esami di Stato sono in servizio fino al 10/15 luglio mentre molti colleghi svolgono i corsi di recupero): e
d’altra parte, se il lavoro del docente si qualifica come essenzialmente intellettuale, leggere, visitare musei o mostre,
fare ricerche in biblioteche o archivi, etc. etc. comporta un notevole dispendio di tempo ed energie a cui le “ferie”
possono essere dedicate.
Ma, per tornare alla nostra esperienza, a testimonianza dei risultati raggiunti nel nostro Istituto vanno richiamati
alcuni dati:
1. il successo universitario conseguito da chi ha frequentato il liceo Ariosto-Spallanzani, attestato dalle graduatorie
nazionali;
2. l’elevato grado di preparazione che viene riconosciuta ai nostri alunni quando trascorrono dei periodi di formazione
all’estero;
3. il costante rapporto che viene mantenuto con le famiglie da parte dei docenti della scuola, che spesso si prestano al
dialogo coi genitori ben al di là degli obblighi formali;
4. il clima generale di serietà e correttezza in cui si svolgono normalmente le lezioni;
5. l’attenzione alla complessiva crescita culturale degli alunni, confermata anche dalle numerose attività integrative
promosse ogni anno.
Che cosa accadrebbe se passasse il provvedimento suggerito dal ministro? Non c’è dubbio, la qualità formativa
diminuirebbe perché insegnare frontalmente 24 ore vorrebbe dire parlare per 24 ore alla settimana, in classi che ormai
raggiungono costantemente i 30 alunni; e costoro, tra l’altro, oltre ad essere chiamati a un complesso percorso di
apprendimento, presentano anche i disagi tipici dell’adolescenza, e spesso richiedono una sensibilità elevata da parte
dei docenti. Come si potrebbe garantire un elevato apprendimento continuando a trattare gli alunni come persone?
La proposta delle 24 ore causerebbe un evidente impoverimento dell’offerta formativa. Inoltre genera il
sospetto che si voglia colpire la scuola pubblica, alla quale sono già stati tolti in pochi anni miliardi di investimenti. Un
sospetto confermato dal fatto che l’attuale governo intende procedere comunque, nel 2013, a un taglio di 183 milioni
alla scuola pubblica. Sono queste le premesse dello sviluppo? La crisi finanziaria dell’Italia non è stata causata dagli
insegnanti. Se si volesse adottare un criterio di equità, senza mettere a rischio il patto sociale assai fragile che tuttavia
sorregge ancora il paese, si dovrebbero prendere ben altre misure di risparmio. È universalmente riconosciuto il ruolo
che competenze e saperi avranno in futuro come fattori di crescita, e un settore vitale come la scuola dovrebbe essere
oggetto di investimento non di tagli. È quanto fanno i paesi avanzati d’Europa.
In conclusione, i professori del Liceo “Ariosto-Spallanzani” auspicano il pieno rientro di una proposta che se
fosse ripresentata sarebbe da osteggiare con iniziative anche radicali. I professori si impegnano inoltre a promuovere
una corretta informazione sul lavoro da essi svolto, invitando studenti e genitori a contribuire a divulgarla in tutte le sedi
opportune a cominciare dai mezzi di informazione, talvolta troppo solerti nel riportare solamente la versione dei
comunicati stampa ministeriali.
I docenti del Liceo Ariosto-Spallanzani