Giornata Pugliese su Farmaco e Prodotti per la Salute - II ed. Fuga da Flatlandia La Terza Dimensione: Valore Aggiunto per i Farmaci Orfani G. Lentini - Dipartimento Farmaco Chimico Fuga da Flatlandia La Terza Dimensione: Valore Aggiunto per i Farmaci Orfani Rev. E. A. Abbott. Flatlandia. Adelphi, Milano, 1966 (Flatland, Basil Blackwell, Oxford, 1882) 1. Nelle tre dimensioni il segreto dell’efficienza Song Tan http://www.personal.psu.edu/sxt30/gallery_proteins.html Calmodulina Cortesia Richard Wheeler 1. Nelle tre dimensioni il segreto dell’efficienza Song Tan http://www.personal.psu.edu/sxt30/gallery_proteins.html Calmodulina Cortesia Richard Wheeler 1. Nelle tre dimensioni il segreto dell’efficienza Song Tan http://www.personal.psu.edu/sxt30/gallery_proteins.html Calmodulina 1. Nelle tre dimensioni il segreto dell’efficienza 1. Nelle tre dimensioni il segreto dell’efficienza 2. La terza dimensione porta bene Song Tan http://www.personal.psu.edu/sxt30/gallery_proteins.html Es.: Sindrome di Timothy bersaglio: CAMKII X N 2. La terza dimensione porta bene Anisakiasi Cortesia: Gastroenterologia - Policlinico 2. La terza dimensione porta bene Anisakiasi © J. Claire Hoving http://niceartlife.com/?p=2272 G. Corriero - Biologia [ O] (+) > (-) 3. La lezione di Vaniqa® eflornitina Eric McLaughlin http://adventuredoc.net/2010/10/30/african-sleepingsickness/ Ray Wilson http://www.raywilsonbirdphotography.co.uk/Galleries/ Invertebrates/vectors/Tsetse_Fly.html 3. La lezione di Vaniqa® malattie del pianeta malattie dimenticate (most neglected) malattie trascurate (neglected) BMJ 2002, 325, 176–7 riproduzione modificata autorizzata mercato farmaceutico mondiale Guida alla Lettura 1, 2. I farmaci prodotti nel Novecento dai chimici farmaceutici possono essere considerati composti mediamente 'piatti': non che manchino assolutamente della terza dimensione. Solo che questa è stata relativamente meno esplorata rispetto allee altre due. E ciò perché le molecole piatte sono le più facili da preparare e studiare. Peccato che uno studio recente (J. Med. Chem. 2009, 52, 6752) abbia finalmente dimostrato che queste molecole hanno anche la minore probabilità di diventare farmaci clinicamente utili: maggiore la complessità nelle tre dimensioni, maggiori le probabilità di successo. Nella prima parte di questa presentazione sarà illustrato brevemente il motivo principale che, a livello molecolare, è alla base di questa osservazione incontrovertibile (3-7). Poi, con un paio di esempi, sarà illustrato il modo in cui qui, alla Facoltà di Farmacia, cerchiamo di sfruttare la terza dimensione nella ricerca sui farmaci orfani (8-10). Dovrebbe risultare allora evidente il valore aggiunto di queste molecole: innanzitutto di tipo euristico e, con l’ultimo esempio, anche di tipo economico (11-12). 3-5. I farmaci interagiscono, di solito, con grosse molecole dell’organismo. Ad esempio il DNA, i cui difetti sono alla base della maggior parte delle malattie rare, e le proteine, che riflettono nella loro struttura e nel loro funzionamento il difetto dei geni che le codificano. Queste macromolecole presentano un’affascinante struttura tridimensionale con una peculiarità: una sorta di filettatura, di elicità. Nel DNA l’elicità è di tutta la molecola; nelle proteine distinguiamo tratti ad elica collegati da tratti meno strutturati. 6. Questa elicità rende le molecole asimmetriche: non sono sovrapponibili alla propria immagine speculare (chiralità). Ora, la chiralità quali conseguenze porta? 7. La chiralità si nota quando si incontrano specie chirali e quando ciò avviene con la giusta complementarità l’interazione è più efficiente. Ora le molecole bersaglio dei farmaci sono chirali e per questo i farmaci chirali, correttamente disegnati, hanno maggiore probabilità di diventare medicamenti. In questa Facoltà, da più di trent'anni, il gruppo di chimici farmaceutico fondato dal prof. Tortorella cerca di sfruttare la chiralità per ottenere farmaci utili per curare le malattie rare legate a disfunzioni dei canali ionici, come è stato appena detto, malattie rare modificabili per intervento su recettori accopppiati alle proteine G, come sarà mostrato questo pomeriggio. Vediamo ora due altri esempi. 8. La calmodulina è una proteina che, legando quattro ioni calcio (pallini verdi), manifesta la capacità di interagire con i tratti spiraliformi di enzimi regolandone l’attività. Uno di questi enzimi, la chinasi calmodulina dipendente di tipo due (CAMKII) ha un funzionamento irregolare nella Sindrome di Timothy, una malattia molto rara caratterizzata da aritmie letali. L’inibizione della CAMKII riporta nella norma il battito cardiaco. Alcuni farmaci psicotropi si comportano da antagonisti della calmodulina e, di conseguenza, della CAMKII. Ma tali farmaci hanno troppi effetti collaterali. In collaborazione con la prof. De Palma del Dipartimento Farmaco-Biologico, abbiamo pensato di ridurre la parte ‘piatta’, responsabile degli effetti centrali, e d’introdurre un centro di chiralità per ottenere la dissociazione delle attività centrali (indesiderate) da quella a livello cardiaco. I risultati finora ottenuti confermano la bontà dell’idea. 9, 10. Il secondo esempio riguarda l’anisakiasi, una parassitosi piuttosto frequente presso le popolazioni che usano mangiare pesce crudo. Di solito si manifesta nella forma di disturbi gastroenterici causati dalle proteine allergeniche prodotte da un nematode, l’anisakis, appunto, che trascorre parte del suo ciclo vitale in alcuni pesci come le alici. In alcuni casi il parassita si ancora alla mucosa gastrica e da lì tocca rimuoverlo meccanicamente. Il peggio si ha quando l’anisakis abbandona la sua sede originale e va ad incistarsi in altri distretti. Allora si deve intervenire con farmaci. Quelli disponibili sono dei vecchi antiparassitari, poco specifici, poco efficaci e tossici. Uno di questi, si è visto, è trasformato dagli enzimi dei mammiferi in un metabolita chirale, di cui si è notata stereoselettività d’azione nei confronti di altre parassitosi. Trattandosi di metaboliti, c'è da attendersi una minore tossicità per queste molecole. Da qui, in collaborazione con il dottor Polimeno di Gastroenterologia, abbiamo pensato di preparare le due forme del metabolita, ed eventuali analoghi. Il prof. Corriero, di Biologia, alleverà il nematode sul quale proverà anche gli estratti delle spugne che egli studia. L’idea non è peregrina: le spugne vivono in acque infestate da parassiti, pertanto devono aver sviluppato dei metaboliti secondari che le proteggano. Le molecole chirali sono un campo di mero interesse accademico o possono avere anche una ricaduta economica? 11. Vaniqa® è una crema depilatoria a base di eflornitina. Grazie a questo farmaco-cosmetico molte migliaia di africani possono oggi curare la ‘malattia del sonno’ soprannominata anche ‘coma killer’. Si tratta di un farmaco studiato negli anni ‘70 come antitumorale di scarso successo. Funziona inibendo un enzima necessario per la sintesi delle poliammine, a loro volta fondamentali per il funzionamento del DNA. Un professore di biologia di New York negli anni ’80 pensò che, con quel meccanismo, avrebbe potuto funzionare come antiprotozoario. I risultati furono sorprendenti e l’eflornitina si guadagnò la fama di farmaco delle risurrezioni per la capacità di richiamare dal coma i soggetti affetti da tripanosomiasi allo stadio terminale. Il farmaco era chirale e difluorurato: la sua produzione era troppo costosa e il bacino d’utenza troppo povero. L’Aventis cessò la produzione nel 2000 regalando le scorte di magazzino all’Organizzazione Medicines Sans Frontieres. Le scorte sarebbero durate due anni. La Provvidenza volle che la medicina fosse dispensata da alcuni medici in grado di osservare e valorizzare un effetto collaterale della cura: i pazienti trattati perdevano i capelli. La Brystol-Myers-Squibb ottenne nel luglio 2001, tramite una procedura accelerata, l’autorizzazione all’immissione in commercio di Vaniqa®, la prima crema veramente efficace nel trattamento dei peli superflui facciali, a patto di destinare parte della produzione di eflornitina ai Paesi dell’Africa Sub-Sahariana. 12. Nel 2002 la malattia del sonno era classificata tra le malattie completamente dimenticate, del tutto fuori del mercato farmaceutico mondiale. Grazie alla ricerca di base una malattia dimenticata è passata tra quelle che, pur trascurate, cadono in parte nel campo di interesse dell’Industria e ciò, alla fine ha portato anche ad allargare quest’ultimo. Questa storia dimostra che Università e Industria possono trovare un punto di convergenza che produca benessere per i pazienti, progresso delle conoscenze e profitti.