CLASSIFICAZIONE dei Pestivirus FAMIGLIA FLAVIVIRIDAE GENERE HEPACIVIRUS FLAVIVIRUS PESTIVIRUS BVDV BDV PSCV I pestivirus • Virus RNA di piccole dimensioni (40-60 nm) provvisto di involucro esterno (envelope) e appartenente alla famiglia Flaviviridae, genere Pestivirus. Costituito da una sola molecola di RNA monocatenario • Ha 4 proteine strutturali • glicoproteina dell’envelope gp53 • glicoproteina dell’envelope gp48 • glicoproteina dell’envelope gp25 • proteina del nucleocapside p14 • 9 proteine non strutturali E1-E2 dimer Erns protein Capsid protein Genomic RNA •NPRO = autoproteinasi •C = proteina principale del nucleocapside •Erns/E1/E2 = glicoproteine •Restanti proteine = componenti enzimatici o strutturali •NS3 = proteina legante l’RNA •NS5B = RNA polimerasi RNA dipendente Genere Pestivirus: COMPRENDE TRE VIRUS ANTIGENICAMENTE CORRELATI FRA LORO: • PSCV • BVDV • BDV • NON OSPITE SPECIFICI CLASSIFICAZIONE DEI PESTIVIRUS • LA PRIMA CLASSIFICAZIONE DEI PESTIVIRUS SI BASAVA SULLA SPECIE OSPITE • LA SCOPERTA CHE NON SONO OSPITE SPECIFICI FA SI CHE PER LA CLASSIFICAZIONE SI UTILIZZINO METODI CHE EVIDENZIANO LE LORO CARATTERISTICHE ANTIGENICHE E GENETICHE E PATON ET AL .(1995) LI CLASSIFICANO IN 4 GRUPPI UTILIZZANDO MAbs (76) • I° GRUPPO PESTIVIRUS SUINI – PSC • II° GRUPPO BVDV BOVINI E ISOLATI DA SUINI E OVINI • III° GRUPPO ISOLATI DI BDV E ISOLATI DA SUINI CLUSTER DI CEPPI FRA BVDV E BDV IV° VIRUS ATIPICI ISOLATI DA BOVINI, OVINI E SUINI • CLASSIFICAZIONE DEI PESTIVIRUS • Gli ultimi lavori propongono una classificazione in 9 specie sulla base della similarità genetica utilizzando varie porzioni del genoma quali la 5’utr, la E2 e la Npro • Specie 1 include ceppi per lo più di origine bovina (BVDV1); • Specie 2 comprende il virus della peste suina classica (PSCV); • Specie 3 include isolati da ovini e suini con caratteristiche di “veri” virus border disease (BDV); • Specie 4 comprende isolati sia bovini che ovini (BVDV2 ) • 5 nuove specie comprendenti isolati da: antilope pronghorn Giraffa bufalo brasiliano e siero fetale bovino (BVDV3) Bungowannah (Australia) Tunisian sheep virus (TSH - isolati Tunisia) Peste suina classica • Peste Suina Classica (PSC), malattia inserita nel listone O.I.E., ha notevolissima importanza economica soprattutto nei paesi in cui la suinicultura rappresenta una parte consistente della loro zooeconomia. • Secondo l’OIE e la letteratura scientifica, tutti i continenti sono o sono stati interessati dalla presenza della malattia ad eccezione dell’Oceania. • Negli Stati membri dell’UE ad elevata produzione suinicola i danni economici prodotti dalla PSC nel precedente decennio, assommano ad oltre 6 milioni di Euro. I Paesi maggiormente colpiti sono stati l’Olanda, la Germania, la Spagna, il Belgio e l’Italia. In Olanda si sono registrate perdite per circa 2 milioni di Euro. • I danni provocati dalla malattia sono relativi all’abbattimento di suini per motivi di profilassi sanitaria o per misure di prevenzione e a fattori di mancata produzione zootecnica. • L'esigenza di combattere quanto più efficacemente possibile la malattia, ha portato ad includere nella normativa allestita dalla Unione Europea, anche misure di controllo nel caso in cui l'infezione si propagasse alle popolazioni di suidi selvatici rappresentate dai cinghiali. DISTRIBUZIONE DELLA PSC NEL MONDO GENNAIO – GIUGNO 2016 Maggio 2016: Italia ufficialmente indenne da peste suina classica (PSC) • L’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) ha riconosciuto all’Italia lo stato sanitario di Paese indenne per la Peste Suina Classica (PSC). La risoluzione è stata votata a Parigi dai 180 Capi Servizi Veterinari nel corso della 84° Assemblea Generale dell’OIE, Parigi 22-27 maggio 2016. • Un traguardo importante per la tutela della salute e del benessere del patrimonio zootecnico nazionale, frutto dell’impegno per il controllo e l’eradicazione della malattia da parte della veterinaria pubblica italiana e, al tempo stesso, un’opportunità in più per le imprese nazionali impegnate nell’export di prodotti alimentari di origine suina. Resistenza • Molto stabile nell'ambiente (si sono avuti un elevato numero di focolai a modalità di trasmissione indiretta dell'infezione). • Gli enzimi proteolitici, al contrario di quanto avviene per altri virus privi di envelope (ad esempio l'afta), hanno nei suoi confronti solo un moderato effetto inattivante • Sensibile ai solventi lipidici ed ai tensioattivi, è stabile a valori di pH tra 5 e 10, è rapidamente inattivato a pH 3. • E' relativamente stabile al calore, a 37°C può resistere 18 giorni in presenza di siero. A 4°C nella carne può resistere fino a 33 giorni; a -20°C fino a 9 mesi. • In condizioni di essiccamento può resistere nelle secrezioni oculari fino a 15 giorni, nel sangue 20 giorni, nelle feci ed urine 6 giorni. • Indagini sperimentali hanno consentito di rinvenire virus attivo nei prosciutti fino a 188 giorni di stagionatura, nella carne affumicata fino a 90 giorni e nei salumi fino a 60 giorni. Caratteristiche della PSC • Malattia altamente contagiosa, in condizioni naturali infetta suino domestico e selvatico e il cinghiale. • E’ caratterizzata da forme acute, croniche e atipiche (prenatale). • L'evoluzione della PSC è condizionata essenzialmente da tre fattori: – il grado di patogenicità del virus in causa, – le condizioni immunologiche del soggetto colpito, – il periodo pre o post-natale di contrazione dell'infezione. • Le forme croniche sono sostenute da stipiti a bassa virulenza, possono passare inosservate negli animali adulti ma provocano gravi danni a carico dei feti e dei giovani suini. • Le forme atipiche sono difficili da riconoscere, possono essere facilmente confuse con infezioni sostenute da altri virus (Parvovirus suino, PRRS, SMEDI, malattia di Aujeskzy). • L'infezione si trasmette per contatto diretto ed indiretto. I suini infetti eliminano virus attraverso tutti i loro secreti ed escreti. La più importante sorgente di virus è rappresentata dall'animale infetto in forma acuta, cronica o persistente. • I suini normalmente si infettano per via oro-nasale. Modalità di diffusione • • • • • La modalità più frequente di diffusione della PSC è rappresentata da suini provenienti da allevamenti infetti e l'impiego di mezzi di trasporto contaminati Un ruolo importante per la diffusione del virus viene svolto dalle scrofe gravide infette con stipiti a bassa patogenicità L'introduzione di stipiti a bassa patogenicità negli allevamenti può rimanere inosservata per settimane o mesi ed il numero di animali infetti può risultare anche modesto. I cinghiali rivestono un ruolo importante come sorgente di virus, a motivo della elevata diffusione della carne e dei prodotti derivati sul mercato nazionale ed estero. In alcuni paesi dell'UE, la presenza della PSC nei cinghiali costituisce un pesante ostacolo alla eradicazione della malattia. La possibilità di ricorrere ad un'analisi comparativa del genoma degli stipiti del virus della PSC responsabili di diversi episodi di malattia, consente di stabilire eventuali correlazioni epidemiologiche tra focolai insorti in diverse regioni o Paesi. Ospiti naturali della malattia sono il suino domestico e selvatico e il cinghiale In condizioni sperimentali anche il coniglio Sintomatologia della PSC Il periodo di incubazione va da 3 a 14 giorni; FORMA ACUTA: febbre elevata che persiste a lungo, depressione ed anoressia. I soggetti ammalati tendono ad aggrupparsi. Possono presentare congiuntivite, scolo nasale, costipazione seguita da diarrea, vomito e cianosi Sintomo costante è rappresentato da atassia e successivamente paresi del treno posteriore; il decorso clinico va in genere dai 6 ai 16 giorni e la mortalità raggiunge il 90-100%. FORMA SUBACUTA: i sintomi diminuiscono di intensità e gli animali in genere, vengono a morte dopo 3-4 settimane. Il tasso di mortalità è molto variabile. PSC: decorso acuto I poco vitali possono sopravvivere fino a 5-6 mesi e mostrano viremia persistente. Talvolta, in queste forme di infezione, l'unica manifestazione apprezzabile è un evidente ritardo nella crescita . Nelle forme di infezione intrauterina, che si verificano nell'ultimo mese di gravidanza, con stipiti a bassa patogenicità, possiamo avere la nascita di suinetti nati sani, di altri poco vitali o affetti da tremori. in caso di morte precoce in utero, i feti vanno incontro a mummificazione. I suinetti nati morti presentano spesso edemi, deformità della testa, ascite, emorragie a carico di vari organi e necrosi epatica. PSC: esiti dell'infezione prenatale Reazione anticorpale a seguito di infezione "in utero“ PSC: Decorso cronico SOSPETTO DI FOCOLAIO QUADRO CLINICO ED ANATOMO-PATOLOGICO • • • • • • • • • Febbre con incremento di morbilità e mortalità Febbre con sindrome emorragica Febbre con sintomatologia nervosa Febbre di origine ignota con resistenza ai trattamenti terapeutici Aborti e problemi di fertilità negli ultimi 3 mesi Tremore congenito nei suinetti Presenza di soggetti sottopeso ("scarti") Petecchie ed emorragie ai linfonodi, reni, milza (infarti), vescica e laringe Bottoni ulcerosi nell'ileo in corrispondenza della valvola ileocecale. Emorragie a "carta geografica" Lesioni vaiolo- like Emorragie nelle tonsille linfonodi sottomandibolari e polmone Emorragie ai linfonodi meseraici ed al rene, milza , bottoni pestosi a livello della valvola ileo cecale (forma cronica) La PSC è inclusa tra le malattie dell'O.I.E. che in grado di generare gravi emergenze sanitarie. Ad ogni caso sospetto di malattia devono seguire •una approfondita indagine epidemiologica, ed •accertamenti di laboratorio per escludere o confermare la presenza del virus PSC sia nelle popolazioni di suini domestici che selvatici. La denuncia di focolaio di PSC comporta l'applicazione di precise misure di polizia veterinaria previste da regolamenti specifici emanati sia a livello comunitario che nazionale. Direttiva 2001/89/CE del 23/10/2001 recepita con il Decreto 55 del 20/02/2004 Controllo della PSC Esistono essenzialmente due strategie per combattere la PSC: •la vaccinazione di massa, •l'eradicazione senza alcun intervento vaccinale. L'impiego di vaccini convenzionali impedisce la differenziazione tra animali vaccinati e soggetti infetti con virus di campo. Inoltre il virus di campo può diffondersi in modo inapparente all'interno delle popolazioni suine. Per tali ragioni e alla luce delle restrizioni sanitarie imposte dalla globalizzazione del commercio di animali e prodotti derivati, l'UE ha fatto divieto di ricorrere alla vaccinazione per combattere la PSC fin dagli anni '80. Permessa la vaccinazione con vaccini deleti in caso di focolai in zone ad alta vocazione suinicola. Gli animali vaccinati con il deleto possono distinguersi dagli altri grazie all’utilizzo di test DIVA Nell'UE le misure di eradicazione si basano su: •Stamping out degli allevamenti infetti e, possibilmente, di quelli vicini o che hanno avuto contatti sospetti con l'allevamento sede di focolaio; •Accurate indagini epidemiologiche; •Indagini cliniche e di laboratorio; •Restrizioni di movimentazione per animali vivi, carni o altri materiali in grado di trasmettere il virus della PSC nelle aree dove è presente la malattia •Restrizioni per quelle aziende che si trovino al di fuori di queste aree ma che hanno avuto contatti a rischio con gli allevamenti infetti. La PSC si combatte attraverso: •L’ eliminazione dell'agente causale dal territorio (eradicazione) •La protezione della popolazione suina da eventuali reintroduzioni (prevenzione) •Accreditamento degli allevamenti e dei servizi deputati al controllo di questi (servizi veterinari e laboratori) • I piani di monitoraggio: unico strumento per la verifica dello stato immunitario delle popolazioni suine e dei cinghiali. Tali piani sono particolarmente importanti per il cinghiale poiché i selvatici non sono sottoposti a frequenti controlli a differenza di quanto accade per il suino domestico PSC: Diagnosi di laboratorio • Le prove eseguite in laboratorio per la diagnosi diretta consentono, di evidenziare gli antigeni virali negli organi e nei tessuti – mediante prove di immunofluorescenza diretta (IFD), PCR - o l'agente virale attraverso isolamento su colture cellulari • Nel caso di infezioni croniche o atipiche, le prove sopradescritte potrebbero risultare difficoltose. • In tali circostanze e qualora la popolazione suina non fosse sottoposta a vaccinazione, la ricerca di anticorpi dal siero può costituire un valido ausilio diagnostico. • Tale ricerca viene correntemente effettuata con il metodo immunoenzimatico (ELISA) e confermata attraverso la sieroneutralizzazione (SN), che permette la differenziazione degli anticorpi nei confronti del virus della PSC da quelli verso gli altri pestivirus dei ruminanti. PSC: Diagnosi di laboratorio Suini Organi Sangue Edta / Siero Prodotti Prove da effettuare con tutti i materiali IFD Elisa Ac SN Altri Pestivirus PCR • Nella nostra territorio si verificano annualmente casi di mortalità neonatale, natimortalità e/o nascita di agnelli poco vitali ad eziologia sconosciuta con conseguenti perdite economiche elevate. • Il virus Border Disease, è responsabile di una sindrome congenita degli ovini e dei caprini caratterizzata da aborti e nascita di agnelli con anomalie del vello, disturbi nervosi di varia entità, ipomielinogenesi, malformazioni scheletriche e scarsa vitalità. L’elevato indice di mortalità degli agnelli nelle prime settimane di vita, le perdite dovute ad aborti e infertilità nonché lo scarso sviluppo dei nati vivi giustificano l’importanza della malattia. • La possibilità che la border disease possa essere tra gli agenti eziologici interessati e non investigati per mancanza di una diagnosi appropriata, ci ha spinto a ricercare i pestivirus come responsabili di aborti negli ovi caprini Attività di ricerca su Pestivirus presso IZS 1 – Miglioramento diagnosi sierologica: comparazione fra kit diagnostici del commercio. I risultati sono stati confrontati con la sieroneutralizzazione, test gold standard 2 – Isolamento su colture cellulari 3 – Tipizzazione dei ceppi circolanti ed analisi filogenetica BVDV BDV Elisa IZS Brescia Pestivirus Positivo 3 3 33 1 3 1 Negativo 94 94 64 96 94 96 Totale 97 97 97 97 97 97 Specificità 100% 98% 68% Sensibilità 100% 100% 100% Risultati Elisa Pourquier Elisa PSC Idexx SN BVD SN BD La sensibilità e la specificità dei kit è stata calcolata assumendo la SN come gold standard. Per stabilire se vi fosse reattività crociata contro il virus PSC, è stata eseguita la elisa PSC, al posto della SN, a causa della insufficiente quantità di siero. La positività in SN è stata attribuita al virus a titolo superiore Un solo siero è risultato positivo all’elisa PSC ma anche alla SNBVD e SNBD con titolo 1/10 (risultati non conclusivi) Nessuno dei kit testati è in grado di distinguere fra BDV e BVDV, ma il risultato non sorprende perché spesso anche in sieroneutralizzazione non si ottengono risultati conclusivi. Isolamento su colture cellulari • Si attua su cc di MDBK (linea cellulare di rene bovino) e su cc primarie • E’ processo lungo, almeno tre passaggi ciechi prima di dichiarare un campione negativo • Difficile lettura perché del BVDV e BD esistono ceppi citopatogeni e non citopatogeni che vengono evidenziati solo con IFD • Complicata dalla presenza in commercio di sieri fetali bovini utilizzati per la crescita celle colture, contaminati da BVDV, nonostante fossero certificati BVDV free. • Oggi il SFB viene sottoposto RT-PCR che escludano anche la sola presenza dell’acido nucleico del BVDV • Dal siero SFVB contaminato sono stati isolati nuovi stipiti di bvdv tipo3 Tipizzazione dei ceppi circolanti tramite sequenziamento regione 5’UTR Organizzazione genomica dei Pestivirus: regione 5’UTR target della PCR Analisi filogenetica • Permette di classificare i virus (organismi in generale) e di effettuare analisi di epidemiologia molecolare e collegare stipiti virali da specie o aree geografiche diverse. • L’utilizzo di software specifici permette l’allineamento delle sequenze e la costruzione di alberi filogenetici mediante diversi modelli matematici. Classificazione dei pestivirus Liu et al., 2009 – Bauermann et al., 2013 BVDV1: 11 gruppi 1a-1k 4 specie BVDV2: 4 gruppi 2a-2d PSC BDV: almeni 6 gruppi 5 nuove specie proposte - Bovino e bufalo (Brasile, Asia, Italia) e siero fetale bovino (BVDV3 o HoBi like virus o atypical pestivurus) - Antilope pronghorn (USA) - Giraffa (md like disease Kenia) - Bungowannah (pig, Australia) - Tunisian sheep virus (TSH - isolati Tunisia) Caratteristiche e distribuzione geografica dei ceppi sardi analizzati Strains/year Municipalities Species Genotype 58731/2005 Mores SS Sheep BVDV 1k 59460/2005 V. Monteleone SS Sheep BVDV 1k 69263/2005 Padria SS Sheep BVDV 1c 73088/2005 5287/2006 Sedini SS V.Monteleone SS Goat Sheep BVDV 1b BVDV 1b 10541/2006 Palmadula SS Sheep BVDV 1b 71140/2006 Laconi OR Sheep BVDV 1k 14799/2006 Bonorva SS Sheep BVDV 1b 68040/2007 Chiaramonti SS Sheep BDV 7 68187/2008 Villaspeciosa CA Sheep BVDV 1b 66829/2008 Villaspeciosa CA Sheep BDV 7 49680/2009 Ittiri SS Sheep BVDV 1e 24129/2009 Villaspeciosa CA Sheep BVDV 1b 5085/2009 Ozieri SS Sheep BDV 7 41564/2011 Riola Sardo OR Sheep BDV 7 94863/2013 Trinità d’Agultu OT Sheep BDV7 11748/2014 Martis SS Sheep BVDV1b 49712/2014 Perfugas SS Sheep BDV7 Albero filogenetico dei ceppi sardi 1e BVDV1 1c 1k 1b 96 83 100 85 BVDV3 99 100 90 99 BVDV2 93 BDV1 99 95 95 100 100 CSFV 98 100 BDV6 0.05 BDV3 BDV2 TO/121/04 LA/91/05 BDV5 BDV4 Turkey BDV7 Tunisian Distribuzione isolati per specie e gruppo Specie BVDV BDV Ovino 6 - 1b 1 – 1c 1 - 1e 3 - 1k 6 Caprino 1 -1b Totale 12 Tutti gli isolati sardi appartengono a due genotipi: BVDV1 and BDV; non sono stati trovati nè il BVDV2 nè PSC . L’isolato da capra è un BVDV1 -1b, 6 pecore BDV; 11 pecore BVDV1, suddivise nei sottogruppi 1a, 1b, 1e, 1k. 6 Tutti gli isolati BDV sono stati classificati nel nuovo cluster of BDV (putative BDV-7, Giammarioli et al.) I nostri dati mostrano che nell'isola si sono diffusi diversi sottotipi di BVDV1: 1a, 1b, 1e, 1k (primo rapporto in Italia). È interessante notare che tutti e 6 BDV isolati clusterizzano nello stesso gruppo classificato come un nuovo gruppo BDV7. Altra cosa interessante è che fino al 2009 circolava prevalentemente BVDV1, dal 2009 in poi BDV7. Questo genotipo è stato isolato in diverse province della Sardegna, da allevamenti senza alcun collegamento epidemiologico. Non sono stati rilevati altri genotipi BDV, anche se BDV1, 3, 5 e 7 sono stati riportati in Italia (in ottobre è stato segnalato un putativo BDV8). Il genotipo BD7 è stato precedentemente rilevato solo in Italia, cinque ceppi sono stati isolati finora, nel corso degli anni 2002-2005, nelle regioni Toscana e Lazio. La presenza in questo gruppo di un isolato caprino (712/02), indica che esso non è peculiare degli ovini . L'elevato numero di BVDV trovato nei campioni di pecore suggerisce che BVDV potrebbe essere la principale causa di infezione da Pestivirus negli ovini. Ringraziamenti Si ringrazia tutto il personale dei laboratori di Malattie Esotiche e Virologia in particolare: Dott.ssa Silvia Dei Giudici Dr. Sandro Rolesu Dr.ssa Paola Madrau Sulas Antonella Zinellu Susanna Dr.ssa Angela M.Rocchigiani Anna Pina Murtino