Diapositiva 1 - Facoltà di Scienze della Comunicazione

Ripasso veloce su
Macroeconomia e regolarità empiriche
prof. G. Di Bartolomeo
Facoltà di Scienze della Comunicazione
Università di Teramo
Variabili economiche
• Variabili stock (non riferite ad un preciso
istante temporale)
• Variabili flusso (misurabili in riferimento
ad un intervallo temporale)
• Grandezze nominali (o monetarie): a
prezzi correnti
• Grandezze reali: a prezzi costanti
Nominali => Reali
• Come si passa da una misurazione
all’altra e viceversa?
VR = VN
P
VN = VR P
Microeconomia
I problemi della
microeconomia
I soggetti della
microeconomia
Allocazione delle risorse
Determinazione dei prezzi relativi
Famiglie ed imprese
a) Le imprese decidono (in base ai prezzi relativi – segnali del mercato)
mercato
Che cosa produrre
In quale quantità
Con quali fattori produttivi
b) Le famiglie decidono la quantità di fattori di produzione da offrire
L’analisi macroeconomica
La macroeconomia studia il sistema economico nel suo complesso
e le relazioni che intercorrono fra le grandezze aggregate
Le principali grandezze intorno a cui
ruota l’analisi macroeconomica sono:
Il livello di produzione
dell’intera economia
ed il suo tasso di
crescita
Il livello
dell’occupazione
ed il tasso di
disoccupazione
Il livello generale
dei prezzi ed il
tasso di inflazione
Produzione, reddito nazionale e
domanda
Le decisioni dell’insieme delle imprese determinano la
PRODUZIONE NAZIONALE
Le decisioni dell’insieme delle famiglie determinano:
L’ammontare delle retribuzioni
La spesa aggregata del sistema
Il Reddito Nazionale
Il livello della Domanda
Il prodotto nazionale (PIL)
• È il valore dei beni e dei servizi prodotti
in un paese in un anno, al netto dei beni e
dei servizi consumati per produrli. Viene
indicato comunemente con la sigla Pil.
• Il Pil è un indicatore del livello di attività
economica di un paese.
• Il Pil pro capite (Pil diviso per la
popolazione) è un indicatore della
ricchezza (benessere) di un paese.
Relazioni fra gli operatori
economici
Gli operatori presi in considerazione
dall’analisi macroeconomica sono:
Le famiglie
Le imprese
Lo Stato
Le banche e il sistema finanziario
Il resto del mondo
Le relazioni e gli scambi fra operatori economici
possono essere descritti attraverso un diagramma detto:
FLUSSO CIRCOLARE DEL REDDITO
Flusso circolare del reddito
Offerta di lavoro
Beni e servizi
IMPRESE
FAMIGLIE
Spesa
Remunerazione del lavoro
Il flusso circolare del reddito
(imprese, famiglie, mercati)
Domandano beni
Offrono beni
MERCATI DEI BENI
E DEI SERVIZI
Ricavi
Spesa per
consumi
Flussi reali
Flussi monetari
FAMIGLIE
Remunerazione dei
fattori (reddito)
IMPRESE
Costi
MERCATI DEI
FATTORI
Offrono fattori
produttivi
Domandano fattori produttivi
Famiglie, imprese e Stato
• Servizi pubblici
• Prestazioni sociali
• Stipendi, interessi
FAMIGLIE
• Imposte e tasse
• Contributi sociali
• Lavoro e capitali
• Servizi pubblici ed infrastrutture
• Sussidi, trasferimenti
STATO
IMPRESE
• Imposte e tasse
• Contributi sociali
• Beni e servizi
Il ruolo di intermediazione del
sistema bancario
Risparmi
FAMIGLIE
Prestiti - finanziamenti
BANCHE
Interessi a credito
IMPRESE
Interessi a debito
Il flusso del reddito in economia
aperta
Redditi
Lavoro e Capitale
IMPORT
FAMIGLIE
IMPRESE
ESTERO
Beni e Servizi
EXPORT
Spesa
Imposte
Imposte
P.A.
Servizi Pubblici
Servizi Pubblici
La contabilità nazionale
• I flussi economici finanziari che intercorrono tra gli operatori
sono descritti dalla CONTABILITA’ NAZIONALE
• La contabilità nazionale misura in termini quantitativi il risultato
dell’attività economica di un Paese in un dato arco di tempo
• Gli istituti che rilevano i dati macroeconomici
sono:
FMI, OCSE (a livello internazionale)
Eurostat, BCE (a livello europeo)
ISTAT, Banca d’Italia (a livello nazionale)
La misura della produzione
aggregata (prodotto nazionale)
• Nella contabilità nazionale la principale grandezza di riferimento
è LA PRODUZIONE AGGREGATA O PRODOTTO NAZIONALE:
• PIL (Prodotto Interno Lordo) e PNL (Prodotto Nazionale Lordo)
• PNL - Ammortamenti = PNN (Prodotto Nazionale Netto)
Gli Ammortamenti misurano la perdita di valore subita in
un anno dai capitali fissi (una parte dei capitali prodotti in
un anno rappresenta il reintegro della capacità produttiva)
• PNLCF (al costo dei fattori) = Somma dei costi di produzione
• PNL (ai prezzi di mercato) = PNLCF + imposte dir. −
− contributi produzione
Produzione e reddito
• Il valore della produzione è uguale alla somma dei costi di
produzione
• I costi di produzione sono uguali alla somma delle retribuzioni
dei fattori produttivi
• La somma delle remunerazioni ai fattori produttivi rappresenta
il REDDITO NAZIONALE
• Il reddito nazionale viene speso per acquistare i beni prodotti
(la produzione)
• PIL = Reddito Nazionale = Spesa Nazionale o Domanda Finale
Definizioni del PIL
• Dal lato della produzione
Il PIL è il valore dei beni finali
prodotti
• Dal lato del reddito
Il PIL è la somma dei redditi
percepiti all’interno del sistema
economico in un dato periodo di
tempo (salari, stipendi, profitti,
rendite, interessi)
• Dal lato della spesa
Il PIL è la somma della spesa
nazionale in un dato periodo di
tempo (rappresenta l’impiego del
reddito)
Si hanno tre definizioni alternative riferite alla stessa grandezza
(PIL, Reddito Nazionale, Spesa Finale)
Misurazione del PIL
Si hanno tre metodi alternativi per il calcolo del PIL
1) Metodo dell’output:
output misura l’incremento di valore della produzione
in ogni fase del processo produttivo
PIL = valore produzione F - valore beni intermedi = Valore Aggiunto
2) Metodo del reddito:
reddito PIL = RN = somma delle remunerazioni dei
fattori produttivi
(salari + profitti + rendite + interessi)
3) Metodo della spesa:
spesa PIL = RN = Consumi + Investimenti
(misura il reddito come somma degli impieghi)
I tre metodi di calcolo misurano la stessa grandezza
Metodo dell’output (v.a.)
Costi di produzione
Valore della
produzione
finale
Valore Aggiunto
Beni
intermedi
Fattori:
L, K
Agricoltura
---
100
100
100
Industria
100
200
300
200 = (300-100)
Servizi
300
300
600
300 = (600-300)
Totale
400
600
1000
Settori
600
(Duplicazioni)
Il VA = somma dei costi di produz. = somma dei redditi corrisposti ai fattori
PN = RN = VA
Il VA può essere calcolato:
• come differenza: produzione finale - beni intermedi (1000 - 400 = 600)
• come somma dei costi o dei redditi (100 + 200 + 300 = 600)
PIL reale e PIL nominale
PIL reale: somma delle quantità di beni finali valutati a prezzi costanti
• Il PIL reale permette di misurare la produzione e le sue variazioni
nel tempo, escludendo l’effetto di prezzi crescenti
• Yt = PIL reale al tempo t
• P Yt = PIL nominale al tempo t
• Crescita del PIL al tempo t = tasso di crescita del PIL reale al tempo t
• Crescita del PIL =
•
•
(Yt − Yt-1)
Yt-1
Espansione: periodo di crescita positiva
Recessione: periodi di crescita negativa
(almeno due trimestri consecutivi)
Variazioni del livello dei prezzi
INFLAZIONE: una situazione caratterizzata da un continuo
aumento dei prezzi dei beni, ovvero da una continua
diminuzione del potere d’acquisto della moneta.
TASSO DI INFLAZIONE: tasso a cui il livello dei prezzi aumenta
nel tempo
Due misure del livello dei prezzi:
1. Deflatore del PIL
2. Indice dei prezzi
al consumo
Numeri indice
Un numero indice è un rapporto che permette di confrontare le
intensità di un fenomeno in situazioni temporali diverse. Si
costruisce ponendo al denominatore un valore riferito all’anno base
• Il deflatore del PIL (Pt) permette di calcolare il prezzo medio dei
beni finali prodotti in una economia
Pt =
$Yt
PIL nominale
=
PIL reale
Yt0
• Il deflatore del PIL è un numero indice
• Il tasso di variazione del deflatore del PIL rappresenta il tasso
di inflazione
Indici dei prezzi
• L’indice dei prezzi al consumo misura il livello dei prezzi
medi al consumo ed esprime il costo in termini monetari di
un determinato paniere di consumo di un tipico
consumatore
• L’indice dei prezzi al consumo (IPC) è un numero indice
• Il tasso di variazione dell’IPC rappresenta il tasso di
inflazione
Le cifre dell’inflazione
25
Tassi di inflazione
20
Italia
Europa
Usa
15
10
5
0
1960
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2005
Ancora regolarità statistiche
1. Il livello generale dei prezzi aumenta sempre (“quasi”
sempre): ossia, l’inflazione può essere più o meno alta, ma è
positiva; attualmente è piuttosto bassa, ma in passato è stata
parecchio più alta (in altri tempi e/o in altri paesi, molto di
più).
2. I tre andamenti si somigliano parecchio, anche se non sono
identici; questo suggerisce che ci sono cause comuni
dell’inflazione, cui però si aggiungono cause specifiche.
3. C’è una chiara graduatoria: l’Italia ha avuto un’inflazione in
media più alta di quella europea, che è a sua volta più alta di
quella americana; questo suggerisce che cause comuni
hanno effetti diversi sulle singole economie.
La disoccupazione
Disoccupati (U ): sono il complesso delle persone che
vogliono lavorare e non lavorano.
Forze di lavoro (NF ):
sono il complesso delle
persone che vogliono
lavorare.
Occupati (N):
sono il complesso delle
persone che lavorano.
Disoccupati: U = NF − N
Tasso di disoccupazione (u)
È la quota (percentuale)
dei disoccupati sul totale
delle forze di lavoro:
U  NF − N
u
NF
NF
 1− N
NF
Le cifre della disoccupazione
14
12
Tasso di disoccupazione
Italia - 1960-2005
10
8
6
4
2
2005
2000
1995
1990
1985
1980
1975
1970
1965
1960
0
Regolarità statistiche
1. il tasso di disoccupazione in Italia è cambiato molto nel
corso degli anni (quarant’anni fa era assai più basso);
2. registra ampie fluttuazioni in su e in giù (negli ultimi sei
anni è diminuito di oltre quattro punti;
3. cambia lentamente (“persistenza”).
È così dappertutto?
Un confronto internazionale
14
Tassi di disoccupazione
12
Italia
10
Europa
Usa
8
Giappone
6
4
2
2005
2000
1995
1990
1985
1980
1975
1970
1965
1960
0
Altre regolarità statistiche
1. Gli andamenti della disoccupazione in Italia ed Europa
si somigliano molto (anche se la disoccupazione italiana
è in media un po’ più alta).
2. Europa e USA hanno, invece, andamenti molto diversi:
in particolare, le fluttuazioni USA sono più brusche e
frequenti.
3. Un’altra differenza tra Europa e USA riguarda il lungo
periodo: fino al 1980 la disoccupazione in Europa è più
bassa; dopo avviene il contrario.
4. Il Giappone ha una storia a parte: la disoccupazione
è nettamente più bassa, ma c’è stato un forte
peggioramento negli ultimi anni (controtendenza).
La curva di Phillips
25
La curva di Phillips
Tasso di inflazione
20
Italia - 1980-2000
15
10
5
0
4
6
8
10
Tasso di disoccupazione
12
14
Commento al grafico
Nella slide precedente abbiamo “plottato”
in un diagramma a dispersione
le cifre del tasso di disoccupazione (u)
e del tasso di inflazione ( P̃)
Emerge una evidente correlazione inversa :
quanto più alta è l’inflazione
tanto più bassa è la disoccupazione.
I due fenomeni sono legati (da cosa?).
Pertanto è meglio studiarli assieme.
Un po’ di cautela
25
1980
Inflazione e disoccupazione
(Italia - 1960 -2004)
Tasso di inflazione
20
15
1990
1970
10
5
1960
2000
0
2
4
6
8
Tasso di disoccupazione
10
12
14
Commento al grafico
Si deve fare attenzione alle regolarità statistiche.
Il nesso tra inflazione e disoccupazione
può rivelarsi più complicato
di quel che suggerisce la curva di Phillips.
Nella figura sono stati “plottati”
i dati di un periodo più lungo;
e la relazione inversa diventa confusa
(il che suggerisce appunto
che la questione è più complessa).
“Comovimenti”
Variazioni del PIL e del tasso di disoccupazione
(USA - 1960-2002)
8
PIL
TASSO DISO CCUPAZIO NE
6
4
2
0
-2
-4
1960
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
Commento al grafico
Nel grafico precedente sono state “plottate”
le variazioni del Pil e della disoccupazione
nell’economia USA.
Le due curve sono nettamente speculari.
È un importante esempio di comovimento :
l’andamento della disoccupazione
è correlato negativamente
con quello dell’attività economica.
Se il Pil cresce molto, la disoccupazione diminuisce.
Se cresce poco (o, peggio, cala) la disoccupazione aumenta.
Questo fatto stilizzato viene chiamato:
“Legge di Okun”
Legge di Okun
• La legge di Okun evidenzia una relazione tra variazioni
della disoccupazione e crescita del PIL
• Una crescita della produzione fa aumentare l’occupazione (le
imprese assumono più lavoratori per produrre di più)
• Una crescita elevata della produzione è associata ad una
riduzione della disoccupazione
• Alta crescita della produzione = diminuzione del tasso di
disoccupazione
• Bassa crescita della produzione = aumento del tasso di
disoccupazione
La Legge di Okun negli Stati Uniti
9,0
∆u
Legge di Okun
6,0
(USA - 1960-2002)
3,0
∆y
0,0
-3,0
-4
-2
0
2
4
6
8
Commento al grafico
Nel grafico precedente viene presentata la “Legge di Okun”
con un diagramma a dispersione
(tra la ∆% del Pil e la ∆% della disoccupazione).
Emerge una chiara correlazione inversa.
L’intercetta con l’asse delle ascisse indica la crescita del Pil
superata la quale la disoccupazione diminuisce (circa il 3.6%).
L’inclinazione della retta misura la riduzione di disoccupazione
associata, in media , a un punto di crescita del Pil (circa 0.6%).
Si tratta di una elasticità :
Δ lnu/Δ lnPil
E in Italia?
Fluttuazioni di Pil e disoccupazione
12
1
(Italia - 1971-2002)
8
0,5
4
0
0
-4
-0,5
-8
Fluttuazioni del Pil
Var% della disoccupazione
2001
1996
1991
1986
1981
1976
1971
1966
-1
1961
-12
Commento al grafico
Abbiamo abbiamo visto che
i dati dell’economia USA rivelano un marcato “comovimento”
tra fluttuazioni del Pil e andamento della disoccupazione
Il grafico precedente mostra invece che per l’Italia questa
relazione è decisamente più debole (quasi inesistente).
C’è una differenza istituzionale :
in Italia è molto più difficile licenziare e assumere
per la presenza di firing cost.
C’è ugualmente una relazione tra prodotto e lavoro impiegato;
ma si esprime in un altro modo
(una via traversa).
Ore lavorate
In Italia, quando il Pil cresce, la disoccupazione varia di poco, ma
aumentano le ore lavorate. Si veda il diagramma a dispersione.
3
Var% delle ore lavorate
2
1
0
-1
-2
La legge di Okun
(Italia - 1971-2002)
-3
-4
-4
-2
0
2
Var% del Pil
4
6
8
Commento al grafico
In Italia abbiamo una “legge di Okun” sui generis,
che riguarda, appunto,
non l’occupazione ma le ore lavorate
Le ore lavorate aumentano
(con un’elasticità pari a poco meno di 0.5,
come mostra l’inclinazione della retta)
quando il Pil cresce più dell’1%
(come mostra l’intercetta con l’asse delle ascisse).
CONCLUSIONE:
la relazione di breve periodo
tra andamento del prodotto e impiego del lavoro
vale anche in Italia (vale in tutti i paesi).
Composizione del PIL
1. Consumo (C)
Immobiliare
2. Investimento (I)
3. Spesa pubblica (G)
Non immobiliare
Esportazioni (X)
4. Esportazioni nette
5. Investimento in scorte
Importazioni (Q)
Reddito disponibile
• Il reddito disponibile è definito come: Yd = Y-T
dove Y è il reddito aggregato e T rappresenta le tasse al netto dei
trasferimenti.
• Il reddito disponibile delle famiglie può anche essere definito come
Yd = Y – a + b
dove: a = somma dei redditi guadagnati, ma non percepiti: imposte,
contributi sociali, profitti non distribuiti
b = somma dei redditi percepiti, ma non guadagnati:
trasferimenti, sussidi, interessi sul debito pubblico
Il reddito disponibile è il reddito delle famiglie
al netto dell’intervento pubblico
Consumo e risparmio
• Consumo: beni e servizi acquistati dai consumatori
Il consumo rappresenta la componente principale del PIL
Consumi delle famiglie in Italia (Anno 2002)
Beni pari al 52.2% della spesa
Beni durevoli pari al 10,7% della spesa
Beni non durevoli pari al 42,5% della spesa
Servizi pari al 46,8% della spesa
Risparmio (S): quota di reddito nazionale disponibile non consumata
S = Yd – C
Possono essere soggetti di risparmio: le famiglie, le imprese, la PA
Investimenti
Investimento fisso:
Investimento non
immobiliare: acquisto di
nuovi impianti macchinari
da parte delle imprese.
Investimento
immobiliare: acquisto di
nuove case o
appartamenti da parte
degli individui
L’investimento è una grandezza flusso:
rappresenta l’incremento dello stock di capitale desiderato
Investimento non programmato
(non desiderato)
Investimento in scorte
Differenza tra produzione e vendite in uno stesso anno.
Produzione > Vendite
Le scorte aumentano
Produzione < Vendite
Le scorte diminuiscono
Nella contabilità nazionale le scorte non
desiderate di prodotti invenduti vengono
classificate come investimenti
Fatti stilizzati sul consumo
Sul consumo :
1. c’è una forte correlazione, nel lungo periodo, tra consumo
(C ) e prodotto (Y ):
Consumo delle famiglie
Consumo e Pil
Italia 1960-2004
Pil
“Comovimento” - Italia
2. C’è un chiaro “comovimento” tra fluttuazioni di C e
fluttuazioni di Y (vedi qui il comovimento in Italia);
"Comovimento" di Consumo e Pil
4
(Italia - scarti dai trend HP)
3
2
1
0
-1
-2
Pil
Consumo
-3
2000
1995
1990
1985
1980
1975
1970
1965
1960
-4
“Comovimento” - Usa
e vedi qui il “comovimento” negli Usa:
8
Var% Pil
Var% Consumo
6
4
2
0
Comovimento di consumo e Pil
-2
(Usa - 1960-2002)
2000
1995
1990
1985
1980
1975
1970
1965
1960
-4
Consumo e reddito disponibile
Nel grafico è
rappresentata la
situazione negli
Usa: il consumo è
praticamente
proporzionale al
reddito disponibile.
10
Consumo e reddito disponibile
(Usa − 1960-2004)
8
Consumo delle famiglie
3. il consumo varia
col reddito
disponibile (il
reddito al netto
delle imposte e
dei trasferimenti
pubblici):
6
C = 0.95Yd
4
2
0
0
2
4
6
Reddito disponibile delle famiglie
8
10
Fatti stilizzati sull’investimento
1. l’investimento è più volatile del consumo; le sue fluttuazioni
sono più ampie:
Fluttuazioni del Consumo e dell'Investimento
15
(Italia - Scarti dai trend HP)
10
5
0
-5
-10
Investimento
Consumo
-15
2000
1995
1990
1985
1980
1975
1970
1965
1960
-20
Investimento e Pil
2. la correlazione tra le fluttuazioni di I e quelle di Y è meno
chiara e richiede qualche spiegazione:
20
Dinamica di Investimento e Pil
15
(Italia - 1960-2004)
Var% dell'Investimento
10
5
0
-5
-10
-15
-3
0
3
Var% del Pil
6
9
Spesa Pubblica
Spesa pubblica: spesa per beni e servizi acquistati dallo
Stato o da enti pubblici.
Non include né i trasferimenti (assistenza sanitaria e sociale),
né gli interessi del debito pubblico
La classificazione di G
Spesa pubblica
per l’acquisto di
beni e servizi
Spesa per
investimenti
(in conto capitale)
Spesa per trasferimenti
(non incrementa la
produzione, ma ha solo
effetti redistributivi)
Spesa dei residenti
Consumi
+
Investimenti
+
Spesa pubblica
=
Spesa di beni e
servizi da parte dei
residenti
Rapporti con l’operatore estero
Esportazioni nette (o saldo commerciale)
=
Differenza tra Esportazioni ed Importazioni
Esportazioni > Importazioni
Avanzo commerciale
Esportazioni < Importazioni
Disavanzo commerciale
La
Labilancia
bilanciadei
deipagamenti
pagamenti
La spesa nazionale
Consumo
+
Investimenti
+
Spesa pubblica
+
Esportazioni nette
=
Spesa totale in beni e servizi nazionali
Schema semplificato della
contabilità nazionale
Y
= C + S
(1)
= C +
(2)
PIL
Y
I
C + S = Y = C + I
I = S
Eliminando C da ambo
i membri si ottiene:
(3)
Equazione (1) : conto del reddito e della spesa (l’utilizzazione del
reddito)
Equazione (2) : conto delle risorse e degli impieghi (eguaglianza fra
produzione – offerta e domanda globale
Identità (3) : conto della formazione del capitale (ex post è sempre vera);
nella contabilità nazionale è un’identità
Investimento I=S Risparmio
Le famiglie risparmiano, le imprese investono
A priori (ex ante) non è detto che i risparmiatori desiderino
risparmiare esattamente quanto le imprese desiderano investire
I = S (ex ante) si verifica solo per determinati valori: quelli per cui
la produzione programmata è uguale alla domanda desiderata
I: componente della domanda, è afflusso al circuito del reddito;
S: è deflusso dal circuito del reddito
I = S (come identità ex post) si riferisce a risparmi ed
investimenti effettivamente realizzati
CONTINUA
Investimento I=S Risparmio
Se S > I (ex ante) → Domanda < Produzione
Produzione invenduta = ∆ Scorte = ∆ Investimento non programmato
I = S (ex post)
La crescita economica
400
300
Pil
Trend HP
200
100
Crescita del Pil in Italia
(1960=100)
1960
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
Fluttuazioni economiche
Fluttuazioni del Pil in Italia
(scarti rispetto al trend HP)
1960
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
Il ciclo economico
Boom
Boom
Boom
Boom
Trend
Recessione
Recessione
Recessione Recessione
Politiche di stablizzazione
Boom
Boom
Boom
Boom
Recessione
Recessione
Recessione
Recessione
Trend
Shock e propagazione
Le fluttuazioni economiche non riguardano soltanto il Pil.
Abbiamo visto che anche gli andamenti della disoccupazione
e dell’inflazione presentano fluttuazioni.
All’origine delle fluttuazioni vi sono, in genere, degli shock,
che colpiscono l’economia turbandone l’equilibrio.
Ma le fluttuazioni dipendono anche dal modo con cui le
economie rispondono agli shock, ossia dai cosiddetti
meccanismi di propagazione.
I meccanismi di propagazione, le leggi di funzionamento dei
sistemi macroeconomici, sono diversi da paese a paese, ma
presentano alcune importanti caratteristiche comuni.
In questo corso non ci occuperemo dei meccanismi
della crescita economica (non ne abbiamo lo spazio)
Il prezzo del petrolio
10000
Prezzo del petrolio per l'Italia
1000
100
prezzo in dollari
prezzo in lire (euro)
prezzo reale
2005
2000
1995
1990
1985
1980
1975
1970
1965
1960
10
Qualche commento
L’andamento del prezzo del petrolio è un esempio di shock .
I principali episodi:
Il primo (1973-74) è un esempio di shock permanente.
Il secondo (1978-79) è un esempio di shock persistente.
Il terzo (1986) è un esempio di shock (persistente) negativo
(è noto come “controshock”).
Esistono anche shock temporanei (ce ne è stato uno nel 1991).
Negli ultimi anni c’è una tendenza all’aumento.
Confrontare questi shock con gli andamenti precedenti.
Il grafico illustra i diversi andamenti del prezzo del petrolio in
dollari, del prezzo in lire (euro) e del prezzo “reale”, che misura la
quantità di beni (di PIL) che occorre spendere per acquistarlo.
Lo scopo della Macroeconomia
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Spiegare l’inflazione
Spiegare la disoccupazione
Spiegare la crescita economica
Spiegare le fluttuazioni economiche