2.4. La struttura tecnico-contabile 2.4.1. Il sistema informativo UNO SCHEMA CONCETTUALE PER LA DEFINIZIONE DEL FABBISOGNO INFORMATIVO. La progettazione e l’implementazione di un sistema informativo d’ateneo si presenta come un’operazione articolata, dal momento che il sistema nel suo complesso deve coniugare, sul piano dell’integrazione dei dati, due funzioni diverse: da un lato il controllo esterno connesso con decisioni strategiche riguardanti le politiche dell’istruzione e l’assegnazione delle risorse; dall’altro, il controllo interno, inteso come supporto logico informativo ai processi decisionali di ateneo. I soggetti che interagiscono con il sistema informativo OSSERVATORIO PER LA VALUTAZIONE MURST- SIU Sistema informativo FACOLTA' DIPARTIMENTI STAKEHOLDERS RETTORATO La difficoltà risiede nel fatto che per coniugare questi due diversi aspetti non è sufficiente progettare un’informazione in grado di restituire ai livelli di scala richiesti le informazioni relative a specifiche entità. Occorre progettare un sistema reattivo che valorizzi il contenuto informativo di dati rilevati per scopi esterni (che da questo punto di vista rappresentano un’opportunità e non un vincolo per le università) alla stregua di segnalatori che inseriti in un modello di rappresentazione delle diverse attività, consentano di individuare le aree di criticità e di delinearne le caratteristiche salienti. A tal fine si rende necessario adottare un modello di rappresentazione della struttura organizzativa coerente con compiti di valutazione ed analisi proprie del sistema informativo interno. All’interno di questo schema dovrà essere definito il piano dei centri di costo con riferimento alle tre attività prevalenti all’interno dell’ateneo: didattica, amministrativa e scientifica. Come accennato in sede di descrizione della mappa dei centri di costo, e richiamando gli schemi logici ivi presentati, si rileva come per ciascuna variabile di 50 riga (Centri di responsabilità) e di colonna (Area disciplinare) sia possibile scegliere il livello di dettaglio cui rendere l’informazione. Griglia per il sistema informativo universitario (SIU- MURST) Area disciplinare Centri di responsabilità A A1 A2 A3 B B1 B2 B3 C C1 C2 C3 D ........ Corso di laurea a1 Corso di laurea a2 Facoltà A Corso di diploma ............. Scuola di specializzazione Corso di laurea b1 Corsi di studio Corso di laurea b2 Facoltà B Corso di diploma ............. Scuola di specializzazione Dottorato Scuole a fini speciali Consideriamo ad esempio l’incrocio Corso di laurea e attività didattica. Esso dà luogo ad una ulteriore matrice in cui per riga sono dettagliati i singoli insegnamenti e per colonna i singoli processi (lezioni, esami, tutoraggio, etc) in cui l’attività si articola. Indipendentemente dal livello scelto, le informazioni riguarderanno: gli input, secondo la loro natura (personale, spazi, attrezzature, etc.), con riferimento a quantità disponibili ed effettivamente impiegate e loro valore monetario (di acquisizione e/o di realizzo); gli output diretti o indiretti misurati in quantità fisica Didattica Macroattività Centro di responsabilità Attività didattica Att. amm. Finale Facoltà A Corso di laurea a Corso di laurea b Segreteria Scuola di specializzazione Facoltà B Corso di laurea a Corso di laurea b ........ Scuola di specializzazione Biblioteca Dottorato Scuole speciali Altre iniziative didattiche 51 Servizi Att. di automanten. Att. di orientamento Per quanto riguarda l’attività di ricerca la rappresentazione del processo produttivo e della struttura organizzativa deve scontare alcuni elementi di una certa complessità. Innanzitutto non è possibile entrare nel merito delle tematiche dell’attività di ricerca scelte, inoltre è estremamente difficile e valutarne i risultati e la qualità. La valutazione della qualità della ricerca e della sua utilità e proficuità in campo scientifico può essere effettuata solo da collegi di pari. E anche a voler ricorrere a proxy della qualità e del risultato come gli indicatori di impatto (n. delle citazioni, etc), che attualmente costituiscono gli esercizi più diffusi in tema di valutazione universitaria, avremmo indicazioni molto vaghe dell'attività ed efficacia della ricerca in generale. Il focus dell’analisi deve essere incentrato sulla gestione dell’attività di ricerca, intesa come l’insieme di azioni che vanno dall’assegnazione dei fondi alla realizzazione di un progetto. Ma anche qui i sistemi di rappresentazione possono essere fortemente differenziati poiché dipendendo da numerose variabili (spesso riconducibili alla specificità dell’area disciplinare, ovvero dalle diverse tipologie di R&S - ricerca di base, applicata e sviluppo sperimentale), nonché dal tipo di prodotto in cui si sostanzia l’attività di ricerca (convegno, prodotto destinabile ad un mercato esterno, prodotto materiale o immateriale, etc). Al di là di alcuni progetti di ricerca che per complessità della struttura organizzativa coinvolta (interdipartimentali e interorganizzativi), per dimensione finanziaria necessitano di una funzione di programmazione e controllo (project management), i principali punti di attenzione dell’attività di ricerca riguardano le seguenti fasi: ricognizione dei progetti di ricerca effettuati ed in corso per area disciplinare e tipologia di ricerca, acquisizione dei fondi per fonti di finanziamento, i criteri di ripartizione dei fondi tra acquisto di beni e attrezzature informatiche e scientifiche, incremento del patrimonio librario, criteri di ripartizione del tempo di lavoro dei docenti tra attività didattica e di ricerca, tempi previsti e di fatto impiegati e risultati raggiunti. Si tratta di comprendere, caso per caso, quali macroattività insistono sull’attività di ricerca e quali unità organizzative interne ed esterne al dipartimento, sono coinvolte. Particolare attenzione deve essere dedicata alle procedure che in qualche modo sono strumentali alla formazione del bilancio (gestione delle spese e delle entrate), al fine di poter esercitare confronti rispetto a tempi e scelte organizzative tra dipartimenti Un ulteriore aspetto da considerare nella valutazione dell’attività di ricerca è la possibile individuazione di unità specifiche che possono assumere la configurazione di 52 aziende con entrate proprie e/o trasferite (ad es., aziende agrarie, policlinici) che verranno trattate come centri di costo complessi da imputare tuttavia all’attività di ricerca. Ricerca Macroattività Centro di responsabilità Attività di ricerca Attività amm. contabile Attività di automant. Servizio Att. amm. Finale ......... Area disciplinare A Dipartimento a Dipartimento b Dipartimento c Dipartimento d Laboratori Area disciplinare B Istituto a Istituto b Istituto c Biblioteca Laboratori Aziende Centro Interdipartim. ................ Fondazione Per quanto riguarda l’attività amministrativa di automantenimento (diversa da quella finale) verranno considerate le aree di attività e le unità organizzative che funzionalmente dipendono dal rettore e dal direttore amministrativo. L’insieme di tali attività rappresenta da un lato un centro di costo generale, in quanto sommatoria di costi di struttura e di automantenimento, da ripartire tra attività didattica e di ricerca secondo criteri da stabilire. Da un altro punto di vista, è possibile prefigurare l’attività amministrativa svolta all’interno del rettorato come una funzione complessa comunque necessaria all’interno di un ateneo, e dunque soggetta a valutazione alla stregua dell’attività didattica e di ricerca (contabilità per attività). A tal fine occorre delineare la scomposizione del rettorato in centri di servizio che impiegano risorse per lo svolgimento di processi produttivi destinati in prevalenza ad un cliente interno. Ad un primo livello di analisi ciascun centro di servizio viene identificato secondo un criterio di attività prevalente. In ciascuna area di servizio così individuata è possibile identificare i prodotti specifici (indicatori di attività) cui riferire le risorse consumate ed ottenere il costo per unità di prodotto. In alcuni casi tuttavia, può essere utile scendere ad un maggiore livello di dettaglio e riferire le risorse impiegate non solo al centro di servizio, ma anche a particolari processi produttivi identificati all’interno di esso (centri di costo). Con riferimento alla ragioneria è possibile, ad esempio, 53 individuare il piano delle attività con riferimento a servizi più sintetici: bilancio, gestione entrate, gestione spese, gestione fondi di ricerca. Talvolta può essere opportuno utilizzare invece un approccio procedurale, secondo il quale le attività vengono identificate nella loro interconnessione temporale e nell’identificazione dell’output intermedio (di fase) e finale cui danno luogo (transazione). L’approccio per procedure oltre a consentire la reingegnerizzazione dei processi, favorisce una più razionale regolazione dei rapporti tra i soggetti che vi intervengono, individuandone i bisogni e definendo gli obiettivi e le responsabilità individuali. Tale approccio risulta particolarmente efficace nell’esame di procedure come quelle contabili per le quali è possibile effettuare dei confronti tra unità diverse oltreché tra periodi successivi. Attività amministrativa Macroattività Centro di responsabilità Gestione del personale Gestione del patrimonio Attività direzionale... Servizi Attività di comunicazione e servizio stampa Ragioneria Economato Uffico tecnico Personale Segreteria ...................... La mappatura dei centri di servizio è da considerarsi prioritaria in ordine a qualunque successivo sviluppo del sistema informativo. Ai centri vanno infatti riferiti: informazioni relative alle risorse effettivamente consumate ed ai prodotti ottenuti, riferite a partizioni organizzative aziendali (contabilità analitica), piuttosto che all’azienda universitaria nel suo complesso (contabilità generale); indicatori di struttura, di input, di processo e di risultato (di efficacia e di efficienza) idonei a fornire indicazioni per la valutazione dell’attività didattica, scientifica ed amministrativa sia nei confronti interspaziali sia overtime; indicatori di qualità e soddisfazione dell’utenza da costruire tenendo conto delle indicazioni contenute nella Carta dei servizi; indicatori finanziari. Con riferimento agli indicatori finanziari, possono essere seguite tre linee di sviluppo dell’analisi: 54 1. ad un livello iniziale possono essere calcolati degli indicatori a partire dai dati dei conti consuntivi seguendo la classificazione economica della rilevazione ISTAT sui bilanci delle Università. Ciò consentirà di raffrontare la performance dell’ateneo con quella di atenei aventi la stessa classe dimensionale o la stessa anzianità di costituzione. Ulteriori indicatori potranno essere concordati con il nucleo di valutazione al fine di confrontare le decisioni di previsione (in conto cassa, competenza e residui) con i risultati ottenuti. 2. valutare, con riferimento al regolamento contabile amministrativo dell’ateneo, la possibilità di pervenire al consolidamento del bilancio; 3. sperimentare la realizzazione di un budget per centro di costo. Come fase ulteriore dell’implementazione del sistema di controllo di gestione è necessario procedere alla definizione di un sistema di reporting che consenta la comunicazione dei dati ai vari livelli di responsabilità. 2.4.2. Il budget Il budget è il documento che evidenzia i programmi e gli obiettivi che l’ente intende realizzare nell’anno successivo, articolati per centro di responsabilità (o per centro di costo, secondo un’altra ottica); i valori in esso evidenziati corrispondono alla traduzione in termini annuali dei risultati stabiliti in sede di pianificazioneprogrammazione. In altri termini, il budget corrisponde al piano per l’esercizio successivo, con i dati che possono essere spinti al massimo livello di analiticità. Il documento di cui si tratta, quindi, vuole essere il modello di comportamento per il periodo a venire, in base al quale valutare i responsabili dei diversi centri di costo (che da questo punto di vista divengono quindi centri di responsabilità); di conseguenza, anche per la sua redazione, risulta indispensabile la definizione della mappa dei centri. Il budget è, quindi, lo strumento gestionale mediante cui si verifica la fattibilità finanziaria e patrimoniale nonché la convenienza economica dei programmi che l’ente vuole realizzare, permettendo altresì la verifica di coerenza ed il coordinamento con sub obiettivi e, in un momento successivo, il confronto con i risultati effettivamente conseguiti. Inoltre, il budget rappresenta un efficace strumento di comunicazione fra i livelli organizzativi a garanzia dell’unità di comando e di indirizzo politico. In sintesi, il budget è lo strumento gestionale con cui: - si valutano le alternative di azione, sulla base dei costi rilevati rispetto a ciascuna alternativa; - si evidenziano gli obiettivi assegnati ai diversi responsabili, sintetizzati dai costi da questi controllabili; 55 - si responsabilizzano i dirigenti. Tuttavia, è opportuno sottolineare che, a fronte dei numerosi vantaggi che l’organizzazione può trarre dall’implementazione di un’efficiente procedura di budgeting, esistono dei limiti dovuti alle difficoltà insite nella definizione degli obiettivi ed al fatto che questi ultimi sono costituiti esclusivamente da obiettivi economico finanziari. ALCUNE ESPERIENZE APPLICATIVE L’Università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano La procedura di Budgeting all’Università Cattolica “Sacro Cuore di Milano” prevede l’individuazione di un modello articolato per centri di responsabilità i cui responsabili, sulla base dei macro-obiettivi definiti in sede di pianificazione strategica, procedono alla previsione di costi e dei ricavi diretti, ovvero quelli connessi all’acquisizione delle risorse necessarie allo svolgimento delle proprie attività e, quindi, dipendenti da decisioni o comportamenti degli stessi organi di governo del centro di responsabilità. Tali ricavi e costi sono costituiti dai costi operativi, costi del personale, costi per ammortamenti e proventi, contributi e recuperi diretti 1. I centri di responsabilità, definiti come le unità organizzative alle cui attività si associano responsabilità organizzative definite ed a cui corrisponde una significativa autonomia di governo delle risorse e dei risultati, sono individuati considerando la struttura organizzativa e le responsabilità interne relative alla gestione delle singole attività. Essi possono configurarsi come: a) unità di controllo costi (responsabilità sui costi) - ha la responsabilità di fornire un determinato servizio secondo livelli qualitativi e quantitativi concordati - coincidono con i servizi, con gli uffici o con aggregazioni degli stessi - nel sistema contabile sono tipicamente rappresentati dai centri di costo o dalla loro sommatoria. b) unità di controllo attività: è responsabile del conseguimento di un equilibrio/bilanciamento fra costi e ricavi previsto in relazione all'attività svolta e nell'ambito dei livelli di prestazione e servizi concordati. In tale quadro quindi, il budget per centro di responsabilità aggrega: programmi di azione 1 "Procedura di budget", Università Cattolica Sacro Cuore di Milano" 56 valori economici (costi e ricavi di pertinenza del centro) obiettivi del centro. Conseguentemente, i responsabili delle unità organizzative sono chiamati a: 1. concordare i risultati che il centro deve ottenere in termini di costi da sostenere e di risultati da produrre 2. predisporre le azioni da intraprendere 3. rispondere degli eventuali scostamenti tra i risultati previsti e le performance effettive. Il sistema ha previsto, inoltre, la definizione ad hoc dei centri di costo cui sono state imputate alcune tipologie specifiche di costi e di ricavi. Tali centri di costo sono: - “infrastruttura”: accoglie tutte le utenze non direttamente attribuibili agli immobili; - “altri servizi centrali”: accoglie costi che l’ente sostiene per l’approntamento degli spazi, ma che non sono imputabili ai centri di costo specifici (es. esempio: detersivi, appalto servizio di pulizia, manutenzione parchi e giardini) - “costi e ricavi generali di sede/ente”: accoglie voci di ricavo e di costo sostenute per il funzionamento generale della sede/ente (esempio: accantonamenti specifici, assicurazioni, contributi). La procedura di budget dell’Università Cattolica prevede, inoltre, che i costi ed i ricavi in oggetto siano rilevati in relazione al momento di immissione del bene e/o servizio nel processo produttivo, ovvero applicando il principio della competenza economica e non quello di cassa. Infine, dall'avvio della nuova procedura di gestione del "Ciclo passivo", il cui collegamento con il controllo di gestione è illustrato in figura 2.4.2.1.(richieste di acquisto - ordini - ricevimento beni/servizi - verifica delle fatture passive), ne consegue che anche i reporting gestionali sono meno vincolati dalle risultanze della Contabilità generale, basata sui criteri di competenza economica "civilistici", e più alla effettiva competenza del periodo in cui è maturato o consumato il costo, che può avvenire in momenti diversi da quelli rilevati in Contabilità generale. Ciò consente la produzione di reporting redatti su base tendenzialmente trimestrale, da cui si evidenziano i costi ed i ricavi rispettivamente consumati o conseguiti nel periodo, nonché la percentuale di utilizzo del budget elaborato su base annuale. 57 Figura 2.4.2.1. Collegamento tra Ciclo passivo e Controllo di gestione Tesoreria Budget finanziario Previsione finanziaria Uscite di cassa Controllo di gestione Verifica di avanzamento della spesa Budget economico Verifica di effettuazione della spesa Impegnato Verifica della situazione finanziaria Liquidato Pagato Verifica di congruenza Ciclo passivo Richieste di acquisto Ordini di acquisto Bolle di entrata mat./prestaz. Fatture Pagamenti Il flusso operativo del processo di budget dell’Università Cattolica di Milano si realizza, quindi, mediante le seguenti attività: 1. definizione degli obiettivi 2. realizzazione dei budget per area/categoria 3. consolidamento dei dati 4. negoziazione 5. presentazione al Consiglio di amministrazione ed approvazione 6. ufficializzazione. 1. Definizione degli obiettivi Gli obiettivi attribuiti in sede di formazione del budget rappresentano la fase ultima del processo di pianificazione strategica, inteso come il processo mediante il quale l’ente definisce le finalità che intende perseguire nel lungo periodo, le strategie per perseguirle, le risorse da impiegare e le politiche di acquisizione e di utilizzo di tali risorse. La traduzione in termini economici, patrimoniali e finanziari degli obiettivi definiti in sede di pianificazione strategica costituisce l’oggetto dell’attività di programmazione. Tale attività di programmazione ha durata tipicamente pluriennale e si concretizza nella stesura del piano pluriennale di previsione. Gli obiettivi annuali 58 relativi alla realizzazione dei programmi fondamentali e della gestione delle attività correnti, previsti dal piano pluriennale di previsione, trovano concreta formulazione nella formulazione analitica dei dati di budget. Gli obiettivi sono suddividi in: qualitativi, quali sviluppo di facoltà o corsi di laurea, livello di soddisfazione degli utenti, immagine percepita, etc; quantitativi, quali numero di iscritti, numero di volumi pubblicati o corsi di formazione permanente erogati, investimenti realizzati, personale impiegato, etc; economico – finanziari, quali risultati economici conseguiti, riduzione dei costi, etc. 2. Realizzazione dei budget per area/categoria Sulla base degli obiettivi assegnati, ogni responsabile di sede, area, servizio e di unità di controllo attività/costi definisce il budget del proprio centro di responsabilità, costituito dalle tipologie di budget sottoindicate: budget dei ricavi budget dei costi operativi budget degli altri costi di funzionamento generale budget degli investimenti budget delle iniziative budget del personale Inoltre, per quanto concerne i seguenti budget budget del personale budget degli acquisti budget della tesoreria le unità organizzative direttamente responsabili redigeranno un budget generale che incrocia le informazioni presenti nei singoli budget per centri di responsabilità. L’insieme coordinato delle tipologie di budget sopraindicato costituisce il cosiddetto “Master Budget”. 3. Consolidamento dei dati Sulla base dei budget realizzati dalle singole sedi/aree, il Controllo di gestione effettua le aggregazioni del caso, ottenendo in tal modo le informazioni rilevanti per il monitoraggio dell’andamento dell’attività operativa dell’ente (Master budget). Tali aggregazioni vengono effettuate su base geografica (budget di sede) e su base logicofunzionale (budget della formazione permanente o delle facoltà). I budget consolidati consentono un riscontro fra risultati previsti ed obiettivi assegnati. 59 4. Negoziazione Qualora esista uno scostamento fra risultati previsti dall’aggregazione dei budget prodotti dalle singole unità organizzative ed obiettivi assegnati dalla Direzione, è compito del Controllo di gestione agire come tramite della direzione stessa nel processo di negoziazione con le singole unità organizzative, al fine di riesaminare i singoli budget prodotti, affinché la loro revisione consenta il conseguimento del livello di risultato richiesto dall’ente. 5. Presentazione al Consiglio di amministrazione ed approvazione Una volta effettuato l’eventuale processo di negoziazione, il budget definitivo viene presentato dal Direttore amministrativo al Consiglio di amministrazione, il quale valuta l’effettiva rispondenza del budget presentato rispetto agli obiettivi definiti in sede di piano pluriennale di previsione. A tale fase segue l’approvazione da parte del medesimo organo del budget presentato o dà mandato al Direttore amministrativo di effettuare un ulteriore processo di negoziazione. 6. Ufficializzazione L’approvazione del budget da parte del Consiglio di amministrazione comporta la sua ufficiliazzazione a tutto il personale coinvolto nel processo. Il relativo processo di comunicazione sarà effettuato tramite la funzione Controllo di gestione che si occuperà di formalizzare e di trasmettere i budget definitivi a ciascuna sede, area e servizio. I questo quadro i budget richiesti nell’ambito del processo di budget sono i seguenti: Ricavi Costi operativi Altri costi di funzionamento generale Iniziative Personale docente Personale non docente Investimenti Nell’ambito dei budget richiesti sopraindicati vengono redatti i budget per centri di responsabilità, intesi come aggregazioni di costi e di ricavi di pertinenza delle singole unità di controllo costi/attività. Gli elementi di cui si avvalgono coloro che hanno l’obiettivo di redigere un budget sono sostanzialmente i seguenti: A. dati storici di base, derivanti dai consuntivi degli esercizi precedenti; 60 B. dati programmatici, di diretta derivazione dal piano pluriennale di previsione, che costituiscono la base per i programmi degli anni successivi; C. obiettivi di efficienza interna, relativi al previsto utilizzo delle risorse interne; D. previsione sull’evoluzione dell’ambiente esterno. La valorizzazione dei ricavi e dei costi è effettuata sulla base dell’anno solare suddiviso, laddove è possibile, almeno su base trimestrale. Per quanto concerne le attività di natura didattica, nel corso della formazione del budget saranno definite, con i responsabili competenti, le procedure di raccordo tra anno accademico ed anno solare. L’attivazione di questi budget richiede un corretto processo di comunicazione che consenta di individuare, per ogni richiesta di spesa effettuata da singolo responsabile la riga di budget a cui tale richiesta fa riferimento e, conseguentemente, il centro di costo richiedente, il conto di Contabilità generale interessato, il periodo di competenza di tale spesa. Ciò al fine di poter monitorare con tempestività la coerenza della spesa con il budget approvato e, dunque, di facilitare lo svolgersi del processo di programmazione e controllo. L’Università degli Studi di Siena La procedura di budget dell’Università degli Studi di Siena è delineata dal "Regolamento per l’amministrazione la finanza e la contabilità", adottato ai sensi dell’art. 7 della Legge 168 del 1989, in cui sono fissati i principi relativi ai bilanci ed alla loro gestione, all’amministrazione, all’autonomia negoziale ed alle procedure negoziali, alla gestione del patrimonio, ai criteri di gestione ed ai controlli 2. I principi generali su cui si deve basare l’attività universitaria sono riassumibili nel perseguimento dei suoi fini pubblici, nella rapidità e nell’efficienza della sua azione e nella chiara individuazione delle responsabilità. Pertanto, ai fini di favorire la valutazione dell’efficienza, dell’efficacia e dell’economicità, l’Ateneo di Siena si è dotato di un sistema contabile che rileva sia l’aspetto finanziario sia l’aspetto economico della gestione, a livello generale e nelle sue componenti. Ai fini del sistema contabile, quindi, il regolamento dell’Università di Siena prevede l’individuazione di un modello articolato in: Centri di responsabilità: aggregati di mezzi e persone per i quali è prevista una rilevazione diretta dei costi e dei ricavi e, quindi, centri di imputazione dei risultati della gestione economico patrimoniale, la cui responsabilità consiste nella corretta gestione delle risorse messe a loro disposizione e nel raggiungimento degli obiettivi programmati 2 " Regolamento per l'amministrazione la finanza e la contabilità", Bozza del dicembre 1998, Università degli Studi di Siena. 61 Centri di spesa: centri di imputazione dei risultati della gestione finanziaria. Tali centri dispongono di un proprio bilancio finanziario a cui imputano gli atti del procedimento contabile svolto in favore di uno o più centri di responsabilità. In particolare, la procedura di budget prevede che annualmente i centri di responsabilità adottino le proposte da avanzare all’ateneo, in ordine al successivo anno finanziario, e predispongano un Documento di Budget nel quale devono essere evidenziate le generali esigenze del centro di responsabilità e le singole azioni programmate, precisando, per ciascuna di esse, sia le risorse già a disposizione del centro stesso, sia quelle di cui viene richiesta l’attribuzione. In un secondo momento, il Rettore, avvalendosi del supporto del Comitato budget, valuta le proposte avanzate dai centri di responsabilità, tenendo conto della loro coerenza con gli obiettivi generali dell’ateneo, delle compatibilità finanziarie, dei dati risultanti dai conti consuntivi e dall’andamento della gestione in corso, della funzionalità dei singoli centri di responsabilità in termini di economicità, efficienza ed efficacia, nonché dell’effettiva perseguibilità e della misurabilità degli obiettivi proposti. Determinato il budget dei singoli centri di responsabilità, il Rettore predispone il Progetto di Bilancio preventivo di Ateneo, formulato in termini di competenza, ed i relativi allegati da sottoporre al parere del Senato accademico e all’approvazione del Consiglio di amministrazione. All’approvazione del Bilancio preventivo di Ateneo consegue la determinazione definitiva dei budget dei Centri di responsabilità. Le uscite del Bilancio preventivo di ateneo sono quindi rappresentate come entrate nei Bilanci preventivi dei singoli centri di spesa, i cui progetti sono presentati dai relativi responsabili al Consiglio di amministrazione per l’approvazione, cui consegue l’elaborazione del Consolidato dei preventivi dei centri di spesa da parte dell’ufficio ragioneria. In sintesi, quindi, l’attività finanziaria dell’università si svolge, quindi, in base a: Bilancio preventivo di Ateneo, formulato in termini di competenza e costituito dai budget dei singoli centri di responsabilità Bilanci preventivi di dei centri di spesa formulati in termini di cassa. 2.4.3.Gli indicatori Come più volte sottolineato, il controllo di gestione non si esaurisce nella produzione di indicatori; la loro capacità segnaletica, tuttavia, influenza in modo determinante la bontà delle azioni che andranno a costituire la fase decisionale del controllo; il sistema informativo, quindi, deve consentire la costruzione di indicatori di vario tipi, in grado di fornire informazioni riguardo a vari aspetti dell’attività 62 universitaria. In particolare, è auspicabile che, ai fini del reporting interno, siano considerate in modo specifico le tre attività riscontrabili in ogni ateneo: la didattica, la ricerca, l’amministrazione. Attività didattica L’insieme di variabili e di indicatori che caratterizzano l’attività didattica possono essere riferiti alle seguenti aree di valutazione: 1 Quantità e qualità della domanda 2. Caratteristiche dell’offerta 3. Efficacia interna 4. Efficacia esterna 5. Qualità della didattica 1 Quantità e qualità della domanda Con riferimento al primo punto, relativo alla quantità e qualità della domanda, gli indicatori forniscono informazioni quali quantitative sulla attrattività esercitata dai corsi di studio e sulle caratteristiche degli studenti iscritti. E’ necessario distinguere gli immatricolati dagli studenti, intesi come iscritti al primo anno e agli anni successivi. Tabella 2.4.3.1: Quantità e qualità della domanda Quantità e qualità degli studenti immatricolati N. degli immatricolati per corso di laurea Variazione degli immatricolati rispetto agli anni precedenti per corso di laurea Percentuale di immatricolati proveniente dai licei Voto di diploma Percentuale di studenti immatricolati in età regolare Composizione degli immatricolati per sesso Questi indicatori, tuttavia, possono essere distorti dalla presenza del numero chiuso in alcuni corsi di laurea. In particolare, poiché il voto di diploma costituisce un titolo per la valutazione finale, la qualità degli immatricolati risulta essere mediamente più elevata nelle facoltà a numero chiuso. Con riferimento all’accesso programmato dovrebbe essere rilevata anche la domanda potenziale, sia in relazione alle immatricolazioni sia per quanto riguarda l’ammissione a corsi di specializzazione e dottorato . 63 Tabella 2.4.3.2: Indicatori di domanda potenziale Se esiste un accesso programmato Percentuale di partecipanti alle prove selettive e n. di posti programmati Percentuale dei posti coperti (in cui l’iscrizione è perfezionata) sul totale dei posti disponibili Un altro insieme di indicatori quali quantitativi di domanda riguarda la capacità dell’ateneo di attrarre studenti non residenti nel comune dove è ubicato l’ateneo. La provenienza geografica degli immatricolati andrebbe tuttavia valutata con altri indicatori. Tabella 2.4.3.3: Provenienza geografica degli immatricolati N. immatricolati non residenti Percentuale proveniente da regioni diverse rispetto a quella cui appartiene l’ateneo, aggregazione per nord sud, centro e isole. Percentuale proveniente da province diverse da quella in cui risiede il corso di studi Se nell’area urbana, sono presenti altri atenei, percentuale degli studenti per circoscrizione di provenienza Percentuale di studenti stranieri La migrazione degli studenti viene a dipendere da circostanze che andrebbero verificate più puntualmente. Potrebbe essere introdotto per gli immatricolati un questionario per capire le aspettative che inducono uno studente ad iscriversi in un ateneo piuttosto che un altro (vicinanza, corsi di studio innovativi, servizi forniti agli studenti, maggiori garanzie di sbocchi professionali). Con riferimento alla intera popolazione studentesca, particolare importanza assumono i trasferimenti sia all’interno dello stesso ateneo che in altre sedi universitarie: Tabella 2.4.3.4: Trasferimenti Tasso di trasferimento (in entrata e in uscita) distinguendo tra trasferimenti in facoltà dello stesso ateneo e trasferimenti in altre sedi universitarie; Tasso di studenti occupati Percentuale di studenti che svolge attività lavorativa distinguendo tra attività saltuaria o part time o lavoro stabile Diritto allo studio Percentuale di studenti che usufruisce di borse di studio o che gode dell’esonero dalle tasse Scambio internazionale La percentuale di studenti (in entrata e in uscita che seguono il programma Erasmus o altri programmi di scambio internazionale In particolare per quanto riguarda i trasferimenti tra atenei andrebbe verificato anche l’anno di corso. 64 2. Caratteristiche dell’offerta L’insieme degli indicatori relativi all’offerta didattica fornisce un quadro delle risorse e delle strutture a disposizione dell’utente. Il primo insieme di indicatori intende verificare il grado di accoglienza riservato agli studenti. Tabella 2.4.3.5: Accoglienza riservata agli studenti Esistenza di tutorato Esistenza di centri e supporti informativi per gli studenti (data di aggiornamento della guida, orientamento alle matricole, etc.) Il secondo insieme di indicatori si riferisce invece ai docenti e ai processi didattici. Tabella 2.4.3.6: Docenti Docenti per afferenza e fascia docenti di ruolo distinti per fasce, per facoltà e corso di laurea Rapporto di congestione Rapporto fra il numero complessivo di docenti che svolgono attività didattica e il numero di studenti iscritti per facoltà e corso di laurea. Lo scostamento del primo rapporto rispetto al valore nazionale e quello di ateneo denota l’esistenza di problemi di congestione Supplenze Supplenze interne ed esterne (retribuite e gratuite) per facoltà Insegnamenti N. di insegnamenti attivati distinti per semestrali, annuali Docenti esterni n. dei professori a contratto per facoltà Insegnamenti per docente n. medio di insegnamenti attivati per docente (compresi i ricercatori) n. medio di insegnamenti attivati per docente (esclusi i ricercatori) Supplenze Percentuale di supplenze/ totale corsi di insegnamento Percentuale di supplenze interne retribuite/ totale corsi di insegnamento Percentuale di supplenze interne gratuite/ totale corsi di insegnamento Percentuale di supplenze esterne retribuite/ totale corsi di insegnamento Percentuale di supplenze esterne gratuite/ totale corsi di insegnamento Processi Funzionigramma (ore di insegnamento, ore di laboratorio e di esercitazioni, ore di ricevimento, tempo dedicato alle tesi di laurea, tempo dedicato agli esami); se non è possibile la rilevazione per docente le ore vanno computate come previsto dai singoli ordinamenti Il terzo insieme di indicatori riguarda gli spazi disponibili per l’esercizio dell’attività didattica. Tabella 2.4.3.7: Spazi disponibili per l’attività didattica Unità locale e modalità di godimento N. delle unità locali e modalità di godimento (locazione, concessione, proprietà) Tipologia d’uso Mq di superficie coperta per tipologia d’uso per ciascuna unità locale (aule, laboratori scientifici, biblioteche, studi docenti, servizi amministrativi, altro. 65 Aule Aule, posti per aula, mq disponibili per aula, iscritti per facoltà. Il fine è quello di avere una indicazione sintetica per facoltà e per ateneo del n. medio di posti aula per iscritto, n. medio di mq per iscritto, n. medio di studenti per aula. Biblioteche di facoltà e sale di studio Rapporto tra il n. di posti e mq disponibili in biblioteche o sale di studio e studenti iscritti Laboratori Rapporto tra i posti di laboratorio e studenti iscritti Attrezzature informatiche N. di attrezzature informatiche per anno di acquisto, per facoltà e studenti iscritti o accesso ai centri di calcolo Associazioni Spazi in mq riservati agli studenti e alle loro associazioni A questi indicatori può essere affiancato l’indicatore finanziario di copertura del costo annuale del corso di laurea o facoltà con le tasse e i contributi degli studenti iscritti. 3. Efficacia interna L’efficacia del processo didattico deve essere valutata da un primo punto di vista per la sua capacità di produrre nei tempi previsti l’output atteso, ovvero n. di esami, n. di laureati, diplomati, specializzati di una determinata coorte. Tabella 2.4.3.8: Capacità di produrre l’output atteso Rapporto di parità Percentuale di studenti in corso e fuori corso per facoltà e corso di laurea Regolarità dei corsi Tasso di proseguimento dal primo al secondo anno, dal secondo al terzo, etc per facoltà e corso di laurea Tasso di abbandono degli studi Questo indicatore misura la percentuale di studenti che non rinnovano di anno in anno l’iscrizione e dovrebbe essere rilevato rapportando gli iscritti (senza trasferimenti) a ciascun anno di corso agli iscritti dell’anno precedente. Oltre al fondamentale passaggio dal primo al secondo anno, si potrebbe considerare quello tra il secondo ed il terzo anno, dal momento che gli abbandoni si concentrano nei primi tre anni di corso. Regolarità dei corsi Rapporto tra il numero medio di esami superati per anno di corso e n. di esami previsti dall’ordinamento Speranza di laurea per facoltà Stima in base al numero medio di esami annuo per studenti Tasso di successo Laureati che ad una certa data agli rispetto immatricolati di partenza. Qualità degli studenti N. medio di esami e relativa votazione per facoltà e corso di laurea con diversa registrazione per gli immatricolati, iscritti dal II anno e fuori corso 4. Efficacia esterna Questo insieme di indicatori di risultato (nel senso di outcome) debbono essere desunti attraverso indagini ad hoc sugli sbocchi professionali dei laureati o sui loro successivi studi. 66 5. Qualità Per disegnare una griglia idonea a valutazioni di qualità è necessario analizzare il ciclo di vita del servizio universitario per vedere quanto i bisogni dello studente sono centrali nella mission dell’ateneo. Fondamentale diventa recepire le necessità degli studenti ed i loro livelli di soddisfazione, lo scostamento tra qualità attesa (aspettative) e qualità percepita. I due tipi fondamentali di servizio che l’utente riceve dall’inizio del ciclo didattico fino alla fine pertengono all’area didattica ed amministrativa (gestione delle pratiche amministrative dall’immatricolazione alla laurea). A questi andrebbero aggiunti i servizi di supporto alla didattica (laboratori di informatica, laboratori linguistici, biblioteche etc), attività culturali e ricreative (sale di proiezione, strutture sportive, teatri, laboratori musicali), servizi di diritto allo studio (alloggi, pasti erogati, uffici borse di studio), servizi di orientamento. Di ciascun servizio erogato vanno esaminate sia le componenti quantitative (n.) sia quelle procedurali, al fine di individuare gli eventuali punti critici. Per quanto riguarda la percezione della qualità avvertita dagli utenti, è necessario procedere a valutazioni periodiche attraverso un questionario somministrato, per singolo insegnamento, agli studenti per la valutazione dei corsi. Il progetto dovrebbe mettere in evidenza sia il momento didattico che quello relativo all’esame (studenti frequentanti e non frequentanti, giudizio sul programma d’esame, sulle modalità di svolgimento dello stesso, tempi di preparazione dell’esame, voto riportato); grado di difficoltà dell’esame; libri di testo ed eventuali dispense (anche prezzo); orario di ricevimento (sufficiente e non sufficiente) Altre indicazioni per valutare la centralità dello studente rispetto alla mission universitaria possono essere desunte dalla Carta dei servizi pubblici. Ciascuna università dovrebbe poter stabilire gli standard generali e specifici del servizio sulla base di fattori di qualità dell’attività amministrativa finale e didattica. Tabella 2.4.3.9: Qualità Fattori di qualità per l’attività amministrativa finale Fattori di qualità per l’attività didattica Celerità delle procedure Informazione ed orientamento degli studenti Trasparenza Assistenza e ricevimento Attesa per le operazioni di sportello Efficacia delle attività didattiche integrative Flessibilità degli orari di apertura degli uffici a contatto con Costi aggiuntivi, rispetto il pubblico sopportati da studenti alle tasse universitarie, Confortevolezza nello svolgimento dell’esame Regolarità e continuità delle lezioni attività di tutorato Tecnologie per l’insegnamento a distanza 67 Organizzazione di stage Accessibilità di laboratori, biblioteche e archivi Indicatori per l’attività amministrativa finale Indicatori per l’attività didattica Tempi massimi di conclusione delle seguenti procedure: Quota di studenti che si rivolgono ai servizi di immatricolazione, iscrizione ad anni successivi, orientamento trasferimenti, passaggi di corso, immatricolazione studenti stranieri, iscrizione all’esame di laurea, rilascio di certificati, diplomi e libretti Tempi massimi di attesa presso gli sportelli N. di ore dedicate ad attività integrative Informazioni telefoniche evase e tempi di attesa Prezzi dei libri di testo consigliati per l’esame N. ore settimanali di apertura delle segreterie studenti, Tempi di attesa per sostenere l’esame orario antimeridiano e pomeridiano Numero di soppressioni o spostamento di orario di lezione Organi presenti presso ciascuna facoltà per individuare e misurare fattori specifici di qualità. Conferenze di introduzione agli studi universitari da effettuarsi destinate agli studenti dell’ultimo anno di scuola media superiore Segnalazione dei disservizi da parte degli studenti in ciascuna facoltà Attività di ricerca Le difficoltà intrinseche nella valutazione dell’attività di ricerca, in quanto produzione e diffusione di conoscenza e cultura, dipendono dal fatto che il prodotto di tale attività è molto spesso intangibile, ed ha caratteristiche che rendono difficili anche le determinazioni economiche quantitative. Esiste poi un problema di produzione congiunta tra attività didattica e di ricerca, per cui esiste una difficoltà a meno di rilevazioni ad hoc, individuare le risorse comuni condivise tra le due attività. Da un punto di vista finanziario, si pone ulteriormente il problema della visibilità delle entrate e delle spese dei dipartimenti. L’unica informazione che si ricava dal bilancio d’ateneo è relativa ad un trasferimento di parte corrente ed in conto capitale ai dipartimenti. Si rende necessario articolare le voci di spesa utilizzando una classificazione economica omogenea con quella del rettorato. I momenti rilevanti, al fine della valutazione, riguardano ad un primo livello di analisi i due aspetti della struttura permanente e del prodotto, vale a dire il risultato dell’attività di ricerca. Il periodo di osservazione e quello di riferimento dovranno essere definiti tenendo conto che la rilevazione dei flussi informativi può avvenire in periodi diversi a seconda delle modalità dei fenomeni osservati. 68 Per quanto riguarda l’analisi, il riferimento è all’anno accademico e per i dati finanziari all’anno solare. Si potrebbe obiettare che tale riferimento temporale è insufficiente rispetto al fatto che il tempo di accumulazione delle conoscenze e di conseguenza, le risorse impegnate nei progetti di ricerca, non crescono in questo settore in modo uniforme. Accade infatti che l’attività di ricerca alterni fasi, anche lunghe, di diversa produttività prima di arrivare a prodotti finiti e risultati divulgabili. Gli indicatori, ad esempio quelli relativi alla spesa ma anche ai prodotti, sarebbero per questo motivo sempre distorti, sovra o sottostimati. I parametri di valutazione I parametri di valutazione dovranno essere definiti tenendo conto della struttura organizzativa reale e delle macroattività che insistono sul dipartimento /istituto. Un primo rilevante insieme di indicatori riguarda le risorse produttive disponibili e alcuni risultati dell’attività di ricerca: Tabella 2.4.3.10: Indicatori di input Afferenze dei docenti e ricercatori distinti per fasce e per dipartimento o per area disciplinare Personale non docente afferente al dipartimento Per livello professionale o per area funzionale (amm. contabile, tecnicoscientifica, CED, biblioteca, servizi generali); Altre figure che collaborano all’attività di ricerca Dottorandi, specializzandi, borsisti, stagers, visiting professors Attrezzature scientifiche e tecnologiche disponibili Attrezzature informatiche, macchine per ufficio, attrezzature tecnico scientifiche di laboratorio per anno di acquisizione Spazi secondo la tipologia d’uso Aule, laboratori, biblioteche, studi dei docenti, servizi amministrativi, altro con indicazione dei mq. Funzionigramma del personale docente Indicazione della percentuale di tempo dedicata alle diverse attività professionali (didattica, aggiornamento professionale, ricerca e sviluppo, attività amministrativa ed organizzativa, consulenza esterna al sistema universitario); Tabella 2.4.3.11: Indicatori finanziari Fonti di finanziamento Denota la capacità del dipartimento/ istituto di attrarre risorse per la ricerca. Concettualmente tale indicatore consente di separare le risorse a seconda che promanino dal settore pubblico, nazionale e internazionale e dal settore privato (Finanziamenti pubblici per la ricerca -60%, finanziamenti pubblici per ricerca -40%, finanziamenti provenienti dal Cnr, altri finanziamenti provenienti da enti pubblici, finanziamenti provenienti da organizzazioni pubbliche internazionali, finanziamenti da enti privati, proventi per prestazioni a pagamento in conto terzi)/ sul totale entrate. Rapporti di composizione spese correnti Totale spese correnti /totale spese; Rapporti di composizione significativi Rapporti di composizione della spesa in c/capitale Composizione della spesa in c/capitale (acquisto impianti, attrezzature e macchine; acquisto libri, manutenzione straordinaria locali; manutenzione straordinaria impianti e macchine, acquisto di software, acquisto di mobili) /totale spese. Spese per investimenti Tipologia, anno d’acquisto, prezzo d’acquisto. 69 Le attività di servizio e di automantenimento Precedentemente è stato individuata nel dipartimento/istituto l’unità di analisi. Pur essendo il dipartimento il luogo deputato all’attività di ricerca, in quanto unità organizzativa complessa, esso appare percorso da una serie di attività necessarie a garantirne il funzionamento e a supportare la funzione prevalente. Ricerca Macroattività Centro di responsabilità Area disciplinare A Attività di ricerca A1 A2..An Attività direzionale Attività di automant. Servizio Att. amm. Finale ......... Dipartimento a Dipartimento b Dipartimento c Laboratori Area disciplinare B Istituto a Istituto b Biblioteca Laboratori Consorzi Centro Interdipartim. ................ Fondazione E’ necessario ricostruire, attraverso opportune interviste, il funzionamento del dipartimento in ordine alle partizioni organizzative che lo connotano, con il fine di individuare ulteriori centri cui sarebbe utile imputare i costi. Ad es., con riferimento all’attività di automantenimento, si tratta di riconnettere le aree di servizio ed i prodotti ad esse imputabili e le unità organizzative coinvolte. Indicatori: Attività di automantenimento e di servizio Tabella 2.4.3.12: Attività di automantenimento e servizio Personale tecnico amministrativo Distinto per area e livello Procedure di spesa e incasso N. di mandati e reversali di incasso, Rapporti e procedure con la ragioneria centrale Contabilità e bilancio Contratti Distinto per tipologia Segreterie ........ Spazi, dotazione informatiche Laboratori 70 Indicatori di servizio: Biblioteche La biblioteca rappresenta un centro di costo la cui attività produttiva è rivolta all’integrazione ed alla qualificazione della didattica e della ricerca. Da un punto di vista economico-contabile, la biblioteca può essere vista come un centro che genera in prevalenza costi fissi; è importante dunque garantire una gestione ottimale delle risorse immobilizzate, attraverso una politica di differenziazione dei servizi offerti e di attenzione agli aspetti qualitativi e di soddisfazione dell’utenza. Tabella 2.4.3.14: Biblioteche Biblioteca: Struttura e fruibilità della biblioteca Spazi totali, spazi magazzini, spazi sale lettura distinti per tipologia (lettura libri su richiesta, pubblica lettura, consultazione dei libri esposti); n. e caratteristiche dei posti di lettura disponibili; N. ore di apertura distinguendo tra antimeridiane, pomeridiane e serali; N. opere acquisite (eventualmente distinte secondo le modalità di acquisizione)/n. totale di opere esistenti; N. dei volumi consultati/n. di documenti esistenti; Volumi non disponibili/n. volumi esistenti; N. dei volumi prestat/n. di volumi disponibili; N. dei volumi non più disponili (sottratti)/n volumi disponibili; N. opere distrutte o rubate/n. opere possedute Esistenza di servizi accessori e di supporto (fotoriproduzione, cd-rom, prestito interno locale ed interbibliotecario, ecc.); Parametri di accesso (iscrizione all’università, ...) ed eventuali parametri restrittivi nella fruizione del materiale; Tempo medio che intercorre tra la presentazione di una richiesta e la sua evasione; Tipologia di consultazione Personale Anni uomo ( o comunque misura del tempo lavorato), carico di lavoro medio Utenza e sua soddisfazione N. volumi richiesti e non disponibili/n.volumi richiesti N. volumi consultati in sede/n.volumi richiesti (compresi prestiti) N. medio di consultazioni per ora (n. volumi consultati/n. ore apertura effettiva) N. medio di consultazioni per posto di lettura (n. volumi consultati/n. posti di lettura) Esistenza di servizi extrabibliotecari che rendano più confortevole la consultazione senza allontanarsi dalla biblioteca (macchine per il caffè, sala per fumatori ecc.) Costi di gestione Costi totali/gg. apertura Da esplodere insieme al responsabile Costo del rinnovamento librario (spese acquisto nuove opere/spese totali) Costi totali/n. richieste Per ora costi=spese Indicatori di attività per servizio di catalogazione N. volumi catalogati nel periodo/giorni uomo addetti N. volumi catalogati nel periodo/n. volumi acquISTATi Occorre fare alcune precisazioni relative agli indicatori presentati. Innanzitutto, la corretta interpretazione delle variazioni intervenute nella consistenza della biblioteca rispetto a quella iniziale deve far riferimento a variabili come l’anno di 71 costituzione, che consentano di prendere in considerazione l’età dell’unità organizzativa considerata. Il deterioramento del patrimonio librario può essere valutato utilizzando alcuni documenti già redatti dalle biblioteche come il registro degli smarriti. Gli indicatori relativi ai volumi consultati possono essere maggiormente dettagliati distinguendo tra i casi in cui il volume può essere liberamente consultato ed i casi in cui è necessario esplicitare una richiesta al personale addetto. In presenza di strutture particolarmente complesse, è opportuno rilevare i carichi di lavoro con riferimento ai singoli servizi offerti dalla biblioteca, valutando, ad esempio, la quota del personale addetto all’acquisizione dei documenti, al trattamento dei documenti, ai servizi al pubblico rispetto al totale addetti. E’ interessante misurare i tempi necessari allo svolgimento delle procedure di acquisizione dei libri, distinguendo tra l’attività amministrativa e la parte di attività che attiene più direttamente la gestione della biblioteca; quest’ultima, in particolare, comprende tutte le fasi che intercorrono tra il momento in cui il libro viene consegnato alla biblioteca ed il momento in cui è messo a disposizione del pubblico. Per quanto riguarda le tipologie di catalogazione, occorre distinguere tra informatizzata (solo per le nuove acquisizioni o per l’intero archivio) e manuale a schede. In caso di informatizzazione, è opportuno verificare se si utilizza un programma commerciale (es. Tinlib), se esiste una rete locale o se è disponibile l’accesso al Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN). Attività amministrativa Nell’ambito dell’attività amministrativa è opportuno distinguere le due aree dell’attività finalizzata all’automantenimento e dell’attività amministrativa rivolta ad utenti esterni rispetto all’unità organizzativa. Per quanto riguarda il primo aspetto, viene proposto un modello di valutazione che parte dall’individuazione dei macroprocessi maggiormente significativi, in termini di centralità e di risorse assorbite, e ne analizza gli aspetti organizzativi, i costi e la produttività misurata attraverso opportuni indicatori. Particolare attenzione va dedicata all’attività contabile finalizzata alla riscossione di entrate ed al pagamento di spese; il peso di tale attività può essere rappresentato dal numero di atti tipici, reversali di incasso e mandati di pagamento, emessi nel periodo di riferimento. In proposito, è possibile fare riferimento ad alcune fonti informative già esistenti presso gli atenei e direttamente utilizzabili come le scritture contabili ed in particolare i partitari delle entrate e delle spese. Le diverse fasi dell’analisi per macroprocessi sono: a) selezione dei macroprocessi di maggiore interesse; 72 b) individuazione dei singoli processi di servizio componenti i macroprocessi oggetto di analisi; c) individuazione delle unità organizzative coinvolte nello svolgimento dei processi; d) determinazione delle risorse assorbite dai processi e quindi dai macroprocessi; e) calcolo degli indicatori (costo unitario del prodotto, tempi procedimentali, ecc.). L’analisi dei macroprocessi fornisce, tra l’altro, indicazioni sulle scelte organizzative e sulla gestione delle risorse umane che possono segnalare agli organi decisionali possibili aree d’intervento nell’ambito sia dell’organizzazione del lavoro (soluzioni organizzative semplificate e flessibili, promozione di gruppi di lavoro responsabilizzati su specifici obiettivi, utilizzo di strumenti di incentivazione), sia della formazione (definizione di percorsi formativi studiati in base alle esigenze specifiche, programmazione di interventi finalizzati all’aumento del rendimento singolo e collettivo). L’applicazione di tale metodologia di valutazione consente di effettuare dei confronti tra diverse unità di analisi che svolgono attività analoghe (utilizzando quindi la pià efficace, come benchmark); si pensi ad esempio alla possibilità di confrontare i costi o i tempi necessari al pagamento di un mandato presso i singoli dipartimenti. L’analisi dei macroprocessi di maggiore interesse viene affiancata da una valutazione delle ulteriori attività appartenenti all’area amministrativa basata sul calcolo di indicatori specifici. La prima fase in cui si articola tale analisi prevede l’individuazione dei centri di servizio cui riferire il calcolo degli indicatori, determinati sulla base delle peculiarità dei processi appartenenti al centro considerato. E’ opportuno ricostruire una tavola di corrispondenza tra aree di attività e centri di servizio/responsabilità. Una possibile individuazione delle aree di attività potrebbe ricomprendere: area amministrativa finale e per le attività istituzionali; area finanziaria e patrimoniale ; area per il servizio del personale; area per i servizi tecnici; A ciascuna area sono riferiti gruppi di funzioni omogenee cui corrispondono le diverse unità operative; è dunque possibile introdurre, per ciascuna unità, degli indicatori costruiti partendo dalle informazioni che risultano maggiormente significative per la valutazione delle specifiche funzioni assegnate all’unità stessa. 1. Area amministrativa finale (da imputare direttamente alla didattica) 73 Segreteria studenti: la funzione prevalente è la gestione degli studenti. La segreteria si occupa di tutti gli adempimenti connessi all’iscrizione, alla carriera didattica, ad ogni attività di formazione e di diritto allo studio, all’assegnazione di borse di studio e di scambio, di compensi, di indennità e di contributi. Gli aspetti da considerare nell’esame dell’attività della segreteria sono: la stagionalità che caratterizza alcuni processi e comporta, con periodicità determinata, un maggiore assorbimento di risorse; il sistema informativo, in quanto la segreteria rileva e gestisce informazioni complete e dettagliate sugli allievi riferite all’intero periodo di formazione In particolare, gli aspetti interessanti per la valutazione sono quelli esposti nella tabella che segue. Tabella 2.4.3.13: Valutazione della segreteria studenti N. immatricolati, n. iscritti anni successivi Tempo medio di gestione Valutazione dell’impiego di risorse richiesto in media da un allievo per l’intera durata del periodo di formazione, sulla base di un numero di pratiche per allievo determinato considerando i diversi momenti e gli eventi rilevanti da un punto di vista amministrativo (immatricolazione, iscrizione agli anni successivi, presentazione del piano degli studi, abbandoni, trasferimenti ecc.). Il calcolo di tale dato consente di stimare, introducendo opportuni pesi che tengano conto dei differenze tra i processi, il tempo necessario alla gestione di un allievo e quindi le risorse totali da impiegare date le iscrizioni, i tassi di abbandono ecc.; Analisi di alcuni processi di particolare interesse finalizzata alla determinazione di tempi ed impiego di fattori (ad esempio per immatricolazioni, trasferimenti ecc.); Stima delle risorse assorbite da un allievo dopo la laurea (certificazioni, rilascio del diploma ecc.); Area Affari generali e legali: si occupa di procedure elettorali, gestione di programmi comunitari, accordi e convenzioni, supporto all’attività regolamentare, attività legale, richiesta e gestione amministrativa di fondi per la ricerca, protocollo ed archivio. Per ciascun processo è necessario individuare un indicatore di attività, cioè il prodotto cui riferire i costi per la determinazione del costo unitario di prodotto. E’ interessante valutare in particolare le risorse impiegate nelle fasi amministrative di macroprocessi che prevedono il coinvolgimento di altre unità operative per gli aspetti contabili; la lettura dei dati omogenei calcolati per tutte le unità coinvolte nell’attuazione del macroprocesso renderà possibile una valutazione completa delle risorse impiegate nella produzione. Attività negoziale: è interessante analizzare le tipologie di contratti gestiti (acquisizioni e vendite immobiliari, locazioni, comodati, depositi) e misurare i fattori impiegati, con particolare attenzione alle risorse dedicate alle procedure concorsuali per l’appalto di lavori e servizi, forniture ed acquisti. La caratteristica dell’attività svolta dall’unità, rivolta ad utenti interni, facilita la valutazione del grado di 74 soddisfazione attraverso opportuni indicatori da definire considerando i fattori maggiormente rilevanti nel giudizio dell’utente. 2. Area finanziaria e patrimoniale: Ragioneria: si occupa della redazione dei documenti contabili preventivi e consuntivi e della relativa gestione contabile, finanziaria e fiscale. Data la complessità di alcune delle funzioni assegnate alla ragioneria, la cui attuazione richiede il coinvolgimento di diverse unità organizzative con ruoli e modalità specifiche, è interessante valutare le attività della ragioneria spostando l’attenzione sui macroprocessi di cui fanno parte. Gli aspetti di maggiore interesse, ai fini del controllo di gestione, sono: esame dei macroprocessi relativi alla formazione del bilancio (preventivo, consuntivo ed assestamento) ed all’emissione di reversali/mandati di pagamento, con particolare attenzione alle risorse impiegate (considerando l’insieme delle unità che intervengono nel macroprocesso), alle peculiarità dei singoli processi (stagionalità, vincoli normativi, prodotti, ecc.) ed ai collegamenti tra le unità comunque coinvolte; individuazione di alcune variabili quantitative utilizzabili come indicatori dimensionali (numero di reversali/mandati di pagamento, numero di dipendenti, n di strutture autonome consolidate nel bilancio. 2.4.4 La rilevazione analitica dei costi PRESENTAZIONE DEL TEMA E PRINCIPALI QUESTIONI DA AFFRONTARE Nell’ambito dell’amministrazione universitaria, la costituzione del nucleo di valutazione e delle unità organizzative di supporto ha il fine di analizzare i rendimenti dei centri di spesa per misurare l’economicità e l’efficienza dell’università. Questo compito presuppone la progettazione e la messa a punto di rilevazioni sistematiche riguardanti i processi (sia in termini di risorse impegnate sia di indicatori di attività) e la definizione dei criteri di imputazione dei costi. A tal fine è necessario adottare uno schema di rappresentazione per centri di servizio molto più dettagliato dello schema adottato per la valutazione dell’attività didattica e di ricerca. In ogni caso, la rappresentazione dei centri cui imputare i costi non può prescindere dall’analisi dettagliata e puntuale della struttura organizzativa e di tutte le attività produttive svolte dall’unità. 75 L’applicazione della contabilità analitica nell’ambito del controllo interno di gestione consente di valutare i costi sostenuti in un determinato periodo, con riferimento ai fattori impiegati nei processi produttivi, allo scopo di determinare il costo per unità di bene/servizio prodotto. A differenza della contabilità generale a base finanziaria, che si riferisce alla gestione passata, rileva i fatti di gestione che hanno manifestazioni numerarie e non analizza il processo di formazione dei costi all’interno della struttura organizzativa, la contabilità analitica presta attenzione ai fatti interni di gestione e rappresenta uno strumento di supporto alle decisioni in quanto produce informazioni utili alla valutazione del grado di efficienza raggiunta, al calcolo della convenienza economica di scelte alternative, alla programmazione ed al successivo confronto tra dati consuntivi e preventivi. Per raggiungere gli obiettivi conoscitivi della contabilità analitica è necessario: 1. individuare i prodotti definendo i diversi livelli di aggregazione delle attività omogenee (aree di attività, servizi sintetici, analitici ed elementari), 2. quantificare la produzione indicando specifici indicatori di attività: seguire il criterio dell’omogeneità nell’accorpamento delle attività garantisce che le unità prodotte siano sommabili all’interno dei gruppi individuati; 3. individuare i processi produttivi ed assegnare con precisione alle diverse produzioni le quantità di tutti i fattori produttivi (capitale, lavoro ed altri fattori materiali ed immateriali) effettivamente impiegati; 4. determinare i costi realmente sostenuti per l’acquisizione e l’utilizzo dei fattori produttivi; 5. rapportare i costi alla produzione secondo gli indicatori scelti per misurare l’attività svolta. Rispetto alla contabilità finanziaria, che rileva le spese con riferimento ad alcune funzioni generali, la contabilità analitica si basa sull’esame puntuale della struttura produttiva-organizzativa per arrivare alla rappresentazione del piano dei servizi articolato in più livelli. Ad un primo livello, è necessario individuare le aree di attività omogenee distinguendo tra: aree finali, che svolgono attività con destinatari esclusivi o prevalenti esterni all’unità considerata; aree ausiliarie, che svolgono attività con destinatari esclusivi o prevalenti interni all’unità considerata, generalmente altre aree; aree miste, che svolgono sia attività finali sia ausiliarie senza una netta prevalenza di una componente sull’altra; aree generali, che svolgono attività di supporto non direttamente imputabili a nessuna area. 76 In seguito, all’interno di ciascuna delle aree individuate si procede all’articolazione in servizi sintetici (e, a livelli successivi di dettaglio, servizi analitici e servizi elementari), individuati come aggregazioni di processi omogenei con caratteristiche o destinatari comuni. La corretta individuazione di tutti i processi produttivi è indispensabile per la successiva ripartizione dei costi sulla base dei consumi di fattori produttivi rilevati nel periodo di riferimento. La determinazione dei costi economico-tecnici sostenuti per lo svolgimento dell’attività richiede l’attribuzione ai singoli centri delle risorse in essi effettivamente impiegate nel periodo. Scopo della contabilità analitica è passare dalla semplice contabilizzazione delle spese, per voci generali e con riferimento al momento in cui vengono effettuate, al calcolo del costo della produzione realizzata, attraverso la ripartizione dei mezzi disponibili in base al loro effettivo utilizzo. Inoltre, particolare attenzione va prestata alla scelta delle tipologie di costi da prendere in considerazione ed alla definizione dei criteri di valutazione e di imputazione ai centri da applicare a specifici fattori produttivi. L’introduzione di alcuni elementi di soggettività comporta un rischio di distorsione dei risultati, rilevante se si considera che i criteri utilizzabili risultano in genere non univocamente determinati, ma strumentali agli obiettivi dell’analisi ed al tipo di informazioni trattate. I dati prodotti dal sistema di contabilità analitica acquistano una maggiore forza cogente, ai fini del controllo di gestione, se utilizzati nell’ambito della assegnazione degli obiettivi e quindi del budgeting. Tramite questo, ad ogni centro viene affidata la responsabilità del raggiungimento degli obiettivi quantificati in via previsiva. Lo scostamento dei dati consuntivi rispetto alle previsioni segnala la necessità di analizzarne le cause per arrivare a definire le necessarie misure correttive. L’introduzione di queste tecniche richiede però modelli organizzativi basati su una forte distribuzione delle responsabilità e su un sistema di forte circolazione dell’informazione, rilevata e restituita a vari livelli con un sistema di report, tempestivi, affidabili e, compatibilmente con i due precedenti, completi. Nel contesto universitario, al momento in cui si decide di calcolare e usare i dati di costi ai fini del controllo dell’operato dei centri di spesa in termini di efficacia – efficienza, si presentano alcuni peculiari problemi, che vanno ad aggiungersi a quelli, di carattere generale, descritti nella parte introduttiva di questa sezione. Alcuni fra i più significativi di essi riguardano i seguenti aspetti: 1. i tempi necessari per l’implementazione dei sistemi di contabilità analitica, necessari per l’ottenimento dei dati di costo sui quali basare i giudizi di cui sopra; 77 2. la necessità di dati ad hoc per la separazione dei costi della ricerca e della didattica, dal momento che il driver, a questo fine, non può essere che l’impegno di risorse (sia umane sia strumentali) posto in ciascuna delle due attività, o una variabile che ne sia una efficace proxy; 3. l’esigenza di non gravare eccessivamente gli uffici amministrativi, tenendo conto delle procedure attualmente seguite, una volta stabilito di implementare un sistema di contabilità economica; in altre parole, si pone la necessità di strutturare il sistema in modo che esso sia in grado di generare dati di natura economica partendo dalle registrazioni di tipo finanziario già attuate, ad esempio mediante l’aggiunta, per ciascuna di esse, di una semplice serie di codici identificativi di ulteriori caratteri della transazione. Ciascuna di queste problematiche sarà illustrata, e per ognuna si tenterà di proporre una soluzione, nelle sezioni che seguono. Pare in questa sede opportuna una precisazione sull’obiettivo conoscitivo dell’indagine: come in precedenza accennato, infatti i metodi di imputazione dei costi permettono l’aggregazione dei risultati parziali in vari modi, consentendo di calcolare il costo di diversi oggetti: considerando specificamente quanto riguarda l’Università, gli obiettivi finali significativi che possono risultare interessanti, man mano che si procede dal livello centrale a quello periferico (senza considerare il livello minimo di controllo dei costi a livello di responsabile di centro) possono essere individuati fondamentalmente nei seguenti: 1. in primo luogo, il calcolo del costo delle “produzioni tipiche” dell’Università, cioè la separazione dei costi totali in costo della didattica e costo della ricerca; 2. in secondo luogo, è interessante pervenire al dato di costo per studente iscritto; è peraltro necessario rilevare che tale costo può essere calcolato sia in relazione al solo costo della didattica 3 sia considerando il costo complessivo di una determinata Facoltà. Secondo il metodo qui proposto, per determinare entrambi i tipi di costo si deve passare attraverso la determinazione del costo per facoltà, che costituisce quindi un prodotto necessario del processo, dotato comunque di autonoma rilevanza, e che acquisisce importanza in relazione al fatto che è il dato al cui calcolo si può pervenire in maniera omogenea tra le diverse realtà. Da questo, poi, avendo a disposizione i dati necessari (che saranno identificati nel seguito), si potrà procedere al calcolo del costo 3 Come in altri casi, anche in questo la configurazione di costo da considerare varia a seconda dell’obiettivo conoscitivo: a fini di paragoni di efficienza fra realtà diverse (benchmarking), ad esempio, risulta più adatto il costo per studente inclusivo del solo costo della didattica; la configurazione di costo complessivo (comprensivo quindi del costo della ricerca) può essere utile, invece, nella gestione di alcune importanti leve gestionali, quali le tasse di iscrizione degli studenti). 78 per studente iscritto e/o alla separazione dei costi in costi della didattica e costi della ricerca. 2.4.5 Le rilevazioni analitiche basate sui dati di contabilità finanziaria LA DETERMINAZIONE DEL COSTO PER FACOLTÀ Come accennato in sede di presentazione, la metodologia di calcolo di seguito presentata è un procedimento operativo che permette di calcolare il costo di alcuni aggregati in modo immediato, anche in quelle realtà in cui non sono disponibili dati analitici, partendo da dati di tipo finanziario contenuti nel Conto Consuntivo di Ateneo o ottenibili tramite una autocertificazione del ragioniere. Il processo di calcolo del costo per facoltà, si articola nelle fasi seguenti: 1. DEFINIZIONE DELLE VOCI DI COSTO E DETERMINAZIONE DEI VALORI DA ATTRIBUIRE DIRETTAMENTE ALLE SINGOLE FACOLTÀ; 2. INDIVIDUAZIONE DEI DRIVERS PER L’IMPUTAZIONE DEI COSTI COMUNI ALLE VARIE FACOLTÀ; 3. IMPUTAZIONE A CIASCUNA FACOLTÀ DI PARTE DEI COSTI D’ATENEO. FASE 1:DEFINIZIONE DELLE VOCI DI COSTO E DETERMINAZIONE DEI VALORI DA ATTRIBUIRE DIRETTAMENTE ALLE SINGOLE FACOLTÀ Il primo passo consiste nell’esaminare il totale delle spese sostenute dall’Ateneo nell’esercizio di riferimento, classificandole, ai fini del loro corretto trattamento in sede di ripartizione, in: 1. Voci allocabili agevolmente alle singole Facoltà; 2. Voci da allocare in base a drivers specifici, per l’individuazione dei quali occorre talvolta chiedere informazioni dettagliate alle singole Università; 3. Voci di cui non tener conto ai fini della ripartizione, poiché non esprimono flussi reali in entrata, riguardando invece le modalità di reperimento delle risorse finanziarie corrispondenti; 4. Pool residuale da allocare in funzione del driver personale. La prima tabella da comporre deve essere strutturata in modo da contenere (si rimanda alla Appendice per l’esemplificazione numerica): le componenti di spesa che devono essere analizzate necessariamente; 79 una loro possibile codificazione; la fonte dei dati; il tipo di trattamento cui ogni voce deve essere sottoposta nell’applicazione della metodologia. Tabella 1: Valori finanziari anno “n” Cod. Descrizione della spesa Valori Tipo di trattamento U00 TOT. GENERALE SPESE (PAGAMENTI) C. Cons. U01 Spese Pers. a lordo oneri a carico del datore C. Cons. Eliminare (sostituire con i dati CINECA) U01.A Retribuzione corrente personale docente esterno Esposto in Tabella 2 U01.B Supplenze esterno Esposto in Tabella 2 U01.C Indennità ospedaliere personale docente esterno Attribuite alla Facoltà di medicina U01.D Arretrati e rivalutazioni personale docente esterno Esposto in Tabella 2 U01.E Altro (comp. estemporanei) personale docente esterno Esposto in Tabella 2 U01.F Retrib. corr. pers. non doc. (fac. e str.di ricerca) esterno Tab 6. (costruita con i driver D01..D82) U01.G Retrib. corr. pers. non doc. (strutture centrali) esterno Tab.6 (costruita utilizzando il driver P03) U01.H Retrib. corr. pers. non doc. (sist. biblioteche) esterno Tab.6 (costruita utilizzando il driver V01) U01.J Indennità ospedaliere personale non docente esterno Attribuire alla Facoltà di medicina U01.K Arretrati e rivalutazioni personale non docente esterno Si utilizza il driver P07 U01.L Altro (comp. estemporanei) pers. non docente esterno Si utilizza il driver P07 U01.M Retribuzioni a personale indeterminato esterno Si utilizza il driver P03 U02 Professori a contratto C. Cons. Tabella 2 U03 Provvidenze per studenti c.si di laurea/diploma C. Cons. Si utilizza il driver P03 U04 Borse di studio e scuole di specializzazione C. Cons. Tabella U05 Borse di studio dottorati di ricerca C. Cons. Tabella U06 Borse di st. post-dottorato /Assegni di ricerca C. Cons. Si utilizza il driver S11 U07 Altre previdenze per studenti corsi post laurea C. Cons. Si utilizza il driver S12 U08 Fitti passivi e spese condominiali C. Cons. Si utilizza il driver P04 U09 Vigilanza e custodia immobili C. Cons. Si utilizza il driver P04 U10 Energia elettrica, acqua e gas C. Cons. Si utilizza il driver P04 U11 Spese di pulizia C. Cons. Si utilizza il driver P04 U12 Spese di riscaldamento C. Cons. Si utilizza il driver P04 U13 Manutenzione ordinaria immobili ed impianti C. Cons. Sost. con amm. Sp. Stor. – tab. ; driver P04) U14 Manutenzione straord. immobili ed impianti C. Cons. Sost. con amm. Sp. Stor. – tab. ; driver P04) U15 Acquisto e nuova costr.ne immobili ed impianti C. Cons. Sost. con amm. Sp. Stor. – tab. ; driver P04) U16 Ricostruzione e trasformazione si immobili C. Cons. Sost. con amm. Sp. Stor. – tab. ; driver P04) U17 Interessi passivi su mutui e debiti C. Cons. Si utilizza il driver P04 U18 Rimborso mutui e debiti C. Cons. Eliminare U19 F.di ricerca per le strutt. con e senza aut. di bil. C. Cons. Correzione e Driver P05 U20 Altre risor. per le strutt. con e senza aut. di bil. C. Cons. Correzione e Driver P06 U20.A Quote di amm.nto del patrimonio mobiliare esterno Si utilizza il driver P05 U20.B Aumento annuale del materiale bibliografico esterno Si utilizza il driver V01 U21 Policlinico e cliniche universitarie C. Cons. Eliminare U22 Aziende agrarie C. Cons. Eliminare U23 Impianti sportivi C. Cons. Si utilizza il driver S10 80 U24 Trasferimenti a soggetti esterni all’Ateneo C. Cons. Eliminare U25 Partite di giro C. Cons. Eliminare U26 Spese residuali C. Cons. Si utilizza il driver P03 Fra le voci di cui sopra ve ne sono alcune che possono essere attribuite direttamente a Facoltà specifiche: Tabella 1 - bis: Voci di spesa attribuite in modo diretto Cod. VOCE Facoltà di destinazione U01.A Retribuzione corrente personale docente v. Tabella U01.B Supplenze v. Tabella U01.C Indennità ospedaliere personale docente v. Tabella U01.D Arretrati e rivalutazioni personale docente v. Tabella U01.E Altro (compensi estemporanei) personale docente v. Tabella U01.J Indennità ospedaliere personale non docente Facoltà di Medicina U02 Professori a contratto v. Tabella U04 Borse di studio e scuole di specializzazione v. Tabella U05 Borse di studio dottorati di ricerca v. Tabella Per alcune voci, però, non è opportuno o possibile utilizzare i dati forniti direttamente dalle Università, ma è necessario usare elaborazioni di voci principali. In particolare, è stata prevista la scomposizione delle seguenti voci: U01 – Spese di personale a lordo degli oneri a carico del datore di lavoro: U19 – Fondi di ricerca disponibili per le strutture con e senza autonomia di bilancio (v. infra) e U20 – Altre risorse disponibili per le strutture con e senza autonomia di bilancio (v. infra), che non interessano però in questo punto poiché destinati a ripartizione tramite driver e quindi oggetto del terzo step. U01 – Spese di personale a lordo degli oneri a carico del datore di lavoro: per questa posta, che rappresenta sicuramente una parte sostanziale delle spese dell’Università, è stata prevista la scomposizione in una serie di sottovoci individuate al fine di attribuire i costi del personale alle singole facoltà sulla base delle afferenze effettive alle stesse. In particolare, occorre innanzitutto separare: costi relativi al personale docente: per esso è possibile individuare le strutture di ricerca cui afferisce, potendosi così effettuare l’allocazione dei relativi costi direttamente alle facoltà senza alcun problema di ripartizione; costi relativi al personale non docente: questa categoria di personale non fa riferimento ad un solo tipo di struttura, quale la facoltà, ma 81 comprende anche le strutture centrali e di Ateneo, oltre al sistema delle biblioteche. Si pone quindi la necessità di una elaborazione che permetta una ripartizione del costo tra le diverse facoltà che tenga conto di più fattori: struttura di appartenenza; livello retributivo; componente di costo. In un primo momento, quindi, i dati CINECA saranno elaborati in modo da costruire due tabelle analitiche concernenti il personale: I. la prima (tab. 2: Costi del personale) in grado di tenere conto: della distinzione tra personale docente e personale non docente; delle strutture a cui in prima fase vengono attribuiti i costi, così come segue (le celle ombreggiate, in questa come nelle tabelle successive, sono quelle interessate, nel momento particolare, all’inserimento dei valori): Tabella 2: Costo del personale Descrizione spesa Ateneo Facoltà Eco Farm ……. ……. Medicina Totale Totale docenti Retribuzione corrente Supplenze Indennità ospedaliere Arretrati e rivalutaz. Altro Professori a contratto Totale lettori Retribuzione corrente Altro Totale non docenti Retribuzione corrente Indennità ospedaliere Arretrati e rivalutaz. Altro Altro (pers. Ind..to) In questa tabella, dunque, vengono in questo momento inseriti divisi per Facoltà i valori relativi al personale docente, mentre le spese relative al personale non docente sono temporaneamente aggregate nel totale di Ateneo, in attesa di essere ripartite tra le Facoltà, tramite i passaggi schematizzati nelle tabelle della fase 3; 82 II. la seconda (tab. 3: Costo medio del personale non docente) per la determinazione del costo medio del personale non docente, che, in quanto funzionale alla ripartizione di costi indiretti tramite driver, sarà oggetto di costruzione e analisi nello step 3. FASE 2: DETERMINAZIONE DEL VALORE DEL DRIVER (COEFFICIENTE DI IMPUTAZIONE ALLE FACOLTÀ) Al fine di distribuire le spese tra le singole facoltà è necessario definire e costruire i driver di imputazione, procedendo poi alla creazione delle tabelle analitiche riguardanti le varie componenti di spesa. I driver individuati (tabella 3: Cost drivers) possono essere classificati in tre categorie principali: 1) Drivers del personale, cui appartengono: Driver personale docente (D01 - D82 - P01); Driver personale non docente (P02); Driver personale (P03); Driver personale complessivo variemente pesato (P04 - P06); Retribuzione corrente personale non docente (P07); 2) Drivers Studenti, cui appartengono: driver studenti in corso (S01 - S05); driver studenti (S06 - S10); driver studenti post-laurea (S11 - S12); 3) Driver mix docenti - studenti, ossia: driver mix studenti docenti (V01) Tutti i driver individuati sono stati costruiti rapportando il valore assunto dall’indicatore individuato per una determinata Facoltà al valore totale di Ateneo (es. docenti dell’istituto Xyz/docenti dell’Ateneo, studenti iscritti ai corsi di laurea della facoltà di Economia/Totale studenti iscritti all’Ateneo). La scelta del driver da impiegare (che è già stata introdotta già nella tabella 1) dipende invece, di volta in volta, dalle caratteristiche delle voci trattate e dalla disponibilità dei dati analitici necessari alla ripartizione. Tabella 3: Drivers Valori assoluti di riferimento 83 Valore del driver Cod Driver Eco Far ED01 FD01 … … … … Tot. =TD01 Eco Far … … Tot. 1 D01 Docenti Centro anti-diabetico D02 Docenti Dip. archeologia D03 Docenti Dip. biologia amb.le 1 D04 ……… 1 Dn ……… 1 P01 Totale docenti ( D01 ….D n) 1 P02 Non docenti(*) 1 P03 Totale personale (P01+P02) 1 ED01/TD01 =TD02 1 ….. P04 P05 P06 P07 S01 S02 S03 S04 Totale personale pesato in base alle necessità spaziali(**) Totale docenti pesati in base ai fondi di ricerca(***) Totale docenti pesati in base ad altri fondi Retribuzione corrente personale non docente Studenti iscritti nei corsi di diploma (in corso) Studenti iscritti nei corsi di laurea (in corso) Studenti iscritti nei corsi di diploma e di laurea (in corso) Studenti iscritti nei corsi di specializzazione (in corso) 1 1 1 1 1 1 1 1 S05 Totale studenti iscritti (in corso) 1 S06 Studenti iscritti nei corsi di diploma 1 S07 Studenti iscritti nei corsi di laurea 1 S08 S09 Studenti iscritti nei corsi di diploma e laurea Studenti iscritti nei corsi di specializzazione 1 1 S10 Totale studenti iscritti 1 S11 Dottorandi di ricerca 1 S12 Totale studenti post-laurea iscritti 1 V01 Mix docenti - studenti 1 (*) Il personale tecnico amministrativo dei servizi di facoltà – biblioteche escluse – si attribuisce per intero, quello delle strutture di ricerca in quote corrispondenti alla distribuzione dei docenti che vi afferiscono per facoltà). (**) Valore di P03*coefficiente. di correzione per le strutture non umanistiche. (***) Valore di P01* coefficiente di correzione per le strutture non umanistiche. Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare, la tab. 8: Immobili, già considerata in precedenza e qui riproposta per praticità, concretizza il passaggio dai dati di natura 84 finanziaria a dati in grado di tenere conto delle dinamiche economiche di costo – ricavo: ove si usino valori tratti dal conto consuntivo finanziario, questi devono essere sostituiti dalle relative quote di ammortamento, per permettere l’applicazione del principio di competenza economica. Tabella 8: Immobili Acquisto Anno nuove costruzio ni n-20 Spesa storica Manuten Manuten Ricostru zione zione zioni straordin ordinaria aria Totale Acquisto nuove costruzio ni Ammortamenti Manuten Manuten Ricostru zione zione zioni straordin ordinaria aria Totale ….. n-10 ….. n -1 n Tot. Una spiegazione specifica si rende opportuna, per la modalità di trattamento proposta per le spese relative al patrimonio edilizio, per le quali è stato ideato il driver P04 – Personale pesato in base alle necessità spaziali. Il criterio di ripartizione tradizionalmente utilizzato in questi casi è, solitamente, quello di rapportare la superficie (o il volume) utilizzato dal centro di costo alla superficie (volume) totale dell'immobile; ciascun centro si vede in tale modo imputata la quota di costi sostenuti per quel determinato immobile. Per quanto riguarda la realtà universitaria, tuttavia, due ordini di considerazioni ci rendono dubbiosoi sulla validità di tale approccio: 1. il primo, derivante dalla difficoltà di ottenere dalle Università i dati aggiornati sulle superfici degli Immobili che ospitano le varie strutture; 2. il secondo, legato al fatto che a livello di Ateneo esiste una politica di “programmazione degli spazi”; è l’Ateneo, infatti, che si fa carico delle esigenze delle varie strutture in termini di spazio, in funzione delle mutevoli necessità e delle compatibilità finanziarie. Le strutture sono ospitate in determinati spazi, quindi, in via “casuale”, e attribuire a ciascuna di esse i costi dell’immobile che la ospita non pare quindi giustificata4. Proprio per il fatto che la programmazione degli spazi consiste nel dotare il personale delle aree necessarie per l’efficace svolgimento delle diverse attività, lo spazio 4 Un'alternativa a tale criterio di imputazione del costo degli immobili ai centri di costo è quello dei così detti Affitti fittizzi, ossia artifici contabili mediante i quali si ripartiscono tali costi tra i centroi che usufruisco di tali immobili. 85 può dunque essere meglio sostituito dal numero delle persone impegnate in una certa struttura, tenendo però conto dell’attività da esse svolta. È in effetti necessario tenere presente che nelle strutture scientifiche, essenzialmente a causa dell’esistenza dei laboratori di ricerca, lo spazio a disposizione delle persone è normalmente superiore a quanto avviene nelle facoltà umanistiche. Quindi, una volta calcolato il driver P03 sulla base del personale afferente alle diverse strutture, si può procedere alla sua correzione in funzione della destinazione d’uso degli spazi tramite i dati contenuti nella tab. 3-bis: Disponibilità di spazio per destinazione, dai quali risulta che il dipendente di una struttura scientifica ha mediamente a disposizione 1,xx volte lo spazio di un dipendente di una struttura umanistica. Tabella 3-bis: Destinazione d’uso degli spazi disponibili Tip Unità organizzativa S Bibliot. Ist. chimici S Dpt. Archeologia S Ist.Anatomia umana S Facoltà SMFN S ……… n.p (*) Destinazione d’uso degli spazi disponibili A B C ……. …… …… Totale T/n.p. Tot. strutture scientifiche U Biblioteca lettere U Cent. serv. Fac. Eco U Dpt. storia U ……… Tot. strutture umanistiche Totale complessivo (*) personale docente + personale tecnico amministrativo Legenda destinazione d’uso: A B C D E J Aule Sale studio Spazi ricreativi studenti Laboratori didattici Spazi complementari Biblioteca / Sale lettura K P Q R S U Spazi compl. biblioteche Studi docenti Sale riunioni Laboratori di ricerca Spazi compl. Ricerca Spazi amministrativi V W X Y Spazi compl. amministr. Spazi compl. generici Superfici aperte Serv. igienici, scale, ecc. Il ricalcolo dei pesi, evidenziato nella tabella riportata in appendice, dà come risultato il driver P04 – Totale personale pesato in base alle necessità spaziali, che sarà utilizzato nel trattamento di tutte le voci riconducibili al patrimonio edilizio. 86 Particolare attenzione meritano inoltre i driver P05 – Totale docenti pesati in base ai fondi di ricerca e P06 – Totale docenti pesati in base agli altri fondi attribuiti utilizzati nel trattamento rispettivamente delle voci (U19, U20.A) e U20. L’adozione di driver del personale corretti nel trattamento di queste voci di spesa è giustificato dall’opportunità di non utilizzare un unico parametro di ripartizione per le strutture umanistiche e scientifiche, notoriamente distinte sotto l’aspetto della ricerca e dei fondi a questa destinati. Nella fase 1 i costi sono stati ricondotti alle singole Facoltà in modo diretto. Il passo successivo consiste quindi nell’imputare i costi indiretti alle Facoltà tramite l’uso dei driver descritti in questo passaggio. FASE 3: IMPUTAZIONE A CIASCUNA FACOLTÀ DI PARTE DEI COSTI DI ATENEO Al fine di ripartire i costi indiretti tra le diverse Facoltà, è necessario innanzitutto calcolare il costo medio annuo del personale non docente, sulla base dei dati CINECA, come esemplificato nella sottostante tabella 4: Tabella 4.: Costo medio annuo del personale non docente Ord. 1 1 % di incid. Costo Ruolo N° dip. Costo DEP del costo per complessivo liv. retr. annuo Asd Arretrati Osped. Altro Totale …. 1 …. 1 Rup Totale 1 2 Costo medio annuo A1 LC Totale 2 B1 3 D2 xx = x / C1 yy MD2 = xx*yy 3 ….. xz yz M… = xz*yz 3 …. … … 3 NDS2 … … x Totale 3 C1 Totale complessivo A1+B1+C1 = 100% Sulla base di questa e della tabella 2: Costo del personale, si prevede la costruzione di una serie ulteriore di tabelle analitiche utili per la determinazione della quota di retribuzione corrente del personale non docente da imputare alle singole facoltà: 87 I. la tab. 4: Personale non docente per struttura e livello di inquadramento individua, per ogni centro di costo il personale che, per livello retributivo, afferisce al centro stesso (es. per il centro anti-diabetico vi sono un numero di dipendenti di livello D2 pari a da2, un numero di dipendenti di livello D8 pari a da8, ecc.); la spesa indirettamente imputata ad ogni centro di costo elementare, sulla base del costo medio annuo calcolato in tab. 4. II. la tab. 3.1.5: Non docenti imputati alle Facoltà, costruita sulla base di drivers specifici di cui alla precedente fase 2 (che equivalgono a percentuali di imputazione alle Facoltà), permette di assegnare il personale afferente ad ogni centro di costo alle singole Facoltà di riferimento. Tabella 4: Costo medio annuo del personale non docente % di incid. Costo del costo Ord. Ruolo N° dip. Costo DEP complessiv per livello o annuo retributivo 1 …. 3 D2 3 …. Costo medio annuo Arretrati Osped. Altro Totale MD2 … … Tabella 5: Personale non docente per struttura e livello di inquadramento Centro di costo D2 D8 Centro anti-diabetico da2 da8 Dip. archeologia … … Livello di inquadramento LC …… NDS2 lc Costo Totale A =(MD2*da2) +(MD(*da8)... …………. Facoltà di economia …………. Istituto anatomia umana …………… Totale T. a D2 Centri di ateneo Direzione amministrativa Sistema biblioteche Totale T. b D2 Totale Generale _ +_ III. la tab. 3.1.5: Non docenti imputati alle Facoltà, costruita sulla base di drivers specifici di cui al precedente fase 2 (che equivalgono a percentuali di imputazione alle Facoltà), permette di assegnare il personale afferente ad ogni centro di costo alle singole Facoltà di riferimento. 88 Tabella 6: Non docenti imputati alle facoltà Centro di costo Centro anti-diabetico Tot. % di ripart. pers. non docente Eco Far … … Tot. A x% y% Pers. non docente per facoltà Eco Far … … Tot. 100% Dip. archeologia 100% Dip. biologia ambientale 100% …………. 100% Facoltà di economia 100% Facoltà di farmacia 100% …………. 100% Istituto anatomia umana 100% Istituto chimica organica 100% …………… 100% ax ay A=ax+ay Totale IV. la tab. 3.1.6: Retribuzione corrente personale non docente imputata alle Facoltà consente infine, sulla base dei dati delle tabelle precedenti, di ripartire fra le diverse Facoltà il costo imputato a ciascun centro. Tabella 5: Personale non docente per struttura e livello di inquadramento Centro di costo D2 D8 Centro anti-diabetico da2 da8 Dip. archeologia … … Livello di inquadramento LC …… NDS2 Costo Totale lc =(MD2*da2) +(MD(*da8)... …………. Tabella 6: Non docenti imputati alle facoltà Centro di costo Centro anti-diabetico Dip. archeologia Tot. % di ripart. pers. non docente Eco Far … … Tot. A x% y% Pers. non docente per facoltà Eco Far … … Tot. 100% ax ay A=ax+ay 100% …………. 100% Tabella 7: Retribuzione corrente personale non docente imputate alle facoltà Centro di costo Centro anti-diabetico Dip. archeologia Dip. biologia ambientale …………. Facoltà di economia Facoltà di farmacia …………. Istituto anatomia umana Istituto chimica organica …………… Totale Costo % di ripart. pers. non docente Eco Far … … Tot. CA … x% … y% Costo Pers. non doc. per facoltà Eco 100% Far … … Tot. =CA*y% CA= E1= F1= …1= …2= =CA*x% 100% 1 1 1 1 1 1 1 1 Centri di ateneo Direzione amministrativa Sistema biblioteche Totale 1 1 1 89 F2= Totale generale F=F1+F2 ..=..1+..2 TOTALE COSTI DEL PERSONALE NON DOCENTE DA ALLOCARE A CIASCUNA FACOLTÀ Si presti ora attenzione alle voci U19 – Fondi di ricerca disponibili per le strutture con e senza autonomia di bilancio -per le quali è prevista la ripartizione in base al driver P05 5- e U20 – Altre risorse disponibili per le strutture con e senza autonomia di bilancio -per le quali il driver scelto per l’attribuzione è il P06 6-: per definire in maniera corretta le modalità di attribuzione di queste voci di spesa è necessario tener conto del fatto che i fondi di ricerca e le altre risorse disponibili sono impiegati, oltre che per gli scopi di ricerca in senso stretto, anche per l’acquisto di beni mobili e di materiale bibliografico strumentali allo svolgimento dell’attività, anche di ricerca, delle varie strutture. Per questo motivo pare opportuno detrarre, in questo momento, dal valore di queste poste gli acquisti di beni mobili e di materiale bibliografico, effettuati nell’esercizio, finanziati con risorse provenienti dai fondi di cui si tratta: per tali spese, infatti, si prevede l’imputazione in base ad un diverso driver. La procedura prevede infatti: 1) individuazione degli aumenti di beni mobili e materiale bibliografico avvenuti durante l’esercizio, tramite la redazione della tabella 9.: Beni mobili e materiale bibliografico, che sarà impiegata anche successivamente nell’imputazione dei costi ad essi pertinenti (v. infra): 5 Il driver P05 è costruito qui moltiplicando i valori del driver P01 per 3.5, per tenere conto del fatto che, nella realtà a partire dalla quale è stata elaborata la metodologia, i fondi per la ricerca scientifica sono mediamente stimabili in 3.5 volte quelli disponibili per le strutture di ricerca umanistiche. Per quanto riguarda i singoli Atenei, quindi, ove si disponga dei dati, sarà opportuno stimare il rapporto [fondi di ricerca per le discipline scientifiche/fondi di ricerca per le discipline umanistiche]; ove ciò non sia possibile, si può prendere a riferimento un parametro concordato, espressivo di una possibile media delle diverse realtà. 6 Per il driver P06 valgono le stesse considerazioni di cui alla nota precedente, fatto salvo il fatto che il rapporto [altri fondi a disposizione per le facoltà scientifiche/altri fondi a disposizione per le facoltà umanistiche] ha un valore stimabile intorno a 2. 90 Tabella 9: Beni mobili materiale bibliografico 7 Struttura organizzativa Acq. libri Anno n Acquisto attrezzature Anno n4 Anno n-3 Centri di ateneo … … … Centro anti-diabetico l0 a4 a3 Anno n-2 Anno n-1 Anno n Quote … a2 a1 a0 Dip. archeologia Dip. biologia ambientale …………. Facoltà di economia Facoltà di farmacia …………. Istituto anatomia umana Istituto chimica organica …………… Sistema delle biblioteche Strutture varie =Al Totale =Am 2) Detrazione dalla voce U19 – Fondi di ricerca disponibili per le strutture con e senza autonomia di bilancio della quota che si presume sia andata a finanziare gli acquisti di libri e beni mobili: Quota di U19 da ripartire tramite il driver P05= U19 – (Al+Am) U 19 U 19 U 20 3) Imputazione della quota sopra calcolata alle diverse Facoltà tramite il driver P05 8. Lo stesso ragionamento deve essere applicato alla voce U20 – Altre risorse disponibili per le strutture con e senza autonomia di bilancio: l’unica differenza è che al secondo passaggio si avrà: 7 Per la costruzione della tabella è necessario tenere in considerazione i tempi di ammortamento sui quali è basato il calcolo delle quote di ammortamento dei diversi tipi di bene, già vista nella sez. 1 e qui riproposta per praticità: Tabella: Ammortamenti 8 Fabbricati: acquisto, nuova costruzione e ricostruzione 20 anni Manutenzione straordinaria di immobili e impianti 10 anni Mobili, arredi e macchine d’ufficio: acquisto 5 anni Attrezzature scientifiche 5 anni Autoveicoli e attrezzature informatiche 4 anni Libri e materiale bibliografico nessun ammortamento Si veda la nota 2. 91 Quota di U20 da ripartire tramite il driver P06 = U20 – (Al+Am) U 20 da ripartire U 19 U 20 tra le Facoltà attraverso il driver P069. Come accennato, la tabella 9: Beni mobili e materiale bibliografico è necessaria anche per l’imputazione dei costi ad essi relativi. In questa, la voce di spesa U20A – Incremento annuale del materiale bibliografico è desumibile direttamente come somma degli acquisti dei diversi centri; la voce di costo U20B – Quota di ammortamento del patrimonio mobiliare, va invece calcolata sommando la quota di costo sostenuto nell’anno, per la parte di competenza (il 20%, dato che il periodo di ammortamento per i beni mobili è stabilito in 5 anni), alle quote di ammortamento dei costi sostenuti negli anni precedenti: Tabella 9: Beni mobili materiale bibliografico Struttura organizzativa Acq. libri Anno n Acquisto attrezzature Anno n-4 Anno n-3 Anno n-2 Anno n-1 Anno n … Centri di ateneo Centro anti-diabetico Quote l0 a4 a3 a2 a1 a0 a4/5+a3/5+a2/5+a1/5+a0/5 …………. Facoltà di economia Facoltà di farmacia …………. Istituto anatomia umana …………… Sistema delle biblioteche Strutture varie =Al Totale =Am U20A U20B Per la ripartizione delle voci U20A e U20B si procederà poi sulla base dei driver per esse individuati. A questo punto, sommando per ciascuna Facoltà i costi derivanti dall’imputazione (tramite i driver ) ad essa di parte dei costi indiretti, si giunge all’apprezzamento del costo di Facoltà, come rilevabile dalla tabella che segue: 9 Si veda la nota 3 92 Tabella 10: Costi imputati alle facoltà Cod U00 U01 U01.A U01.B U01.C U01.D U01.E U01.F U01.G U01.H U01.J U01.K U01.L U01.M U02 U03 U04 U05 U06 U07 U08 U09 U10 U11 U12 U13 U14 U15 U16 U17 U18 U19 U20 U20.A U20.B U21 U22 U23 U24 U25 U26 T1 Valori part.za Valori attrib.ti driver Eco Far …. …. 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 U03 Eco Far … … Tot. 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 … … 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Attribuiti direttamente -Tabella analitica Attribuiti direttamente 2) -Tabella analitica Attribuiti direttamente 2) -Tabella analitica Attribuiti direttamente 2) -Tabella analitica Attribuiti direttamente 2) -Tabella analitica Attribuiti direttamente 2) -Tabella analitica Attribuiti direttamente 2) -Tabella analitica P03 1 2) V01 1 P07 1 P U03 P 07 Attribuiti direttamente -Tabella analitica 03 f … … es03% S s03% % % 03 Attribuiti direttamente -Tabella analitica) S S 11 P 12 P 04 P 04 P 04 P 04 P 04 P 04 P 04 P 04 P 04 0 0 0 0 0 0 0 Costi imputati alle facoltà Tot. 0 0 0 0 0 04 05 06 05 01 P P P V P 03 1 1 U03*es03% U03*es03% 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 0 1 1 1 1 0 0 0 0 0 1 Totali =Eco COSTO DELLA FACOLTA’ DI ECONOMIA Il costo di Facoltà, il cui calcolo dovrebbe essere possibile in tutte le realtà universitarie, costituisce la base di partenza per giungere a indicatori di maggior 93 significato ai fini di un giudizio di efficienza nell’uso delle risorse, quali sono quelli sintetici di costo della ricerca e costo della didattica nelle diverse realtà. Inserire Appendice 4 IL COSTO PER STUDENTE Il processo con cui si perviene al costo per studente iscritto si articola in due fasi; una volta ottenuto il costo complessivamente attribuibile a ciascuna Facoltà, questo deve essere innanzitutto ripartito tra i diversi percorsi formativi (diplomi universitari, lauree, specializzazioni) che quella Facoltà offre; in seconda battuta si procede poi a suddividere il costo di ciascun percorso formativo fra gli studenti ad esso iscritti. FASE 1: DETERMINAZIONE DEL COSTO DEI DIVERSI PERCORSI FORMATIVI Tale suddivisione avviene, innanzitutto, sulla base delle unità didattiche attivate (Insegnamenti di titolarità, Insegnamenti di supplenza, Moduli, ecc.) rapportate al totale; sarà quindi necessario individuare, per ogni Facoltà, le attività didattiche e le modalità di attivazione delle unità didattiche. Queste ultime devono però essere “pesate” in base alla loro complessità, dato che è questa ad essere solitamente il driver del consumo di risorse. Un'ipotesi potrebbe essere la seguente: Unità attivate per i corsi di Laurea: 1 Unità attivate per i Corsi di Diploma: 0,5 Unità attivate per le Scuole Speciali o di Specializzazione: 0,2 Moduli e contratti art. 25: ulteriore ponderazione (* 0,5) Moltiplicando, per ciascuna Facoltà, il peso relativo ad ogni tipologia di corso per la spesa complessivamente attribuita alla Facoltà stessa, si ottiene la spesa riferibile a ciascuna tipologia di corso della Facoltà attivata (cioè all’insieme dei diplomi, all’insieme dei corsi di laurea, all’insieme dei corsi di specializzazione): Tabella 11: Attività didattica pesata per Tipologia di costi di studio ATTIVITÀ DIDATTICHE Modalità Fac. TOTALE PESATO Tot. Dipl Lau Spec Ins. titolarità Itd Itl Its Ins, supplenza Ist Isl Affidamenti … … attivazione PESI Tot. Dip Lau It 0,5 Iss Is … … () Spec Dip Lau Spec 1 0,2 Itd*o,5 Itl*1 Its*0,2 Itp 0,5 1 0,2 Ist*0,5 Isl*1 Iss*0,2 Isp 0,5 1 0,2 …*0,5 …*1 …*0,2 Ap () FACOLTÀ XXX 94 Moduli 0,5*0,2 1*0,2 0,2*0,2 Mp 0,5*0,2 1*0,2 0,2*0,2 C25p Contratti art 100 0,5 1 0,2 Contratti L. 549/95 0,5 1 0,2 Contratti art. 25 d C25d Ml Ms C25l C25s M Totale facoltà di …… UaD Incidenza % UaD/Ua Ual Uas Ual/Ua Uas/Ua 1 Ua FACOLTÀ XXX Ins. titolarità Itd Itl Its It 0,5 1 0,2 Itd*o,5 Itl*1 Its*0,2 Itp Ins, supplenza Ist Isl Iss Is 0,5 1 0,2 Ist*0,5 Isl*1 Iss*0,2 Isp Affidamenti … … … … 0,5 1 0,2 …*0,5 …*1 …*0,2 Moduli d Ml Ms M 0,5*0,2 1*0,2 0,2*0,2 Mp C25l C25s 0,5*0,2 1*0,2 0,2*0,2 C25p Contratti art 100 0,5 1 0,2 Contratti L. 549/95 0,5 1 0,2 Contratti art. 25 C25d Totale facoltà di …… UaD Incidenza % Ap Ual Uas UaD/Ua Ual/Ua Uas/Ua 1 Ua FACOLTÀ XXX Ins. titolarità Itd Itl Its Ins, supplenza Ist Isl Affidamenti … … Moduli d Contratti art. 25 C25d It 0,5 1 0,2 Itd*o,5 Itl*1 Its*0,2 Itp Iss Is 0,5 1 0,2 Ist*0,5 Isl*1 Iss*0,2 Isp … … 0,5 1 0,2 …*0,5 …*1 …*0,2 Ml Ms M 0,5*0,2 1*0,2 0,2*0,2 Mp C25l C25s C25p 0,5*0,2 1*0,2 0,2*0,2 Contratti art 100 0,5 1 0,2 Contratti L. 549/95 0,5 1 0,2 Totale facoltà di …… UaD Incidenza % UaD/Ua Ap Ual Uas Ua Ual/Ua Uas/Ua 1 ……………….. In altre parole, si ottiene il costo per l’insieme dei corsi di diploma, il costo per l’insieme dei corsi di laurea, il costo per l’insieme dei corsi di specializzazione attivati all’interno della Facoltà XXX. 95 ATTIVITÀ DIDATTICHE Modalità attivazione FACOLTÀ XXX Fac. … Dipl Lau Spec … … … PESI Tot. () … Dip … Lau … TOTALE PESATO Spec … Dip Lau Spec Tot. () … … … … Totale facoltà di …… UaD Ual Uas Ua Incidenza % UaD/Ua Ual/Ua Uas/Ua 1 Tabella 11 Costo degli iscritti - Facoltà xxx COSTO DEI DIPLOMI = Costo della Facoltà * INCIDENZA DEI DIPLOMI COSTO DEI CORSI DI LAUREA = Costo della Facoltà * INCIDENZA DEI CORSI DI LAUREA COSTO DELLE SPECIALIZZAZIONI = Costo della Facoltà * INCIDENZA DELLE SPECIALIZZAZIONI FASE 2: CALCOLO DEL COSTO PER STUDENTE ISCRITTO Ottenuto il costo totale per tipologia di percorso formativo, è agevole calcolare il costo per studente iscritto rapportando questo costo al numero degli studenti iscritti al percorso formativo (diploma, laurea, specializzazione). Tabella 12: Costo per studente iscritto, per percorso formativo – Facoltà di Economia STUDENTE DI DIPLOMA = Costo dei Diplomi / N° ISCRITTI AI DIPLOMI STUDENTE DI CORSO DI LAUREA = Costo dei Corsi di Laurea / N° ISCRITTI AI CORSI DI LAUREA STUDENTE DI SPECIALIZZAZIONI = Costo delle Specializzazioni / N° ISCRITTI ALLE SPECIALIZZAZIONI Nel caso in cui si voglia calcolare il costo per studente in relazione al solo costo della didattica10, sarà sufficiente calcolare il costo di Facoltà includendo solo la percentuale relativa al costo della didattica, determinata nel modo prescelto (si veda il paragrafo successivo). Inserire Appendice 5 96 L’ATTRIBUZIONE DEI COSTI ALLE SINGOLE ATTIVITÀ ISTITUZIONALI Premessa I conti economici degli enti che operano nel sistema dell’Istruzione mostrano una consistente incidenza dei costi di personale sul totale dei costi. Nel caso delle Università tali valori si aggirano intorno al 70% del totale dei costi: circa il 50% per il personale docente e il restante 20% per il personale tecnico e amministrativo. Nelle Università, a differenza di quanto accade negli altri livelli di Istruzione, questa componente di costo non è completamente generata da un’unica attività, bensì da più attività istituzionali: la formazione, la ricerca e per alcuni Atenei l’assistenza sanitaria. L’assegnazione dei costi di personale alle attività non può pertanto essere effettuata in maniera diretta ma richiede la conoscenza della distribuzione dell’impegno del personale fra le varie attività. Dalle notizie di cui si dispone sembra che nessun Ateneo conduca rilevazioni sistematiche della ripartizione del tempo di lavoro vuoi per ragioni di ordine pratico vuoi per una diffusa scarsa sensibilità nei confronti di una logica di gestione per attività e prodotti. Esistono, infatti, notevoli difficoltà nella rilevazione sistematica di queste informazioni, dato che la rilevazione non può avvenire attraverso il “cronometraggio” e la registrazione delle attività svolte durante la giornata dai singoli docenti; questo non solo per l’evidente impraticabilità della rilevazione, ma anche per un’oggettiva difficoltà nella suddivisione del tempo di lavoro fra ciascuna delle attività istituzionali. In alcuni casi infatti è difficilmente quantificabile, addirittura per il personale stesso, il tempo dedicato a ciascuna delle attività quando la prestazione lavorativa si esplica con un continuo alternarsi fra le due o tre attività. Si consideri ad esempio la situazione di un docente dell’area medica che contestualmente effettui una prestazione medica, illustrando agli specializzandi la malattia del paziente e inevitabilmente traendone un’esperienza utile per il proprio ambito di ricerca. In questo caso il docente affronta in maniera pressoché simultanea le tre attività senza possibilità di misurare l’impegno dedicato a ciascuna di esse. In altri casi più attività possono congiungersi durante l’erogazione di un’unica prestazione. Si pensi ad esempio al docente che segue lo studente nella preparazione della tesi di laurea: riesce difficile anche per il docente stesso dichiarare se il suo tempo o le strumentazioni impiegate debbano ritenersi utilizzate per finalità didattiche o di ricerca. Una rilevazione sistematica alternativa e più praticabile potrebbe essere realizzata mediante rilevazioni periodiche volte a una stima dell’impegno dedicato alle 10 Si veda nota 12 97 attività basata su dichiarazioni soggettive e su una limitata serie di informazioni oggettive. Dalle notizie disponibili sembra che in nessun Ateneo siano state attivate rilevazioni sistematiche dell’impiego del personale per finalità di ripartizione dei costi. Si conoscono invece esperienze occasionali di misurazione della ripartizione del tempo, realizzate molto spesso per finalità completamente diverse, che hanno utilizzato lo strumento della dichiarazione soggettiva delle percentuali di tempo dedicate a ogni attività dal singolo docente. Molto spesso tali indagini hanno finito per lasciare gli operatori stessi in una situazione di incertezza sulla qualità dei risultati e sulla loro applicabilità. Per questo motivo la soluzione generalmente accolta è quella proposta dalla Commissione per la Spesa Pubblica costituita dal Ministero del Tesoro. La Commissione, in alcune sue pubblicazioni e su basi teoriche, ha ripartito in egual misura il contributo del personale docente alle varie attività istituzionali. Secondo questo schema i costi di personale docente vengono imputati per metà all’attività didattica e per l’altra metà alla ricerca, mentre nella facoltà di Medicina e Chirurgia i costi vengono assegnati per un terzo alla didattica, un terzo alla ricerca e un terzo all’assistenza sanitaria. L’enunciato ha trovato largo consenso e applicazione nei contesti in cui è stato utilizzato il parametro. Ma se si riflette sull’essenza del problema dell’analisi dei costi per attività risulta evidente che la ripartizione dei costi di personale in base a un parametro fisso è di per sé un controsenso. Dato che i costi di personale determinano in buona sostanza il totale dei costi, ipotizzando una distribuzione uguale e costante dei costi di personale fra le attività, risulta a priori suddiviso in parti uguali l’ammontare complessivo dei costi 11. Fissare un parametro in pratica significa non riuscire più a comprendere il volume di costi impiegati nelle attività che invece dipendono correttamente dal reale impegno manifestato dal personale. In questa parte dello studio si affronterà il problema della misurazione della ripartizione del tempo fra le varie attività e cercheremo di individuare una proposta operativa. Alcune esperienze Le Università che hanno affrontato il problema della ripartizione dei costi di personale fra le varie attività senza attivare una specifica rilevazione hanno generalmente adottato il criterio dell’equiripartizione fra le attività. 11 A correggere questa distorsione intervengono soltanto quei costi per i quali può essere determinata con una certa precisione la destinazione. 98 Esiste però un’eccezione. L’Università di Genova determina come tempo per la didattica quello minimo previsto dagli ordinamenti per questa attività12. Il tempo di lavoro residuo va imputato alla ricerca e, se del caso, all’attività di assistenza sanitaria. Questo criterio tende a sottostimare i costi relativi alla didattica e quindi a sopravvalutare gli altri: esistono infatti indagini che dimostrano come il personale docente offra un contributo all’attività didattica di ordine decisamente superiore. Le Università e gli enti che hanno invece affrontato una rilevazione della ripartizione del tempo fra le varie attività hanno sostanzialmente seguito il metodo della dichiarazione soggettiva della distribuzione del tempo dedicata alle varie attività. Qui di seguito verrà esposta una sintesi delle principali esperienze. Università di Firenze Nell’Aprile del 1998 il Settore Budget e Auditing ha prodotto un rapporto derivante dall’elaborazione dei modelli di rilevazione dell’attività svolta dal personale docente a consuntivo dell’ A.A. 1995/9613, che si proponeva di esaminare le dichiarazioni essenzialmente per finalità di carattere budgettario. Il Senato Accademico nella seduta del 17.2.93 aveva deliberato la rilevazione sistematica dell’attività didattica svolta dai docenti. Sul modello di rilevazione era stata prevista una sezione relativa alla percentuale di tempo dedicata alla didattica, alla ricerca, all’assistenza sanitaria e alla gestione amministrativa delle unità. La sintesi delle informazioni dei 1.570 modelli restituiti dai docenti ha consentito di mettere a fuoco alcune elementi di estrema importanza. Nella tavola 1 sono evidenziati i risultati della sintesi dei modelli per tutti i docenti, ad eccezione di quelli della Facoltà di Medicina e Chirurgia, dopo il ribaltamento della percentuale di tempo dedicata all’attività di gestione amministrativa sulle due attività istituzionali. Il livello di intero Ateneo la tavola sembra convalidare l’ipotesi di equiripartizione fra le attività. Ma a ben vedere l’omogeneità non è altro che la sintesi di comportamenti diversi all’interno delle Facoltà e delle qualifiche. Esistono infatti Facoltà in cui il tempo dedicato alla didattica è addirittura quasi il 70% (Architettura 14) e altre dove il tempo è circa il 40% (S.M.F.N.), esistono qualifiche più impegnate nell’insegnamento (i 12 I professori a tempo definito devono prestare almeno 250 ore annuali di servizio per l’attività didattica, 350 quelli a tempo pieno. I ricercatori non possono essere impegnati per più di 200 ore annuali nella didattica se svolgono un servizio a tempo definito e 350 se svolgono un servizio a tempo pieno. 13 Università di Firenze - "Indagine sul consuntivo dell’attività del personale docente. A. A. 1995/96" - Rapporto 2/1998. 14 La Facoltà di Architettura di Firenze è una facoltà di notevoli dimensioni didattiche (circa 900 matricole e 13.000 iscritti. 99 professori) e altre nella ricerca (i ricercatori). Anche nella Facoltà di Medicina e Chirurgia viene confermata questa affermazione, ma qui la ripartizione privilegia leggermente la ricerca a scapito delle altre due attività. Il contributo di questo lavoro al dibattito è stato arricchito da un primo tentativo di motivazione dei risultati. Sono stati infatti individuati alcuni parametri a livello di Facoltà che hanno dimostrato una consistente relazione con la sintesi delle dichiarazioni. La percentuale di tempo dedicata alla didattica sembra essere in primo luogo determinata dal carico didattico cui è sottoposta la Facoltà. In effetti le Facoltà che dimostrano i valori più elevati della percentuale sono le stesse ad avere il più elevato valore del rapporto studenti per docente. Altro elemento che si è rivelato fortemente dipendente dal numero di corsi di studio attivati nella Facoltà è stato la percentuale di tempo dedicato all’attività di gestione amministrativa. La plausibilità di queste affermazioni va ben oltre la semplice relazione numerica e ci è sembrato un importante punto di partenza per l’analisi. Università di Siena Nel 1990, in occasione della Prima Conferenza sulla Didattica, l’Università di Siena ha somministrato ai propri docenti un questionario contenente fra l’altro l’indicazione della distribuzione del tempo di lavoro fra le attività. In tavola 2 sono riportati i risultati dell’indagine. Come si vede i risultati sono abbastanza simili a quelli dell’Università di Firenze se si fa eccezione per le Facoltà di Farmacia, Medicina e Chirurgia e S.M.F.N. che hanno valori della didattica e ricerca opposti. Lo studio delle differenze dei valori emersi nelle due Università potrebbe fornire utili spunti di riflessione su come le diverse caratteristiche delle Facoltà nei due Atenei incidano nella determinazione dei parametri. Ma sebbene non sia possibile confrontare in maniera puntuale le due rilevazioni per la diversità delle rilevazioni e del numero di questionari raccolti, che nel caso specifico è molto più ridotto di quello di Firenze, l’elemento di estrema importanza è costituito dalla sostanziale conferma delle precedenti affermazioni: le Facoltà umanistiche sono più impegnate nella didattica mentre quelle scientifiche lo sono di più nella ricerca, i professori sono più impegnati nella didattica di quanto lo siano i ricercatori. CNR L’Indagine sullo stato della Ricerca scientifica e tecnologica in Italia nel 1995 ha avuto caratteri estremamente diversi dalle precedenti. La rilevazione infatti ha riguardato i direttori di Dipartimento o Istituto e non i singoli docenti. 100 Anche in questo caso non si è trattato di una rilevazione realizzata per finalità budgettarie, ma il fatto che il questionario contenesse la classica domanda sulla distribuzione del tempo ha fatto sì che se ne tentasse una sintesi. In particolare si chiedeva al direttore di dichiarare per il proprio Dipartimento/Istituto la percentuale di tempo che le categorie dei professori da un lato e quella dei ricercatori dall’altro dedicavano alla didattica, alla ricerca e alle altre attività. Pur non disponendo del rapporto contenente i risultati nazionali questa rilevazione ci ha consentito di individuare la diversità dei risultati che si otterrebbero effettuando una rilevazione più snella su un gruppo selezionato e qualificato come quello dei direttori. A questo scopo scopo sono stati confrontati i risultati ottenuti in questa occasione nell’Università di Firenze con quelli dichiarati dal personale docente durante la rilevazione dei consuntivi di cui si è detto. E’ emersa una scarsa relazione tra le due tipologie di dichiarazione. I direttori tendono a descrivere meglio l’impegno della categoria a cui normalmente appartengono che è quella dei professori. Infatti nel caso dei professori il direttore normalmente esprime una dichiarazione che diverge da quella dei professori intervISTATi di circa un 10% in più o in meno. Nel caso dei ricercatori l’errore è decisamente più elevato e raggiunge un ordine a volte addirittura del 30%. L’ampiezza di queste differenze scoraggia un uso diretto di tali dichiarazioni. Riteniamo che la dichiarazione di una persona, pur qualificata e autorevole, non possa sostituire la dichiarazione del personale che è effettivamente impegnato nei servizi. Pertanto queste dichiarazioni potrebbero trovare impiego soltanto in un contesto più ampio di rilevazioni, qualificate e non, che richiederebbero l’impiego di opportune tecniche di sintesi prima di trovare applicazione. La nuova rilevazione dell’ISTAT Al momento della stesura di questo documento l’ISTAT sta completando una rilevazione statistica sull’attività di ricerca dei docenti universitari per l’anno 1997 (RSU B). Anche in questa rilevazione è prevista una domanda esplicita sulla ripartizione del tempo fra le attività. Di questa rilevazione sono già disponibili i primi risultati che sono stati conseguiti dall’elaborazione dei 672 questionari CATI ottenuti finora in otto Università italiane. Nella tavola 3 sono esposti i risultati provvisori dell’indagine. La presentazione dei risultati è stata effettuata con un angolo visuale che privilegia la ricerca anziché la didattica. Infatti la griglia riporta i 17 settori scientifico-disciplinari laddove finora avevamo letto i nomi delle Facoltà. 101 Riesce estremamente difficile confrontare i risultati di questa indagine con le precedenti per la diversa presentazione dei risultati. Sembra comunque potersi affermare che le discipline scientifiche assorbano di più il personale verso la ricerca e quelle umanistiche di più il personale verso l’attività amministrativa (non riportata in tavola) a scapito essenzialmente di quella di ricerca. La qualifica del personale sembra seguire la regola già vista nelle precedenti situazioni. In buona sostanza si tratta di un’ulteriore conferma dello schema interpretativo applicato agli altri due contesti. L’indagine dell’ISTAT assume un’importanza particolare per la comprensione del fenomeno per l’omogeneità e la copertura della rilevazione. Le precedenti esperienze infatti presentano un panorama riferito a un singolo contesto e non garantiscono un’omogenea rilevazione dei dati. Se la risposta a questa rilevazione sarà sufficientemente ampia e la qualità dell’informazione offerta sarà altrettanto elevata potremmo disporre di informazioni più precise e esaurienti sul fenomeno. Una proposta Le esperienze finora presentate consentono di mettere a fuoco alcuni elementi chiave del fenomeno utili per formalizzare una proposta operativa. Innanzitutto alcune considerazioni sullo strumento da impiegare. La rilevazione soggettiva sembra dimostrarsi abbastanza efficace se rivolta alla totalità dei docenti. E’ altresì vero che la rilevazione richiede uno sforzo eccessivo soprattutto paragonato al rientro di informazione che generalmente ne consegue, tanto che in tutte le esperienze si è trattato di rilevazioni una tantum15. L’importanza di queste indagini è stata comunque quella di dimostrare che esiste una relazione tra le dichiarazioni, anche se soggettive, e il contesto operativo in cui il docente è chiamato ad operare. E’ proprio in forza di questa relazione che si possono formulare delle proposte. Infatti se riusciamo a dimostrare e a misurare a livello sistemico le relazioni che esistono fra la ripartizione del tempo e altre variabili oggettive, si sarà individuato un criterio di ripartizione dei costi di personale basato proprio su queste variabili. In pratica si tratta di questo: se si riesce a dimostrare che a livello di una certa categoria di personale l’impegno per la didattica è in buona sostanza funzione di una serie di variabili oggettive (ad esempio rapporto studenti/docenti, insegnamenti attivati, …), allora si può sfruttare proprio la relazione che lega le variabili con la ripartizione del tempo per stimare questo aggregato in altri periodi o contesti partendo dalla conoscenza dei valori delle variabili oggettive. 15 Anche per l’Università di Firenze in effetti pur trattandosi di una rilevazione sistematica la relativa sintesi avviene in maniera discontinua. 102 Si tratta in sostanza dello stesso criterio adottato dal Ministero per la determinazione del costo standard per studente nella quota di riequilibrio del Fondo di Finanziamento Ordinario. L’operazione in questo caso è resa più complessa dalla difficoltà di misurazione della variabile dipendente (la quota di tempo destinata a un’attività). E’ in questa direzione che si invitano le Università e il Ministero ad indirizzare i propri sforzi in modo da individuare un criterio meno discutibile dell’equidistribuzione del tempo fra le attività. Dovranno pertanto essere avviate rilevazioni di elevata qualità statistica per individuare e misurare le relazioni che intercorrono fra le dichiarazioni soggettive, che si auspica possano essere effettuate con strumenti più sofisticati della dichiarazione della percentuale16, e le variabili oggettive che sintetizzano il contesto operativo in cui il singolo docente o la sua struttura sono chiamati a operare. Attraverso opportuni strumenti di sintesi statistica le relazioni potranno essere formalizzate in espressioni di semplice calcolo e testate nei vari contesti onde verificare la rispondenza della tecnica. Le variabili impiegate troveranno tanto più l’accoglimento da parte di tutti gli operatori quanto più semplice sarà la loro rilevazione e il loro calcolo. Considerazioni conclusive Si è visto come tutte le esperienze abbiano finito col dimostrare l’esistenza di relazioni tra la ripartizione del tempo di lavoro fra le attività e altri elementi esterni alle volontà dei singoli docenti. Il docente sembra doversi adattare al contesto operativo e alla qualifica in cui è chiamato ad operare. E’ proprio in virtù di questa relazione che si apre una strada verso la misurazione dei parametri necessari per l’assegnazione dei costi di personale alle attività istituzionali. In attesa di una indagine mirata alla determinazione delle percentuali di ripartizione del tempo del personale docente basata su variabili oggettive è possibile esprimere qualche considerazione di carattere qualitativo sulla scorta delle informazioni finora emerse. Ritornando all’esperienza dell’Università di Firenze e ipotizzando che sia corretta l’affermazione secondo cui il maggior impegno per la didattica sia richiesto in coincidenza di un elevato valore del rapporto studenti per docente si può tentare di esprimere una considerazione di massima che dovrebbe essere verificata per la generalità delle Università e che dovrebbe rafforzare la critica all’equiripartizione del tempo fra le attività. Basandosi infatti sulla circostanza che normalmente i valori più ridotti del rapporto studenti/docenti vengono raggiunti nelle Facoltà dove vengono 16 Le teorie della Statistica per le scienze Sociali hanno reso disponibili una serie di strumenti per la misurazione in termini numerici di opinioni e giudizi. 103 insegnate discipline scientifiche si può dedurre che gli Atenei dove più è elevata la concentrazione di queste materie dovrebbero manifestare una struttura della distribuzione del tempo fra le attività istituzionali che privilegia la ricerca. Alla stessa conclusione si potrebbe pervenire utilizzando l’altra affermazione emersa nelle esperienze: in quelle Università che possiedono una struttura del personale sbilanciata verso il corpo dei ricercatori dovremmo attenderci elevati livelli di impegno verso la ricerca. In sostanza l’equiripartizione che generalmente viene accolta non è altro che un valore tendenziale che tende a manifestarsi quando vi sia una sufficiente eterogeneità di Facoltà e di personale. Le Università che manifestano i valori più elevati di ripartizione verso la ricerca dovrebbero pertanto essere i Politecnici e in particolar modo quelli con un nutrito numero di ricercatori. Le Università con molti insegnamenti umanistici e una struttura basata sui professori dovrebbero invece manifestare i valori più elevati per la didattica. In questo senso la struttura dell’Ateneo, intesa come tipologia delle Facoltà attivate e struttura per qualifica del personale, può essere utilizzata come indicatore di concentrazione verso una delle attività istituzionali. Le affermazioni finora espresse, che si ricorda si fondano su informazioni frammentarie e disomogenee, abbisognano di una base teorica più consistente che non può trovare spazio che in una seria indagine ad hoc. A questo fine si ricorda che anche la rilevazione ISTAT che è tuttora in corso non avrà la capacità di sciogliere i dubbi sollecitati da queste riflessioni. L’ottica con la quale è stata impostata l’indagine infatti non è la stessa discussa in questa sezione: manca la rilevazione delle variabili oggettive che consentano di studiare le discusse relazioni. Concludendo si vuol anche accennare a una proposta per un futuro in cui le Università dispongano di un sistema di contabilità analitica. In tale caso infatti si renderebbero disponibili preziose informazioni sulla destinazione delle risorse economiche impiegate nei processi istituzionali. Basandosi su queste informazioni si potrebbero costruire degli indicatori del carico di ciascuna attività dell’Ateneo basati sulla sintesi di particolari costi come ad esempio quelli derivanti dall’acquisto di beni strumentali al conseguimento delle finalità istituzionali. L’ipotesi potrebbe essere così formulata: i docenti in conseguenza del tipo di attività da loro svolte generano dei costi che di volta in volta dovranno essere assegnati alle varie attività; il volume di costi generato per ciascuna attività può essere impiegato come indicatore implicito del carico che quella attività rappresenta rispetto all’impegno complessivo. 104 105 Tavole Tavola 1. Medie delle percentuali di tempo dedicate dai docenti alle varie attività per qualifica e Facoltà - Università di Firenze - A.A. 1995/96 Facoltà Categoria di personale Attività Ordinari Agraria Archite Econo- Farma- Giurisp Ingegn Lettere Magist Scienz Scienz Totale ttura mia cia rudenz eria Filosofi ero e e a a M.F.N. Politich e Didattica 57,6 67,8 61,3 51,7 57,1 53,2 50,6 59,1 43,6 51,8 53,1 Ricerca 42,4 32,2 38,7 48,3 42,9 46,8 49,4 40,9 56,4 48,2 46,9 Didattica 54,3 68,3 51,4 53,3 61,4 55,6 52,2 57,8 45,2 57,0 53,4 Ricerca 45,7 31,7 48,6 46,7 38,6 44,4 47,8 42,2 54,8 43,0 46,6 Didattica 38,8 61,2 57,4 34,8 51,9 44,4 45,0 57,0 37,3 53,2 47,2 Ricerca 61,2 38,8 42,6 65,2 48,1 55,6 55,0 43,0 62,7 46,8 52,8 Ricercatori Didattica non confermati Ricerca 22,4 43,1 43,6 35,9 53,9 33,4 58,5 43,1 24,8 37,0 36,6 77,6 56,9 56,4 64,1 46,1 66,6 41,5 56,9 75,2 63,0 63,4 Totale Didattica 48,2 64,2 54,7 46,3 54,4 50,3 48,1 56,7 41,5 52,9 50,0 Ricerca 51,8 35,8 45,3 53,7 45,6 49,7 51,9 43,3 58,5 47,1 50,0 Associati Ricercatori confermati Fonte: Università di Firenze Tavola 2. Medie delle percentuali di tempo dedicate dai docenti alle varie attività per qualifica e Facoltà - Università di Siena - Anno 1990 Categoria di personale 1 Fascia 2 Fascia Altri docenti Facoltà Attività Farmacia Giurisprudenza Lettere e Filosofia Magistero Scienze Ec.Bancarie Scienze M.F.N. Totale Didattica 46,1 60,1 57,1 50,8 54,6 52,5 53,9 Ricerca 53,9 39,9 42,9 49,2 45,4 47,5 46,1 Didattica 41,8 70,7 56,4 63,3 61,0 53,9 57,7 Ricerca 58,2 29,3 43,6 36,7 39,0 46,1 42,3 Didattica 36,4 58,8 50,0 52,7 43,4 36,0 45,4 Ricerca 63,6 41,2 50,0 47,3 56,6 64,0 54,6 Fonte: Università di Siena 106 Tavola 3. Ripartizione media del tempo dedicato alle diverse attività professionali 17 Dati nazionali - Anno 1997 (dati provvisori) Aree disciplinari Attività Matematica Didattica 40,3 40,5 34,4 38,9 Ricerca 45,6 52,1 58,2 50,8 Didattica 29,6 33,9 25,9 30,4 Ricerca 52,6 54,0 69,6 56,4 Didattica 31,9 33,9 29,0 32,3 Ricerca 49,6 54,4 62,6 53,5 Didattica 28,5 39,3 29,5 32,2 Ricerca 53,5 48,2 54,2 51,0 Didattica 34,6 35,5 27,3 34,3 Ricerca 47,7 51,3 65,6 51,3 Didattica 29,4 29,9 25,5 28,7 Ricerca 27,5 30,0 27,1 28,3 Didattica 30,3 41,7 33,7 35,7 Ricerca 48,9 45,4 54,9 48,5 Didattica 31,2 42,3 29,0 35,7 Ricerca Ingegneria industriale Didattica 39,8 39,1 42,6 39,8 37,8 38,7 35,1 37,4 Fisica Chimica Scienza della terra Scienze biologiche Scienze mediche Scienze agrarie Ingegneria civile e Architettura Categoria di personale 1 Fascia 2 Fascia Ricercatori Totale Ricerca 45,2 47,1 54,1 48,7 Elettronica, informatica e telematica Discipline dell’antichità Didattica 31,6 42,0 28,9 35,0 Ricerca 29,7 47,8 61,0 41,3 Didattica 39,4 41,4 26,9 38,0 Ricerca 45,0 42,3 60,4 46,8 Discipline storiche e filosofiche Didattica 27,3 40,1 37,8 33,9 Ricerca 57,2 42,3 42,8 49,8 Discipline giuridiche Didattica 32,0 36,0 36,9 33,7 Ricerca 43,0 54,2 56,8 47,7 Didattica 35,6 39,7 27,8 36,4 Ricerca Discipline politiche e Didattica sociali Ricerca Statistica Didattica 44,3 40,8 56,7 44,7 26,7 38,0 42,5 34,1 52,7 50,9 39,1 49,3 27,7 40,0 35,9 32,0 Ricerca 44,9 47,5 61,3 48,7 Didattica 48,7 44,7 37,7 43,5 Ricerca 28,7 32,6 51,5 38,1 Didattica 32,3 37,5 31,3 34,1 Ricerca 45,6 46,3 52,8 47,2 Discipline economiche Veterinaria Totale Fonte: ISTAT 17 La rilevazione ISTAT è stata riferita alle seguenti attività: didattica, ricerca, amministrazione, consulenze, assistenza sanitaria. La tavola riporta i valori associati alle sole attività didattiche e di ricerca. Il complemento a 100 è quindi destinato alle altre attività. 107 Un esempio di ripartizione basato sulla rilevazione dei tempi Sebbene, come detto, non sembra siano condotte rilevazioni sistematiche circa la ripartizione dei tempi dei docenti fra le attività istituzionali, si può verificare il caso che in alcuni Atenei siano disponibili i relativi dati, grazie a rilevazioni effettuate ad hoc. Ove ciò si verifica, le percentuali dichiarate di ripartizione dei tempi possono essere impiegate nella ripartizione dei costi, a patto di tenere sempre ben presente, al momento dell’esame dei risultati, le limitazioni derivanti dall’impiego di una sola base di ripartizione nell’attribuzione di costi anche causalmente lontani dai tempi dedicati dai docenti alle due attività. Per ripartire la spesa complessivamente attribuita a ciascuna Facoltà tra ricerca, didattica e, per la facoltà di medicina, assistenza, sono stati quindi utilizzati, nella realtà in cui è stata sviluppata la metodologia qui esaminata, i tre criteri sotto descritti: 1. nel caso di una spesa direttamente attribuibile ad una specifica attività, quest’ultima ne è stata considerata l’unica destinataria. Un esempio è quello dei “professori a contratto” le cui spese, non svolgendo essi alcuna attività di ricerca, sono da imputare per intero all’attività didattica, mentre le “borse di studio dottorati di ricerca” sono chiaramente da imputare all’attività di ricerca; 2. nella ripartizione delle spese relative al personale docente (strutturato), invece, il criterio utilizzato è quello del tempo medio dedicato dai docenti di ciascuna facoltà rispettivamente alla didattica, alla ricerca e, per la facoltà di medicina, all’assistenza. Per la determinazione del tempo medio dedicato dai docenti delle facoltà alle diverse attività istituzionali sono stati usati i risultati di un questionario incentrato sul tema proposto a tutti i docenti dell’Ateneo senese nell’anno 1990, i cui risultati sono riassunti nella tabella 10. 3. Tutte le altre spese ( es. fitti passivi, energia elettrica, etc.), ossia quelle non direttamente attribuibili a didattica, ricerca e assistenza mediante i criteri definiti al punto 1 e 2, devono essere imputate alle diverse attività sulla base delle percentuali di ripartizione del tempo dei docenti di cui al punto 2. Particolare attenzione merita la facoltà di medicina, il cui personale docente, in virtù della convenzione con l’azienda ospedaliera, svolge, oltre all’attività didattica e di ricerca, attività assistenziale. Conseguentemente, nella ripartizione delle spese di 108 facoltà tra le attività svolte è necessario tenere conto di questo ulteriore aspetto. In particolare, le spese del personale docente (ad esclusione dell’indennità ospedaliera imputata interamente all’attività assistenziale) vengono imputate alle tre attività utilizzando come base di ripartizione la corrispondente percentuale di tempo dedicato a queste ultime dal personale docente, determinata con riferimento al suddetto questionario. È da notare, inoltre, che: la voce di spesa “retribuzione corrente personale non docente (strutture di ricerca)” deve essere ripartita tra attività assistenziale e di ricerca; la voce di spesa “retribuzione corrente personale non docente (sistema delle biblioteche)” deve essere ripartita tra didattica e ricerca; queste due ripartizioni sono effettuate ancora sulla base delle percentuali di tempo dedicato alle relative attività, ma opportunamente ricalcolate in modo da escludere l’attività ad esse estranea (la didattica per la prima voce di spesa, l’assistenza per la seconda). Anche per quanto concerne le spese generalmente ripartite utilizzando il criterio definito al precedente punto 3, è opportuno sottolineare che nel caso della facoltà di medicina, nonostante venga svolta anche attività assistenziale, queste spese devono essere ripartire esclusivamente tra didattica e ricerca applicando sempre la percentuale di tempo medio, ricalcolata però con riferimento soltanto a queste due attività. Inserire Appendice 6 109 DETERMINAZIONE DEL COSTO DELL’UNITA’ DI OUTPUT DELLA RICERCA Grazie alla separazione dei costi riconducibili alla didattica da quelli riconducibili alla ricerca si è stati in grado di giungere al costo unitario del prodotto della didattica18, ché tale può essere considerato il costo per studente iscritto19. Si tratta ora di individuare una ragionevole “unità di prodotto” della ricerca, di modo da poterne calcolare il costo e confrontare, per questa via, le prestazioni di efficienza di unità aventi caratteristiche similari20. Chi si è via via cimentato con questa prova ha dovuto fronteggiare la difficoltà di trovare un parametro (atto ad individuare appunto l’output del processo di ricerca) condivisibile e condiviso dal personale che, sulla base di quello, sarebbe stato inevitabilmente, in modo più o meno formalizzato, valutato. Ad introdurre, in modo autorevole, dei parametri utilizzabili per quantificare l’output della ricerca delle diverse strutture è stata, in tempi molto recenti, la CRUI, che nel documento “Metodo di valutazione della ricerca svolta presso strutture scientifiche universitarie nell’ambito del macro-settore scientifico-disciplinare prevalente” del dicembre 1998 ha indicato possibili “pesi” da attribuire ai diversi tipi di output (libri di ricerca, articoli su riviste, ecc.) al fine di renderli omogenei e quindi comparabili. Questo sistema di ponderazione, quindi, permette di esprimere il prodotto di ricerca di una determinata struttura in termini di “unità pesate”, e di calcolarne il costo unitario rapportando a queste il costo della ricerca attribuito alla struttura. Da quanto sopra è agevole intuire quali sono i passi concettuali necessari al calcolo del costo per unità di output della ricerca (pesato): 1. determinazione del costo della ricerca da attribuire a ciascuna struttura; 2. pesatura dell’output di ciascuna struttura; 3. divisione del costo della ricerca della struttura per le unità di output pesate. Sul piano pratico, si può ricostruire il costo della ricerca relativo a ciascuna struttura partendo dai dati già fin qui elaborati, procedendo a trattarli adeguatamente ove necessario. 18 È necessario tenere presente al riguardo l’avvertenza già formulata a proposito dell’uso di diverse configurazioni di costo in relazione ai differenti obiettivi conoscitivi. 19 In effetti, pare difficile ipotizzare come “prodotto della didattica” il laureato, dal momento che nel giungere alla laurea la bontà del processo formativo interagisce strettamente con le capacità personali dello studente. Il costo per laureato, quindi, viene ad essere troppo influenzato da parte di fattori poco controllabili da parte della stessa università, e risulta perciò utilizzabile con scarsa significatività. 20 I confronti hanno senso fra unità appartenenti allo stesso macrosettore di appartenenza, dal momento che la produzione scientifica ha caratteri fortemente dissimili all’interno di settori diversi; in questo senso si veda il documento CRUI da cui questa parte dell’indagine ha tratto spunto. 110 DETERMINAZIONE DEL COSTO DELLA RICERCA DA ATTRIBUIRE A CIASCUNA STRUTTURA Premessa L’indagine sul costo di ricerca delle diverse strutture sarà condotta, in questa sede, a partire da dati di Facoltà: considerare il costo della ricerca a livello di Ateneo, detrarvi i costi direttamente imputabili alle singole strutture, e ripartire tra queste la differenza tramite dei driver del personale calcolati a livello di struttura di ricerca 21sarebbe infatti più semplice, e apparentemente corretto sul piano metodologico, ma avrebbe una pecca piuttosto rilevante: quella di considerare le proporzioni fra ricerca e didattica in modo aggregato, a livello di Ateneo. Come evidenziato nella sezione relativa alla ripartizione dei costi tra didattica e ricerca, infatti, la quasi equipartizione dei tempi di lavoro dei docenti 22 tra le due attività è da considerare una media tra quanto avviene nelle varie situazioni, esistendo contesti maggiormente dediti alla ricerca e altri alla didattica (nel caso di medicina, ovviamente, è necessario tenere in conto anche l’impegno profuso per l’assistenza). Al momento dell’attribuzione alle strutture di ricerca dei costi non imputati direttamente, quindi, ciascuna Facoltà vi riverserà un costo della ricerca la cui proporzione sui costi totali varia dall’una all’altra. Dato che il criterio per il ribaltamento dei costi è l’afferenza dei docenti alle Facoltà, si intuisce la differenza di risultati fra un approccio aggregato ai costi e uno più disaggregato quale quello qui proposto. A) IMPUTAZIONE ALLE STRUTTURE DEI COSTI DELLA RICERCA DIRETTI Tenendo sempre presente che la parte di costo da considerare, per lo scopo che qui ci si è proposti, è solo quella relativa alla ricerca, è necessario, come prima cosa, individuare i costi suscettibili di essere attribuiti in modo immediato alle diverse strutture. Questi sono: retribuzione corrente del personale docente, per il quale sono disponibili i dati relativi all’afferenza alle strutture23. 21 Anziché a livello di Facoltà come fatto in precedenza, quando si trattava di determinare il costo per Facoltà. 22 Il tempo dedicato dai docenti alle diverse attività istituzionali è stato infatti considerato il driver dell’impegno di risorse nelle attività: i costi non direttamente attribuibili ad una delle due attività sono stati infatti ripartiti sulla base dei tempi dedotti dal time budget (v. supra). 23 Sarebbe auspicabile una rilevazione dei dati rilevatimensilmente dal CINECA attraverso l'introduzione del settore disciplinare. 111 a. costi del personale tecnico-amministrativo, per cui pure sono disponibili i dati di afferenza a livello di struttura (si ricorderà che la ripartizione in base alle unità di personale docente si era resa necessaria solo al momento di allocare i costi del personale non docente alle Facoltà). b. borse di studio relative ai dottorati di ricerca, per le quali dovrebbero essere disponibili i dati a livello di dipartimento24 (in generale, di struttura). A) Retribuzione corrente del personale docente L’assegnazione alle strutture del costo “retribuzione corrente del personale docente” non presenta particolari problemi dal punto di vista metodologico, ma è facilmente intuibile come sia eccessivamente laborioso sommare per ogni struttura le retribuzioni delle unità di personale dei diversi ruoli onde ottenere la quota di costo del personale da assegnarle. È stato quindi ritenuto preferibile esprimere la retribuzione corrente dei diversi ruoli come porzione della retribuzione di un professore ordinario a tempo pieno, potendosi così esprimere le unità di personale in termini di unità di professori di quel tipo: ciò al fine di poter distribuire rapidamente fra le varie strutture il costo della retribuzione corrente del personale docente. In termini pratici, si è proceduto a stimare la proporzione esistente fra le retribuzioni correnti del personale docente dei diversi ruoli, sulla base delle tabelle retributive; i risultati25 sono stati i seguenti (la retribuzione maggiore, quella dei professori ordinari a tempo pieno, è stata posta =1): Pesi RUOLO STIPIPENDIO MENSILE COEFFICIENTE Pad 3.427.957 0,52 Pap 4.981.051 0,75 Pod 4.394.511 0,66 Pop 6.613.218 1,00 RCd 2.753.073 0,42 RCp 3.829.876 0,58 RU 2.624.461 0,40 Tramite la tabella seguente si procede a questo punto ad applicare i pesi: 24 Qualora questo dato non fosse disponibile nella sua scomposizione a livello di struttura lo si lascerà, indiviso, all’interno dei costi di Facoltà che saranno ripartiti in un secondo momento. 25 Peraltro sostenzialmente in linea con i parametri indicati dal MURST. 112 Tabella 13: Unità di personale docente pesato per dipartimento Unità di personale STRUTTURA DI RICERCA PAd PAp POd POp RCd RCp RU TOT Pesate TOT Centro anti-diabetico Centro di senologia Dip. archeologia e storia delle arti n1 n1+n2 (n1* 1)+(n2*0,58) = x n2 Dip. biologia ambientale Dip. .. ... Ist. … …….. Il valore riportato nella colonna Totale Pesato è stato determinato sommando i valori delle celle di riga moltiplicati per i pesi precedentemente determinati (si veda l’appendice per l’esemplificazione numerica ). Il valore così ottenuto, relativo alla struttura, va “temporaneamente” distribuito anche tra le diverse Facoltà a cui la struttura può essere ricondotta (ad esempio, vi sono dipartimenti i cui docenti appartengono tutti alla stessa facoltà, mentre ad altri appartengono docenti di facoltà diverse), e ciò avviene sulla base dei driver del personale docente già utilizzati nella prima parte per determinare i costi di facoltà. La tabella 14 Unità di personale docente (pesate) dei dipartimenti per facoltà assume quindi questa conformazione: STRUTTURA DI RICERCA TOT Pesate Unità di personale pesate ECO FAR GIU ING LET LIN MED SCI TOT. Pesate Centro anti-diabetico Centro di senologia Dip. archeologia e storia delle arti x x*D03ec x*D03fa x*D03gi x*D03in x*D03let x*D03fil x*D03me x*D03sc x Dip. biologia ambientale Dip. .. ... Ist. … …….. ……… Totale Il passo successivo consiste, presa una certa struttura, nel determinare, per ciascuna Facoltà, quanta parte della “retribuzione corrente personale docente” di quella Facoltà va attribuita a quella struttura. A questo fine: 1. si considera la cifra contenuta nella cella incrocio struttura-facoltà (presa dalla tabella precedente); 2. si divide per il totale di colonna. 113 Il valore così calcolato esprime la percentuale del costo 26 di Facoltà da attribuire alla struttura, sotto forma di “micro-driver” costruiti a partire dalle unità di personale pesate27 (v. tabella successiva). Tabella 15: Micro driver Micro driver STRUTTURA DI RICERCA ECO FAR GIUR ING LET LING MED SCI Doc. centro anti-diabetico Doc. centro di senologia Y=x*D03let / Doc. dip. archeologia e storia delle arti Doc. dip. biologia ambientale Doc. dip. ……. Doc.. ……. Doc. ist……. …………. Totale La tabella successiva impiega tale valore per il calcolo della quota di “retribuzione corrente personale docente”, relativa a ciascuna facoltà, da attribuire alla struttura: Tabella 16: Costo del personale docente dei dipartimenti imputato alle facoltà STRUTTURA DI RICERCA Costo personale docente ECO FAR GIUR ING LET LING MED SCI Costo Totale Centro anti-diabetico Centro di senologia Dip. archeologia e storia delle arti Y*U01.ALett Dip. biologia ambientale Dip. .. ... Ist. … …….. ……… Totale Ad esempio il valore di costo della Facoltà di Lettere da attribuire al dipartimento di archeologia e storia delle arti è pari a 962 milioni = 15,7%*6249 28. Nel caso in cui alla “formazione” di un dipartimento concorrano docenti di più Facoltà, il costo della retribuzione corrente da attribuire alla struttura è determinato dal totale di riga, pari alle quote-parti di costo delle diverse facoltà (ad esempio, il costo della “retribuzione corrente personale docente” del dipartimento di biologia molecolare è dato dalla somma delle quote-parti “provenienti” dalle facoltà di Farmacia, Medicina, Scienze). 26 Si tratta sempre della “retribuzione corrente personale docente”. Si tratta di driver costruiti in questa sede ad hoc per l’imputazione della retribuzione ordinaria del personale docente alle varie Facoltà. 27 28 Valore della retribuzione corrente del personale docente della Facoltà di Lettere. 114 B) Retribuzione del personale non docente Per quanto riguarda questa voce di costo, è sufficiente riportare la corrispondente voce desunta dalla tabella 7 (già presentata nell’Appendice 4 dedicata al calcolo del costo di Facoltà), che riporta il costo del personale non docente per struttura. L’unica eccezione riguarda il costo del personale non docente imputato alla facoltà di medicina per il quale deve essere scorporata la componente da imputare all’attività assistenziale sulla base delle percentuali di ripartizione rilevate mediante il time budget. Tabella 17: Costo del personale non docente STRUTTURA DI RICERCA Costo personale non docente ECO FAR GIUR ING LET LING MED SCI Costo Totale Centro anti-diabetico Centro di senologia Tab. 7 Tab. 7 Tab. 7 Tab. 7 Tab. 7 Tab. 7 Tab 7* % t. ric. Tab. 7 Dip. archeologia e storia delle arti Dip. biologia ambientale Dip. .. ... Ist. … …….. ……… Totale C) Borse di studio relative ai dottorati di ricerca Come accennato in precedenza, anche per questa voce dovrebbe essere disponibile la ripartizione analitica degli importi per struttura; nel caso che ciò non sia verificato, l’importo delle borse di studio per dottorati di ricerca resterà indiviso e sarà attribuito indirettamente come descritto nel prosieguo. Tabella 18: Costi diretti STRUTTURA DI RICERCA Costo Personale Docente (U01.A) Costo Personale non docente (U01E) Borse di studio dottorati (U05) Totale Costi diretti Centro anti-diabetico Centro di senologia Dip. archeologia e storia delle arti Dip. biologia ambientale Dip. .. ... Ist. … …….. ……… Totale A questo punto, una parte dei costi di ciascuna facoltà è stata ricondotta direttamente alle strutture: per la parte restante si rende necessaria una allocazione 115 indiretta, che sarà effettuata in base all’afferenza del personale docente: in termini pratici, il driver per l’allocazione della parte residua dei costi di facoltà è quello relativo alle unità (non pesate, stavolta) di personale docente (della facoltà di volta in volta in esame) presenti all’interno di ciascuna struttura. Tabella 19: Costi indiretti da attribuire Facoltà Costo della ricerca Costo del personale docente (U01.a) Costo del personale non docente (u01.f) Borse di studio (u05) Costi indiretti Economia Farmacia Giurisprudenza Ingegneria Lettere Lingue Medicina Scienze Totale di ateneo L’ultima operazione necessaria per determinare il costo di ciascuna struttura è quindi la semplice somma dei costi attribuiti direttamente alla struttura e di quelli provenienti “indirettamente” (sulla base del driver personale docente, come detto) dalle diverse facoltà, come evidenziato nella tabella sottostante. Tabella 20: Costo delle strutture di ricerca STRUTTURA DI RICERCA Costi diretti Costi indiretti Eco Far Giu Ing Lett Ling Med Sci Costo complessivo Centro anti-diabetico Centro di senologia Dip. archeologia e storia delle arti Dip. biologia ambientale Dip. .. ... Ist. … …….. ……… Totale 2. DETERMINAZIONE DELLE UNITA’ DI OUTPUT DELLA RICERCA DI CIASCUNA STRUTTURA Sulla base dei pesi stabiliti dalla CRUI nel documento citato sopra, è agevole determinare le unità di output prodotte da ciascuna struttura di ricerca, tramite una semplice tabella del tipo: 116 lingua TIPOLOGIE di PRODOTTO pesi Articoli su riviste ISI con IF >=10 E 2 Articoli su riviste ISI con IF >= 3 e < 10 E 1,5 Articoli su riviste ISI con IF >= 1 e < 3 E 1 Articoli su riviste ISI con IF < 1 E 0,5 Libro di ricerca originale I 1,0 Libro di ricerca originale E 4,0 Altri articoli in extenso su rivista con referee I 0,2 Altri articoli in extenso su rivista con referee E 0,4 Capitoli di libro I 0,3 Capitoli di libro E 1 Articoli in atti di congresso con referee I 0,1 Articoli in atti di congresso con referee E 0,4 Rapporti finali di ricerca I 0,2 Rapporti finali di ricerca E 0,3 Brevetto I 0,5 Brevetto E 1,5 Brevetto sfruttato industrialmente i/e 2,0 Q () Produzione totale Unità convenzionali (=pesi*Q) XXX= Secondo le indicazioni della CRUI, il numero di pubblicazioni da ricondurre alla struttura di ricerca va normalizzato rispetto al rapporto tra il numero di coautori afferenti alla struttura (sulla base della affiliazione indicata nella pubblicazione) e il numero complessivo di coautori della pubblicazione stessa. 3: DETERMINAZIONE DEL COSTO DELL’UNITA’ DI OUTPUT Si tratta a questo punto, semplicemente, di dividere il costo della struttura di ricerca per le unità di output ora determinate: Costo dell' unità di OP Inserire Appendice 7 117 Costo della struttura OP pesato (XXX) 2.4.6 Dalla contabilità finanziaria alla contabilità economica Introduzione Come noto, la contabilità tradizionalmente adottata negli Enti Pubblici è stata, ed ancora in buona parte è, a base finanziaria, in cui trovano espressione unicamente i valori di Entrata e di Uscita, non anche quelli di Costo e di Ricavo; la logica a ciò sottesa è quella di un potere sovraordinato il cui esercizio sarebbe sufficiente ad assicurare l’equilibrio economico all’interno dei singoli periodi, o comunque in grado di spingere l’Ente a comportamenti economici in grado di recuperarlo qualora tale equilibrio dovesse venir meno. L’adozione della contabilità finanziaria, secondo un’impostazione ormai consolidata, è in effetti il riflesso di una concezione della fase del controllo come momento di verifica innanzitutto della legittimità formale delle scelte, piuttosto che come momento di riscontro della loro opportunità. Il fatto che gli Enti Pubblici, nella loro concezione tipica, siano dediti alla produzione di beni non oggetto di scambio e appropriazione (e quindi privi di prezzo) non significa però che a tali enti non si possano applicare, ai fini del controllo, strumenti sviluppati dall’economia aziendale nell’ambito delle imprese private. Qualora si voglia indagare su efficienza e efficacia conseguite nell’impiego delle risorse a livello di sub-unità organizzativa, infatti, risultano utilmente applicabili, come visto, i concetti di centro di attività (sub-unità organizzativa il cui scopo è quello di conseguire l’equilibrio costi-ricavi in relazione ad un livello di servizio stabilito), e di centro di costo (sub-unità organizzativa il cui scopo è l’impiego il più efficiente possibile delle risorse disponibili, cioè la minimizzazione dei costi, in relazione ad un determinato livello di servizio). È evidente che l’utilizzo di strumenti di controllo che si rifanno a tali concetti comporta la necessità di dati di natura economico-patrimoniale, in grado di tener conto dell’interdipendenza temporale dei processi; in altre parole, vi è bisogno di dati di natura economica, che, qualora non costituiscano l’output immediato della contabilità (come succede nei sistemi di contabilità finanziaria), devono essere ricavati a partire da quelli, disponibili, di natura finanziaria. A questo proposito, è da tenere sempre presente che la non corrispondenza, all’interno dei singoli esercizi, tra i valori di Costo e Spesa e tra quelli di Ricavo e Entrata è dovuta alla frammentazione dell’attività gestionale, per sua natura unitaria e continua, in sottoperiodi. Ciò comporta che un costo sorto in un periodo possa, al termine di questo, non avere ancora trovato manifestazione finanziaria, lasciando 118 quindi traccia di sé come debito, o che un costo sostenuto per l’acquisto di un bene di durata maggiore di quella dell’esercizio possa trovare interamente manifestazione finanziaria all’interno di questo, mentre competerà economicamente a tutti quegli esercizi futuri durante i quali cederà, gradualmente, la propria utilità. Questa semplice considerazione (che vale specularmente anche per il rapporto Ricavo – Entrata), con le sue implicazioni, è in pratica il solo strumento concettuale necessario al passaggio dai dati finanziari ai dati di natura economica; questo comporta però, all’atto pratico, una serie di problemi e la necessità di una serie di congetture, necessarie al superamenti di questi. La sezione successiva, in vero, è dedicata proprio all’illustrazione di una metodologia di trattamento dei dati contabili finanziari in grado di consentire, con un impegno ragionevole in termini di tempi di implementazione, costi e aggravio di lavoro per i centri interessati, la “trasformazione” dei dati finanziari in dati economici, con risultati sufficientemente attendibili. Sembra comunque opportuno, a questo punto, prospettare nuovamente la tendenza ad un rovesciamento dell’impostazione, nel senso di una contabilità economica dalla quale derivare, per le necessità di contabilità pubblica, i dati finanziari29. I tempi necessari e le difficoltà di questo passaggio suggeriscono, tuttavia, di dare a questo processo un carattere di spiccata gradualità; la procedura di elaborazione dei dati economici a partire da quelli finanziari, quindi, può essere considerata a ciò funzionale, se non altro perché permette ai responsabili di adattare la loro mentalità in senso economico piuttosto che finanziario in maniera meno traumatica rispetto a un mutamento integrale. Dai dati finanziari ai dati economici: la metodologia e i problemi Nel passare ai valori economici partendo da quelli finanziari, il problema più rilevante dovrebbe essere, per quanto detto sopra, il riparto delle spese pluriennali fra più esercizi; trattando opportunamente gli impegni di spesa, si dovrebbe infatti poter arrivare piuttosto agevolmente alla determinazione dei costi. Ciò, tuttavia, è vero solo in via teorica, sotto la condizione della costante esistenza di una corrispondenza biunivoca fra l’impegno e la spesa che questo dovrebbe rappresentare; in realtà, esiste una serie di motivi per cui tale corrispondenza non risulta sempre verificata: 29 In questo senso, una possibile conferma può essere tratta da quanto avviene per le università che hanno in gestione aziende ospedaliere: per queste ultime, infatti, la riforma della sanità ha imposto l’obbligo di tenuta della contabilità economica. Le università che gestiscono aziende di questo tipo, quindi, hanno preferito omologare il loro sistema contabile in questo senso piuttosto che mantenere due tipi di contabilità, con i problemi di integrazione che ciò avrebbe comportato. 119 1. la non omogeneità della base rappresentata dagli impegni di spesa, dovuta al diverso modo di operare delle Ragionerie delle varie Università; in particolare, l’omogeneità dei dati è messa fortemente in dubbio dalla diversa propensione a determinare i c.d. residui impropri; 2. la possibilità, almeno teorica, che qualche ateneo opti, sulla base dell’opportunità offerta dalla l. 168/89, per l’adozione del bilancio di sola cassa; 3. l’esistenza di strutture interne all’Università che, dotate di autonomia di bilancio e di spesa, operano per sola cassa. Tutto ciò va tenuto presente, nell’implementazione di strumenti di controllo di gestione, poiché i dati che possono fornire una base di partenza sufficientemente omogenea sono quelli di natura finanziaria, dal momento che esistono documenti autorizzativi delle Entrate e delle Uscite (reversali e mandati) che hanno caratteristiche simili in tutte le Università e che sono ovunque gestiti con procedure informatiche. L’uso di tali informazioni comporterà inoltre il vantaggio di contenere entro limiti tollerabili l’aggravio di lavoro per le strutture amministrative. Tali dati, probabilmente, non coincidono esattamente con quelli “economici”, ma dovrebbero rappresentare un’approssimazione sufficientemente esatta, in relazione agli scopi di contabilità dei costi, del fenomeno indagato. Ancora una volta, due ordini di problemi si pongono in relazione all’uso di queste informazioni: i. un primo, di carattere strettamente contabile, legato alla necessità che i centri di spesa aggiungano, alle informazioni registrate per ciascun mandato o reversale, una serie di codici atti a permettere l’identificazione: del centro di costo: a questo fine sono sufficienti quatto caratteri alfanumerici, poiché le disposizioni di classe 4 di 36 caratteri (26 lettere + 10 cifre) sono in tutto 1.336.336; della natura della spesa/costo: sono sufficienti due caratteri, dato che le combinazioni di 36 elementi di classe 2 sono 1260; della funzione che ha originato il sostenimento della spesa (un carattere); della competenza temporale: a questo scopo possono essere sufficienti tre caratteri, uno per il periodo di competenza e due per la percentuale di imputazione al periodo di competenza. 120 In pratica la sequenza di codici avrebbe l’aspetto sotto esemplificato: %ale IMPUTAZIONE al periodo di competenza Competenza FUNZIONE Codice CENTRO DI COSTO Codice CONTO BASE X X X X Y Y Z 0 0 0 dove i valori ammessi per ciascun codice sono i seguenti: CENTRO DI COSTO: da 0000 a ZZZZ, con esclusione dei valori O e I (in tutto 1.336.336 combinazioni di cui 1.462 gestite centralmente: valori da 0000 a 018Z); CONTO BASE: da 00 a ZZ, con esclusione dei valori O e I (1.156 combinazioni); FUNZIONE: A = Amministrazione D = Formazione R = Ricerca C = Attività Commerciale (prestazioni a pagamento) S = Assistenza Sanitaria J = Funzioni congiunte (default) Z = DATI DA ELIMINARE (vedi infra) COMPETENZA: 0 = Periodo corrente 1 = Periodo precedente 2 = Periodo successivo IMPUTAZIONE AL PERIODO DI COMPETENZA: da 00 (default, equivalente al 100%) a 99 (il complemento a 100 viene imputato al periodo successivo) L’onere aggiuntivo per i Centri di Spesa delle Università sarà quindi dato dall’introduzione, sui mandati e sulle reversali, di un numero di caratteri compreso fra 6 e 10. ii. Il secondo ordine di problemi nell’uso dei dati finanziari è legato a sua volta a tre fenomeni: a) esistenza di mandati cumulativi (ciascuno dei quali atto al pagamento di più fatture emesse dallo stesso beneficiario), che comporta che le varie fatture possano essere riferite ad oggetti diversi, con un diverso codice contabile (il secondo di quelli sopra descritti). 121 La soluzione qui proposta è quella di usare il codice relativo alla categoria di spesa che all’interno dello specifico mandato assume maggior valore. b) emissione di mandati collettivi (con i quali vengono pagati più beneficiari, come nel caso delle retribuzioni), che comporta l’impossibilità a collegare immediatamente la spesa ad un determinato centro di costo. La soluzione proposta per tale inconveniente è l’identificazione di tali mandati attraverso l’attribuzione di un codice particolare (Z), che ne consenta l’identificazione e la successiva eliminazione; i dati relativi ai centri di costo dovranno in questi casi essere ricostruiti per via extracontabile. Per i file relativi alle retribuzioni, che ogni università è già tenuta a trasmettere periodicamente al CINECA, è stata prospettata la necessità di solo modeste modifiche. c) presenza di mandati, aventi un unico beneficiario, con i quali si regolano spese relative a più centri di costo; se non risolvibile in modo analogo al precedente, è stata paventata, come possibile soluzione a questo problema, l’aggregazione di queste spese nel conto generale “Ateneo”. L’immissione dei codici di cui sopra, naturalmente, non costituisce che il primo passo della procedura: sarà infatti necessario che i centri di spesa estraggano, con la periodicità stabilita (molto probabilmente infrannuale), le informazioni relative a: codice dell’Ateneo; codice del centro di costo; codice di contabilità (identificativo della natura della spesa); codice della funzione; flag di ripristino della competenza; percentuale di imputazione al periodo; quantità trattate (n° mandati/reversali, n° mesi-uomo nel caso delle retribuzioni); somma spesa aggregata per codice di contabilità (natura della spesa); esercizio in cui è stata sostenuta la spesa. Il sistema di elaborazione dati dovrà, in aggiunta a quelli appena elencati, generare automaticamente altri due campi: esercizio di imputazione del costo; importo del rateo. 122 I dati così trattati costituiranno una base sufficiente per la loro “trasformazione” in dati economici, applicando ai quali opportuni criteri di imputazione (si vedano i paragrafi precedenti) sarà possibile giungere alla definizione dei costi relativi ai vari centri per quanto riguarda l’esercizio considerato. È qui il caso di accennare al fatto che, affinché il ripristino della competenza temporale abbia il tempo di compiersi, da parte dell’Ufficio competente, (il che avviene tramite la considerazione dei codici contenuti nel mandato/reversale) è necessario attendere la fase di liquidazione della spesa/incasso dell’entrata; d’altro canto, è necessario che l’elaborazione non avvenga con ritardo eccessivo rispetto alla chiusura dell’esercizio considerato. Per questi motivi, quindi, pare ragionevole ipotizzare un’attesa di 3 mesi dalla chiusura dell’esercizio prima di passare all’elaborazione in senso economico dei dati contabili: un periodo di 90 giorni dal momento della prestazione reale pare infatti, almeno nella maggior parte dei casi, sufficiente poiché quella possa dispiegare i propri effetti finanziari. 123 3. CATALOGAZIONE DEL MATERIALE DISPONIBILE IN MATERIA DI ESPERIENZE DI CONTROLLO DI GESTIONE IN UNIVERSITÀ ITALIANE Introduzione Il lavoro del Gruppo di ricerca presentato in questo documento ha tratto origine (con particolare riguardo ad alcuni aspetti strettamente correlati alla definizione delle metodologie di stima dei costi ed alla descrizione di alcune esperienze relative a singoli atenei argomentate all'interno delle sezioni concernenti le varie tematiche) oltre che dall'esperienza dei singoli membri del Gruppo, anche dalla raccolta e dall'analisi del materiale prodotto dai Nuclei di valutazione degli atenei italiani. Tale raccolta è stata effettuata tramite l'Osservatorio per la valutazione del sistema universitario nei mesi di Marzo ed Aprile 1998. La documentazione raccolta, disponibile sia presso la sede dell'Osservatorio per la valutazione del sistema universitario sia presso la sede operativa del Gruppo di ricerca situata nei locali dell'Ufficio studi per la programmazione ed il controllo di gestione dell'Università di Siena, è, quindi, stata catalogata con riferimento alle informazioni da essa deducibili in tema di contabilità analitica ed analisi dei costi. Tale classificazione costituisce l'oggetto di questo capitolo. 3.1. Catalogazione del materiale DEFINIZIONE ANALITICA DEI COSTI DERIVANTE DA RILEVAZIONI SISTEMATICHE BASATE SU DATI DI NATURA FINANZIARIA - Università degli Studi di Siena, Nucleo di Valutazione “Rapporto 1997”; “Riclassificazione delle spese effettuate nell’esercizio finanziario 1995 per centri di costo”(11/97); “Contabilità analitica e calcolo del costo per studente nell’Università di Siena” (3/98) - Università Ca' Foscari di Venezia, Nucleo di Valutazione Interna "Rapporto annuale 1997", Capitolo 8 - La gestione finanziaria; Gruppo di Lavoro diretto dalla Prof.ssa Maria Bergamin Barbato, "Analisi dei costi dell'ateneo secondo la logica economica e in riferimento alle singole strutture e centri istituzionali"; - Università degli Studi di Milano, Nucleo di Valutazione: "Conti economici gestionali per centri di costo - consuntivo 1996", "Sistema amministrativo di Ateneo edizione 1998" 125 DEFINIZIONE ANALITICA DEI COSTI BASATI SU DATI DI NATURA FINANZIARIA OPPORTUNAMENTE INTEGRATI E MODIFICATI - Università degli Studi di Bologna, Nucleo di Valutazione: "Rapporto di Valutazione per l'anno 1996, Cap.6, La stima dei costi”, ”Progetto di fattibilità” contenente la metodologia usata per il calcolo dei costi di cui al Rapporto di Valutazione 1996; - Università degli Studi di Firenze, Settore budget e auditing: "Costi di esercizio anno 1997", Nucleo di valutazione interna "Rapporto 1998"; - Università degli Studi di Pavia, Nucleo di Valutazione: "Conto economico per centri di costo"; - IULM Libera Università di Lingue e Comunicazione, Illustrazione dei concetti informatori e delle metodologie in fase di applicazione sperimentale per l'analisi dei costi e dei risultati economici a livello di centri di costo e di attività istituzionali; COMUNICAZIONE DELL’ESISTENZA DI UN SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA E DELLA DEFINIZIONE DEI CENTRI DI COSTO E/O DI REPORT SEZIONALI ACCOMPAGNATA DA UNA BREVE DESCRIZIONE DELLA METODOLOGIA STESSA - Università degli Studi di Ancona; - Università Commerciale Luigi Bocconi; COMUNICAZIONE DELL’ESISTENZA DI UN PROGETTO PER LA DEFINIZIONE ANALITICA DEI COSTI, BASATA SU DATI DI NATURA FINANZIARIA, SENZA INDICAZIONI DI RISULTATI O DELLA METODOLOGIA UTILIZZATA Comunicazione indicata nel Rapporto annuale - Politecnico di Bari, Nucleo di Valutazione: "Relazione del Nucleo di Valutazione della gestione delle risorse e della gestione amministrativa - Conto Consuntivo esercizio 1996. Capitolo 3: Elementi per la valutazione della gestione delle risorse"; - Università degli Studi della Calabria, Nucleo di Valutazione: "Rapporto sull'attività dell'Università degli Studi della Calabria 1996" e comunicazione di un progetto esecutivo per la "Realizzazione di un progetto per l'attuazione di un sistema informativo contabile per centri di costo"; - Università degli Studi di Padova, Nucleo di Valutazione "Relazione del Nucleo di Valutazione per l'anno 1995" e "Relazione del Nucleo di Valutazione per l'anno 1996. Capitolo 5: Proposte conclusive del Nucleo"; - Università degli Studi di Perugia, Nucleo di Valutazione interna: " Relazione sulla situazione dell'Ateneo nell'anno accademico 1995-1996. Parte 1: presentazione" 126 - Università degli Studi di Trieste, Nucleo di Valutazione: "Relazione sull'attività svolta e sul Conto Consuntivo Esercizio Finanziario 1996. Cap. 5: Conclusioni e indicazioni programmatiche"; Comunicazione presenti in note inviate al gruppo di ricerca - Politecnico di Milano - Università degli Studi di Genova - Università degli Studi del Molise - Seconda Università degli Studi di Napoli - Università degli Studi di Parma - Università degli Studi – Roma Tre - Università degli Studi di Salerno - Università per Stranieri di Siena - Università degli Studi di Udine STIME DEL CALCOLO DEI COSTI PER STUDENTE ISCRITTO E/O PER LAUREATO A LIVELLO DI ATENEO, BASATE SU PRIME ELABORAZIONI DI DATI DI NATURA FINANZIARIA - Università degli Studi di L'Aquila, Nucleo di valutazione "Relazione 1996; - Università degli Studi della Basilicata – Potenza, Nucleo di Valutazione: "Relazione al bilancio consuntivo esercizio finanziario 1994", "Relazione al bilancio consuntivo esercizio finanziario 1995", “Rilevazione dei costi di gestione relativi all’esercizio finanziario 1995” - Università degli Studi di Cagliari, Nucleo di Valutazione: "Relazione del Nucleo di Valutazione dell’anno 1995"; - Università degli Studi di Modena, Nucleo di Valutazione Interna: "Relazione per l’anno 1996"; - Università degli Studi di Parma, Nucleo di valutazione "Relazione sulla gestione dell'Università di Parma competenza esercizio 1997” - Università degli Studi di Torino, "Relazione di sintesi del Nucleo di Valutazione per l’anno 1996" e "Relazione del Nucleo di valutazione per l’anno 1996"; EFFETTUAZIONE DI UN'ANALISI DELLE GRANDEZZE CONTABILI, DA RILEVAZIONI BASATE SU DATI DI NATURA FINANZIARIA - Scuola Normale Superiore di Pisa, Nucleo di Valutazione "Relazione 1996"; - Università degli Studi di Genova, Nucleo di Ateneo per la valutazione dell’efficienza e dell’efficacia , “Relazione del Nucleo di Valutazione, 1996; 127 - Università degli Studi di Sassari, Nucleo di valutazione interna: "Relazione anno accademico 1996/97", "Relazione sulla gestione dell’Università di Sassari con competenza sull’esercizio 1994", paragrafo 2.1: La contabilità finanziaria e i problemi di misurazione; - Università degli Studi di Udine, Nucleo di Valutazione: "Conto consuntivo 1996", cap. 6 La gestione amministrativa; 128 4. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA POLITICA DI FINANZIAMENTO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO: CATALANO G., SILVESTRI P., 1992, Il finanziamento del sistema universitario italiano, Ministero del Tesoro, Commissione Tecnica per la Spesa Pubblica, ricerche n. 3, Roma. CHEPS, 1996, Funding mechanisms for higher education: a five-country based survey with special reference to performance based funding approaches, a cura di B. Jongbloed, J. Koelman,. Enschede, 1996. GIARDA D.P., PETRETTO A., CATALANO G., SILVESTRI P., 1996, “La standardizzazione dei costi nel sistema universitario italiano”, Politica Economica, Anno XII, n. 1. NATIONAL CENTER FOR EDUCATION STATISTICS, 1997, International Education Expenditure Comparability Study: Final Report, a cura di S. M. Barro, v.I, U.S. Department of Education, Office of Educational Research and Improvement. OECD, 1990, Financing Higher Education. Current Patterns, Paris, Oecd. OECD, 1992, Public educational expenditure, costs and financing: an analysis of trends 1970-1988, Paris Cedex. OECD, 1995, Education at a Glance. Oecd Indicators, Paris, Oecd. SILVESTRI P., CATALANO G., 1992, Il governo delle risorse nel sistema universitario italiano, Ministero del Tesoro, Commissione Tecnica per la Spesa Pubblica, ricerche n. 4, Roma. STIMA DEI COSTI NELLE ISTITUZIONI UNIVERSITARIE: BERNARDI e CORDARI, La laurea e il costo. Un approccio all’analisi della spesa pubblica per laureato nelle facoltà padovane, in POLIS IX, 3 dicembre 1995, pp. 449 – 470; CECCANTI, Sistema informativo contabile Università; Centri di Costo, definizioni operative, 10/01/1995; CECCANTI, “Sulle procedure di rilevazione dei costi universitari”, Parere di G. Ceccanti su un documento interno del Nucleo di Valutazione e dell’Ufficio Studi Organizzativi dell’Università di Siena, Siena, Maggio, 1996; CENGIZ HARSEVER & YUKI MURAGISHI, 1998, “ Measuring value in MBA programmes”, Education Economics, v.6, n. 1. COHN E., RHINE S.L.W., SANTOS M.C., 1989, “Institution of Higher Education as a multiproduct firms: economies of scale and scope”, The Review of Economics and Statistics, v. 71. COLUCCI (a cura di ), Riclassificazione delle spese effettuate nell’esercizio finanziario 1995 per centri di costo, Quaderno 3/96, Università degli Studi di Siena, Nucleo di valutazione, Siena, Settembre, 1996; COLUCCI (a cura di ), Riclassificazione delle spese effettuate nell’esercizio finanziario 1996 per centri di costo, Quaderno 4/97, Università degli Studi di Siena, Nucleo di valutazione, Siena, Novembre, 1997; COLUCCI, L’analisi dei costi nel processo di autonomia finanziario, (bozza provvisoria); COLUCCI, Una metodologia per la ripartizione dei costi tra le facoltà: i costi della didattica e i costi della ricerca. I costi medi come parametri integratici per la ripartizione dei fondi statali tra le Università; COMMISSIONE MISTA MURST ISTAT, Stato di avanzamento dei lavori della commissione, Roma, 6 Maggio 1998; CRUI, L’Università e il sistema dei controlli, Febbraio 1997; CRUI, Una proposta per la valutazione delle attività di gestione dell’Università, Gruppo di Lavoro CRUI, Roma, 27 Maggio, 1998; DARRELL R. LEWIS & HALIL DUNDAR, 1995, “Economies of scale and scope in Turkish universities”, Education Economics, v.3, n. 2. De GROOT H., MC MAHON W.W., VOLKWEI N J.F., 1991, “The cost structure of american research universities”, The Review of Economics and Statistics, v. 73. GIARDA, PETRETTO, CATALANO, SILVESTRI, La quota di riequilibrio del fondo per il finanziamento ordinario delle Università, Documento di sintesi n. 1, Settembre 1995; GIARDA, PETRETTO, CATALANO, SILVESTRI, La standardizzazione dei costi nel sistema universitario italiano, in Politica Economica, a. XII, n. 1, Aprile 1996, pp. 3-49; GLASS J.C., MCKILLOP D.G., HYNDMAN N., 1995, “Efficiency in the provision of university teaching and research: an empirical analysis of the U.K. universities”, Journal of Applied Econometrics, v. 10. GRUPPO DI LAVORO PER IL CONTROLLO DEI REGOLAMENTI DI AMMINISTRAZIONE E CONTABILITA’ DELLE UNIVERSITA’, Relazione sui regolamenti di amministrazione, finanza e contabilità, Siena, 23 Settembre 1997; GRUPPO DI LAVORO SULLA CONTABILITA’ PRESSO L’UFFICIO STUDI PER LA PROGRAMMAZIONE ED IL CONTROLLO DI GESTIONE DELL’UNIVERSITA’ DI SIENA, Un’ipotesi operativa per l’analisi di bilanci universitari, 18 Aprile 1997; G. JOHNES, 1992, The Economics of Education, London, MacMillan. JOHNES G., 1996, “Multiproduct cost function and the funding of tuition in U.K. universities”, Applied Economic Letters, v. 3, n. 2. LLOYD P.J., MORGAN M.H., WILLIAMS R.A., 1993, “Amalgamation of universities: are these economies of scale or scope?”, Applied Economic Letters, v. 3, n. 9. LLOYD P.J., 1994, “A multiple-output cost function for Australian Universities”, Australian Economics Papers, v.33, n. 63. NUCLEO DI VALUTAZIONE DELL’UNIVERSITA’ DI SIENA CON LA COLLABORAZIONE DELL’UFFICIO STUDI ORGANIZZATIVI, Alcune riflessioni in tema di costi, documento 2/96, Siena, Aprile 1996; PESENTI R., UKOVICH W., 1996, Evaluating academic activities using DEA, ricerca n. 24, Università degli Studi di Udine. R.H. BERRY, Management Accaunting in Universities, CIMA, 1994; RAJINDAR K. KOSHAL, MANJULIKA KOSHAL & ASHOK K. GUPTA, 1996, “Research grants and school ranking of PhD granting institutions: a simultaneous equations model”, Education Economics, v.4, n. 1. VERRY D.W., LAYARD P.R.G, 1975, “Cost functions for university teaching and research”, Economic Journal, v.85. VERRY D.W., DAVIES B., 1976, University costs and outputs, Amsterdam, Elsevier. UNIVERSITY OF SOUTHERN CALIFORNIA, Revenue Center Management System, School of Business Administration, November 18, 1992. VALUTAZIONE DEGLI INPUT ED OUTPUT DEL SISTEMA: ISTAT, 1982, “Indagine statistica sulla ricerca scientifica”, in Bollettino Mensile di Statistica, supplemento al n. 13. JOHNES G., 1992, “Performance indicators in higher education: a survey of recent work”, Oxford Review of Economic Policy, v. 8, n 2. SCARDA A.M., 1994, “Risultati di una rilevazione dell’attività scientifica e tecnica nelle università”, ISRDS-CNR, Rapporto tecnico n. 9, Roma. Appendici Osservatorio per la valutazione del sistema universitario le pubblicazioni degli ultimi 12 mesi DOC Il riparto della quota di riequilibrio del fondo per il finanziamento ordinario delle università: proposte per il triennio 1998-2000, Doc 3/98, giugno 1998 L'evoluzione della domanda di formazione universitaria: studenti, laureati e studenti equivalenti, Doc 4/98, luglio 1998 Parere dell'Osservatorio su "Criteri, procedure, tempi e modalità di istituzione delle facoltà, corsi di laurea e di diploma in scienze motorie", Doc 5/98, ottobre 1998 Verifica delle disponibilità di dotazioni della istituenda "Libera Università di Bolzano", Doc 6/98, ottobre 1998 Valutazione del progetto di decongestionamento dell'Università "Federico II" di Napoli, Doc 7/98, ottobre 1998 Relazione sull'attività svolta nel 1997, Doc 8/98, ottobre 1998 Programma di attività per il 1999, Doc 9/98, ottobre 1998 Ruolo, organizzazione e attività dei nuclei di valutazione delle università. Anno 1997, Doc 10/98, novembre 1998 Indicazioni per la preparazione delle relazioni dei Nuclei di valutazione interna e insieme minimo di indicatori, Doc 11/98, novembre 1998 Parere dell’Osservatorio per l'individuazione di criteri per il graduale riequilibrio nella distribuzione del fondo destinato ai collegi universitari - cap. 1508, Doc 12/98, novembre 1998 Parere sullo schema di regolamento in materia di dottorato di ricerca, Doc 13/98, dicembre 1998 Sviluppo e programmazione del sistema universitario per il triennio 1998-2000. Relazione tecnica dell’Osservatorio 1a parte, Doc 1/99, gennaio 1999 Sviluppo e programmazione del sistema universitario per il triennio 1998-2000. Relazione tecnica dell’Osservatorio 2a parte – Le proposte di istituzione di nuove università non statali, Doc 2/99, gennaio 1999 Relazione sull’attività svolta nel 1998, Doc 3/99, marzo 1999 Sviluppo e programmazione del sistema universitario per il triennio 1998-2000. Relazione tecnica dell’Osservatorio. 3a parte. Le proposte pervenute per gli obiettivi H e I, Doc 4/99, marzo 1999 RdR Valutazione della didattica da parte degli studenti, Gruppo di ricerca dell'Osservatorio, luglio 1998, RdR 1/98 Recenti sviluppi delle politiche per il diritto allo studio nei paesi dell'Unione Europea, Deutsches Studentenwerk, ottobre 1998, RdR 2/98, versione a stampa University Funding Mechanisms and related issues, Cheps, ottobre 1998, RdR 3/98 Scuole superiori per interpreti e traduttori: rilevazioni ed analisi per predisporre proposte utili al riordino del settore, Gruppo di ricerca dell'Osservatorio, settembre 1998, RdR 4/9 stituti di educazione fisica: rilevazioni ed analisi per predisporre proposte utili al riordino del settore, Gruppo di ricerca dell'Osservatorio, ottobre 1998, RdR 5/98 Misurazione e valutazione delle biblioteche universitarie, Rapporto preliminare del gruppo di ricerca, gennaio 1999, RdR 1/99 La stima dei costi delle diverse attività istituzionali delle università, Rapporto finale del gruppo di ricerca, aprile 1999, RdR 2/9 REPRINT L. Biggeri, "Programmazione e valutazione dello sviluppo del sistema universitario", reprint dell'articolo pubblicato su: La programmazione del sistema universitario, Università Ricerca n. 2, 1998, maggio 1998, Reprint 1/98 G. Catalano, "Il diritto allo studio in Italia", reprint dell'articolo pubblicato su Recenti sviluppi delle politiche per il diritto allo studio nei paesi dell'Unione Europea, Deutsches Studentenwerk, ottobre 1998, Reprint 2/98 L. Biggeri, L. Scarpitti "Evaluation in the Italian University System", paper presentato a: International Conference on Evaluation: Profession, Business or Politics? Rome, October 29-31, ottobre 1998, Reprint 3/98 Le pubblicazioni dell'Osservatorio sono disponibili in Internet alla pagina: http://www.murst.it/osservatorio/pubblic.htm