Quando il vaccino sembra inefficace: le sindromi parainfluenzali Che cosa sono Le sindromi parainfluenzali sono malattie infettive molto comuni causate da virus appartenenti al genere paramixovirus (quelli dell’influenza sono ortomixovirus), dei quali si riconoscono quattro principali sierotipi (HPIV 1-4). La trasmissione avviene per via aerogena diretta, attraverso l’inalazione delle goccioline di secrezioni respiratorie e saliva emesse con tosse e starnuti, ma anche per via indiretta, attraverso il contatto delle mani con secrezioni infette. Le infezioni da virus parainfluenzali sono diffuse in tutto il mondo e si verificano nel corso di tutto l’anno (anche in concomitanza con le epidemie di influenza propriamente detta), sebbene alcuni sierotipi del virus predominino in autunno o primavera. Nell’adulto causano solitamente infezioni del tratto respiratorio superiore di lieve entità simili all’influenza, mentre costituiscono una delle cause più diffuse di infezioni delle basse vie respiratorie potenzialmente fatali nel soggetto con compromissione delle difese immunitarie e nell’anziano. Come si manifestano I sintomi delle sindromi parainfluenzali sono molto simili a quelli dell’influenza. Dopo un periodo di incubazione variabile da 1 a 7 giorni, l’esordio della malattia è caratterizzato da sintomi di tipo influenzale blandi, come mal di gola, tosse secca, rinorrea (naso che cola) moderata, brividi, febbre (che spesso non supera i 38 °C) e malessere generale. In assenza di interessamento delle basse vie respiratorie la febbre scompare rapidamente (massimo 2-3 giorni). Gli occhi possono essere arrossati e lacrimanti, le mucose iperemiche e la cute calda e umida per via della febbre. Il quadro clinico può essere molto più grave (bronchite, polmonite) nell’anziano fragile o cardiopatico e nel soggetto immunodepresso (ad es., paziente trapiantato, con infezione da HIV o neoplasia). Le infezioni da virus parainfluenzali possono provocare riacutizzazioni di asma o BPCO e possono essere complicate da bronchite e polmonite, otite media e sinusite. Poiché nessuno dei sintomi delle sindromi parainfluenzali è caratteristico, anamnesi ed esame del paziente non possono fornire una diagnosi di certezza. Tuttavia, visto che non si dispone al momento di un trattamento specifico per l’infezione da virus parainfluenzali, i test per la conferma diagnostica (coltura del virus, identificazione degli antigeni virali o PCR) vengono riservati ai casi nei quali giungere a una diagnosi microbiologica è realmente importante (ad es., pazienti immunodepressi). Come si curano Il trattamento delle sindromi parainfluenzali è sintomatico. Essendo patologie che in genere si risolvono da sole in pochi giorni, il trattamento prevede il riposo a letto e la somministrazione di farmaci in grado di controllare la febbre e alleviare la sintomatologia. Il farmaco di elezione per la gestione degli stati febbrili è paracetamolo, molecola con proprietà antipiretiche e antidolorifiche, non provvisto di attività antinfiammatoria e quindi privo di effetti gastrolesivi. In alcuni casi possono essere utili farmaci anti-tosse, decongestionanti nasali e mucolitici. Trattandosi di infezioni virali, la terapia antibiotica non trova indicazione. La terapia nel paziente immunodepresso deve prevedere, laddove possibile, una riduzione dei farmaci immunosoppressori, in particolare degli steroidi. Non si dispone al momento di alcun farmaco antivirale di provata efficacia contro i virus parainfluenzali, né è attualmente disponibile un vaccino per prevenirne l’infezione. Quando è fondamentale rivolgersi al medico curante? Il medico va consultato quando: • la febbre è molto elevata e persiste nonostante le cure; • i sintomi insorgono in un paziente con malattie cardiache o respiratorie o che riducono le difese immunitarie (infezione da HIV, assunzione di farmaci immunosoppressori, presenza di una neoplasia) o nel paziente anziano fragile; • vi è il sospetto di una sovrainfezione batterica, che richiede l’aggiunta di un antibiotico. Come si prevengono? Alcune semplici norme igieniche possono limitare la diffusione dei virus parainfluenzali: • lavaggio delle mani (con acqua e sapone o gel a contenuto alcolico); • igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, eliminare i fazzoletti di carta, da preferire a quelli di stoffa, e lavarsi le mani); • isolamento volontario a casa della persona con malattia respiratoria febbrile soprattutto nei primi giorni. Tra le misure comportamentali può essere d’aiuto: • eseguire suffumigi con acqua calda, da sola o con bicarbonato, per tenere libere le vie respiratorie; • aumentare il tasso di umidità dell’aria (con umidificatori o vaschette d’acqua sui termosifoni); • assumere molti liquidi per rimpiazzare quelli persi con la sudorazione. L’infezione da virus parainfluenzali può insorgere anche in pazienti che hanno assunto il vaccino antinfluenzale. In questi casi, per la coincidenza temporale con la circolazione del virus dell’influenza e per la sintomatologia simil-influenzale che insorge, il paziente è portato a ritenere che la vaccinazione non sia stata efficace. Si tratta invece di un evento fortuito, causato da un virus diverso da quello dell’influenza e che in nessun modo vanifica la protezione conferita dal vaccino. Bibliografia • Hall CB. Respiratory sincitial virus and parainfluenza virus. N Engl J Med 2001;344:1917. • Human parainfluenza viruses. www.cdc.gov • Ison MG. 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